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Eutanasia legale: facciamo il punto
IL CASO ITALIANO, MODELLI EUROPEI FAVOREVOLI E IL REFERENDUM ABROGATIVO
Il termine “eutanasia” deriva dal greco: eu=buono, e thanatos=morte. Nel significato corrente, il termine si è evoluto fino a designare l’atto con cui si aiuta a concludere la vita di un’altra persona, affetta da un male incurabile, allo scopo di evitarle inutili sofferenze. Sia l’opinione pubblica che la classe politica sono divise sul tema. IL CASO ITALIANO Attualmente in Italia l’eutanasia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale. E’ possibile solo richiedere il suicidio medicalmente assistito, ossia l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico. Le condizioni richieste sono quattro: la persona che ne fa richiesta deve essere pienamente capace di intendere e volere, deve avere una patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, e deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale. PRIME PROPOSTE DI LEGGE Nel 2013 l’Associazione Luca Coscioni ha depositato una proposta di legge di iniziativa popolare: “Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia”, la proposta è attualmente in esame. Una svolta è avvenuta con la Legge 219/2017, che stabilisce come “nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge.” La morte che sopravviene per sospensione di trattamenti è inevitabilmente più lenta di quella che si potrebbe procurare con eutanasia attiva o con un suicidio assistito.
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VICENDA ANTONIANI-CAPPATO Uno dei casi più noti è quello di Marco Cappato, che ha aiutato Fabiano Antoniani (DJ Fabo), rimasto cieco e tetraplegico a seguito di un incidente, a porre fine alla propria vita nel 2017, accompagnandolo in Svizzera. Trattandosi in questo caso di suicidio assistito, l’attivista si è autodenunciato al rientro in Italia. Ma la Corte Costituzionale “ha ritenuto non punibile, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile”. Il caso di DJ Fabo ha reso sempre più necessaria la promulgazione di una legge relativa all’eutanasia. IL MODELLO DELLA SVIZZERA In Europa il suicidio assistito è legale in diversi Paesi, ma solo le cliniche della Confederazione elvetica offrono il servizio anche ai cittadini stranieri. In queste strutture viene praticato il suicidio assistito. Deve essere l’ammalato ad assumere i farmaci che lo uccideranno, se le condizioni del paziente non lo consentono, i medici elvetici non possono fare nulla per lui. Requisito indispensabile per ottenere l’approvazione dalle strutture è l’irreversibilità della malattia, che deve essere clinicamente accertata e senza possibilità di guarigione. I medici svizzeri sono tenuti, in ogni caso, a far desistere i pazienti fino all’ultimo. Il malato può decidere di tornare indietro in qualsiasi momento, o anche di stabilire una nuova data. Il costo è di diecimila euro.
IL REFERENDUM EUTANASIA LEGALE La richiesta di un referendum abrogativo per depenalizzare l’eutanasia nel nostro paese, è stata presentata alla Corte Suprema di Cassazione il 20 aprile 2021. Le firme raccolte sono state più di un milione, per chiedere la parziale abrogazione del reato di omicidio del consenziente, Se a gennaio 2022 sarà approvato dalla Consulta, il referendum dovrebbe svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno 2022. di Chiara Carolina Conte
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