Costantino Dardi. Forme dell'infrastruttura, Il Poligrafo

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paesaggi infrastrutturali 02 collana diretta da Serena Maffioletti



Claudio Mistura

costantino dardi forme dell’infrastruttura ˇ con saggi di Marco Pogacnik e Luka Skansi

ilpoligrafo


comitato scientifico Carmen Andriani Università degli Studi di Genova Agostino Cappelli Università Iuav di Venezia Antonella Cecchi Università Iuav di Venezia Ettore de Cesbron de la Grennelais Compartimento ANAS di Venezia Alberto Ferlenga Università Iuav di Venezia Serena Maffioletti Università Iuav di Venezia Carlo Magnani Università Iuav di Venezia Aldo Norsa Università Iuav di Venezia Costanza Pera Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Enzo Siviero Università Iuav di Venezia Ilaria Valente Politecnico di Milano Il volume è edito con un contributo dell’Università Iuav di Venezia

L’apparato iconografico riproduce immagini provenienti dall’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia, fondo Dardi. Un ringraziamento particolare allo staff dell’Archivio Progetti per la collaborazione offerta alla ricerca

progetto grafico Laura Rigon Il Poligrafo casa editrice © Copyright febbraio 2016 Il Poligrafo casa editrice srl 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan, 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it www.poligrafo.it ISBN 978-88-7115-836-5


indice

Il piacere del contesto Serena Maffioletti

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Linguaggio e tecnica nell'opera di Dardi Marco Pogacˇnik

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La linea analitica. Dardi, l’arte e l’esposizione Luka Skansi

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Costantino Dardi: progetto e luogo nel disegno infrastrutturale Claudio Mistura

PROGETTI per AGIP

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Concorso per una stazione di servizio Agip Kaaba - 1968 Progetto di stazione di servizio Agip a Santo Stefano di Magra - 1969 Progetto di stazione di servizio Agip a Settimo Torinese - 1969-1970 Progetto di stazione di servizio Agip a Mestre-Bazzera - 1969-1971 Ristorante Agip - 1970 Sistema coordinato di stazioni di servizio Agip - Nuovo Pignone e intervento su esistenti - 1972 Stazione di servizio Agip 73 - 1973 Concorso per un nuovo tipo di motel Agip - 1968 Progetto di un motel Agip a Venezia Mestre - 1969 Motel Agip a Vipiteno - 1971-1973 Motel Agip a Châtillon-Saint-Vincent - 1972

PROGETTI e concorsi per le infrastrutture

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Ponte dell’Accademia: Biennale di Venezia - 1985 Concorso internazionale di idee per un collegamento stabile viario e ferroviario tra la Sicilia e il continente - 1969 Concorso per l’aerostazione di Genova - 1970 Concorso per l’aerostazione di Lamezia Terme - 1970 Concorso per la stazione centrale di Bologna - 1983 Deposito della Metropolitana Milanese e stazione delle autolinee con autosilo a Milano Rogoredo - 1988-1989 Stazioni Roma-Ostia - 1988 Inserimento paesaggistico della strada Castelpagano - Colle Sannita - 1989

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121 Bibliografia



il piacere del contesto Serena Maffioletti

Venezia, 1962 – scrive Costantino Dardi –. Già da alcuni anni Samonà ha impostato i suoi corsi di composizione all’Istituto Universitario di Architettura sul tema delle attività terziarie e sull’esigenza di un loro profondo rinnovamento tipologico. La metodologia seguita affronta in maniera assolutamente originale il problema, andando alle sue radici, approfondendone la complessa metodologia e ipotizzando una serie di radicali trasformazioni alla luce delle nuove domande emergenti dalle istanze di sviluppo delle collettività e dalle esigenze di ristrutturazione del territorio. I singoli cicli e i diversi organigrammi vengono smontati, analizzati e ricomposti [...]. Da tale esplorazione la progettazione riceve straordinari impulsi anche sul piano specifico della ricerca linguistica.1

