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L’OMOFOBIA

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ARTOGRAPHY

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La legge di Zan contro l’omofobia

di Giulia Agresti

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L’omofobia consiste nella paura irrazionale, l’odio e l’intolleranza da parte di individui eterosessuali nei confronti di omosessuali. Il 4 Novembre 2020 la Camera ha approvato con 265 sì la legge contro l’omotransfobia, la misoginia e le violenze contro le persone disabili. Con questa legge si affiancano negli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale alle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi anche gli atti discriminatori fondati «sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere e sulla disabilità». Viene inoltre istituita il 17 maggio la Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, che prevede anche iniziative nelle scuole di ogni ordine e grado. L’omosessualità è un fattore ormai intrinseco alla nostra storia da tanto tempo; lo ritroviamo infatti già nell’Iliade, incarnato principalmente nell’amore tra Achille e Patroclo, o nel Simposio di Platone, il quale afferma che è proprio il rapporto uomo-uomo ad essere superiore in quanto non influenzato dall’aspetto fisico. Anche nell’Impero Romano erano diffusi pederastia e lesbismo, fino alla grande influenza del cristianesimo che ha portato nel 342 l’imperatore Costantino I a promulgare una legge contro gli omosessuali

passivi, puniti con la castrazione e con la morte sul rogo, e nel 559 l’imperatore Giustiniano I ad ampliare tale provvedimento contro tutti gli omosessuali. Seguendo l’idea cristiana secondo la quale il sesso deve essere atto solo alla riproduzione, hanno criticato l’unione tra due uomini anche molte figure di spicco, come San Paolo, il quale nella Lettera ai Romani scrive: “E allo stesso modo anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, sono accesi di passione gli uni con gli altri, uomini indecenti con gli uomini e che ricevono in se stessi la ricompensa del proprio traviamento” . A poco a poco l’omosessualità venne ritenuta una vera e propria eresia, in quanto secondo Agostino d’Ippona essa era parte di riti pagani. Si ha una svolta con il Rinascimento, in quanto lo studio e la conoscenza dei classici fa riscoprire ‘l’amore greco’. Abbiamo alcune testimonianze anche sull’esistenza di raggruppamenti omosessuali i quali, con il pretesto di creare associazioni di interesse comune nel campo artistico, potevano dare una maggior libera espressione ai loro sentimenti omoerotici. Fu emanata anche una legge che prevedeva tante frustate e il taglio del naso per i fanciulli che si agghindassero o si truccassero per rendersi più attraenti. A causa della censura non ci sono stati tramandati molti episodi di omosessualità nel periodo dell’Illuminismo, tranne per casi famosi quale l’amore tra Federico II di Prussia e Francesco Algarotti. In Francia intanto con la Rivoluzione Francese furono aboliti tutti i tribunali ecclesiastici attraverso il Codice penale del 1791, tanto che i delitti considerati senza vittima come l'omosessualità e la stregoneria vennero depenalizzati. Tale situazione rimase poi anche nel Codice penale francese del 1810 fatto introdurre da Napoleone Bonaparte, il quale influenzò il Codice penale sabaudo del Regno d’Italia. All’inizio del ventesimo secolo l’Italia, al pari di grandi città come Berlino e Parigi, divenne una grande meta turistica per gay e lesbiche in quanto si assistette a un vero e proprio fenomeno di prostituzione maschile: noti esempi sono i contadini altoatesini, i soldati dell’esercito e i gondolieri di Venezia. È

Federico Il il Grande di Prussia

proprio per questo motivo che figure quali Oscar Wilde, William Somerset Maugham, Henry James, Norman Douglas, Romaine Brooks, Natalie Clifford Barney, Harriet Hosmer e Wilhelm von Gloeden soggiornarono per diversi anni in città italiane. Non possiamo tuttavia parlare di una vera e propria accettazione quanto di ‘tolleranza repressiva’: nonostante non ci fossero provvedimenti giuridici contro di loro, gli omosessuali erano mal visti e vittime della società; eclatante è il caso di Friedrich Alfred Krupp, spinto addirittura al suicidio. Tuttavia, un artista conosciuto ed apprezzato, Tommaso Sgricci, sotto la protezione del Granduca di Toscana poté mostrare apertamente la sua omosessualità al prezzo però di diventare oggetto di burle, prese in giro, un’assidua sorveglianza e un continuo monitoraggio da parte della polizia. Per esprimere il proprio orientamento sessuale in modo più subdolo, gay e lesbiche iniziarono a indossare colori specifici, come il rosa, il rosso e il verde (ricordiamo il garofano verde che indossava sempre Oscar Wilde all’occhiello). Anche dopo la salita al potere di Mussolini e l’avvento del fascismo non furono iscritte vere e proprie leggi contro l’omosessualità, ma la società rimase estremamente omofobica. Nacquero denominazioni offensive, come

“froci”, “finocchi”, “ricchioni” o “culattoni” e il 18 giugno 1931 venne pubblicato il regio decreto numero 773 che autorizzava ‘misure di pulizia contro coloro che mettono in pericolo la morale pubblica e il buon costume’. Non era raro dunque che gay e lesbiche fossero picchiati, perquisiti, arrestati e anche molestati. Coloro che erano condannati con questo decreto correvano anche il rischio di essere deportati in una colonia penale per un periodo variabile tra uno e cinque anni. Al giorno d’oggi sono noti 300 casi di persone italiane deportate esclusivamente per il loro orientamento sessuale nel periodo della dittatura fascista. Dopo la Seconda Guerra Mondiale i medici esperti di sessuologia iniziarono a considerare l’omosessualità un disturbo curabile con la terapia dell’elettroshock. Nel 1964 scoppiò uno scandalo, il caso Aldo Braibanti, in cui i genitori dell’amante dell’uomo lo accusarono di manipolare mentalmente il proprio figlio per trasformarlo in gay. Il reato di plagio era un crimine introdotto all’epoca di Mussolini e perseguiva il cosiddetto “lavaggio del cervello”. Giovanni, il giovane amante di Aldo, fu rinchiuso in una clinica psichiatrica dove seguì una terapia di conversione attraverso elettroshock della durata di 15 mesi. Nel 1969 Massimo Consoli stilò il Manifesto per la Rivoluzione Morale: l'omosessualità Rivoluzionaria, che ispirò il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano! (o F.U.O.R.I.!, acronimo che esortava al coming out). Nel 1974 questa associazione si alleò politicamente con il Partito Radicale, il che permise al suo leader Angelo Pezzana di essere eletto in qualità di primo membro gay del parlamento italiano, anche se non è mai venuto ad occupare il suo seggio essendosi dimesso prima. Nel frattempo, il 5 aprile 1972 il Centro italiano di Sessuologia organizzò un convegno a Sanremo, continuando a ritenere l’omosessualità un disturbo e un vizio dell’uomo. L'evento provocò la prima manifestazione italiana organizzata dalla comunità gay con la partecipazione di attivisti anche stranieri. Da qui sono nati varie organizzazioni che ancora oggi sostengono la comunità LGBT+, come le associazioni Arcigay e Gaylib, o le riviste Babilonia e Pride. Al giorno d’oggi è significativa l’elezione di Sarah McBride, la prima senatrice transgender ad essere scelta nelle elezioni americane del 2020. La nascita di una legge specifica contro le discriminazioni dovute all’orientamento sessuale dunque è estremamente significativa, perché sottolinea il cambio avvenuto nella società prima omofobica e discriminatoria, ora aperta ed egualitaria.

Oscar Wilde con il suo tipico garofano verde, simbolo della sua omosessualità Foto da daily.jstor

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