Copertina Coroneo:Copertina Coroneo stesa
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ISBN 978-88-6202-034-3
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In copertina: FANCIULLA CON FICO D’INDIA, anni Trenta, Ferrara, Fondazione Cavallini-Sgarbi (particolare)
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L’opera di due sorelle artiste-artigiane testi di Vittorio Sgarbi e Marco Peri
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Con il contributo di
Fondazione Banco di Sardegna
Questo volume è stato realizzato in occasione della mostra CORONEO. L’OPERA DI DUE SORELLE ARTISTE-ARTIGIANE, inaugurata a Cagliari presso il Palazzo Regio il 21 novembre 2009, organizzata e allestita da Arteficio, Libera Associazione Culturale.
Apparati Marco Peri Grafica Miriam Aprile Stampa Longo Spa Le fotografie destinate alla presente pubblicazione sono state espressamente realizzate da Pietro Paolo Pinna, fatta eccezione per le immagini ai nn. 1-16, 18, 21-22, 24-27, 29-36, 54-55, 64, 67, 69, 78-87, 117-122 (acquisizione diretta reparto fotolito Ilisso Edizioni), nn. 19, 23 (foto Donatello Tore), n. 28 (foto Nelly Dietzel), nn. 37, 70-74, 88, 98-99, 106-110, 115-116, 124-126 (foto Pier Luigi Dessì).
Un sentito ringraziamento è rivolto ai nipoti delle sorelle Coroneo, Vitaliano e Maristella Gulli, alla signora Maria Luisa Vargiu per la disponibilità, ai collezionisti che hanno gentilmente collaborato a questo studio, a Graziana Frogheri e alla sua famiglia per il sostegno nelle ricerche, ad Antonello Cuccu per i preziosi consigli, ad Anna Maria Cabras per la fiducia.
A fronte:
© 2009 ILISSO EDIZIONI - Nuoro www.ilisso.it ISBN 978-88-6202-034-3
Giuseppina Coroneo, fregio interno al tratto e a mezzatinta per l’articolo “Su fastiggiu” di Dina Azzolina, in Mediterranea, Rivista mensile di cultura e di problemi isolani, Cagliari, Società Editoriale Italiana, luglio 1929, p. 21. La decorazione al tratto rimanda alle grafiche di copertina realizzate da Melkiorre Melis negli anni Venti per la Rivista Sarda.
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INDICE
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LE DUE CORONEO Vittorio Sgarbi
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DOVE NON SONO LE SORELLE CORONEO? Vittorio Sgarbi
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LE SORELLE CORONEO Marco Peri
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CATALOGO
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ITINERARIO ESPOSITIVO
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CRONOLOGIA
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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Se volessimo indicarne le maggiori affinità con le discipline tradizionali, si potrebbe dire che si tratta di sculture “morbide”, per via dell’uso prevalente del tessuto. Se invece volessimo farci capire subito, potremmo adottare la definizione di “pupazzi”, a patto che si vogliano appunto intendere come creazioni artistiche in materiali morbidi, assemblati attraverso il cucito. L’importante è accordarsi sulla loro ambizione alta, sul “dove non sono collocabili” – parafrasando il titolo dell’articolo con cui Gio Ponti, nel 1946, proponeva all’attenzione nazionale le Coroneo –, piuttosto che sul “dove sono”. Altro punto da chiarire è il rapporto che l’arte delle Coroneo ha con il cucito, tradizionale mansione femminile, e, attraverso di esso, con l’immaginario espressivo delle donne sarde, e non solo. In altri termini, occorre stabilire fino a che punto l’arte delle Coroneo può considerarsi prettamente femminile. Non c’è dubbio che l’aver impiegato, in modo esclusivo, tecniche di tipica pertinenza domestica, con la chiara volontà di attribuire loro finalità espressive diverse da quelle artigianali, in linea con quelle normalmente riconosciute alle arti “maggiori”, fa delle Coroneo esponenti consapevoli di una ricerca femminile che, in certi anni, era probabilmente più espressiva di quella praticata dalle donne, mimetizzata a tal punto nell’immaginario del mondo maschile da non essere distinguibile da esso. Allo stesso modo, il ricorso a un archetipo dell’infanzia femminile, la bambola, ovvero le immagini dell’universo simbolico con cui le bambine, attraverso il gioco e la fantasia, si confrontano da adulte, presuppone un legame di tipo psicanalitico, prima ancora che espressivo, con l’immaginario femminile. Ma i “pupazzi” delle Coroneo non sono solo bambole, sono anche, soprattutto, “bamboli”; né sono giocattoli per bambini, perché nella maggior parte dei casi rispecchiano un mondo che è diventato adulto in modo parossistico, non escludendo la vecchiaia e la sofferenza, in forme assai lontane dalla spensieratezza infantile. In ciò consiste la dimensione universale, extra-femminile, delle Coroneo: nel riferirsi, cioè, a una condizione dell’uomo, dominata dall’insensatezza e dal dolore, in un pessimismo cosmico che solo raramente è attraversato da qualche brivido di ironia. Il tutto accentuato, grottescamente, dall’esprimersi attraverso forme simboliche che esemplificano al meglio, nel momento stesso in cui diventano arte e non più gioco, la distanza irrecuperabile con l’infanzia, ovvero con la fase della nostra vita più legata all’illusione della felicità. Ogni vita adulta è il tradimento dell’infanzia, il soffocamento forzato del fanciullino pascoliano che è ancora dentro di noi. Un fanciullino a cui le Coroneo non intendono all’apparenza rinunciare, anche se non può nascondere il suo disincanto, straziato, confrontandosi con la difficile realtà. Non si scherza, con i “pupazzi” delle sorelle Coroneo.
