il libro miniato e il suo committente
Teresa D’Urso insegna Storia dell’arte medievale e Storia della miniatura presso la Seconda Università degli studi di Napoli. Le sue ricerche hanno riguardato in particolare l’illustrazione libraria della Penisola tra Medioevo e Rinascimento. Ha consacrato una monografia alla figura del miniatore Giovanni Todeschino e alla diffusione della miniatura “all’antica” tra Italia e Francia, e pubblicato diversi contributi inerenti alla storia della committenza libraria, delle biblioteche medievali e rinascimentali tra i secoli XII e XVI e del collezionismo di manoscritti miniati tra Inghilterra e Francia nell’Ottocento. Alessandra Perriccioli Saggese insegna Storia dell’arte medievale e Storia della miniatura presso la Seconda Università di Napoli, ed è presidente della Società Internazionale di Storia della miniatura. Autrice di numerosi studi sui manoscritti miniati dal Medioevo al Rinascimento nel Mezzogiorno d’Italia, si è occupata in particolare di miniatura napoletana di età angioina. Fa parte del comitato scientifico della «Rivista di Storia della Miniatura». Per Il Poligrafo ha curato, insieme a Giordana Mariani Canova, Il codice miniato in Europa. Libri per la chiesa, per la città, per la corte (2014). Giuseppa Z. Zanichelli insegna Storia dell’arte medievale e Storia della miniatura presso l’Università degli studi di Salerno. Le sue ricerche si sono focalizzate sulla produzione italiana di manoscritti miniati fra XI e XII secolo, con particolare attenzione al problema della struttura e del sistema produttivo degli scriptoria monastici. Un’altra area di ricerca è costituita dalla committenza libraria femminile e dall’uso simbolico del libro nel processo di legittimazione individuale e di promozione familiare delle classi aristocratiche e dei nuovi ceti dirigenti cittadini. Fa parte del comitato scientifico della «Rivista di Storia della Miniatura».
IL LIBRO MINIATO E IL SUO COMMITTENTE Per la ricostruzione delle biblioteche ecclesiastiche del Medioevo italiano (secoli XI-XIV) a cura di Teresa D’Urso, Alessandra Perriccioli Saggese, Giuseppa Z. Zanichelli
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in copertina Vincentius Bellovacensis, Speculum historiale, f. 1r, part. Cava de’ Tirreni, Biblioteca Statale del Monumento Nazionale Badia di Cava, ms. 25
ILPOLIGRAFO
Nella storia della committenza libraria di età medievale il ruolo degli ordini religiosi e dei grandi ecclesiastici rappresenta uno dei temi più rilevanti, come da tempo hanno messo in evidenza le ricerche volte a ricostruire consistenza e composizione delle raccolte di manoscritti di importanti monasteri e comunità secolari e conventuali. Tra i secoli XI e XIV la penisola italiana è un grande laboratorio di produzione di manoscritti miniati: abbazie come quelle di Montecassino e Cava de’ Tirreni, ma anche città come Milano, Padova, Trento e Firenze, insieme con la Roma dei papi rappresentano alcune delle maggiori sedi di scriptoria e biblioteche ecclesiastiche. Stili e tecniche, rapporto testo-illustrazione, processi di ampliamento delle biblioteche, meccanismi di autolegittimazione messi in atto dai committenti sono alcuni dei temi intorno a cui si snoda l’indagine qui condotta. Un viaggio nell’arte della miniatura in tutte le sue declinazioni, un percorso tra gli scriptoria monastici e capitolari e le botteghe miniatorie, che si sofferma in particolare sulle scelte artistiche e iconografiche, sulle modalità di produzione e sui contesti di destinazione dei manoscritti, puntando a far emergere il ruolo cruciale ricoperto dagli ordini religiosi e dai grandi ecclesiastici nella storia della committenza libraria di età medievale.
biblioteca di arte 11
il libro miniato e il suo committente Per la ricostruzione delle biblioteche ecclesiastiche del Medioevo italiano (secoli XI-XIV)
a cura di Teresa D’Urso Alessandra Perriccioli Saggese Giuseppa Z. Zanichelli
ILPOLIGRAFO
Il presente volume viene pubblicato con i fondi del MIUR PRIN 2009 prot. 2009 AYSHAB - Unità Seconda Università di Napoli Il volume si avvale del patrocinio della Società Internazionale di Storia della Miniatura
Gli Autori e l’Editore ringraziano tutte le istituzioni che hanno gentilmente concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini. Le referenze fotografiche sono state inserite, in caso di esplicita richiesta, in fondo al volume. Tutte le immagini sono state fornite dagli Autori, sotto la loro responsabilità, libere da diritti. Gli Autori restano a disposizione per qualsiasi eventuale ulteriore obbligo in relazione alle immagini riprodotte.
