O ff I C I N A
O ff I C I N A LINGUISTIC
ANNO $V - N. 4 - DICEMBRE 2002
LA Q U A L I TA E IL
EDU AR DO BLASCO FER R ER
CRESTOMAZIA SARDA DEI P R IMI SECOLI
4
CRESTOMAZIA SARDA DEI PRIMI SECOLI
EDUARDO BLASCO FERRER
–VOLUME PRIMO– TESTI - GRAMMATICA STORICA - GLOSSARIO
CENTRO “MAX LEOPOLD WAGNER” PER LA DOCUMENTAZIONE E RICERCA LINGUISTICA
Dedicato alla memoria di Raphael G. Urciolo, mecenate di Max Leopold Wagner
Diretto da: GIULIO PAULIS UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI Dipartimento di Filologia Classica e Glottologia
Comitato scientifico: EDUARDO BLASCO FERRER UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI Dipartimento di Scienze Pedagogiche e Filosofiche MICHEL CONTINI UNIVERSITÉ STENDHAL GRENOBLE III Langues, Lettres, Langage, Communication U.F.R. des Sciences du Langage Centre de Dialectologie INES LOI CORVETTO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI Dipartimento di Linguistica e Stilistica GIOVANNI RUFFINO UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO Dipartimento di Scienze Filologiche e Linguistiche DOMENICO SILVESTRI ISTITUTO UNIVERSITARIO ORIENTALE DI NAPOLI Dipartimento del Mondo Classico e del Mediterraneo Antico NICOLA TANDA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI Istituto di Filologia Moderna JACQUES THIERS UNIVERSITÉ DE CORSE Culture et Langue Régionale HEINZ JÜRGEN WOLF UNIVERSITÄT BONN Romanisches Seminar
Il Centro “Max Leopold Wagner”
Alcuni anni or sono, dopo la scomparsa di Raphael G. Urciolo, la Ilisso Edizioni acquisiva i diritti di tutte le opere edite di Max Leopold Wagner, oltre ai lavori inediti, alle carte e all’intera biblioteca del grande glottologo tedesco, padre della linguistica sarda. È noto, infatti, che Wagner (nato a Monaco di Baviera nel 1880 e morto a Washington D.C. nel 1962) trascorse gli ultimi anni della sua vita negli Stati Uniti presso l’avvocato italo-americano studioso di linguistica, potendo attendere in questo modo senza preoccupazioni alle proprie ricerche e, in particolare, alla realizzazione del Dizionario Etimologico Sardo, uno dei capolavori della romanistica. Una volta morto Urciolo, i suoi Eredi, in relazione alle opere di Wagner, hanno generosamente effettuato il lascito ricordato a favore della Ilisso Edizioni, intendendo in questo modo rinsaldare lo speciale legame spirituale e scientifico che per oltre un cinquantennio unì lo studioso tedesco all’isola. In séguito a questo evento è sorto, per iniziativa della Ilisso Edizioni, il Centro “Max Leopold Wagner” per la documentazione e ricerca linguistica che, oltre a diffondere la conoscenza della figura e delle opere di Wagner, si propone i seguenti scopi: a) ampliare e aggiornare il fondo Wagner con l’acquisizione di altro materiale bibliografico concernente non solo la Sardegna, ma più in generale l’àmbito mediterraneo; b) promuovere la raccolta di materiale documentario e la realizzazione di ricerche e opere sul sardo e sulla linguistica mediterranea, con particolare riguardo per le aree linguistiche e culturali che hanno avuto relazione con la Sardegna in epoca preistorica, protostorica e storica; c) pubblicare i materiali e le ricerche di cui sopra nei quaderni di «Officina linguistica». Nel 1997 è uscito il primo volume di «Officina linguistica», una nostra raccolta di saggi intitolata Studi sul sardo medioevale, avente per oggetto l’analisi storica di alcuni aspetti della complessa compagine lessicale dei più antichi testi in volgare dell’isola. Nel 1998 è seguito il secondo numero della serie, Dai bressaglieri alla fantaria. Lettere dei soldati sardi nella grande guerra, uno studio di Ines Loi Corvetto sulle interferenze del sardo con l’italiano in un ricco e interessante corpus epistolare di area campidanese meridionale. Infine nel 2000 ha visto la luce il terzo numero, un’indagine di Giovanni Lupinu (Latino epigrafico della Sardegna. Aspetti fonetici) dedicata all’esame della lingua dei titoli latini, retaggio della dominazione romana dell’isola. Oggi proponiamo il quarto numero della collana, un’antologia di testi sardi delle Origini, ad opera di Eduardo Blasco Ferrer. Si tratta di 27 documenti dei secoli XIXIV, alcuni inediti, di cui lo studioso catalano, professore di Linguistica sarda presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Cagliari, fornisce un’edizione interpretativa basata su un’analisi autoptica dei manoscritti, curando di restituirne e chiarirne ogni tratto costitutivo attraverso una densa disamina storica, codicologica, diplomatistica, paleografica, linguistica e filologica. Di ogni testo pubblicato si allega la riproduzione fotografica eseguita nell’archivio o nella biblioteca che lo custodisce, sì che sarà possibile riscontrare direttamente la lezione o l’interpretazione proposta dall’editore, il quale, in considerazione del valore documentario, storico-linguistico nonché culturale dei documenti considerati, si è attenuto, come è norma in questi casi, a criteri editoriali molto conservativi. Completano il lavoro due strumenti utili alla comprensione dei materiali pubblicati: un capitolo contenente i lineamenti della grammatica storica del sardo medioevale e un glossario relativo alle voci occorrenti nei testi. A distanza di quasi un secolo e mezzo dalla pubblicazione del Codex Diplomaticus Sardiniae di Pasquale Tola, opera importante ma del tutto inadeguata alle esigenze della scienza filologica, questa meritoria fatica di Eduardo Blasco Ferrer colma una lacuna nell’àmbito degli studi di filologia e di linguistica e rappresenta un contributo prezioso alla conoscenza del mondo sardo medioevale. Giulio Paulis
COL PATROCINIO E IL CONTRIBUTO DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI ASSESSORATO AA.GG., IST., PERSONALE, LAVORO E FORMAZIONE, LINGUA SARDA
Grafica Antonello Cuccu Stampa Lito Terrazzi, Firenze
© ILISSO EDIZIONI - Settembre 2003 via Guerrazzi n. 6 08100 Nuoro - Italia 0784-33033 / fax 35413 www.ilisso.it - ilisso@ilisso.it ISBN 88-87825-65-3
Indice
11
12
Prefazione
SCRIPTA 41
Tavola genealogica del Giudicato di Cagliari
43
III. Carta di donazione di OrzoccoTorchitorio, ca. 1066-1074
51
IV. Carta di donazione in caratteri greci, 1089
63
V. Prima carta d’acquisizione patrimoniale di Paolo, vescovo di Suelli, ca. 1190-1200
69
VI. Seconda carta d’acquisizione patrimoniale di Paolo, vescovo di Suelli, ca. 1190-1200
72
VII. Carta di compromesso del priore di San Saturno, ca. 1190-1206
77
VIII. Trattato di pace del 1206
85
IX. Carta di donazione di Guglielmo-Salusio, 10 maggio 1211
89
X. Carta di Torchitorio, vescovo di Suelli, 30 settembre 1215
93
XI. Carta di Benedetta de Lacon, 30 maggio 1225
Ringraziamenti
INTRODUZIONE 15
1. Genesi
15
2. Articolazione
16
3. Le scriptae sarde medievali
17
4. Testi. Criteri d’edizione
19
5. Commento storico
20
6. Commento codicologico
20
7. Commento diplomatistico
20
8. Commento paleografico
20
9. Commento linguistico
21
10. Commento filologico
21
11. Riferimenti bibliografici specifici
21
12. Sintesi di grammatica storica
21
13. Glossario
22
14. Indici di nomi di persona e di luogo
22
15. Carte e Tavole
TESTI SCRIPTA
CAMPIDANESE
SCRIPTA
ARBORENSE
97
Tavola genealogica del Giudicato di Arborea
99
XII. Carta di permuta fra Torbeno e Costantino d’Orrubu, 15 ottobre 1102
LATINA RUSTICA
104
XIII. Carta di renovatio donationis d’Orzocco de Zori, ca. 1112-1120
I. Carta di donazione di Barisone I, 1064/1065
109
XIV. Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, ca. 1120/30-1146
II. Carta di donazione di Pietro de Athen, 29 ottobre 1113
118
XV. Securitas del Giudice Mariano, ca. 1124-1127/30
25
Tavola genealogica generale
27 33
125
XVI. Carta di donazione di Barisone d’Arborea, giugno 1184
129
XVII. Carta di donazione di Pietro d’Arborea (18 gennaio 1228?)
SINTESI DI GRAMMATICA STORICA 195
138
XVIII. Carta de Logu d’Eleonora d’Arborea, 1355-1376
SCRIPTA 147 149
I. Fonologia e grafematica
195
A) Vocalismo tonico
196
B) Vocalismo atono
197
C) Consonantismo
202
D) Fenomeni generali
LOGUDORESE
Tavola genealogica dei Giudicati di Torres e Gallura XIX. Condaghe di San Pietro di Silki, post 1073-1180
154
XX. Condaghe di San Nicola di Trullas, post 1113-1140
160
XXI. Carta di donazione di Furatu de Gitil a Montecassino, ca. 1122
204
II. Morfosintassi
204
A) Il sostantivo (= N) e l’aggettivo (= A)
205
B) I determinanti di N
208
C) I sostituenti di N
210
D) Il verbo (= V)
215
E) I determinanti relazionali di N e Pro
216
F) I determinanti di V
165
XXII. Condaghe di San Leonardo di Bosove, post 1120-1173
218
G) Frase e periodo (= F)
170
XXIII. Carta di donazione di Costantino de Athen a Montecassino, 20 maggio 1136
223
H) Formazione delle parole
XXIV. Carta di revoca tributaria a favore di Montecassino, 1170
APPARATI
174 177
XXV. Carta di compromesso fra l’Operaio di Pisa e il vescovo di Civita, 1173
182
XXVI. Statuti di Sassari, post 1272
189
XXVII. Statuti di Castelgenovese, ca. 1334/36
227
Glossario
245
Indice onomastico
249
Indice toponomastico
252
Bibliografia
Lai, al renc de Sardenha, estai l’Amors qu’amar suoill A Leti, Anna Maite, Margarita A su pópulu sardu Se uno pilastro fia carico da uno de’ lati solamente, fia di poca eternità (Leonardo da Vinci, 1492, A 52r)
Introduzione
1. Genesi L’esigenza concreta di scrivere, dopo un rigoroso collaudo filologico, i testi sardi delle Origini antologizzati in parte da Pasquale Tola nel 1861 nell’imponente Codex Diplomaticus Sardiniae, fonte inesauribile di lezioni spurie e di conseguenti ricostruzioni linguistiche inattendibili, era stata avvertita già da tempo, come testimonia l’inappellabile condanna espressa nientemeno che da Gianfranco Contini nel 1950 (68 n.1): «Normalmente non è tenuto conto dei documenti del Tola [...] per la pessima qualità della lezione, che imporrebbe come compito urgente della filologia sarda una riedizione di quei diplomi volgari collazionati sugli originali, integrata dagli eventuali inediti degli archivi continentali».
Fatta astrazione dal salutare, ma purtroppo isolato contributo di Paolo Merci nel 1978, il monito continiano non ha trovato eco fino al 1990, quando in occasione d’una molto vivacemente discussa rivalutazione complessiva – filologica, linguistica, paleografica, diplomatistica e storica – del presunto documento sardo piú antico conservato autografo, il cosiddetto Privilegio Logudorese (cfr. Wolf 1990a, Blasco Ferrer 1993a, Sabatini 1996 I:311-312, Frank/Hartmann 1997 V:30-32, num. 74.005), la comunità scientifica internazionale ha trasformato l’esigenza di riedizione del Tola in urgenza improcrastinabile di revisione puntuale di tutti i manoscritti sardi dei primi secoli. La presente Crestomazia, con la sua pretesa di colmare una siffatta lacuna nell’ambito della filologia sarda, fornisce un’edizione interpretativa dei primi testi volgari basata esclusivamente su un’analisi autoptica dei manoscritti, che per la prima volta vengono pubblicati in riproduzioni fotografiche eseguite negli archivi e nelle biblioteche che li custodiscono. La scelta dei documenti ospitati nell’antologia è stata dettata prevalentemente da criteri di carattere storico-linguistico: sono stati pubblicati infatti, integralmente o parzialmente, tutti i
documenti, autografi o apografi, la cui redazione definitiva a noi pervenuta ricadesse entro il 1400. I testi compilati dopo tale data – ad esempio il Condaghe logudorese di San Pietro di Sorres (Sanna 1957a), il Brogliaccio arborense di San Martino di Oristano (Atzori 1956), il Condaghe oristanese di Santa Chiara (Maninchedda 1987b) o anche l’Officium disciplinae di Santa Croce di Nuoro (Lupinu 2002), per tacere dei vari prodotti ibridi minori, campidanesi e logudoresi (Blasco Ferrer/Schena 1998) – denunciano in effetti un influsso costante e profondo delle lingue italiana e catalana, nelle consuetudini grafiche, nel lessico e persino nella grammatica o nello stesso ordito sintattico. Per queste ultime considerazioni sono state altresí espunte le poche ed eccentriche lettere “mistilingui” trecentesche, redatte da personale siculo e catalano, scoperte recentemente da Maria Giuseppina Meloni (1995) e da Corrado Zedda (Zedda/Santoro 1999:267-268). Requisiti squisitamente filologici hanno inoltre imposto l’esclusione, ovvia, di quei documenti letti e trascritti dal Tola che sono andati smarriti – per esempio i lacerti del Condaghe logudorese di Sant’Antioco di Bisarcio –, e lo scarto, meno ovvio ma pure determinante, dei testi tramandati in copie eccessivamente distanti dalle redazioni originali e infarcite di palesi tracce d’inquinamento – quali il Libellus Judicum Turritanorum di metà del sec. XIII, tràdito da un apografo settecentesco in piú parti rimaneggiato (Sanna 1957b), o piú perentoriamente lo “pseudo-Condaghe” di San Gavino, pervenutoci in un’infida copia secentesca approntata con chiaro intento ricostruttivo dall’erudito sassarese Francesco Roca (Meloni 2001).
