IL MONDO DEL
IL MONDO DEL LATTE 12/2021
L AT T E N. 12
DICEMBRE
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IL LATTE NEL MONDO
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INTOLLERANZA AL LATTOSIO, È TUTTO CHIARO? L’INSOSTENIBILE PESO DELLA SOSTENIBILITÀ
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Intolleranza al lattosio: c’è ancora bisogno di fare chiarezza
ATTUALITÀ Alla (ri)conquista del Canada, The Extraordinary Italian Cheese 2021 Ue: Farm to Fork, l’industria chiede strumenti e soluzioni Eda: l’insostenibile peso della sostenibilità News Eda flash Idf Global Dairy Conference 2021: dove esistono sfide si aprono nuove opportunità La Convenzione di Stresa, indicazioni geografiche tra passato e futuro News
MERCATI L’efficacia degli accordi dell’Ue: favorito e tutelato l’export di formaggi Latte, crescono prezzo e produzione Esportazioni italiane di latte Borsa prezzi Dop e informazioni di filiera: un vantaggio da sfruttare
IGIENE E SICUREZZA Benessere animale, il Reg. (UE) 2017/429 e la sua applicazione (PRIMA PARTE) La certificazione Halal nei diversi Stati dell’Ue
NORMATIVE Prezzo del latte, interviene di nuovo l’Antitrust L’esperto risponde
Organo ufficiale di ASSOLATTE e del Comitato Italiano FIL - IDF EDITORIALE IL MONDO DEL LATTE s.r.l. P.I. e C.F. 07208200159 www.assolatte.it Direzione, redazione, pubblicità: Via Adige, 20 - 20135 Milano tel. 02-72021817 e-mail: mondolatte@assolatte.it Via Boncompagni, 16 - 00187 Roma tel. 06-42885648 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 337 del 23-4-1987
opo tante discussioni, alcune riunioni e molti approfondimenti, è stato sottoscritto il “Protocollo per la salvaguardia degli allevamenti italiani”. Voluto dal ministro Patuanelli per lanciare un messaggio alle aziende agricole in dichiarata difficoltà per l’aumento delle quotazioni di mais e soia, il protocollo prevede il riconoscimento di un premio emergenziale versato dalla Gdo alle stalle, per il tramite delle imprese di trasformazione. Con la firma, poi, la Gdo si è impegnata a valorizzare le produzioni nazionali, incrementandone gli acquisti. Prima che entri in vigore, IL MONDO DEL il protocollo – sottoscritto da tutte le organizzazioni N. 12 di rappresentanza dell’agricoltura, dell’industria, della cooperazione e della distribuzione – dovrà ricevere il via libera dell’Antitrust, il cui parere è fondamentale per il successo dell’iniziativa. Mancano, inoltre, le istruzioni operative, che devono dire come, quanto e a chi chiedere e versare gli importi raccolti. A nostro avviso, al di là delle sue complessità operative, l’intesa contribuisce a mettere in risalto il vero tema del momento: il problema dei costi di produzione. L’industria lo conosce molto bene: la spirale degli aumenti colpisce in modo drammatico tutto il mondo industriale, pressato da costi che finora sono stati assorbiti in silenzio, ma che sono ormai insopportabili. Con la distribuzione moderna che gioca in difesa, fa melina e rinvia qualunque decisione sui listini. In alcuni casi, addirittura dichiara che le richieste industriali sono speculative e non oggettive. Invece, bisogna prendere atto della difficilissima situazione. Perché, se è vero che c’è un tempo per ogni cosa, è il momento dell’ascolto delle ragioni industriali, nell’interesse del sistema latte, che tutti si affannano a dire di voler sostenere.
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Agricoltura più sostenibile con scienza e innovazione di Paolo De Castro
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L’OPINIONE
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IL
LATTE NEL
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COMITATO ITALIANO FIL-IDF
Direttore responsabile: Adriano Hribal Coordinamento editoriale: Manuela Soressi Progetto grafico e impaginazione: Tina Liati Immagini: Fotolia Stampa: Miligraf srl s- Formello (RM) Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale 70% Roma – aut mp-at/c/rm
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L’OPINIONE
AGRICOLTURA PIÙ SOSTENIBILE CON SCIENZA E INNOVAZIONE di Paolo De Castro
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o partecipato con grande interesse al dibattito dell’evento di lancio della piattaforma di collaborazione transatlantica sul settore primario, con il segretario all’Agricoltura degli Stati Uniti, Tom Vilsack, e il commissario europeo Janusz Wojciechowski. Ho ritrovato Vilsack, persona di grande intelligenza politica, dopo anni. I nostri primi incontri risalgono all’amministrazione Obama, quando Ue e Usa negoziavano il T-tip, il progetto di trattato commerciale tra le due sponde dell’oceano Atlantico. Il negoziato non ha poi avuto successo, confermando che l’agroalimentare resta uno dei punti più difficili da trattare. Un settore su cui i due principali partner commerciali al mondo hanno tanti punti di contatto, ma anche divergenze che
Tom Vilsack
di coscienza delle due sponde sembrano insormontabili. dell’Atlantico della necessità, Il dibattito in occasione del a fronte della sfida dei lancio della piattaforma non ha cambiamenti appianato queste climatici e delle differenze, ma ha incrinature dimostrato una volta NUOVO PONTE del sistema di più come, proprio TRA UE E USA commerciale perché uniti dalla PER DISCUTERE multilaterale, visione generale ma diversi sul come DEI TEMI CALDI di accelerare sullo scambio realizzarla, Stati DEL SETTORE di conoscenze e Uniti ed Europa PRIMARIO di innovazioni in hanno bisogno l’uno agricoltura e nei dell’altra. sistemi alimentari. La nuova piattaforma Un analogo del Consiglio di cooperazione transatlantica Commercio e Tecnologia, che non è una riedizione del T-tip, si è già riunito una volta a né vuole esserlo. Pittsburgh, ma a livello tecnico. In generale, è uno dei La piattaforma di cooperazione tanti tavoli di dialogo tra vuole essere un nuovo capitolo Washington e Bruxelles, da nella collaborazione Usaquando alla Casa Bianca si è Ue, con un filo diretto tra il insediata l’Amministrazione Dipartimento dell’Agricoltura Biden. In questo contesto, degli Stati Uniti e la Direzione la collaborazione sui temi generale dell’Agricoltura e agricoli rappresenta la presa dello sviluppo rurale della Commissione europea, per Janusz Wojciechowski scambiare conoscenze e informazioni e promuovere la comprensione e la fiducia reciproche e lavorare insieme per affrontare le sfide globali. Quella principale è il cambiamento climatico, che sta già avendo un impatto sulla produzione alimentare, dal campo alla tavola. L’estrema volatilità meteorologica, le gravi siccità seguite dalle inondazioni, gli incendi e altri eventi catastrofici stanno già mettendo a dura prova i sistemi alimentari mondiali.Dobbiamo studiare di più, ho detto in uno dei miei interventi, per capire come portare le innovazioni nei campi e alle aziende agroalimentari in modo efficace.
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La scienza e l’innovazione porteranno a un’agricoltura più sostenibile. D’altra parte, sono le aree di intervento chiave che nella storia dell’umanità hanno permesso a più riprese di scacciare i fantasmi della scarsità e della penuria, nella versione data da Thomas Malthus. Mantenere i livelli produttivi è fondamentale quanto farlo in modo più sostenibile per gli ecosistemi. È possibile con mercati equi e aperti a livello locale, regionale e internazionale, che rafforzano la sicurezza alimentare e i sistemi alimentari sostenibili. Qui c’è una sfumatura diversa nell’impostazione di Usa e Ue, una differenza che è emersa sempre più negli ultimi anni. Per Washington, la produttività è importante tanto quanto mitigare le emissioni di gas serra. Il dibattito sulla strategia Farm to Fork in Europa, invece, trascura questo accento sulla parte produttiva, come emerso anche dal discorso tenuto dal
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commissario Wojciechowski. Che poi ha assicurato che, secondo lui, la Farm to Fork non implicherà un calo di produzione in Europa. Come ho sottolineato nel mio intervento, togliamoci dalla testa che il nuovo approccio Ue debba portare a una riduzione della produzione e a un aumento delle importazioni in Europa. Anche perché vorrebbe dire importare emissioni invece di produrle noi e sarebbe un bel
problema sia per l’economia che per l’ambiente. Alla mobilitazione delle conoscenze oggi si deve aggiungere – un pensiero condiviso da Vilsack – una grande campagna di sensibilizzazione dei cittadini e dei consumatori per spiegare loro che la tecnologia non è per forza nemica della sostenibilità. Anzi, la strada per un’agricoltura sostenibile passa da genetica e precision farming.
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MONDO ASSOLATTE
INTOLLERANZA AL LATTOSIO C’È ANCORA BISOGNO DI FARE CHIAREZZA MOLTI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI POSSONO ESSERE CONSUMATI ANCHE DA CHI È INTOLLERANTE AL LATTOSIO. L’INTOLLERANZA NON VA CONFUSA, POI, CON L'ALLERGIA ALLE PROTEINE DEL LATTE di Carmen Besta
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na dieta varia ed equilibrata, si sa, è quella che non esclude una classe di alimenti. Ed è davvero semplice seguire questa regola aurea, anche in caso di comprovata intolleranza al lattosio, così da non rinunciare ai numerosi effetti benefici (e di gusto!) dei prodotti lattiero-caseari. Credersi intollerante senza esserlo, e seguire, senza ragione, una dieta fai da te priva di lattosio, non solo
condiziona notevolmente le scelte alimentari, ma può incidere negativamente sulla salute. In particolare, può ridurre la concentrazione nel colon di sostanze con azione antinfiammatoria e acidificante sull’ambiente intestinale, utili per stimolare la proliferazione della flora batterica acidofila “buona” e inibire le specie batteriche indesiderate. Ma non è tutto. Una dieta nel complesso squilibrata può portare, tra le altre cose, a
carenze di vitamina D e di calcio, essenziali per la salute delle ossa. Va chiarito quindi molto bene che l’intolleranza al lattosio non causa danni intestinali, né malassorbimento o problemi gravi di salute. Il lattosio va escluso dalla dieta solo se necessario, ovvero quando ci sono sintomi reali e ben diagnosticati dal medico, dopo aver effettuato i test appositi. Non c’è bisogno di cambiare
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MONDO ASSOLATTE la propria dieta e rinunciare per sempre agli alimenti contenenti lattosio, tra cui la maggior parte dei latticini, punto cardine delle nostre tradizioni alimentari. L’intolleranza al lattosio, infatti, può essere definita scientificamente come una mancanza “relativa” di questo enzima, che solo raramente è assoluta. La forma di intolleranza più comune è, infatti, borderline: nonostante il declino genetico progressivo dell’attività enzimatica, solo nel 50% dei casi si evidenziano i sintomi tipici (gonfiore, dolore addominale e diarrea). L’intensità di questi sintomi varia poi da persona a persona, perché entrano in gioco molteplici fattori come la quantità giornaliera di lattosio ingerita, la forma in cui è assunto (se in un liquido o in alimenti solidi), il cibo a cui viene associato all’interno del pasto, la velocità del transito intestinale e la sensibilità viscerale individuale. Per questi motivi la situazione deve sempre essere monitorata individualmente: la maggior parte degli intolleranti riesce ad assumerne un certo quantitativo senza presentare disagi. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare, dopo un’attenta analisi della letteratura scientifica a riguardo, ha
LA PAROLA AL MEDICO In presenza di una diagnosi certa, sarà il medico o il nutrizionista a prescrivere una dieta equilibrata e corretta, eventualmente comprensiva di alimenti ricchi di calcio come sgombro, sardine, spinaci, radicchio, indivia, cavoli, broccoli, carciofi, fagioli, mandorle, nocciole, semi di sesamo, e ricchi di vitamina D come salmone e uova.
LE CAUSE DELL'INTOLLERANZA Il motivo primario della perdita dell’enzima lattasi è genetico (il duodeno perde nel corso della vita la capacità di produrre l’enzima che scinde il lattosio nei due zuccheri semplici), ma ci sono forme secondarie causate da danni acuti (virus) o cronici della mucosa intestinale (celiachia, morbo di Crohn). A volte ci sono persino deficit transitori causati dall’alterazione dei batteri intestinali, dovuti a una dieta scorretta o una lunga terapia antibiotica.
osservato che questo limite è di circa 12 grammi in un’unica assunzione, pari a un bicchiere di latte. Il test e la dieta a esclusione Una volta che si ha il sospetto clinico, è fondamentale eseguire i test specifici. Le principali metodiche sono due: il Breath Test e il Test genetico. Il primo è un esame semplice che misura il tasso d’idrogeno presente nell’aria espirata dopo il consumo di latte: chi non digerisce il lattosio tenderà a riportarne valori piuttosto alti, segno della conseguente fermentazione intestinale. In alcuni centri diagnostici, c’è anche la possibilità di verificare se la risposta migliora con l’assunzione di lattasi sintetiche. In ogni caso, come accade per altri test, anche questo può dare falsi positivi e falsi negativi. Per questo, sotto la supervisione di un nutrizionista, conviene attuare una dieta senza lattosio per valutare la scomparsa dei sintomi, e reinserirlo successivamente per interpretare la risposta clinica. Il test genetico, invece, è consigliato in particolare per i bambini (a partire dai 3 anni), in quanto si tratta di un semplice prelievo salivale. Non esiste una cura per l'intolleranza, ma... Nelle situazioni iniziali o borderline, la maggior parte dei nutrizionisti consiglia di non smettere completamente di consumare latte e latticini, ma assumerne piccole quantità quotidianamente
YOGURT: NON APPESANTISCE ED È FACILE DA DIGERIRE Lo yogurt è campione di digeribilità. Merito dei fermenti lattici, che, durante la fermentazione, liberano amminoacidi e peptidi, facendo aumentare la presenza di proteine solubili e di lattosio idrolizzato e rendendo più piccole le particelle proteiche. Questo favorisce l’azione degli enzimi del tratto gastrointestinale, rendendo lo yogurt particolarmente digeribile. Oltretutto, lo yogurt è adatto anche a chi ha problemi con il lattosio perché non provoca fastidi a chi non tollera questo zucchero. Un effetto causato dalla presenza delle lattasi dei microrganismi fermentativi che, almeno in parte, “sopravvivono” al passaggio della barriera gastrica e quindi riescono ad agire efficacemente sulla digestione del lattosio.
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MONDO ASSOLATTE per cercare di stimolare la produzione di lattasi da parte dell’intestino. Anche il ricorso ai latticini con fermenti probiotici è una via percorribile, poiché i fermenti lattici facilitano la digestione del lattosio e parallelamente stimolano l’intestino a produrre la lattasi. In mancanza di miglioramenti, è indispensabile affidarsi ai prodotti senza lattosio o a ridotto contenuto di questo zucchero, secondo la propria risposta individuale. Latte, crescenza, mozzarella, stracchino, mascarpone, ricotta, burrata e burro ottenuti con latte delattosato sono stati accolti dai consumatori
COSA DICONO I NUMERI Negli Stati Uniti è intollerante al lattosio quasi una persona su quattro, mentre i nordeuropei, con circa il 5%, hanno la prevalenza più bassa. Nell’Europa centrale si arriva al 30% e nell’Europa del Sud si sfiora il 70%, come anche in America Latina. In Italia, il deficit di lattasi (o “non persistenza”, per essere più precisi), è presente nel 40% circa
con entusiasmo perché sono identici ai loro omologhi tradizionali, sia per gusto, sia per valori nutritivi. Nell’universo lattiero-caseario ci sono, però, anche prodotti naturalmente a basso contenuto di lattosio e quindi più tollerati, come yogurt e latti fermentati in cui i batteri lattici hanno un’azione predigestiva. Ci sono poi i prodotti caseari completamente privi di lattosio come i formaggi a lunga stagionatura, ad esempio Grana Padano e Parmigiano Reggiano, in cui il processo di invecchiamento porta il lattosio a livelli prossimi allo zero. I prodotti ottenuti con latte delattosato hanno lo stesso gusto e valore nutrizionale dei loro omologhi tradizionali. Le differenze L’allergia alle proteine del latte e l’intolleranza al lattosio sono due cose ben distinte. Mentre l’allergia comporta una reazione avversa alle proteine del latte, l’intolleranza si verifica quando è assente o presente solo in parte la lattasi, ovvero l’enzima deputato alla digestione del lattosio.
PANCIA GONFIA E DIETA: I BENEFICI DEI LATTICINI DELATTOSATI La mattina la pancia è piatta ma poi, con l’andare delle ore, arriva l’effetto "palloncino" e a sera la cintura sta stretta. Le cause possono essere tante, tutte legate all’alimentazione: pasti troppo veloci, cibi che fermentano, cattiva digestione o problemi di masticazione. Ecco perché per “sgonfiare” la pancia bisogna cambiare l’approccio al cibo: mangiare lentamente, masticare bene ogni boccone, inserire in ogni pasto un ingrediente carminativo (come aneto, semi di finocchio o zenzero) ed evitare gli alimenti che creano fermentazione, come legumi, cavoli, cipolle e mele. Mai rinunciare, invece, ai prodotti lattiero-caseari, sia per assicurarsi il necessario fabbisogno di proteine, calcio e vitamina D, sia per mantenere attiva la lattasi intestinale: si può scegliere tra formaggi ben stagionati, yogurt, latte e formaggi freschi delattosati.
della popolazione, con un andamento crescente da Nord verso Sud.