Il ciclo di progetti svolto in quella stagione, italiana e veneziana, per interpretare le nuove grandi funzioni terziarie – centri urbani e direzionali, università e ospedali – struttura quella “ricerca di frontiera”2 aperta nel 1962 dal progetto del gruppo Samonà per il centro direzionale di Torino e che ha il suo “manifesto” nel progetto Novissime del 1964, assunto da Aldo Rossi, a conclusione della direzione rogersiana di «Casabella»3, come l’opera di apertura di un ciclo teorico dell’architettura italiana. In quel passaggio, anche generazionale, si amplia la visione del progetto dalla città al territorio, entro il quale l’architettura rinnova la sua stessa identità figurativa. Se in quel crogiuolo formativo si fondono le diverse voci di quella speciale, emergente generazione IUAV4, dentro quei segni territoriali, nuovi e condivisi, emergono puntuali i temi della singolare “genialità” (scrive Carlo Aymonino)5 di Costantino Dardi: il fondamento compositivo del processo progettuale, l’incontro figurativo e scalare con le strutture dei paesaggi, le forme eloquenti. Per quanto l’analisi e l’invenzione/reinvenzione dei tipi architettonici nelle relazioni con le morfologie insediative costituiscano il piano discorsivo tra Dardi e il Gruppo Architettura di cui egli è allora parte, il tema, attuale e “concreto” dell’infrastrutturazione non appartiene a quella koiné, così come, e soprattutto, non appartiene, in quegli anni, il primato compositivo che Dardi estende nel processo progettuale fino a strutturarvi le morfologie dei paesaggi e a plasmarvi il dato tecnologico. E tale distanza segna il suo trasferimento da Venezia a Roma, così come indirizza il suo crescente dialogo con le arti. Con una riflessione cresciuta entro quel ciclo IUAV di condivisi progetti territoriali, Dardi, in una sintesi di teoria e di sperimentazione decisamente operativa, indaga il valore figurativo del progetto di architettura nella costruzione territoriale attraverso il disegno delle nuove infrastrutture, sviluppando con Agip-Eni un unitario gruppo di manufatti per la mobilità, intesi come strumenti di sviluppo civile ed economico, estetico e tecnico. Un’unica, immaginifica, perentoria opera di land art, un insieme coerente di segni eroicamente astratti posti a misurare il territorio italiano, a tesserne la nuova coerenza, a simboleggiarne nella reinvezione delle figure primarie il permanere delle radici antiche e dei valori atemporali, a «formare grandi triangolazioni nel paesaggio, stabilendo relazioni di linguaggio con il contesto, storico e naturale».6 In quegli anni, in un’Europa impegnata nella costruzione delle reti nazionali, Dardi è l’unico architetto, non a caso italiano (friuliano, veneziano, romano), che propone un’opera coerentemente unitaria, riproducibile a scala nazionale per la declinazione della tipizzazione e delle tecnologie nel binomio identità/variazione. Egli offre così all’imprenditoria di Stato una proposta praticabile sì, ma di fatto dirompente per il salto di scala operativo e soprattutto culturale richiesto: il disegno del territorio fondato sull’esprit de géométrie, sulla razionalità dell’architettura. «Un cubo bianco costituisce il nucleo fisso di una serie di stazioni [...] sempre identico di fronte ai più diversi contesti, urbani e paesistici. [...] sospeso da terra [...] di notte, illuminato, accentua il suo ruolo visuale e focale nel paesaggio»7: sottraendoli alle convenzioni dell’ingegneria infrastrutturale e componendoli di spazi, luci, colori e misure, Dardi iscrive i nodi delle nuove reti nei domini dell’architettura, dedicando ad essi il più completo ciclo progettuale che la cultura italiana del novecento abbia espresso. Anche attraverso il complesso dialogo con Eni-Agip, sviluppato dal 1968 al 1973, Dardi porta a sintesi tipologica, figurativa, costruttiva il disordinato nuovo strumentario infrastrutturale, composto di aree di servizio, motel autostradali, stazioni ferroviarie, aerostazioni, mutandoli attraverso un logico processo configurativo in elementi “sapienti” lungo le reti nazionali. 7