2. Articolazione La Crestomazia comprende, dunque, i testi piú importanti per la ricostruzione storica e linguistica della Sardegna dei secoli XI-XV. Il lavoro
15
CRESTOMAZIA
SARDA DEI PRIMI SECOLI
date alternative rispettivamente di presunti inizio/fine di governo o di postulata stesura della redazione definitiva. Bibliografia di riferimento: Artizzu (1973, 1974, 1985, 1995), Besta (1979), Boscolo (1978, 1979, 1985), Brook et alii (1984), Casula (1980, 1984, 1985, 1992, 2001), Day (1984a, 1987), Guidetti (1988), Livi (1984), Paulis (1987), Scano (1941), Terrosu Asole (1974), Turtas (1999), Wolf (1988a).
6. Commento codicologico La descrizione dettagliata del materiale (membranaceo, cartaceo) e delle dimensioni del documento (altezza per lunghezza in mm), nonché d’ogni altra peculiarità riguardante le parti utilizzate (recto = r., e nel caso ci siano delle annotazioni dorsali anche verso = v.), la composizione (completo, mutilo, con segnalazione dell’eventuale cartulazione), lo stato di conservazione (buono o difettoso, con lacerazioni e guasti di dimensioni variabili che ne impediscono la lettura) e naturalmente la rigorosa indicazione della sua attuale collocazione, sono i punti compendiati nella breve scheda codicologica. Quando vi sono piú testimoni, ognuno di essi, contrassegnato da una sigla, viene ugualmente descritto nei particolari. Bibliografia di riferimento: Canart/Lucà (2000), Petrucci (2001), Ruiz (1988), Stussi (1994).
7. Commento diplomatistico Al commento diplomatistico spettano gli onerosi compiti d’accertare, prima di tutto, l’autenticità del documento, e di verificare, in un secondo momento, se esso rispetti i canoni della diplomatica locale o mostri invece peculiarità da imputare a correnti e focolai culturali esogeni. Le caratteristiche estrinseche ed intrinseche del documento, nonché la sua presunta funzione pubblica o privata, vengono riferite in questa sezione in uno schema descrittivo stringato ma esauriente. Bibliografia di riferimento: Bascapé (1969), Bresslau (1998), Casula (1974), Cortese (1964), Giry (1925), Pratesi (1979), Schlumberger (1963).
20
8. Commento paleografico Nel commento paleografico vengono sintetizzate le caratteristiche della scrittura che è dato leggere nei documenti, ascrivendole all’usus di copisti già noti o ignoti, all’influsso di precise norme scrittorie e all’epoca in cui esse vigevano. Anche in questa sezione è possibile dirimere ipotesi d’attribuzione o di genuinità dei testimoni. Come si vedrà dai commenti analitici dei documenti qui riuniti, prevale in tutta l’Isola, fino allo scorcio del sec. XII, la scrittura minuscola carolina (per la cui descrizione offrono sintesi fondamentali: Battelli 1949:186-198, Cencetti 1997 [1953-54]:166-205, Bischoff 1992:160-183), seguita poi dalla gotica textualis e dall’umanistica (per le quali cfr. Casula 1978, 1979). Bibliografia di riferimento: Battelli (1949), Bischoff (1992), Cau (2000), Cencetti (1997 [1953-54]), Loddo Canepa (1962), Monaci (1889), Petrucci (1992), Cappelli (1985, 1998).
9. Commento linguistico Il commento linguistico è articolato in due sottosezioni. Nella prima (1 = Quadro di correlazioni diatopiche e di stratigrafia linguistica), sulla base d’una scrupolosa analisi grafico-fonologica, morfosintattica e lessicale, viene stabilita la maggiore o minor distanza linguistica dei documenti dai quadri di correlazioni geolinguistiche pertinenti ad ogni scripta enucleata. Anche in questa fase d’esame si prospettano i diasistemi sincronici che eventualmente hanno prodotto nel documento sub iudice una chiara stratigrafia linguistica, sceverando le difformità grafematiche e strutturali ragionevolmente imputabili all’interferenza dei copisti sull’assetto della redazione originale (cosí ad es. i numerosi prestiti acclimati, ossia adeguati alle regole morfologiche del sardo). Nella seconda sottosezione (2 = Voci e strutture notevoli) vengono chiariti i significati di singoli termini o di brevi passi che possono creare difficoltà di comprensione al lettore, offrendo per ogni lemma selezionato una densa discussione storico-etimologica. Bibliografia di riferimento: Atzori (1975), Blasco Ferrer (1984a, 1988, 1994a, 2002a), Casu (2002), Contini (1987), Espa (1999), Guarnerio (1906), Jones (1993), Paulis (1997), Piras (1994), Pittau (1980, 2000), Puddu (2000),
Introduzione
Wagner (1938/39, 1952, DES, 1984 [1941], 1996 [1921], 1997 [1951], i tre ultimi siglati Wagner/Paulis), Wolf (1992a).
10. Commento filologico Il commento filologico, in presenza d’un testimone, è la sede deputata a stabilire se esso sia autografo o copia e, quando la tradizione è fondata invece sopra piú d’un testimone, a illustrare in dettaglio le operazioni di recensio che consentono di ricostruire lo stemma codicum (analisi selettiva della varia lectio ed eliminazione dei codices descripti). In questa sede conclusiva si appronta un consuntivo dei risultati dei commenti precedenti, in base al quale è possibile ricavare un parere accettabile sulla genesi ultima e sulle vicende di trasmissione di ogni documento. Bibliografia di riferimento: Avalle (1970), Balduino (1989), Brambilla Ageno (1975), Stussi (1994).
11. Riferimenti bibliografici specifici Ogni analisi particolareggiata d’un documento ospitato nella presente silloge chiude con un elenco minimo di riferimenti bibliografici che riguardano aspetti specifici del testo trattato. Nei rinvii bibliografici la barra obliqua fra due o piú nomi indica un lavoro a due o piú mani, mentre il trattino di separazione segnala un cognome composto; la barra obliqua fra due date in successione immediata avverte d’un unico scritto articolato in piú puntate, mentre il trattino di separazione segnala due o piú scritti, spaziati nel tempo ma relativi a un singolo argomento.
d’ogni singola struttura consente – crediamo – di considerare il compendio che ne è scaturito come un valido e collaudato testo di consultazione primaria, per quanto riguarda l’evoluzione del sardo fra il 1100 e il 1400. Per ogni fenomeno trattato diamo anche in questo capitolo dei riferimenti bibliografici, generali e specifici. Dei morfemi o delle strutture grammaticali d’alta frequenza si forniscono soltanto le prime occorrenze, per evitare un eccessivo e ingombrante accumulo di dati ripetitivi. L’impianto descrittivo, per evidenti motivi di spazio, è indiscutibilmente tradizionale, ma non disdegna, saltuariamente nella disposizione del materiale e meno desultoriamente nei rinvii bibliografici, le acquisizioni scaturite da approcci poco diffusi fra i romanisti. I rinvii avvengono mediante l’indicazione, in primo luogo, del documento con il numero in lettere romane che lo contrassegna, seguita dalle cifre relative alle righe, o quando si tratta di testi lunghi articolati, alle schede o ai capitoli (= §) piú le righe corrispondenti alle occorrenze, con separazione di punto fra riga e rispettivamente testo o scheda/capitolo, e di spazio bianco soltanto fra testo e scheda/capitolo (ad esempio: IV.10 = documento IV = Carta campidanese in caratteri greci o Cgr, linea 10; XXII 11.3 = documento XXII = Condaghe di San Leonardo di Bosove o CSLB, scheda 11, linea 3). Gli esiti, attestati nei documenti, derivanti da un solo etimo vengono separati dal punto e virgola, mentre con la sola virgola si separano gli esiti risultanti da etimi differenti. Nei Testi e nel Glossario i rinvii ai paragrafi di questa sezione avvengono mediante la sequenza III:§, seguita da numeri arabi. Bibliografia di riferimento: Castellani (2000), Lausberg (1967-1972), Rohlfs (1988-1989), Serianni (1989), Tekav*i" (1980), Wagner (1938/39).
Bibliografia di riferimento: Blasco Ferrer (2002a). 13. Glossario 12. Sintesi di grammatica storica L’edizione dei testi è seguita dal capitolo III, che offre una puntuale descrizione diacronica di tutti i fenomeni grammaticali riscontrati nei documenti dell’antologia. Per ovvi limiti del corpus selezionato questo capitolo non può che rappresentare una “sintesi” di grammatica storica, ma l’insieme dei dati riuniti dopo lo spoglio sistematico dei documenti e l’esame delle occorrenze
Il Glossario di tutte le voci lessicali contenute nei testi, corrispondente al capitolo IV, è stato allestito seguendo dappresso lo schema di Merci (1992), che per praticità ed economia si qualifica come il piú proficuo per un controllo rapido e attendibile delle occorrenze. Non sono state lemmatizzate esaurientemente, è ovvio, le strutture grammaticali trattate e spogliate selettivamente nel capitolo III. Ogni occorrenza lessicale è stampata in neretto in apertura della
21
CRESTOMAZIA
SARDA DEI PRIMI SECOLI
4 nostris]nris piú doppio titulus. T redemptione, S redenzione. 5 T animae. nostre]nre piú doppio titulus. T et in. misericordia]mia piú doppio titulus; S misericordiam. T imbenire. Sic]sit. 6 T tradimus. basilica] La b maiuscola. T,S genitricis. T dicitur. 7 omnibus]omib piú doppio titulus. 8 T antea iubente. Deo]do piú doppio titulus. T charitate. sic]sit. T tradimus. 10 T,S et da. ed a suos succesores] Nell’interlinea, aggiunto in corso di copia. 11 omnia]omia piú doppio titulus. ud illis]utdillis, con resa grafica della pronuncia effettiva di T fra vocali in clausola sintattica, preceduta dalla trascrizione della dentale etimologica (cfr. l.5 UT HIC = ud ic). T,S necessaria. 12 qui post]quost; T post. hi]ih. non abeat]n¢beat, col segmento be aggiunto nell’interlinea in corso di copia. T retrahere. 13 sic]sit; T,S sit. hi]ih. Dopo avet segue una lettera biffata. 14 faceret]facret; T sacret. agere]agr piú titulus; T a gratia. 15 Et] In lettere maiuscole. quis ista]quista (cosí T,S). iussum fuerit destruere]ius:furiettruere, con trascrizione fortemente compromessa dall’omissione della desinenza piú la metatesi grafica e l’aplografia che seguono. Il senso della costruzione verbale finita è chiaro: Nicita allude alla iussio ricevuta per rogare il documento; T josi fueri, S iusi furi. 16 -rit]erit, con e ricopiato dal segmento della fine del rigo precedente espunto. T,S bibenziu. 18 T maleditione, S malediczione. 19 T,S Maczeus. T et depiriat, S etd apiriat. 20 T declutiat, declutibit. T Datan, S Datzan. 22 Et] In lettere maiuscole. quis ista]quista, per aplografia. T breve. ben’ est]benest (cosí S). 23 T benedictione, S benediczione. nostru] Con u soprascritta su o. Iesu]Iho, con h astata. gloriosa] La l inserita nell’interlinea in corso di copia. ed abeat]da preceduto dal segno tachigrafico per et; il troncamento della forma verbale può essere stato promosso da aplologia con benedicçione. 24 T benedictione, S benediczione. T et dabeat, S etd abeat. 25 T benedictione, S benediczione. 26 Inizia con questo rigo la postilla di Nicita, vergata in scrittura di dimensioni piú piccole rispetto al resto del testo. T palactio, S palaczio. ora] Inserito nell’interlinea in corso di copia. abuit inn]abuinn per aplografia; T abit inci, S abu inn. grande]de aggiunto nell’interlinea in corso di copia. 27 T presse erat. T serbiziu, S serbizziu. 28 S mihi. T inde superiu. T si imbennietis, S si imbemnietis. T litera. edificata] La e è stata eseguita allo stesso modo della prima componente del segno tachigrafico per e/et. ed emendate]dm£date, con l’asta della prima d tagliata da tratto orizzontale; T demandate, S demendate. 29 T et donate, S etd orate.
