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Davide Battistini
MAGAZINE
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Intervista a
DI DANIELE PATERLINI
DAVIDE BATTISTINI
Dal Pinocchio all’Opera, all’ex Orchestra del Regio. Dall’inclusività nello sport, alle Giochiadi. Sono tanti i progetti lanciati negli anni da Sinapsi Group, società di consulenza, che ora guarda anche all’editoria, insieme ad Edicta, con il progetto 0521
Sinapsi Group è una fucina di progetti. L’azienda di consulenza, che ha sede nel quartiere Crocetta, ha sviluppato negli anni una dinamica assolutamente originale, coniugando gli obiettivi di sviluppo economico, propri di ogni esperienza imprenditoriale, con una progettualità indirizzata al mondo culturale e al mondo sociale che, in apparenza, non hanno relazione con gli utili di fine anno. In realtà le ricadute in termini di contatti, sostenibilità, equilibrio e responsabilità sociale dell’azienda sono altissimi e contribuiscono ad accrescerne il valore. Davide Battistini, titolare di Sinapsi Group, nell’intervista che segue spiega il significato del suo progetto e di come questo ne faccia un unicum nel nostro territorio.
Battistini, la prima domanda riguarda l’azienda. Cos’è Sinapsi Group?
“Sinapsi Group è una società di consulenza, una delle poche esistenti a Parma. È stata fondata nel 2001 e da Parma ha avviato collaborazioni in tutta Italia e anche all’estero, visto che abbiamo seguito progetti in 40 paesi. Aiutiamo le aziende a sviluppare le reti commerciali, in pratica lavoriamo fianco a fianco con i titolari d’azienda per ampliare, indirizzare e valorizzare le loro idee imprenditoriali. Siamo organizzati in sette aree di business, contiamo su uno staff di sessanta collaboratori e dipendenti e abbiamo un pacchetto di 1465 clienti, che vanno dalle PMI a grandi gruppi come Davines o Parmalat”.
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Una delle caratteristiche della progettualità di Sinapsi Group è quella di spaziare anche in ambiti inconsueti, diversi da quelli strettamente industriali. Sinapsi infatti è attiva tanto nel sociale, che nel mondo culturale della città. Come ha avuto origine questo percorso?
“Al centro di ogni progetto stanno le persone. E su questo abbiamo una certa competenza, visto che operiamo da anni nel campo della ricerca personale e siamo un’azienda iscritta all’albo. Siamo specializzati nella formazione e gestiamo contact center. Queste peculiarità ci hanno portato ad interagire e ad occuparci della comunicazione aziendale. Unendo le competenze, abbiamo capito che per valorizzare un brand, far crescere un gruppo anche attraverso le relazioni interne, stimolare nei collaboratori e nei dipendenti un senso di appartenenza che andasse al di là dei meri risultati operativi, pur fondamentali, era necessario aprire le porte ad altre esperienze. Sport, arte, cultura, iniziative sociali sono perciò diventate parte integrante della nostra attività e della proposta ai clienti”.
Quali progetti avete realizzato?
“Tanti, ormai sono oltre 850. Abbiamo adottato l’ex Orchestra del Teatro Regio, abbiamo contribuito alla produzione di un film sulla mafia, abbiamo rilevato una libreria, aiutato scrittori e pittori nella produzione di opere. Una particolare attenzione l’abbiamo rivolta al teatro, sostenendo stagioni, ma anche iniziative inconsuete, come l’aver portato il Teatro del Cerchio a Sorbolo e da questa iniziativa aver ricavato i fondi per i laboratori teatrali per i ragazzi. ‘Pinoccchio all’Opera’ è uno dei nostri progetti più noti, mentre con ‘Vivi la scuola a colori’ durante la pandemia abbiamo coinvolto 130 classi e tremila bambini, che hanno potuto testimoniare la propria appartenenza alla classe con gli autoritratti realizzati con i kit che abbiamo fornito loro. Con le ‘Giochiadi’ abbiamo riportato in vita quelli che un tempo erano i giochi della gioventù, mentre con l’Audace stiamo portando avanti un ampio progetto di inclusività nello sport. E questi sono solo alcuni dei progetti che stiamo seguendo in Sinapsi.”