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In Nord-America non esistono o sono rarissimi luoghi come l’Acropoli e il Campidoglio – Dardi cita Charles Moore –. In America i luoghi veramente importanti molto spesso sono rappresentati da strade e da grandi vie di comunicazione [...] piuttosto che da luoghi dove la gente ha abitualmente imparato ad incontrarsi: luoghi nel senso mediterraneo del termine [...] identificati con lo svolgimento della vita pubblica.8

Dalla configurazione primaria e simbolica del cubo, sospeso come una leggera cupola bianca sopra il flusso veicolare, alle progressive trascrizioni delle necessità collettive negli interni liberi e fluenti delle nuove “piazze” civiche della mobilità di massa, Dardi preconizza per l’architettura configurazioni tipo-morfologiche via via più complesse e intrinseche ai diversi paesaggi. Fino ad assumere le forme della geografia come matrice nel progetto per via di levare del collegamento sullo Stretto di Messina, dove la prevedibile enfasi sul ponte s’annulla invece nella sua cancellazione: nel vuoto, generato da quell’assenza, si attiva la tensione complementare tra i due poli per unificare le opposte rive dello Stretto. O a immaginare, in una dialettica anche oppositiva con la natura, i manufatti delle stazioni ferroviarie e delle aerostazioni quali nuovi elementi ordinatori del paesaggio e generatori della sua esperienza. O a interpretare il luogo come artificio che mette in azione i caratteri naturali della geografia dello spazio, nel ponte dei venti e delle acque sul Canal Grande. Pur nella consequenziale diversità che la ricerca di Dardi segna nel suo complesso evolversi, per la «forte aggressività configurazionale rispetto al contesto, conseguente alla loro matrice chiusa e compatta, all’alto gradiente geometrico che le caratterizza»9 queste opere imprimono al paesaggio costruito quella continuità con la tradizione profonda di monumentalità che Dardi rinviene come aspirazione essenziale del Movimento Moderno. «Oggettualità e nuova dimensione, controllo geometrico e desemantizzazione, significatività simbolica e plastica scultorea»10: dalla lettura compiuta sul progetto di Ludovico Quaroni per la Casbah di Tunisi filtra lo sguardo progettuale di Dardi. Nato dall’attività di ricerca promossa dall’Archivio Progetti, questo libro indaga il materiale progettuale presente nell’ampio fondo archivistico che testimonia l’opera di Costantino Dardi, esprimendone l’eccezionale portato iconografico, qui presentato con l’eloquenza del documento originario. Questo libro svolge alcune tracce inconsuete d’indagine dell’opera di questo Maestro. La principale affronta un aspetto non accuratamente indagato della sua ricerca, quell’inusuale attenzione, non ideologica ma fortemente operativa, verso un tema che avrebbe potuto essere essenziale nella costruzione del paesaggio italiano contemporaneo se, come Dardi indicava, fosse stato ricondotto entro gli ambiti disciplinari del progetto architettonico. E quella singolare declinazione di progetto e contesto, quel piacere del contesto11 indagato da Dardi alla scala territoriale nell’opera infrastrutturale stringe affinità con le indagini relazionali intraprese con i luoghi attraverso le istallazioni e gli allestimenti espositivi che egli va elaborando. Se evidente è la continuità figurativa e spaziale tra la ricerca per Agip e il cubico padiglione per l’Expo di Osaka, sono i procedimenti analitici e concettuali che definiscono le forme nell’espressione delle relazioni, nella “sfida” tra progetto e luogo, tra oggetto e spazio ad unire in un solo approccio critico gli interventi alla scala territoriale e quelli alla scala di una costruzione effimera o di un interno museale. «A mio giudizio – Dardi scrive – i due soli parametri non equivoci e non velleitari con i quali ci è dato affrontare correttamente e coerentemente la cultura degli anni ’80 riguardano la qualità stilistica e il livello tecnologico»12, così scrive Dardi: la tecnica costruttiva, terzo tema posto da questa pubblicazione, è sottratta ad ogni enfasi figurativa per essere collocata nell’ambito degli strumenti logici delle procedure compositive. Piccolo rispetto alla grandezza dell’opera di Costantino Dardi, questo libro costituisce una tappa dell’impegno che l’Archivio Progetti va conducendo per la valorizzazione scientifica della ricerca di questo Maestro. 8