I nel 1064/65 costituisce una delle prime e piú significative testimonianze dei fitti rapporti intrattenuti fra il Giudicato di Torres e i Benedettini. Mezzo secolo piú tardi un vero exercitum Dei si sarà stabilito in tutti i Giudicati sardi, beneficiando d’ingenti concessioni, di chiese, terre, servi e decime (Anatra 1997:cap. I, Besta 1979 I:75-77, Casula 1992:232, § 248, Meloni 1988:57, Turtas 1999). Con i Benedettini di Montecassino in un primo momento, seguiti da Camaldolesi, Vittorini, Cistercensi e Vallombrosani, l’asfittica cultura isolana riceve un chiaro impulso, che trova un riflesso immediato soprattutto nell’assorbimento di norme ed usi di scrittura, latina e volgare. Barisone I de Lacon-Gunale, sovrano del Giudicato di Torres, noto per il tramite del nostro documento, è il nonno di Mariano I che assiste, insieme con i figli Mariano, Comita e Pietro, alla concessione regia (Brook et alii 1984:83 e 188, tav.V). Lo stesso monarca aveva inviato legati all’abate Desiderio nel 1063 con preghiera di mandargli alcuni frati per un monastero che intendeva fondare allo scopo di sollevare le condizioni morali e culturali dei suoi sudditi. Le chiese di Santa Maria de Bubalis, nota anche con la denominazione di Mesumundu, e di Sant’Elia, ai piedi della sommità del Monte Santo nella piana del Logudoro che fa capo al comune di Síligo all’interno della curatoria del Meilogu, sono state erette seguendo appunto il progetto iniziale di Barisone (Coroneo 1993:117-119).
I.2 Commento storico
I.4 Commento diplomatistico
L’atto di donazione delle chiese di S. Maria de Bubalis e di S. Elias de Montesantu a Montecassino da parte del Giudice turritano Barisone
Come si dirà piú avanti a proposito delle prime carte in volgare, il formulario diplomatico tipico sardo viene qui pedissequamente rispet-
28
I.3 Commento codicologico Archivio dell’Abbazia di Montecassino, aula III, capsula XI, num. 11. Pergamena, mm 354x235, in buono stato di conservazione, con sigillo in piombo legato alla membrana da una tenia o cordicella di canapa. Rigatura sul lato pelo, dove la scrittura della carta corre parallela al bordo superiore per un totale di 29 righe. Descrizione in Leccisotti (1965 II:61, num. 11) e Cau (2000:330).
Scripta latina rustica – DOCUMENTO I
1
tato dallo scriniarius, il quale si serve – in modo estremamente maldestro – della clausula defensionis (12-14), nonché delle tipiche formule di sanctio negativa (15-21) e positiva (22-25). Anomala è, rispetto al resto della tradizione superstite, l’inclusione dell’elenco dei testimoni della donazione nelle prime righe (2-3), anziché nella solita notitia testium che chiude regolarmente la dispositio. Ma trattandosi di copia ad uso esclusivo degli amministratori benedettini cui la donazione è rivolta, quest’anomalia appare pienamente coerente. Particolare rilevanza ricostruttiva ha il sigillo di piombo conservato, con la legenda in latino Baresone Rex sul recto, completata sul verso da una schematica effigie in originale del Giudice (cfr. fig. 1-2). Sul piano culturale i sigilli settentrionali – in tutto 8 piombi di Torres e Gallura – mostrano unanimemente una tipologia sfragistica diversa da quella dei sigilli centro-meridionali: i secondi, come si vedrà nel doc. V, fanno ricorso regolare all’uso di schemi bizantini, mentre i primi sembrano uniformarsi invece ai modelli continentali e recano delle raffigurazioni dei sovrani (Casula 1974:82-85 per un breve riassunto; piú fotografie di sigilli turritani si trovano nel volume collettaneo su Il mondo della Carta de Logu, nel contributo firmato sempre da Casula 1979:192193 e 216-217, tuttavia con legenda errata nell’ultima riproduzione, che si riferisce a un diploma del 1170).
2
I.5 Commento paleografico Scrittura carolina di modulo medio-grande, dal ductus pesante e male allineata, con superamento dello specchio di scrittura sul margine sinistro nelle quattro righe della postilla. Sono caratteristiche da addebitare ad un influsso diretto della scrittura beneventana sull’usus scribendi del copista: la r alta, la t con asta ricurva e tratto orizzontale orientato a sinistra dell’asta, la legatura ri alta, la z in forma di c-cedigliata, il titulus doppio (frates 3, omnia 11), certe abbreviazioni (mia per misericordia 5, oms per omnes 25), i due punti per le pause intermedie. Degne di particolare rilievo, oltre la cediglia, sono l’impiego di <x> = [ss] e la massiccia fruizione del nesso per et, ingrandito e realizzato in quattro tempi (Petrucci/Mastruzzo 1996:208). In particolare quest’ultimo fatto accomuna il nostro documento al discusso PL (doc. XV), e anche ad altre carte arborensi, dov’è possibile enucleare un valore fonetico univoco di [ed] fra vocali, confermato dal fatto che alla nota tironiana segue spesso una d davanti a vocali, la quale viene amalgamata dagli imperiti scriptores per concrezione al resto della parola (ed in eternum 5; ed abeat 24; di conseguenza, come giustamente hanno interpretato Petrucci e Mastruzzo sulla scia di Wolf, innanzi a consonante si leggerà e: cfr. qui e+ternus = eternus 1).
29
CRESTOMAZIA
SARDA DEI PRIMI SECOLI
mascheramento delle marche flessive scomparse, o – piú inverosimilmente ancora – di surrogazione integrale delle fino all’avvento del volgare copiosamente attestate strutture analitiche (cfr. Wright 1989:257, con riguardo al volgare ispanico delle origini, <placuit> = ['plogo] o <stabit> pronunciato [esta'raBe], a causa della struttura “soggiacente” ST5RE HABET). Malgrado il nostro copista sia in grado di restituire efficacemente le forme antecedenti a quelle volgari esemplificate da B, egli non crea una brusca rottura fra i due poli della diglossia, ma lavora
40
piuttosto all’interno d’un continuum che consente di recuperare agevolmente le fasi di sviluppo che hanno generato il volgare sardo a partire dal latino volgare (cosí va letta l’equipollenza tra aen esser B29 e abent essere A23, espressione analitica del futuro deontico sorta da *HABENT ESSERE). La rapida proliferazione di testi “alti” in sardo, nella fattispecie di carte e diplomi emanati da autorità giudicali, renderà in poco tempo obsoleti esperimenti come il nostro, e condurrà al definitivo assestamento del bilinguismo nello scritto.
Scripta campidanese
TAVOLA GENEALOGICA DEL GIUDICATO DI CAGLIARI Documento
Giudice/consorte
Periodo presunto di governo
[Cรกralis o Pluminus] IV III IV XIV X V, VI, VII, VIII IX, X, XI
Mariano-Salusio I/Iorgia de Setzale Orzocco-Torchitorio I/Bera Costantino-Salusio II/Iorgia de Lacon (Mariano-Torchitorio II/Preziosa) Costantino-Salusio III/Sardinia Pietro Torchitorio III (Oberto di Massa/Iorgia) Guglielmo-Salusio IV/Adelasia > (Guisiana) Benedetta de Lacon/Barisone-Torchitorio IV
ante 1058 -1058-1081m. 1081-1103-1130-1168 1168-1188m. -1190-1214m. 1214-1232
41
CRESTOMAZIA
SARDA DEI PRIMI SECOLI
avvio di traduzione: «como consta del auto y escritura original de la dicha donación que se conserva en el Archivo de la Curia Arçobispal Calaritana, cuya copia traduzida del lenguaje sardo en que está escrita en el castellano es la que sigue»; per il personaggio si veda l’utile nota storiografica di Manconi 1998). Se non sembrano esservi dubbi sull’autenticità della redazione a noi pervenuta, notevoli sono invece i problemi che riguardano la correttezza della trascrizione, come hanno già segnalato piú studiosi (Solmi 1905a:279; Paulis 1997:142, a proposito della lezione spuria stident). Lo scriptor, in effetti, introduce nuove grafie iberiche, omette titulus, tronca o storpia parole a lui incomprensibili, e altera arbitrariamente piú uscite
50
sarde, denunciando in questo modo la sua origine verosimilmente catalana. Difficile, infine, esprimersi sulla stratigrafia linguistica del documento, il quale denuncia esiti estranei al campidanese delle carte coeve o di poco posteriori alla presunta redazione dell’originale, tratti che potrebbero risalire in parte all’originario diasistema di transizione ogliastrino (per cui cfr. Blasco Ferrer 1988) o, piú verosimilmente, dipendere da una maggior competenza linguistica delle varietà centro-settentrionali (= arborensi/logudoresi) da parte del copista catalano. Indubbi, invece, gli indizi d’una precoce, ma già ben consolidata, adesione a norme grafiche continentali (cfr. <ch>), risultante dalla massiccia presenza monastica, in particolare benedettina, sull’Isola.
IV. Carta di donazione in caratteri greci, 1089
IV.1 Testo Ed.: Blancard/Wescher (1874 = W), Monteverdi (1941:34-36 = M), Lazzeri (1954:50-58 = L) e soprattutto Blasco Ferrer (2002d = BF, con adeguamento ai criteri editoriali qui definiti). Facsimili in W (eseguito a mano) e Monaci (1881-1892:num. 98, particolarmente ben riuscito). In trascrizione interlineare la traslitterazione del testo greco, secondo i criteri esposti nel Commento paleografico. Sigla del documento: Cgr. 1 HN <n>Òm[inh] de p£trh et fil[io e] ss£ntw ºssp…rito. Egw, „oÚd[iki Saloush, per bolount]£te de dÒnnou D[eou potest]andw p£rth de In <n>om[ini] de Patri et Fil[io e] sSanto Isspirito. Ego, Iud[iki Salusi, per bolunt]ate de donnu D[eu potest]ando parti de 2 K[£ralhj] K[oun] Ka[mpi]d[£nou de Ploum…nouj, iskr…]ssi ista karta prÕ kawsa kh de/dhti p£C[aralis] c[un] Ca[mpi]d[anu de Pluminus, iscri]ssi ista carta pro causa ki dediti pa3 tre miou „oÚdiki Trog[o]tÒrh a\ s£ntou Satournh [.....] kh sa donnikalia soàa de Klousw ko[u]n se/rbouj soÚouj, tre miu Iudiki Trog[o]tori a Santu Saturni [.....] ki sa donnicalia sua de Cluso c[u]n serbus suus, 4 e\ koun a<n>k…laj soÚaj, a\ For£tou Korsou k[oun moul]ie/re soàam, e kou[n f]…liouj soÚouj, sene Sof…a kh lasse/<i> e cun a<n>kilas suas, a Foratu Corsu c[un mul]iere suam, e cu[n f]ilius suus, sene Sofia ki lasse<i> 5 l…bera prÕ £nhma de f…lia mia dÒnna 'Ele/nh, e do[li......] a tTo[.....]elo, e\ a moulie/re soàa e\ a f…liouj soÚ[ou]j libera pro anima de filia mia donna Eleni, e do[li......] a tTo[.....]elo, e a muliere sua e a filius su[u]s 6 e\ a sSk£rfarou e a moule/rh soàa, e a f…li[a.....]ab[.], e\ dÒlh berbek£riou a\ tTourbhnÁ Kekere/oj
7
8
9
10
11
12
13
14
e a sScarfaru e a muleri sua, e a fili[a.....]ab[.], e do-li berbecariu a tTurbini Kekereos e\ a moulie/re soàa e\ a f[i]liouj soÚouj, e\ <a> Kostaf[ou] K[Òrs]w, e\ a m[ou]lie/re soàa e\ a f…liouj soÚouj, e\ a Gi£nh e a muliere sua e a f[i]lius suus, e <a> Costaf[u] C[ors]u, e a m[u]liere sua e a filius suus, e a Giani 'OrkesÒ e\ ll£touj de\ f…liouj soÚouj k[h] foÚhti [...]lo, soÚa l…bera [d]e MontisoÚnou soupe/r Kloukab…a laOrkeso e llatus de filius suus k[i] fuiti [...]lo, sua libera [d]e Montisunu super Clucabia latouj a\ hsa m£ma, e\ a For£ta Korsou, f…lia [de] Kwstant…nou KÒrsou, e\ KÒmhta KÒkkaj, f…lio de tus a isa mama, e a Forata Corsu, filia [de] Costantinu Corsu, e Comita Concas, filio de Kwstant…nh KÒkkaj. E dolh b»nia hn Te/rtriw e [h]sa dom…sti[a] de Kan£le de\ ToÚfou, e\ hn partzÒne Costantini Concas. E do-li binia in Tertrio e [i]sa domisti[a] de Canale de Tufu, e in partzone k£ntou £pw h/n Setz£le e\ hn Te/rtriw, e s£lto e\d ¥koua e\ tte/ra ¢ratÒria k» ¥pw a\b ¥wa m…a cantu apo in Setzale e in Tertrio, e salto ed acua e ttera aratoria ki apo ab aba mia dÒnna Gewrg…a de Setz£le k[h] p£rt[z]w koun fr£tej m…ouj, e\ hsa domest…a de Gr[egèrh] de £kkoua donna Iorgia de Setzale k[i] part[z]o cun frates mius, e isa domestia de Gr[egori] de accua tÒtta k£ntou £po, e hsa domest…a m…a de K£strw de Mouge/th, e\ pl£tzaj de\ don<n>ike/lou Pe/trou totta cantu apo, e isa domestia mia de Castro de Mugeti, e platzas de don<n>ikelu Petru kh ssoÚntou ¥nte kl»sia de s£ntou SatoÚrnh, e\ domest…a de Kell£riouj k» mi tramoute/h, e\d ¥rgiÒki ssuntu ante clisia de Santu Saturni, e domestia de Kellarius ki mi tramutei, ed ario-
51
CRESTOMAZIA
SARDA DEI PRIMI SECOLI
3
4
