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Crescono le disuguaglianze: triplicati i poveri in Italia

frontare il problema, a partire dalla «necessità di un’azione condivisa e di un atteggiamento proattivo perché le opportunità di futuro siano sempre più accessibili a tutti». Come? Liberando potenzialità e offrendo reali occasioni di crescita. «Se vogliamo scardinare la dinamica dove chi ha poche opportunità è destinato ad averne sempre meno, non possiamo attendere che siano proprio queste persone a prendere l’iniziativa, ma dobbiamo deliberatamente e tenacemente

“andare a cercarle”. In altre parole, siamo convinti che davanti a questa disuguaglianza di possibilità sia necessario passare da un atteggiamento di attesa a uno di iniziativa».

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La ricerca traccia gli indicatori e i fattori principali che concorrono a generare la disuguaglianza economica e di reddito e si concentra sull’impatto della disuguaglianza nei percorsi di apprendimento, nella costruzione della persona e della visione del “proprio posto nel mondo”.

DISUGUAGLIANZE DI REDDITO E DI PATRIMONIO

In Italia la metà più povera delle famiglie italiane ha visto ridursi la propria quota del patrimonio totale dal 10,2% al 2,5%, mentre lo 0,1% più ricco ha visto aumentare considerevolmente la propria quota dal 5,5% del 1995 all’attuale 9,2%. Si osserva anche, mediamente, che le famiglie italiane tendono ad essere cashpoor e asset-rich - relativamente sprovviste di liquidità disponibile e dotate di patrimoni di valore ma illiquidi – come evidenzia, ad esempio, il numero consi- derevole di contribuenti che detengono una o più abitazioni nonostante percepiscano redditi relativamente bassi.

DISUGUAGLIANZE EDUCATIVE

È evidente la relazione tra livello di istruzione dei genitori e rendimento dei figli: tendenzialmente quanto più alto è il primo, maggiore ci si può attendere sia il secondo. Gli studenti dei licei hanno genitori mediamente più istruiti e più agiati rispetto a quelli degli istituti professionali o tecnici. La percentuale di studenti diplomati, con almeno un genitore laureato, passa dal 41,3% nei licei al 16,5% negli istituti tecnici e al 9,8% nei professionali. Allo stesso modo, la percentuale di diplomati i cui genitori appartengono alla classe sociale più elevata passa dal 30,5% nei licei al 15,4% negli istituti tecnici e al 10,9% in quelli professionali. L’abbandono scolastico in Italia registra uno dei tassi più elevati nell’Unione Europea, pari al 13,1% (si tratta di circa 543.000 giovani), secondo i dati 2021 dell’Istat. Si tratta di un dato ben lontano dall’obiettivo del 9% prefissato dal Consiglio dell’Unione Europea per il 2030 e che, seppur in calo rispetto agli anni precedenti, ci colloca in questa classifica al quartultimo posto in Europa. In conclusione, dal dossier è emerso che le disuguaglianze sono un fenomeno multifattoriale che include ambiti diversi, fra i quali quello economico, sociale, educativo e culturale. Esiste una compresenza tra diverse forme di esclusione e di “povertà” che toccano varie dimensioni della vita delle persone, tra le quali l’accesso al cibo e alle cure, l’educazione, il benessere soggettivo e la fiducia nel futuro e nella società.

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