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Il trasferimento nel 1996 all’Archivio Progetti e l’ordinamento del Fondo archivistico di Costantino Dardi ebbero un primo compimento nel 1997 con la mostra Costantino Dardi. La libertà dell’architetto e il seminario di studi Una valenza che si fa valore13. In anni recenti l’Archivio ha curato due mostre, Lo sguardo di Nino Dardi sulle infrastrutture e La linea analitica. I musei e gli allestimenti di Costantino Dardi14: dagli studi condotti in queste occasioni e dal loro successivo approfondimento nasce questa pubblicazione. L’attenzione che Dardi ha rivolto al tema della costruzione territoriale attraverso il disegno infrastrutturale è stata di nuovo indagata nella mostra “EniWay. Architettura, arte, città” e nell’omonimo convegno15. Tuttavia, ciò non è sufficiente per approfondire gli studi su un’opera che, se appartiene pienamente alle linee essenziali che l’architettura italiana ha in quegli anni sviluppato, delinea dentro e a lato di essa uno dei percorsi più sofisticati sulle relazioni tra architettura e paesaggio, tra architettura e arte contemporanea, tracciando una linea singolare nella teoria, nel mestiere e nella didattica. Nel segno di una crescente riscoperta di questo nostro Maestro l’Archivio Progetti s’impegnerà ulteriormente.

1 C. Dardi, Progetti collettivi, in Semplice lineare complesso, Magma, Roma 1976, pp. 73-74. 2 Ibid. 3 A. Rossi, Considerazioni sul concorso internazionale per il nuovo piano urbanistico della Nuova

Sacca del Tronchetto, «Casabella-Continuità», 293, novembre 1964, pp. 2-4. 4 Dardi raccoglie questo gruppo di opere nel capitolo Progetti collettivi del suo volume Semplice, lineare, complesso, cit. Pur nella loro diversità, ma omogenee per la ricerca alla grande scala, queste dieci proposte, che si susseguono con cadenza quasi annuale, vedono il dialogo di Dardi con due gruppi abbastanza costanti, costituenti distinti nuclei teorici dello IUAV: dapprima con i “veneziani” Giuseppe Samonà, Egle Trincanato, Valeriano Pastor, Emilio Mattioni, Luciano Semerani, Gigetta Tamaro, Gianugo Polesello... (1962-1964); quindi con i “romani” Carlo Aymonino, Giorgio Ciucci, Vittorio De Feo, Mario Manieri Elia, Giovanni Morabito, Raffaele Panella, Giancarlo Leoncilli, Ariella Zattera... (1967-1974). 5 C. Aymonino, Costantino Dardi e la modernità, in Costantino Dardi. Una valenza che si fa valore, IUAV, Venezia 1997, p. 12. 6 C. Dardi, appunti relativi al progetto della stazione di servizio Agip 1968, Fondo Costantino Dardi, Archivio Progetti, Università IUAV di Venezia. 7 C. Dardi, Semplice lineare complesso, cit., pp. 99-95. 8 C. Moore, citato in C. Dardi, La sindrome dell’Oregon Trail, in Id., Architettura in forma di parole, a cura di M. Costanzo, Quodlibet, Macerata 2009, p. 152. 9 C. Dardi, Tre risposte sulla monumentalità, in Id., Architettura in forma di parole, cit., p. 66. 10 C. Dardi, La nuova architettura e la vecchia città, in Per una ricerca di progettazione 1, IUAV, Venezia 1969, ora in Per un’idea di città, a cura di C. Aldegheri e M. Sabini, Cluva, Venezia 1984, p. 134. 11 C. Dardi, La sindrome dell’Oregon Trail, cit., p. 152. 12 C. Dardi, appunti relativi al progetto della stazione di servizio Agip 1968, cit. 13 Mostra “Costantino Dardi. La libertà dell’architetto” (Venezia, Iuav, 14 novembre 1997 - 27 febbraio 1998), a cura di F. Tentori e L. Pavan; seminario di studi “Una valenza che si fa valore” (Venezia, Iuav, 10 dicembre 1997), a cura di F. Purini; Costantino Dardi. Una valenza che si fa valore, atti del seminario di studi, a cura di A. Tonicello, e Costantino Dardi, 1934-1991. Inventario analitico dell’archivio, a cura di L. Pavan, IUAV-AP, Venezia 1997. 14 Mostra “Lo sguardo di Nino Dardi sulle infrastrutture” (Venezia, Iuav, 12 aprile - 5 maggio 2011), a cura di S. Maffioletti e C. Mistura; mostra “La linea analitica. I musei e gli allestimenti di Costantino Dardi” (Venezia, Iuav, 12 novembre - 13 dicembre 2013), a cura di L. Skansi. 15 Mostra “EniWay. Architettura, arte, città” (Venezia, Iuav, 18 marzo - 3 aprile 2014), a cura di V. Ciringione, e C. Mistura, con A. D’Aulerio, T. Scalco; convegno di studi “EniWay. Architettura, arte, città” (Venezia, Iuav, 18 marzo 2014), a cura di F. De Maio.

