anonima pellegrini

Gianluigi Tagliabue

anonima pellegrini tracce e presenze in transito nei luoghi del sacro

con un testo di Giovanni Vannucci

energie in transito collana numero 5

anonima pellegrini

Tracce e presenze in transito nei luoghi del sacro

ideazione e progetto grafico Gianluigi Tagliabue testo Giovanni Vannucci fotografie Gianluigi Tagliabue in copertina Cattedrale Notre-Dame a Reims, 16 agosto 2005 ore 09:42:25

© ilmonteanalogo / luglio 2016

info@ilmonteanalogo.com www.ilmonteanalogo.com

... Ricordare me stesso in un preciso istante atto che consegna la chiave e in sovrappiù l’anima con l’aiuto del tempo attimo colto come un profumo che passa ...

Henri Thomasson “Cercatore di sé”, poesia 1995

Andate al largo!

Testo di Giovanni Vannucci

Inizio queste riflessioni partendo dal capitolo 8 del vangelo di Giovanni. Discutendo con i giudei Cristo dice: Abramo vide il mio giorno ed esultò di gioia. I giudei presero delle pietre per colpirlo, e Cristo abbandonò il tempio.

Le parole di Cristo tracciano una linea di differenza qualitativa tra Abramo e i giudei. Abramo, uomo dalla fede viva, vide il giorno di Cristo e ne tripudiò; i giudei, cercatori del Dio dei dogmi, vivono nel giorno di Cristo e non lo riconoscono.

Per l’evangelista Giovanni gli ascoltatori designati come giudei non sono i figli del popolo eletto, ma un tipo ricorrente di uomini: le coscienze refrattarie alle imprevedibili manifestazioni di Dio, che, soddisfatte e protette dalla loro consapevolezza di essere dei giusti, respingono ogni novità spirituale che non corrisponda alle visioni del divino che danno loro sicurezza. Tali coscienze le troviamo ovunque: nelle chiese, nelle accademie, nelle società, nei partiti.

Gesù si allontana dai templi costruiti da questi uomini, e ricerca la dimora in costruzioni non innalzate dalla mano dell’uomo, e ordina il suo rito nella ricerca del culto in spirito e verità.

Nel capitolo 16 di Matteo, Gesù, dopo aver detto a Pietro: Tu sei pietra, conclude: e su questa pietra io edificherò la mia chiesa. Non è l’uomo che innalza la chiesa, neppure Pietro, ma l’io divino di Cristo.

L’uomo può essere orgoglioso dei templi che innalza, può essere soddisfatto che Dio sia con lui mentre curva gli archi delle sue cattedrali, ma Dio e il suo Cristo edificano sulla terra un tempio per il quale la mano dell’uomo è incapace.

Numerosi sono gli edifici che abbiamo costruito, pensando di circoscrivere il mistero divino; ma Cristo è sempre fuori dei templi, delle mura, crocifisso sugli innumerevoli calvari, intento a raccogliere attorno a sé i pochi cuori fedeli, i tanti martoriati dalle costruzioni dell’uomo, per dare inizio a una gente santa, a un popolo nuovo.

Abbiamo innalzato dei monumenti di dottrine teologiche sottili, di filosofie che, puntellate sulla dimostrata esistenza di Dio, tentavano di definite l’indefinibile, di tradurre in linguaggi razionali il mistero che è oltre ogni possibile espressione. Ci siamo compiaciuti di questi edifici, e abbiamo pensato che concludessero per sempre la rivelazione e la sua espressione.

E ora, dopo tante fatiche per l’innalzamento dei vari templi, siamo stanchi e tristi. Il perimetro delle costruzioni sacre è circondato da trincee di aggressione e di difesa contro altri spazi ritenuti sacri, le nostre teologie ci hanno fatto imbavagliare la bocca di chi parlava in modo diverso dal nostro!

E Gesù è venuto in mezzo a noi perché amassimo del suo amore, riempissimo le anfore vuote e avvolgessimo la terra di canto e di gioia!

Da qui la necessità del nostro tempo di risalire a Colui che dimora nel profondo del cuore e che non è il sentimento con il quale rispondiamo alla sua presenza, né il pensiero con il quale cerchiamo di comprenderlo, e neppure le parole che usiamo per esprimerlo. Egli è sempre oltre quello che possiamo pensare, sentire, amare, e il nostro essere diventa tempio di Dio mantenendosi aperto alla fluente verità divina.

