Marras

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Questo volume è stato pubblicato in occasione della mostra

antonio marras

il racconto della forma

Sassari, Masedu, 1 giugno - 31 agosto 2003

promossa da: Fondazione Banco di Sardegna; Banco di Sardegna; Provincia di Sassari, Assessorato alla Cultura; Camera di Commercio di Sassari.

Mostra a cura di: Giuliana Altea Allestimento: Antonello Cuccu Ideazione e progetto grafico: Paolo Bazzani, Elica - Milano Traduzioni: Susan Scott Fotografia: pp. 6, 16, 19, 22 Andrea Pizzi; pp. 12, 13, 44, 20, 21, 23, 26, 32, 33, 34, 36, 37, 62, 65 Bruno Rinaldi; pp. 87, 90, 92, 93, 99, 104, 105, 106, 113, 116, 117, 126, 131, 132, 134, 136, 141, 149, 150, 152, 157, 158, 163, 166, 168, 179, 180, 182, 183, 184 Rudy Faccin Von Steidl; pp. 81, 139, 140, 142, 143, 154, 155, 161, 162, 165, 167, 170, 171, 175, 185, 186 Max Botticelli; pp. 56, 59 Marco Delogu; pp. 24, 25, 29, 38, 40, 41, 43, 49, 50, 53, 54, 64, 71, 72, 73, 74, 82, 83, 88, 89, 94, 101, 108, 109, 110, 111, 114, 122, 176, 177 Enrico Accardo; pp. 45, 98 Mario Tedeschi; p. 68 Marianne Breslauer; pp. 96, 97 Salvatore Ligios; p. 119 Stefano Guindani; p. 148 Hans Namuth; p. 125 Aleksandr Rodcˇenko; pp. 42, 43 Elke Walford. Le foto delle sfilate sono state messe a disposizione dall’archivio Marras. Si ringraziano i collezionisti pubblici e privati che hanno concesso la pubblicazione delle opere di loro proprietà, in particolare: Galleria Comunale di Cagliari; MAN (Museo Arte Nuoro); Maria Lai, Ruth Guggenheim Nivola. Un ulteriore e doveroso ringraziamento va a quanti hanno concesso l’utilizzo di materiali fotografici, soprattutto ad Aldo Brigaglia per le immagini di Amelie Posse.

Stampa: Quadrifolio - Milano © Copyright 2003 ILISSO EDIZIONI - Nuoro ISBN 88-87825-63-7 www.ilisso.it


Il racconto della forma di Giuliana Altea Incontri e scoperte Donna-Natura, donna-Cultura Viaggio, perdita e nostalgia Andare restando Struttura e decorazione L’ornamento, il femminile, il popolare Sul filo del racconto Laboratorio artigiano La costruzione delle apparenze

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“Stile Marras� di Alessandra Borgogelli

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Schede collezioni

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Traductions

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Immagini ed ex voto della Madonna di Loreto nel santuario di Valverde, Alghero. Collezione alta moda primavera-estate 1997 (Fili Lai Lai). Vailvelt, cappa in organza ricamata verde salvia.

Images and ex voto of Our Lady of Loreto, Sanctuary of Valverde, Alghero. Spring-Summer 1997 haute couture collection (Fili Lai Lai). Vailvelt, sage green embroidered organza cape.