progetto grafico Il Poligrafo casa editrice Laura Rigon © copyright luglio 2016 Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova piazza Eremitani – via Cassan, 34 tel. 049 8360887 – fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it ISBN 978-88-7115-909-6
indice
11 Premessa Teresa D’Urso, Alessandra Perriccioli Saggese, Giuseppa Z. Zanichelli 13 The pictures in Exultet rolls Thomas Forrest Kelly 25 45
L’abate Desiderio committente di libri: manoscritti miniati a Montecassino (1058-1087) Giulia Orofino Rapporto tra testo e decorazione negli omeliari cassinesi dell’XI secolo Roberta Casavecchia
67 Decorazione e illustrazione nei manoscritti desideriani: censimento e analisi quantitativa Erica Orezzi 85 Oltre Desiderio: manoscritti decorati cassinesi del XII secolo Gaia Elisabetta Unfer Verre 105 Nel libro, oltre il libro: il catalogo dei codici di Montecassino nell’era digitale Emanuela Elba, Maurizio Tezzon 121 Cava: la creazione di una biblioteca monastica Giuseppa Z. Zanichelli 139 Un libro per l’abate Balsamo: immagine, contesto e memoria del De septem sigillis di Benedetto Barese Teresa D’Urso 161 Manoscritti miniati a Cava al tempo dell’abate Leone II (1268-1295) Andrea Improta 181 Fra la badia e la corte: la committenza libraria di Filippo de Haya, abate di Cava e familiare del re Alessandra Perriccioli Saggese
201 Le biblioteche ecclesiastiche a Milano nei secoli XIII e XIV:
nuove proposte per le cattedrali
Marco Rossi 223 Le biblioteche di Sant’Eustorgio e San Francesco Grande di Milano tra Due e Trecento: materiali per uno studio Stefania Buganza 251 Lo scriptorium e la biblioteca di Morimondo, con alcune riflessioni sul Messale Nardini Andrea Luigi Casero 279 Prime ricognizioni tra i codici miniati in chiese, monasteri e canoniche a Milano (secoli XIII-XIV) Federico Riccobono 307 La Bibbia B 48 inf. della Biblioteca Ambrosiana di Milano Francesca Demarchi 319 I manoscritti miniati di un principe vescovo: Federico Vanga Fabrizio Crivello 339 Roma nel secolo XIII: storie di libri, di artisti, di committenti. Un’introduzione Silvia Maddalo 345 Ottaviano Ubaldini: un cardinale committente nella Roma del XIII secolo Chiara Paniccia 359 La Bibbia miniata tra i manoscritti prodotti a Roma nel Duecento Costanza Rapone 373 Le ali del serafino e le ali della colomba. L’immagine di san Francesco in un antifonario vaticano Eva Ponzi 387 Dalla biblioteca dei francescani di Santa Croce a Firenze: un Decretum Gratiani del XII secolo Sonia Chiodo 407 Sulla Bibbia glossata di Enrico de’ Cerchi: qualche considerazione attorno al libro dei Vangeli Beatrice Alai
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La ricostruzione della facies miniata dei manoscritti delle biblioteche conventuali padovane: metodi, acquisizioni e problematiche della ricerca Federica Toniolo
451 Tra tardogotico e umanesimo: tradizione e rinnovamento nei manoscritti delle biblioteche conventuali padovane Silvia Fumian 473
Cultura internazionale negli studia conventuali di Padova: i manoscritti miniati di origine francese nelle biblioteche del Santo e degli Eremitani Sabina Zonno
495 Indice dei manoscritti
505 Referenze fotografiche
509 Autori
il libro miniato e il suo committente
premessa Teresa D’Urso, Alessandra Perriccioli Saggese, Giuseppa Z. Zanichelli
Nella storia della committenza libraria di età medievale il ruolo degli ordini religiosi e dei grandi ecclesiastici rappresenta uno dei temi più rilevanti, come da tempo hanno messo in evidenza le ricerche volte a ricostruire consistenza e composizione delle raccolte di manoscritti di importanti monasteri e comunità secolari e conventuali. Per quanto riguarda la Penisola, sono ormai diverse le ricognizioni avviate sulle biblioteche medievali, il cui patrimonio è stato catalogato secondo moderni criteri scientifici e indagato come documento della storia della cultura. Le ricerche di taglio storico-artistico hanno analizzato gli aspetti peculiari della decorazione dei manoscritti prodotti nei diversi scriptoria e le dinamiche di acquisizione dall’esterno. Negli ultimi decenni, inoltre, non sono mancate ricerche che, pur privilegiando l’analisi delle forme della decorazione