Abramo, non chiuso da nessuna definizione, sistema, o ideologia, vide il giorno di Cristo e ne esultò.

Nella sua interiore libertà comprese che Cristo era il compimento dell’attesa religiosa, la teofania ultima, perché tutto il passato e il futuro in se stesso esprimeva, ed esultò di gioia e di speranza incrollabile.

Questa fede di Abramo dobbiamo riportare dentro i nostri templi; essa è la capacità di morire ogni giorno alle nostre idee, raffigurazioni, strutturazioni, per risorgere, nuovi a ogni alba, nell’infinita vita di Dio. Per questa fede, la teologia antica o moderna è allusione temporanea dell’inesprimibile; le costruzioni più fascinose della vicenda cristiana, ombre e incerti indizi di una folgorante luce; le immagini più chiare, umbratili segni di una realtà esprimibile nel silenzio e nel non detto.

Andando oltre le costruzioni umane, approdando a lidi sempre più sconfinati, edifichiamo il tempio di Dio. Andando oltre ciò che l’uomo di oggi dice di Dio e dell’uomo, andando oltre ciò che le nostre chiese proclamano di Dio, di Gesù Cristo, del mistero, innalziamo il tempio vero, poiché siamo la vivente attesa della suprema manifestazione del Mistero.

Cristo non si è ancora rivelato nella sua pienezza, il suo vero volto è ancora nella tenebra e nell’ombra della gestazione, e si manifesta alla coscienza che fiduciosa rompe tutte le chiusure che la tengono legata alle figure determinate dalle esperienze limitate di una particolare cultura.

In questa prospettiva è possibile comprendere che le operazioni della coscienza creata, anche le più elevate, come quelle del pensiero e della sua formulazione, sono incapaci di contenere l’Illimitato. Sono delle ombre che vengono a dileguarsi quando la mente entra in un rapporto vivente con la luce che tentano di esprimere, quando infrangendo le loro durezze lasciano che il cuore entri nell’immensità del Mistero.

Accogliere e lasciarsi trasformare dalla Presenza divina è il grande compito affidato ai credenti chiamati a innalzare il tempio di Dio. Tempio vivo, in continua trasformazione, come la pianta che è sempre più viva e rigogliosa nell’avanzare verso la pienezza del suo ciclo.

Cristo è il centro e il cuore vivente di questo tempio che l’uomo, dopo la sua venuta, costruisce lasciandosi trasformare in pietra vivente.

Sul piano della storia che cos’è avvenuto? Abbiamo costruito dei templi, li abbiamo chiamati tempio di Dio, li abbiamo considerati e definiti come unici e definitivi, negando la possibilità che altri potessero innalzare dei loro templi. Considerando assoluti i nostri templi, abbiamo lacerato l’unità del corpo di Cristo. La terra cristiana è ora divisa in tante comunità, ognuna presume di essere la detentrice della verità ed esclude le altre da ogni rapporto profondo. In tale modo si è perduto il senso della continua venuta di Cristo, dell’incommensurabilità del mistero cristiano con le sue realizzazioni. Siamo divisi e nemici pur credendo nel nome di Cristo!

Necessità di superare le divisioni, di riscoprire il volto di Cristo che è il suo, non quello creatogli dai templi e dalle dottrine.

Le varie chiese unite nella comunione dell’amore costituiscono la chiesa universale che tiene unite le mani di tutti coloro che credono in Cristo, li rende attenti a tutte le manifestazioni della verità, della bellezza e della vita.

Il primo passo, per rispondere a questa necessità, consiste in un’opera personale di spogliamento.

Persuadendoci che la nostra chiesa, non essendo la sola a essere animata dallo Spirito di Dio, non ha l’esclusivo possesso di Cristo. Da questa posizione ci sarà facile sentire fratello chiunque creda in Cristo e in lui cerchi il senso della propria vita. Spontaneamente sentiremo che Cristo è il cuore di ogni uomo che crede, l’anima di ogni uomo che ama.