rebbe all’opera una sorta di “ansia di castrazione” da parte dell’arte; questa vi vedrebbe rispecchiata la propria sostanziale incapacità di assicurare la pregnanza di significati che promette.4 È innegabile che l’ultimo decennio abbia portato – con la raggiunta impossibilità di applicare all’arte giudizi di valore estetico e l’affermarsi di svariate pratiche tese ad afferrare, in modo documentario o interattivo, un “reale” sempre più sfuggente – la svalutazione dell’esperienza visiva, in molti casi relegata in secondo piano dall’interpretazione critica che la spiega e la giustifica. Ma, volendo risalire un po’ più indietro, la diffidenza verso la moda si può anche vedere come parte del generale rifiuto delle arti applicate e della decorazione, maturato nel modernismo intorno alla metà degli anni Venti del secolo scorso. È in quel momento che le arti applicate e la decorazione, già ritenute forme artistiche degne di rispetto nel periodo a cavallo tra Otto e Novecento, vengono espulse dal nucleo trainante del progetto moderno. Guidato da ideali di essenzialità, serietà, profondità, universalità, durata, quest’ultimo assume evidenti connotazioni di genere: un’arte moderna “virile” viene contrapposta a una decorazione femminilizzata, cioè presentata come superflua, frivola, superficiale, locale ed effimera, della quale la moda è la manifestazione più estrema. In una tradizione culturale pesantemente condizionata dalla logica delle contrapposizioni binarie (maschile-femminile, ma anche razionale-irrazionale, bianco-nero, civilizzato-primitivo e così via) questa strategia doveva rivelarsi e si è rivelata molto efficace, proprio perché fa leva su schemi di pensiero profondamente interiorizzati. Il rapporto con il femminile e l’esaltazione di quell’esperienza visiva che la cultura artistica contemporanea tende a mettere in ombra sono insomma due facce della stessa medaglia: la riluttanza dell’arte a riconoscere la moda come parte di sé nasce dal rifiuto di un’attività creativa femminilizzata in quanto intrinsecamente votata ai piaceri della decorazione (e a quelli contigui della sensualità e dell’eros: l’ornamento, Loos aveva visto giusto, è un delitto a sfondo sessuale). Nella moda e nella decorazione, però, c’è più di quanto non vogliano atteggiamenti critici spesso condannati a parole ma non ancora definitivamente superati nei fatti. Il “caso Marras”, così riluttante a lasciarsi rinchiudere nei luoghi comuni che governano la nostra percezione della moda, agli antipodi della fatua ostentazione del lusso e di una seduzione tutta epidermica, ne offre una conferma.

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Collezione alta moda autunno-inverno 1997-1998 (Ligazzos rubios). Nelle acconciature, i fazzoletti da testa ricamati da Maria Lai per le donne del villaggio di Ulassai (che avevano aiutato l’artista nella performance del 1981, Legarsi alla montagna) sono avvolti a cono e ornati di volta in volta da cestini di paglia sardi o da feltri maschili, da rami d’albero o da trofei di corna da plaza de toros.

Fall-Winter 1997-1998 haute couture collection (Ligazzos rubios). For the models’ hairstyles, the headscarves embroidered by Maria Lai for the women of the village of Ulassai (who had helped the artist in her 1981 performance, Legarsi alla montagna) are rolled into a cone and decorated with Sardinian straw baskets or men’s felt hats, tree branches or horn trophies evoking the plaza de toros.

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dono, fissati a pannelli ricoperti di panno nero, “fotografie, abiti, oggetti” che costituiscono altrettanti punti di partenza del suo itinerario. Alcuni sono oggetti-simbolo, carichi di valenze identitarie (busti e cuffie del costume popolare sardo, recuperati prima che venissero buttati via perché laceri, sciupati, e perché residuo di una vita di stenti che si vorrebbe cancellare per sempre), molti invece sono memorie di viaggio: abiti, stoffe e pizzi dell’Ottocento o del primo Novecento trovati, avuti in dono, acquistati nei mercatini, giacche indossate dai pescatori giapponesi, che l’uso ha ridotto a un mosaico di rattoppi squisitamente scoloriti. La loro collocazione fianco a fianco sui pannelli visualizza anticipatamente l’eclettico mélange di spunti cui daranno vita nei disegni dello stilista.

«Ma gli alberi sono piegati dal maestrale e hanno il fogliame arrovesciato come chiome da pettinare». Elio Vittorini, “Sardegna come un’infanzia”.

Uno degli artisti da lui più amati, Christian Boltanski, cerca di ridare voce attraverso vecchi oggetti e indumenti a coloro che una volta li hanno posseduti; di ritrovare, al di là del trauma della morte, il senso di vite dimenticate, erigendo memoriali, costituendo archivi e inventari. Marras riconosce in Boltanski il proprio impulso a raccogliere ed archiviare, la stessa pietas verso le vestigia del passato, ma il suo interesse per queste ultime va oltre il loro significato concettuale.99Ogni oggetto, ogni frammento di stoffa ai suoi occhi è unico, rappresenta una concrezione di tempo irripetibile; è amato per le sue qualità fisiche, consistenza, peso, colore, e per i segni che gli anni vi hanno lasciato, macchie, pieghe, tracce dell’usura, strappi e rammendi.


