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PORTOGALLO

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IL NOME DELLA ROSA

IL NOME DELLA ROSA

LA LEGALIZZAZIONE DELL’EUTANASIA IN PORTOGALLO

Di Sarrie Patozi

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20 Gennaio 2021. Con 136 voti a favore, 78 contrari e 4 astensioni, il Portogallo diventa il quinto Paese europeo a legalizzare l’eutanasia. La prima fu l’Olanda che, nel 2003, diede l'ok all’eutanasia diretta e al suicidio assistito, estendendoli poi nel 2016 anche ai minori; a seguire la Svizzera che tollera sia l’eutanasia diretta (interruzione dei dispositivi di cura per il mantenimento vitale del paziente) che indiretta (assunzione di sostanze letali). Anche il Lussemburgo nel 2009, depenalizzando tale pratica, ne ha convalidato l’utilizzo da parte esclusivamente adulta; persino la Francia con la “Legge Leonetti” ha favorito la “dolce morte” grazie al caso del tetraplegico Vincent Lambert: entrato in stato vegetativo dopo un incidente stradale, a seguito di numerosi processi viene decisa l’interruzione dei trattamenti. Salgono quindi ora a 5 i Paesi europei favorevole all’eutanasia (Olanda, Belgio, Lussemburgo, Svizzera) e a 9 quelli mondiali (Colombia, Canada, Uruguay, e cinque Stati degli Stati Uniti d’America). La normativa considera “l’eutanasia non punibile, con l’anticipazione della morte per decisione della propria persona” che si trovi “in situazione di sofferenza estrema, con lesioni irreversibili, di estrema gravità” o “colpita da una malattia incurabile e fatale”. Essa deve essere assistita da un medico e deve essere il paziente stesso a manifestare consapevolmente questa volontà. L’eutanasia potrà avvenire in qualsiasi luogo purché dotato di strumentazione e personale adatti. «Si tratta di provocare attivamente la morte di una persona. Il ruolo dello Stato è averne cura, non ucciderla», afferma José Maria Seabra Duque, portavoce della Federazione Cattolica; sulla stessa linea si trova poi anche la Conferenza episcopale locale. Quest’ultima in particolare afferma: «Tutti noi vogliamo impegnarci a salvare più vite possibili, accettando restrizioni della libertà e sacrifici economici senza precedenti». Ribadiscono i vescovi: «È una contraddizione legalizzare la morte in questo contesto, rifiutando le lezioni che questa pandemia ci ha dato sul valore prezioso della vita umana, che la comunità in generale e gli operatori sanitari in particolare stanno cercando di salvare in modo sovrumano». Tuttavia, l’ultima parola spetta a Marcelo Rebelo de Sousa, capo dello Stato portoghese, che dovrà decidere se promulgare la legge, ricondurla alla Corte Costituzionale o porvi il veto.

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