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STORIA STORTA
di Sarrie Patozi
Storia Storta, come riferiscono i suoi stessi creatori, è “un podcast divulgativo di storia e storia dell’arte”. L’iniziativa è di alcuni ex studenti dell’IIS Alberti-Dante: Cosimo Calvelli, Sebastiano D’Eugenio e Elisabetta Libera Spanò. Noi de “‘I Giornalino” abbiamo deciso di intervistarli per offrirvi un breve ma intenso scorcio sulla curiosa ed interessante iniziativa avviata dai ragazzi. Partiamo.
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Eri il bambino noioso che andava per primo all'interrogazione di storia? O la storia piaceva anche a te, ma non gli insegnanti? Ti va di scoprire il passato con leggerezza? Su Storiastorta troverai tante curiosità sui popoli vissuti prima di noi e le sfumature più curiose del loro pensiero. Potrai ascoltare notizie di artisti dimenticati o conoscere le luci e le ombre di personaggi più conosciuti. Parlerò di storia e storia dell'arte, a volte da solo, spesso con ospiti appassionati e folli come me. Puoi trovarci su tutte le piattaforme di podcast come Spotify e su instagram @storiastorta. Seguici su entrambi per non perderti nessuna puntata e nessun articolo!
- Perché dare vita ad un progetto con il nome "StoriaStorta"? Perché scegliere proprio il "podcast" e non un altro mezzo di divulgazione?
“StoriaStorta” è un progetto nato intorno a novembre del 2020, nel pieno del nostro primo anno accademico. A idearlo e a sceglierne il nome è stato Cosimo, che ha studiato proprio in questo liceo. Voleva parlare di storia e arte, sì… ma come? Dopo anni di immersione nella storia “da scuola” il tentativo era quello di portare alla luce argomenti trattati poco tra le pagine dei manuali, o esposti in maniera anche troppo lineare. L’idea era quella di parlare della dieta nel Medioevo, delle colonne doriche, di Giorgio Morandi, delle guerre di religione in Francia, dei bestiari medievali, degli atroci aztechi… insomma, cercavamo un progetto “trasversale”. E proprio così avevamo deciso inizialmente di chiamare il podcast: “Storia trasversale”. Tuttavia, suonava malissimo e pomposo. Abbiamo quindi fatto vela su “StoriaStorta” che invece è un’ottima
consonanza e rappresenta al meglio il team. Una volta scelto il nome, abbiamo stabilito chi dovesse occuparsi di cosa: Cosimo, essendo un tantino logorroico, ha optato per il podcasting. I podcast che parlano di storia non sono molti, se non quelli praticamente sacri come il canale di Barbero. Esso è un mezzo di divulgazione comodo che raggiunge tutti anche chi non ha tempo di leggere e studiare e vorrebbe solo curiosare. Immaginate che meraviglia preparare una torta ascoltando storie di mummie e massacri!
-Ci sono argomenti che trattate malvolentieri o al contrario siete molto felice di analizzare?
Assolutamente sì! Cosimo è un grande appassionato del periodo medievale, sia per quanto riguarda la storia sia per quanto riguarda la storia dell’arte. Tutto ciò che viene prima o dopo lo interessa decisamente meno, eccezion fatta per alcuni argomenti particolari. È per questo che spesso invita ospiti competenti ed appassionati di altri periodi storici. Sebastiano, infatti, oltre che realizzare tutte le nostre copertine col Giallo Storiastorta è spesso ospite in sala di registrazione per parlarci di arte contemporanea.
-Se doveste abbandonare la Terra e vi fosse concesso di portare ciò che per voi meglio rappresenta ed è emblema dell'arte, cosa scegliereste? E perché?