Da un albero piegato dal vento nasce la cifra grafica della sfilata autunno-inverno 1997-1998 (Ligazzos rubios). Collezione alta moda autunno-inverno 1997-1998 (Ligazzos rubios). Da un giacca vintage da uomo sono stati ricavati un coprispalla e una borsa. Lavati, intarsiati e ricamati. Collezione primavera-estate 2001 (L’amore quando ti colpisce è senza limite).

A tree bent by the wind inspires the graphic sign of the Fall-Winter 1997-1998 show (Ligazzos rubios). Fall-Winter 1997-1998 haute couture collection (Ligazzos rubios). Spring-Summer 2001 collection (L’amore quando ti colpisce è senza limite). Washed, inlaid and embroidered over-shoulder and purse, made from a vintage coat.

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Schizzi per la collezione di alta moda autunno-inverno 1998-1999 (Adelasia di Torres). Inchiostro su carta. Sketches for the Fall-Winter 1998-1999 haute couture collection (Adelasia di Torres). Pen and ink on paper.


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Collezione alta moda autunno-inverno 1998-1999 (Adelasia di Torres). Gorgiera ricavata da una gonna plissettata del costume popolare sardo. Fall-Winter 1998-1999 haute couture collection (Adelasia di Torres). Ruff made from the pleated skirt of the Sardinian regional costume.


Collezione alta moda autunno-inverno 1998-1999 (Adelasia di Torres). Fall-Winter 1998-1999 haute couture collection (Adelasia di Torres).

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Schizzi con motivi floreali, 2000. Tecnica mista su carta e cartoncino, cm 29,6 x 21. Sketches of floral motifs, 2000. Mixed media on paper and cardboard, 29,6 x 21 cm.


mentre una vecchia giacca è destinata a subire un processo d’infeltrimento che donerà alla stoffa inaspettati effetti di colore e di texture, la fodera ne viene estratta per diventare a sua volta giacca, mantenendo tutte le cuciture a vista, ma con l’aggiunta di dettagli preziosi, motivi dipinti, intarsi di stoffa, pizzi, paillettes. E ancora, vengono fatte rivivere tecniche antiche ormai cadute in disuso, come quella della plissettatura a mano, utilizzata tradizionalmente in Sardegna per le gonne dei costumi popolari. Una volta completati i prototipi – operazione nella quale è fondamentale la sapienza della signora Tonina, la madre di Patrizia, sarta e ricamatrice provetta –, si passa alla realizzazione in piccola serie, affidata alle artigiane di Ittiri. Queste attingono a un bagaglio di conoscenze trasmesse di generazione in generazione. Nel campo del tessuto e del ricamo, la Sardegna vanta infatti una ricca tradizione; lo splendore cromatico dei tappeti e degli arazzi (in origine coperte e copricassa), la varietà e raffinatezza dei costumi, ancora indossati in tutta l’isola fino ai primi decenni del Novecento, fanno della sua arte popolare una delle più belle d’Europa, l'“aristocratica fra le arti paesane”, come a suo tempo l’aveva definita Ugo Ojetti. Rivitalizzata nel secondo dopoguerra dall’apporto di designer colti ed aggiornati, la tradizione artigiana sarda, col suo patrimonio di tecniche e di saperi condivisi, rappresenta oggi una solida base per ricerche innovative come quelle di Marras. Ciò che gli offre è un insieme di procedimenti tecnici, un patrimonio di colori, tagli e fogge vestimentarie compiutamente assimilato, e che può di quando in quando riaffiorare, irriconoscibile, in una linea o nell’invenzione di un accessorio; ma è an-

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che una certa logica formale – propria dell’arte popolare di tutti i tempi e di tutti i paesi – incline all’irregolarità, all’asimmetria, favorevole a una sapida e imperfetta diversità contro l’uniformità e l’omologazione (il “tutto uguale”, l’esatto corrispondersi della lavorazione nelle due parti di un corsetto era per le artigiane sarde di una volta segno di scarsa qualità dell’esecuzione).


