a cura di Barbara Boifava e Matteo D’Ambros
ROBERTO BURLE MARX Verso un moderno paesaggio tropicale
I --U --A --V ILPOLIGRAFO
saggi iuav collana di ateneo 1
roberto burle marx Verso un moderno paesaggio tropicale
a cura di Barbara Boifava e Matteo D’Ambros
ilpoligrafo
Comitato scientifico per le iniziative editoriali dell’Università Iuav di Venezia Guido Zucconi (presidente), Renato Bocchi, Donatella Calabi Serena Maffioletti, Raimonda Riccini, Davide Rocchesso, Luciano Vettoretto I volumi della collana Iuav - Il Poligrafo sono finanziati o cofinanziati dall’Ateneo
La traduzione del testo in francese di Jacques Leenhardt è a cura di Barbara Boifava; Isabella Sgargi ha tradotto dallo spagnolo il contributo di Marta Iris Montero. Tutti i testi in lingua portoghese sono stati tradotti dai curatori con la collaborazione dell’Ambasciata del Brasile a Roma Si ringrazia il Sítio Roberto Burle Marx per avere concesso la pubblicazione di una selezione di disegni originali di Burle Marx. I curatori sono inoltre grati alla Scuola di Dottorato dell’Università Iuav di Venezia che ha contribuito alla realizzazione di questo volume referenze fotografiche Sítio Roberto Burle Marx, Rio de Janeiro (per i disegni di Burle Marx) Leonardo Finotti (per le fotografie) progetto grafico Il Poligrafo casa editrice Laura Rigon copyright © marzo 2014 Università Iuav di Venezia Il Poligrafo casa editrice Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan, 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it www.poligrafo.it ISBN 978-88-7115-834-1
indice
7 Prefazione
11 Il racconto dell’invenzione di un paesaggio moderno Barbara Boifava 39 La scoperta e la reinterpretazione della natura tropicale José Tabacow 51 Il giardino come rappresentazione del rapporto tra uomo e natura Jacques Leenhardt 63 In uno stato di perpetua scoperta Franco Zagari 79 Il Brasile come paesaggio moderno Vera Beatriz Siqueira 93 Topografie armoniche Matteo D’Ambros 121 Arte moderna e natura: costanti e variabili 1930-1960 Ana Rosa de Oliveira 137 Forme, spazi e volumi instabili Lauro Cavalcanti 155 Lezioni di paesaggio Henrique Pessoa Pereira Alves 169 Maieutica, etica ed estetica Giulio G. Rizzo
187 La natura e il valore del SĂtio Roberio Dias 199 Paesaggi lirici Marta Iris Montero 209 Undici progetti di Roberto Burle Marx fotografie di Leonardo Finotti
prefazione
Da tempo si attende un riequilibrio critico capace di restituire agli studi sull’architettura del paesaggio il coraggio di affrontare l’analisi della sorprendente elaborazione interdisciplinare che fu alla radice della nascita del progetto artistico di Roberto Burle Marx. La sintesi tra botanica, arte e architettura messa in atto da un esponente di spicco dell’arte di comporre giardini, fecondo responsabile dell’evoluzione stilistica del paesaggio nel Novecento, stimola ancora oggi una discussione aperta e, per certi versi, incompiuta. Questo libro pone di fatto tale necessità. La riflessione sull’importanza dell’esperienza Burle Marx muove da un’analisi lucida e originale dei tratti salienti di un fare progettuale che oggi appare consueto, ma se valutato alla luce dell’evoluzione del tempo si dimostra ricco di suggestioni quanto povero di un accurato studio dalle solide basi scientifiche. Anche per questo le posizioni qui dibattute sono spesso inedite e travalicano confini geografici e concettuali, privilegiando il valore centrale del sapere tecnicoartistico del paesaggista. Benché appaia indubbio che la sua produzione appartenga al contesto brasiliano, emerge tuttavia la forte esigenza di una condivisione della sua eredità oltre i confini territoriali. Questa è l’operazione ambiziosa che il presente volume tenta di inaugurare. In un continente sudamericano dove il progetto di paesaggio nel XX secolo non era neppure concepibile se non attraverso la lente di esempi ottocenteschi propri del paesaggismo accademico europeo o statunitense, con Burle Marx avviene una sintesi senza precedenti: tra i modelli che potremmo definire legati a una dimensione orale della produzione culturale della società brasiliana
