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A CHRISTMAS CAROL

di Francesca Oriti

A Christmas Carol è una novella natalizia scritta da Charles Dickens nel 1843 che ha come protagonista il banchiere Ebenezer Scrooge, un uomo avaro che, almeno all’inizio del racconto, odia profondamente il Natale. Tuttavia la notte della Vigilia di Natale riceve le visite di tre spiriti, quello del Natale passato, quello del Natale presente e quello del Natale futuro. Il primo spirito, con un aspetto che ricorda un bambino tanto quanto un vecchio, mostra al ricco banchiere i festeggiamenti della sua gioventù, viaggiando dalla scuola in cui tutti i bambini lo ignoravano, perfino durante le festività, alla casa di quella che sarebbe dovuta essere sua moglie, ma che aveva perso a causa della sete di guadagno. Il secondo spirito, la rappresentazione vivente della gioia delle feste, lo conduce invece tra le vie di Londra, soffermandosi in modo particolare davanti alla casa del suo assistente, che nonostante lo stipendio irrisorio non gli permetta di nutrire la sua famiglia e nonostante la disabilità del figlio minore, riesce a conservare intatto il suo ottimismo, e davanti a quella di suo nipote, il figlio dell’amata sorella morta, che tutti gli anni si ostina a invitare invano lo zio a festeggiare il Natale insieme a lui. L’ultimo spirito è quello che più di tutti spaventa Scrooge: è silenzioso perché il protagonista non ha più bisogno di essere istruito sulla necessità di cambiare stile di vita, ma è anche quello che ha il maggiore impatto sull’animo del protagonista perché gli mostra la morte triste e solitaria che lo aspetta se non si affretterà a diventare un uomo migliore.

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Ebenezer Scrooge è l’esemplificazione di un personaggio dinamico, infatti il racconto si conclude con la sua trasformazione in “as good a friend, as good a master, and as good a man” (un tale buon amico, buon padrone e uomo buono, Quinta Strofa) attraverso la carità verso la famiglia di Bob Cratchit, il suo assistente. L’impiegato funge da nemesi del protagonista, come possiamo constatare dall’allegria con cui festeggia il Natale, e dalla sua infinita misericordia, che manifesta brindando alla salute del suo padrone nonostante le angherie che subisce continuamente da lui (Terza

Strofa). Oltre ad una nemesi, il protagonista ha anche due controfigure: il socio Jacob Marley, che intercede per lui presso gli spiriti affinché dopo la morte l’amico non soffra le pene indicibili che la cattiva condotta determina per la vita nell’aldilà; il figlio di Cratchit, Tiny Tim, che condivide con il protagonista l’essere in punto di morte e la possibilità di salvezza dipendente dalle azioni dello stesso Scrooge.

I temi al centro del romanzo sono principalmente tre: il contrasto tra ricchezza e povertà, la redenzione e il tempo. La finalità principale del romanzo di Dickens è incitare i ricchi a venire incontro ai bisognosi, che sono rappresentati dalla figura di Bob Cratchit, un onesto e laborioso impiegato meritevole di un aiuto economico finalizzato a migliorare la sua condizione sociale. Questa è una chiara manifestazione dell’indole cristiana dell’autore, che rifiuta però sia gli ideali cattolici che quelli puritani, che influenzano le politiche assistenziali dell’epoca vittoriana, oggetto di una forte critica dell’autore. Infatti nella Terza Strofa lo spirito del Natale presente mostra a Scrooge due bambini emaciati che si nascondono sotto la sua veste, Ignoranza e Miseria, e quando il protagonista chiede se non abbiano rifugio o risorse, la sua guida risponde ritorcendo contro di lui le parole con cui aveva rifiutato di fare l’elemosina, “Are there no prisons?…Are there no workhouses?” (Non ci sono forse le prigioni?…Non ci sono forse gli ospizi?, Terza Strofa). Questo episodio mostra a Scrooge con chiarezza quanto sia necessario rinunciare alla sua ignoranza condannando l’assistenzialismo a favore di concreti aiuti che eliminino la povertà della classe lavoratrice e propugnino un’equa distribuzione della ricchezza, rinnovamento che coincide con la redenzione del protagonista. Inoltre il tempo ha un preciso ruolo nel racconto: i tre Spiriti rappresentano le tre dimensioni temporali con le caratteristiche che le contraddistinguono.

Charles Dickens è un uomo della sua epoca, le critiche sono dovute alla sua esperienza biografica di lavoro in fabbrica e alla decadenza dell’Inghilterra causata dall’unione letale tra gli effetti socio-ambientali della Rivoluzione Industriale e la bigiotteria dell’età vittoriana. Di fronte a questa situazione, Dickens non si sottrae al ruolo di intellettuale-guida, senza tuttavia essere in grado di proporre una soluzione. Ciò nonostante il Canto di Natale, come tutti i classici, porta con sé una morale immortale che, per quanto utopistica, dovrebbe costituire la base delle società umane: il bene di pochi è il bene di nessuno.

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