Collezione autunno-inverno 2000-2001 (Il sogno di andare restando). Abito in tulle e seta con applicazioni di animali in panno tratti da disegni infantili.

Fall-Winter 2000-2001 collection (Il sogno di andare restando). Net and silk dress with wool appliquĂŠs of animals taken from childrens drawings.

Collezione autunno-inverno 2000-2001 (Il sogno di andare restando). Fall-Winter 2000-2001 collection (Il sogno di andare restando).

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Laboratorio artigiano

Secondo Walter Benjamin, l’arte del raccontare è intimamente legata all’artigianato. Nelle società tradizionali, questo è stato la “scuola superiore” del racconto, «dove la conoscenza di paesi lontani acquisita da chi ha molto viaggiato si univa a quella del passato, che appartiene piuttosto ai residenti».28 Il tramonto della narrazione è frutto delle profonde trasformazioni indotte dalla modernità; l’informazione ha soppiantato l’esperienza diretta e la sua trasmissione di bocca in bocca, facendo inaridire le fonti del racconto: «l’arte di narrare le storie… si perde, poiché non si tesse e non si fila più ascoltandole. Quanto più dimentico di sé l’ascoltatore, tanto più a fondo s’imprime in lui ciò che ascolta. Se è occupato dal ritmo del lavoro, porge ascolto alle storie in modo che la facoltà di rinarrarle a sua volta gli si trasmette quasi naturalmente. Questa è la rete su cui si fonda l’arte di narrare. Essa si scioglie oggi da ogni banda, dopo essere stata intrecciata millenni or sono nell’ambito delle prime forme artigianali».29 Collezione autunno-inverno 2001-2002 (Gonario e Luisedda). Stola in lana bouclé e taffettà glicine con applicazioni di ramages intarsiati e ricamati, e interventi pittorici. Collezione autunno-inverno 2002-2003 (L’alfabeto). Stola in lana jacquard bianca e nera con fiore applicato imbottito e ricamato.

Fall-Winter 2001-2002 collection (Gonario e Luisedda). Écru and black wool bouclé and ècru taffettà stole, with appliqués of inlaid and embroidered roses and hand printing. Fall-Winter 2002-2003 collection (L’alfabeto). Black and white wool jacquard stole with quilted and embroidered flower appliqué.

Per Marras (o per un’artista come Maria Lai), il tentativo di riannodare il filo del racconto passa per il recupero della dimensione artigianale. È peraltro una scelta quasi obbligata: quello straordinario patchwork formale e culturale che è la sua moda richiede procedimenti di realizzazione diretti a forzare i limiti del prêt-à-porter. La produzione seriale non arriva a garantire interamente la cura del dettaglio che lo stilista esige, né a rendere la miriade di motivi decorativi che profonde su ogni modello. Indispensabile è il ricorso alla manualità artigiana; Marras la trova nelle sarte e ricamatrici del paese di Ittiri, a poche decine di chilometri da Alghero. È grazie a loro che può affiancare alla normale produzione una linea in serie limitata, battezzata Laboratorio. Il Laboratorio, «non più prêt-à-porter, non proprio couture», salvaguarda il lato più libero e avventuroso della ricerca di Marras. È in questo ambito che vengono condotte le sperimentazioni più azzardate sui materiali: stoffe bruciate, macchiate, stropicciate, tinte nel tè, sottoposte a lavaggi ad altissime temperature per ottenerne l’infeltrimento. A volte i motivi decorativi di un tessuto vengono ritagliati, applicati su un altro e ritoccati con interventi pittorici; si utilizzano sete, cotoni, mussoline di scarto, scampoli e fondi di magazzino che rendono ogni capo unico, impossibile da riprodurre identico. Si lavora alla trasformazione di indumenti vintage: una camicia diventa gilet, da un lenzuolo viene fuori un top. Nulla va perduto;

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Edina Altara L’acqua muta, illustrazione per Il Giornalino della Domenica, 1 agosto 1920. Colllezione primavera-estate 2000 (Badd’e Salighes).

Edina Altara The Mute Water, illustration for Il Giornalino della Domenica, 1 August 1920. Spring-Summer 2000 collection (Badd’e Salighes).