prefazione
– quelli appartenenti al paesaggio tropicale – e un sapere colto e raffinato della giovane élite di intellettuali del Brasile degli anni Trenta, scaturito dalla ‘digestione’ delle polifoniche avanguardie artistiche europee. E bene è descritta in più interventi la serrata evoluzione cronologica della sua maturità progettuale e artistica. Figura valorosa e longeva, ha attraversato passaggi diversificati e notevoli trasformazioni della storia del Brasile, delle sue città e del suo territorio. Come succede a tutti coloro che possiedono la capacità di innovare, anche in Burle Marx è possibile riconoscere uno spiccato talento capace di focalizzare gli elementi essenziali per fornire risposte efficaci alle questioni della contemporaneità. Come pochi, egli è riuscito a cogliere appieno quei conflitti propri delle società tecnologiche, fra arte e società di massa, spazio pubblico e costruzione dell’idea di luogo, necessità di condivisione e misura della privacy. Coraggio, fierezza, gusto sicuro, curiosità cosmopolita, intuito e non comuni doti di scoperta hanno accompagnato e costruito la sua personalità. La straordinaria forza espressiva di una natura tropicale elevata a luogo di bellezza, di contemplazione e di ricreazione, come emerge dai diversi contributi raccolti in questo libro, configura prospettive inedite nella definizione di una nuova estetica del paesaggio. B.B. - M.D’A.
roberto burle marx
Passo por passo: Eu morro ontem. Nasço amanhã Ando onde há espaço: Meu tempo é quando. Vinicius de Moraes
I disegni di Roberto Burle Marx riprodotti nel volume sono a china su carta, realizzati nel periodo 1971-1973. Š SĂtio Roberto Burle Marx - SRBM
il racconto dell’ invenzione di un paesaggio moderno Barbara Boifava
Nei tanti anni di lavoro, la grande esperienza maturata attraverso i viaggi mi ha portato a cercare di capire la natura tanto in superficie quanto in profondità. Mi sono interessato della ricchezza espressa dalla flora nel mio paese, dove è possibile riscontrare le conformazioni ambientali più insolite. In esse, forma, colore e funzione creano ritmi quale manifestazione di una vita che io avrei voluto potere applicare al giardino; senza la loro comprensione non sarei mai stato in grado di raggiungere la profonda capacità creativa alla quale aspiravo [...] Nel dominio del paesaggismo non si può parlare solo di estetica. Il giardino è collegato a tutte le funzioni esistenti in natura ed è l’espressione di un insieme organico che si lega alla vita dell’essere umano in cerca di equilibrio, di felicità e di identificazione con l’ambiente. Questa relazione si manifesta in ogni piccola sfumatura generatrice di emozioni di natura poetica, quali il senso di piacere, l’esperienza della bellezza, accanto alle sensazioni di caldo e di freddo, fino ai processi fisici e chimici che stanno alla base di ogni evento vitale.
Il viaggio verso una natura tanto esuberante quanto sconosciuta rappresenta uno strumento di conoscenza indispensabile per Roberto Burle Marx. La sua esperienza di paesaggista viene riferita spesso in prima persona nell’accorata narrazione del turbamento di una scoperta continua ed entusiasta: “l’imbarazzo di ricchezza” generato dai diversi ambienti ecologici brasiliani ricorre nei densi e lucidi scritti firmati da Burle Marx, nelle frequenti interviste rila
R. Burle Marx, Mon expérience de paysagiste, «Caravelle. Cahiers du Monde Hispanique et Luso-Brésilien», 22, 1974, p. 166. Le citazioni utilizzate nel presente saggio e tratte da testi in lingua straniera sono state tradotte a cura dell’autrice.