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32 Sistema coordinato di stazioni di servizio Agip - Nuovo Pignone e intervento su esistenti. Prospettiva interna. Costantino Dardi con Ariella Zattera, 1972


progetti per agip


Progetto di stazione di servizio Agip a Santo stefano di magra - 1969 Progetto di stazione di servizio Agip a Settimo Torinese - 1969-1970 Progetto di stazione di servizio Agip a Mestre-Bazzera - 1969-1971

A seguito del concorso nazionale bandito da Agip, tra il 1969 e il 1971 Costantino Dardi è incaricato dalla stessa azienda di definire alcune proposte per stazioni di servizio da sviluppare sulla base del progetto Kaaba, vincitore del concorso. Redige così i disegni di tre progetti: il primo localizzato a Santo Stefano di Magra, tra Livorno e Sestri Levante, lungo l’autostrada A4; il secondo a Settimo Torinese, nel tratto Torino-Milano; il terzo a Mestre-Bazzera, in direzione di Trieste. Il solo realizzato è quest’ultimo, tuttora funzionante, anche se il cubo mostra oggi il traliccio reticolare privato, per motivi di sicurezza, del rivestimento. La proposta concorsuale è modificata dalle esigenze specifiche dei casi nei tre progetti, sviluppati a livello esecutivo secondo programmi funzionali più articolati e complessi. A tutte le soluzioni è aggiunta una pensilina per proteggere gli erogatori dei prodotti petroliferi, che nel progetto Kaaba erano collocati sotto il cubo bianco: la pensilina s’innesta con un angolo di 30° agli spazi di servizio nei casi di Santo Stefano e Bazzera, parallelamente, invece, a Sestri Levante. Le strutture portanti sono anch’esse modificate: la sequenza dei setti in calcestruzzo – nella proposta concorsuale elemento caratterizzante e ordinatore della relazione tra natura e artificio – diviene nel progetto di Santo Stefano una disposizione di pilastri circolari binati che reggono la soletta di copertura, in quello di Settimo Torinese una serie di portali che ritmano la pensilina. Differente è il caso di Bazzera, per il quale Dardi modifica lo schema configurativo dei tracciati regolatori: la sequenza dei setti del progetto Kaaba è sostituita da una successione di volumi cubici posti sotto un’unica copertura. Strutturali, opachi, realizzati in cemento armato, essi ospitano i servizi e i locali tecnici, alternandosi a volumi vetrati, differenti per forme e dimensioni, che, trasparenti come grandi teche, contengono gli spazi dedicati al viaggiatore, i bar e i negozi. La copertura, che riunifica i servizi per i viaggiatori e la pensilina dei distributori, non è in calcestruzzo, come nei due progetti precedenti, ma in metallo ed è sorretta da una struttura reticolare spaziale analoga a quella adottata per il cubo bianco. La soluzione a piastra reticolare spaziale formata da elementi metallici tubolari, introdotta nel prototipo di concorso Kaaba e sperimentata nell’area di servizio di Bazzera, diverrà ricorrente nell’opera di Dardi per le sue potenzialità: flessibilità d’uso, essendo simultaneamente elemento di copertura e paramento verticale; prestazioni strutturali per coperture di grandi luci; prefabbricazione; modularità d’impiego in svariate configurazioni di pochi elementi di ridotte dimensioni; possibilità d’aggancio di pannelli in alluminio, rivestimenti melaminici traslucidi o superfici vetrate che permettono molteplici configurazioni con gradi differenti di opacità.