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Collezione donna primavera-estate 2003 (Passavamo sulla terra leggeri). Abito sottoveste nero realizzato rielaborando un indumento vintage con applicazioni di pizzo e di rose in raso avorio. Spring-Summer 2003 women’s wear collection (Passavamo sulla terra leggeri). Black petticoat dress made from a vintage garment with appliquÊs of lace and ivory satin roses.


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Primavera-estate 1997 | Roma, Foro Italico | Fili Lai Lai Spring-Summer 1997 | Rome, Foro Italico | Fili Lai Lai La macchina da cucire impazzita corre su stoffe sontuose, lasciando grovigli di filo più preziosi di ogni ricamo. Garze trasparenti, pizzi e velluto dévoré sono accostati all’orbace dei pastori, per costruire abiti rivelatori o splendidamente avvolgenti, che rivestono donne altere come idoli, dee-madri emerse da lontananze primordiali. La scoperta di una Sardegna fastosa e barbarica, circonfusa dell’alone del mito, e dell’arte di Maria Lai. Il grigio il nero il marrone l’oro i tessuti i materiali i motivi della tradizione sarda oggetti monili ori filigrane che tengono “su colore” i “gancios de frenu” che chiudono il corpetto “gancera” con terminali a forma di cuore per mantenere il mantello… fili su fili accavallati imbrogliati arrotolati e solitari echi lontani di un popolo barbaro.

A crazed sewing machine runs along sumptuous fabrics, leaving tangles of thread more precious than any embroidery. Transparent gauzes, lace, and dévoré velvets are used alongside shepherd’s coarse woolens to construct revealing or splendidly swathing clothes that dress women haughty as idols, mother-goddesses emerging from primeval distances. The discovery of a magnificent and barbarous Sardinia, surrounded by the halo of myth, and the art of Maria Lai. Gray black brown gold the fabrics the materials the motifs of the Sardinian tradition objects jewelry gold filigree that hold “on color” the rack of “clamping hooks” across the bodice with heart-shaped ends fastening the cloak… tangled, rolled up threads on top of threads and solitary distant echoes of a barbarian people.

Autunno-inverno 1997-98 | Roma, Terrazza del Pincio | Ligazzos rubios Fall-Winter 1997-98 | Rome, Terrace of the Pincio | Ligazzos rubios Proiezioni di mutevoli giochi di ombre e un albero piegato dal vento. Dapprima un’eleganza fatta di contrasti e scomposizioni formali, di vecchie giacche maschili ritrovate e trasformate da pizzi e ricami, di scenografici cappelli che inalberano pani o cestini; quindi, al suono delle musiche di Astor Piazzolla, la seduzione latina di abiti provocanti e fatali. Dal guardaroba di un emigrato in Argentina nasce una moda che parla della malinconia della partenza e dell’incontro con nuovi mondi. I legacci rossi delle emigranti tengono insieme nostalgia del passato e speranza in un domani migliore.

Projections of a changing play of shadows and a tree bent by the wind. First, an elegance made up of contrasts and formal decompositions, of old men’s jackets dug out and transformed with lace and embroidery, of stagy hats topped with loaves of bread or baskets. Then, to the sound of the music of Astor Piazzolla, the Latin seduction of provocative, femme fatale dresses. From the wardrobe of an emigrant to Argentina is born a fashion that speaks of the melancholy of parting and the encounter with new worlds. The emigrants’ red laces tie together a nostalgia for the past and a hope for a better tomorrow.

… Cosa portare con sé? Lo stretto necessario. Salutare la casa dei giochi, carezzando con lo sguardo tutti gli oggetti; respirare intensamente gli odori, i profumi della cucina e del giardino; scegliere una fotografia del padre; stringere mani, asciugando le guance, e per tutti lasciare una promessa. I ricordi sono legati al vento che strappa i lacci rossi. E poi l’addio, la paura, la speranza. L’avventura. Laggiù, fra le case, altro vento, altri sassi, altra erba, ancora parole di desiderio…