LATTE E LATTICINI ESCLUSI DALLA DIETA SENZA MOTIVO Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, l’intolleranza interessa circa il 40% degli italiani, ma ci sono milioni di persone che si ritengono intolleranti e per questo eliminano latte e latticini dalla dieta ingiustificatamente. «È in atto ormai da alcuni anni una campagna contro latte e latticini, non giustificata da evidenze scientifiche» spiega la professoressa Michela Barichella dell’Università degli Studi di Milano e membro del Comitato scientifico dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano. «È sempre più frequente l’utilizzo di bevande vegetali al posto del latte e chi ha un’intolleranza al lattosio, anche solo lieve o moderata, tende a eliminare tutti i latticini e quindi nutrienti come calcio, zinco, fosforo, selenio, vitamina A, B12 e proteine ad alto valore biologico con i nove amminoacidi essenziali. Le bevande vegetali non sono in grado di apportare sufficientemente tali nutrienti».
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ATTUALITÀ
ALLA (RI)CONQUISTA DEL CANADA THE EXTRAORDINARY ITALIAN CHEESE 2021 di Stefano La Luna
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ell’ambito della programmazione Ice 2021, l’Agenzia ha stanziato circa 227mila euro per promuovere e valorizzare l’autenticità dei formaggi italiani in Canada tramite attività di digital advertising. Il progetto, iniziato lo scorso settembre, che dovrebbe terminare a fine anno, fa seguito alle attività di promozione in store svolte tra il 2018 e il 2019, quando, per sostenere il vantaggio competitivo dell’Italia nell’export caseario e in virtù dell’incremento delle Tariff Rate Quotas per l’importazione dai Paesi Ue e della protezione di alcune denominazioni geografiche derivanti dalla firma del Ceta, si era deciso di avviare una consistente campagna di promozione dei formaggi italiani, al fine di presidiarne il mercato e stimolarne la domanda interna. La campagna aveva riscosso un apprezzamento considerevole da parte dei consumatori canadesi, così come dei rappresentanti dei retailer coinvolti, che hanno riferito un incremento significativo delle vendite dei prodotti promossi. Il Canada era ed è un mercato strategico per l’export dei prodotti caseari nazionali. Basti pensare che nel 2020 le tonnellate vendute sono state 6.870, in aumento del 15,1% rispetto al 2019. Gli incrementi registrati nel corso dell’ultimo triennio, ovvero dal 2017 – anno della firma del Ceta – risultano considerevoli:
le quantità esportate sul suolo canadese sono, infatti, cresciute del 35,3 per cento. Esportazioni che, è bene ricordarlo, hanno retto l’urto della crisi scatenata dalla pandemia, attestandosi, nel primo semestre 2021, a più di tremila tonnellate. Numeri che hanno portato l’Agenzia Ice a puntare nuovamente sulle opportunità offerte dal secondo mercato d’Oltreoceano per quantità importate, attraverso l’organizzazione di una campagna digitale che si pone l’obiettivo di raggiungere oltre 12 milioni di canadesi, e che include sia la condivisione di ricette attraverso portali dedicati (Delish, Ricardo Cuisine e Bell Media), sia il coinvolgimento di importanti chef (come David Rocco e Stefano Faita), influencer e blogger, in qualità di “ambassador” dei prodotti caseari nostrani. I formaggi promossi sono Asiago, Burrata, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano, Mascarpone, Mozzarella,
Stefano Faita
Mozzarella di Bufala Campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Pecorino Toscano, Piave, Provolone, Ricotta e Taleggio. Viviamo innegabilmente in un’epoca dominata dal culto della celebrità, in cui le star televisive e del web – anche nel settore alimentare – ridefiniscono continuamente le tendenze consolidate. Chef e food blogger rivestono un’importanza crescente nell’influenzare ciò che cuciniamo e quindi, indirettamente, gli alimenti che acquistiamo. In un panorama di questo tipo, queste figure diventano il veicolo più efficace per diffondere l’autenticità e la qualità dei prodotti caseari italiani. Il sito della campagna (www. theextraordinaryitaliancheese.ca) costituisce una fonte preziosa a cui attingere per ottenere informazioni sulle attività svolte, e viene arricchito con i contributi di tutti i partner che via via vengono creati e condivisi.
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FAR O FOR ’IND S RIA CHIEDE S R EN I E SO ZIONI di Maria Libertini
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ualche settimana fa il Parlamento europeo ha approvato la relazione sulla strategia Farm to Fork (F2F): 452 i voti favorevoli, 170 quelli contrari e 76 gli astenuti. Il sì è arrivato nonostante l’accorato appello del mondo agroalimentare, che chiedeva di rinviare la votazione a quando sarà disponibile una valutazione d’impatto. Come noto, infatti, la relazione insiste su diete sane, su un’etichettatura nutrizionale obbligatoria fronte pacco armonizzata, sulla riduzione dei pesticidi, sollecitando gli Stati membri a raggiungere tali obiettivi tramite i piani nazionali previsti dalla Pac. I deputati europei, da parte loro, hanno chiesto di dare maggior forza agli agricoltori, un’etichettatura d’origine obbligatoria per tutti i prodotti e iniziative che stimolino la domanda di referenze bio. Cosa molto importante è che nella versione approvata dal Parlamento si richiama l’attenzione sul possibile impatto complessivo delle diverse misure, aspetto fin qui trascurato. Studi di recente pubblicazione, tra i quali quello del Joint Research Center (Jrc), dimostrerebbero che la F2F porterebbe a una contrazione produttiva del 10% circa. Numero che deve far riflettere. Quel che è piaciuto poco a tutti i protagonisti del food europeo, però, è il clima in cui si lavora. Si parla di tutto, tranne che degli strumenti
e delle soluzioni che permetterebbero di affrontare con maggior serenità alcuni aspetti ancora poco chiari. Così, gli stakeholder europei iniziano a essere impazienti: non sono le singole iniziative a preoccupare, ma l’insieme delle stesse. Gli obiettivi sono ambiziosi e, se attuati come proposto, avranno un costo considerevole per tutto il mondo dell’agroalimentare, con una perdita di redditività che nessuno vuole considerare. Gli appelli, però, finora sono rimasti inascoltati. In parole povere, l’agroindustria afferma: siamo d’accordo con gli obiettivi e consapevoli che sono necessari cambiamenti. Siamo pronti a fare la nostra parte e stiamo già lavorando nella direzione auspicata. Ma qual è la tabella di marcia? Quali sono gli strumenti di cui potremo disporre? Intanto il tempo passa, il 2030 si avvicina e i cambiamenti non possono essere fatti dall’oggi al domani. Il mondo agroalimentare europeo aspetta proposte concrete, in particolare su alcuni punti critici, come gli effetti del carbon leakage, l’autonomia strategica europea o gli effetti sui prezzi al consumo. In questo panorama, va interpretato in modo positivo il messaggio del Parlamento che vuole vederci chiaro sui rapporti costi benefici delle decisioni che dovranno essere prese.
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L’INSOSTENIBILE PESO DELLA SOSTENIBILITÀ di Maria Libertini
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l Green Deal e la Farm to Fork puntano a sistemi alimentari più sostenibili ed entreranno nel vivo con la presentazione di una proposta di un nuovo quadro normativo europeo (Sustainable Food System Framework - SFS). A fine settembre la Commissione ha lanciato una consultazione sulla tabella di marcia della valutazione di impatto, alla quale Eda, in rappresentanza dell’industria casearia europea, ha dato il proprio importante contribuito, sostenendo alcuni principi chiave. Prima di tutto – ha sostenuto – è necessario che gli alimenti vengano riconosciuti quali bisogni primari. Va data priorità alla sicurezza alimentare e nutrizionale, che deve essere garantita nel breve e nel lungo termine. Inoltre, non può essere trascurato il fatto che i sistemi alimentari dell’Ue sono numerosi, legati a differenze geografiche e pedoclimatiche, e che diverse sono le abitudini alimentari. Diversità delle quali bisogna tener conto. Secondo l’associazione europea è poi fondamentale che la responsabilità sia condivisa nel e per il cambiamento, e che siano garantiti fondi per il mantenimento della competitività e il corretto funzionamento del mercato unico. Sarà molto importante, poi, avere definizioni chiare e un ambito di applicazione ben definito, con un approccio ampio basato sui tre pilastri della sostenibilità: economico, ambientale e sociale. Eda si è poi concentrata sugli strumenti da prevedere affinché i consumatori possano partecipare alla realizzazione
di sistemi alimentari più sostenibili. Loghi e claim non portano automaticamente a una maggiore domanda di prodotti “sostenibili”. La formazione e l’educazione devono quindi essere parte integrante delle politiche europee. Per l’etichettatura, in particolare, occorre assicurare un equilibrio tra la complessità del tema e la semplicità di quello che dovrà o potrà essere indicato sui prodotti. La digitalizzazione di parte delle informazioni può quindi aiutare a trovare soluzioni. Altro aspetto non trascurabile è quello della coerenza dei diversi quadri normativi. Non si possono accettare compromessi sulla sicurezza alimentare e deve essere assicurato che il quadro sia compatibile con altri processi legislativi in corso, come i green claim, l’etichettatura di origine obbligatoria e la revisione delle informazioni alimentari in generale. Non si può poi trascurare che il concetto di “sistema alimentare sostenibile” va oltre ed è molto più ampio della sostenibilità del singolo prodotto alimentare, il cui
impatto è difficile da misurare e non viene generalmente consumato da solo. Altro aspetto su cui si è concentrata Eda sono i rapporti tra le informazioni sull’origine e quelle sulla sostenibilità. Produzioni locali e filiere corte possono essere importanti solo in alcuni casi, dove e se esiste una domanda. Questo modello, però, non è in grado di garantire prodotti sani e sicuri per tutti. Non sempre, poi, i prodotti locali sono anche i più sostenibili: l’origine, cioè, non è sinonimo di sostenibilità. Altro aspetto delicatissimo è quello degli effetti sulla produzione. Recenti studi sulla strategia Farm to Fork, infatti, dimostrano che le future regole porterebbero a un calo complessivo della produzione. Per questo, è fondamentale trovare un equilibrio tra l’introduzione di standard più elevati e la necessità per il sistema alimentare europeo di rimanere competitivo. Altrimenti, l’Europa importerà prodotti meno sostenibili dei suoi, trasferendo altrove e non risolvendo il problema.
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IFCN: PRODOTTI LATTIERO-CASEARI MONDIALI E IMPATTO SUL CLIMA L'Ifcn – network internazionale che analizza i dati di settore – ha recentemente stilato una "mappa climatica mondiale per i prodotti lattiero-caseari". Alla riunione del Global Food and Agribusiness Network tenutasi ad ottobre, Peer Ederer, ceo della rete, ha sottolineato come la discussione si concentri sulla produzione di latte nei Paesi lattiero-caseari sviluppati. «Questa parte del mondo produttivo ha l'impronta ambientale più bassa in assoluto. La domanda mondiale di latte, e quindi la produzione, aumenteranno di oltre il 20% entro il 2030. Una tendenza supportata non solo dalla crescita della popolazione, ma anche da un aumento dei consumi pro capite, che comunque non dovrebbero superare i livelli proposti dal rapporto Eat-Lancet».
Il programma di lavori della Commissione europea ruota intorno al "Discorso sullo stato dell'Unione" dello scorso settembre, anche se – a differenza di questo – in alcuni punti il programma cita il settore agroalimentare. Purtroppo, però, la nuova Commissione continua a sottovalutare l’importanza e il ruolo economico e sociale del nostro settore. Così, gli obiettivi di sostenibilità si riducono al tema carbonio/clima e biodiversità, senza alcuna riflessione sulla complessità dell’ambiente naturale, sugli investimenti necessari per la transizione ecologica, sull’accessibilità al cibo, sulla sicurezza alimentare. Temi tanto importanti quanto lo è la sostenibilità. Il settore può dare un importante contributo alla gestione del paesaggio, alla protezione delle aree rurali, alla valorizzazione dei foraggi. Il prossimo anno porterà di certo novità, e tutti si augurano che la Commissione europea cambi un po’ rotta, in particolare per quel che riguarda i "green claim" e l'impronta ambientale (il Pef), nonché la valutazione dell’apporto nutrizionale degli alimenti e delle informazioni fornite.
BENESSERE ANIMALE, AL VIA LA REVISIONE Con una consultazione pubblica la Commissione europea ha aperto le danze sulla revisione della normativa europea sul benessere animale. Assolatte partecipa ai lavori tramite Eda, che già lo scorso agosto aveva condiviso con la Commissione alcuni commenti. La nostra associazione europea è membro della Piattaforma dell'Ue che segue questo delicato tema.
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Negli ultimi anni abbiamo riscoperto valori importanti: primo fra tutti, la famiglia. Questo Natale festeggia con chi ami, prepara la tavola con cura, incarta i regali e goditi la bellezza del momento più magico dell’anno. In Veneto non c’è pranzo di Natale che non finisca con pandoro e crema al mascarpone: un’accoppiata vincente al sapore di famiglia. Quest’anno, mentre li assaggi, esprimi un desiderio: non vale desiderare di fare il bis! Con il Mascarpone di Caseificio Ghidetti, fatto solo con crema di latte fresco italiano, il Natale è ancora più soffice.
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IDF GLOBAL DAIRY CONFERENCE 2021 DOVE ESISTONO SFIDE SI APRONO NUOVE OPPORTUNITÀ di Chiara Turelli - presidente Ozolea*
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Changing Climate for Dairy” è stato il tema centrale della Idf Global Dairy Conference 2021, tenutasi a Copenhagen dal 13 al 15 ottobre. Un tema che ha attraversato le varie sessioni della conferenza, portando alla luce le tante sfide di sostenibilità che la filiera del latte mondiale dovrà affrontare, ma anche le molteplici opportunità che si aprono. Ai cambiamenti del clima, si aggiunge una popolazione mondiale crescente, che nel 2050 raggiungerà quasi 9,8 miliardi di persone, concentrate principalmente nei centri urbani. Questo significa produrre più cibo con un clima che ci spinge sempre di più verso l’efficienza produttiva per tutti i comparti del settore. Alla filiera del latte viene riconosciuto un ruolo negli impatti ambientali, ma la sua capacità di essere parte della soluzione non deve più essere sottovalutata. La filiera del latte è in grado di fornire alla popolazione alimenti ricchi in nutrienti, e può farlo in modo sostenibile: per ogni criticità ci sono potenziali soluzioni.
latte può essere fortemente compromessa dai cambiamenti climatici, in grado di esercitare una pressione selettiva sui batteri e di aumentare le condizioni di stress negli animali, così più suscettibili alle infezioni. Ciò significherebbe dover rivedere e adeguare gli attuali programmi di gestione della sicurezza alimentare ai cambiamenti in arrivo. Il rischio di inasprimento della resistenza agli antimicrobici a causa dei cambiamenti climatici va tenuto in considerazione: ai passi in avanti già fatti, sono necessari nuovi strumenti e strategie e un supporto coordinato tra i vari operatori e professionisti del settore secondo un approccio One-Health. L’esperienza della pandemia di Covid-19, patologia non di origine alimentare, ci ha insegnato come possano emergere nuove epidemie: dovremo essere vigili e scrupolosi, sfruttando l’esperienza di gestione delle emergenze acquisita durante la pandemia. Parlando di sostenibilità, non
si può tralasciare l’aspetto economico della filiera produttiva che in ogni sua fase dovrebbe permettere di sostenere investimenti e adottare tecnologie che a cascata avvantaggiano tutti gli operatori del settore. Abbracciare innovazione e nuove tecnologie Produzioni lattiero-casearie orientate a fornire alimenti ricchi in nutrienti, abbattimento degli sprechi lungo tutta la filiera (perdite di latte alla stalla, perdite di produzione, utilizzo non ottimizzato dei sottoprodotti, non corretta shelf-life dei prodotti finiti, ecc.), approccio One-Health, efficientamento dei processi: gli attuali scenari ci chiamano ad adottare nuove strategie, cosa possibile attraverso l’uso di tecnologie ed approcci innovativi che la ricerca scientifica costantemente ci fornisce. Rispondere concretamente a questa chiamata con gli strumenti giusti consentirà di avvicinarsi sempre di più ai Sustainable Development Goals (SDGs) lanciati dalle Nazioni Unite.