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progetto

Costantino Dardi Giovanni Morabito (Santo Stefano e Settimo Torinese) collaboratori

Ariella Zattera (Mestre-Bazzera)


Progetto per la stazione di servizio a Santo Stefano di Magra, autostrada A15 41 Pianta di progetto. La pensilina raccoglie i distributori del carburante non piĂš collocati sotto il cubo bianco 42 Prospetto del corpo di fabbrica. La sequenza di colonne metalliche binate regge la soletta in calcestruzzo 43 Sezione del cubo con il traliccio metallico spaziale a cui sono agganciati i pannelli di rivestimento 47

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Progetto per la stazione di servizio Agip a Settimo Torinese, autostrada A4 44 Sezioni. I setti in calcestruzzo divengono in questa soluzione portali che reggono la copertura dei percorsi pedonali 45 Planivolumetria delle stazioni di servizio nelle due direzioni di marcia del tracciato autostradale differenti per programma funzionale 46 Pianta. Aiuole con elementi vegetali organizzano i flussi di traffico Progetto per la stazione di servizio Agip a Mestre Bazzera, autostrada A4 47 Fotografia realizzata a lavori ultimati dal punto di vista dell’automobilista in ingresso alla stazione di servizio 48 Pianta della soluzione caratterizzata dalla serie di cubi in calcestruzzo per i servizi e i locali tecnici. Tra questi cubi, volumi vetrati contengono bar e negozi. La campitura grigia rappresenta la possibilità di un futuro ampliamento

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49 Fotografia con la sequenza di volumi cubici in calcestruzzo a vista in rapporto al grande cubo 50 Schema configurativo della stazione di servizio a Bazzera. La serie di setti del concorso Kaaba diviene sequenza di cubi in calcestruzzo 51 Prospetto dell’edificio dei servizi al viaggiatore composto da volumi opachi e trasparenti tra un basamento gradonato e una comune copertura metallica 52 Fotografia, dettaglio della serie di erogatori del carburante

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Progetto di un motel Agip a Venezia mestre - 1969

Fondata nel 1960 da Enrico Mattei, l’azienda Semi (Società Esercizio Motel Italia) affida a Dardi l’incarico di un progetto esecutivo per un motel da realizzarsi a Mestre sulla base di quello redatto in occasione del concorso per il nuovo tipo di motel Agip del 1968. Per questa commessa Dardi sviluppa il progetto più approfondito tra quelli da lui proposti nell’ambito delle infrastrutture, redigendo più di 100 disegni che comprendono, oltre a piante, prospetti e sezioni, disegni strutturali e tecnologici, lo sviluppo in scala 1:10 di una cellula residenziale e gli esecutivi degli arredi e dei serramenti alla scala 1:1. Il grado di dettaglio degli elaborati e la loro coerenza indicano che era prevista la costruzione del motel. Significativa è la localizzazione, prospiciente la rotatoria di raccordo tra la Strada statale 309 Romea e la tangenziale di Mestre, un nodo infrastrutturale dell’autostrada A4 nel punto di snodo tra il tratto Venezia-Milano e quello Venezia-Trieste e di contatto con il vicino Ponte della Libertà in direzione di Venezia. Dardi interpreta così il motel come una struttura di servizio alle reti della mobilità e una porta di accesso al sistema insediativo Venezia Mestre1. Il motel è formato da un blocco cubico, le cui quattro “facce” sono composte dalle cellule-camere d’albergo in calcestruzzo a vista che gravitano verso il vasto spazio comune centrale a grande altezza, caratterizzato da una copertura formata da una struttura reticolare spaziale con falde a marcata pendenza. L’edificio presenta un complesso attacco a terra, dove l’articolazione delle figure e la modellazione del terreno insieme organizzano con razionalità gli accessi pedonali e carrabili, quelli tecnici e di servizio; nel piano interrato, accessibile attraverso un ribassamento del terreno, sono localizzati i parcheggi, gli impianti e i servizi interni (lavanderia, alloggi del personale, magazzini, celle frigorifere...). Al piano terra del motel si trovano l’ingresso, la hall, il bar, gli uffici, le sale comuni e il ristorante; al primo piano gli spazi di soggiorno, dotati di una sala per la lettura e la scrittura e di una piccola aula conferenze; sopra i piani delle cellule-camere, distribuiti da ballatoi, si dispongono attorno a uno spazio centrale a grande altezza che ospita un giardino d’inverno. Elemento di naturalità del contesto, la fascia boscata spontanea lungo il margine nord-est dell’area viene rafforzata da nuove siepi, che penetrano attraverso una fenditura nel basamento del motel fino allo spazio centrale per concludersi nel giardino d’inverno. Nel progetto per il motel Agip a Mestre il rapporto radicato dell’architettura nel rapporto con il luogo costituisce un tema attentamente indagato attraverso schemi configurativi, studi planimetrici (figg. 96, 97, 105) intesi come indagini volte a recepire allineamenti, flussi e peculiarità, attraverso un percorso di geometrizzazione e di astrazione quale traduzione figurativa di dati insediativi e paesaggistici generatori della forma architettonica. 1