What to take with you? The bare necessities. Bidding farewell to the playhouse, your gaze caressing all the objects; breathing deeply the odors and perfumes of the kitchen and garden; choosing a photograph of your father; shaking hands, drying tears, and leaving a promise behind for each one. The memories are tied to the wind that rips the red laces. And then the goodbyes, the fear, the hope. The adventure. Down there, among the houses, another wind, other stones, other grass, and more words of desire…

Primavera-estate 1998 | Roma, Terrazza del Pincio | Fogu, fogu Spring-Summer 1998 | Rome, Terrace of the Pincio | Fogu, fogu “Fuoco, fuoco”, scandisce un’antica filastrocca. Crepita e fuma il fuoco di carbone. Apparizioni uscite dal ventre della terra, le donne vestite di tinte spente e ferrigne avanzano lente, avvolte nei broccati strappati, nei pizzi bruciati, nelle garze macchiate. Bianco, grigio, nero, polvere e ragnatele. Mentre gocciola l’acqua nei cunicoli, avanzano in coppia unite da un arco di stracci e fuliggine; fantasmi coperti di velo portano sul petto Santa Barbara, protettrice dei minatori.

“Fire, fire” goes an old nursery rhyme. The coal fire crackles and smokes. Apparitions emerging from the bowels of the earth, women dressed in subdued, steely colors move slowly forward, wrapped in torn brocades, burnt lace, stained gauze. White, gray, black, dust and cobwebs. While water drips in the tunnels, they advance two by two, united by an arch of rags and soot, veiled phantoms wearing Saint Barbara, protector of miners, on their breasts.

È nero profondo il colore della discesa in miniera; grigio severo quello della risalita; rosso turbinoso quello del fuoco – e della luce – ritrovato. Giù verso l’inferno, nelle viscere di una terra antica, dove c’è buio e caldo… Quando l’aria brucia, tulle e pizzi patiscono il torto di un calore che segna e cauterizza. Fuoco che lacera, buca il velluto, si apre una strada nei severi gessati…

Deep black is the color of the descent into the mines; severe gray that of the climb back up again; frantic red the color of the refound fire – and light. Down towards hell, in the bowels of an ancient earth, where it is dark and hot… When the air burns, net and lace suffer the wrongs of a heat that brands and cauterizes. Fire that lacerates and burns holes in the velvet, a path opens through in the severe pinstripes…

Autunno-inverno 1998-99 | Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna | Adelasia di Torres (Il Sale) Fall-Winter 1998-99 | Rome, Galleria Nazionale d’Arte Moderna | Adelasia di Torres (Salt) Un mantello-scultura rigido e solenne, mosaico di tutte le stoffe usate nella collezione, racchiude una donna vestita di garza e sale. Incrostazioni e ricami di sale sono i fragili decori di abiti dalle linee geometriche ed essenziali, costruiti direttamente sul manichino. I tagli di stoffa, piegati e drappeggiati senza cuciture, formano coni, cilindri, volumi ovoidali, in tutte le sfumature del bianco e del nero. Il ricordo di Adelasia di Torres, principessa del Medioevo sardo, si intreccia alla suggestione delle distese salate del lago di Baratz, alle porte di Alghero.

… Oggi dalle acque immote del lago avvolto da una pineta oscura, questa donna riemerge. Statua di sale, meditazione di sale e acqua, termine di congiunzione tra solidità e fluidità, robustezza e morbidezza, sacralità e peccato, evanescenza e ponderosità.

A stiff, solemn cloak-sculpture, the mosaic of all the fabrics used in the collection, encloses a woman dressed in gauze and salt. Encrustations and embroideries of salt are the fragile decorations on geometrically shaped dresses, constructed directly on the mannequin. The lengths of cloth, folded and draped without seams, form cones, cylinders, egg-shaped volumes, in all the shades of white and black. The memory of Adelasia di Torres, a medieval Sardinian princess, is intertwined with the suggestiveness of the salt flats of the Lake of Baratz, at the gates of Alghero. … Today, out of the immobile waters of the lake wrapped in a dark pine woods, this woman re-emerges. A statue of salt, meditation of salt and water, conjunction point between solid and fluid, sturdy and soft, sacred and sinful, evanescent and weighty.