Più sicurezza alimentare per garantire cibo per tutti Una delle criticità riguarda la sicurezza alimentare: molte sono le pressioni esercitate sui sistemi alimentari ed è necessario agire con un approccio multifattoriale, cooperativo e coordinato. L’evoluzione della popolazione mondiale, le nuove esigenze e il clima impongono un cambiamento anche per i sistemi alimentari. La sicurezza microbiologica del
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Il giorno di apertura della conferenza si è tenuto l’Idf Forum, con gli interventi del presidente Piercristiano Brazzale, della direttrice generale Caroline Edmond e di Jamie Jonker, presidente del Science and Programme Coordination Committee. Un momento di condivisione delle attività in corso, delle novità (come l’ingresso del Messico
tra i membri della federazione) e delle prospettive future. La conclusione del presidente Brazzale nell’intervento “A dynamic sector with a bright future” condensa il senso di tutte le opportunità che il mondo del latte, resiliente e pronto per il futuro, e la federazione stessa possono cogliere, nonostante le molteplici sfide. Brazzale ha lanciato un appello all’azione, chiedendo più proattività e trasparenza da parte di tutti, in
particolare per quanto riguarda l’importanza di latte e derivati in una dieta sana ed equilibrata e per maggiore impatto positivo sui SDGs. Un aspetto chiave sarà dunque comunicare al consumatore il valore del latte sotto tutti questi punti di vista, ricordando quanto sia importante il contributo scientifico in questo processo. Una prima volta, per noi di Ozolea che ci occupiamo di servizi per l’allevamento e qualità del latte, veramente interessante. Un’occasione importante di ascolto, confronto, formazione e conferme sull’approccio di riduzione degli sprechi di latte, minor uso di antibiotici, migliore qualità, rese casearie superiori: una scelta di sostenibilità mutualmente benefica per gli attori della filiera, animali e ambiente inclusi.
*Ozolea, azienda fornitrice di soluzioni e servizi per la produzione zootecnica
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ATTUALITÀ
LA CONVENZIONE DI STRESA
INDICAZIONI GEOGRAFICHE TRA PASSATO E FUTURO
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o scorso 22 ottobre, nell’ex monastero di Astino (Bg), durante la manifestazione “Forme”, si è svolto il convegno organizzato da Afidop dal titolo “1951 – Convenzione di Stresa: 70 anni di Denominazione d’Origine”. Il primo giugno 1951 fu firmata la Convenzione di Stresa: un approccio comune per la tutela delle denominazioni d’origine dei prodotti caseari, che ancora oggi rappresenta un momento cruciale per la tutela delle Ig. Con il convegno Afidop si sono festeggiati i 70 anni dalla firma, si è fatto il punto sul percorso che in tutti questi anni ha portato il sistema Dop e Igp a incrementare il proprio valore economico, sociale e territoriale, divenendo un pilastro fondamentale del comparto caseario nazionale e, con le testimonianze dei principali consorzi di tutela, delle istituzioni e delle organizzazioni di rappresentanza, si è guardato al futuro, con sfide e opportunità, che attendono il comparto. «Oggi festeggiamo un evento
importantissimo per il nostro patrimonio caseario nazionale e più in generale per i prodotti a Indicazione geografica – ha affermato il presidente di Afidop, Antonio Auricchio –. Settant’anni fa prendeva avvio un percorso che oggi vede nei formaggi Dop e Igp un pilastro fondamentale dell’economia del settore caseario nazionale: 57 tra formaggi e prodotti lattieri Dop e Igp, che rappresentano la metà della produzione casearia italiana e si rafforzano sempre più nei mercati esteri, segno del grande apprezzamento e riconoscimento dato a questi nostri gioielli. Parliamo di una vasta offerta di eccellenze alimentari che il mondo ci invidia e che dobbiamo promuovere e tutelare in ogni sede: nazionale ed estera». I lavori sono stati aperti dal sottosegretario del Mipaaf Gian Marco Centinaio, che ha ricordato come l’eccellenza del made in Italy sia riconosciuta in tutto il mondo grazie soprattutto alle sue denominazioni d’origine. Motivo per cui il Ministero è fortemente impegnato per la valorizzazione, promozione
e tutela di quella parte di agroalimentare che in questo momento si trova ad affrontare situazioni difficili, soprattutto per le peculiarità che legano molti di questi prodotti al territorio e che sono dunque meno standardizzabili di altri. A supporto di questa attività, Centinaio ha annunciato la volontà di istituire una task force interministeriale, a disposizione dei consorzi, delle eccellenze, degli operatori, del made in Italy, per non dover più rincorrere i problemi, ma prevenirli. La storia di come si è giunti alla firma della Convenzione di Stresa l’ha tracciata Vincenzo Bozzetti, con un racconto che prende il via nel 1914, durante i lavori del sesto congresso della Federazione Internazionale di Latteria. In quell’occasione, contrasti tra Germania, Francia, Olanda e Svizzera su quello che
Da sinistra: Renato Zaghini, Cesare Baldrighi, Antonio Auricchio, Erasmo Neviani, Giorgio Mercuri, Domenico Raimondo, Gianni Maoddi, Libero Stradiotti, Paolo Zanetti.
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doveva essere il contenuto di grasso sul secco dei formaggi con denominazione d’origine nazionale e delle loro imitazioni, portarono all’abbandono della proposta di definire un disciplinare e misero in discussione il concetto di origine. Seguono la Prima guerra mondiale, una nuova proposta nel ’23, la costituzione della Commissione internazionale formaggi e l’inserimento in etichetta del Paese produttore, fino all’aggiunta dell’aggettivo nazionale alla tipologia del formaggio imitato, negando così la genericità delle denominazioni di originarie imitate. La Seconda guerra mondiale ferma tutto fino al ’49, quando la Fao presenta a Stoccolma un nuovo schema della convenzione che non offriva più alcuna protezione alle denominazioni di origine. In quell’occasione i dirigenti italiani non poterono intervenire, poiché ufficialmente non era ancora stato ricostituito il Comitato italiano della Fil/Idf, ma lo fecero nel 1950, quando la partecipazione unitaria del Comitato italiano – nella quale giocò un ruolo importantissimo Assolatte – ribaltò la situazione, portando lo schema tecnico sottoscritto l’anno successivo dai diplomatici dei Paesi firmatari come Convenzione di Stresa. Da allora ai giorni nostri, importanti evoluzioni legislative hanno caratterizzato la storia della tutela delle Ig, come ha spiegato Leo Bertozzi. «Stresa ha lasciato frutti visibili a partire dalla Legge n. 125 del 10/04/1954 con la quale la normativa italiana ha ripreso i principi
della Convenzione, proposto De Castro – che non sono più l’impianto che ha dato origine una curiosità culturale, ormai ai consorzi e previsto le norme siamo arrivati vicino ai 17 miliardi sanzionatorie». Le tappe della di fatturato, e contribuiscono storia vedono l’ufficializzazione con una quota molto rilevante dei primi standard di produzione, dell’export del nostro Paese». la sottoscrizione nel ’58 De Castro ha poi fatto notare dell’accordo di Lisbona, tutt’oggi come il Parlamento europeo, nel base dell’intesa internazionale suo recente voto sulla Strategia sulle Ig. Segue la firma di accordi Farm to Fork, abbia preteso il bilaterali sulla protezione delle mantenimento dei fondi per la denominazioni d’origine che promozione delle Ig, evitando di richiamano definizioni, tipologia creare una competizione errata di protezione e modalità d’uso con altri importanti segmenti delle denominazioni previste dell’agroalimentare europeo. dalla Convenzione di Stresa, per giungere, infine, al Reg. (UE) Il parere dei consorzi n. 2081/92, attuale base di A seguire si sono svolte due protezione delle Ig. tavole rotonde. La prima ha La grande importanza di questo visto il coinvolgimento dei regolamento stava nella sua rappresentanti dei maggiori applicazione automatica in tutti i consorzi di tutela e ha permesso Paesi dell’Ue. Su di esso poggia di approfondire il grande lavoro il quadro nazionale dato con la svolto dalle strutture consortili Legge n. 526 del 21/12/1999, a favore dello sviluppo delle e in esso fu riportato lo stesso rispettive filiere produttive. livello di protezione e tutela «La storia della Convenzione contro l’usurpazione delle di Stresa e delle evoluzioni denominazioni normative che sono d’origine presente seguite fino a oggi in Stresa e ripreso – ha evidenziato LA dall’accordo di Riccardo Deserti, SOSTENIBILITÀ Lisbona. Infine, direttore del DEVE ESSERE la denuncia di Consorzio Tutela alcuni Paesi terzi Parmigiano ANCHE in ambito Omc per Reggiano – ha ECONOMICA protezionismo del mostrato come E SOCIALE sistema europeo l’attenzione e porta all’odierno Reg. le priorità degli (UE) n. 1151/2012, amministratori che supera la mera protezione consortili sono cambiate nel delle denominazioni d’origine per tempo: se negli anni successivi introdurne la valorizzazione. alla Convenzione l’attenzione era Il coordinatore S&D per tutta per una norma nazionale la Commissione Agri del che desse peso e strumenti Parlamento europeo Paolo per il mercato italiano, allora De Castro, nel condividere prevalente, oggi i Regolamenti l’importanza della firma della comunitari sono la normalità Convenzione, ha sottolineato e la piramide delle priorità come tutto ciò assuma grande vede gli aspetti internazionali importanza, soprattutto oggi in cima ad essa. Negli anni che la Commissione europea ’50 la piramide era rovesciata. si appresta ad aggiornare la Stresa era avveniristica, ma nel regolamentazione sulla qualità e concreto ha seminato un seme sulle Ig. «Si tratta di un passaggio importantissimo che poi ha molto importante, perché noi germinato e portato rapidamente dobbiamo difendere questo alle prime norme nazionali» sistema e dobbiamo avere Secondo Deserti, oggi la sfida è accanto un’Europa che ci aiuti a la globalizzazione, non tanto da tutelare maggiormente le nostre un punto di vista commerciale, produzioni di qualità – ha detto dove le cose sono sotto
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GranMix. Un perfetto mix di sapori.
Cosa distingue GranMix? Formaggi di qualità Ferrari, grattugiati freschi e abbinati alla perfezione. Questo è GranMix! Ideale per ogni tuo piatto. Ferrari. Formaggi di Qualità dal 1823.
ATTUALITÀ controllo, quanto dal punto di vista del livello di protezione e di condivisione delle regole secondo una matrice globale. «La pandemia – ha affermato Deserti – è stata una guerra per il sistema economico, sebbene senza armi, con deroghe su ogni cosa da parte dei governi, con il rischio di adottare scorciatoie che possono far fare passi indietro rispetto ai percorsi strutturati». I potenziali rischi sono riscontrabili nella riforma della Pac in corso e in quella del Regolamento sulle Ig. La globalizzazione della protezione, la contestuale difesa della
tutela raggiunta, rispondendo al contempo ai bisogni del consumatore, è una grande sfida. «Tra i bisogni odierni c’è la sostenibilità – ha concluso Deserti –. Al di là delle differenze tra le varie Ig, c’è qualcosa che ci accomuna: siamo prodotti premium, costiamo qualcosa di più perché valiamo di più. Per questo siamo anche i primi a dover dare risposte sulle nuove sensibilità». Su questo tema, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha avviato già da quattro anni un progetto sul benessere animale per la mappatura degli allevamenti della filiera. Progetto volto a investire sul benessere usando risorse dei caseifici per migliorare le condizioni dei capi nelle stalle e fare filiera. Stresa è stata un incubatore per il Pecorino Romano. Oggi l’intero comparto della Dop sarda e del latte ovino rappresenta per la Sardegna la seconda economia in termini di Pil. Il tema della sostenibilità è quindi una grande sfida, ma può anche essere una leva di marketing. Come evidenziato da Gianni Maoddi, presidente del Consorzio del Pecorino Romano. «L’allevamento ovino è un intensivo allo stato brado, dove le greggi si alimentano di essenze naturali – ha detto – il carico di mangimi è contenuto rispetto ad altre tipi di allevamenti e le condizioni climatiche tipiche dell’isola rappresentano importanti elementi di favore per la sostenibilità». A sostegno di ciò, sono in corso studi per calcolare l’impronta ambientale degli allevamenti e degli stabilimenti della Dop. Per la Sardegna in particolare, l’aspetto sociale è una grande risorsa offerta dal Pecorino Romano. Le condizioni mercantili del formaggio stanno portando a una rivalutazione dell’allevamento in Sardegna, con
In alto, Gian Marco Centinaio, sottosegretario Mipaaf. A lato, Antonio Auricchio, presidente Afidop.
un ritorno dei giovani a questa attività e una riduzione dello spopolamento dei piccoli centri sardi con, a cascata, benefici all’intero comparto. Secondo il presidente del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana Domenico Raimondo, tra le grandi sfide attuali che attendono la Dop ci sono quelle della professionalità e dell’innovazione. Per rispondere alla prima sfida, il Consorzio ha creato una scuola per formare quante più persone possibile. La sfida dell’innovazione guarda invece all’aspetto ecologico. Grande attenzione viene posta oggi alla trasformazione e al confezionamento dei formaggi. La Mozzarella di Bufala Campana, con il suo liquido di governo, sconta un po’ di svantaggio rispetto a formaggi che non richiedono questo tipo di conservazione. Per questo motivo, il Consorzio, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, ha avviato studi per nuovi packaging e per essere pronti quanto prima con nuove soluzioni più ecocompatibili per il commercio, anche internazionale, e allo stesso tempo compatibili con il prodotto. Renato Zaghini, presidente del Consorzio del Grana Padano, ha affrontato il tema del formaggio come leva del turismo gastronomico, ricordando «l’ampiezza e la ricchezza dei territori di produzione del Grana Padano. Territori nei quali da sempre abbiamo avuto grande rispetto dell’ambiente in cui viviamo: oggi si chiama sostenibilità». I territori in cui insiste la Dop, le loro risorse, insieme al prodotto stesso, danno la possibilità di portare turismo. Un turismo di conoscenza che apre a grandi opportunità. Per fare ciò bisogna valorizzare l’intero contesto, elevando il prodotto e rendendolo sempre più riconoscibile. Un messaggio, secondo Zaghini, che va portato nel mondo, grazie al supporto dei rappresentanti
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CACIO E PEPE, CARBONARA E POI… Da sempre caposaldo della cucina italiana per piatti come la carbonara o la cacio e pepe, il Pecorino Romano ha ancora tante carte da giocare. Vogliamo giocarle proprio qui, in Italia, continuando a crescere e a farci apprezzare nei supermercati, nelle
pizzerie, negli horeca, nei gourmet del nostro Paese.
negozi
Vogliamo diventare sempre più forti nel Paese dove siamo nati. Perché quella fra l’Italia e il Pecorino Romano resti una infinita storia d’amore e di sapore.
ATTUALITÀ nazionali a Bruxelles, ma anche allargando sempre più a un mercato mondiale che sia di sfogo alle attività agricole italiane. L’incidenza della produzione di Grana Padano sull’ambiente è poi un tema da tempo all’attenzione del Consorzio, che da oltre dieci anni ha formalizzato accordi per approfondirne gli effetti, così come sul benessere animale, serve un’informazione seria e obiettiva che non idealizzi il pascolo e che riconosca il grande lavoro di attenzione e assistenza garantita nelle stalle della filiera.
quello ambientale. Le produzioni che assicurano economia e socialità a un territorio, garantendone il presidio, già soddisfano in parte il criterio della sostenibilità. Erasmo Neviani, presidente del Comitato Italiano Fil/Idf, ha sottolineato l’importanza di fare squadra, come ha dimostrato la storia, e l’importanza di essere presenti in sede Fil/Idf. «Frontiera dove La voce delle associazioni si intravvedono le tendenze Alla tavola rotonda con i internazionali che, pur se con consorzi è seguita quella con le tempi di decisione e ricaduta organizzazioni, durante la quale pratica molto lunghi per il dibattito Cesare Baldrighi, presidente estremamente diversificato, di Origin Italia, ha ricordato le rappresenta la cartina di molte normative che attendono tornasole per capire cosa sta il comparto delle Ig. «Siamo accadendo nel mondo». A maggior in un momento di particolare ragione sarà importante essere concentrazione presenti per tutto di interventi quanto accadrà normativi, come non in termini di CONTINUARE succedeva dal ’92. benessere animale CON LA Abbiamo di fronte e sostenibilità, in PROMOZIONE una riforma della modo da trovare DELLE DOP Pac che riguarda regole comuni SUI MERCATRI tutti i prodotti con che permettano di importanti ricadute tradurre parole e ESTERI sulle Ig, seguita dagli discorsi essenziali stanziamenti del ancora vaghi Next Generation Eu e la Farm in qualcosa di più concreto to Fork che incide direttamente e condiviso, evitando una sulle attività agricole. Tutti competizione non corretta interventi che avranno ricadute e assicurarsi elementi di sulle normative e i recepimenti condivisione e di innovazione nazionali. Di conseguenza, in delle produzioni tipiche. Neviani questi sei mesi ci giocheremo ha poi chiarito che innovare gran parte delle opportunità dei una produzione tipica non è un prossimi cinque anni». Baldrighi ossimoro, come dimostrano ha evidenziato come, a fronte i molti esempi di innovazione di iniziative lodevoli e meritevoli entrati a far parte delle di essere seguite, altre stiano produzioni Dop nel corso degli focalizzando l’attenzione anni. Le innovazioni, anche per in modo preponderante sul far fronte alla sostenibilità e tema della sostenibilità. al benessere animale, vanno Un’attenzione che rischia di studiate, comprese e applicate, distogliere l’interesse verso laddove possibile, in maniera prodotti che rappresentano realtà corretta. territoriali significative, facendo Del valore dei prodotti Dop dimenticare gli aspetti economici per l’agroalimentare italiano e sociali della sostenibilità, e dell’impegno della filiera altrettanto importanti quanto per valorizzare sempre di più
Paolo De Castro queste produzioni ha parlato il presidente di Confcooperative, Giorgio Mercuri. «C’è una riforma agricola che ci coinvolge tutti. C’è necessità di continuare a dare valore e valorizzare i nostri prodotti anche a livello internazionale. La promozione non finisce presentando il prodotto, ma va accompagnata in quei Paesi dove i nostri prodotti sono riconosciuti come di qualità». Mercuri ha chiarito la necessità di assicurare i fondi necessari alla promozione e l’impossibilità di accettare tagli alle risorse per la valorizzazione dei prodotti di qualità; pratica che sarebbe in totale controtendenza con quanto fatto dall’Europa in questi anni. «Questi prodotti sono stati il biglietto da visita comunitario anche quando si sono fatti gli accordi di libero scambio» ha affermato Mercuri, che ha poi sottolineato l’importanza di promuovere le Ig non solo per la loro qualità e il sapore, ma per tutto quello che c’è dietro il bollino comunitario, il lavoro, il valore, il significato di queste produzioni, mettendo il consumatore in grado di capire che quanto le filiere raccontano avviene realmente. Per far ciò, il mondo cooperativo sta chiedendo nell’ambito della Pac la possibilità di fare politiche di settore, strutturando una Omc sul latte. Mercuri ha poi sollevato l’attenzione sulla minaccia posta dal Nutriscore, che potrebbe annullare gli sforzi fatti sul fronte della promozione.
