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UN NUOVO ‘CENTRO COMMERCIALE’

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Un nuovo "centro commerciale"

di Sarrie Patozi

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America meridionale. Deserto dell'Atacama. È qui che, stando all’inchiesta dell’Agence France-Presse, ogni anno finiscono milioni e milioni di vestiti prodotti dalla Cina e dal Bangladesh e che vengono poi esportati in Europa, USA e Asia. Questi indumenti costituiscono “lo scarto” del mercato mondiale dell’abbigliamento, ovvero capi che non trovano acquirenti nei vari paesi e che rimangono invenduti. Si tratta di 59.000 tonnellate di abiti che per essere smaltite vengono inviate al porto di Iquique, nel nord del Cile. In seguito, gli importatori li trasportano nel deserto dell’Atacama, una zona franca, in cui li abbandonano. Col tempo una quantità immensa di vestiti si è accumulata qui, fino a formare delle vere e proprie montagne del fast fashion. Patricio Ferreira, sindaco di Alto Hospicio, ha detto in un’intervista: “La zona franca non è stata in grado di gestire e controllare questo fenomeno e anche lo Stato ci ha abbandonato. Siamo diventati una zona di sacrificio.” “Questi vestiti provengono da tutto il mondo. Ciò che non è stato venduto a Santiago o che non è stato contrabbandato in altri Paesi rimane qui, perché portarlo fuori dalla zona franca non sarebbe redditizio” ha raccontato all’Agenzia di Stampa Francese, Alex Carreño, un ex-operaio.

Le immagini sono agghiaccianti e ciò che sconvolge è che ciò che vediamo è solo una parte del “cimitero”: alcuni indumenti hanno preso accidentalmente fuoco, altri sono stati seppelliti. Come riferisce la testata giornalistica del Corriere della Sera, “questi abiti sono tossici: non sono biodegradabili e contengono sostanze chimiche”. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del 2019, la produzione globale di abbigliamento è raddoppiata tra il 2000 e il 2014, e l'industria è responsabile del 20% dello spreco totale di acqua a livello globale. Per fortuna, ci sono già nondimeno organizzazioni che si stanno mobilitando per risolvere o attenuare il problema: tra queste compaiono i nomi dell’organizzazione senza lucro “Desierto Vestido” e dell’azienda “Ecofibra”. La prima si occupa di sensibilizzare la comunità riguardo all’impatto ambientale dei suddetti residui, la seconda di trasformare i rifiuti tessili dell’Atacama in pannelli ecologici per l’isolamento acustico e termico.

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