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3-5. Illustrazioni al tratto per la novella “Il ritorno di Murisku”, con testo e disegni di Giuseppina Coroneo, in Tutto, Rivista settimanale illustrata, Roma, Società anonima riviste italiane, 22 agosto 1920.
6. Giuseppina Coroneo, IL CALENDARIO, 1921, disegno al tratto. La pagina, eseguita dalla giovane Giuseppina Coroneo per la rivista settimanale Tutto, è risolta in un’allegra composizione grafica impreziosita da delicati ornamenti al tratto che sembrano ricamati come bordature. L’essere autodidatta, senza ingombranti eredità accademiche, è per Giuseppina tramite di un più diretto incontro con la modernità. È chiara l’influenza delle moderne copertine a colori di Mario Pompei e soprattutto di Antonio Rubino, pubblicate sul Giornalino della Domenica.
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17. MADONNA CON BAMBINO, anni Trenta, collage di carte colorate e interventi a china, 19 x 13,7 cm, Cagliari, collezione privata. 18. MADONNINA, 1939, in G. Ponti, “L’artigianato alla IX Mostra Nazionale”, in Domus, Milano, n. 139, luglio 1939, p. 44.
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LE SORELLE CORONEO Marco Peri
Dove viviamo? Qui. Dove vorremo vivere? Là. Perché? Perché le cose brutte son qui, le cose belle son tutte là. Che facciamo? – Tutto. Che vorremmo fare? – Nulla. Perché? – Per fare finalmente qualche cosa 1 A Cagliari, nel maggio 1929, si svolse una completa rassegna dell’artigianato nell’ambito delle attività turistiche organizzate per la “Primavera Sarda”.2 Facevano bella mostra di sé la capacità e le possibilità di valenti artigiani isolani come Gaetano Ciuffo, Luigi Canu, i fratelli Melis, Ciriaco Piras. Si poteva ammirare ogni cosa, dal mobile finemente eseguito e intagliato, al filet e ai merletti ricamati, dal tappeto ai ferri battuti, dai lavori in filigrana alle ceramiche.3 Tra gli espositori si presentavano per la prima volta al pubblico le sorelle Coroneo, con originali collage e pupazzi in stoffa, disegni per ricami, cuscini e arazzi.4 Le cronache dei giornali del tempo riportarono con enfasi le impressioni ricevute davanti al reparto “Lavori in panno e ricami” in cui queste singolari opere erano esposte.5 I piccoli manufatti delle due sorelle si segnalarono immediatamente come un’apparizione importante. L’insegna sotto cui erano in mostra recitava “Coroneo, Cagliari”, ma di chi avesse «ideato e realizzato con vero senso d’arte»6 quei lavori destinati a riportare un vivo successo di pubblico (e di vendita)7 si sapeva pochissimo. Il gradimento riscontrato alla I Mostra dell’Artigianato si confermò anche l’anno successivo e in tutte le circostanze nelle quali le sorelle Coroneo sottoposero all’apprezzamento del pubblico il loro lavoro di artiste artigiane. Di questo merito resta eco in cronache d’arte d’altri tempi, in cui spesso strappavano esclamazioni di meraviglia ai commentatori, che ne vantavano di volta in volta l’originalità, il buon gusto, l’eleganza e il paziente lavoro artigianale. Dotate di un talento naturale, le sorelle Coroneo raggiunsero senza cercarla una notorietà alla quale non mancarono neppure riconoscimenti e segnalazioni a livello nazionale ma, a causa della loro estrema riservatezza, si mantennero fermamente lontane dal frastuono della popolarità. La vicenda umana e artistica di queste donne ci appare unica e intrigante ma è rimasta finora pressoché esclusa dal quadro delle vicende artistiche del Novecento. Chi erano queste due sorelle, capaci di incantare il pubblico delle mostre e di suscitare il vivace interesse persino di artisti affermati? Giuseppina e Albina Coroneo sono nate a Cagliari sul finire dell’Ottocento.8 Prima e secondogenita dei sei figli di una famiglia benestante – il padre, commerciante, conduceva un negozietto di “chincaglierie” –, hanno abitato dapprima in Castello e poi nel popolare quartiere della Marina, in via Baylle, nei pressi del vecchio mercato civico. Diplomate alla scuola superiore,9 fatto piuttosto raro per quell’epoca, pur non avendo compiuto studi artistici specifici, fin da giovanissime si divertivano a disegnare figurini di moda, ricami, arazzi, pupazzi e oggetti per la casa.10 Non presero mai marito e vissero e lavorarono per tutta la vita insieme. Condivisero da signorine la casa e il lavoro, dando vita a un universo di complicità affettuosa in cui si è sviluppata tutta la loro originale fantasia. Un’espressione artistica semplice, maturata tra le modeste attività femminili svolte nella quotidianità domestica. Carte colorate, ritagli di panno, scampoli di stoffa, ago e filo diventavano, tra le loro abili mani, materia per invenzioni, figure, racconti. 15
