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DELL’ABORTO

LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE DELL’ABORTO

di Alessia Muça e La Franca Proprio in questo periodo si sta riaccendendo a livello mondiale il dibattito sul diritto all'aborto (dibattito in realtà mai spento, ma solo oscurato dai media col pretesto di notizie più interessanti""e meno, come dire, delicato"" a livello morale e politico). Come molti avranno sentito, la Polonia sta vivendo una situazione abbastanza movimentata: poche settimane fa, infatti, era stata presa la decisione da parte della Corte Costituzionale di eliminare la possibilità di abortire in caso di malformazione del feto (il paese infatti ha legalizzato questa procedura solo nel momento in cui si presentassero tre circostanze: 1- nel caso in cui la salute della donna fosse in pericolo; 2- nel caso la gravidanza fosse il risultato di uno stupro; 3- nel caso in cui il feto presentasse malformazioni); più di 100 mila persone hanno partecipato alla protesta avvenuta il 30 ottobre a Varsavia (e più di 150 mila successivamente in circa 400 città situate in tutto il paese) sostenendo il "diritto delle donne di scegliere riguardo al proprio corpo". Questa protesta, essendo stata una delle più grandi e rilevanti del paese dai tempi del crollo del socialismo ha portato molto scalpore, tanto che ancora oggi non è stata presa una decisione definitiva, anche se si pensa ad un annullamento dell’entrata' in vigore della nuova legge. Portando il tema a livello mondiale: in sei Paesi su dieci l’aborto volontario è considerato illegale o è soggetto a grandi limitazioni (quindi è consentito solo in casi estremi, come il pericolo di vita della donna, malformazione del feto o stupro). La situazione oggi in Italia invece qual è? Con la legge 194 entrata in vigore nel 1978 è stato stabilito che una donna potesse effettuare l’interruzione' volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni di gravidanza (entro il secondo trimestre se si tratta di un aborto terapeutico). Sì, l’aborto in Italia è tutelato dalla legge, o almeno questo è quello che c 'è scritto sulla carta; infatti circa il 70% dei medici si dichiara contrario a questa pratica, si tratta appunto dei cosiddetti "medici obiettori di coscienza", e il numero di medici può raggiungere addirittura il 90% in regioni come Trentino Alto Adige, Molise e Basilicata. Se a questi dati aggiungiamo anche la situazione di emergenza sanitaria che sta colpendo il Paese, la situazione diventa alquanto problematica; infatti a causa del Covid molti ospedali hanno ridotto gli accessi all’interruzione' volontaria di gravidanza, altri invece hanno sospeso o trasferito questo servizio. Come sappiamo ci sono ancora molti passi avanti da fare per garantire la sicurezza e la salute delle donne, poiché fermare legalmente il diritto all’aborto volontario, non fermerà la procedura, ma la renderà solo più pericolosa. Ogni anno gli aborti non sicuri causano circa 47 000 morti e 5 milioni di ricoveri ospedalieri (per complicazioni).

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