barbara boifava
sciate e nei preziosi testi delle numerose conferenze tenute dall’architetto paesaggista brasiliano a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Il viaggio di scoperta sollecita la scrittura e il racconto, così come avviene in occasione di particolari avvenimenti o in risposta a grandi questioni del momento come l’urgente difesa della natura in Brasile. Burle Marx entra nel vivo del dibattito contemporaneo e ci rimanda al mondo culturale – non solo architettonico-paesaggistico ma anche letterario, storico, scientifico – in cui maturano le idee e le convinzioni che lo renderanno protagonista di un’apertura moderna della pratica paesaggistica. Nei suoi testi riconosciamo tutti i temi fondamentali sui quali torna spesso a insistere – che partendo dall’architettura toccano l’ecologia, l’estetica, la storia, l’arte, la scienza, la flora tropicale, la botanica, la devastazione e la salvaguardia della natura, la città, l’urbanistica – in un continuo rifarsi a concetti e punti nodali rispetto ai quali di volta in volta egli costruisce il suo ragionamento. Le sue parole e i suoi scritti svelano la specificità di un modernismo brasiliano che include un inedito disegno del giardino e del paesaggio, sempre pensati alla luce della commistione tra una consapevole ispirazione ecologica e un rigoroso intento pedagogico volto a propagandare il paesaggio tropicale brasiliano, o meglio “i paesaggi”, come principio di identità nazionale del paese. La nostra lettura si arricchisce se consideriamo che il rapporto tra paesaggismo ed ecologia esaltato da Burle Marx, accanto ad altre tematiche altrettanto fondamentali, sottende e rende manifeste una teoria moderna e una metodologia originale di cui troviamo conferma nella straordinaria efficacia dei suoi numerosi progetti. Il ventaglio di ambiti disciplinari di un’attività intensa e profondamente radicata nella realtà brasiliana si muove tra le forme, i colori, le tessiture del giardino e il paesaggio dinamico-ecologico della città. La scala minore di un’estetica pittoresca associata a un Si veda l’antologia che raccoglie una selezione delle sue conferenze, Roberto Burle Marx, Arte & Paisagem. Conferências escolhidas, a cura di J. Tabacow, Studio Nobel, São Paulo 20042 (prima ed. Studio Nobel, São Paulo 1987). Alcune delle conferenze sono state tradotte in versione italiana in Roberto Burle Marx. Un progetto per il paesaggio, a cura di B. Boifava e M. D’Ambros, Documenti della Scuola di dottorato dell’Università Iuav, Venezia 2009.
il racconto dell’invenzione di un paesaggio moderno
impiego rigoroso delle essenze autoctone è proiettata nella grande scala di un sistema di parchi, teso a ridefinire la nozione di spazio pubblico a Rio de Janeiro e a completare l’identità della città nel caso di Brasilia, per giungere alla dimensione quasi visionaria di un progetto territoriale disegnato in virtù di processi ecologici per la difesa del paesaggio e dell’ambiente brasiliani. La molteplicità di scale di intervento è insita nella consapevolezza che Il paesaggista del secolo XX è chiamato a fare molte cose – creare un giardino monumentale o un giardino che offra rifugio, progettare cigli delle strade, organizzare parchi e viali, oppure belvederi commemorativi, giardini e a volte orti botanici, che possono diventare luoghi di straordinaria bellezza.
La storia e la tradizione Il costante confronto con la peculiare evidenza di un processo storico del giardino e del parco urbano, accanto al totale rispetto dell’ambiente naturale, si rivelano determinanti. La mia concezione filosofica del paesaggio costruito, che si tratti di giardino, parco o sviluppo di aree urbane, si basa sui tracciati storici di tutte le epoche, riconoscendone, per ogni periodo, l’espressione del pensiero estetico che si manifesta nelle diverse arti. In questo senso la mia opera riflette la modernità, il momento in cui viene elaborata, ma non perde di vista le ragioni della sua tradizione, che rimangono valide e vengono sollecitate.