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Secondo il presidente di Assolatte Paolo Zanetti «i 70 anni passati rappresentano una “storia win win”. L’istituzione dei Consorzi di tutela ha permesso di creare valore per le imprese, c’è tutela e qualità dei prodotti. Con il percorso fatto da Stresa a oggi, abbiamo trasformato prodotti artigianali in cibi sempre più sicuri e abili a essere venduti in tutto il mondo. Allo stesso modo, abbiamo valorizzato il territorio. Con le Dop riusciamo ad assicurare una remunerazione del latte maggiore». Zanetti ha
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quindi ricordato come, oltre alla salvaguardia dei territori, anche le imprese hanno beneficiato dell’evoluzione normativa intercorsa. Le Dop sono prodotti riconosciuti in tutto il mondo grazie alla promozione. Nei prossimi 70 anni, considerato l’ottimo lavoro fatto finora, bisogna continuare su questa strada e provare a fare anche meglio: promozione, tutela e qualità. «Il consumatore – ha concluso Zanetti – paga di più i nostri prodotti perché, oltre che più buoni, sono riconosciuti come
di maggiore valore aggiunto. Grande attenzione deve quindi essere posta agli attacchi che il comparto latte sta subendo in materia di sostenibilità, e qui il ruolo dei consorzi è sempre più quello di garante di qualità e promozione». Difesa delle quote nazionali di mercato, potenzialità delle Dop all’estero e accordi internazionali di libero scambio sono altre importanti sfide per le quali sarà necessario giocare al meglio le partite in tutto il mondo.
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ATTUALITÀ_NEWS CAPATOAST E PARMAREGGIO, PARTNERSHIP DEL SAPORE CapaToast – il primo franchising interamente dedicato al toast – e Parmareggio – azienda leader nel Parmigiano Reggiano e nei formaggi duri Dop – hanno annunciato una nuova partnership per un’offerta di prodotti gustosi e di alta qualità. Dal ottobre, in tutti i 35 punti vendita distribuiti sul territorio nazionale, sono disponibili toast in edizione limitata e nuove proposte esclusive firmate da Parmareggio. «La forza del Gruppo
– spiega il direttore generale di Parmareggio, Maurizio Moscatelli – ci permette di ampliare e diversificare ulteriormente l’offerta con marchi storici, conosciuti e fortemente radicati sui territori
di origine, con prodotti di alta qualità che rispondano alle esigenze di un consumatore sempre più attento al benessere e all’ambiente in cui vive. Un Gruppo che propone la propria gamma differenziata nella Gdo, ma anche nei canali più tradizionali del Normal Trade e del Fuori Casa. Questa partnership con Capatoast è un’ottima occasione sia per rilanciare occasioni di consumo e contesti fortemente penalizzati nell’ultimo anno, sia per ampliare il nostro bacino di consumatori».
TREVALLI, BONTÀ DEL PARCO PREMIATA PER IL PACKAGING
ALBERTI FESTEGGIA I 50 ANNI DEL CASEIFICIO DI GENOLA, NEL CUNEESE
La linea “TreValli Bontà del Parco” di TreValli Cooperlat si è aggiudicata un prestigioso riconoscimento alla dodicesima edizione di Formaggi&Consumi Awards, per la categoria “Miglior Packaging del prodotto a libero servizio 2020 mozzarella e pasta filata”. L’azienda TreValli Cooperlat è stata premiata a Parma, in occasione di Cibus 2021, per aver realizzato prodotti e iniziative innovative nel corso del 2020, con una giuria formata da 101 buyer di Gdo, normal trade e operatori del settore. «Siamo fieri e orgogliosi di questo importante riconoscimento – ha detto il responsabile marketing del Gruppo, Andrea Alfieri – consapevoli che TreValli Cooperlat da sempre investe nella valorizzazione delle eccellenze del territorio, in un'ottica di cura e salvaguardia delle tradizioni locali e dell'ambiente. Il packaging della linea è elegante e distintivo, in grado di onorare la qualità delle materie prime dei prodotti TreValli Bontà del Parco e la terra in cui sono realizzati».
A fine settembre il Caseificio Alberti, nato per la raccolta del latte per la produzione di Grana Padano Dop, ha festeggiato assieme agli allevatori conferenti e molti amici i suoi primi 50 anni di vita. «Le origini del nostro caseificio con sede a Genola (CN) risalgono al 1971 – spiega il patron Alberto Alberti – . Inizialmente, lo stabilimento serviva esclusivamente per la raccolta del latte dalle numerose aziende agricole locali. Oggi come allora, la nostra sede piemontese continua a garantirci la principale materia prima, con la quale confezioniamo ogni giorno il latte fresco a Pontedassio (IM). Soltanto successivamente – precisa il presidente – per far fronte alla quantità crescente di latte raccolto in campagna, lo stabilimento divenne anche un vero e proprio caseificio: nel settembre del 1983, il Caseificio Alberti entrò ufficialmente a far parte del Consorzio di Tutela del Grana Padano, avviando così la produzione del prestigioso formaggio Dop». Fiore all'occhiello della Latte Alberti, il Grana Padano Dop rappresenta la produzione più prestigiosa dell’azienda, con oltre 23mila forme prodotte ogni anno. «Per il futuro, il nostro impegno è semplicemente quello di continuare a produrre la massima qualità possibile – conclude Alberti – il modo migliore, l’unico che conosciamo, per valorizzare il latte che producono i nostri conferenti e il lavoro dei nostri collaboratori».
34 IL MONDO DEL LATTE
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ATTUALITÀ _NEWS CASEARIA MONTI TRENTINI RINNOVA LOGO E PACKAGING Dopo oltre trent'anni dalla nascita di Casearia Monti Trentini e a poco meno di cento dalla fondazione del primo caseificio, nel 1925, l'azienda della famiglia Finco, di Grigno Valsugana (Tn), ha rinnovato il proprio logo e rivisitato il packaging dei prodotti. Il marchio è diventato di forma ovale, con la classica mucca rampante, simbolo dell'azienda che produce, tra gli altri, Grana Padano Dop, Asiago Dop e Provolone Valpadana Dop. Il legame con il territorio, i monti del Trentino, è rappresentato dalla lettera "M", che in forma stilizzata ne ricorda le vette. Le nuove confezioni dei formaggi della Casearia Monti Trentini sono caratterizzate da un bosco di sempreverdi, tipico della zona dove ha sede il caseificio, per sottolineare una volta di più il connubio tra prodotto, la zona
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dove viene raccolto il latte e gli allevatori. Gran parte del latte di filiera a raggio corto è munto nelle stalle delle montagne trentine e dell’altopiano di Asiago. L'azienda lavora in piena sintonia con gli allevatori, c’è rispetto reciproco, insieme ogni giorno verificano che le pratiche d’allevamento siano conformi alle normative igienico-sanitarie e ai disciplinari di produzione. Monti Trentini ha sempre cercato di svolgere la propria attività salvaguardando la montagna, favorendo l'alpeggio
e la conservazione dei pascoli, a vantaggio dell'equilibrio ambientale. Forte è l'impegno etico sia a livello ecologico, con una sensibile riduzione delle emissioni di anidride carbonica e un consistente risparmio energetico. Oggi la terza e la quarta generazione della famiglia Finco sono impegnate a conciliare l’introduzione di tecnologie innovative con gli antichi saperi, per continuare a garantire formaggi genuini e di qualità, realizzati tenendo sempre al centro l’arte del casaro, la sua capacità di fare le scelte più giuste valutando molteplici fattori ambientali, dalla provenienza del latte all’andamento stagionale, dalle caratteristiche organolettiche del formaggio al controllo delle temperature e dell'umidità.
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ATTUALITÀ _NEWS DALTERFOOD GROUP "RADDOPPIA" IL BENESSERE ANIMALE La sostenibilità della filiera è da sempre al centro degli interessi di DalterFood Group. L’azienda, come capogruppo della filiera del Parmigiano Reggiano, ha infatti ottenuto per il secondo anno consecutivo la certificazione per il benessere animale. Si tratta di una certificazione volontaria di prodotto che attesta che il Parmigiano Reggiano della filiera DalterFood Group è ottenuto da allevamenti in possesso di attestazione sul benessere animale. Il documento, rilasciato da Certiquality, segue il protocollo CReNBA, il Centro di referenza nazionale per il benessere animale, ente riconosciuto dal Mipaaf, che rappresenta il documento di riferimento in Italia su questo tema, in assenza di uno standard europeo sul benessere animale. Non solo: il Parmigiano Reggiano certificato CReNBA di DalterFood Group ha anche ottenuto la conformità allo standard Uni En Iso 22005:2008 sulla rintracciabilità nelle filiere agroalimentari.
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In questo modo DalterFood Group è in grado di garantire a clienti e consumatori che il latte utilizzato per produrre le forme proviene solo da stalle in possesso di attestazione sul benessere animale. Negli allevamenti del gruppo, infatti, si rispettano le cinque libertà sul benessere animale, riconosciute anche in sede europea: libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione; dai disagi ambientali; dalle malattie e dalle ferite; libertà di poter manifestare le caratteristiche comportamentali specifiche e libertà dalla paura e dallo stress. «Il Parmigiano Reggiano è in grado di esprimere i valori del suo territorio di origine e noi vogliamo trasmettere questi valori nei nostri prodotti e attraverso il nostro lavoro – ha detto il direttore Generale di DalterFood Group, Andrea Guidi – per questo ci siamo affidati a un ente indipendente accreditato per certificare il benessere animale su tutta la filiera, non solo negli allevamenti».
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ATTUALITÀ _NEWS GRANA PADANO ALLA CONQUISTA DELLA GRAN BRETAGNA Le eccellenze enogastronomiche della Lombardia alla conquista della Gran Bretagna. Un viaggio goloso intrapreso dal Grana Padano, il formaggio Dop più consumato del pianeta, in partnership con la Bbc, noto network televisivo britannico e maggiore emittente al mondo di servizio pubblico. «Un viaggio alla scoperta degli itinerari enogastronomici della nostra Lombardia – sottolinea l'assessore regionale al Turismo, Marketing territoriale e Moda, Lara Magoni – che certamente ingolosirà curiosi e viaggiatori non solo britannici, ma di tutto il mondo». È possibile scoprirlo sul sito ufficiale (www.bbc.com/storyworks/ masters-of-lombardy/homedish-cards) attraverso uno storytelling culinario con i principali piatti della tradizione regionale, uno per territorio: dal gelato alla stracciatella di Bergamo al manzo, all'olio bresciano; dai missoltini di Como al torrone di Cremona e alla polenta salsiccia e funghi di Lecco. E ancora, dalla trippa di San Bassiano del
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Lodigiano ai tortelli di zucca di Mantova. Senza dimenticare il panettone di Milano, il risotto monzese con la luganega, la torta Paradiso di Pavia, i pizzoccheri di Sondrio e gli amaretti di Saronno, in provincia di Varese. «La rinascita – ha aggiunto Magoni – passa anche attraverso la valorizzazione delle eccellenze dei nostri territori, valore aggiunto a livello internazionale». Il sito dedicato al turismo enogastronomico lombardo è ulteriormente impreziosito da una serie di interviste a chef lombardi di fama internazionale: Davide Oldani, 2 stelle Michelin con il suo ristorante "D'O" a Cornaredo, nel Milanese; Viviana Varese, una stella Michelin con il ristorante "Viva" a Milano; Davide Caranchini, chef del "Materia" a Cernobbio; Alessandro Proietti Refrigeri, executive chef del Ristorante "Villa Naj" a Stradella, nell'Oltrepò pavese; Roberto Tonola, chef del ristorante "Lanterna verde" a Villa di Chiavenna.
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MERCATI
’EFFICACIA DEG I ACCORDI
E
FAVORITO E TUTELATO L’EXPORT DI FORMAGGI di Andrea Stretti
L
o scorso ottobre la Commissione europea ha prodotto uno studio sull’attuazione e l’applicazione del suo vasto e articolato panorama di accordi commerciali. In questo documento si è cercato di fare il punto sulla loro efficacia e utilità nel favorire e tutelare il commercio estero delle imprese europee. Attualmente l’Ue ha in vigore accordi commerciali con 77 Paesi. Questi includono naturalmente alcuni tra i mercati extraUe complessivamente più importanti, come la Svizzera, il Canada, il Giappone o la Corea del Sud. Forme e contenuti delle partnership variano a seconda dei casi, potendosene individuare
tre tipologie: gli Accordi di partenariato economico (Ape), gli Accordi di libero scambio (Als) e gli Accordi di associazione (Aa). A ciò si aggiugano due ulteriori strumenti in grado di fornire una base comune per accordi di più ampio respiro. Il primo è la Convenzione Paneuromediterranea (o Convenzione Pem), che ha stabilito norme sull’origine preferenziale comuni tra l’Ue e Paesi vicini appartenenti al cosiddetto Spazio economico europeo (See) e alle regioni balcanica, nordafricana, mediorientale, caucasica e dell’Europa orientale. Il secondo riguarda l’estensione del regime di unione doganale a soggetti terzi rispetto all’Ue, vale a
dire a San Marino, Andorra e soprattutto alla Turchia, quale grande Paese beneficiario. Lo studio della Commissione, in una sua sezione statistica, analizza le performance degli scambi Ue con i partner preferenziali, da un lato, e con quelli non preferenziali, dall’altro, nel cruciale 2020. In particolare, l’export ha avuto, complessivamente, una tenuta leggermente migliore nei mercati coperti da accordi commerciali. Una valutazione che però si rafforza, sempre secondo la Commissione, limitando lo sguardo al solo export agroalimentare. La relazione non affronta in dettaglio i singoli settori o comparti, né valuta l’efficacia degli accordi sul commercio
BERTOZZI Strada Roma, 1/A
GENNARO AURICCHIO
GLI ESPORTATORI
AMBROSI
SPA
Produzione, stagionatura e confezionamento Dop Italiane. Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Provolone, Pecorino Romano, Taleggio, Asiago, Paste filate, Mascarpone, Ricotta.
Via Ottorino Ambrosi,1 25014 Castenedolo (BS) Tel. 030/2134811 Fax 030/2733121 info.export@ambrosi.it www.ambrosi.it
SPA
43044 Collecchio (PR) Tel. 0521/333911 Fax 0521/333900 info.export@ambrosi.it www.bertozzi.com
AGRIFORM Via Rezzola, 21
SPA
Provolone piccante, dolce, giovane, affumicato e stravecchio. Pecorino Romano, Gorgonzola, caciotte, pecorini freschi e stagionati, Mozzarella, Ricotte, Grana Padano, Parmigiano Reggiano,Taleggio.