e delle scelte della committenza, hanno coniugato i diversi approcci allo studio del codice e prodotto risultati esemplari come il catalogo sistematico dei codici decorati dell’Archivio dell’Abbazia di Montecassino o il catalogo della Biblioteca Capitolare di Padova recentemente curato da Giordana Mariani Canova. Il presente volume s’inserisce in questa linea d’indagine e raccoglie i frutti di un’intensa attività di ricerca finanziata con fondi PRIN 2009 (Il libro miniato e il suo committente: per la ricostruzione delle biblioteche ecclesiastiche del Medioevo italiano), che ha riunito per la prima volta la maggior parte degli studiosi di Storia della Miniatura operanti nelle università italiane. Apre il libro un saggio consacrato ai rotoli di Exultet, celebrato esempio di committenza vescovile in Italia meridionale, che ripropone il discorso di apertura pronunciato da Thomas Forrest Kelly in occasione dell’incontro di studio svoltosi a Napoli nel maggio 2013, durante il quale gli studiosi delle diverse unità di ricerca hanno avuto modo di confrontare gli esiti del-
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premessa
le indagini. Un primo gruppo di interventi, incentrato sulla committenza dell’abate Desiderio, mette in luce i caratteri innovativi della produzione da lui promossa, le tipologie librarie funzionali alla riforma gregoriana, le scelte e le acquisizioni dei successivi abati fino alla fine del XII secolo. Le ricerche condotte in questo ambito hanno offerto peraltro l’occasione per sperimentare nuovi strumenti di analisi e di comunicazione scientifica, come la banca dati e l’e-book sull’età desideriana. Il secondo nucleo di contributi è dedicato alla ricostruzione dell’attività dello scriptorium monastico e alla formazione della biblioteca abbaziale della Ss. Trinità di Cava dalla fase eremitica a quella in cui il cenobio fu a capo di una ramificata congregazione. Nei codici miniati commissionati dagli abati cavensi o ad essi destinati, è risultato significativo l’apporto di modelli culturali siciliani, orientali, romano-laziali e più tardi napoletani e francesi, modelli che testimoniano l’ampiezza delle relazioni intessute dall’Abbazia. Un caso a parte è costituito dalla committenza romana, strettamente legata alla pittura monumentale, animata dalla presenza di una curia internazionale e di prelati amanti dei libri miniati, quali i cardinali Ottaviano Ubaldini e Raniero Capocci. Risalendo la Penisola, diversi interventi sono dedicati alla produzione di manoscritti miniati promossa da arcivescovi, vescovi e abati all’interno di circuiti cittadini di grande importanza quali furono Trento all’inizio del XIII secolo e Milano nel periodo in cui si afferma progressivamente il rapporto degli ordini religiosi con la corte viscontea. Le ricerche gettano nuova luce sulla nascita e sullo sviluppo di alcune biblioteche milanesi tra età romanica e gotica; in questo quadro, emergono anche le novità delle scelte degli ordini mendicanti rispetto a quelle operate dagli ordini di più antica istituzione. Altri contributi si concentrano sui codici miniati delle biblioteche conventuali di Firenze e di Padova. Ne risultano approfondite questioni centrali come quelle inerenti alle tipologie librarie privilegiate dagli ordini mendicanti e ai processi di formazione delle raccolte, in larga parte connessi ad acquisizioni per via di lascito o di donazione e, nel caso padovano, alla presenza di studenti transalpini presso lo Studium locale. Il volume offre uno spaccato su scala peninsulare della committenza ecclesiastica del codice miniato dall’XI al XIV secolo, un periodo cruciale per la storia delle biblioteche medievali, caratterizzato da uno straordinario rinnovamento dei centri di produzione della cultura, delle tipologie librarie, dei testi, dei linguaggi, dei sistemi di lettura e delle forme della decorazione in funzione di un rinnovato accesso al testo. I nuovi spunti di indagine offerti dai contributi qui raccolti suggeriscono con grande evidenza la necessità di continuare a studiare, secondo la più aggiornata metodologia interdisciplinare, il codice miniato, testimone cruciale della trasmissione culturale.