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Artiste singolari In questi lavori, eseguiti a quattro mani, è esclusa ogni riflessione individuale delle sorelle, perciò è pressoché impossibile determinare quali elementi attribuire allo stile dell’una o dell’altra. Per la stessa ragione l’osservatore, pur sapendo che le artiste sono due, ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un’unica mano creatrice. Occorre tener conto di questa condizione esistenziale per valutare la loro personale storia e la loro creatività. Giuseppina e Albina erano due anime inseparabili, un braccio e una mente. Due individui affini e complementari nel carattere. Geniale e stravagante Giuseppina, riflessiva e accurata Albina. La loro firma sulle opere era semplicemente: “Coroneo, Cagliari”, quasi un sigillo di fabbrica, senza essere accompagnata da alcun nome proprio di persona. Avevano scelto di non sentirsi responsabili singolarmente di fronte al pubblico per i loro lavori, contraddicendo così un carattere fondamentale dell’artista: l’individualità. L’arte delle donne19 Le sorelle Altara, ovvero Edina, Lavinia e Iride, che operarono a Sassari, le sorelle Coroneo a Cagliari, vicende laterali ma affascinanti nel quadro delle arti applicate del Novecento, esperienze dagli esiti creativi apprezzabili, rimaste finora confinate ai margini della storia dell’arte.20 La ragione di questa esclusione si spiega col fatto che la partecipazione delle donne in ambito propriamente artistico, all’inizio del secolo scorso, era ostacolata da forti pregiudizi secondo i quali “per natura” l’intelligenza e la sensibilità femminili non sarebbero state adatte alla produzione creativa. Nella cultura dell’epoca le artiste donne erano guardate con diffidenza, gravate dal senso di colpa per le caratteristiche tipicamente maschili che esibivano: tenacia, individualismo, maestria tecnica! Nello stesso tempo, era apprezzato come segno di operosità domestica l’esercizio delle arti applicate, specialmente negli ambiti tradizionalmente femminili, come la tessitura e il ricamo. La situazione mostra segni d’apertura quando nel primo Novecento le arti cosiddette “minori” iniziano ad attirare l’attenzione di artisti affermati. Le donne possono dimostrare il loro patrimonio di abilità e conoscenze perfezionate nelle consuetudinarie tradizioni, tramandate di madre in figlia. Il periodo tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta invece vede definirsi la linea di demarcazione tra arti “maggiori” e arti “minori”. Nell’imprudente tentativo di definizione di gerarchie di valori per l’arte, l’enorme patrimonio culturale d’espressione femminile21 risulterà confinato nell’ambito dell’artigianato e delle arti decorative. Legittimando di conseguenza la definitiva esclusione del sesso femminile dalla ribalta tutta maschile dell’Arte pura. Il pupazzo Negli anni Trenta le Coroneo si interessano alla creazione di originali pupazzi in abito tradizionale che riproducono in miniatura i personaggi tipici di tutti i villaggi della Sardegna, uomini e donne. Il tema del “pupazzo in costume tradizionale” era in grande voga in questi anni – a ciò contribuì il successo internazionale ottenuto a suon di premi dalla casa ATTE, 18
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20. DESULESINA CON GALLO, anni Trenta, collage di carte colorate e da parati con interventi a china, 24,9 x 17,7 cm, Oristano, collezione privata. 21. G. Mongelli, DESULESE CON GALLO, 1939, collage di carte colorate e da parati. L’accurato quadretto di Mongelli si richiama apertamente alla “maniera Coroneo”, rivelando il tentativo di replicare un modello di successo. Ciò nonostante questo lavoro, con la sua variante a favore di un realismo più spinto e come altri epigoni di maniera, è privo di quella originale qualità espressiva che rende riconoscibile la poetica delle sorelle Coroneo.
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22-23. ATZARESE CON CESTO DI FRUTTA, anni Trenta, collage di carte colorate e da parati con interventi a china, rispettivamente 23,5 x 17,5 cm e 23,8 x 17,9 cm, Sassari, collezione privata. Il confronto tra questi due manufatti, nelle loro minime differenze, potrebbe suggerire la ricerca da parte delle Coroneo di una progettualità seriale di tipo artigiano; in realtà i loro soggetti, e limitatamente a questo periodo, di rado sono stati riprodotti e di certo in un numero esiguo: mai le loro mani hanno dato forma a multipli. Senza inseguire in alcun modo le richieste di mercato, le due sorelle hanno lavorato prima di tutto per se stesse, con il disinteressato piacere di creare differenti versioni dello stesso soggetto.
