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L’ARTE E LA GUERRA

di Marianna Ciafardini

Il patrimonio culturale e artistico rappresentano l'identità di un popolo, la sua tradizione e la sua storia. Ci permette di scoprire le nostre origini e complessità culturali. Il primo documento di diritto internazionale che si occupò di tutela dei beni culturali in caso di conflitto venne integrato nel 1907 in seguito alle conferenze di pace dell'Aia del 1899 e del 1907. I provvedimenti del documento furono quasi del tutto ignorati nella prima guerra mondiale, a causa della "clausola si omnes", che prevedeva che le disposizioni fossero applicabili solo se tutti gli stati in guerra fossero stati parte della Convenzione. Con l'arrivo della seconda guerra mondiale però, alcuni eventi hanno portato l'umanità a una maggiore consapevolezza dell'importanza della tutela del nostro patrimonio.

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5 Giugno 1940 ,Firenze L'allora soprintendente delle gallerie fiorentine Giovanni Poggi, riceveva le prime indicazioni sulla messa in atto di provvedimenti per tutelare il patrimonio artistico in caso di conflitto armato. Il progetto prevedeva l' assunzione di architetti, storici dell'arte, disegnatori e professori, come funzionari addetti alla tutela dei beni culturali e artistici. Le opere di maggior rilevanza, o di importanza civile o religiosa, le opere inamovibili ( già "tutelate" dal trattato di Washington del 1935) furono le prime ad esser state individuate come opere da tutelare. Tra queste, vi era il "David" di Michelangelo, simbolo della Repubblica fiorentina del Rinascimento Maturo, e anche della Firenze dei secoli successivi. La Galleria dell' Accademia, che ospita la scultura di Michelangelo dal 1873, divenne un luogo surreale: le opere vennero incapsulate dentro a delle ogive in muratura in mattoni e cemento. Per le opere mobili furono attuati altri provvedimenti ancora: esse, avrebbero dovuto essere trasportate in ville e castelli fuori dal centro della città. I funzionari addetti alla tutela delle opere d'arte, oltre alla poca disponibilità di fondi destinati al trasferimento e alla tutela delle opere, dovevano affrontare anche i grandi gerarchi tedeschi che cercavano di appropriarsi delle opere d'arte illegittimamente. Il Führer stava progettando il “führermuseum”, a Linz. All’interno avrebbe esposto la migliore selezione di opere d’arte trafugate e raccolte dall'Europa grazie ai suoi soldati. Fu il caso della "Danae" di Tiziano Vecellio (iniziata nel 1544 a Venezia e terminata nel 1545-46 a Roma), che, insieme ad altre opere, venne trafugata dal deposito nell’Abbazia di Montecassino nel 1943. L’opera venne prima regalata a Goering nel 1944, poi recuperata dallo Stato Italiano grazie all’agente segreto e storico dell’arte Rodolfo Siviero, nel 1947. L’opera, un importante esempio della pittura tonale Veneta, rappresenta la figura mitologica di Danae, alla quale era stata negata la sua natura (la maternità) dal padre che, in preda a una superstizione riguardante un ipotetico

David, Michelangelo 1501-1503, Galleria dell’Accademia

figlio della donna, la rinchiude in un castello. Danae, sdraiata in una posa sensuale, accoglie Giove sotto forma di pioggia dorata, venendo fecondata da quest’ultima. Dal loro amore nascerà Perseo. Grazie a Rodolfo Siviero, la “Danae” può essere visitata oggi al Museo di Capodimonte, a Napoli. Questa figura ambigua e controversa, prima dalla parte dei fascisti, poi filocomunista, avrebbe probabilmente sfruttato entrambe le parti politiche, trafugando notizie a favore del recupero delle opere d’arte. Solo dopo la sua morte verrà riconosciuta l’ importanza dell’ingegno di quest’uomo per il futuro del nostro patrimonio.

Milano, 15-16 Agosto 1943. Dopo vari attacchi alla città, intermittenti da Giugno 1940, Padre Acerbi e i suoi confratelli domenicani, pregavano perchè non fosse l’ennesima notte di bombardamenti. La preoccupazione li invadeva, per la popolazione e per la città di Milano: la stessa città che, nella chiesa di Santa Maria alle Grazie, da secoli ospitava “L'ultima cena” del maestro Leonardo. Qualche notte prima alcune schegge avevano colpito la chiesa e il refettorio in cui si trovava il dipinto, senza però, fortunatamente, distruggere il “gioiello milanese”. Fu significativo per l’opera l’intervento del 1940 dei funzionari addetti alla tutela delle opere d’arte, i quali, grazie a dei sacchi di sabbia, a delle impalcature di legno e dei rinforzi metallici, riuscirono a mantenere protetto il dipinto. L’efficacia di questa protezione non era del tutto certa, poiché Leonardo, il cui metodo era piuttosto meditativo, aveva sperimentato sulla parete una tecnica del tutto insolita, utilizzando pitture a base vegetale. Per questo motivo “L’ultima Cena” ha dovuto subire vari restauri e interventi invasivi. Leonardo aveva utilizzato un’impostazione prospettica che dava la sensazione di “allungamento” della stanza, la stessa stanza in cui, per tradizione, i frati mangiavano tutti insieme. Il bombardamento della notte tra il 15 e il 16 Agosto, e di conseguenza il crollo della parete orientale che proteggeva (per quanto potesse) la parete del dipinto dall’umidità, mise fine alla secolare tradizione dei frati di Santa Maria alle Grazie, ma fortunatamente non distrusse il dipinto. A guerra conclusa, ispirandosi ai patti stipulati tra 1899, 1907 e 1935, venne stipulata all'Aia una nuova Convenzione, il cui depositario era l'Unesco (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, istituita a Parigi 4 novembre 1946). Si trattava di una convenzione internazionale il cui fine era tutelare i beni culturali durante una guerra o un conflitto armato. Per la prima volta si usò l'espressione "beni culturali", considerando come un bene appartenente a tutta l'umanità "beni, mobili o immobili, di grande importanza per il patrimonio culturale dei popoli, come i monumenti architettonici, di arte o di storia, religiosi o laici,..." e disponendo negli articoli successivi indicazioni su modalità e regole di protezione di essi ed esplicitando obblighi e disposizioni per il rispetto di tali beni. Resta indelebile l'importanza della sensibilità (al di là della legge e dell' impegno ministeriale rispetto all' arte) che alcuni uomini hanno avuto in questo periodo bellico riguardo alla storia dell'arte e, conseguentemente, per la storia Ultima Cena, Leonardo Da Vinci dell'uomo. 1494-1498, Milano

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