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CLEOPATRA

Sezione Speciale DONNE NELLA STORIA

CLEOPATRA

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di Pietro Santi

Di Tolomeo l’Aulete la figlia superba vo cantando. Spirto forte, si mesce greca ed egizia virtù nell’animo suo viatrice di miglia. Superò ‘l confine dell’umana sorte: ancor vive la regina che fu.

Come fiume impetuoso, l’alta lite proruppe; prese così la terra del Nilo, e la città in cui mutaron lor sede le Muse. Giunse con truppe finite l’uomo ottimate, ma, stretto dal filo, l’uccisero, pur prestatagli fede.

Dopo arrivò il tiranno austero in viso, che la regina fissò di servirsi: si mostrò dal manto vesta d’un velo, ei vide ’l cuore di passione intriso, al fascino non resistette: punirsi, se non aesse colto ‘l frutto dal melo.

Per lei sconfisse ‘l fratello, gettò il suo corpo nel Nilo, dove i cavalli del fiume libano sacri, del regno il sol felice e ‘l trono d’oro donò, le dune, i campi di grano e le valli: ancor non regnava e imprimeva ‘l segno.

Avendo aggiogato ‘l Senato, in patria fece ritorno ‘l tiranno feroce, tentò d’uccidere ‘l pubblico affare, ma dinnanzi la figura avversaria, l’uom popolare, in un tempo precoce, perì tra singulti nel rosso mare.

Radunati manipoli marziali, i liberi uccisori ‘l favor regal ottennero; vinti però pe’ campi macedoni, arsero sì i loro ideali.

Il saldo romano, ignorando ‘l suo mal chiamolla a Tarso: gl’occhi come lampi. La passione lo incatenò, siccome la regina trionfale ‘l suo ingresso a Tarso fece, e preso se ne invaghì. Ella generò tre figli cui nome diede, ed al romano stette appresso, sui Parti guerra volgendo e partì.

Le romane schiere ancor s’infransero contro gl’archi e le lance orientali, come ghiaccio si scioglie colpito dai dardi del sole, e tornando piansero, ma tosto con forza e ferocia tali il dominio d’Armenia venne esaurito.

Dopo ‘l trionfo la regina ambiziosa sposò nei campi dal Nilo irrigati, testimoni gl’astri celati dalla bella luna, signora luminosa, per cui molti poemi furono cantati, il romano che celebrò fino all’alba.

La gioia presto morì: meditavano difatti a Roma come ghermire la parte orientale e, pronunciato il discorso belligerante, assecondavano del baluardo del costume le mire; imperterrito continuava il fato.

Le impetuose flotte giunser di fronte, e dopo assalti costanti, il signore e la regina fuggirono, lasciando alle spalle le rotte navi un tempo pronte. Nella loro città, del regno ‘l cuore, temevano in tremante attesa stando.

Venne espugnata l’urbe possente del divo Alessandro, cedettero le porte e le prominenti mura; sul ferro lucente gettossi il romano in un antro, emise l’estremo singulto, le cedenti membra abbandonate alla morte. La grande regina nel suo mausoleo, ordinò che le venisse addotto l’aspide velenoso. Pur lei vicina era alla morte, ma non voléa che finisse il tempo. Le donò l’eco perenne sul petto la serpe; risuona ‘l nome suo per le terre sempre. Ora risiedi ne’ Campi Elisi, ancor vivi come astrale fulgore, tu o superba donna fatale. Foto di Variant after Praxiteles? - Marie-Lan Nguyen (2009), CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/ w/index.php?curid=15744163

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