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Si veda: C. Dardi, Motel Agip a Venezia Mestre, relazione tecnica e illustrativa, 1969.

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progetto

Costantino Dardi Giovanni Morabito


96 Schema configurativo con i tracciati regolatori del progetto. Il retino puntinato rappresenta una siepe arbustiva

97 Planivolumetria del motel con il raccordo infrastrutturale di connessione della SS 309 Romea con il viadotto della tangenziale di Mestre

98 Modello con le cellule-stanze in calcestruzzo a sezione quadrata e gli spazi collettivi rappresentati dalla rete metallica

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99 Sezione sullo spazio collettivo a grande altezza con il giardino d’inverno 100 Pianta degli ingressi. La complessa geometria degli spazi articola i rapporti con l’esterno 101 Pianta del primo piano con zona soggiorno, sale lettura, scrittura e una piccola aula conferenze 102 Pianta del piano delle stanze con al centro il giardino d’inverno 103 Pianta del piano tipo. Il retino arancione evidenzia il vuoto sul giardino d’inverno 104 Pianta dell’ultimo piano con il compluvio di raccolta delle acque meteoriche

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CONCORSO INTERNAZIONALE DI IDEE PER UN COLLEGAMENTO STABILE VIARIO E FERROVIARIO TRA LA SICILIA E IL CONTINENTE - 1969

Il concorso internazionale di idee bandito da ANAS nel 1968 costituisce un tassello nell’articolata e complessa vicenda della connessione viaria tra la Sicilia e la Calabria attraverso lo Stretto di Messina. Il concorso, che annovera tra i partecipanti Ludovico e Livio Quaroni, Giuseppe e Alberto Samonà e Pier Luigi Nervi, si conclude con sei vincitori e sei secondi premi ex aequo. Non è premiato il progetto di Costantino Dardi, che propone una soluzione ardita e innovativa dal punto di vista formale e tecnico-costruttivo: un dotto subacqueo a sezione ellittica congiunge le rive opposte, da dove emergono e a distanza dialogano due grandi nodi infrastrutturali segnati da forti valenze compositive, figurative e simboliche. Tra Scilla e Cariddi, all’impatto tra mito, storia e natura, una forma primaria, il cubo, si sdoppia secondo piani accentuatamente inclinati e trasla fino ad andare a deporre sulle due opposte rive le parti necessarie a ricomporre la sua unità. L’uno che diventa due o il due che diventa uno: sullo skyline dello Stretto un gioco di rimandi e ribaltamenti ottici e logici ripropone i rapporti tra il continente e la Sicilia come la parte estratta dal tutto ovvero il suo contrario, speculare e dialettico.1