Lo sguardo che Burle Marx rivolge all’illustre storia dell’arte dei giardini riecheggia nella prosa sintetica di una delle sue conferenze, nella quale egli argomenta i suoi Concetti di composizione nell’architettura del paesaggio. Egli tratteggia l’esperienza estetica dei giardini di tutti i luoghi e di tutti i tempi, dal giardino dell’Eden al giardino paesistico inglese, accanto al racconto della tradizione di un “giardino brasiliano” fondato in origine sulle pratiche terri
R. Burle Marx, Il giardino come forma d’arte, 1962, in Roberto Burle Marx. Un progetto per il paesaggio, cit., p. 47. R. Burle Marx, Concetti di composizione nell’architettura del paesaggio, 1954, in Roberto Burle Marx. Un progetto per il paesaggio, cit., p. 18.
la scoperta e la reinterpretazione della natura tropicale José Tabacow
Questo scritto intende mostrare i procedimenti di composizione nell’architettura del paesaggio di Roberto Burle Marx, a partire da una specifica impostazione temporale che il paesaggista adottava per scegliere quali componenti vegetali utilizzare, come raggrupparle e in che modo farle collaborare tra loro all’interno di uno stesso ambiente. La volontà di tracciare un racconto o una testimonianza della sua continua ricerca volta ad aumentare l’elenco di piante utili al fine di rinnovare le sue composizioni, restituisce l’immagine di uno dei paesaggisti più importanti del XX secolo. Al pari di un architetto che sperimenta nuovi materiali da costruzione o di un pittore in cerca di nuovi colori, egli scoprì nella vegetazione tropicale infinite possibilità creative che gli si spalancavano dinnanzi, fonte di nuove opportunità compositive. Circondato da una cultura esotica e ostile al rinnovamento, nella quale i giardini brasiliani erano concepiti secondo gli stili in voga in Europa, Burle Marx ambiva a forme espressive che riflettessero i paesaggi naturali e gli ambienti più autentici del suo paese. Va sottolineato come egli non fu mai interessato all’originalità e al naturalismo. Il termine “riflettere” in questo caso significa creare caratteristiche che si legano visivamente ai paesaggi di un giardino progettato, sia per l’uso di elementi costitutivi i paesaggi stessi, sia per il loro punto di vista inclusivo; in questo modo si genera il prolungamento delle linee e degli elementi compositivi dello spazio costruito rispetto a un ambiente circostante. Nella sua opera l’originalità non era un obiettivo, ma sempre la conseguenza di un’attenzione riposta nel non volere utilizzare
jos tabacow
formule o ricette, evitare di cadere nella trappola delle «variazioni su uno stesso tema», come egli stesso ripeteva ogniqualvolta l’argomento veniva discusso. Burle Marx sottolineava sempre il carattere costruito, e quindi artificiale, della sua produzione paesaggistica. L’affermazione che «fare giardini non è imitare pedissequamente la natura», molte volte riferita nelle sue conferenze, mette bene in risalto l’impronta architettonica che egli ha sempre voluto conferire ai suoi progetti. Sebbene il proposito sia quello di esaminare soltanto l’elemento vivo delle proposte paesaggistiche di Burle Marx, non è tuttavia possibile dissociare una parte dal tutto, come se questa godesse di vita propria, indipendente, o come se fosse una soluzione isolata. Non è pensabile che gli elementi vegetali possano essere definiti astraendoli dai disegni e dai tracciati, dalla conformazione del terreno e dalle altre parti compositive di un progetto di paesaggio. Nella ricerca di Burle Marx, tesa a un risultato armonioso ed efficace, le piante costituivano un insieme unico e indissociabile, così come i materiali inerti, le pietre, il cemento, il legno e l’acqua. La specificità dell’analisi proposta, nel suo intento puramente didattico, trova giustificazione nel fatto che la componente vegetale, all’interno del progetto, è l’unica a manifestare un’azione dinamica e mutazioni nel corso del giorno, delle stagioni, della vita. In un progetto di paesaggio le piante godono di «un aspetto imponderabile» che permette solo delle approssimazioni nelle nostre intenzioni. Le piante possono assumere forme, volumi, colori e altre caratteristiche inattese; sorprese che possono valorizzare una proposta oltre le aspettative del progettista o compromettere l’intera composizione a seguito di una qualsiasi anomalia nel loro sviluppo.