SCA
37066 Sommacampagna (VR) Tel. 045/8971800 Fax 045/ 515974 export@agriform.it www.agriform.it
Via Dante, 27 26100 Cremona Tel. 0372/403311 Fax 0372/403350 info@auricchio.it www.auricchio.it
IL MONDO DEL LATTE 43
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MERCATI estero di singoli Paesi Ue. Utilizzando i dati Istat è perciò possibile provare a inquadrare l’Italia e il suo comparto lattiero-caseario, con riferimento in particolare al prodotto più esportato: i formaggi. La tabella sotto riportata evidenzia anche l’andamento dell’export italiano verso i Paesi Ue, inserendolo così nel confronto. Del resto, i Paesi dell’Unione possono essere ritenuti una tipologia di partner preferenziali, nel loro insieme in grado di generare i
benefici maggiori e più diffusi per il commercio estero dell’Italia. Si osserva anzitutto come le tipologie più esportate abbiano avuto flussi (verso mondo), tendenzialmente in aumento nel 2020. È stato così soprattutto per burrata (+13,6%), mascarpone (+7,0%), grattugiati (+5,5%) e gorgonzola (+3,3 per cento). Prodotti dall’export più contenuto come Asiago, Fontina e Taleggio hanno sperimentato, invece, cali a due cifre. Anche il pecorino,
venduto prevalentemente a un Paese non accordista come gli Usa, ha segnato -14,2 per cento. Nella maggior parte dei casi l’export verso i Paesi Ue e verso gli altri Paesi (extra Ue) preferenziali, ha espresso incrementi più sostenuti o è riuscito ad arginare meglio le perdite rispetto ai flussi verso le destinazioni non preferenziali. Questi ultimi hanno toccato un minimo del -40% nel Taleggio e avuto contrazioni a due cifre anche su mozzarella
L’ANDAMENTO DELL’EXPORT ITALIANO (VARIAZIONE % 2020/2019 IN VOLUME) VERSO PAESI UE
VERSO PARTNER PREFERENZIALI 1
VERSO PARTNER NON PREFERENZIALI 2
VERSO MONDO
MOZZARELLA
+1,3%
-0,2%
-25,6%
+0,0%
BURRATA E ALTRI FRESCHI CON GRASSI, IN PESO, ≤ 40%
+11,0%
+10,3%
+26,3%
+13,6%
MASCARPONE E ALTRI FRESCHI CON GRASSI, IN PESO, > 40%
+8,6%
+5,3%
+2,7%
+7,0%
GRATTUGIATI O IN POLVERE
+5,9%
+1,9%
+25,8%
+5,5%
GORGONZOLA
+4,1%
-1,3%
+0,1%
+3,3%
GRANA PADANO E PARMIGIANO REGGIANO
+3,0%
+10,6%
-12,0%
+1,6%
FIORE SARDO E PECORINO
-2,6%
-3,6%
-20,2%
-14,2%
PROVOLONE
+0,1%
+20,6%
-11,6%
+0,5%
ASIAGO, CACIOCAVALLO, MONTASIO, RAGUSANO
-23,9%
+12,8%
-24,8%
-13,8%
FONTINA
-4,2%
-2,4%
-31,4%
-17,3%
TALEGGIO
-10,0%
-17,9%
-39,8%
-16,4%
TOTALE FORMAGGI
+3,4%
+3,6%
-9,8%
+1,7%
TIPOLOGIA DI PRODOTTO
Fonte: elaborazioni Assolatte su dati Istat
Il gruppo che si è scelto di considerare è costituito da: Regno Unito, Islanda, Norvegia, Svizzera, Liechtenstein, Gibilterra, Turchia, Albania, Ucraina, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Kazakhstan, Bosnia-Herzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Sudafrica, Canada, Messico, Colombia, Perù, Ecuador, Cile, Libano, Giordania, Israele, Vietnam, Singapore, Corea del Sud, Giappone. Nel periodo considerato il Regno Unito, come noto, faceva ancora parte dell’Ue. Tuttavia, alla luce delle anomalie nei flussi commerciali che la sua uscita annunciata 1
già comportava, si è preferito escluderlo dal gruppo Ue. L’importanza del Paese per il made in Italy caseario, d’altro canto, è tale che non pareva opportuno escluderlo totalmente dall’analisi, optando piuttosto per un suo inserimento tra le destinazioni preferenziali. L’aggregato di Paesi su cui sono calcolate le variazioni 2020/2019 è composto da: Usa, Brasile, Arabia Saudita, Kuwait, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Oman, India, Thailandia, Malesia, Indonesia, Filippine, Cina, Taiwan, Hong Kong, Australia e Nuova Zelanda. 2
44 IL MONDO DEL LATTE
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17-11 me
1/21 11:08
040620
04064050
2.502 4.655 482 27 220 564 36 300 21.624 6.919 486 396 45 232 499 447 1.478 1.354 333 1.163 1.590 758 487 2.553 671 582 50.403
1.863 1.957 107 59 186 1.139 26 198 5.348 11.602 1.247 467 21 17 133 116 2.208 987 261 451 515 157 163 2.310 2.121 202 33.861
804 1.725 122 17 153 396 13 171 7.992 8.593 382 223 5 18 96 105 974 417 115 374 470 173 132 1.536 322 170 25.498
434 581 28 5 54 439 14 6 3.116 4.011 46 30 6 30 17 15 706 539 44 144 309 51 45 878 222 88 11.858
2.076 5.975 171 43 267 1.032 129 430 24.366 6.951 472 766 81 104 737 236 1.298 584 463 241 419 63 553 3.626 2.245 315 53.643
BRAZZALE
SPA
Burro delle Alpi, Burro Superiore Fratelli Brazzale, Gran Moravia, Verena, Asiago, Provolone dolce e piccante, Pasta filata, Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Via Pasubio, 2 36010 Zané (VI) Tel. 0445/313900 Fax 0445/313991 info@brazzale.com www.brazzale.com Stabilimento di via Giovanni XXIII, 2 36030 Monte di Malo (VI) Stabilimento di via Torrerossa, 30 35010 Campodoro (PD)
04069075 - 04069023 - 04069025 - 04069027 - 04069029 - 04069037 - 04069078 - 04069032 - 04069035 - 04069085 - 04069074 - 04069079 - 04069076 - 04069089
25 19 2 1 10 5 4 1 61 90 3 2 1 1 8 9 3 18 1 7 6 2 16 26 2 3 326
139 226 3 1 28 35 3 12 373 2.126 108 26 3 24 40 190 151 91 20 15 73 5 892 226 97 69 4.976
040630
339 432 57 3 18 67 9 26 2.900 1.513 44 53 1 15 12 62 472 214 33 11 120 6 39 280 149 12 6.887
73 308 18 5 24 74 7 32 704 938 54 28 2 6 15 27 301 215 8 65 36 15 12 100 84 8 3.159
62 28 49 6 3 45 28 8 571 512 12 22 1
34 212 3 1 12 20 1
133 321 132 30 58 270 66 33 630 1.347 321 50 21 9 41 231 684 171 24 312 399 38 313 1.064 94 52 6.844
FORGRANA CORRADINI
SPA
4 21 30 39 31 12 27 1 9 253 45 6 1.825
270 27 3 1 1 1 211 242 2 28 29 21 62 99 34 90 1 1.405
TOTALI
04069099
FORMAGGI DESTINATI ALLA TRASFORMAZIONE
04069063
FORMAGGI FUSI
04069069 04069018 04069021 04069050 04069039 9082-9084 04069081 04069092 9093 04069086 04069013 04064010 4090 04069015 04069017
PROVOLONE
ALTRI FORMAGGI MOLLI
ALTRI FORMAGGI DURI
ALTRI FORMAGGI SEMIDURI
ASIAGO, CACIOCAVALLO, MONTASIO E RAGUSANO
GORGONZOLA
GRATTUGIATI
04069061
ALTRI FORMAGGI
AUSTRIA BELGIO BULGARIA CIPRO CROAZIA DANIMARCA ESTONIA FINLANDIA FRANCIA GERMANIA GRECIA IRLANDA LETTONIA LITUANIA LUSSEMBURGO MALTA PAESI BASSI POLONIA PORTOGALLO REP. CECA ROMANIA SLOVACCHIA SLOVENIA SPAGNA SVEZIA UNGHERIA TOTALE UE
0406 1030 - 04061050 - 04061080
PECORINO
CODICE DOGANALE
GRANA PADANO PARMIGIANO REGGIANO
MOZZARELLA
(IN TONS)
RICOTTA, MASCARPONE E ALTRI FORMAGGI FRESCHI
LE ESPORTAZIONI ITALIANE DI FORMAGGI IN UE (1 gennaio - 31 luglio 2021)
04069073 04069001
19 183 3 4 10 45 1 3 289 926 66 17 1 1 11 25 131 76 6 25 14 2 17 1.335 5 18 3.233
SAVIOLA
107
155 17 1
1 241 2 816 42 28 15 1.425
8.610 16.622 1.177 202 1.043 4.286 337 1.220 68.261 45.556 3.244 2.080 189 458 1.614 1.696 8.919 4.709 1.367 2.849 4.815 1.375 2.777 14.249 6.147 1.541 205.343
SPA
Parmigiano Reggiano, Grana Padano. Confezionamento. Produzione grattugiati freschi disidratati. Produzione shaker. Pecorino Romano,Taleggio, Gorgonzola, pecorini, provoloni, mozzarella.
Produzione, stagionatura e confezionamento Grana Padano e Parmigiano Reggiano.
Via 200 Biolche, 6 42016 Guastalla (RE) Tel. 0522/833818 Fax 0522/833426 forgrana@forgranacorradini.it www.forgranacorradini.it
Via Arini, 42 46012 Bozzolo (MN) Tel. 0375/313411 Fax 0375/310319 info@saviola.it www.saviola.it
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CODICE DOGANALE
EUROPA UNIONE EUROPEA REGNO UNITO SVIZZERA C.S.I. ALTRI PAESI EUROPEI AFRICA NORD AMERICA CANADA USA CENTRO E SUD AMERICA BRASILE MESSICO ALTRI PAESI DEL CENTRO SUD ASIA GIAPPONE CINA INDIA HONG KONG SINGAPORE ALTRI PAESI ASIATICI OCEANIA AUSTRALIA NUOVA ZELANDA ALTRO TOTALE MONDO -TONNELLATE di cui extra Ue -MIGLIAIA DI EURO
04061030
04061050 04061080
67.842 53.643 8.634 4.454 342 769 56 349 80 269 71
59.821 50.403 5.332 3.062 631 393 127 1.668 90 1.578 141 11 11 119 6.688 1.282 2.653 8 174 134 2.437 402 323 79 9
71 3.649 1.965 236 87 72 1.289 290 232 58 72.257 18.614 366.049
68.856 18.453 282.715
04069061
040620
04064050
04069063
41.488 33.861 4.019 2.799 262 547 245 12.287 2.639 9.648 639 63 252 324 2.908 832 126
30.069 25.498 2.638 1.540 52 341 9 324 107 217 34 34 955 361 198
13.014 11.858 258 720 102 76 17 249 31 218 23 5 2 16 353 216 7
65 85 1.800 1.314 1.260 54 1
70 16 310 186 185 1
4 2 124 211 207 4
3.800 3.159 478 135 15 13 24 6.808 277 6.531 78 32 15 31 333 164 15 1 6 7 140 163 153 10
58.882 31.577 6.079 25.021 646.094 281.020
13.867 2.009 84.873
11.206 8.047 104.105
ALTRI FORMAGGI
FORMAGGI FUSI
PROVOLONE
ALTRI FORMAGGI
ALTRI FORMAGGI DURI
PECORINO
GORGONZOLA
GRATTUGIATI
GRANA PADANO PARMIGIANO REGGIANO
RICOTTA, MASCARPONE E ALTRI FORMAGGI FRESCHI
(IN TONS - DATI PROVVISORI ISTAT)
MOZZARELLA
LE ESPORTAZIONI ITALIANE DI FORMAGGI NEL MONDO (1 gennaio - 31 luglio 2021)
MERCATI
04069099
04069073
040630
04064010 04064090
7.876 6.846 447 165 313 105 267 933 137 796 173 44 11 118 1.561 166 295 56 62 12 970 297 270 27
3.155 1.825 190 582 68 490 42 360 8 352 27 7 1 19 643 126 40 2 74 30 371 137 131 6
3.476 3.233 105 126 8 4 13 381 92 289 68 3 3 62 173 13 3 1 10 5 141 413 395 18
1.505 1.405 7 52
1.872 1.633
11.107 4.261 77.861
4.364 2.539 28.412
4.524 1.291 26.788
1.941 536 7.104
04069069 04069021 04069039 04069081 04069086 04069013 04069015 04069017
41 12 50 50 3 3 371 14 185 1 171 0
1.994 12.651
GLI ESPORTATORI
BERNERI CIRESA
SPA
SRL
Via Vittorio Emanuele, 62 23815 Introbio (LC) Valsassina Tel. 0341/980540 Fax 0341/981294 ciresa@ciresa.it www.ciresa.it
Via delle Industrie, 6 24040 Lallio (BG) Tel. 035/200991 Fax 035/201190 berneri@berneri.it www.berneri.it
GELMINI CARLO SRL
MARIO COSTA SPA
Via Papa Giovanni XXIII, 15 20080 Besate (MI) Tel. 02/90.50.92.4 Fax 02/90.09.80.30 info@caseificio-gelmini.it www.caseificio-gelmini.it
Via dell’Industria, 26 Località Orfengo 28060 Casalino (NO) Tel. 0321/877566 Fax 0321/877578 info@mariocosta.it www.mariocostagorgonzola.it
CASEIFICIO DEFENDI LUIGI SRL Taleggio, Gorgonzola, Bufaletto, Mozzarella, Baffalo Blu, F. Bio. 24043 Caravaggio (BG) tel. 0363/301022 info@caseificiodefendi.it www.caseificiodefendi.it
F.LLI PINNA
AZIENDA CASEARIA SPA Via F.lli Chighine, 9 07047 Thiesi (SS) Tel. 079/886009 Fax 079/886 724 info@pinnaspa.it www.fratellipinna.com
46 IL MONDO DEL LATTE
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17/11/21 08:47 11:09 22/11/21
17-11 me
22 10 12 8
2.842 2.280 33 508 18 3 17 10 1 9 13
2.611 2.138 252 189 30 2 1 177 1 176 14
2 85 38
8 74 5 10
5 40 1 1
9 4 664 635 21
14 86 3 6
1
5
46 3 2 1
54 1 1
1.994 361 12.651
3.265 152 24.476
3.160 3.113 15 26 4 2
2 38 5 5
6 17 17
11
1
2.023 479 16.687
3.564 1.284 19.226
TOTALI
FORMAGGI DESTINATI ALLA TRASFORMAZIONE
FONTINA FONTAL
ASIAGO, CACIOCAVALLO, MONTASIO, RAGUSANO
04069018 04069079 04069075 04069076 04069001 04069050 04069082 04069084
1.834 1.544 176 108 3 3 9 119 24 95 5
1.872 1.633 184 22 14 19 19 13 4 9 2
ITALICO TALEGGIO
ALTRI FORMAGGI MOLLI
ALTRI FORMAGGI SEMIDURI
CACIOTTE, SCAMORZE E FORMAGGI SEMIDURI
CRESCENZA, ROBIOLA E SIMILI
ALTRI FORMAGGI ERBORINATI
04064010 04069092 04069089 04069023 04069025 04064090 04069093 04069074 04069029 04069037 04069078 04069032 04069035 04069085
278 194 5 78
1.472 1.425
1 3 316 16 300 4
2
4 16
1 5
1.128 959 75 63 2 29 1 140 3 137 5
641 326 8 300 3 4 1 294 46 248 17
1 4 6 1
10 7 18 5 3
4 1 72 14 2 12
4
5 35 34 1
1 1 8 55 54 1
2.903 765 25.051
1.315 356 9.247
1.026 700 7.022
620 426 4.330
45
1 1 1
3
9 3 3
1 4 2 2
247.884 205.343 22.856 14.974 1.867 2.844 807 24.501 3.566 20.935 1.326 165 315 846 18.628 5.812 3.632 68 754 367 7.995 3.548 3.276 272 22
1.481 296.772 91.429 56 2.887 2.026.598
(-25,6%) e Grana PadanoParmigiano Reggiano (-12%), che altrove sono invece registrati in crescita o in sostanziale stabilità. Burrata e grattugiati hanno costituito l’eccezione, con un maggior dinamismo osservato nei mercati non preferenziali (rispettivamente +26,3% e +25,8 per cento). Infine, va rilevato come non sempre tra Paesi Ue e Paesi accordisti, i primi abbiano performance migliori. Nel caso dei formaggi Asiago, Caciocavallo, Montasio e Ragusano, ad esempio, i partner preferenziali segnano +12,8% a fronte di mercati Ue calati del 23,9%, quasi allo stesso modo di quelli non preferenziali (-24,8 per cento). Anche Provolone (+20,6%) e Grana Padano-Parmigiano Reggiano (+10,6%), si sono confrontati sul fronte Ue con vendite rispettivamente stabili (+0,1%) e in moderato aumento (+3 per cento).
O
1/21 11:09
TRENTIN
SPA
Parmigiano Reggiano Grana Padano Pecorino Romano Gorgonzola Pecorini Toscani/Sardi Provolone/Taleggio Mozzarella di Bufala Mascarpone/Ricotta
Via Genova, 19(z.i.) 37053 Cerea (VR) Tel. 0442/398111 Fax 0442/398150 commerciale@trentingroup.it www.trentingroup.it
ZANETTI
SPA
Produzione, stagionatura, confezionamento e commercio di: Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Provolone, Pecorino, burro, Taleggio, Fontina, Asiago, mozzarelle, mascarpone, ricotta, Gorgonzola.