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ossia la bottega artigiana di Tosino Anfossi e Eugenio Tavolara, impegnata a Sassari nella costruzione di pupazzi in legno e panno dalla figura stilizzata e caricaturale – e addirittura attivò un dibattito sulla creazione di un Museo del Costume, costituito proprio da modelli in miniatura!22 Per le due sorelle il tema del pupazzo sarà, sin dai loro esordi, un campo privilegiato, foriero di sviluppi e di futuri successi. Alla I Mostra dell’Artigianato del 1929, accanto ai quadretti di stoffa, il redattore della rivista Mediterranea ricorda «i pupazzi delle Sig.ne Coroneo che con stile sbarazzino hanno saputo cogliere le caratteristiche dei costumi sardi e con esigui mezzi raggiungere un effetto encomiabile».23 Un riferimento formale sono certamente i modelli delle bambole Lenci, azienda torinese leader nel settore fin dal 1919, da cui le sorelle mutuano sia l’estrema cura del dettaglio che l’utilizzo, per la confezione dei vestiti, del cosiddetto “panno-Lenci”.24 Benché si possano avvicinare alle bambole Lenci, se ne discostano per «una originalità d’espressione e di linea assolutamente nuova ed indovinatissima».25 I pupazzi delle sorelle Coroneo sembrano prendere spunto dalla già famosa Casa ATTE: analogamente ai loro consimili sassaresi, sono vestiti di tutto punto con i costumi sardi e colgono con la stessa vivacità le caratteristiche essenziali dei soggetti rappresentati. Tuttavia alla schematizzazione angolosa e asciutta delle figure di Tavolara e Anfossi, modellate in legno e destinate alla produzione seriale,26 le sorelle Coroneo ne oppongono altre realizzate interamente in stoffa, «esemplari interessanti ed unici».27 Le bambole Coroneo riproducono scrupolosamente il costume sardo. Le vesti hanno però un aspetto più agile e stilizzato perché è stato eliminato tutto ciò che, ricreato in proporzioni minuscole, lo avrebbe reso goffo e pesante. Tuttavia mantengono una puntigliosa esattezza nelle linee, nelle colorazioni e persino nelle stoffe, adoperando l’orbace e la tintura vegetale. 19
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52-53. PROFILO FEMMINILE, PROFILO MASCHILE, fine anni Venti, collage di panno Lenci, ricamo, cornice in castagno, 41 x 41 cm (esclusa la cornice), Sassari, collezione privata.
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Le Coroneo concepiscono per il ritratto una soluzione inedita, «concezione arditissima» secondo le recensioni dell’epoca. Disponendo la figura all’interno di una struttura quadrata orientata obliquamente, danno il via a una tipologia che, nelle infinite varianti, attraverserà alcuni decenni, arrivando sino agli anni Sessanta con una distribuzione capillare.
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54. PROFILO FEMMINILE CON CUFFIETTA DI DESULO, anni Venti-Trenta, collage di panno Lenci, lana, raso, ricamo, metallo, supporto in cartone, Ø 19,5 cm, Sassari, collezione privata. 55. PROFILO MASCHILE CON BERRITTA, anni Venti-Trenta, collage di panno Lenci, lana, ricamo, metallo, supporto in cartone, Ø 19,5 cm, Sassari, collezione privata.
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58. FANCIULLA CON USIGNOLO, anni Trenta, collage di carte colorate e da parati, interventi a china, supporto in cartone, 24,7 x 18,3 cm, Oristano, collezione privata.
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59. FANCIULLA CON FIORE NEL PAESAGGIO, anni Trenta, collage di carte colorate e da parati, interventi a china, supporto in cartone, 23,8 x 18 cm, Sassari, collezione privata.
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75. PROSTITUTA, anni Cinquanta-Sessanta, collage di carte colorate e carta fotografica, 28 x 14,2 cm, Cagliari, collezione privata. La postura richiama esplicitamente quella dell’opera La peccatrice (fig. 101) di cui probabilmente costituisce un disegno preparatorio. 76. MADRE (MADONNA) CON BAMBINO, anni Cinquanta-Sessanta, pastelli a cera su carta, 34 x 18 cm, Cagliari, collezione privata. La figura, sacra nei simboli, umana nella condizione, ripete, aggiornandolo, il motivo del collage Madonna con bambino (fig. 17) degli anni Trenta. 77. MADRE (MADONNA) CON BAMBINO, anni Sessanta, collage di carte colorate, materiali vari, 19,5 x 9 cm, Cagliari, collezione privata. Le figure sono avvolte in un bozzolo compatto che riporta morfologicamente alla scultura anni Venti di Francesco Ciusa, Sacco d’orbace.