Comunicazione personale di R. Burle Marx. R. Burle Marx, Jardim e ecologia, 1967, in Roberto Burle Marx, Arte & Paisagem. Conferências escolhidas, a cura di J. Tabacow, Studio Nobel, São Paulo 1987, p. 39. Comunicazione personale di R. Burle Marx.
la scoperta della natura tropicale
La vegetazione dei paesaggi brasiliani Sia in virtù delle sue dimensioni che dell’ampia variazione latitudinale, il Brasile presenta una grande diversità di paesaggi, a seconda della natura dei suoi terreni (come ad esempio può essere considerato il cerrado) o come conseguenza climatica (come nel caso della Foresta atlantica e dell’Amazzonia). Tali condizioni si riflettono direttamente sulla vegetazione, che mette in risalto le peculiarità delle fito-fisionomie componenti il territorio. I paesaggi brasiliani si identificano proprio per la presenza di una vegetazione la cui struttura, forma e densità derivano dalla stessa architettura delle piante e che fornisce l’aspetto generale agli scenari naturali di questo enorme paese. In questo modo l’apparato vegetale può determinare paesaggi con una vegetazione densa e boschiva, estremamente dipendente dall’umidità e dalle piogge. Le piante possono dare origine a forme dalla marcata stagionalità, in cui aspetti quali il colore, la fioritura, il fogliame – o l’assenza di quest’ultimo – rivelano le stagioni più secche e quelle caratterizzate da piogge abbondanti. Le piante distinguono inoltre le regioni con una scarsa presenza d’acqua, aspetto che si riflette con chiarezza nelle forme della vegetazione e nelle modalità, spesso bizzarre, di adattarsi a condizioni avverse dimostrate dalla flora, dalla fauna e dall’uomo. Esempi assai significativi possono essere La regione del cerrado, localizzata nell’Altopiano centrale del Brasile, è una savana tropicale caratterizzata da una grande biodiversità di fauna e flora. La Foresta Atlantica è una foresta pluviale; si colloca tra gli stati brasiliani di Bahia e di Espírito Santo e riveste i pendii della Serra do Mar, che fa parte del Dominio Forestale Tropicale Atlantico. Questo Dominio Forestale si estende lungo il litorale brasiliano, dal Rio Grande do Norte fino al Rio Grande do Sul. Il clima della regione racchiusa dalle foreste pluviali atlantiche ha due stagioni, definite principalmente dal regime delle piogge, variabile in base alla latitudine. La regione nordorientale brasiliana presenta temperature medie annuali che variano intorno ai 24 ºC; nella regione sudorientale e in quella meridionale, le medie annuali sono più basse e la temperatura può raggiungere i -6 ºC. La Foresta Amazzonica è situata per circa il 65% del territorio in Brasile e si estende anche in Colombia, Perù, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana Francese. L’Amazzonia brasiliana, costituita in maggioranza da una foresta di terraferma non soggetta a inondazioni, presenta un clima relativamente caldo-secco.
