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ARIA SOTTILE

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Nel 1949 avvenne un cambiamento; il Nepal aprì finalmente i confini, proprio un anno prima che in Cina il nuovo regime comunista proibisse l’accesso al Tibet agli stranieri. Gli alpinisti decisi nell’impresa di scalare l’Everest dovettero perciò spostarsi sul versante meridionale della montagna. Fu il 1953 l’anno decisivo; a primavera, una grossa spedizione inglese tentò di raggiungere l’Everest dal Nepal. Il 28 maggio, dopo due mesi di sforzi, riuscirono a stabilire un campo sulla cresta sud-est, a circa 8.500 metri di altitudine. Il mattino seguente, di buon’ora, Edmund Hillary e Tenzing Norgay, si avviarono verso la vetta. L’ostacolo più decisivo che dovettero affrontare fu un risalto di roccia alto circa dodici metri, formato da roccia liscia e quasi priva di appigli. Hillary s’incuneò in una fessura tra la fortezza di roccia e un appicco di neve verticale alla sua estremità, poi cominciò a salire, centimetro per centimetro, su quello che in seguito sarebbe divenuto celebre come l’”Hillary Step”. Egli affermò in seguito:”riuscii finalmente ad issarmi sulla sommità della roccia, uscendo dalla fessura e sbucando su un’ampia cengia rocciosa. Per alcuni secondi restai disteso a riprendere fiato e per la prima volta sentii che ormai nulla avrebbe potuto impedirci di raggiungere la vetta. Poi mi alzai, piantando saldamente i piedi sulla cengia, per fare segno a Tenzing di salire. Mentre tendevo la corda con vigore, Tenzing riuscì a risalire la fessura e infine si accasciò esausto in cima, come un pesce gigante appena tirato fuori dal mare dopo una lotta terribile.” I due scalatori continuarono a risalire la cresta verso la cima e poco dopo mezzogiorno del 29 maggio 1953, divennero i primi uomini al mondo ad aver raggiunto la cima del monte Everest. L’informazione venne trasmessa dall’Everest tramite un messaggio radio e il “Times” di Londra lo annunciò la mattina del 2 giugno, alla vigilia dell’incoronazione della regina Elisabetta. La notizia ebbe un enorme impatto; gli inglesi, che si stavano riprendendo dalla seconda guerra mondiale e dovevano scontrarsi con la perdita di un grande impero, si erano convinti che l’ascesa al trono della regina fosse il segno di un nuovo inizio. Il giorno dell’incoronazione, 2 giugno 1953, doveva simboleggiare speranza e gioia ed esprimere il sentimento di lealtà patriottica degli inglesi. In più, quel giorno giungeva in concomitanza con la notizia che una squadra di alpinisti inglesi era riuscita finalmente a conquistare il “tetto del mondo”. Quest’evento suscitò negli inglesi orgoglio, patriottismo, nostalgia del passato, speranza in un futuro rinnovato. Hillary divenne l’eroe degli inglesi; fu nominato baronetto dalla regina e nel giro di una notte, quell’apicoltore di Auckland dal viso tagliato con l’accetta si era trasformato in uno degli uomini più famosi della terra. Egual successo ebbe Tenzing, che divenne un eroe nazionale in Nepal e nel Tibet, che ne rivendicavano le origini. L’evento della scalata dell’Everest da parte di Hillary e Tenzing fu paragonato, in termini d’impatto, a quello del primo sbarco sulla luna. Appena dieci anni dopo, il 22 maggio 1963, Tom Hornbein, medico trentaduenne del Missouri, e Willi Unsoeld, trentaseienne insegnante di teologia dell’Oregon, raggiunsero la vetta dell’Everest passando dalla Cresta ovest, fino a quel momento mai tentata. La scalata di Hornbein e di Unsoeld fu accolta come una delle grandi imprese dell’alpinismo. Infatti, nonostante la vetta fosse ormai stata conquistata da undici uomini in tutto, la cresta ovest presentava difficoltà considerevolmente superiori alle altre vie aperte in precedenza. I due dovettero superare la così detta “fascia gialla”; fino a quel momento non era mai stata scalata una parete così impegnativa sul piano tecnico a un’altitudine così estrema e gli uomini, una volta sorpassata, dubitarono di riuscire a tornare indietro da quella parte senza danni, pianificando perciò di ridiscendere dalla via della cresta sud-est. Hornbein e Unsoeld raggiunsero la vetta al calar del sole e furono costretti a trascorrere la notte a 8530 metri, all’epoca il bivacco più alto della storia. Le dita di Unsoeld si congelarono e dovettero in seguito essere amputate, ma i due riuscirono a sopravvivere per riferire

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