parla nella Carta si trova a Capitana, a pochi km da Cagliari in direzione di Villasimius. 14 Kellarius: toponimo identificabile con l’odierna Selargius, importante centro medievale di raccolta e deposito del grano. 16 Plátages: si tratta della località di Plátais di Castiadas, situata nella curatoria di Colostrai o Tolostrai (Casula 1980:99). Sinnai: località divenuta un grosso comune dell’hinterland cagliaritano; nella sua circoscrizione sono compresi diversi microtoponimi della Cgr (cfr. Paulis 1987:339-342). 17 Mariani: è il nonno (A(U)UM) di Costantino, vissuto prima del 1058 e sposato con Iorgia de Setzale, già menzionata. Compare in un’epigrafe in lingua e grafia bizantina incisa fra due bande tripartite di due frammenti di parallelepipedo in marmo bianco ritrovati fra i ruderi d’una chiesa tra Villasor e Decimoputzu (cfr. fig. 3-4): l’iscrizione celebra la commitenza della diarchia arcontale, composta da Torcotorio e Salusio, e di Ortzoccor. Testo: «K(Úri)e bo»qei tîn doÚlwn toà Q(eo)à Tourkotour…ou bas(ilikoà prwto)spaq(ar…ou) kaˆ Salous…ou tîn ™ugenest£twn ¢rcÒntwn h`mîn ¢mh\n. Mn»sqhti K(u\ri)e k(aˆ) toà doÚlou sou 'OrtzokÒr ¢mh\n» (citazione in Coroneo 2000:217; interpretazione culturale sulla funzione «di prestigio, di distinzione, di segno» in Cavallo 1988:476). Il titolo di arconte, che ricorre nell’iscrizione, è dato in età bizantina «al capo d’una regione o d’un’unità amministrativa non affidata né amministrativamente né militarmente né in diversa maniera ad altro funzionario di grado piú elevato. Come per la Croazia o la Serbia nei Balcani, l’Armenia e il Vaspurakan nel Caucaso, Gaeta o
56
Amalfi in Italia, l’arconte di Sardegna era a capo di una regione formalmente considerata bizantina, ma difatto posta al di là delle frontiere dell’impero di Bisanzio. Nel secolo X l’arconte poteva portare un titolo aulico, come quello di protospatario (‘primo portaspada’), il cui conferimento comportava il versamento di una somma importante allo stato e l’assegnazione di uno stipendio annuo fisso» (Guillou 1988:348). Con Mariano-Salusio I si apre ufficialmente il ramo genealogico documentato della casa dei Lacon-Gunali (si veda la Tavola genealogica). 19 Salusi: è il nome dinastico di Costantino, autore del diploma. Nelle fonti tardolatine, segnatamente africane, si trovano i gentilizi Salutius e Salusi, Salusis, con la riduzione tipica africana -IUS > -IS, già evidenziata con copia di materiale onomastico da Gian Domenico Serra (Serra 1952:418, Blasco Ferrer 1992:48). Niáseli o Neáseli: corrisponderebbe, secondo noi, al microtoponimo alto-ogliastrino Nésili (Paulis 1987:439), compreso nel territorio di Ilbono. È bene rammentare a questo proposito che la giurisdizione dei Giudici cagliaritani s’estendeva fino all’estremo nordorientale dell’Ogliastra, abbracciando i territori piú settentrionali di Urzulei e Villagrande Strisáili (cfr. Casula 1984:1036 per i comuni della curatoria dell’Ogliastra, e già Sella 1945:num. 667, 2163, 2208, nonché la nostra carta generale delle curatorie medievali). In territorio di Ilbono compaiono significativamente i microtoponimi Carcasso (= Curcaso?) e Tiriargiu, derivato di Tiria, che è anche appellativo comune per la ‘ginestra spinosa’ (cfr.
Scripta campidanese – DOCUMENTO IV
Paulis 1992:297-300 per [ti'ria] ‘piante spinose, con fiore papilionato’). 22 Curcaso: si tratterà, secondo noi, di mera variante del precedentemente menzionato Curcas (l.17), toponimo di vasta diffusione nel Logudoro e nel Campidano (Wolf 1988a:35, note 523 e 527, con ingiustificata discriminazione dei due allomorfi, che nel nostro testo compaiono con riferimento alla stessa persona). 30 Ortzocor: nome personale del padre di Salusio, Ortzoc(c)or-Trogotori (o: Orzocco-Torchitorio), rogatore della prima carta scritta in sardo campidanese (ca. 1066-1074), conservata in copia quattrocentesca nell’Archivio Arcivescovile di Cagliari.
IV.3 Commento codicologico La pergamena si trova nel fondo manoscritti di Saint-Victor 1, serie H 88, numero 427 degli Archivi Dipartimentali di Bouches-du-Rhône a Marsiglia. Essa misura mm 470x440 e mostra numerose lacerazioni lungo l’antica piegatura al centro, nonché uno strappo orizzontale per quasi tre quarti della seconda riga. Il bordo inferiore è stato resecato appena sotto l’ultima riga, e perciò non ci sono indizi che possano avallare l’esistenza d’una plica da cui pendesse una bulla deperdita; le dimensioni assai regolari del foglio piegato suggeriscono piuttosto che la pergamena avesse in origine le misure che ha conservato. Non è possibile verificare se sopravvivono tracce di annotazioni dorsali, perché un restauro recente ha consigliato l’incollatura del verso su supporto cartaceo. Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:47, num. 74.017).
IV.4 Commento diplomatistico La tipologia del diploma, come anche quella dell’apografo dell’AACa, risponde al primo modello di cartas bulladas enucleato dal Solmi (1905b:29). Si tratta, in effetti, d’una concessione regia, nella quale il Giudice è, nel contempo, pubblico ufficiale e attore principale della transazione, che da lui prende nascita ed esistenza. Poiché le grandi donazioni regie alle chiese e ai monasteri «si compiono spesso nell’atto medesimo in cui se ne redige il diploma, cosí avviene che, talvolta, il lociservator e gli assistenti alla redazione fungano insieme da testimoni della concessione sovrana» (Solmi, Op. cit.).
Il diploma di Marsiglia rispetta nel complesso i caratteri intrinseci dei documenti solenni emanati dalle cancellerie giudicali sarde, ma denuncia nell’ordinamento delle parti una vistosa anomalia che, secondo noi, costituisce una prima spia sicura della sua gestazione come copia: – Invocatio 1: corrispondente in toto a quella comunemente adoperata nei documenti greci della Sicilia bizantina (cfr. già Giry 1925:532: 'En ÑnÒmati toà patrÕj kaˆ toà uƒoà kaˆ toà ¡g…ou pneÚmatoj). – Intitulatio 1-2: ricalca interamente la formula di legittima autorità del Giudice che si ripete in quasi tutte le carte volgari dei secoli XIXIII e che riproduce lo schema codificato degli ultimi sigilli d’età bizantina, quando il potere militare e politico passò dall’¥rcwn che regnava su una regione o me/roj al iudex che governava una parte, o nella fattispecie uno dei quattro Giudicati sardi (cfr. Schlumberger 1963:222-230 e Bascapé 1969:165-182 per la replica dell’intitulatio nei sigilli). In effetti, l’espressione (l.1): (Ego) iudiki Salusi (per boluntati de donnu Deu) potestando parte de Caralis, trova fedele riscontro nelle legende impresse sul rovescio delle bolle plumbee ritrovate in Sardegna o negli archivi continentali (ad es. anche nell’archivio marsigliese, che ne serba un esemplare del sec. XI). Per le bolle di Salusio si veda più avanti il Commento diplomatistico relativo al documento V. – Dispositio 3-22: il nostro diploma si allinea perfettamente agli schemi prestabiliti dalle cancellerie giudicali nell’esposizione dei cespiti donati, nella specificazione dei confini o nel riferimento ai toponimi, nell’elencazione dei testimoni e in generale nella composizione delle parti libere (cfr. Casula 1974:67 n.166). – Sanctio positiva 23-24: la quale contiene ugualmente una struttura testuale che spesso trova riscontro nelle carte coeve, come si vedrà piú avanti. – Notitia testium 24-26. – Sanctio negativa 26-29: è molto caratteristica dei documenti pubblici sardi, ed ha perciò uno schema fisso, probabilmente ereditato dalla tradizione bizantina, consistente in una clausola comminatoria dove si accolgono gli anatemi contro i violatori del contratto, invocando il sostegno dei 318 Padri del primo Concilio di Nicea, accompagnati da Profeti, Padri della Chiesa e Apostoli. Come acutamente aveva intuito nel 1931 Benvenuto Terracini, «la formola di esecrazione e di benedizione delle carte sarde, se ha
57
CRESTOMAZIA
SARDA DEI PRIMI SECOLI
posta qui [...] Suel[l]i / Jurge [...] Cal[a]r[is] co[ns]enty [...]». Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:55, num. 74.025).
V.4 Commento diplomatistico La carta bullada qui analizzata reca testimonianza d’una seconda tipologia di diplomi, limpidamente illustrata dal Solmi (1905b:29-32). In essa, in effetti, il Giudice, con la solenne formula: assolbu-llu a ffagiri-si in co bolit, concede l’autorizzazione sovrana all’interessato, nella fattispecie al vescovo Paolo, a serbar memoria nello strumento pubblico munito di sigillo dei negozi giuridici compiuti precedentemente da costui. Nell’atto, dopo la formula d’assoltura, segue immediatamente la frase salutatoria e propiziatoria rivolta al Giudice, che è di chiara estrazione bizantina: ki mi-llu castigit donnu Deu balaus annus et bonus. Secondo Benvenuto Terracini (1957 [1931]:193), essa rispecchierebbe un calco-traduzione della formula augurale dei tempi di Costantino Porfirogenito, polla\ ta\ œth tîn basile/wn, ricodificata in polla\ œth kaˆ ¢gaq£ = balaus annus et bonus (e cfr. Paulis 1983:178-181 per lo sviluppo fonetico). C’è da ricordare anche che nella dispositio l’insinuazione delle precedenti transazioni contiene l’indicazione esatta delle loro nature giuridiche (compere, permute, sentenze giudiziarie), con la menzione delle parti contraenti e coi nomi dei rispettivi testimoni. Con la clausola finale: Et sunt [t]estimonius (de logu) s’introducono gli assistenti alla redazione del diploma sovrano, su logusalbadore, che corrisponde al lociservator o amministratore municipale con poteri in parte civili e in parte militari d’età giustinianea, ma con funzioni sempre piú limitate e nel periodo di Guglielmo di Massa assorbite dal Giudice, accompagnato da membri di rilievo della famiglia giudicale. Per il resto, il documento preserva pedissequamente l’articolazione già vista dei diplomi sardi: – Invocatio 1: simbolica e verbale alla Trinità che, com’è stato detto, ricorda da vicino l’incipit dei documenti della Sicilia bizantina pubblicati dal Cusa (1868). – Intitulatio 2-3: con riproduzione dello schema codificato negli ultimi sigilli d’età bizantina. Come già detto al IV § 4, l’espressione (Ego) Iudigi Salusi, (per voluntate de donnu Deu,) potestandu parti de Karalis si ritrova nelle
66
legende impresse sul rovescio delle bolle plumbee, come si vedrà piú avanti. – Dispositio 3-44: con inserimento dell’insinuazione ed elencazione delle diverse transazioni con i testimoni che vi parteciparono. – Notitia testium 44-46: con l’indicazione dei testes principali che confermano la validità del documento. – Sanctio negativa 46-48: con le normali formule d’esecrazione, contenenti piú calchi dal greco, quali devertere che traduce metatre/yai o nullu apat ausu che ricalca tolm»sei. – Apprecatio 48. Il nostro diploma è il primo della serie qui raccolta ad esibire una bulla plumbea di tipo sardo meridionale. Come i lavori di sfragistica hanno messo in evidenza (Schlumberger 1963:222-224, con riesame critico delle descrizioni fornite dal Manno nel 1878, e soprattutto Bascapé 1969:165-174), i sigilli campidanesi si contraddistinguono tutti per l’uso di lingua e stilemi di chiara estrazione bizantina, tesi a mantenere saldi i legami d’eredità storica e culturale con Bisanzio, dopo che i poteri un tempo spettanti all’arconte o ipatos, ossia al governatore militare e civile che risiedeva a Cagliari (Guillou 1988:348), erano stati accentrati dai Giudici-Re. Non può stupire perciò che nei sigilli il Giudice assuma la qualifica d’Arconte/¥rcwn, con chiara funzione «di prestigio, di distinzione, di segno» (Cavallo 1988:476), e indichi con un derivato del nome bizantino me/roj, nella fattispecie con mere‹a (Du Cange 1977:476), la regione da lui amministrata, esattamente come nelle epigrafi medioelleniche dei secoli X-XI (Guillou 1996:234-245, Coroneo 2000:208-217). Il nostro sigillo, infatti, mostra sul verso (cfr. fig. 5) la legenda (la C è la s-lunata): CA / LOUCIW / ARXONTI / MER[E]H[AC] KA / LAREOC, e sul recto (cfr. fig. 6) il tipico monogramma cruciforme recante l’invocazione alla Madonna: QEOTOKE BOHQEI, completata ai quattro contorni della croce dal dativo denotante il beneficiario: TW / CW / DOU / LW, ‘Madre di Dio, soccorrete il Vostro servo’. S’inserisce, infine, in questo contesto di recupero d’un retaggio storico-culturale la scoperta recente d’un sigillo arborense del tutto identico per tipologia e legenda a questo, che pare poter essere ascritto a un capostipite della famiglia giudicale arborense, nella fattispecie a un tale Zerchis, regnante in Arborea agli inizi del sec. XI e predecessore di Comita de Salanis (Spanu 1998:91-96; Zucca
Scripta campidanese – DOCUMENTO V
5
1999: Ze/rkij ¥rcwn 'Arbor[eaj]). Il reperto è prezioso, perché contribuisce a restituire un intimo legame tra la regione mediana e quella meridionale, a quanto pare impregnate entrambe nelle Origini d’uno spiccato senso d’identità autonomistica d’estrazione culturale bizantina.