E questo percorso vi ha portato ad incrociare ‘Parma, io ci sto!’
“Confluirvi è stato naturale. ‘Parma, io ci sto!’ raggruppa imprenditori che si mettono in azione per far qualcosa per la città e il territorio e la nostra dinamicità era coerente con lo spirito dell’associazione. Successivamente sono poi entrato nel Consiglio Direttivo e mi occupo di cultura. Uno degli obiettivi su cui sto lavorando è quello di mettere in rete i festival Verdi, Paganini e Toscanini, che darebbe maggior visibilità a ciascuno di essi, con ricadute positive sulla già elevata qualità della proposta e sul turismo cittadino”.
Il progetto editoriale 0521 come nasce?
“Nasce proprio dall’esigenza di comunicare la gran quantità di progetti socioculturali che stiamo sviluppando. Era necessario quindi avere uno strumento, diverso da un house organ, che fosse in grado di raccontare le esperienze più importanti in un linguaggio semplice, per tutti, ma allo stesso tempo che si proponesse in una veste grafica moderna e elegante. Per questo è nato il mensile”.
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MAGAZINE
Fu comune autonomo dal 1870 al 1943, quando San Lazzaro termina definitivamente la sua esistenza riducendosi a Delegazione
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SAN LAZZARO DI GRETA UMANITARIO
DAL QUARTIERE PASSA LA STORIA
PIarlare di San Lazzaro, significa parlare di storia. Il quartiere nasce infatti attorno ad un breve tratto di quella grande via di comunicazione che è la via Emilia, che mantiene ancora oggi intatti tutti i suoi simboli: dall’Arco di San Lazzaro all’asilo “Monumento ai caduti in guerra”; dalla Certosa al Lazzaretto. San Lazzaro, un tempo Comune autonomo, è rimasto a lungo ai margini vicini della città, ponendosi come realtà agricola e dedita alla pastorizia. Vasto e frammentario il territorio rimarrà sempre legato alla città, e ne diverrà parte integrante, dopo
Il nome del quartiere, una volta Comune, deriva dal Lazzaretto, che esisteva già dal 1169. Ma il suo simbolo resta l’Arco Trionfale
ripetuti tentativi, nel 1925. Negli anni ’70 San Lazzaro diventa Quartiere e Alberto Grossi sarà il suo primo presidente. A fine decennio, il quartire cresce, con l’annessione al quartiere Lubiana. Molti sono gli elementi che valorizzano questo territorio, tra gli altri: l’esistenza di due xenodochi per il ricovero dei pellegrini in viaggio; la Certosa, fondata nel 1282 e l’Arco Trionfale, progettato dall’Archi-
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tetto Giambattista Magnani. L’inaugurazione risale al giorno delle nozze fra Odoardo I Farnese (Duca di Parma) e Margherita de’ Medici (figlia dei Granduca di Toscana Cosimo II De’ Medici), nel 1628. Fu deciso di innalzare degli archi nei principali punti di accesso alla città, per accogliere l’entrata trionfale della coppia. L’unico arco superstite oggi è proprio questo di San Lazzaro. Altro simbolo del quartiere, è la Certosa di San Girolamo, sede della scuola della Polizia Penitenziaria, è stata per secoli il centro focale della vita dei lavoratori di San Lazzaro, grazie alle numerose attività che ha ospitato. Sono tanti, dunque, i motivi di orgoglio di questa zona della città. La sua storia è antica e testimoniata da tante tracce monumentali, umane e sociali. Oggi il quartiere ha qusi 10000 abitanti è piuttosto esteso a nord-est del centro, è delimitato da via Mantova ad ovest, dal Comune di Sorbolo a nord, dal torrente Enza ad est, al confine con la provincia di Reggio nell’Emilia, e dalla via Emilia a sud. Nel tempo è stato segnato da alcune infrastrutture è infatti attraversato per tutta la lunghezza dalla linea ferroviaria Milano-Bologna e, più
Carta d’identità San Lazzaro
Numero abitanti:
Età media abitanti:
10710 (4748 famiglie) 11,65% (0-14),13.17% (15-29) 50,45% (30-64) 24,72% (over 65) Livello anzianità: Età media 46,83 anni (tra le più alte) Famiglie monopersonali: 1.743 Sesso della popolazione: 48,10% maschi e 51,90% femmine Superficie: 30,37 Kmq Stranieri: 1509 (14,09%) Popolazione non attiva: 57,18% (0-14 e over 64) Densità popolazione per Kmq: 357 abitanti (tra le più basse) Numero edifici: 2389 (di cui 2289 utilizzati) Dimensione nuclei familiari: Medio piccoli (2,16 per famiglia)
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“Abbiamo inaugurato i Caraibi il 15 maggio del 1983 noi, insieme a mio cugino Alberto e a sua moglie Patrizia, dopo aver fatto esperienza nella storica gelateria Sugar Sugar di via Farini e nella gelateria Igloo di piazzale Pablo. E da allora è stata una bellissima e ininterrotta avventura insieme a voi: vi ringraziamo di cuore!” Marisa e Mauro, gelateria Caraibi
Via Emilio Lepido, 9/A/B 0521 40 667 43123 Parma
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a nord, dall’Autostrada del Sole e dalla linea ferroviaria ad alta velocità. La zona urbana residenziale, densamente popolata, è a sud, dove si trovano proprio l’antico Lazzaretto, meglio noto come l’attuale “Rocca di San Lazzaro” e l’Arco di San Lazzaro. Fu comune autonomo dal 1870 al 1943. Nel Dopoguerra il quartiere si ampliò, diventando un importante polo residenziale, commerciale e industriale. Nel 1979 la Delegazione di San Lazzaro è divisa in due circoscrizioni: la ”Lubiana San Lazzaro” e la ”Cittadella”. E infine nel 2002, il San Lazzaro diviene quartiere autonomo, spartendosi la sede di Via Zarotto con il quartiere Lubiana. Sono molti i luoghi, di cui si conserva ancora traccia, che raccontano storie ai passanti che sanno ascoltarle: a iniziare dal veccho Ipodromo, nato nel 1907 attorno all’attuale Parco Martini (ma era grande il quadruplo), utilizzato per le gare ciclistiche e dove corse anche il grande Gilardengo. E poi nel Parco di via S. Bruno il Lavatoio di San Lazzaro, dove le belle lavanderine ogni lunedì ritiravano i panni sporchi, cosegnando quelli puliti. E, ancora, la storia che diventa suggestione se si pensa a Vittorio Bottego, intrepido esploratore e naturalista, che nacque a San Lazzaro nel 1860 da una famiglia di proprietari terrieri. A San Lazzaro è passata anche la guerra! Ancora oggi è possibile trovare sulle parteti di Casa Zanchi, in via Emilia 54, le tacce delle pallottole sparate da americani e tedeschi il 24 e il 25 aprile. Ma il quartiere non è solo la via Emilia, ha numerose frazioni, tra cui Beneceto, Casalbaroncolo, Casaltone di Parma, Casello, Il Moro, San Donato e Vicopò.
L’Arco di San Lazzaro, il portòn
Fu eretto nel 1628 sul progetto di Gianbattista Magnani. In origine era ornato in modo trionfale, con stucchi e rilievi. I soggetti raffigurati richiamavano temi di storia romana e medioevale, con valore molto simbolico, con raffigurazioni del console Marco Emilio Lepido che conduce una colonia romana (Parma fu fondata proprio dai Romani nel 183 a.C.); di Parma che invia mille uomini per la difesa personale di Cesare; della sconfitta di Federico II per opera della città. Nel 1714, per celebrare l’unione tra Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese, furono rimossi gli stucchi precedenti. Quando Napoleone visitò la città, nel giugno 1805, sono state aggiunte decorazioni in stile neoclassico. Un altro restauro risale al 1825 per la visita di Francesco I e Maria Luigia. Nei primi decenni del ‘900 l’arco era piuttosto deteriorato. Dagli abitanti era soprannominato portòn, e sotto di lui passava una strada sterrata. In periodo fascista fu utilizzato per propaganda, e solo da metà degli anni ‘50 sono state ampliate le strade attorno all’arco, deviando il traffico e realizzando un’aiuola per incorniciare il monumento. L’ultimo restauro è terminato nel 2006.
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