Via Madonna, 1 24040 Lallio (BG) Tel. 035/201511 Fax 035/691515 zanetti@zanetti-spa.it www.zanetti-spa.it
IL MONDO DEL LATTE 47
17-11 mercati export SPFM.indd 4747 n 12 dicembre 2021dic interno.indd
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MERCATI
LATTE, CRESCONO PREZZO E PRODUZIONE G
uardando i valori medi europei del prezzo del latte alla stalla dei primi nove mesi dell’anno, si notano decisi segnali di crescita rispetto allo scorso anno, periodo evidentemente influenzato dalla crisi pandemica. La variazione tendenziale si attesta, infatti, sul +5,9%, con un prezzo medio europeo pari a 35,77 centesimi al chilo (37,40 cent/kg nel solo mese di settembre). Il comportamento dei diversi Paesi non si dimostra omogeneo, con Irlanda (37,81 cent/kg) e Polonia (33,22 cent/kg) che hanno registrato una crescita importante (rispettivamente +14,6%, +7,9 per cento). Più contenute, invece, le variazioni rilevate in Danimarca (+5%) che, tuttavia, a settembre ha superato i 42 cent/kg e quelle dei principali player europei. Stando ai dati della Commissione, nel periodo in osservazione (gennaio-settembre), il prezzo medio del latte alla stalla italiano è stato pari a 36,41 cent/kg (37,6 euro per 100 litri), in continua crescita e in linea con le quotazioni europee, con una differenza.
Rispetto a quanto rilevato negli altri Paesi comunitari grandi produttori di latte (Francia e Germania in primis), infatti, la produzione italiana di latte continua ad aumentare (nei primi otto mesi di quest’anno le consegne aggiuntive hanno raggiunto le 268mila tonnellate) e le stime parlano di una produzione annuale che raggiungerà le 13 milioni di tonnellate. Le produzioni francesi e tedesche, invece, continuano a mostrare una contrazione, il che ha probabilmente inciso sui prezzi alla stalla, che si sono posizionati su livelli decisamente superiori alla media Ue: 38,71 e 37,96 cent/kg. Il mercato è comunque in evidente evoluzione, con i costi di produzione agricoli e industriali in forte crescita e le quotazioni delle commodity in aumento. Da osservare, infine, che nelle ultime settimane sono cresciuti in modo sensibile anche i prezzi del latte spot, le cui quotazioni a fine ottobre hanno superato i 47 cent/kg per l’Italia, 43 cent/kg per la Francia e 46 cent/kg per la Germania.
IL PREZZO DEL LATTE ALLA STALLA IN ALCUNI DEI PRINCIPALI PAESI UE
(€/100 KG)
45,00 40,00 35,00 30,00 25,00 20,00 2019
2020
GEN-21 FEB-21 MAR-21 APR-21 MAG-21 GIU-21 LUG-21 AGO-21 SET-21
ITALIA
39,32
35,78
35,97
36,07
36,00
36,00
35,96
35,96
37,21
37,25
37,25
UNIONE EUROPEA
34,78
34,14
34,94
34,97
35,17
35,52
35,72
35,77
35,99
36,41
37,40
------------------------- FRANCIA
36,47
36,19
36,94
36,48
35,89
36,49
36,28
36,64
37,42
38,12
38,71
------------------------- GERMANIA
34,35
33,74
34,71
34,66
35,58
35,96
35,86
35,98
36,55
36,55
37,96
------------------------- DANIMARCA
34,18
34,82
33,74
34,39
35,91
37,25
37,79
37,52
37,51
36,44
38,06
------------------------- OLANDA
35,66
34,33
35,00
35,00
35,25
36,00
37,50
38,00
37,50
37,75
38,00
------------------------- POLONIA
31,69
31,56
32,91
33,00
32,84
33,10
33,34
33,22
32,68
33,39
34,52
48 IL MONDO DEL LATTE
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17-11 me
1/21 11:10
L’ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DI ALCUNI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI In forte crescita e su livelli significativamente superiori a quelle degli ultimi due anni le quotazioni delle principali commodity lattierocasearie.
BURRO
550 500 450 €/100 KG
400 350 300 250 200 5
10
15
20
25 30 SETTIMANE
35
40
45
50
SIERO IN POLVERE
LATTE SCREMATO IN POLVERE 125
280
100
240 €/100 KG
€/100 KG
220 200 180
75 50
160 140
25
120 100
0 0
5
10
15
17-11 mercato produzione MSPF.indd n 12 dicembre 2021 interno.indd 49 49
20
25 SETTIMANE
30
35
40
45
50
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
Fonte: Mmo – Reg. Ue n. 2017/1185
260
SETTIMANE
17/11/21 08:47 11:10 22/11/21
MERCATI
ESPORTAZIONI ITALIANE
IL MONDO DEL
L AT T E
DI LATTE
N. 12
DICEMBRE
2021 -
ANNO
IL LATTE NEL MONDO
LXXV -
MENSILE
0401 1090 2019 2099
27 3 9 2 4
1.946 2 2
PAESI AUSTRIA BELGIO BULGARIA CIPRO CROAZIA DANIMARCA ESTONIA FINLANDIA FRANCIA GERMANIA GRECIA IRLANDA LETTONIA LITUANIA LUSSEMBURGO MALTA PAESI BASSI POLONIA PORTOGALLO REP. CECA ROMANIA SLOVACCHIA SLOVENIA SPAGNA SVEZIA UNGHERIA TOTALE UE
TOTALE PAESI TERZI di cui: ALBANIA LIBIA CINA HONG KONG EMIRATI ARABI
TOTALE GENERALE - TONNELLATE - MIGLIAIA DI EURO
2
11 85 42 348 28 1 6 2.484 33 1
20 1.571 127
6 17
33 20
1
282 5 8 32 3.464
2 6 31 3.733
22.172
1.948
2.544 14.502 989 51 701
20 547 800 3 58
25.636 18.484
5.681 3.844
–
0401 1010 2011 2091
ROMA
LATTE SFUSO IN CISTERNA
70%
LATTE IN CONFEZIONI
POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE
TARIFFA DOGANALE
AUT MP-AT/c/RM
DAL 1 GENNAIO AL 31 LUGLIO 2021 (IN TONS - DATI PROVVISORI ISTAT)
ORGANO UFFICIALE DI
ASSOLATTE
E DEL
COMITATO ITALIANO FIL-IDF
ABBONATEVI ALLA RIVISTA MENSILE IL MONDO DEL
L AT T E
Organo ufficiale di ASSOLATTE e del COMITATO ITALIANO FIL-IDF
Il costo dell’abbonamento per l’anno 2022 è di: € 118,00 per l’Italia - € 150,00 per l’estero
“Editoriale Il Mondo del Latte s.r.l.” 20135 Milano - Via Adige, 20 Tel. 02.72021817 e-mail: mondolatte@assolatte.it Internet: www.assolatte.it
50 IL MONDO DEL LATTE
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DICEMBRE 2021
una terra, una famiglia, una forma
Zarpellon Spa - Via S.G.B. De La Salle, 6 - 36060 Romano d’Ezzelino (VI) Tel. +39 0424 3993 - Fax +39 0424 399499 - info@zarpellon.it
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MERCATI
BORSA PREZZI
ANDAMENTO DELLE QUOTAZIONI DEI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI ITALIANI DESCRIZIONE MILANO (€/Kg) BURRO PASTORIZZATO (COMPRENSIVO DI ONERI DI RACCOLTA, PREMI QUALI-QUANTITATIVI E PROVVIGIONI)
BURRO DI CREMA DI LATTE SOTTOPOSTA A CENTRIFUGAZIONE REG. CE N. 1234/2007 BURRO DI CENTRIFUGA ZANGOLATO (COMPRENSIVO DI ONERI DI RACCOLTA, PREMI QUALI-QUANTITATIVI E PROVVIGIONI) GRANA PADANO STAGIONATURA 16 MESI E OLTRE GRANA PADANO STAGIONATURA 9 MESI GRANA PADANO CON BOLLO PROVVISORIO 60-90 GG. FUORI SALE PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 24 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 18 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA 12 MESI E OLTRE GORGONZOLA MATURO DOLCE GORGONZOLA MATURO PICCANTE ITALICO MATURO TALEGGIO FRESCO FUORI SALE TALEGGIO MATURO PROVOLONE VALPADANA STAGIONATURA FINO A 3 MESI PROVOLONE VALPADANA STAGIONATURA OLTRE 3 MESI LATTE SPOT ITA (€/1000 Kg) PARMIGIANO REGGIANO (BORSA DI RIFERIMENTO COMPRENSORIALE DI PARMA) €/Kg PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA >30 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA >24 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA >18 MESI PARMIGIANO REGGIANO STAGIONATURA >12 MESI
17-11 mercati borsa dicinterno.indd MSPF.indd 53 53 n 12 dicembre 2021
2020 2021 SETTEMBRE SETTEMBRE MEDIA MEDIA
VAR.
2021 OTTOBRE MEDIA
2020 OTTOBRE MEDIA
VAR.
2,43 4,03 4,18 2,23 8,50 7,07 5,97 12,53 11,70 10,20 5,75 6,75 5,15 4,75 5,60 5,83 6,12 403,75
1,66 3,26 3,41 1,46 8,08 6,23 5,23 10,21 9,41 8,14 5,75 6,75 5,15 4,75 5,60 5,83 6,12 353,75
46,39% 23,62% 22,58% 52,74% 5,20% 13,48% 14,15% 22,72% 24,34% 25,31% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 14,13%
3,05 4,65 4,80 2,85 8,26 7,02 5,92 12,55 11,70 10,20 5,76 6,76 5,16 4,78 5,63 5,85 6,15 426,25
1,67 3,27 3,42 1,47 8,21 6,52 5,52 11,01 10,21 9,10 5,75 6,75 5,15 4,75 5,60 5,83 6,12 348,75
82,63% 42,20% 40,35% 93,88% 0,61% 7,67% 7,25% 13,99% 14,59% 12,09% 0,17% 0,15% 0,19% 0,63% 0,54% 0,34% 0,49% 22,22%
12,645 12,438 11,713 10,8
11,475 10,450 9,650 8,588
10,20% 19,02% 21,38% 25,76%
13,275 12,475 11,750 10,8
11,945 11,050 10,265 9,370
11,13% 12,90% 14,47% 15,26%
17/11/21 08:47 10:59 22/11/21
MERCATI
DOP E INFORMAZIONI DI FILIERA: UN VANTAGGIO DA SFRUTTARE
A
l congresso di Identità Golose, svoltosi a Milano lo scorso settembre, sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta da Ipsos sulle preferenze espresse dai clienti della ristorazione nei confronti dei formaggi italiani. È emerso, innanzitutto, che i consumatori sono sempre più attenti alla qualità e all’origine dei prodotti lattiero-caseari che vengono serviti in sala. I risultati delle risposte delle circa mille persone intervistate, identificate fra coloro che abitualmente frequentano il mondo ristorativo, hanno infatti confermato il crescente interesse nei confronti dei luoghi da cui provengono i formaggi, nonché delle filiere che li caratterizzano, delle loro stagionature e del nome
dei produttori. Alla domanda “Quanto apprezzerebbe che in menu fosse indicata la stagionatura del prodotto?” le risposte positive sono state l’87% del totale, con una media di 7,6 punti su 10. Una percentuale che sale all’89% con il quesito successivo: “Quanto apprezzerebbe che in menu fossero indicati nomi dei produttori e luoghi nel quale viene prodotto il formaggio?”. Un’altra indicazione emersa dall’analisi è che il 77% degli intervistati apprezzerebbe la presenza di un menu esclusivamente dedicato ai formaggi. In maniera interessante, al quesito “Che tipi di formaggi vorrebbe trovare al ristorante?” il maggior
numero di voti è andato a quelli del territorio e italiani, seguiti dai formaggi Dop e dai stagionati (47 per cento). Da questi risultati emerge, dunque, che chi frequenta i ristoranti è sempre più interessato ad acquisire informazioni sui prodotti caseari che consuma: il loro territorio di origine, la filiera di cui fanno parte, il nome di chi li produce. Tutti elementi che i consumatori di formaggi a denominazione di origine e indicazione geografica sono – o dovrebbero essere – abituati a conoscere, in virtù dell’adesione a elevati standard produttivi e della trasparenza informativa che li caratterizza: un vantaggio competitivo che va opportunamente capitalizzato.
L’ANDAMENTO PRODUTTIVO DEI PRINCIPALI FORMAGGI DOP
14,2%
6,6%
-6,4%
-7,9%
-14,3%
Gennaio
Febbraio
ASIAGO MONTASIO PROVOLONE VALPADANA
Marzo
Aprile
-9,0%
-11,9%
Maggio
-18,9%
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IGIENE & SICUREZZA
BENESSERE ANIMALE IL REG. (UE) 2017/429 E LA SUA APPLICAZIONE
(PRIMA PARTE)
OBBLIGHI E OPPORTUNITÀ PER ALLEVAMENTI E INDUSTRIE DI TRASFORMAZIONE di Silvio Borrello - Food & Health Consulting Srl
S
ono passati ormai sei mesi dall’entrata in applicazione del Reg. (UE) 2016/429 riguardante la salute animale. Il tema sembra non aver suscitato lo stesso interesse manifestato per il Reg. (UE) 2017/625 e relativi provvedimenti attuativi da parte delle autorità competenti e degli stakeholder. Lo stesso Parlamento italiano, in data 22 aprile 2021, giorno successivo all’entrata in vigore in tutta l’Unione europea, ha approvato la legge delega europea 20192020 n. 53, (GURI n. 97 del
23 aprile 2021), per fissare i dieci criteri di delega a cui il Governo si deve attenere per darne attuazione. È evidente che le varie fasi di concertazione con le Regioni e le Province autonome, e l’esame da parte delle Commissioni parlamentari richiederanno tempi non facilmente prevedibili per vedere i testi dei decreti legislativi approvati in via definitiva dal Consiglio dei ministri. Da quello che è dato conoscere, sono stati predisposti dalla competente
Direzione generale del ministero della Salute due bozze di decreti legislativi: la prima riguarda la prevenzione e il controllo delle malattie degli animali sia terrestri che acquatici, mentre la seconda verte sull’identificazione degli animali, la registrazione o il riconoscimento degli stabilimenti dove vengono tenuti gli animali. Passeremo quindi in rassegna le principali novità apportate dal Reg. (UE) 2016/429 e dagli emanandi decreti che comunque possono essere modificati a seguito dei
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IGIENE & SICUREZZA passaggi istituzionali e delle osservazioni provenienti dalle associazioni di categoria. È necessario fare subito una precisazione: la lettura dei 283 articoli del regolamento non è facile, nemmeno per gli addetti ai lavori, in quanto a questo vanno ad aggiungersi gli atti delegati e di implementazione, che completano il Reg.(UE) 2016/429, e le disposizioni relative al controllo ufficiale ed altre attività ufficiali del Reg. (UE) 2017/625 e successive integrazioni e modifiche. Alla data odierna sono stati approvati e pubblicati ben diciannove atti delegati e ben sessanta atti d’esecuzione che non hanno solo effetti sulla salute degli animali, ma vanno a incidere sulla vita economica delle aziende anche del settore della trasformazione dei prodotti di origine animale della produzione primaria. Infatti, i requisiti di sanità animale sono alla base della movimentazione di animali e della commercializzazione di prodotti di origine animale: sappiamo quanto vale il mercato internazionale e quanto possano costare alle imprese le limitazioni ancora presenti per il nostro Paese all’esportazione di carni e prodotti a base di carne suina in Cina, Stati Uniti, ecc., per tutto il Centro Sud che ancora non ha ottenuto il riconoscimento d’indennità da detti Paesi per la malattia vescicolare dei suini (MVS). La presenza di una malattia, come quelle elencate all’art.5 del Reg. (UE) 2016/429, tra cui l’afta epizootica, non è un problema che investe soltanto gli allevatori, ma l’economia di tutto un settore, come può essere quello lattiero-caseario. Infatti, se a livello comunitario vengono introdotte restrizioni per le aree geografiche coinvolte, i Paesi terzi, a loro volta, bloccano le esportazioni di
animali e prodotti dall’intero Paese, le quali difficilmente vengono riammesse tempestivamente dopo l’estinzione del focolaio e l’adozione di tutte le misure di controllo previste dalla legislazione nazionale e comunitaria. L’esperienza insegna che tali divieti possono prolungarsi anche per anni. Per la prima volta, finalmente, abbiamo una base giuridica unica sulla salute degli animali, ma è da rilevare che gli atti delegati e d’implementazione rendono difficile una visione d’insieme a causa dei continui riferimenti a regolamenti che intersecano tra loro le varie disposizioni. Cinque sono le malattie su cui la Commissione non può intervenire, se non con una proposta di un nuovo regolamento, approvata dal Consiglio e dal Parlamento con atto di pari livello, cioè di un regolamento del Consiglio e Parlamento, e sono quelle riprese dall’art. 5 (afta epizootica, peste suina classica ed africana, influenza aviaria ad alta patogenicità e peste equina). Tab. 1
Oltre alle cinque già citate, attualmente, le malattie che richiedono interventi di sorveglianza o eradicazione sono 58, inserite nell’allegato del Reg. (UE) 2016/429 con il Reg. (UE) 2018/1629 a cui possono essere aggiunte le “cosiddette malattie emergenti”, con provvedimento d’urgenza della Commissione. Successivamente, sulla base di un parere dell’Efsa, con atto d’esecuzione 2018/1882, è stata fatta una classificazione, con una ripartizione delle malattie in cinque categorie (tab. 1). CAT. A: sono quelle più pericolose e che non si manifestano normalmente nell’Unione europea e che appena individuate devono essere prontamente eradicate; CAT. B: le malattie che devono essere oggetto di un controllo da parte degli Stati membri e che devono essere prontamente eradicate in tutta l’Unione europea; CAT. C: malattie che sono rilevanti per alcuni Stati membri per cui è necessario
CLASSIFICAZIONE DELLE MALATTIE SPECIE ELENCATE
CATEGORIA DELLA MALATTIA
SPECIE E GRUPPO
MISURE DA ADOTTARE
Afta epizootica
A+D+E
Artiodactyla, Proboscidea
A-misure di eradicazione D- misure per evitarne la diffusione a causa del suo ingresso nell’Unione o dei movimenti tra Stati membri; E-necessaria sorveglianza
Infezione da virus della peste bovina
A+D+E
Artiodactyla
Infezione da virus della Rift Valley
A+D+E
Perissodactyla, Antilocapridae, Bovidae, Camelidae, Cervidae, Giraffidae, Hippopotamidaae, Moschidae, Proboscidea
Infezione da Brucella abortus, B. melitensis, B. suis
B+D+E
Bison ssp., Bos ssp., Bubalus ssp., Ovis ssp., Capra ssp.
