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Ripensare la città partendo dai quartieri
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Il Tardini. Un esperimento di partecipazione attiva della cittadinanza sarà sicuramente da applicare al progetto del nuovo stadio, per chiedere ai cittadini come vorranno che diventi
A Parma esiste il 40% degli aventi diritto al voto che non è andato alle urne, eppure la voglia di fare politica c’è, ed è tanta, basti pensare che abbiamo avuto 750 candidati alle ultime elezioni amministrative. Un’enormità, ci dobbiamo chiedere come trasformare questa voglia di protagonismo, in capacità di partecipazione. Facendo capire alla gente chel’impegno civico è un lungo percorso, che richiede impegno e costanza. Per questo dobbiamo valorizzare il terzo settore e in questo sono convinta che i partiti non siano finiti, ma abbiano ancora un ruolo importante”
Studiare un nuovo organismo rappresentativo di base per ripensare i quartieri?
“Si dobbiamo partire da qui, rendere vivibili i quartieri, fare in modo che offrano servizi e siano un primo e importante presidio che sappia fornire risposte rapide e immediate, anche per offrire sostegno, superare la solitudine prolungare il periodo in cui una persona è autosufficiente, il quartiere Montanara è un esempio. Parlo di un lavoro che abbiamo già iniziato a fare con il modello in ambito socio-sanitario, delle Case di comunità. Il mio deve essere un assessorato presente e che si occupa di chi si prende cura degli altri, deve stare vicino al terzo settore”.
E poi ci sono i grandi temi della città, anche su questi state pensando di introdurre nuovi sistemi di coinvolgimento attivo della cittadinanza?
“Il sindaco Guerra vorrebbe applicare un protocollo disciplinato da un decreto del Presidente del Consiglio del 10 maggio 2018 chiamato «Commissione nazionale per il dibattito pubblico», si tratta di creare dei gruppi di lavoro e ascolto, seleziona-
to e sorteggiati, composti da persone competenti e coordinate da altri individui, che possono anche ricevere un gettone di presenza e che siano incaricati di fare riunioni, confrontarsi, coinvolgere la gente per acquisire informazioni e dei pareri consultivi. Il nostro obbiettivo sarebbe quello di sperimentare questo metodo già con la stesura del progetto di riqualificazione dello stadio Tardini”.
Assessora Jacopozzi calandoci più nel quotidiano, quali sono le azioni più urgenti di rigenerazione urbana?
“Uno dei primi temi su cui lavorare è sicuramente la riqualificazione dei parchi cittadini, per i quali è fondamentale fare un progetto organico, di recupero del verde, che è stato un pò maltrattato negli ultimi anni. Ma anche pensando a come trasformarli in luoghi più inclusivi e abitati, per tutti. Attrattivi per i bambini, gli anziani, i ragazzi, le associazionin e anche per chi vuole fare attività motoria”.
Un’altra delega a cui lei tiene molto è quella della cooperazione internazionale
”Si, ormai stiamo andando verso un modello di cooperazione decentrata, cioè un modello di attività governata dagli enti locali. Noi stiamo lavorando in particolare su un progetto in Burundi”.
Cosa volete fare in Burundi?
”In collaborazione con L’Azienda Stuard, stiamo sviluppando Maison Parma. ll progetto si inserisce nell’ambito di una lunga attività di collaborazione instaurata tra il territorio di Parma e Burundi fin dal 2004 in collaborazione con l’Associazione Parmaalimenta. Abbiamo individuato un tipo di pomodoro idoneo ad essere piantato sul posto, ed ora le prime piantagioni stanno per crescere. Si tratta di una collaborazione Consorzio del Pomodoro in Burundi come modello di sviluppo sostenibile, che prevede l’utilizzo di nuove tecnologie e macchinari, marketing e commercializzazione, prevedendo, al termine della formazione, attività di stage in aziende e accompagnamento per l’avvio di micro attività imprenditoriali ”. “Infine un’altra sua delega, che sembra
una provocazione, in questo periodo. Cosa può fare un piccolo Comune, per un tema così enorme come la pace?
“Si può sempre fare qualcosa, è difficile, ma si può fare. A Parma l’assessorato alla Pace ha una storia e una grande tradizione, ma la mia opinione è che noi daremo un grande contributo a diffondere la cultura della pace se sapremo essere i primi a ridurre i conflitti, partendo dal nostro modo di amministrare la città. Io ci credo”.
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