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MENTRE NOI LEGGIAMO IL BOLLETTINO COVID

di Alessia Muça e Diego Braschi

Anche quest'anno siamo giunti finalmente a Natale, da sempre considerato uno dei periodi più attesi, che segna anche la fine di questo 2020, sebbene non la fine delle criticità che quest'anno ha messo alla luce. I festeggiamenti come sappiamo sono inevitabilmente diversi e potremmo dire anche "surreali" rispetto a quelli degli anni passati. Ci ritroviamo adesso a fare i conti con ciò che questa pandemia ha portato fino ad ora e porterà, in quanto questo periodo si sta rivelando piuttosto sconvolgente su tutti i fronti. La situazione in Italia dal punto di vista economico è peggiorata ulteriormente: sono oltre 4 milioni i poveri che hanno bisogno di assistenza. Dopo la cosiddetta "seconda ondata" del virus, è aumentata ancora di più la soglia di povertà nei giovani al di sotto dei 24 anni, per via dell'ingente aumento del tasso di disoccupazione dovuto anche all'annullamento dei contratti a tempo determinato che la maggior parte delle grandi aziende utilizza nei confronti dei giovani che si affacciano per la prima volta al "mondo del lavoro". È incrementata la disparità tra nord e sud, per non parlare del divario tra chi possiede la cittadinanza e chi non la possiede, tra coloro che hanno conseguito un determinato livello di istruzione e chi non ne ha avuto la possibilità. Se questa è la situazione in Italia non possiamo dire che per la grande maggioranza degli altri stati le cose siano diverse; tuttavia quello che può essere considerato assolutamente diverso è il modo di affrontare questa crisi. Proprio in questi giorni, infatti, stanno avvenendo molti cambiamenti in paesi come India, Iraq, Bolivia, Argentina e Cina. In India è da poco stata approvata una riforma (liberista) agraria, promossa dal parlamento federale; la legge prevede che agli agricoltori sia consentito vendere i loro prodotti ad acquirenti privati, limitando i "mercati all'ingrosso" gestiti dal governo (prima interamente gestiti dallo stato, che riusciva ad impedire un sovraprezzo di questi beni di prima necessità dai quali il 70% delle famiglie indiane trae il suo sostentamento e garantendo una soglia di salario minimo) cosa che, appunto, garantiva loro un prezzo minimo per i raccolti. Questa riforma è stata ed è tutt'ora molto contrastata poiché i piccoli coltivatori sostengono che possa inevitabilmente portare ad un vantaggio per le multinazionali ed un grosso ostacolo per i "piccoli coltivatori", tanto che stanno avvenendo grandi proteste in tutto il territorio. La situazione in Bolivia e Argentina è ancora differente; il 10 dicembre in Bolivia la Camera dei deputati ha votato a favore dell'applicazione di una tassa annuale e

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permanente sui cittadini (boliviani o stranieri residenti con un minimo di 183 giorni nel paese) con un patrimonio superiore ai 4,3 milioni di dollari. Questo porterebbe così oltre 230 milioni di dollari allo stato che, come ha dichiarato Luis Arce (presidente della Bolivia), da destinare esclusivamente a spese sociali. Allo stesso modo anche in Argentina il 4 dicembre il Senato ha convertito in legge il progetto di un "contributo solidale" a carico dei detentori di patrimonî superiori ai 2 milioni di euro (anche qui ovviamente lo stato si augura di riuscire ad ottenere oltre 3 miliardi di euro da destinare a progetti "produttivi e sanitarî"). Le proteste non sono mancate da parte della destra conservatrice che ha dichiarato che "l'unica crescita genuina viene dagli investimenti, non dalle imposte" (sembra cosa opportuna sottolineare che questi investimenti sono incentrati sul settore estrattivo e quindi non sempre a favore delle comunità locali). Mentre in Iraq (come in molti altri paesi) il tasso di povertà è salito ingentemente, passando dal 20% nel 2018 ad un 31,7% nel 2020 (dovuto principalmente a causa della pandemia), la Cina dichiara invece di aver sconfitto la povertà assoluta, ma nonostante questo dato incoraggiante essa deve tuttavia fare ancora i conti con "il forte divario di reddito tra le popolazione urbana e quella rurale". Possiamo dunque in definitiva dire di star vivendo un periodo pieno di interessanti cambiamenti, in cui le decisioni politiche, vista la gravità della situazione, devono essere prese con il massimo grado di responsabilità possibile.

Natale in Bolivia https://red-viajes.com/tradiciones-navidenas-en-bolivia/

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