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l’abate desiderio committente di libri: manoscritti miniati a montecassino (1058-1087) Giulia Orofino
Nella storia delle committenze librarie medievali la Montecassino dell’abate Desiderio rappresenta un caso esemplare per quantità e qualità di testimonianze indirette e dirette1. Le tre liste della Chronica monasterii casinensis registrano tra 1058 e 1087 circa 85 volumi (codici d’apparato e di studio, Padri della Chiesa, titoli di storia, geografia e topografia, testi per la liturgia e la devozione, opere ecclesiastiche e trattati sulle arti liberali2): un numero impressionante, sopravvissuto per più della metà3, e pure parziale, poiché non esaurisce i manufatti allestiti in quel trentennio4, che ammontano, nella stima di Francis Newton, a un centinaio, in larga parte decorati e ancora conservati nell’Archivio dell’Abbazia. Di questi ultimi l’unità dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale, nell’ambito del Programma di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) cofinanziato nel 2009 e coordinato da Alessandra Perriccioli Saggese, ha approntato il catalogo, redatto secondo i criteri scientifici stabiliti per il cor-
1 Si veda, per un inquadramento generale del fenomeno, G. Orofino, Del Desiderio di avere libri: manoscritti e committenti a Montecassino, XI secolo, in Medioevo: i committenti, Atti del convegno internazionale di studi (Parma, 21-26 settembre 2010), a cura di A.C. Quintavalle, Milano, Electa, 2011, pp. 159-171. 2 Chronica Monasterii Casinensis, edidit H. Hoffmann, Hannoverae, Hahnsche Buchhandlung, 1980 (MGH, Scriptores, 34), III, 18, p. 384; III, 74, pp. 456-445; III, 63, pp. 444-446. 3 Secondo le identificazioni proposte da F. Newton, The Scriptorium and Library at Monte Cassino. 1058-1105, Cambridge, Cambridge University Press, 1999 (Cambridge Studies in Palaeography and Codicology, 7), pp. 254-260. 4 Ivi, pp. 260-267.
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giulia orofino
pus dei codici decorati dell’Archivio di Montecassino5, di cui sono stati pubblicati tra il 1994 e il 2006 quattro volumi. L’edizione digitale6 si affianca a quella, realizzata nel 2005 e anch’essa cofinanziata come PRIN, relativa al periodo altomedievale, dalla fine dell’VIII secolo all’abbaziato teobaldiano (1028-1035)7. Le sue caratteristiche grafiche e strutturali, pensate anche nell’ottica dell’implementazione nel web, sono illustrate da Emanuela Elba e Maurizio Tezzon. Il corpus è diventato un vero e proprio cantiere di ricerca, attivo grazie alla straordinaria disponibilità di don Faustino Avagliano, archivista dell’Abbazia, recentemente scomparso e alla cui memoria l’opera è dedicata, e forte della presenza di un’équipe che opera o si è formata nell’ateneo cassinate. Oltre ai relatori hanno partecipato alla stesura delle nuove schede Laura Albiero, Libera Giachino, Leda Ruggiero e Maddalena Sparagna. In ogni fase del lavoro ci si è potuto avvalere della preziosa e generosa consulenza di Marilena Maniaci, Marco Palma e Nicola Tangari. È un gruppo che ha la sua forza nelle competenze multidisciplinari. L’intervento di Roberta Casavecchia dimostra quanto proficuo e importante sia, per esempio, l’apporto dei filologi, poiché l’illustrazione e l’Initialornamentik sono legate sia alla natura del contenuto sia alla struttura interna del codice, che concorrono a determinare, facilitando la ricezione del testo. Almeno nelle migliori intenzioni il piano dell’opera prevede la redazione di altri due volumi, dedicati ai manoscritti databili dal XII al XIV secolo: l’apertura di Elisabetta Unfer Verre ai decorati cassinesi “oltre Desiderio” è di auspicio per un futuro condizionato dal sempre più difficile reperimento di mezzi e risorse. La ricchezza dei materiali ha permesso di ricostruire, su base rigorosa e sufficientemente ampia, entità e tipologie della miniatura desideriana, attraverso il censimento, condotto da Erica Orezzi, di tutti gli elementi ornamentali e illustrativi dei codici attribuibili alla casa madre tra il 1058 e il 1087. Il campione ha incluso ovviamente libri e unità codicologiche attualmente conservati in biblioteche diverse dalla cassinese e ha escluso, oltre ai frammenti che avrebbero invalidato il dato quantitativo, i