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79. NONNO E NIPOTINO, anni TrentaQuaranta, in Il Convegno, Rivista bimestrale illustrata, numero monografico dedicato a Giuseppina Coroneo, Cagliari, Amici del Libro, a. 31, n. 7-8 (1978), p. 24. 80. L’EREDE, 1940, in Il Convegno, Rivista bimestrale illustrata, numero monografico dedicato a Giuseppina Coroneo, Cagliari, Amici del Libro, a. 31, n. 7-8 (1978), p. 24.
81. IL MONDO È MIO!… (PER LA NIPOTINA), anni Quaranta-Cinquanta, in Il Convegno, Rivista bimestrale illustrata, numero monografico dedicato a Giuseppina Coroneo, Cagliari, Amici del Libro, a. 31, n. 7-8 (1978), p. 17. 82. LE TRE ETÀ, fine anni Trenta, in Il Convegno, Rivista bimestrale illustrata, numero monografico dedicato a Giuseppina Coroneo, Cagliari, Amici del Libro, a. 31, n. 7-8 (1978), p. 23.
83. LA BETTOLA, anni Quaranta-Cinquanta, in Il Convegno, Rivista bimestrale illustrata, numero monografico dedicato a Giuseppina Coroneo, Cagliari, Amici del Libro, a. 31, n. 7-8 (1978), p. 34. L’opera è pubblicata anche nel volume antologico dedicato all’ENAPI da Roberto Badas e Paola Frattani, 50 anni di arte decorativa e artigianato in Italia, Roma, ENAPI, 1976, p. 197.
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84. MISERABILE, anni Quaranta-Cinquanta, foto d’epoca, Nuoro, archivio Ilisso Edizioni.
86. IL CIECO E IL PARALITICO, 1940, in Il Convegno, Rivista bimestrale illustrata, numero monografico dedicato a Giuseppina Coroneo, Cagliari, Amici del Libro, a. 31, n. 7-8 (1978), p. 11.
85. VECCHIA, POVERA E SOLA, anni Quaranta-Cinquanta, in Il Convegno, Rivista bimestrale illustrata, numero monografico dedicato a Giuseppina Coroneo, Cagliari, Amici del Libro, a. 31, n. 7-8 (1978), p. 7.
87. AUTORITRATTO POSTUMO, anni Quaranta-Cinquanta, in Il Convegno, Rivista bimestrale illustrata, numero monografico dedicato a Giuseppina Coroneo, Cagliari, Amici del Libro, a. 31, n. 7-8 (1978), p. 4.
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92. ASPETTANDO LA FINE, anni Sessanta, stoffa, filo metallico, terracotta, carta pesta, stoppa, legno, h 15,5 cm, Cagliari, collezione privata. 92
93. RITORNO DALLA PRIMA COMUNIONE DELLA NIPOTINA, anni Sessanta, filo metallico, terracotta, carta pesta, seta, pizzo, legno, h 18 cm, Cagliari, collezione privata. Molto probabilmente si tratta di un ritratto di Albina eseguito dalla sorella. Il titolo è stato dato dalla stessa Albina nel donare il pupazzo a un’amica.
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100. MARIONETTA, primi anni Settanta, stoffa, filo metallico, terracotta, carta, carta pesta, spago, filo di cotone, h 22 cm, Cagliari, collezione privata. Ăˆ un autoritratto di Giuseppina Coroneo eseguito pochi anni prima della morte. Si raffigura col niveo pallore del volto nell’austero e dimesso vestiario quotidiano. 101. LA PECCATRICE, fine anni Sessanta-primi Settanta, stoffa, filo metallico, terracotta, carta pesta, spago, filo di cotone, h 22 cm, Cagliari, collezione privata.
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110. LA BETTOLA, anni Quaranta-Cinquanta, stoffa, filo metallico, terracotta, carta pesta, legno, h max 17 cm, Cagliari, collezione privata. L’opera è appartenuta all’architetto Ubaldo Badas. Il confronto con la fig. 83, che documenta la composizione originaria, rivela un tavolo e una panca più lunghi: probabilmente il quarto personaggio è andato perduto quasi subito ed è stato lo stesso Badas a riadattare l’insieme. Le parole migliori per descrivere questa rievocazione di vita le ha scritte in consonanza, anni dopo, il cantautore Fabrizio De Andrè nel brano Città vecchia: «Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino / quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino / li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno / a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo. / Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere / per dimenticare d’esser stati presi per il sedere». 110
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113. ARRIVO IN DUE, anni Cinquanta-Sessanta, stoffa, filo metallico, terracotta, carta pesta, legno, h 22,5 cm, Cagliari, collezione privata. L’opera è appartenuta a Nicola Valle. 114. RELITTI, anni Cinquanta-Sessanta, stoffa, legno, legno gessato e dipinto, lungh. 22 cm, Cagliari, collezione privata.
