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RECENSENDO...

Memorie di Adriano

di Letizia Chiostri

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“Come spesso accade, la mia vita definisce meglio quello che non sono stato” Le persone scalpitavano all’entrata del Teatro della Pergola. Non era il primo spettacolo della stagione teatrale ( c’era stato “The Dubliners”, il primo ottobre), ma per molti rappresentava il ritorno alle abitudini ante Covid, me compresa. Le signore indossavano cappotti eleganti a lungo tenuti chiusi nell’armadio e gioielli luminosi, i signori si sistemavano la cravatta o la pochette nel taschino. Quando finalmente le porte si aprirono, tutti entrarono soddisfatti, mostrando la certificazione verde. Poi, dopo che gli spettatori avevano preso posto, le luci si abbassarono e iniziò lo spettacolo. Sipario. Luci. In scena. Finalmente tornavo a teatro, seppur in veste di spettatrice. Prima dell’avvento della pandemia andavo abitualmente ad assistere a spettacoli, oppure recitavo io stessa, e ho sofferto enormemente la mancanza di quelle poltrone rosse, dei riflettori e del palco di legno. Adesso, dopo tanto tempo, ho la possibilità di tornare in quel luogo magico che io definisco la mia seconda casa. Per questo, mi immaginavo che il primo spettacolo che sarei tornata a vedere dopo il lockdown avrebbe dovuto avere qualcosa di molto speciale. E, devo ammetterlo, questa rappresentazione ha soddisfatto le mie aspettative. “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar, adattato da Maurizio Scaparro ed interpretato da Pino Micol, è senza dubbio uno occasione per indurci a riflessioni personali. L’imperatore romano, ormai vicino alla morte, ripercorre gli eventi principali della propria vita. Ovviamente non si può considerarla tanto una biografia dal punto di vista storico, quanto invece è un interessante spunto da un punto di vista umano e psicologico. Adriano viene presentato come un uomo vecchio, stanco dei molti dolori che ha vissuto, ma allo stesso tempo non nostalgico, bensì quasi innamorato della propria esistenza. È, cioè, capace di cogliere non solo gli aspetti negativi, ma anche quelli positivi che hanno reso la sua vita degna di essere vissuta. Forse non potremo mai ritrovare conferma della veridicità delle parole di Adriano nei libri di storia, ma ciò che più colpisce di questo personaggio è la sua umanità, la sua espressività, la sua capacità di mettersi completamente a nudo. È il ritratto dell’Uomo, più che l’immagine di un imperatore, di un’autorità storica, che potremmo trovare più cristallina e lontana da noi. “Dal balcone del Palatino sognavo una sovranità olimpica. Fu allora che cominciai a sentirmi Dio. Ero Dio, semplicemente perché ero uomo”: questa frase rappresenta pienamente il suo spirito intraprendente, curioso, desideroso di mettersi in gioco e anche consapevole delle proprie capacità e dei propri limiti. Oserei dire uno spirito dai tratti umanistici. Alla forza e alla bellezza delle sue parole si accompagna una scenografia composta da pochi oggetti di scena. Certamente, “Memorie di Adriano” non è un monologo che eccelle per la sua comicità, ma non ho trovato affatto questa rappresentazione pesante, grazie anche all’intervento dei due musicisti, Cristiano Califano e Arnaldo Vacca, con i loro particolari strumenti. La loro musica è stata capace di dare maggiore movimento al monologo già di per sé intenso di Pino Micol. Meraviglioso è stato poi l’intervento del ballerino, Federico Ruiz, molto elegante ed espressivo nei movimenti.

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