Il liceo è un periodo molto strano: entriamo come ragazzini e usciamo come adulti ‘maturi’. Cinque anni che sembrano non finire mai, finché l’ultimo giorno della quinta arriva di punto in bianco e realizzi che in realtà è passato tutto in un batter d’occhio. Oggi è arrivata anche per me la fine della scuola e della realtà quotidiana per come l’ho vissuta fino ad ora e si avvicina sempre di più il ‘mondo dei grandi’. Guardando indietro non mi pento affatto della scelta di un liceo e in particolare del liceo classico - nonostante più volte in preda al panico da interrogazione o davanti a un’ingente mole di pagine da studiare abbia affermato il contrario. Quando ho tradotto la prima versione dal Greco all’Italiano pensai che avrei seguito un percorso di studi inutile, ma avvicinandomi sempre più al cuore della letteratura antica ho capito che lo studio della cultura passata è di importanza capitale. Oltre al fascino di scoprire Saffo e Catullo, Sofocle e Ovidio, e la meraviglia di rileggere con cognizione di causa la nostra letteratura italiana, il liceo classico dà un insegnamento estremamente utile. Io sono anzi convinta che la sua utilità stia proprio nella sua ‘inutilità’: in un mondo del lavoro estremamente mutevole, esercitare il cervello alla costante evoluzione e alla capacità di rimodularsi all’interno di differenti contesti è il percorso più proficuo tra tutti quelli proposti. E sono felice di aver frequentato proprio il liceo Dante. Ha richiesto molto impegno, ma ciò non è stato un fattore negativo: passare ore e ore sui libri infatti non significa non avere una vita sociale, ma soprattutto, studiare e acculturarsi non è fatica, ma piuttosto un piacere immenso. Partecipare al giornalino scolastico è stato un punto cruciale della mia esperienza al Dante. Non solo mi ha aiutata a imparare a scrivere in modo coeso e coerente - o almeno spero - e ad acquisire una lunga serie di competenze pratiche, ma mi ha permesso anche di dare voce ai miei pensieri e di sentirmi ascoltata, di conoscere a fondo la mia scuola e la mia città, di incontrare numerosi ragazzi che, come me, hanno la forza e il desiderio di cambiare il mondo attraverso lo strumento più efficace di sempre: l’informazione. Ho visto nascere e crescere il progetto de I’Giornalino e il mio auspicio per il futuro è che sempre riesca a svolgere la sua funzione principale: dare spazio ai giovani, le cui voci sono invece spesso soffocate dalla società. Manca sempre meno anche al fatidico Esame di Maturità, accanto all’ansia si fa sentire anche una profonda malinconia. All’improvviso mi sono resa conto che sarebbe stato l’ultimo ‘ultimo giorno di scuola’. Per cinque anni interi ho incontrato ogni giorno le stesse persone nello stesso luogo e adesso forse non le rivedrò più. Ma invece che piangere perché è finita, voglio essere felice perché sia successa. La scuola mi ha regalato le emozioni più forti e gli insegnamenti più duri. Spero che tra qualche decennio il pensiero di questi giovani anni possa di nuovo farmi sorridere e recarmi conforto. L’esperienza come ‘dantina’ rimarrà sempre parte fondamentale di me e della mia crescita, per cui ringrazio di cuore tutti coloro che hanno contribuito a renderla tale. Auguro a tutti i nostri studenti di godersi questi cinque anni, e a tutti i nostri lettori di non smettere mai di studiare e imparare cose nuove. Giulia Agresti, direttrice de I’Giornalino 5