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117. STAND ESPOSITIVO CORONEO, fotocartolina d’epoca, Cagliari, collezione privata. Si tratta probabilmente di un’immagine del 1936 utilizzata per promuovere la V Mostra Artigiana svoltasi presso la Galleria Comunale d’Arte di Cagliari. I mobili presenti nello stand sono stati realizzati dalla Casa d’Arte Sarda Cau di Cagliari.
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118. Bollino delle sorelle Coroneo, presente negli “oggetti d’arte” rivenduti presso la Casa d’Arte Sarda Cau di Cagliari.
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ITINERARIO ESPOSITIVO
1929 Cagliari, I Mostra dell’Artigianato Sardo, “Primavera Sarda”, edificio del Banco di Napoli, 1 maggio-17 giugno 1930 Cagliari, II Mostra Regionale dell’Artigianato, edificio del Banco di Napoli, 5 maggiogiugno 1931 Cagliari, Fiera della bambola in costume sardo, foyer del Teatro Civico, 8 giugno-28 giugno 1936 Cagliari, V Mostra Artigiana, Galleria Comunale d’Arte, 17 maggio-21 giugno 1937 Firenze, VII Mostra Mercato Nazionale dell’Artigianato, Palazzo delle Esposizioni, 15 maggio-30 maggio 1939 Firenze, IX Mostra Mercato Nazionale dell’Artigianato, parterre del San Gallo, 11-28 maggio Cagliari, X Mostra interprovinciale d’arte, Galleria Comunale d’Arte, 1 giugno-17 luglio Sassari, VI Mostra dell’Artigianato e delle piccole industrie della Sardegna, Palazzo Comunale, 27 agosto-27 settembre 1940 Milano, VII Triennale delle arti decorative, Palazzo dell’Arte, 6 aprile-30 giugno Firenze, X Mostra Mercato Nazionale dell’Artigianato, Palazzo delle Esposizioni, 22 maggio-8 giugno
1951 Milano, IX Triennale delle arti decorative, Palazzo dell’Arte, 12 maggio-settembre 1954 Milano, X Triennale delle arti decorative, Palazzo dell’Arte, 28 agosto-15 novembre 1956 Sassari, I Mostra dell’Artigianato Sardo, Padiglione dell’Artigianato, 3-18 novembre 1959 Firenze, XXIII Mostra Mercato Internazionale dell’Artigianato, parterre del San Gallo, 24 aprile-14 maggio
Esposizioni retrospettive 1978 Cagliari, Mostra retrospettiva in memoria di Giuseppina Coroneo, sottopiano del Palazzo Civico, 29 marzo-2 aprile 2005 Pirri, Mostra “Donne Artigiane”, Centro Culturale La Vetreria, 8-18 marzo 2006 Cagliari, Mostra “Le sorelle Coroneo”, Palazzo Civico, 8-26 marzo 2007-08 Milano, Mostra “L’arte delle donne”, Palazzo Reale, 5 dicembre-6 aprile
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121. PICCOLE ITALIANE, anni Trenta. Questa foto restituisce un soggetto insolito realizzato dalle Coroneo, curiosa anticipazione di un celebre “ritaglio” in bianconero inserito
In ottobre Ubaldo Badas scrive alle sorelle Coroneo informandole che Nicola Valle le avrebbe visitate per raccogliere un’intervista da pubblicare sulla rivista Mediterranea e le esorta a mostrare al giornalista alcuni tra i lavori più recenti. 1937 Partecipano alla VII Mostra Mercato di Firenze con oggetti-ricordo ispirati alla tradizione sarda ripresi sul numero di settembre di Domus. 1938 Nel volume Incontri di Nicola Valle – libro che raccoglie gli scritti e le interviste già pubblicati sulla rivista Mediterranea e dedicati a scrittori, musicisti ed artisti –, viene pubblicato un capitolo intitolato: “Coroneo”. L’autore segnala ai lettori un’attività artistica ancora poco nota e presenta «due artiste gentili ed oscure, che nella loro esistenza modesta provano un ostinato piacere a circondarsi di silenzio». Giuseppe Biasi visita le sorelle Coroneo, soffermandosi nel loro appartamento della Marina a Cagliari, comprendendo – come dichiarò a Nicola Valle – quali fossero i loro maestri, la loro fonte d’ispirazione: la gente e la strada. 1939 In maggio espongono a Firenze alla IX Mostra Mercato Nazionale dell’Artigianato. Tra i temi proposti agli espositori c’erano
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nella sigla TV che apriva la programmazione pomeridiana destinata dalla RAI ai ragazzi, negli anni Sessanta.