D+E
Artiodactyla diversi da Bison ssp., Bos ssp., Bubalus ssp., Ovis ssp., Capra ssp.
E
Perissodactyla, Carnivora, Lagomorpha
NOME DELLA MALATTIA
E : necessità di sorveglianza all’interno dell’Unione
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evitare la diffusione in altre parti del territorio di Stati che sono ufficialmente indenni o che hanno dei programmi di eradicazione; CAT. D: malattie che richiedono interventi per evitare l’introduzione da Paesi terzi nel territorio dell’Unione europea o i movimenti tra Stati membri; CAT. E: malattie che richiedono una sorveglianza all’interno dell’Unione europea. Una stessa malattia può essere inserita in più categorie, in quanto le misure da applicare sono plurime. I pilastri della prevenzione in sanità animale Semplificando, possiamo affermare che la prevenzione delle malattie animali, così come strutturata nel Reg. (UE) 2016/429, si poggia su cinque pilastri. I fattori che incidono sulla salute animale sono legati all’uomo, all’animale, all’ambiente, all’alimentazione e ai farmaci. Il tutto in un’ottica “One Health” (fig.1). Primo pilastro: la responsabilità degli operatori, cioè di coloro che detengono animali o prodotti, anche per un periodo transitorio, in materia di salute e benessere degli animali, dell’uso prudente e responsabile dei farmaci veterinari, dell’adozione delle misure di biosicurezza e delle buone prassi d’allevamento; dei professionisti degli animali, una figura nuova introdotta dal regolamento, con una definizione estremamente generica, ma che riguarda coloro che vivono a stretto contatto con gli animali, quotidianamente, per il loro lavoro e possono essere i primi a individuare, se correttamente formati, le manifestazioni, quali ad esempio: cali di produzione, diminuzione dell’appetito, o
nonché alle buone prassi di gestione dell’allevamento e sul corretto impiego degli antibiotici in funzione dell’antimicrobico resistenza. La conoscenza di questi aspetti, con livello di approfondimento a seconda delle responsabilità di ciascuno, può essere già acquisita con esperienza, oppure attraverso una formazione professionale o istruzione formale.
i primi sintomi di malattia. Non sappiamo se anche i fornitori di mangimi, coloro che intervengono nella sfera riproduttiva (ad esempio con l’inseminazione artificiale, o con atti di natura non medico veterinaria), rientrino in questa categoria. È d’obbligo un chiarimento da parte del ministero, anche ai fini formativi; dei veterinari e professionisti della sanità
SALUTE ANIMALE
Fig. 1
I PILASTRI DELLA PREVENZIONE Responsabilità degli operatori e dei veterinari
Formazione obbligatoria degli operatori su: malattie, biosicurezza, antibiotico resistenza
Misure di biosicurezza (strutture e procedure)
Sorveglianza allevamenti con coinvolgimento di: operatori veterinari liberi professionisti e veterinari ufficiali
Verifiche da parte dell’autorità competente
UOMO
ANIMALE
AMBIENTE
MANGIMI
FARMACI
degli animali acquatici, i quali, oltre ad avere la responsabilità della diagnosi precoce delle malattie devono intervenire preventivamente, suggerendo all’allevatore tutte le misure necessarie per evitare la loro introduzione. Oltre ai compiti di prevenzione e diagnosi attraverso una visita clinica supportata da esami di laboratorio, il veterinario aziendale o chi segue gli animali, assume un ruolo importante come educatore dell’operatore a una cultura del rispetto del benessere animale e del corretto impiego del farmaco e prevenzione dell’antimicrobico resistenza. Secondo pilastro: la conoscenza Si rende obbligatoria una formazione per tutti gli operatori e per chi si occupa in maniera continuativa degli animali terrestri e acquatici, con particolare riferimento all’interazione tra salute e benessere animale e salute dell’uomo, alle malattie proprie della specie allevata,
Ma chi può elargire la formazione? Non sappiamo come il ministero della Salute andrà a disciplinare la formazione. Sarà, comunque, necessaria l’acquisizione del parere delle Regioni e della Pubblica amministrazione, ma si spera vengano consultati anche gli stakeholder. A nostro avviso, la formazione di base potrebbe essere svolta tanto da soggetti pubblici (Asl, Izs, Università ecc.), o privati, quali associazioni di categoria o società private (ad esempio, enti certificatori), riconosciute con programmi ben definiti a livello ministeriale sulla base delle attività effettivamente svolte dagli operatori, dai professionisti e dai veterinari. Terzo pilastro: la biosicurezza Richiama gli operatori a porre in atto le misure di biosicurezza necessarie per mettere in “sicurezza” l’allevamento. L’esperienza di questi ultimi anni a livello nazionale e dell’Unione europea ha evidenziato la
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IGIENE & SICUREZZA necessità dell’adozione di misure più stringenti a difesa degli allevamenti. I focolai di influenza aviaria e di peste suina africana che si sono sviluppati negli ultimi anni potevano essere meglio contenuti se negli allevamenti fossero state disposte appropriate misure di biosicurezza. Quarto pilastro: sorveglianza ed eradicazione delle malattie Abbiamo già detto della responsabilità degli operatori nell’individuare precocemente comportamenti anomali degli animali o i primi sintomi di malattia, nonché l’obbligo della tempestiva informazione del veterinario e delle autorità competenti. Quindi, gli operatori e i veterinari, siano essi di fiducia o aziendali, per il regolamento sono le prime sentinelle della salute degli animali. Quinto pilastro: responsabilità delle autorità competenti Le autorità competenti, oltre a esercitare un’opera di sensibilizzazione e di preparazione con la predisposizione di piani d’emergenza e simulazioni che coinvolgano anche gli
operatori, hanno l’obbligo di effettuare le verifiche di conformità previste dal regolamento di sanità animale e dal Reg. (UE) 2017/625. L’autorità competente, da parte sua, deve organizzare la propria attività di prevenzione mediante la raccolta e l’utilizzo dei dati epidemiologici provenienti dagli stessi operatori, da programmi volontari e da quelli reperiti durante lo svolgimento dei controlli ufficiali e altre attività ufficiali. R ’ e compartimentalizzazione La lotta alle malattie richiede l’attuazione di programmi di sorveglianza ed eradicazione. Per quanto riguarda l’eradicazione, il regolamento prevede programmi obbligatori nel territorio di tutta l’Unione e altri facoltativi che riguardano i singoli Stati membri, ma che devono essere comunque approvati dalla Commissione. Nel primo caso, lo scopo è rendere progressivamente libero il territorio dell’Unione, con riconoscimenti d’indennità degli Stati membri, parti di essi o compartimenti. I programmi facoltativi riguardano i singoli Stati
membri che decidono di eradicare una determinata malattia dal proprio territorio e per essa possono richiedere garanzie supplementari per le introduzioni di animali e prodotti nel proprio territorio. Per entrambe le categorie, i programmi devono essere predisposti e presentati dagli Stati membri alla Commissione per l’approvazione. Generalmente, questi programmi di eradicazione sono sostenuti dalla Commissione, con un impegno finanziario, ai sensi del Reg. (UE) 2021/690. Non si può ottenere un riconoscimento se non si parte dalla definizione di “caso sospetto” e “caso confermato” come riportato dall’ art. 9 del Reg. (UE) 2019/689 e dalle prove di laboratorio per dimostrare l’assenza della malattia. Fino all’entrata in applicazione del Reg. (UE) 2016/429, il riconoscimento di indennità era riferito al Paese o a una sua unità amministrativa (nel caso dell’Italia, provincia o regione). Infatti, riprendendo quanto stabilito dal Codice zoosanitario Oie, viene prevista la possibilità del riconoscimento d’indennità al “compartimento” come definito al punto 37 dell’art. 4 del Reg.(UE) 2017/429: “Sottopopolazione animale ospitata in uno o più stabilimenti e nel caso degli animali acquatici in uno o più impianti di acquacoltura con un sistema comune delle gestione della biosicurezza e caratterizzata da un proprio status sanitario rispetto ad uno o più malattie che viene ad essere sottoposto ad adeguate misure di sorveglianza di controllo delle malattie e della biosicurezza”. ’I essere interessante la compartimentalizzazione La richiesta di riconoscimento
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IGIENE & SICUREZZA di un compartimento può essere fatta alla Commissione se esistono sufficienti garanzie sanitarie per prevenire l’introduzione di una determinata malattia e se esiste un sistema comune e unico di gestione della biosicurezza negli stabilimenti. Questi ultimi, inoltre, devono essere preventivamente riconosciuti dall’autorità competente che ne disciplina la movimentazione di animali e loro prodotti. La brucellosi, assieme all’influenza aviaria ad alta patogenicità, sono malattie che potrebbero essere oggetto di richiesta di compartimentalizzazione da parte di gruppi di operatori che si trovano in un’area geografica e/o amministrativa a rischio e che vogliono tutelare le loro produzioni, anche in contesti in cui la malattia è presente o si può sviluppare. Il primo pensiero va alla brucellosi, malattia che interessa gli allevamenti bovini, bufalini e ovicaprini. Gli allevatori, con le imprese del settore alimentare che volessero perseguire un riconoscimento d’indennità, pur presenti in un’area problematica, potrebbero intraprendere il percorso della costituzione del “compartimento”, rafforzando le misure di biosicurezza nei propri allevamenti, rese ancor più cogenti dal regolamento, rispettando tempi e regole fissate dalle norme comunitarie e nazionali. Per ottenere l’indennità, per quanto riguarda la brucellosi, i cui agenti responsabili sono: B. abortus, B. melitensis e B. suis, sia che tale riconoscimento riguardi la totalità del Paese o provincia o compartimento, gli allevamenti devono essere sottoposti a un programma di eradicazione approvato dalla Commissione e dimostrare, sulla base di dati storici relativi alla
sorveglianza, che la malattia non è presente, come stabilito dall’art.36 del Reg. (UE) 2017/429). Il Reg. (UE) 2020/689 stabilisce le regole per il riconoscimento e il mantenimento della qualifica per quanto riguarda gli stabilimenti indenni, senza vaccinazione, da infezione da Brucella abortus, B. melitensis e B. suis. Il riconoscimento può essere richiesto solo se nello stabilimento in cui sono presenti bovini, bufalini, ovini o caprini: non sono stati registrati casi confermati di brucellosi e nessun capo è stato vaccinato negli ultimi tre anni; i bovini interi e di età superiore a 12 mesi e gli ovini o i caprini interi di età superiore a sei mesi sono risultati negativi a due prove sierologiche di cui: la prima effettuata su campioni prelevati non prima di tre mesi dopo l’allontanamento dell’ultimo caso confermato e dell’ultimo animale risultato positivo a una prova immunologica, la seconda non prima di sei mesi ed entro 12 mesi dalla data dell’effettuazione della prima prova. Quando si parla di bovini, nella legislazione comunitaria si intendono anche gli animali appartenenti alla specie bufalina, a cui si applicano tutte le regole, ivi comprese quelle relative ai controlli e test diagnostici. Sappiamo che, in virtù delle vigenti disposizioni normative, queste regole relative alla sorveglianza e l’eradicazione vengono largamente rispettate in Italia, anche se in talune zone la loro applicazione ha lasciato a desiderare; tant’è vero che, negli ultimi anni, al nostro Paese è stata richiesta la restituzione dei finanziamenti comunitari per il mancato completamento dell’eradicazione della
Tab. 2
PROVE DIAGNOSTICHE
METODI DIAGNOSTICI PER LA CONCESSIONE E IL MANTENIMENTO DELLO STATUS DI INDENNE Infezione da Brucella abortus, B. melitensis e B. suis 1. Prove sierologiche: a) prove per campioni di sangue: i) prove con antigene brucella tamponato ii) prova di fissazione del complemento (CFT) iii) ELISA indiretto (I-ELISA) iv) metodo di fluorescenza polarizzata (FPA) v) ELISA competitivo (C-ELISA) b) prove per campioni di latte: i) ring test (MRT) ii) I-ELISA 2. Prova di intradermoreazione alla brucellina (BST) solo per ovicaprini brucellosi. I metodi diagnostici per la concessione e il mantenimento dello status di indenne da malattia e per individuare la presenza di una infezione da B. abortus, melitensis e suis sono riportati nell’Allegato IV, sez. I del Reg. (UE) 2020/689 (tab. 2). Ricordiamo che con l’Ordinanza ministeriale del 23/06/2021 sono state prorogate, con modifiche le disposizioni dell’ordinanza del 28/05/2015, recante “Misure straordinarie di polizia veterinaria in materia di tubercolosi, brucellosi bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina, leucosi bovina enzootica”. In particolare nell’Allegato 1 vengono indicate le prove sierologiche ufficiali per il controllo della brucellosi nei territori non ufficialmente indenni. Non sono riconosciuti a livello comunitario altri test diagnostici, ancorché preconizzati da ricercatori e giuristi nelle varie aule dei tribunali in cui viene fatta opposizione alle misure di eradicazione disposte dal ministero della Salute.
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LA TUA SCELTA
CONTA
Le sfide globali più importanti dei prossimi 20 anni saranno quelle legate alla sostenibilità alimentare ed ambientale. E ognuno di noi può fare la sua parte compiendo scelte informate e consapevoli, soprattutto a tavola, partendo dagli ingredienti giusti. E’ per questo che per il burro Bio Prealpi scegliamo solo le migliori panne provenienti esclusivamente da allevamenti di agricoltura biologica, che rispettano i criteri di sostenibilità e soprattutto, l’ambiente che ci circonda.
Ottima scelta.
IGIENE & SICUREZZA
LA CERTIFICAZIONE HALAL NEI DI ERSI S A I DE ’ E di Ettore Soria
I
l governo egiziano ha recentemente stabilito con un decreto che l’ente Iseg Halal sarà l’unico organismo autorizzato a rilasciare i certificati Halal per i prodotti importati ed esportati da e verso l’Egitto. Per quanto concerne la categoria “all products’’, che include prodotti lattiero-caseari come latte, formaggio e burro, l’obbligo ha avuto inizio dal 1° ottobre 2021. Ogni prodotto che non è proibito dalla religione islamica – o che non contenga ingredienti proibiti in tal senso – sarà certificato come Halal. Di conseguenza, i certificati Halal verranno rilasciati in base a ciò che mangiano e bevono gli animali da latte.
