2 minute read
LA MIA PITTURA
di Daniele Gulizia
Questo dipinto è stato concepito durante la mia prima quarantena (a novembre) quando, malato, ero costretto a passare le giornate passando molto tempo a letto. Così, molto istintivamente, ho deciso di immortalarmi in quel momento, nel tentativo di dare anche un senso a delle giornate che erano inevitabilmente molto vuote. Rifiutando gli stereotipi di genere, ho deciso di immortalarmi in una posa che potrebbe essere considerata “femminile”, con vari richiami alla curva (nell’inclinazione delle clavicole, nella disposizione della coperta e del volto) e delle movenze molto morbide e delicate. L’ambiente è la mia camera con le sue pareti verdi, una lampada che, accesa, emette una luce molto calda ed il letto (non rifatto) dove stavo trascorrendo quei giorni. Al verde della parete ho contrapposto i toni rosati della pelle così come al giallo/aranciato della felpa ho accostato la coperta blu ed il lenzuolo viola (verde/rosso, giallo/viola ed arancione/blu sono colori complementari tra di loro, se accostati, si risaltano a vicenda). Il vaso con la rosa sullo sfondo, concepito in prospettiva (si guardi la linea del letto) ha un significato simbolico, molto relativo al momento nel quale l’opera è stata ripresa e proseguita. Come nel resto dei miei dipinti, quel che ho ricercato non è un realismo accademico ed una attenzione morbosa al dettaglio: piuttosto, ho dato risalto ai colori (il vero motore della mia concezione della pittura), alla composizione, ma ancor di più (come mi ha sempre insegnato una pittrice che è stata fondamentale nella mia “crescita pittorica”) ho fatto attenzione al mio sguardo, dove è racchiusa la vera essenza di qualsiasi soggetto si voglia rappresentare.
Advertisement
In una celebre e fulminea parabola Borges parla di un pittore che dipinge paesaggi; regni, montagne, isole, persone. Alla fine della sua vita si accorge di aver dipinto, in quelle immagini il suo volto; scopre che quella rappresentazione della realtà e il suo autoritratto. La nostra identità è il nostro modo di vedere e incontrare il mondo: la nostra capacità o incapacità di capirlo, di amarlo, di affrontarlo e cambiarlo. Si attraversa il mondo e le sue figure, sulle quali si fissa lo sguardo, ci rimandano come uno specchio la nostra immagine, le nostre immagini che, man mano si avanza verso la meta finale del viaggio, restano indietro, appartengono via via a un tempo non più nostro, relitti che si accumulano nel passato. W. Benjamin
‘Me’ Olio du tela, 60 x 80