“Le avventure di Pinocchio”: le sorelle Coroneo presentano un Teatrino, la cui riproduzione fotografica è pubblicata nel numero di luglio della rivista Domus, insieme a una Madonnina con bambino realizzata in legno e raffia. La loro partecipazione accompagna, ancora una volta, quella di Eugenio Tavolara che riceve un premio proponendo una composizione impegnativa formata da una trentina di pezzi, intitolata Storia di Pinocchio. In giugno partecipano a Cagliari alla X Mostra interprovinciale d’arte. Nel comitato esecutivo sono presenti Filippo Figari, Giovanni Ciusa Romagna, Gavino Tilocca, Cesare Cabras, Eugenio Tavolara. Le Coroneo presentano pupazzi in stoffa «signorilmente atteggiati e disposti» proposti accanto alle opere di Eugenio Tavolara che espone I miliziani (legno e stoffa). A fine agosto intervengono a Sassari alla VI Mostra dell’Artigianato e delle piccole industrie della Sardegna. L’arredamento dei locali e la presentazione artistica dei prodotti sono opera del delegato dell’ENAPI per la Sardegna, Ubaldo Badas. I lavori delle sorelle Coroneo consistono in «espressivi pupazzi in stoffa ed altri lavori». Vengono esposti nella seconda sezione della mostra dedicata alle piccole industrie artistiche, ancora una volta accanto ai pupazzi di Eugenio Tavolara. 1940 Espongono alla Mostra Mercato di Firenze un’interessante processione di pupazzi di
stoffa e dei piccoli salvagente portafortuna le cui immagini vengono riprese dalla rivista Domus nel numero di settembre. Partecipano alla VII Triennale di Milano nella sezione ENAPI, curata per la Sardegna da Ubaldo Badas, esponendo diversi pupazzi in stoffa. L’intervento alla rassegna milanese segna il culmine del successo delle artiste cagliaritane, che ricevono elogi anche dalla stampa nazionale a firma di Ugo Ojetti e Maria Accascina. L’esposizione viene chiusa anticipatamente, a causa degli eventi bellici. 1941 Esce sul numero di maggio di Domus un articolo di Carlo A. Felice intitolato “Il problema commerciale dell’artigianato”, corredato dalla riproduzione fotografica di alcuni uccelli decorativi realizzati in stoffa e paglia dalle sorelle Coroneo su disegno dell’artista-ceramista Nino Strada. 1943 La guerra irrompe su Cagliari, la città resterà distrutta dai bombardamenti in maniera pesantissima. La famiglia Coroneo è costretta a sfollare, la loro casa nel quartiere Marina risulterà saccheggiata. 1946 Gio Ponti firma sulla rivista Stile un articolo intitolato “Dove sono le sorelle Coroneo?” che comincia così: «Dove sono? Come stanno? Chiamandole, perché ricordiamo le loro piccole cose squisite e drammatiche, che
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122. Timbro con il marchio e il logo della Barcaccia, negozio di antiquariato aperto negli anni Sessanta dalle sorelle Coroneo.
esponemmo alla Triennale, è come se chiamassimo tutti gli artigiani artisti d’Italia. Dove siete? Come state? Siete tutti vivi? Così vi gridiamo perché vi abbiamo amati». L’articolo è corredato da quattro grandi riproduzioni fotografiche di opere esposte alla VII Triennale: Il cieco e il paralitico, Lo spazzino, L’erede, Continuità della vita. Gli Amici del Libro di Cagliari pubblicano l’Almanacco letterario ed artistico della Sardegna, in cui la sezione “Le Arti”, a cura di Eugenio Tavolara, cita, tra i nomi che hanno conquistato buona rinomanza nel campo dell’arte decorativa isolana, le Coroneo, «due sorelle creatrici di un’arte portentosa ed umana». La loro presenza in questo scarno elenco è accompagnata dai nomi di Costantino Nivola, Salvatore Fancello, Giovanni Pintori, Nino Siglienti, Primo Sinòpico, Ubaldo Badas, Tarquinio Sini e Tosino Anfossi. In settembre la rivista Il Convegno, diretta da Nicola Valle, raccoglie un’intervista con le sorelle Coroneo. Il testo è completato da una riproduzione fotografica de Il cieco e il paralitico, opera esposta alla VII Triennale nel 1940. In questo colloquio si chiarisce un tema che sarà più evidente negli anni futuri, la loro produzione subisce un brusco calo durante gli anni Quaranta, specialmente dopo la guerra, fino ad esaurirsi del tutto tra le mura del negozietto d’antiquariato che apriranno a Cagliari negli anni Sessanta. 1948 La Camera di Commercio di Sassari incarica Eugenio Tavolara di segnalare i lavori d’artigianato locale meritevoli d’esser inviati alla Fiera di Milano e alla Mostra del Centenario (1848-1948) a Torino. Nel ristretto elenco compaiono, per la provincia di Cagliari, i pupazzi delle sorelle Coroneo. 1951 Una serie di “pupazzetti in panno” vengono esposti alla IX Triennale di Milano nella sezione ENAPI. Sulla rivista Il Ponte, nel numero di settembre-ottobre, esce un articolo intitolato “Arte popolare e Artigianato” firmato da Eugenio Tavolara nel quale si tratteggia la situazione degli artigiani nell’Isola. Nel sostenere la nascita di un artigianato artistico individuale, cita, tra gli altri, Francesco Ciusa, i fratelli Melis, Salvatore Fancello, Nino Siglienti, le sorelle Coroneo «con le loro tragiche e umane figurine di stoffa», e ancora Tosino Anfossi, Ubaldo Badas, Maria Serra, Edina Altara,
