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TUMORE ALLA PROSTATA, PREVENZIONE E CHIRURGIA

Iltumore della prostata è il secondo t umore più diagnosticato nell’uomo. L’incidenza aumenta in età avanzata ed il fattore di rischio principale è la familiarità. Essendo generalmente un tumore asintomatico, i controlli urologici periodici sono fondamentali per una diagnosi precoce, per intervenire in modo tempestivo e ritardare interventi radicali. “Lo screening periodico è raccomandato dai 50 anni. Ma nel caso di familiarità, occorre anticipare i controlli già dai 45 anni”, spiega il dottor Filippo Cianci, chirurgo urologo esperto in chirurgia laparoscopica e robot assistita presso il Poliambulatorio Dalla Rosa Prati Gruppo Garofalo Healthcare. Dottor Cianci, quali esami occorre fare per la diagnosi del tumore alla prostata?

“Il dosaggio del PSA, con un prelievo di sangue, associato alla visita urologica con esame rettale sono i primi step che consentono allo specialista di valutare eventuali segnali di rischio. In caso di sospetto, si procede con una risonanza magnetica multiparametrica, essenziale per eseguire biopsie mirate e per proseguire nell’iter diagnostico.”

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Quali soluzioni terapeutiche vengono proposte al paziente?

“Diagnosticato il tumore il paziente è informato sulle diverse soluzioni: sorveglianza attiva; radioterapia; chirurgia.”

Cosa significa sorveglianza attiva?

“Si intende uno stretto protocollo di controllo, una vigile attesa monitorata da una serie di esami. Si tiene monitorata la variazione della malattia, se nel tempo evolve da uno stadio di basso rischio ad uno più alto che necessita un intervento radicale: radioterapia o chirurgia.”

Quali sono le tecniche chirurgiche?

“La chirurgia è diventata meno invasiva rispetto al passato. Le tecniche si sono evolute verso la laparoscopia, oggi assistita da robot multibraccia. Nei miei interventi mi avvalgo del robot Da Vinci.”

I vantaggi della chirurgia robotica?

“Permette una visione migliore del campo operatorio e di eseguire movimenti più precisi. I bracci robotici hanno, infatti, una rotazione superiore a quella dell’uomo, massimizzano la manualità chirurgica. I vantaggi sono: una degenza ospedaliera ridotta a una odue notti; minor rischio di sanguinamento post operatorio; una ripresa me- no dolorosa; un più rapido rientro alla vita sociale. La finalità della chirurgia è curare oncologicamente il paziente, preservando la funzionalità erettile e le strutture della continenza urinaria.” L’intervento è in anestesia generale?

“Si fa solitamente in anestesia generale, anche se con il Centro Urologico Europeo CURE, del quale faccio parte, abbiamo operato il primo caso al mondo in anestesia loco regionale. Le metodiche in questo campo sono sempre in evoluzione. Il futuro sarà la terapia focale con elettroporazione, una metodica attualmente sperimentale. Un’evoluzione, già praticata negli Stati Uniti, è la chirurgia robotica single port, con un unico accesso all’interno dell’addome del paziente.”

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