Questa è una domanda davvero complessa a cui rispondere, e dato che sto scrivendo io, Cosimo, parlerò per me e solo per me, ognuno di noi infatti sicuramente avrà una risposta diversa. Per poter dare una risposta a questa domanda dobbiamo concentrarci proprio sulla domanda: “Cos’è l’arte?”. Non scherzo quando dico che ho fatto questa domanda a decine di persone ottenendo sempre risposte diverse: dal più materialista “è il prodotto dell’artista” a chi si spinge oltre, verso un terreno metafisico e spirituale. Cosa ne penso io? BOH. Perciò per rispondere mi affiderò a quel gran pettegolo del Vasari, che nel ‘500 già aveva detto la sua sull’arte. E io mi trovo d’accordo. Lui diceva che tutte le arti hanno un padre al quale si può risalire, ovvero il Disegno. Cos’è? Per dirlo in parole povere è la rappresentazione fisica del concetto espresso nella mente dell’artista. Ecco, questo secondo me è l’arte: la rappresentazione del tema scelto attraverso il filtro della sensibilità che l’artista ha in quanto tale e che non può non avere. Fatto di esperienze, pensieri, idee, valori e, perché no, anche di influenze da altri artisti. Questa è l’arte. Che non ha emblemi, ma vive attraverso gli artisti e morirà quando questi svaniranno.
-Com'è nata la vostra passione per la storia dell'arte?
Mi piacerebbe rispondere che ci è sempre piaciuta fin dalla prima infanzia, ma sarebbe una mitizzazione della realtà. La verità, la nostra, e forse quella di molti, è che abbiamo avuto la grande fortuna di trovare, nel nostro percorso scolastico, professori capaci di farci appassionare ad una materia meravigliosa, che può però diventare un vero e proprio incubo per gli studenti “sfortunati”. Alcuni docenti si dimostrano infatti ancora legati ad un vecchio concetto di insegnamento che vede lo studio della storia dell’arte come date e nomi, e ne tralascia l’anima viva e pulsante, ne tralascia l’Arte in sé.
-Dopo quest' excursus sulla vostra attività, vi andrebbe di parlare un po' di voi?
Certamente! Al momento il team di Storiastorta è composto da tre persone. Ognuno di noi ha compiti ben specifici nella realizzazione del podcast.
Sebastiano D’Eugenio è il nostro grafico, a lui spetta la creazione delle nostre magnifiche copertine in Giallo Storiastorta e spesso ci racconta di artisti e opere contemporanee. È uno studente dell’Accademia di Brera, prima studiava al liceo artistico L.B.Alberti, che poi è diventato IIS Alberti-Dante quando lui e Cosimo erano in terza (possono dire “noi c’eravamo”), indirizzo scenografia.
Elisabetta Libera Spanò è la nostra social media manager, è lei infatti che si occupa di gestire la pagina Instagram del podcast e che scrive gli articoli bisettimanali. È calabrese e studia a Pisa Scienze dei Beni Culturali. Ha pubblicato nel 2021 “La Storia di Campocollina e di quel tale che non ne sapeva nulla” edito da Bookabook.
Cosimo Calvelli è il nostro speaker. A lui tocca l’infausto compito di organizzare le puntate, contattare gli ospiti, registrarle e montare l’audio. Praticamente è lo schiavo stagista F4 basito del podcast. Logorroico dalla nascita, si è iscritto prima all’ ISS Alberti-Dante sezione scenografia, e poi alla facoltà di Scienze dei Beni Culturali a Pisa.