Enrico Clemente, Giuseppe Silecchia e sottolinea la frattura tra arte e artigianato affermando che gli artisti sardi, scomparsi Anfossi, Ciusa, Fancello e Siglienti, sembrino disinteressarsi sempre più alle attività artigiane. 1954 Partecipano a Milano alla X Triennale delle arti decorative. Il catalogo riporta la presenza delle sorelle Coroneo, sotto l’attività “Giocattoli”, nella mostra dell’ENAPI. Espongono una straordinaria scena corale, un gruppo di quattro figure in un momento di vita semplice: una rappresentazione che si impone per la qualità dei singoli pezzi e per l’invenzione scenica generale. 1956 Partecipano a Sassari alla I Mostra dell’Artigianato Sardo. Negli spazi del lussuoso Padiglione progettato da Ubaldo Badas, inaugurato in quest’occasione e destinato dalla Regione ad ospitare le rassegne artigiane, si apre una mostra d’alto livello, rilevato anche dalla stampa specializzata e da riviste autorevoli come Domus. L’anno successivo, 1957, la Regione affida ad un apposito ente, l’ISOLA (Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano), il compito di organizzare la rassegna e curare lo sviluppo della produzione e del mercato artigiano. L’ente sarà diretto da Ubaldo Badas ed Eugenio Tavolara. Le sorelle Coroneo non parteciperanno alle successive mostre dell’artigianato organizzate dall’ISOLA a Sassari, ma i loro pupazzi rimarranno per anni il termine di paragone per giudicare i lavori di altri artigiani (Baingiu Idini, Clara Fancello Clemente, Maria Lai) che si misurano nello stesso campo. 1959 Partecipano a Firenze alla XXIII Mostra mercato Internazionale dell’Artigianato, presentando i loro lavori accanto ai tappeti di Nule e di Dorgali, cestini di Castelsardo, ceramiche oristanesi, scialli ricamati a Oliena, maschere del carnevale di Mamoiada e Ottana. Nella stessa rassegna, nella Sala delle Nazioni, sono presenti Gavino Tilocca con una scultura in ceramica e Maria Lai con due pupazzi in tela di sacco. Vittorino Fiori, nel commentare su L’Unione Sarda i pupazzi di un artigiano sassarese alla IV Mostra dell’artigianato sardo dell’ISOLA (1959), afferma: «Personaggi la cui carica espressiva è impressionante come quella
non ancora dimenticata delle figurine delle sorelle Coroneo». Anni ’60 Si trasferiscono a vivere nel corso Vittorio Emanuele II al n. 117, nel signorile Palazzo Vadilonga, a Cagliari, poco distante dall’attività commerciale che il fratello Gerolamo apre con la liquidazione del lavoro d’impiegato in banca, il negozio d’antiquariato La Barcaccia, al civico 103, rimasto in attività sino alla fine degli anni Ottanta. Le sorelle Coroneo, supportate da Gerolamo che si occupava dell’acquisto della merce, vi lavorano insieme fino alla morte di Giuseppina, avvenuta nel febbraio 1978, trattando soprattutto oggetti legati alla Sardegna: libri, stampe, carte geografiche, argenti e ori del costume sardo, dipinti e arte sacra, cassapanche e arredi vari, connotando ben presto il negozio come un luogo d’incontro frequentato da intellettuali, appassionati antiquari e amici. Isolata tra le mura del negozio, Giuseppina continua a creare, con molta passione e una smisurata riservatezza, pupazzi in stoffa, oggetti d’arredamento, biglietti e pergamene augurali come dono per gli amici oppure esposti senza interesse alla vendita. Nel volume del 1963, Sardegna, Un popolo, una terra, Eugenio Tavolara firma il capitolo dedicato all’arte antica e moderna, e, nel panorama delle arti minori, afferma che dal 1925 al 1940 si svolge la prima fase del risveglio dell’artigianato artistico isolano per merito di artisti quali Salvatore Fancello, Tosino Anfossi, Nino Siglienti, Giovanni Pintori e le sorelle Coroneo. 1976 Il volume 50 anni di arte decorativa e artigianato in Italia, a cura di Paola Frattani e Roberto Badas, edizioni ENAPI, riporta due riproduzioni fotografiche a tutta pagina con la didascalia: «Figure in cartapesta dipinta esposte alla VII e X Triennale delle Arti Decorative a Milano, disegnate ed eseguite dalle sorelle Coroneo di Cagliari». 1978 Nel mese di febbraio muore a 82 anni Giuseppina Coroneo. Nicola Valle scrive per ricordarla su L’Unione Sarda: «È scomparsa – o meglio, si è dileguata – senza farsi notare, senza il consueto 99