In lui, sorgente profonda che alimenta l’essere di chiunque cerca di trovare un senso dell’esistenza che vada oltre gli angusti limiti delle aspirazioni umane, ci riconosceremo e gioiremo. Ogni albero della foresta è distinto dagli altri, tutti vengono alimentati dalla stessa non visibile sorgente. Tutti siamo uniti in Cristo, vita della nostra vita, tutti siamo una sua manifestazione, la diversità di frutti è indizio della pienezza e immensità dell’onda che tutto nutre.

Useremo i nostri specifici linguaggi nella consapevolezza che Cristo è in essi e oltre di essi, essendo un fatto di vita. Ciò che vale è la partecipazione alla realtà di Cristo con la nostra realtà personale, e così sperimenteremo di essere tutti una sola cosa, pur nella diversità di linguaggio, una rimanendo la sostanza e l’anima del linguaggio: Cristo.

Il miracolo della pentecoste si ripeterà, nella diversità delle lingue ci sarà un solo linguaggio: la certezza che Gesù è il Figlio del Dio vivente e che il suo Spirito porta l’uomo a più sconfinata pienezza di vita, di amore, di libertà.

[da: Giovanni Vannucci, Pellegrino dell’Assoluto, CENS, Milano 1985, pp. 263-268. Il testo che accompagna le immagini nelle pagine seguenti è tratto dallo stesso libro di padre Vannucci, capitolo Il cammino verso l’incontro, pp. 283-286]

Il cammino verso l’incontro Siamo figli della terra e dell’immenso cielo. La terra ci dona il corpo, le forze che plasmano la carne, la psiche, la mente.

cattedrale Saint-Pierre-et-Saint-Paul a Troyes, 14 agosto 2010 ore 10:14:08

Il cielo intesse in noi la parte eterna, il piccolo germe destinato a crescere nel regno di Dio. Parte che in noi si esprime attraverso l’insopprimibile desiderio di ricomporre la particella del nostro “io” individuale nella immensità dell’Essere. Così, concretamente, siamo delle creature divise, anelanti alla riunificazione della nostra terra con il cielo.

basilica di san pietro a roma, 17 settembre 2011 ore 09:53:24

Il cielo è lo spazio assente, ne abbiamo solo una coscienza umbratile.

Ne sentiamo il richiamo, la nostalgia, il pungente desiderio nei rari momenti in cui ci immergiamo nel silenzio, poi la vita ci riprende e ci distrae. Rimane nell’anima il profumo di quegli istanti di grazia, richiamo alla nostra vera dimora.

cattedrale Notre-Dame ad amiens, 19 agosto 2010 ore 10:27:59

Alimentare in noi il desiderio di questa Assenza, abbreviare ogni giorno la distanza dell’incontro, per divenire realtà vivente e vibrante con l’anima della nostra anima, la vita della nostra vita.

Basilica di Saint-Denis, 15 agosto 2008 ore 14:32:39

Camminare instancabilmente verso la dimora assente, con tutte le forze, serenamente e inflessibilmente. Con intensa tensione, come l’occhio spento che implora la riapertura alla luce, cercare l’unione con il Verbo che ha colmato la distanza del cielo dalla terra, dissolversi nell’immensità della coscienza, dell’amore, della gioia del principio e della consumazione.

cattedrale Saint-Étienne a bourges, 13 agosto 2008 ore 09:54:32

Reinventare, ogni giorno, la vita seguendo l’appello che ci viene dall’Assenza. Spezzare con mano ferma e paziente tutto ciò che si oppone all’incontro, senza pietà o rimpianti; l’Unità raggiunta ci colmerà dei doni di pietà e di misericordia e comprenderemo che quanto chiamavamo pietà era debolezza o egoismo.

abbazia di morimondo, 22 novembre 2011 ore 15:23:42

Perché siamo tanto titubanti nell’accettare la nostalgia del ritorno all’Unità, il sogno di un amore senza disillusioni, come componente essenziale del nostro essere uomini?

cattedrale Saint-Étienne a bourges, 13 agosto 2008 ore 10:16:22

PerchĂŠ i sentieri della terra separata sono piĂš allettanti, e li ricalchiamo anche quando ci hanno lasciato con le mani vuote e il cuore devastato?

basilica Notre-Dame-du-Rosaire a lourdes, 18 agosto 2009 ore 10:19:23

La parola del Vangelo rende più bruciante il nostro desiderio: Io in loro, Padre, tu in me, perché abbiano la pienezza dell’Unità (Giovanni 17, 23).

