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PILLOLE DI ATTUALITÀ

È davvero colpa degli abiti ‘troppo provocanti?’

di Rachele Monaco

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A Terni, sotto ordinanza del sindaco, alle donne è stato vietato di indossare gonne o scollature considerate “troppo provocanti” al fine di ridurre il fenomeno della prostituzione. Per chiarire le varie problematiche sociali che questo avvenimento rivela, mi focalizzerò su alcune riflessioni al riguardo, cercando di capire le profonde motivazioni , contestualizzando l’accaduto. Il primo punto sul quale mi soffermerei è quello della stigmatizzazione, per cui una donna che indossa abiti succinti, se associata a un concetto ancor meno accettato, ovvero quello della prostituzione, sarà ancora più soggetta a pregiudizio. Diamo per scontato che questo sindaco abbia un’immagine del genere femminile molto dispregiativa, in quanto egli è convinto che se una donna veste in un certo modo sia solo per compiacere gli uomini e attrarli. Noi donne, al contrario di come la cultura patriarcale ci ha sempre dipinte, non siamo animali, non siamo streghe, e non siamo solo corpi. Mi sembra appurato quindi che il concetto di una donna che si veste per stare comoda, piacere a se stessa e sentirsi a proprio agio non sia stato nemmeno preso in considerazione. Sicuramente una componente delle motivazioni per cui una donna sceglie cosa mettersi al mattino è anche quella di ricevere apprezzamento dal mondo esterno, ma è inutile puntare il dito, dato che siamo tutti animali sociali, uomini compresi, perciò non c’è bisogno di dar colpa, da ipocriti, a un esibizionismo estremo: siamo umani, siamo fatti anche di questo, abbiamo piacere nell’approvazione altrui, ma ciò non significa chiedere un apprezzamento dal punto di vista sessuale. Trovo inoltre inaudito il modo in cui quest’ordinanza alimenti la cultura dello stupro, in quanto un qualsiasi uomo si può sentire abilitato dall’abbigliamento indossato da una donna a esercitare su questa molestie, verbali o fisiche, e a trattarla quindi come se fosse una sex-worker, anche senza il suo consenso. Per di più la prostituzione, a parer mio, non andrebbe né demolita, né disincentivata - sarebbe una battaglia persa in partenza - andrebbe anzi regolamentata. Ho anche notato come la figura del gigolò sia più socialmente accettata, infatti nessun sindaco ha mai proibito a un uomo di mettersi pantaloncini o camicie sbottonate, perché potrebbe essere visto dalle donne come un chiaro richiamo sessuale. O sbaglio?

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