Autunno inverno 1999-2000 | Milano, Fiera | Annemarie Schwarzenbach Fall-Winter 1999-2000 | Milan, Fairgrounds | Annemarie Schwarzenbach Fanciulle nervose e mascoline, intellettuali inquiete, donne alla ricerca di se stesse. La semplicità di camicie bianche e cravatte, di ampi e comodi pantaloni, di gilet e spolverini double-face si fa complessa nel gioco raffinato delle sperimentazioni formali, negli interventi su lunghezze, tagli e proporzioni; e a volte la sobrietà delle linee e dei colori cede di fronte al piacere di larghi kimono ricamati, alla seduzione tattile dei tessuti, a inattesi squilli di tinte acide. In Annemarie Schwarzenbach, scrittrice e fotografa dal destino nomade e tormentato, preda di amori impossibili e dell’ansia di autodistruzione, il fascino ambiguo dell’androgino trova un’incarnazione breve e folgorante. … Gli anni sono quelli tra le due guerre. Affiorano figure solitarie, l’istitutrice del collegio durante una passeggiata, la viaggiatrice colta, l’anima in pena avvolta in un tormentato cappotto in principe di Galles di foggia maschile… polaroid di un grand tour che passa per i tessuti e finisce là dove nascono le lacrime.

Nervous, masculine young girls, restless intellectuals, women searching for themselves. The simplicity of white shirts and ties, of full comfortable pants, of doubleface vests and dusters becomes complex in the refined game of formal experimentation, of playing with lengths, cuts, and proportions, while at times the sobriety of the lines and colors gives way to the pleasure of ample embroidered kimonos, the tactile seduction of the fabrics, unexpected blasts of acid colors. In Annemarie Schwarzenbach, a writer and photographer with a nomadic, tormented destiny, prey to impossible loves and the anxiety of self-destruction, the ambiguous fascination of the androgynous is incarnated in a brief streak of lightning. … The time is the years between the two world wars. Solitary figures emerge, the boarding school mistress taking a walk, the cultivated traveler, the suffering soul wrapped in a tormented Prince-of-Wales plaid coat cut on masculine lines… snapshots of a Grand Tour that moves through the fabrics and ends right where tears begin.

Primavera-estate 2000 | Milano, Fiera | Badd’e Salighes Spring-Summer 2000 | Milan, Fairgrounds | Badd'e Salighes Un giardino fiorito, aiuole e piante ben curate tra l’incolta macchia mediterranea. Donne sofisticate che amano la semplicità si coprono di cotoni fioriti e di sete leggere. Intrecciano accordi insoliti di rosa antico e petrolio, grigio e melanzana. Hanno grembiuli dipinti a mano e farfalle tra i capelli, la grazia assennata delle camicie infiocchettate smentita dall’improvviso, disordinato sbocciare dei ricami. Dopo più di centocinquant’anni, a Badd’e Salighes – la valle dei salici –, un rigoglioso parco all’inglese, creato nel bel mezzo dell’aspra natura sarda, mantiene ancora viva la memoria di Sarah, moglie del pioniere delle ferrovie Benjamin Piercy. Ci sono rovi e agrifogli, salici e lecci, corbezzoli e cedri, lentischi e rose canine. Ci sono imposte che sbattono e porte murate. C’è il tintinnio delle chicchere, il tè delle cinque, c’è una severa signora inglese che costruisce un giardino scozzese lussureggiante fra granito e sughere, fra caprari e greggi. Dal Perthshire a Campeda, dal Galles a Macomer su un cammino con vista sull’immaginario.

A garden in bloom, well-groomed flowerbeds and plants in the midst of the wild Mediterranean brush. Sophisticated women who love simplicity cover themselves in flowery cottons and light silks. They put together unusual chords of antique rose and teal, of gray and eggplant. They wear hand-painted aprons and butterflies in their hair, the deliberate grace of bowed blouses belied by the sudden, disorderly blossoming of embroidery. After more than 150 years, at Badd'e Salighes – the valley of the willows – a luxuriant English garden, created in the midst of the harsh Sardinian nature, still keeps alive the memory of Sarah, the wife of the railroad pioneer Benjamin Piercy. There are brambles and holly, willows and ilex, strawberry trees and cedars, mastic trees and wild roses. There are flapping shutters and bricked-in doors. There is the clatter of cups, tea at five, there is a stern English lady who builds a lush Scottish garden among granite and cork oak, among goatherds and flocks. From Perthshire to Campeda, from Wales to Macomer along a path with a view overlooking the imaginary universe.