cattedrale Notre-Dame a rouen, 6 agosto 2013 ore 11:30:47

Il flauto geme, sognando il canneto da cui fu reciso, e il suo suono è nostalgia del canto dell’acqua dov’è cresciuto, del vento che dolcemente e fortemente giocava con lui, del sole che cangiava in oro la sua veste.

cattedrale Notre-Dame a chartres, 9 agosto 2013 ore 15:21:26

La carne, sognando lo Spirito che l’ha animata, ne implora appassionatamente il bacio, bramando l’estasi suprema.

basilica di san pietro a roma, 17 settembre 2011 ore 10:08:18

La mente, stanca dei suoi piccoli calcoli, si abbandona come sposa all’ardore di un pensiero che ignora ristrettezze e limitazioni.

Stephansdom a vienna, 10 dicembre 2011 ore 16:49:24

Il cuore ripete: sempre oltre, sempre oltre è la dimora dell’Amato, la pienezza dell’Unità. I piccoli amori della terra dividono e profanano, brevi ed effimeri, fiamma fumigante, insidiati dall’amaro abbandono; il cuore vuole un amore che lo consumi nella pienezza dell’unione.

duomo di bressanone, 14 agosto 2015 ore 17:36:22

Il nostro lavoro umano è riconciliare in noi la terra e il cielo, transustanziando la carne nello spirito, fondendo gli elementi che ci compongono nella fiamma dell’Unità , trasmutando il nostro pane terreno nel Pane disceso dal cielo.

basilica Notre-Dame-du-Rosaire a lourdes, 18 agosto 2009 ore 10:18:17

Vivere preparando l’avvento dell’unificazione suprema. Non compiere niente che non sia preparazione all’incontro, che non trasfiguri la nostra umile realtà. Vivere con volontà pura e pacifica, armoniosamente tesa ad accordarsi con la suprema aspirazione del nostro essere: la pienezza dell’Unità.

basilica di san zeno a verona, 29 agosto 2015 ore 14:25:51

Nell’Assenza non entriamo di viva forza: Tu mi hai amato, Padre; io ho passato a loro il tuo amore e ora mi amano. Il Padre mi ama, mi rende fecondo, comunicandomi le sue energie di vita, essi mi amano ricevendo da me il tuo amore fecondante.

Abbazia di Fontenay, 17 agosto 2008 ore 10:55:53

Amare Gesù Cristo, significa abbandonarsi alla sua insementazione che richiede il puro e semplice gesto di offerta totale. Offerta che affina le pesantezze terrene, trasferendole nel puro spazio dell’Unità dove l’ombra diviene luce, le separazioni scompaiono, le ansie soppresse, la pace scende nel cuore rianimandovi i sogni delle origini, l’ardore del ritorno alle sorgenti divine dell’Essere.

Basilica di Santa Maria Assunta a torcello, 29 maggio 2011 ore 16:48:25

L’Io, aprendosi all’infinita dimensione dell’Assenza, celebrerà la verità e la vita del Pane disceso dal cielo per rianimare il pane terreno e rendergli possibile l’incontro e la trasfigurazione.

cattedrale Saint-Lazare ad Autun, 11 agosto 2008 ore 13:40:45

La parola di Cristo: abbiano la pienezza dell’Unità, rinvigorisce, dando la forza della certezza, la più intensa ed esaltante energia del nostro essere: la sete dell’Unità.

basilica di sant’andrea a mantova, 1 maggio 2014 ore 17:16:28

O Signore, vogliamo avverare l’impossibile sogno di vita che in noi accendi. Conoscerti, possederti, essere uno con te, pur immersi in una coscienza animale ed egoista; trasformare il chiarore crepuscolare della mente nella pienezza della tua luce.

basilica di san pietro a roma, 17 settembre 2011 ore 10:37:44

O Signore, vogliamo raggiungere la pace e la gioia senza fine, pur nelle tensioni e sofferenze terrestri; fondare l’infinita libertà , in un mondo di necessità meccaniche, scoprire e ottenere la vita immortale, in un corpo fragile e mortale.

basilica di sant’ambrogio a milano, 9 agosto 2011 ore 09:30:51

Gianluigi Tagliabue

anonima pellegrini tracce e presenze in transito nei luoghi del sacro

energie in transito collana numero 5