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entro il 2033

Una Maggiore Efficienza En Ergetica

in tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali.

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Entro il 31 dicembre 2026, l’obbligo scatterà su tutti gli edifici pubblici e sugli edifici non residenziali esistenti, e così via fino al 31 dicembre 2032, quando l’obbligo scatterà per tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni im- portanti. Gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E entro il 2027 e la classe D entro il 2030.

La direttiva parla anche di bonus edilizi. Gli Stati membri non offriranno più incentivi finanziari per l’installazione di caldaie indivi- duali che utilizzano combustibili fossili, al più tardi da gennaio 2024. Tuttavia, la direttiva non considera impianti di riscaldamento a combustibili fossili i sistemi di riscaldamento ibridi (pompa di calore e caldaia a condensazione) e le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili come l’idrogeno o il biometano, quindi altre tecnologie potranno ancora ricevere agevolazioni.

Potranno essere esclusi dal raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica gli edifici protetti di particolare pregio storico e architettonico, i luoghi di culto, gli edifici temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno e gli immobili autonomi con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati. Inoltre, gli edifici di edilizia residenziale pubblica potranno essere esentati dal raggiungimento degli obiettivi, dal momento che le ristrutturazioni potrebbero portare a un aumento dei canoni di locazione. I Paesi membri potranno anche chiedere alla Commissione di adattare gli obiettivi europei per particolari categorie di edifici residenziali, per ragioni di fattibilità tecnica ed economica. Con questa clausola, potranno essere previste deroghe fino a un massimo del 22% del totale degli immobili. In Italia, ci sono circa 2,6 milioni di edifici che potrebbero beneficiare di queste deroghe. In conclusione, l’approvazione della direttiva “case green” rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il cambiamento climatico, ma rimangono ancora sfide da affrontare, come la questione dei finanziamenti e la necessità di incentivare ulteriormente la transizione verso un’energia più pulita e sostenibile.

Il matrimonio perfetto nelle case, per il risparmio energetico? Le pompe di calore, con la generazione elettrica solare sul tetto. Una sintesi che possiamo dedurre dal rapporto dell’associazione SolarPower Europe (SPE), che rappresenta a Bruxelles gli interessi di 280 imprese della filiera fotovoltaica europea. L’idea era quella di capire se il crescente uso di pompe di calore stia mantenendo le promesse di costituire per l’utente medio che le acquista una fonte di risparmio sui costi energetici (oltre che di riduzione delle emissioni), a conferma dei tanti ottimi risultati finora analizzati. Così gli analisti di SPE hanno valutato le spese per le bollette elettriche e per la climatizzazione delle famiglie di tre nazioni, Germania, Spagna e Italia, durante l’annus horribilis dell’energia, il 2022, nel caso avessero una caldaia a gas (la situazione in cui si trova il 74% degli europei) oppure una pompa di calore + fotovoltaico, combinazione che si configura sempre di più come l’unica vera alternativa al bruciare combustibili per scaldarsi. Questi due elementi hanno vissuto nel 2022 un vero boom in questi tre paesi: l’installazione di fotovoltaico sui tetti delle abitazioni rispetto al 2021 è cresciuta del 9% in Germania, del 106% in Spagna e, addirittura, del 204% in Italia. In crescita anche le pompe di calore installate nelle stesse tre nazioni, rispettivamente, +53%, +21% e +37%. In tutta Europa il fotovoltaico solare nel 2022 ha registrato un incremento di 40 GW (+47%), mentre le vendite di pompe di calore hanno raggiunto i 2,4 milioni di unità (+42%), di cui 500mila in Italia, 161mila in Spagna e 362mila in Germania. Nel rapporto i consumi medi delle famiglie considerati nei tre paesi sono stati stimati in circa 15.000 kWh termici e circa 4.200

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