V.5 Commento paleografico Scrittura carolina tarda o di transizione, incerta nell’uso delle regole della gotica textualis (e in particolare nell’applicazione della cosiddetta “regola di Wilhelm Meyer” sulle curve contrapposte: «quando due lettere successive presentano curve contrapposte [a esempio: be, oc, po], esse sono accostate in modo tale che i rispettivi tratti curvi finiscono parzialmente per sovrapporsi», Bischoff 1992:188). Uso parco della nota tironiana, che quando appare sciolta viene resa con la semplice vocale [e] davanti a dentale. Alcuni grafismi (ch, ç) e tratti grammaticali (elli) invitano a postulare una mano pisana, o quantomeno adusa a consuetudini continentali, nell’atto di stesura. La grafia appare consona con una datazione piú vicina allo scorcio del sec. XII (Cau 2000:371).
V.6 Commento linguistico V.6.1. Quadro di correlazioni diatopiche e di stratigrafia linguistica a) Grafematica – Sono grafie autoctone meridionali: <k> = [k] in ki 4, <g> = [H] in iudigi 1, fagiri 3; <zz> = [(t)ts] in fazzu 5.
6
– Sono grafie importate: <ch> = [k] in chi 7, plachirus 22 e <ç> = [ts] in Arçocu 18. b) Fonematica – Vocali finali alte: iudigi 1, parti 2, contro l’inerziale voluntate 2 nella formula di protocollo; domu 16. – Paragoge: abenta 15. – Esito Ø di bilabiale fricativa [B] in clausola sintattica, come in piú dialetti campidanesi dell’interno: DE VILLA > deilla (ms.) = [de 'iJJa]. – P T C -: piscobu 3, coberta 19, ladus 16, iudigi 1. c) Morfologia – Pronomi: 3p issi 5, esito regolare di IPSE. – Possessivi: miu 4, mia 1; suus, sua 24. – Verbo: Infinito fagiri 3, da FAC1RE con -Clenita, o piuttosto da *FAG1RE, come in altri domini; Gerundio lebandu 4; Presente indicativo fazzu 5, clompit 8; Presente congiuntivo castigit 4. Tipica meridionale la forma plachirus 22 di Passato remoto, contro kerfit 21, che appare invece massicciamente documentata nei testi settentrionali. Di particolare rilevanza il costrutto analitico di Condizionale, bene studiato da Gamillscheg (1970:67-72), com’-indi edi’ + Infinito 25. – Avverbi: tudui 8. d) Sintassi – Di pretta origine pisana è l’uso del pronome elli 24 nelle costruzioni presentative, come in toscano antico egli ha (Castellani 1980a II:85 [2.15], 91 [5.21], Maiden 1998:179; piú volte in Dante: Ramacciotti 1936:62).
67
CRESTOMAZIA
SARDA DEI PRIMI SECOLI
IX.1.2 Copia in latino Ed.: Solmi (1917:423 = S), con scioglimenti non dichiarati. In nomine domini nostri Iesu Cristi Dei eterni, Anno ab Incarnatione eius Millesimo du- / 2 centesimo duodecimo, Indictione quartadecima, sexto idus Madii. Ex huius pu- / 3 blici instrumenti clareat lectione quod Nos Guilielmus Dei gratia Masse Markio / 4 et Iudex kallaritanus et arborensis ad honorem Dei et beate Virginis Marie et Sanctorum Georgii / 5 et Viti et Gorgonii pro remedio anime nostre et parentum nostrorum, tibi donno Uberto Dei gratia pri- / 6 ori monasterii Sancti Viti recipienti pro monasterio Sancti Gorgonii et Sancti Viti, et pro ecclesia Sancti Georgii de Sipol- / 7 lo de Sardinea de iudicatu kallaritano, convenimus et promittimus, quod ab hac hora in antea nos per / 8 nos, vel <per> nostros nuntios, aut nostri successores per se sive <per> suos nuntios, non tollemus neque tolle<re> faciemus predicte / 9 ecclesie Sancti Georgii de Sipollo, aut ibi servientibus vel hominibus, aut servis eius aliquam datam sive datium aliquod / 10 sed sanctam ecclesiam et ibi servientes et omnes suos homines sive servos, et omnes res et possessiones ac bona dicte ecclesie ab omni / 11 data sive datio per nos et per nostros successores in perpetuum liberamus et in tali ordine Nicholaum iudicem / 12 et notarium hanc cartam scribere rogavimus. Actum Pisis in ecclesia Sancti Petri in vinculis, presentibus Barletta de / 13 Luca quondam Burnetti et Gualterotto quondam Gerardinu Castagnaccii, et Bandino quondam Bonaiunte de Filipo, et Barnetto quondam Villani Fol- / 14 larii testibus ad hec rogatis. / 15 Ego, Nicholaus de Sancto Nicholao domini Henrici excellentissimi regis postea imperatoris, i[udex] / 16 ordinarius et notarius, hanc cartam rogatus scripsi et firmavi. _____ 3 instrumenti]in strumenti. Masse]Mas se, a causa del prolungamento dell’E maiuscolo di Ex del rigo precedente. S Marchio. 6 S sancti Viti et Gorgonii per omeoteleuto. S Sepollo. 7 S kallaretano. 8 S integra per senz’avvertire. tollere]tolle, per aplografia. 10 S servos et omnes servos. 13 S omette lo scioglimento dell’abbreviazione q con l’asta superiore tagliata. S Gualteroto Castagnaccii. S Bonaiuncte. 15 Lettere iniziali e astate in carattere maiuscolo. S Heinrici.
86
IX.2 Commento storico IX.2.1 Commento generale Guglielmo-Salusio IV, Marchese di Massa e Giudice-Re di Cagliari, concede pro anima sua e dei suoi stretti consanguinei alla chiesa di San Giorgio di Sebollu, affiliata al monastero pisano di San Gorgonio dell’isola della Gorgona, l’immunità da ogni tributo in occasione d’un suo viaggio a Pisa il 10 maggio 1211. Con le solite formule deprecatorie contro i detrattori egli esprime, nel privilegio, totale divieto d’interferenza ai sovrani o amministratori, coevi e futuri. Nella concessione il Giudice d’origine toscana compare con sua figlia Benedetta, che tre anni dopo avrebbe assunto il titolo giudicale e il governo del Regno di Cagliari. IX.2.2 Personaggi e luoghi 11 Sebollu: località afferente alla curatoria di Gippi (o Parte Ippi), a pochi km da Cagliari, tra Decimoputzu e Villasor (Casula 1980:100; 2001:1697). 32 Petru d’Arcedi: l’etnonimo rinvia al centro medievale di Arcedi, vicino a Samassi (Casula 1980:99). Il teste è, nuovamente, quello menzionato nei docc. VI.15 e VIII.84, cosí come i già nominati Barisoni Passagi l.33 = VIII.81 e Comida de Serra de Frailis l.33 = VIII.80.
IX.3 Commento codicologico Testo volgare: Archivio di Stato di Pisa, Diplomatico, R. Acquisto Coletti, 10 maggio 1212, corta. Pergamena, mm 455x146(base)/135(alto), piú ca. 3,5 cm in basso per la plica. Lo specchio di scrittura è delimitato con rigatura a secco per 40 righe. Bulla deperdita, di cui resta parte del cordoncino nella plica. Buono stato di conservazione, eccettuati pochi guasti nelle tre ultime linee e lungo l’estremo margine sinistro, a partire da l.22, a causa di umidità (ma la scrittura si ravviva con l’uso della lampada al quarzo). Non ci sono annotazioni dorsali. Regesto in Frank/Hartmann (1997 V:58, num. 74.028).
IX.4 Commento diplomatistico IX.4.1 Testo volgare La carta rispetta pedissequamente la struttura già vista del formulario diplomatico isolano:
Scripta campidanese – DOCUMENTO IX
– Invocatio 1. – Intitulatio 1-10: seguita dalle dichiarazioni delle circostanze che hanno motivato l’emissione del documento (Narratio). – Dispositio 11-22. – Clausula defensionis 23-27. – Notitia testium 28-33: con indicazione dei testimoni pisani e poi sardi, nonché del notaio Nicolao, che stende il secondo documento in latino qui sotto descritto. – Datatio chronica 34-35: secondo lo Stile dell’Incarnazione pisana, per cui la data effettiva è il 10 maggio 1211 (errata, dunque, la data consegnata da Tanfani e Solmi alle crestomazie e all’inventario di Frank e Hartmann; corregge coerentemente Cau 2000:387, n. 170). – Sanctio negativa 36-40: con quasi identica formulazione delle clausole delle Carte volgari dell’AACa X e XII e della seconda carta di Marsiglia, dello stesso Giudice. IX.4.2 Testo latino Su un piano diplomatistico – ma anche storico e filologico – va tenuto presente il fatto che il diploma di Guglielmo-Salusio è stato trasmesso anche da una seconda pergamena in originale, serbata nell’Archivio della Certosa di Calci, Fondo Pergamene, II serie, num. 350. L’atto pubblico, che rappresenta un instrumentum prodotto dal notaio soprammenzionato Nicolao, operante nella Cancelleria di Pisa in quello scorcio di secolo, è una copia libera del diploma originale sardo, articolata secondo le regole del notariato pisano coevo, e sprovvista delle parti formulari tipiche sarde viste prima, ma con la significativa aggiunta nell’escatocollo della completio. Il Solmi (1917:423) – e alla sua stregua il Lazzeri – riproduce il testo del diploma secondo una copia fedele del medesimo che si ritrova fra le carte del Fondo Baille. In effetti, nel manoscritto miscellaneo di Ludovico Baille (per la cui figura si veda la scheda storiografica di Casula 2001:138-139), custodito nella Biblioteca Universitaria di Cagliari, Fondo Baille, Sala Piccola, 6bis-1 (Portafolio V,2, cartella 80/711, controllabile anche in microfilm: Pos. 949/1-2), si trova al f.3 (copia 5134) la trascrizione dell’originale della Certosa. Come si può leggere al f.1, il 6 maggio 1797 lo scriba e diacono Ambrogio Celio inviò al Cavaliere Baylle, su richiesta di quest’ultimo, diverse «pergamene riguardanti la Sardegna, che conservansi in questo nostro Archivio», precisando in calce alla lettera che tutte le pergamene «furono confrontate / coll’originale
da me e trovansi esser / essattamente [sic!] copiate, avendovi io sola- / mente messo qualche punto che era / tralasciato e qualche ~ sopra qualche / parola». Una collazione fra la copia del Fondo Baille e l’originale della Certosa ha dimostrato la perfetta coincidenza testuale. Sorprende perciò non poco la trascrizione infida che ne ha fornito il Solmi.
IX.5 Commento paleografico Scrittura carolina d’impianto librario, con tratti di scarsa evoluzione, del tutto similare a quella della Carta volgare dell’AACa XII (= doc. X), in particolare per il legamento fra s e t con un tratto seghettato di congiunzione molto caratteristico. Maiuscole molto elaborate nel primo e nell’ultimo rigo. Uso sistematico di punti per separare unità testuali di senso compiuto (Cau 2000:388-389).