jos tabacow
le caatingas del Nordest , per le quali la stessa accezione (caa = vegetazione + t + inga = bianca) indica l’aspetto biancastro che la vegetazione priva di foglie fornisce al paesaggio durante i lunghi periodi di siccità. L’individuazione dei paesaggi avviene prima di tutto attraverso la vegetazione e la geomorfologia. In numerosi giardini sparsi per il mondo e influenzati dall’opera di Burle Marx è possibile apprezzare esempi della flora appartenenti alle diverse conformazioni vegetali brasiliane, in particolare quelle che hanno maggiormente fornito le piante da lui introdotte e utilizzate nei suoi progetti. Anche se è difficile darne un computo preciso, è certamente sorprendente la quantità di specie che il paesaggista, nel corso della sua vita e in modo costante, cercò di coltivare, riprodurre e utilizzare nei suoi giardini. Ciononostante, nell’impossibilità di precisarne il numero, è possibile riferirsi all’ordine delle centinaia. In una natura dalla sconfinata diversità fitologica, Burle Marx trovò puntualmente i materiali tanto ricercati per i suoi giardini, attraverso una pratica che ci riporta alla mente una citazione del compositore inglese Sir Edward Elgar, secondo cui «la musica si trova nell’aria. Bisogna solo stendere la mano e afferrarla». Le essenze vegetali necessarie per rinnovare il progetto del giardino e del paesaggio si trovavano in natura, in attesa che qualcuno come lui affrontasse il difficile compito di cercarle e di studiarne il comportamento e l’acclimatamento in fase di coltivazione, le loro possibilità plastiche nonché il loro potenziale come elemento integrante di una proposta concreta nella composizione del paesaggio. Tuttavia, la raccolta delle piante dai loro ambienti, avendo come fonte la natura tropicale, non fu l’unica lezione di cui il paesaggista si avvalse per mettere in scena le sue composizioni. La caatinga, o sertão brasiliano, è una regione semi-arida nel nord-est del Brasile che comprende parte degli stati di Bahia, Sergipe, Alagoas, Pernambuco, Paraíba, Rio Grande do Norte, Ceará, Piauí e Maranhão. Nella caatinga l’imprevedibile regime annuale delle piogge comporta condizioni di bassa umidità favorevoli a una vegetazione xerofita.
la scoperta della natura tropicale
Un’attenta osservazione e una percezione degli esempi naturali gli permisero di reinterpretare o trasporre (come egli amava dire) insiemi e associazioni tra piante, rocce, superfici, acqua e altre componenti del paesaggio, che gli fornirono suggerimenti ed esempi sulla base dei quali elaborare e disporre i diversi elementi in funzione dei suoi obiettivi. «Il giardino è la natura ordinata dall’uomo e per l’uomo!» è un’altra delle sue affermazioni spesso citate che rafforza in modo inconfutabile la sua concezione di giardino come forma di manifestazione artistica, dissociata da qualunque intento naturalistico di matrice romantica. Burle Marx, nella sua ricerca tesa alla valorizzazione della flora brasiliana e, in una fase successiva, dei suoi legami ecologici, non si limitò all’assunzione del carattere autoctono vegetale come principio compositivo. In una delle sue conferenze, egli riferisce che se la pianta proviene dal Paraguay o dall’Ecuador e presenta delle convergenze o delle identità formali e di coltivazione con talune specie brasiliane, ciò non pregiudica il suo impiego: «Non sono uno sciovinista al punto tale da voler creare un giardino soltanto con piante brasiliane!». La natura del Brasile fu comunque una fonte permanente per l’acquisizione di nuove piante e di nuove idee, come dimostra il fatto che l’artista volle sempre mantenersi in assiduo contatto con i diversi paesaggi brasiliani al fine di tradurli in una inesauribile materia plasmabile nelle sue innovazioni paesaggistiche. Egli fu davvero uno scopritore della flora tropicale brasiliana e si impegnò nella sua valorizzazione. La collezione di piante e il Sítio Santo Antônio da Bica Burle Marx fu un collezionista compulsivo. Il suo interesse si rivolgeva alle piante e a molti altri ambiti quali la ceramica popolare e l’iconografia barocca, o a oggetti come le conchiglie degli oceani e dei mari, i cristalli del Nord Europa, le stoviglie antiche,
Comunicazione personale di R. Burle Marx. Comunicazione personale di R. Burle Marx.
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