STORIA DEL CARTONE PREPARATORIO PER L'ARAZZO "GUERNICA" ESPOSTO AL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU
di Patrizia Vecce
Nel Gennaio 2018, in occasione della celebrazione dei 70 anni dalla firma della nostra Costituzione, il Senato ha organizzato una mostra in cui è stato esposto il cartone preparatorio dell’arazzo “Guernica”, che Pablo Picasso dipinse nel 1955 con lo stesso schema e contenuto del suo capolavoro originale del 1937. Il cartone, ritenuto perduto, fu ritrovato dopo un’attenta ricerca presso gli eredi della tessitrice francese Jacqueline de la Baume Durbach. Il tema trattato dall’artista spagnolo è la guerra, rappresentata con il suo carico di morte, distruzione ed angoscia. L’allora Presidente del Senato, P. Grasso, nel suo discorso inaugurale, definì l’opera una “Icona di pace” che sprona le coscienze degli uomini a ripudiare la guerra. Tale invito lo si ritrova chiaramente nell’art. 11 della nostra Costituzione repubblicana. Infatti la prima parte così recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. La storia del dipinto, dell’arazzo e del suo cartone preparatorio ebbero una vicenda travagliata e per ripercorrerla occorre attraversare l’esperienza artistica dell’artista spagnolo. Nel gennaio del 1937 P. Picasso, 56enne, era già molto famoso e ricevette l’incarico a gennaio dal suo Governo di rappresentare la Spagna all’Esposizione Universale di Parigi, che sarebbe stata inaugurata il 25 Maggio per concludersi il 25 Novembre. Picasso, artista poliedrico, non smise mai fino alla fine la sua ricerca, cimentandosi nei vari campi dell’arte. Pittore, fondatore del cubismo, costumista, scenografo, aveva avuto un’ esperienza nel 1917 a Roma dove, a seguito dell’incontro con lo scrittore e coreografo J. Cocteau, dipinse “Parade”, una grande tela raffigurante un circo, con pagliacci, ballerine ed animali, proprio per lo spettacolo teatrale così intitolato. Incerto fino ad allora sul tema da trattare, all’indomani della notizia del bombardamento della cittadina basca
Nel Gennaio 2018, in occasione della celebrazione dei 70 anni dalla firma della nostra Costituzione, il Senato ha organizzato una mostra in cui è stato esposto il cartone preparatorio dell’arazzo “Guernica”, che Pablo Picasso dipinse nel 1955 con lo stesso schema e contenuto del suo capolavoro originale del 1937. Il cartone, ritenuto perduto, fu ritrovato dopo un’attenta ricerca presso gli eredi della tessitrice francese Jacqueline de la Baume Durbach. Il tema trattato dall’artista spagnolo è la guerra, rappresentata con il suo carico di morte, distruzione ed angoscia. L’allora Presidente del Senato, P. Grasso, nel suo discorso inaugurale, definì l’opera una “Icona di pace” che sprona le coscienze degli uomini a ripudiare la guerra. Tale invito lo si ritrova chiaramente nell’art. 11 della nostra Costituzione repubblicana. Infatti la prima parte così recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. La storia del dipinto, dell’arazzo e del suo cartone preparatorio ebbero una vicenda travagliata e per ripercorrerla occorre attraversare l’esperienza artistica dell’artista spagnolo. Nel gennaio del 1937 P. Picasso, 56enne, era già molto famoso e ricevette l’incarico a gennaio dal suo Governo di rappresentare la Spagna all’Esposizione Universale di Parigi, che sarebbe stata inaugurata il 25 Maggio per concludersi il 25 Novembre. Picasso, artista poliedrico, non smise mai fino alla fine la sua ricerca, cimentandosi nei vari campi dell’arte. Pittore, fondatore del cubismo, costumista, scenografo, aveva avuto un’ esperienza nel 1917 a Roma dove, a seguito dell’incontro con lo scrittore e coreografo J. Cocteau, dipinse “Parade”, una grande tela raffigurante un circo, con pagliacci, ballerine ed animali, proprio per lo spettacolo teatrale così intitolato. Incerto fino ad allora sul tema da trattare, all’indomani della notizia del bombardamento della cittadina basca Guernica, avvenuta il 26 Aprile 1937 ad opera dell’aviazione tedesca, in appoggio al Generale F. Franco, decise che avrebbe dipinto, data la propria esperienza, un enorme pannello di quell’evento drammatico per denunciare l’orrore della guerra. Terminò il dipinto in appena due mesi. La potenza del dipinto, in bianco e nero, privo del colore simbolo della vita, ambientato in un interno dove uomini e animali cercano terrorizzati una via di salvezza, s’inserisce in una delle fasi evolutive di Picasso, in cui l’artista fonde il cubismo e la fase espressiva. Quell’opera d’arte segnò nel profondo l’opinione pubblica. Il magnate americano Nelson Rockfeller capì che era importante trasmettere, con quel dipinto, il messaggio di rifiuto della guerra a tutto il mondo e chiese all’artista una copia di “Guernica”. Picasso si rifiuto’ perché non avrebbe mai replicato il suo capolavoro. Rockfeller lo convinse invece a realizzare una “nuova opera”; tale lavoro diventò la base preparatoria per il tessuto realizzato