IX.6 Commento linguistico IX.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e di stratigrafia linguistica a) Grafematica Spiccano, per uso inerziale, le scelte grafematiche semivolgari che compaiono per la resa della consonante lunga e dell’affricata dentale sorda: <ct> = [tt] in Benedicta 3, Brunectu 31; <ti> = [ts] in sirbitiu 14. Per il resto, il diploma restituisce le convenzioni grafematiche campidanesi dei primi secoli, fra cui: <k> in ki 8, ankillas 13; <zz> fazzu 4,5. b) Fonematica Sono da addebitare al copista pisano, senza dubbio la voce nodaiu 29, con -ARIUM > -aio, e la sonorizzazione in Nigola 29, e con ragionevole verosimiglianza l’innalzamento di E protonica in [i], almeno in sirbitiu 14 (meno probabilmente in sirbidoris 16, ma cfr. III § 4). Tratti autoctoni sono: – Vocali finali alte: Iudigi 2, parti 4, beni 4; fazzu 4, domu 11, issoru 22, peccadus 7. Si ha rispetto inerziale del vocalismo etimologico nelle parti formulari: bolintate, potestando 3. – Assenza di prostesi in: Spiritus 1, stari 14, scolca 17, contro a isfairi-llu 26, in condizioni fonosintattiche favorevoli.
87
CRESTOMAZIA
SARDA DEI PRIMI SECOLI
– Completio 101-113: assente di regola nelle carte anteriori alla seconda metà del sec. XII, cioè fino all’arrivo di notai toscani in Sardegna, incaricati della stesura dei documenti interni ai Giudicati. Nel nostro caso il notaio Lazzarino Trudu viene segnalato come notarius domini iudicis, abilitato a stendere atti sovrani entro i confini della giurisdizione arborense (Casula 1974:39).
XVII.5 Commento paleografico Le 32 cc. del CC sono state tutte vergate in un’umanistica corsiva assai accurata e personale, molto verosimilmente opera del notaio Giacomo Deltoro, il quale dichiara d’iniziare personalmente la trascrizione di tutte le carte e registrazioni di beni e transazioni del monastero. Piú annotazioni marginali sono state aggiunte da svariate mani piú tarde. Lo specchio di scrittura, rigato a piombo, comprende quasi regolarmente 32 righe, disposte molto regolarmente e con rigoroso rispetto dei margini (O. Schena).
XVII.6 Commento linguistico XVII.6.1 Quadro di correlazioni diatopiche e di stratigrafia linguistica Chiara la stratificazione linguistica del documento, che denuncia in piú scelte graficomorfologiche e grafematiche la sovrapposizione d’una componente iberica allo strato sardo iniziale, che peraltro mostrava già qualche traccia d’influsso pisano. a) Grafematica – Sono scelte grafematiche proprie d’un amanuense presumibilmente castigliano, con conoscenze del catalano: <qu, gu> = [k, g] in nuraque 14, marguine 15, faguer 67; cfr. inoltre Quelargiu 14 con Chelargiu 40 (< pisano); <c>, e anche <x> = [ts] in picihnu 15, Cepara 51, Ciliguertas 54, e in donaxione 4, apendixios 5, afrontaxiones 56 (che glossa afrontationibus 11), benefixiu 59, lisenxia 68; <g> = [dΩ], come in cat. medievale, in Paga (T Pagia) 32, Fordongani (T -gia-) 45; <ll> = [((] in tallare 66. – Sono grafie pisane, già penetrate nella scripta arborense primodugentesca: <ch> = [k] in Chelargiu 40, Pascha 44, e <gn> = [LL] in segnoria 63, lignahiolu 66. – Sono, infine, tratti caratteristici della scripta sarda, nella fattispecie arborense: <c> = [k] in
134
donnicellu 74; <g> = [dΩ] in girat 14; <tz> = [ts] in cabitza 25; con molta verosimiglianza anche la consuetudine, già riscontrata in precedenza (doc. XII), consistente nell’inserire un <h> fra vocali lunghe o a contatto, anche in iato: bahat 15,19 < VA(DI)T, incurbahat 17, baharigat 21, girahat 22, mahiore 23, calahat 31 (e cfr. calat 32). b) Fonematica – Vocali finali non alte: iudice 2, voluntade 3, montes 7, tenet 25; nominados 8, duos 29, apo 76; di contro: marguini 23 (ma -e 19), nuraqui 21, apari 48. – P C -: cabitza 25, faguer 67. – LJ- > [dΩ]: Pag(i)a 32, calisiogiat 70. – QU - > [b]: bator 7. – R- > [e/orr]-: erriu 25 e passim, orro(h)ia 45 e passim. Forse un tratto distintivo dell’area di confine tra Campidano e Arborea si può inferire dallo strano raddoppiamento di <l> e <n> in iscalla 13 e passim e dall’ipercorrettismo Cana (ms.) per Canna 32, fenomeno che sembra rinviare a un processo d’iperreazione rispetto allo sviluppo, già descritto da M. Contini (1974), - L,N - > [ll, nn] nelle diverse varietà diatopiche dell’Alto Campidano. c) Morfologia – Articolo pl.: sos 29. – Possessivi: meu 61, meos 62 (ma T mios), suos 62, insoro 56. – Desinenza verbale di 6p di tipo log.: sihan 62, e con epitesi siana 72, fagueren 70. – Eccentrica la 1p FAC28 > fato 4, che forse sarà corruttela per *fatzo (cfr. cabitza), nell’antigrafo verosimilmente trascritto faço, meno probabilmente sviluppo secondario di [Q] (log.centro-or. ['fatQo] > log. ['fat(t)o]). – Preposizione: dae 13. Allo strato pisano appartengono verosimilmente: santi 79 (per -os), e il relativo per issa cali 44. d) Lessico Imponente lo strato iberico ascrivibile all’estensore della redazione definitiva: apendixios 5, siguentes 7, afrontaxiones 56 (cfr. Alonso 1986 I:167: afrontación ‘límite, parte de una cosa que hace frente a otra’, forma tuttavia documentata nel sec. XIII in valenzano, afrontacions ‘límits’, Diéguez Seguí 2001:244), arrehat 57,
Scripta arborense – DOCUMENTO XVII
profetu 59 (cat. profit), atrever-si 65, tallare 67 (cat. tallar), portádiga 69, dessacatu 70. Sono italianismi della prima ondata: anco 8, sensa 67, feudu 69. Un termine lessicale sardo di diffusione centro-settentrionale è gosi T (gasi) 12 ‘cosí’. e) Consuntivo L’originale da cui è stata esemplata la copia, a noi giunta con notevoli rimaneggiamenti e interpolazioni, serbava un tipo linguistico arborense “medio”, come quello già illustrato in precedenza, con un maggiore accostamento alle soluzioni del diasistema logudorese. XVII.6.2 Voci e strutture notevoli 12 si innizat: variante di [ingit'tsare, -ai] ‘iniziare’, un incrocio autoctono fra INITI5RE e INCEPT5RE. 13 dae muru in muru: espressione avverbiale iterativa, ‘lungo i muri (di pietre) di confine’. 15 marguine: ‘termine, margine’; cfr. il coronimo Márghine nel Logudoro. 16 afliscat-si: ‘si ricongiunge’, forma non documentata da Wagner nella scheda relativa a log. [affri'∫are] ‘appoggiare, attaccare’, derivato di FISTULA (cfr. anche Espa 1999:51). 21 ba(ha)rigat: ‘varca’, da VAR2C5RE; cfr. l’odierno Barigadu. 25 cabitza: ‘punta estrema’, da CAP2T2A. 45 orro(h)ia: variante mediana di [a'rroja] ‘sito basso e acquoso, torrente’, connesso con l’iberico arroyo (DES I:127). 53 cussorgia cussorgia: locuzione avverbiale iterativa (come muru muru, erriu erriu), denotante un percorso lungo, ‘i tratti di terreni boschivi e di pascolo’. 67 narbones: ‘terre non coltivate sottoposte al debbio, maggesi’. 69 portadiga: secondo l’Atzori (1957:127), ‘il diritto del feudatario di percepire metà del grano e dei prodotti dal bestiame che pascolava le terre concesse in enfiteusi’ (cfr. anche Casu 2002:1093, ‘trasporto’). 76 strumet: nella formula di divieto significa ‘distruggere’, e sarà forse derivato dal lat. med. STRUMA (donde strumare, Cossu 1968:187 e qui XXIII.27). 84 busaquesu: ‘milite della guardia del corpo del Giudice’ (cfr. la nota a XIII.9). 89 querquidore magiore: corrisponde a [kerta't]re] ‘rappresentante amministrativo del Giudice nelle singole ville incaricato di riscuotere i tributi’.
90 collectaneos: corrisponde a golleianes, per cui si veda la nota a XII.34. Parecchie voci lessicali nei microtoponimi sono appellativi riferibili a termini geomorfologici, fitonimi, idronimi ed oronimi, nonché voci della fauna, che elenchiamo qui di seguito in ordine alfabetico per facilitare la comprensione del testo (per un glossario completo cfr. Paulis 1987:453-547): áidu ‘ingresso, breccia’, argiolas ‘aie’, bargia ‘pezzata’, bau ‘guado, passaggio’, bruncu ‘cima di montagna’, canna ‘canna, misura di lunghezza’, cèpara ‘pianura molto sassosa’, ciliguertas ‘lucertole’, cuguçadu derivato di [ku'kutsu] ‘cappuccio, cocuzzolo’, figu ‘fico’, fraigada ‘fabbricata’, fresu ‘incrinato, screpolato’ (FRESUS, part.pass. di FREND1RE), frissa ‘erba vischio’ (Casu: ‘artemisia’), furriguesu ‘grotte d’epoca prenuragica’, fustis albus ‘pioppi’, gúturu ‘gola di montagna’, iscalla ‘via montana scoscesa’, ligiu, -os ‘giglio, -i’, mándara ‘recinto a siepe per rinchiudere il bestiame’, masone ‘recinto per le pecore’, minda ‘chiuso riservato, pascolo’, nasargios ‘pescaia, specie di bacino fatto con pietre in cui si pone la nassa’, orrú ‘rovo di macchia’, orruda ‘caduta’, part.pass. di [o'rru}re] ‘cadere’, padente ‘bosco’, pagia ‘paglia’, paule ‘palude’, pisquina ‘vasca, bacino di acque piovane per abbeverare il bestiame’, sedda ‘avvallamento a forma di sella’, serra ‘costa di monte, crinale’, tremazu ‘tamerice, tamarisco’, tuffu ‘macchia, cespuglio’.
XVII.7 Commento filologico Il documento qui riportato rappresenta un caso limite per quanto riguarda l’attribuzione d’autenticità. Come in tanti altri casi della storia dei testi sardi delle Origini, diversi argomenti d’ordine filologico, diplomatistico o storico sembrano avallare la presunzione di falso (cfr. per i famosi Falsi d’Arborea il denso resoconto di Foerster 1905, nonché le recenti sillogi di Pintaudi 1991 e Marrocu 1997), ma nel nostro caso la vexata quaestio è piú ardua da dirimere, come si ricava dalla ricostruzione della trasmissione testuale. La carta di Pietro II è copia autenticata, inserita in un libro patrimoniale, chiamato Condaxi de Cabrevadu (= CC, Atzori 1957; cabrevadu riflette il cat. capbreu ‘regesto, registro’), che registra tutte le donazioni testamentarie e concessioni di beni immobili fatte dal 1228 al 1529 al Convento di San Martino di Oristano.
135
Glossario
A: P di luogo e componente di locuzioni preposizionali (III:§ 53). Introduce il complemento diretto personale e il complemento indiretto (III:§ 35). aba: IV.11, N ‘nonna’. Lat. tardo AVA per AVIA (Ernout/Meillet 1985:62). abate: IIBa.36. Cfr. abbate. abbadi: IX.9; XI.17, N ‘abate’. Cfr. abbate. abbadia: XIV 131.42, 132.7, N ‘abbazia’. Lat. ABB5T2AM. abbadissa: XIX 347.4, N ‘badessa’. Lat. ABB5T2SSAM. abbate: XXIV.4, N ‘abate’. Lat. ABB5S, ABB5TEM. abere: Cfr. áere. acábidu: XIV 131.7, N ‘fine, risultato’, per traslato da ‘conclusione delle operazioni di raccolta o riassetto’. Derivato a suffisso nullo di lat. *CAP2T5RE (DES I:45). [acaptare] acaptado: XVIIIB 109.6, V ‘trovare, incontrare’. Lat. volg. *ADCAPT5RE (REW:65; DES I:46). [acatare] acatadu: XVIIIa 109.6; -ada XXVII 192.2; acatados: XVIIIB 19.6; Pass.rem. acatei XIV 131.6; Impf.cong. acataret XXVII 193.1, 197.15. Cfr. acaptare. [accatare] 1 accatados: XVIIIa 19.5; Pres.ind. accatamus XX 188.24; Pass.rem. accatei XIV 131.6. Cfr. acaptare. [accatare]2 accataret: XXVI 42.15, V ‘riuscire ad ottenere con insistenza’. Pis. accattare (DELI:45). [accattare] accattai: XIX 347.14. Cfr. acaptare. áccua: IV.12, N ‘acqua’. Lat. AQUAM (volg. ACQUAM). accusatore: XXVI 44.4, N ‘accusatore’. Lat. ACCUSAT8REM. açenu: Cfr. alienu. acreste: XIII.38, A ‘agreste’. Lat. AGRESTEM. áctera: Cfr. átteru. ácua: IV.11. Cfr. áccua. acusa: XXVII 197.23, N ‘accusa’. Derivato di accusare. acusadore: XXVII 197.17. Cfr. accusatore. acusare: XXVII 190.3, 192.6, 193.6; acusadu XXVII 190.9; Impf.cong. acusaret XXVII 190.7, V ‘accusare, segnalare a, avvertire (un’autorità)’.