Considerate le profondità del fondale marino e le condizioni orografiche e idrografiche del luogo, il progetto connette le rive dello Stretto nel tratto di minore ampiezza mentre lo schema di assetto territoriale interpreta le potenzialità funzionali del collegamento e le valenze infrastrutturali quale nodo scambiatore alla scala dei flussi europei. L’obiettivo è la costituzione dell’unità metropolitana dello Stretto basata su un grande, doppio porto internazionale che, ubicato in posizioni strategiche sia per la costruzione di parti fondative del futuro delle due città, sia per l’intercettazione dei traffici sovranazionali, possa collocare l’opera in un più vasto quadro relazionale. Questo proposito definisce i presupposti per l’elaborazione di forme complesse e di vasta dimensione quali figure territoriali che segnano il luogo dello Stretto come landmark. Esse stabiliscono, nella doppiezza di teste del dotto, la continuità delle due sponde, espressa figurativamente dai due episodi architettonici, urbani e territoriali al contempo, come parti di un’unità, elementi monumentali che celebrano l’“assenza del ponte”. Le difficoltà con le quali si misura il progetto, ovvero la notevole distanza tra le due sponde (circa 3.200 m) e la profondità del fondale (150 m), la sismicità e le forti correnti marine, fanno escludere le possibilità tanto di un ponte tradizionale quanto di un tunnel scavato sotto il fondale. La soluzione individuata propone un nuovo tipo strutturale a dotto tubolare sommerso da sezione ellittica, che forma un’unica trave continua, sollecitata dalla spinta di galleggiamento contrastata dall’ancoraggio al fondale con cavi d’acciaio. La soluzione statica permette diversi gradi di movimento a compensazione delle correnti, così come garantisce il franco acqueo necessario al passaggio delle navi più grandi nella parte centrale dello Stretto e quello sufficiente al transito dei sottomarini tra il dotto e il fondale. La disgiunzione compositiva tra la figura del collegamento e quelle delle due sponde rimanda al precedente progetto per il Ponte dell’Accademia: pur nella diversità di scala, permangono e si sviluppano il rapporto tanto con lo spazio urbano e geografico quanto con le forze naturali delle maree e dei venti così come la soluzione dell’attraversamento quale luogo dell’innovazione tecnologica rispetto al valore formale e simbolico delle sponde. Contemporaneamente visionario e scientifico, il progetto costituisce una sintesi tra la ricerca figurativa alla scala territoriale, dove i frammenti si compongono in unità urbanistiche e paesaggistiche, e l’invenzione, la sperimentazione tecnologico-strutturale: «I soli parametri non velleitari con i quali è possibile giudicare l’architettura contemporanea – così Dardi in una nota a margine del progetto – sono l’innovazione tecnologica e il valore figurativo»2.

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C. Dardi, Attraversamento dello stretto di Messina, relazione del progetto di concorso per un collegamento stabile viario e ferroviario tra la Sicilia e il continente, 1969-1981. 2 Nota a macchina da scrivere conservata tra i documenti del progetto Kaaba, 1969-1981.

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PROGETTO

Costantino Dardi Giovanni Morabito COLLABORATORI

Massimo La Perna Giancarlo Leoncilli Massi Sergio Oliviero


127 Disegno di studio. Veduta dello Stretto di Messina con il progetto di collegamento subacqueo 128 Prospettiva. Veduta dello stretto con i nodi intermodali che segnalano l’attraversamento dei dotti subacquei 129 Serie di schemi configurativi dei nodi intermodali

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130 Planivolumetria del nodo intermodale sulla riva siciliana. In rosso la darsena del porto merci 131 Planivolumetria del nodo intermodale sulla riva calabrese. Le grandi strutture connettono i traffici stradali, ferroviari e navali 132 Planimetria generale. La scala territoriale del progetto è leggibile dal confronto con le strutture insediative limitrofe

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133 Sezioni del dotto subacqueo galleggiante con gli ancoraggi al fondale marino 134 Sezione longitudinale attraverso lo stretto. La quota del dotto permette sopra il passaggio delle grandi navi e sotto dei sottomarini 135 Assonometria del dotto subacqueo. Nella sezione non compartimentata sono poste due linee ferroviarie al centro, due corsie stradali per senso di marcia ai lati, le vie pedonali di emergenza, i tappeti scorrevoli e un sistema di trasporto persone a sedili mobili

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