Autunno-inverno 2000-2001 | Milano, Fiera | Il sogno di andare restando Fall-Winter 2000-2001 | Milan, Fairground | The dream of going yet staying Abiti che sono metafora di viaggi nel tempo e nello spazio, di nuove identità costruite con l’apporto di molteplici culture: mantelli e giacche-kimono, pantaloni alla gaucho e stivali, Oriente e Occidente. Stole e gonne imbottite, scialli fatti di coperte dicono la nostalgia della casa che ci si è lasciati alle spalle. Incroci di forme, innesti di tessuti maschili su modelli femminili fanno rinascere a nuova vita vecchi indumenti. Approfondito e decantato, il tema dell’emigrazione guida a nuove ricerche strutturali fondate sul recupero del vintage.

Clothes that are a metaphor for journeys through time and space, for new identities constructed with the contributions from many cultures: cloaks and kimono-jackets, gaucho pants and boots, East and West. Quilted stoles and skirts, and shawls made from blankets speak of the homesickness of those who have left home. Crossing shapes, grafting masculine fabrics on to feminine models give new life to old clothes. Deepened and decanted, the theme of emigration leads to new research on structure based on the recovery of vintage items.

Lo struggimento di un addio che vuol essere un arrivederci. Partono, le emigranti, e hanno nella borsa la certezza triste di un abbandono, la speranza di una riconquista. Recano con sé un filo rosso, il legame del sangue, quella minuscola e sostanziale traccia che consente di dar le spalle al passato sapendo di portarlo dietro. La memoria.

The heartbreak of a farewell that would like to be a "see you soon". The emigrants depart, carrying in their bags the sad certainty of leaving, the hope of conquering something new. They carry a red thread with them, the tie of blood, the miniscule substantial trace that permits them to turn their back on the past, knowing that they are taking it with them. Memory.

Primavera-estate 2001 | Milano, Fiera | L’amore quando ti colpisce è senza limite Spring-Summer 2001 | Milan, Fairground | Love when it strikes you knows no limits Il sipario si apre su un teatrino fragile e irreale come un giocattolo di carta colorata, per rivelare reginette da fiaba e irraggiungibili star degli anni Cinquanta, creature velate da tulle fioriti e da pizzi che scintillano sotto le luci della ribalta, ma anche asciutte figure in completi maschili. Abiti al tempo stesso teneri e casti, morbidi e severi. Un bambino parla dell’amore e del mare, camicie e tuniche ne trattengono le parole: «l’amore quando ti colpisce è senza limite, quando l’amore ti colpisce è proprio innamorato»; «mare sei molto bello, molto piacevole. Come fai mare ad avere lo stesso colore del cielo?».

The curtain rises on a theater as fragile and unreal as a colored paper toy, revealing fairy-tale queens and unattainable stars of the 1950s, creatures veiled in flowery net and lace sparkling under the spotlights, but also slim figures in men's suits. Clothes that are tender and chaste, soft and severe at the same time. A little boy speaks of love and the sea, and shirts and tunics capture his words: «Love when it strikes you knows no limits, when love strikes you it is really in love»; «sea, you are very beautiful, very pleasant. Sea, how can you be the same color as the sky?».

Garofani bianchi, i disegni di un bambino, tratti che delineano figure di donne volanti. Personaggi senza tempo che camminano, ognuno con la sua storia. Un vecchio attore di teatro, una principessa al ballo delle debuttanti, una diva di Hollywood, una contessa di Hong Kong, una rock star, una ballerina sul lago dei cigni, un vecchio marinaio ossessionato da Achab.

White carnations, a child's drawings, lines tracing the shapes of flying women. Timeless characters that walk along, each with her own story. An old theater actor, a princess at the debutantes' ball, a Hollywood star, a countess from Hong Kong, a rock star, a ballerina on Swan Lake, an old sailor obsessed with Achab.


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