Questo significa che il marchio “MANGIATE CIBI LECITI E Halal sarà inteso quale “non BUONI CHE LA PROVVIDENZA contaminato” e riguarderà DI DIO V’HA DONATO, E qualsiasi questione relativa alla SIATE RICONOSCENTI. CHÉ sicurezza alimentare (Dhabiha IDDIO VI HA PROIBITO LA Halal). La certificazione Halal sarà CARNE DI ANIMALI MORTI DA obbligatoria per tutti i prodotti SÈ, IL SANGUE E LA CARNE DI lattiero-caseari, in quanto Iseg MAIALE E ANIMALI MACELLATI Halal non farà distinzioni tra INVOCANDO NOME prodotti ottenuti da caglio ALTRO DA DIO. QUANTO animale o altri prodotti lattierocaseari che non lo includono tra A CHI PER NECESSITÀ È i propri ingredienti. COSTRETTO A MANGIARNE, Le autorità egiziane (Nfsa e Is SENZA DESIDERIO E SENZA Eg Halal) hanno concordato di INTENZIONE VOLONTARIA, un periodo transitorio fino al 15 CERTAMENTE DIO SARÀ dicembre 2021, durante il quale la certificazione di Is Eg Halal INDULGENTE sarà volontaria. E COMPASSIONEVOLE” Prossimamente, l’Egitto informerà la comunità CORANO internazionale sulla nuova
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L’INCANTO
IGIENE & SICUREZZA misura, inclusa una descrizione dettagliata della procedura di certificazione e le informazioni relative alla copertura esatta dei prodotti, dei tempi e dei costi. Questa notifica verrà effettuata direttamente alle ambasciate o tramite il Wto (l’Egitto verificherà se le misure basate su motivazioni religiose richiederanno tale notificazione). Prima del 15 dicembre, l’Egitto modificherà anche gli standard Halal del 2014 (presumibilmente a vantaggio della comunità internazionale), per renderli più chiari e flessibili. Halal e norme Ue La certificazione Halal è lo strumento che garantisce ai fedeli di religione musulmana la conformità di un prodotto alimentare (e più in generale di un bene/servizio) ai precetti religiosi. Opera secondo un modello del tutto simile a un’attestazione di conformità rilasciata da un soggetto terzo, al pari dunque di una comune certificazione di processo o di prodotto. Un alimento certificato Halal rispetta puntualmente tutti i dettami religiosi e può essere consumato dal fedele osservante senza che questi corra alcun rischio di commettere peccato. La disciplina alimentare è, un pilastro della religione musulmana ed è anche nel rispetto di queste regole che il fedele conferma la sua scelta religiosa. La certificazione Halal mette a sistema le complesse regole religiose attraverso l’applicazione di specifici standard sviluppati nel mondo. L’attestato viene rilasciato dagli organismi che hanno emanato gli standard di certificazione, previa istruttoria eseguita da apposite società di consulenza. Sebbene in Europa il tema della certificazione Halal sia principalmente legato al cibo, nella religione musulmana ogni
bene e/o servizio è suscettibile di essere valutato come conforme o meno alla religione e, pertanto, esistono standard di certificazione anche per i prodotti cosmetici, farmaceutici, di abbigliamento e perfino per i servizi turistici, finanziari, assicurativi e bancari. Nella legislazione europea, la macellazione rituale si configura quale deroga al Reg. (CE) n. 1099/2009 relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento, entrato in vigore il 1º gennaio 2013. Questo provvedimento impone una maggiore attenzione al benessere degli animali e conferma il diritto degli Stati membri di consentire una deroga all’obbligo dello stordimento preventivo all’abbattimento. Esistono interpretazioni differenti tra i musulmani appartenenti alle varie correnti islamiche: non esiste consenso unanime su ciò che va considerato “Halal”. D H Secondo coloro che aderiscono alla Dhabiha Halal, perché il cibo possa essere considerato Halal non deve essere una sostanza proibita e la carne deve essere stata macellata secondo le linee guida tradizionali indicate nella Sunna (gli animali devono essere coscienti al momento dell’uccisione che deve essere procurata recidendo la trachea e l’esofago e sopravvenire per il dissanguamento completo dell’animale), conosciute come Dhabiha. Questa è la più rigida definizione di Halal ed è difusa nella maggioranza sunnita dei musulmani. Halal di primo tipo Secondo altri musulmani, le linee guida della Dhabiha non devono essere seguite rigidamente e recitare la formula“Bismillah al-Rahman al-Rahim” (“In nome di Dio Clemente Misericordioso”) prima di consumare i pasti renderebbe la carne permessa. Chi aderisce a questo tipo
di Halal generalmente non consuma sostanze proibite. Questa interpretazione resta minoritaria tra i musulmani osservanti. Halal di secondo tipo Chi aderisce a questo tipo di “Bismillah Halal” generalmente considera che qualsiasi cibo, sia esso una sostanza proibita o meno, diventi Halal una volta che la formula rituale sia stata pronunciata, immediatamente prima di consumarlo. Secondo molti questo metodo per far diventare il cibo Halal non aderisce alle linee guida islamiche, principalmente perché contraddice i versetti coranici sulle sostanze proibite. Anche questo atteggiamento, quindi, è fermamente condannato dalla maggioranza ortodossa dei musulmani. La libera scelta riconosciuta a ciascun Paese membro Ue ha portato a un quadro estremamente eterogeneo, in cui convivono Paesi dove la macellazione rituale è consentita solo previo stordimento o sedazione dell’animale e solo in locali specificamente autorizzati (Austria e Finlandia). Altri che prevedono lo stordimento o la sedazione dell’animale prima della soppressione (Belgio, Danimarca, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svezia). Altri ancora che non prevedono lo stordimento né la sedazione prima della soppressione (Grecia, Cipro, Estonia, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia). E ancora, Paesi che la consentono senza lo stordimento dell’animale, purché in locali specificamente autorizzati (Francia, Germania, Italia, Lituania, Spagna). Infine, Paesi dove la macellazione rituale è consentita solo nell’ambito di una cerimonia religiosa (Slovenia). È evidente che bisognerà da un lato uniformare le certificazioni Halal nel rispetto dei differenti approcci e, dall’altro, si auspica un ente unico di riferimento.
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NORMATIVE
PREZZO DEL LATTE, INTERVIENE DI N O O ’AN I R S RO OCO O D’IN ESA DE E REGIONE
G IA CON RARIO A E REGO E DE
ERCA O
di Paola Parziale
’
Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta nuovamente sul tema scottante della definizione dei prezzi del latte alla stalla, pubblicando sul Bollettino 37/2021 la sua risposta alla richiesta della Regione Puglia di avere un parere sul “Protocollo di intesa sulla determinazione del prezzo del latte bovino alla stalla”. L’oggetto del parere è il protocollo pugliese, ma le circostanziate considerazioni dell’autorità varcano i confini regionali per interessare tutto il settore lattiero-caseario a livello nazionale. In premessa, l’autorità, valuta positivamente la definizione di accordi che disciplinino le relazioni di fornitura tra produttori di latte crudo e trasformatori che hanno l’obiettivo di: preservare e valorizzare le
produzioni locali, anche attraverso lo strumento della rintracciabilità e il più ampio utilizzo possibile dei marchi dei prodotti Dop e Igp da latte bovino; incentivare e valorizzare la qualità delle produzioni, anche mediante il mantenimento di un sistema premiale della qualità del latte crudo e l’implementazione di iniziative di promozione e sostegno dell’immagine dei marchi della Regione Puglia ufficialmente riconosciuti (Mozzarella di Gioia del Colle, Regime di qualità Regionale Prodotti di Qualità, ecc.); formalizzare i rapporti, secondo gli obblighi di legge, prima dell’inizio del periodo di fornitura, con contratti di durata non inferiore ai 12 mesi e completi dei tutti gli elementi (prezzo, quantità, condizioni di fornitura, termini di pagamento non superiori a 30 giorni, ecc.).
Restrizione hard core Tuttavia, l’Agcm ritiene del tutto incompatibile con la normativa a tutela della concorrenza la fissazione di un prezzo di vendita da applicare in modo uniforme alla generalità dei contraenti, sia con riferimento ai produttori agricoli, sia alla controparte rappresentata dai trasformatori industriali. Una tale previsione rappresenta a tutti gli effetti, ricorda l’Agcm, un’intesa di prezzo che costituisce una restrizione hard core, e in quanto tale non soggetta a deroghe, ai sensi della normativa sulla concorrenza, sia nazionale che comunitaria. La tematica relativa alle intese di filiera e alla conclusione di contrattiquadro nel settore agro-alimentare (e dunque in quello lattiero-caseario) è stata oggetto di molteplici
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NORMATIVE interventi da parte dell’autorità. In particolare, la disciplina in materia di produzioni agricole ha costituito oggetto di una specifica indagine conoscitiva sulla distribuzione agroalimentare (IC28, conclusa in data 7 giugno 2007); inoltre, l’autorità si è espressa sulla tematica concernente la regolamentazione dei mercati agro-alimentari, una prima volta, con un parere del 2004, su richiesta del ministero delle Politiche agricole e forestali, sullo schema di Decreto Legislativo n. 102/05, “concernente la Regolamentazione di mercato (Accordi interprofessionali)” e, una seconda volta, con un parere reso nel 2005 ai presidenti di Camera e Senato e al ministro delle Politiche agricole e forestali, sullo “Schema di decreto legislativo riguardante la regolazione dei mercati nel settore agroalimentare”. Nei suddetti interventi è stato ripetutamente rappresentato che la conclusione di accordi interprofessionali non dovrebbe consentire restrizioni delle dinamiche competitive che non siano effettivamente necessarie al raggiungimento degli obiettivi agli stessi assegnati, né produrre un’eliminazione della concorrenza nei mercati interessati. In particolare, è stato sottolineato con chiarezza che le previsioni relative alla possibilità di concordare e definire tra le parti i prezzi di cessione e le quantità delle produzioni sono suscettibili di influenzare significativamente il comparto agricolo in senso anticoncorrenziale e, dunque, le intese aventi come oggetto prezzi e quantità non dovrebbero mai essere siglate. Il medesimo orientamento, contrario alla definizione di accordi interprofessionali che fissino il prezzo di vendita, è stato espresso anche nella risposta alla Regione Lombardia del 2011 e nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul settore lattiero-caseario IC/51, conclusa nel 2016. In tale sede, l’autorità aveva espresso preoccupazione per la circostanza che le modalità di contrattazione in Italia siano ancora sostanzialmente improntate alla vecchia logica dell’accordo
interprofessionale. Inoltre, l’autorità ha ricordato come anche nell’ambito dell’ultima segnalazione sulla legge annuale per il mercato e la concorrenza del 2020, essa abbia auspicato la messa a punto di strumenti di tutela del comparto agricolo che non disincentivino la competizione sull’efficienza, inibendo il virtuoso processo di concentrazione degli allevatori. Al riguardo, in particolare, essa ha sottolineato il ruolo fondamentale che potrebbero svolgere nella concentrazione dell’offerta e nell’incremento del potere negoziale della parte agricola sia le Organizzazioni di produttori che le Organizzazioni interprofessionali riconosciute, per le quali la normativa europea prevede specifiche deroghe all’applicazione delle regole antitrust, proprio in virtù del ruolo di concentrazione ed efficientamento dell’offerta che esse possono svolgere. Filiere e costi di produzione Tornando al parere rilasciato alla Regione Puglia, nello stesso è stato evidenziato che gli “accordi quadro” e le “intese di filiera”, configurano, nel loro complesso, un corpus normativo piuttosto disorganico e farraginoso, non sempre perfettamente armonizzato e coerente con la normativa europea. Sempre secondo l’autorità, si tende ad attribuire un ruolo centrale nella negoziazione collettiva alle
organizzazioni di rappresentanza di categoria, piuttosto che alle Op o alle Oi, valorizzate invece dalla normativa europea anche nell’ottica di incentivare l’aggregazione dell’offerta agricola. Infine, un’importante sottolineatura da parte dell’autorità su un dibattuto e quanto mai attuale argomento: i costi medi di produzione. L’Agcm ha osservato che anche le norme che impongono agli acquirenti di prodotti agricoli l’applicazione di prezzi di acquisto agganciati ai costi medi di produzione – inevitabilmente riferiti a imprese che presentano diverse strutture produttive e livelli di efficienza – possano disincentivare il processo di efficientamento delle filiere produttive agricole, favorendo, tra l’altro, un crescente ricorso all’utilizzo di prodotti e materie prime eventualmente disponibili a costi inferiori sui mercati esteri da parte delle industrie di trasformazione nazionale. Si auspica che l’intervento dell’Agcm possa costituire la base di partenza per armonizzare l’insieme di disposizioni normative nazionali relative alla negoziazione dei prodotti agricoli e mettere a punto nuovi strumenti di tutela del comparto agricolo che non disincentivino la competizione e l’efficienza, inibendo il virtuoso processo che il libero mercato concorrenziale può assicurare.
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NORMATIVE_L’ESPERTO RISPONDE a cura di Leonardo Graverini
registrato dell’operatore responsabile delle informazioni e dell’etichettatura dell’alimento e l’indicazione del suo indirizzo completo, è invece prevista dalla legislazione in tema di etichettatura degli alimenti e di informazione del consumatore (art. 9.1.h del Reg. UE n. 1169/2011). In etichetta, pertanto, dovranno essere presenti sia il marchio Il marchio d’identificazione (c.d. "bollo" CE) non può sostituire il d’identificazione (c.d. "bollo" CE), sia l’indicazione obbligatoria nome o la ragione sociale o il marchio registrato dell’operatore del nome o ragione sociale o marchio registrato dell’operatore responsabile delle informazioni e dell’etichettatura dell’alimento responsabile delle informazioni e del suo indirizzo completo. Nel caso dei prodotti che riportano in etichetta il marchio e l’indicazione del suo indirizzo. Il marchio d’identificazione, infatti, non è un’indicazione prevista d’identificazione o la bollatura sanitaria di cui ai Regg. (CE) n. 853/2004 e n. 854/2004, può essere semplicemente omessa dalla legislazione in tema di etichettatura degli alimenti e l’indicazione dello stabilimento di produzione o, se diverso, non costituisce informazione al consumatore. Si tratta solo di confezionamento, introdotta in Italia – quale ulteriore, distinto di un marchio richiesto dalla normativa sanitaria a fini della e discusso obbligo – dal Decreto legislativo 15 settembre 2017, rintracciabilità e ad uso esclusivo delle autorità di controllo. L’indicazione obbligatoria del nome o ragione sociale o marchio n. 145. IL BOLLO "CE" RIPORTATO SULL'ETICHETTA DI UN PRODOTTO DI ORIGINE ANIMALE PUÒ SOSTITUIRE IL NOME O LA RAGIONE SOCIALE O IL MARCHIO REGISTRATO DEL PRODUTTORE, SPECIE NEL CASO CHE QUESTO E IL RESPONSABILE DELLE INFORMAZIONI COINCIDANO?
?
IN I A IA ESIS E ’OBB IGO DI INDICARE NE E ETICHETTE DEI FORMAGGI IL GRASSO SUL SECCO O ALTRE INDICAZIONI SIMILI?
riferito alla sostanza secca, sia inferiore al 20% o compreso tra il 20 e il 35%), deve indicare un'informazione per il consumatore circa la quantità di materia grassa e la conseguente qualità, rispettivamente "magra" o "leggera" del formaggio. Lo stesso art. 53 ha eliminato l’obbligo di rispettare un contenuto minimo di materia grassa per i formaggi, ad eccezione di quelli a denominazione d'origine e a denominazione tipica.
UN NOSTRO CLIENTE GRADIREBBE CHE APPONESSIMO SUL PACK DI UN LATTE PASTORIZZATO AD ELEVATA TEMPERATURA LA DICITURA: “LATTE DI ALTA QUALITÀ ORIGINE DEL LATTE: FRIULI VENEZIA GIULIA, ITALIA”. È CORRETTA?
prodotto (pastorizzato ad elevata temperatura), non possiede i requisiti previsti per legge, non può fregiarsi di tale dicitura. La materia è disciplinata dal Decreto Ministeriale n. 185 del 9 maggio 1991. La dicitura “origine del latte: Friuli Venezia Giulia, Italia”, invece, è parzialmente difforme da quella prevista dal decreto ministeriale; pertanto, l’indicazione della regione “Friuli Venezia Giulia” dovrebbe essere apposta come dicitura volontaria, separata da quella prevista per legge.
SE IL LATTE È PRODOTTO SOPRA I 600 METRI DI ALTITUDINE, LA DICITURA "PRODOTTO DI MONTAGNA" PUÒ ESSERE LIBERAMENTE UTILIZZATA PER UN FORMAGGIO?
dell’indicazione, le deroghe per l’eventuale produzione fuori dall’area montana e l’obbligo per gli operatori che fanno uso dell’indicazione di registrarsi. Laddove tutte le condizioni previste non siano rispettate, l’utilizzo dell’indicazione – che è facoltativa – può essere soggetto a contestazione. Il 17 ottobre 2017, il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha pubblicato sul proprio sito anche un documento di chiarimenti relativi all’utilizzo dell’indicazione facoltativa di qualità “prodotto di montagna”. Il documento, impostato come “Faq”, affronta aspetti riguardanti la filiera latte e prodotti caseari.
In Italia, diversamente da alcuni altri Paesi europei, non è richiesta l’indicazione quantitativa della materia grassa sul secco. L’art. 53 della Legge n. 142/1992, ha stabilito che l'etichettatura dei formaggi per i quali non sia previsto un contenuto minimo di materia grassa (qualora detto contenuto,
La dicitura “alta qualità” è riservata al latte fresco (cioè latte con particolari requisiti: ad esempio scadenza e tenore di materia grassa/proteica fissati per legge). Se il latte da voi
I requisiti normativi per l'utilizzo dell'indicazione “Prodotto di montagna” sono diversi e molto più articolati rispetto al riferimento all’altitudine proposto nel quesito. Detta indicazione può essere usata solo se la produzione avviene in conformità del Regolamento (UE) n. 1151/2012, dal Regolamento delegato (UE) n. 665/2014 e dal Decreto n. 5716 del 26 luglio 2017. Quest’ultimo, riporta le condizioni specifiche di utilizzo 72 IL MONDO DEL LATTE
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IL LATTE NEL MONDO
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INTOLLERANZA AL LATTOSIO, È TUTTO CHIARO? L’INSOSTENIBILE PESO DELLA SOSTENIBILITÀ
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