Lat. ACC9S5RE. [adcomandare] adcomandamus: IIA.20, V ‘assegnare’. Lat. volg. * AD COM MAND5RE (REW 2084). [adfliscare] adfliscat: XIX 4.18, V ‘chiudere, congiungere’. Etimologia incerta (DES I:59 sub [affri'∫are] < FIST(4)LA non persuade). adione: XIII.23,25. Cfr. anione. [adsòlbere] adsolbu: XIII.7, V ‘assolvere’. Lat. ABSOLV 1 RE (qui con grafia <ds> = [ss]). [áere] abendu: V.45; VII.24; X.22; XI.25 (h-) V ‘avere’. Lat. HAB6RE (> -1RE). [affirmare] affirmarunt: X.17, N ‘affermare’. Lat. ADF2RM5RE. [afliscare] afliscat(-si): XVII.16,29,33. Cfr. adfliscare. [afiiare] afiiamus: IIBa.15, V ‘assegnare, affiliare’. Pis. affiliare. afrontaxione, pl. -s: XVII.56, N ‘confine, compartimento, terra inclusa in territorio amministrativo minore ricongiunto’. Derivato di sp. afrontación (DCECH II:954, sub frente). afurcare: XIV 132.38, V ‘impiccare’, derivato di lat. F4RCAM. agasone, pl. -s: XIV 131.11, N ‘palafreniere’. Lat. AGAS8, AGAS8NEM. agena: Cfr. alienu. agustu: IV.30, N ‘agosto’. Lat. volg. AG9STUM per AUGUSTUM. aidaçoni: XVIIIa 19.5, N ‘casa e terre contigue al villaggio, adibite a dimora e a centro d’attività lavorativa’. Lat. HABITAT28NEM (DES I:203). aidationi: XVIIIB 19.5. Cfr. aidaçoni. áinu: XXVII 197.19, N ‘asino’, forma tipica settentrionale. Forse da cat. asne, con [s] > [j], evoluzione dialettale molto diffusa (cfr. Asnet > Ainet, Esna > Eina; Blasco Ferrer 1984a:156-157; 1984b:26). aiunger: IIBa.27; Pres.ind. aiungit(-si) XVII.20; Pass.rem. aiunxi XIV 146.28, V ‘aggiungere’. Lat. AD2UNG1RE. aiutóriu: XV.22, N ‘aiuto’. Pis. aiutorio (DES I:63; GDLI I:278-279). alcunu: Q (III:§ 39). algunu: Cfr. alcunu. alienu: Poss (III:§ 38). aligando: Avv (III:§ 54). aligandu: Cfr. aligando. alikis: Q (III:§ 39). aliquando: Cfr. aligando.
áliu: Q (III:§ 39). [allocare] allocata: XXVI 46.3,13, V ‘collocare; cedere in locazione’. Lat. medievale ALL3C5RE (Niermeyer 1984:35). allocatione: XXVI 46.5, N ‘locazione’. Derivato di allocare. allocatore: XXVI 46.6,10,15, N ‘locatore’. Derivato di allocare. altare: IIB.25, N ‘altare’. Lat. ALT5RE. amábile: XII.7, A ‘amabile’. Pis. amabile. amantza: IV.19, N ‘amore’. Derivato di amare, con suffisso probabilmente importato. ambos, -as: Q (III:§ 39). ambulanti: VI.12, A ‘che cammina bene, che ha buon passo’ (Guarnerio 1906:48), ma forse in opposizione a ‘cavallo da lavoro’. Da it. ambulante o lat. AMB9L5NTEM. amicu: XV.5, N ‘amico’. Da lat. AM7CUM. ammicu, pl. -os: XV.12,17. Cfr. amicu. [amostrare] amostramus: IIBa.23, V ‘indicare, insegnare’. Lat. M8(N)STR5RE. anathema: III.51; IV.27; V.47; VI.17; VII.25; IX.37; X.23; XI.27; XIII.41; XIV 133.47, N ‘anatema’. Da gr.-lat. ¢n£qema, lat. AN 0 TH 1 MA (nella Cgr l’accento nel ms. è chiaramente sulla seconda a). anbas: Cfr. ambos. anca: Avv (III:§ 54.1). ancilla: XIV 133.21, N ‘serva, ancella’. Lat. ANC2LLAM. anco, -u: Avv (III:§ 54.3). [andare] bat( -si): V.8; bahat(-si-nde) XVII.15,18 e passim; baet VIII.23; Pres.cong. vaiat IIBa.30; vaian XXIII.25; Pass.rem. 1p andai XIV 132.22; XIX 348.13; andei IX.8; XIV 131.6, 133.3; 6p andarunt XIV 132.24; andarun XX 188.9; Impf.cong. andarent XXVII 197.12, V ‘andare’. Lat. volg. AND5RE, riduzione di AMBUL5RE (LEI II:597-750). angaria, pl. -s: XII.33; XIV 146.38, N ‘angaria, prestazione personale obbligatoria in natura o in opere imposta dalla pubblica autorità’. Lat. volg. ANGAR7AM. ángelu, pl. -s: III.6, N ‘angelo’. Lat. ANG1LUM. angiena: Cfr. alienu. ánima, pl. -s: III.47; IV.5,29; V.36; X.6,15; XI.5,16; XIII.39; XIX 4.23,
227
CRESTOMAZIA
SARDA DEI PRIMI SECOLI
vínia, pl. -s: VI.8; XVI.10; XXII 10.14. Cfr. bínia. violénxia: XVII.70, N ‘violenza’. Sp. violença, -za (DCECH V:823). vírgini: III.9, N ‘Vergine’. Lat. V2RG2NEM. visconte: VIII.6,59 (-i),66; XVII.3,78, N ‘visconte’. Pis. visconte. [vocare] vocan: (1) XX 65.10; (2) Pass.rem. vocait XXIII.24; Pres.cong. vochet XXVI 46.16, V (1) ‘raccogliere’; (2) ‘togliere, allontanare’. Lat. V3C5RE per V0C5RE (DES I:214). voler: III.13,15; volo XIV 131.19; voles XIV 131.18; volemus XVIIIB 109.1; Pres.cong. vogiat XXVII 194.4; Impf.
244
cong. voleret XXVII 196.1. Cfr. bòlere. volintate: IIBa.24. Cfr. boluntade. volta, pl. -s: XVIIIB 19.4,12; XXVI 44.3. Cfr. bolta. voluntade: XVII.3,72. Cfr. boluntade. voluntate: IIBa.12,14,15,24,28; III.3,30; V.2; VI.2; VII.2; XIV 131.51; XX 157.8, 188.11; XXIII.11,17,20,23,26; XXV.2; XXVI 45.5, 46.9. Cfr. boluntate. vonu: XXIII.24. Cfr. bonu. vos: Cfr. bos. vostru: Pro (III:§ 41). Xi: Cfr. si. xu: Cfr. su.
Zinniga, pl. -s: VII.11, N ‘sparto, alabardina, giunco’. Prelatino connesso col berbero tsennît (Paulis 1992:270-271). zo: XVIIIB 19.12. Pro (III:§ 37). zuccare: XIII.17, V ‘assegnare, trasferire’. L’etimologia non è chiara (inconcludente Wagner in DES II:552, peraltro con grave errore interpretativo di un passo del CSPS con a uethilica, dov’è da leggere ave Thilica); forse è forma da collegare col diffuso tukkare, deformazione di pis. toccare, che ha significati contigui (cfr. Espa 1999:1260: ‘trasferirsi, avviarsi’).
Indici
Indice onomastico A. Sufreri: VII.19 Abidari Cazza (servu): XXI.15 Açulinu: XV.13 Adalásia (donna): V.2; VI.2; VII.2 Agalborssa (regina): XVI.2 Agnesa (donnigella): VIII.5 Albertu (abbadi): IX.9 Albertu de Turres (archiepíscopo): XXIV.4 Albuki de Kibullas: VII.21 Alene (ankilla): XVI.7 Aleni Argulesa: V.40 Aleni Grega: V.24 Alfrede (maistru): III.30 Ana de Zori: XII.4 Andrea (markesi): XI.20 Andria (servu): XXI.4 Angueleddu Orrú (curadore): XVII.86 Anna (donna): XIV 132.40 Antinolas Ianne (servu): XXI.14 Arçoco de Lacon Arbarichesu: VIII.86 Arçoco de Lacon Sabiu: VIII.85 Arçocu de Montis: V.18 Arçocu Frau: V.39 Arresmundu (priori): VII.2,3 Arrigu Pintigosu: XI.22 Arzoco de Lácano (curadore): XVII.85 Arzoco Demuru (curadore): XVII.82 Arzocu de Marúniu: V.45 Arzocu de sSufrau: XI.23 Arzzocu de Maróniu: VI.15; VII.23 Arzzocu Duda: VI.7 Attu de Castra (epíscopo): XXIV.11 Augustine (arkiprete): XXIV.12 Azzu (archipíscopu): XXI.6 Balloi de Figus (curadore): XVII.83 Barisone de Serra (Arbarichesu): VIII.86 Barisone Diana (curadore): XVII.86 Barisoni (iúigi): X.10,16 Barisoni de Serra de Cabuderra: X.9 Barisoni de Serra Passagi: X.20,21 Barisoni Dinchi: XI.22 Barisoni Passagi: IX.33 Barlecta de Luca: IX.29 Barossone: I.1 Bartholomeu de Ludenti: XI.22 Barusone (de Putholu): XIX 349.5,27 Barusone (iúdice): XIV 146.2 (iúdice); XVI 1.28 (rege) Barusone d’Ussan: IIBb.5 Barusone de Gallul (iúdike): XXV.2,7,12,20
Barusone de Laccon (iúdike): XIX 4.25, 347.8, 348.14,58, 349.30; XX 231.7; XXIV.9,20,28 Barusone de Serra Minore (curadore): XVI.24 Barusone de Serra Passagi: VIII.81 Barusone de Sétilo: XXI.49 Barusone Morrocu: XXII 13.9 Barusone Nonnai (servu): XX 188.21 Barusoni d’Aceni: VIII.82 Basili Camba: V.32 Basili Cicia: V.27 Basili Folle: XII.9 Bassu: XVII.3,78 Bassu (Bas, visconte): Cfr. Hugo Belando (Gusai): XXII 11.9 Benedicta (de Lacon, donnigella): VIII.5; IX.2; X.1,4; XI.1 Benedicte (Operaiu): XXII 7.1; XXV.1 (-us) Bera (Cogu): XVI.7 Bera (Farre, ankilla): XXIV.15 Bera de Porta: XIV 132.5 Bera Solta: XII.13 Bera: III.2 Bernardu (archibíscobu): VIII.71 Bernardu (priore): XIX 348.38 Bernardu Bonamigu: VIII.79 Bernardu de Coniço: XV.19 Bernardu de Kívita (písscupu): XXV.3 Bittória Múzzica (ankilla): XXI.11 Bitóriia Folle: XII.11 Bonacursu (píscubu): VIII.74 Bonacursu de Gattu: VIII.75 Bonacursu Alferi: VIII.76 Bonaiuncta de Philipu: IX.31 Boniçu: XIV 133.6 Brunectu (Fullaru): IX.32 Brunectu Gualteroto: IX.30 Brunu: XV.20 Búllia Fave (soror): XIX 347.5 Busaquesu Pinna (curadore): XVII.84 C. Pullu de ’Ergei: VII.20 Calafrede (prevíderu): XIV 132.3 Chríspuli Cáuli (mahiore de busaquesos): XVII.90 Ciricu de Barca (maiore de caballos): XII.38 Comida (serbu): XVI.8 Comida (servu): XIV 131.23, 133.12 Comida Bais (píscobu): XVI.17 Comida d’Arruu de Silvila: VIII.83 Comida de Cei: XVI.9 Comida de Lacon (iúdice): XIV 133.2 Comida de Lacon Deiana (curadore): XVI.21
Comida de Lacon Fronte Acuza (curadore): XVI.25 Comida de Lacon Pees: VIII.86; XVI.21 Comida de Rana: VIII.87 Comida de Serra de Fráilis: VIII.80; IX.33; X.21 Comida de Unali de Genoni: VIII.82 Comida Ispanu: XVI.19 Comida Spanu (querquidore): XVII.89 Comita (de Laccon, donnicellu): XXI.47; XXIII.39 Comita (de Lacon, donnu): XII.30 Comita (donnicello): I.3 Comita (donnigellu): III.49 Comita (donnikelu): IV.25 Comita (iúdice): XIV 132.17,18,22,33, 133.41 Comita (donnikellu): XIX 348.60, 349.31 Comita Carta (servu): XXII 7.2 Comita Concas: IV.9 Comita de Athen: XXIII.14 Comita de Burcu: XII.25 Comita de Burgu (curatore): XII.44 Comita de Circi: XXIII.42 Comita de Gunale: XX 188.28 Comita de Kerki Cáfana (donnu): XIX 349.34 Comita de Kerki: XX 64.6 Comita de Laccon (donnicellu): XXI.47 Comita de Laccon: IIBb.4; XXII 13.6; XXIII.39 (fratre de Gunnari iúdice?) Comita de Lacon (curatore): XII.38 Comita de Lílios: XXI.51 Comita de Maróniu: XIX 348.43 Comita de Martis de Inpúriu (epíscopo): XXIV.10 Comita de Martis: IIBb.6 Comita de Rubu (curatore): XII.37 Comita de Serra de Fráilis: IX.33 Comita de Thori: IIBa.9 Comita Gattone: XXII 8.1 Comita Gattu (préite): XXV.13,21 Comita Prias (préite): XXV.12,22 Comita Sísticu (maiore): XXIV.30 Comita Spanu (iúdice): XIV 146.27 Comita Stapu: XIV 133.20 Comita Téneru (servu): XXI.15 Comita: III.49 Constantini (iúdice): XIV 132.7,16 Constantinu Melone (donnu): XXIII.18 Constantinu de Athen: XXIII.40 Constantinu de Lella (préite): XXIII.18 Constantinu de Thuri: XXIII.40,42
245
Bibliografia
Sigle delle principali riviste
RIOn
ACME
RLiR
Annali della Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Milano Annali della Facoltà di LetAFLF tere e Filosofia di Cagliari AFLFM Annali della Facoltà di Lettere, Filosofia e Magistero di Cagliari AFSF Annali della Facoltà di Scienze della Formazione di Cagliari AGI Archivio Glottologico Italiano (Firenze) AION Annali dell’Istituto Orientale di Napoli ASNS Archiv für das Studium der Neueren Sprachen und Literaturen (Heidelberg) AStIt Archivio Storico Italiano (Firenze) AStSd Archivio Storico Sardo (Cagliari) BALM Bollettino dell’Atlante Linguistico Mediterraneo (Firenze) BCSFLS Bollettino del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani (Palermo) BFS Biblioteca Francescana Sarda (Cagliari) BSP Bollettino Storico Pisano (Pisa) BzNf Beiträge zur Namenforschung (Heidelberg) CN Cultura Neolatina (Roma) FoeSt La Forma e la Storia (Catania /Soveria Mannelli) ID L’Italia Dialettale (Pisa) IF Indogermanische Forschungen (Berlin) ItSt Italienische Studien (Wien) Med/SeR Medioevo/Saggi e Rassegne (Cagliari/Pisa) MR Medioevo Romanzo (Napoli) RF Romanische Forschungen (Frankfurt a/M) QB Quaderni Bolotanesi (Bolòtana, NU) QSem Quaderni di Semantica (Bologna) RFiR Rivista di Filologia Romanza (Roma) RFilR Revista de Filología Románica (Madrid) RID Rivista Italiana di Dialettologia (Bologna)
252
RPh RRouLi RStT SLIt SMV StRom StSd VR ZPSK
ZrP
Rivista Italiana di Onomastica (Roma) Revue de Linguistique Romane (Nancy/Strasbourg) Romance Philology (Berkeley) Revue Roumaine de Linguistique (Bucarest) Rivista di Studi Testuali (Torino/Alessandria) Studi Linguistici Italiani (Firenze/Roma) Studi Mediolatini e Volgari (Pisa) Studi Romanzi (Roma) Studi Sardi (Cagliari) Vox Romanica (Zürich/Bern) Zeitschrift für Phonetik, Sprachwissenschaft und Kommunikationsforschung (Berlin) Zeitschrift für romanische Philologie (Göttingen/Tübingen)
Abbreviazioni di Archivi e Biblioteche AACa
Archivio Arcivescovile di Cagliari AAM Archivio dell’Abbazia di Montecassino ACCal Archivio della Certosa di Calci ACapPi Archivio Capitolare di Pisa ADMa Archives Départementales des Bouches-du-Rhône, Marsiglia AStFi Archivio di Stato di Firenze AStGe Archivio di Stato di Genova AStPi Archivio di Stato di Pisa AStSs Archivio di Stato di Sassari BComCa Biblioteca Comunale di Cagliari BUCa Biblioteca Universitaria di Cagliari BUSs Biblioteca Universitaria di Sassari
Acquati, Anna (1974): Il consonantismo latino-volgare nelle iscrizioni africane, ACME 27:22-56. Addis, Mariano (1963/64): Ricerche storico-geografiche arborensi. I confini di Giudicato (Appendice), Cagliari (Facoltà di Lettere: tesi di laurea diretta da Alberto Boscolo, con mappe elaborate da Francesco Cesare Casula). AIS (1928-1940): Atlante Italo-Svizzero [Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz], a c. di Karl Jaberg/Jacob Jud, 8 voll., Zofingen (Ringier). ALI (1995-): Atlante Linguistico Italiano, a c. di Matteo Bartoli et alii, Roma (Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato). Alinei, Mario (1996-2000): Origini delle lingue d’Europa, 2 voll., Bologna (il Mulino). Alonso, Martín (1986): Diccionario medieval español, 2 voll., Salamanca (Universidad Pontificia de Salamanca). Alziator, Francesco (1982): Storia della letteratura di Sardegna, Cagliari (Edizioni 3T). Amadu, Francesco (1963): La diocesi medievale di Bisarcio, Cagliari (Fossataro). Amadu, Francesco (1983): La diocesi medievale di Castro, Ozieri (Il Torchietto). Ambrosini, Riccardo (1961): L’uso dei tempi nell’italiano antico, Pisa (Pacini). Anatra, Bruno (1997): Insula Christianorum. Istituzioni ecclesiastiche e territorio nella Sardegna di antico regime, Cagliari (CUEC).
Bibliografia A.A.V.V. (1845): Metrologia sarda. Tavole comparative fra i pesi e le misure del sistema metrico decimale ed i pesi e le misure antiche del regno di Sardegna, Cagliari (Timon).
Angius, Vittorio (1834): Sardegna, in Goffredo Casalis (a c. di), Dizionario geografico storico statistico e commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, I-XVII, vol. II, Torino (Tipografia Regia).
Bibliografia Aprile, Marcello (2001): Giovanni Brancati traduttore di Vegezio. Edizione e spoglio lessicale del Ms. Vat.Ross.531, Galatina (Congedo). Arca, Giovanni (1598): De Sanctis Sardiniae, Cagliari (J.M. Galcerín). Armanini, Maria Grazia/Tangheroni, Marco (1999, a c. di): Gli Obertenghi di Massa e della Lunigiana ed i regni della Sardegna (secoli XII-XIV), Pisa (Pacini). Artizzu, Elisabetta (1993): Il ruolo della donna nei negozi giuridici riportati dai condaghi, QB 19:251-262. Artizzu, Elisabetta (2000): Alcune peculiarità della condizione servile nella Sardegna giudicale, AFSF 23:5-24. Artizzu, Francesco (1962): Documenti inediti relativi ai rapporti economici tra la Sardegna e Pisa nel Medioevo, 2 voll., Padova (CEDAM). Artizzu, Francesco (1966): Liber Fondachi. Disposizioni del Comune pisano concernenti l’amministrazione della Gallura e Rendite della Curatoria di Galtellí, AFLFM 29/1:216-299. Artizzu, Francesco (1973): Pisani e Catalani nella Sardegna medioevale, Padova (CEDAM). Artizzu, Francesco (1974): L’Opera di Santa Maria di Pisa e la Sardegna, Padova (CEDAM). Artizzu, Francesco (1985): La Sardegna pisana e genovese, Sassari (Chiarella). Artizzu, Francesco (1995): Società e istituzioni nella Sardegna medioevale, Cagliari (Deputazione di Storia Patria per la Sardegna). Artizzu, F./Baratier, E./Boscolo, A./Casula, F.C./Leo, P./Manca, C./Sorgia, G. (1963): Studi sui Vittorini in Sardegna, Padova (CEDAM). Artizzu, Lucio (1996): Il Dizionario di Cagliari, Cagliari (Della Torre). Ascheri, Mario (1974): Tribunali e giuristi consulenti italiani di giurisprudenza e di consilia nell’età moderna, Siena (Stamperia dell’Università). Ascheri, Mario (1995): Tribunali, giuristi e istituzioni dal Medioevo all’età moderna, Bologna (il Mulino). Associazione Archeologica Etnografica Abbasantese (1993): I toponimi del
territorio di Abbasanta, Oristano (S’Alvure).
Banta, F.G. (1952): Abweichende spätund vulgärlateinische Perfektbildungen, Freiburg (Dissertation: Juris).
Associazione Condaghe S. Pietro in Silki (2002, a c. di): La Civiltà Giudicale in Sardegna nei secoli XI-XIII. Fonti e Documenti Scritti, Sassari (Associazione CSPS).
Banti, Ottavio (1977): Civitas e Commune nelle fonti italiane dei secoli XI e XII, in Rossetti (a c. di):214-232.
Atzori, Maria Teresa (1956): Brogliaccio del Convento di S. Martino di Oristano, Parma (Scuola Tipografica Benedettina).
Banti, Ottavio (1997): I brevi dei consoli del Comune di Pisa degli anni 1162 e 1164. Studio introduttivo, testi e note con un’Appendice di documenti, Roma (Nella Sede dell’Istituto Palazzo Borromini).
Atzori, Maria Teresa (1957): Il Condaxi Cabrevadu, Modena (STEM). Atzori, Maria Teresa (1968): L’onomastica sarda nei condaghi (cognomi e soprannomi), Modena (STEM-Mucchi). Atzori, Maria Teresa (1975): Glossario di sardo antico, Modena (STEM-Mucchi). Avalle, D’Arco Silvio (1960, a c. di): Peire Vidal. Edizione critica, 2 voll., Milano/Napoli (Riccardo Ricciardi). Avalle, D’Arco Silvio (1965a): Latino circa romançum e Rustica romana lingua. Testi del VII, VIII e IX secolo, Padova (Antenore). Avalle, D’Arco Silvio (1965b): Protostoria delle lingue romanze, Torino (Giappichelli).
Banti, Ottavio (2000): Monumenta Epigraphica Pisana Saeculi XV Antiquiora, Pisa (Pacini). Barbato, Marcello (2000): Catalanismi nel napoletano quattrocentesco, MR 24/3:385-417. Barbato, Marcello (2001): Il libro VIII del Plinio napoletano di Giovanni Brancati, Napoli (Liguori). Bascapé, Giacomo (1969): Sigillografia. Il sigillo nella diplomatica, nel diritto, nella storia, nell’arte, Milano (Giuffrè). Basso, Enrico/Soddu, Alessandro (2001): L’Anglona negli atti del notaio Francesco Da Silva (1320-1326), Perfugas (AM Graphic).
Avalle, D’Arco Silvio (1970): Introduzione alla critica del testo, Torino (Giappichelli).
Battelli, Giulio (19493): Lezioni di paleografia, Città del Vaticano (Pontificia Scuola Vaticana di Paleografia e Diplomatica).
Baehrens, W.A. (1922): Sprachlicher Kommentar zur vulgärlateinischen Appendix Probi, Halle-Saale (Niemeyer).
Battisti, Carlo (1949): Avviamento allo studio del latino volgare, Bari (Leonardo da Vinci).
Baldacchini, Lorenzo (2002): Il libro antico, Nuova edizione, Roma (Carocci).
Baudi di Vesme, Carlo (1905): Guglielmo, giudice di Cagliari e l’Arborea, AStSd 1/1:21-61.
Baldelli, Ignazio (1983): Medioevo volgare da Montecassino all’Umbria, Bari (Adriatica).
BCU Catalogo (1996): La Biblioteca Universitaria di Cagliari 1764-1996: vicende storiche, patrimonio, attività. Catalogo della mostra, Cagliari (Ministero per i Beni Culturali e Ambientali).
Baldelli, Ignazio (1987): La letteratura dell’Italia mediana dalle Origini al XIII secolo, in Alberto Asor Rosa, (a c. di), Letteratura italiana. Storia e geografia. I: L’età medievale, Torino (Einaudi):23-64. Balduino, Armando (19893): Manuale di filologia italiana, Firenze (Sansoni). Banniard, Michel (1992): Viva voce. Communication écrite et communication orale du IVe au IXe siècle en Occident latin, Paris (Institut des Études Augustiniennes).
Beckmann, Gustav Adolf (1963): Die Nachfolgekonstruktionen des instrumentalen Ablativs im Spätlatein und im Französischen, Tübingen (Niemeyer). Bentley, Delia (1999): On the origin of Sardinian áere a plus infinitive, MR 23/3:321-358. Bernini, Giuliano/Ramat, Paolo (1992): La frase negativa nelle lingue d’Europa, Bologna (il Mulino).
253