manoscritti 5 G. Orofino, I codici decorati dell’Archivio di Montecassino, I, I secoli VIII-X, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1994; Ead., I codici decorati dell’Archivio di Montecassino, II, 1, I codici preteobaldiani e teobaldiani, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1996; Ead., I codici decorati dell’Archivio di Montecassino, II, 2. I codici preteobaldiani e teobaldiani, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2000; I codici decorati dell’Archivio di Montecassino, III, Tra Teobaldo e Desiderio, a cura di G. Orofino, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 2006. Sui criteri di schedatura del corpus si veda Ead., Il catalogo dei codici decorati dell’Archivio di Montecassino, in La catalogazione dei manoscritti miniati come strumento di conoscenza. Esperienze, metodologia, prospettive, Atti del convegno internazionale di studi (Viterbo, 4-5 marzo 2009), a cura di S. Maddalo, M. Torquati, Roma, Istituto storico italiano per il medioevo, 2010, pp. 93-101. 6 Miniatura a Montecassino. L’età desideriana [ebook], a cura di G. Orofino, Cassino, Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale - Dipartimento di Lettere e Filosofia, 2013. 7 Miniatura a Montecassino. Altomedioevo [CD-Rom], a cura di G. Orofino, Cassino, Università degli studi di Cassino, 2005.
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prodotti nelle dipendenze o arrivati nel monastero in età desideriana da altri luoghi, fossero doni o acquisizioni esterne. I dati raccolti allargano e approfondiscono la veduta su uno dei capitoli più densi della miniatura romanica e consentono di affrontare con strumenti nuovi nodi critici assai aggrovigliati, primo fra tutti il rapporto con la cosiddetta arte della Riforma gregoriana. Esso appare infatti confermato da iconografie inedite, come la calcatio colli compiuta su Ario, Fotino e Sabellio da papa Silvestro all’incipit del suo Constitutum, nella miscellanea di decretali del Casin. 1 (fig. 1), o da iconografie di inedita interpretazione, come l’episodio di Sansone che lega le torce alle code delle volpi per incendiare i campi dei filistei che, raffigurato in corrispondenza di Giudici 15, 4-5 nell’Ottateuco Casin. 520 (fig. 2), sembra anticipare uno dei topoi della letteratura antiereticale, specie cistercense, del XII secolo8. D’altra parte studi recenti sulle Bibbie esemplate nella Montecassino desideriana ne hanno provato la sostanziale estraneità rispetto alla tipologia “atlantica”9. L’etichetta “arte della Riforma”, da qualche tempo abusata a comprendere fenomeni diversi per cronologia, geografia, tecniche, linguaggi, funzioni, pubblici e significati, va dunque stretta alla committenza desideriana, o almeno non ne risolve integralmente motivazioni, scelte e modalità espressive. La magistrale monografia di Francis Newton, The Scriptorium and Library at Monte Cassino. 1058-1105, ha sistemato in maniera pressoché definitiva e raramente discutibile10 le testimonianze superstiti in una griglia cronologica con forchette molto circoscritte11, che confermano il parallelismo tra mecenatismo architettonico e librario dell’abate, dichiarato nell’introduzione al catalogo generale della Chronica – «non solum autem in edificiis, verum
8 Sull’associazione tra gli eretici e le volpi di Sansone nel XII secolo si veda L. Sackville, Heresy and Heretics in the Thirteenth Century: the Textual Representations, Woodbridge, York Medieval Press, 2011, pp. 156-161. I Casin. 1 e 520 sono schedati da E. Orezzi in Miniatura a Montecassino. L’età desideriana [ebook], cit., cui si rimanda per la descrizione e la bibliografia. 9 M. Maniaci, G. Orofino, Montecassino, Bibbia, Riforma, in La Reliquia del Sangue di Cristo: Mantova, l’Italia, l’Europa al tempo di Leone IX, a cura di G.M. Cantarella, A. Calzona, Verona, Scripta Edizioni, 2012, pp. 389-407. 10 L’unico punctum dolens riguarda la figura dello scriba e miniatore Grimoaldo, la cui attività nello scriptorium cassinese è stata da sempre associata al nome dell’abate Teobaldo (1022-1035) e che Newton ha invece spostato al primo periodo desideriano: per una discussione sulla questione si veda G. Orofino, La miniatura ai tempi di Teobaldo, in Ead., I codici decorati dell’Archivio di Montecassino, II, 2, I codici preteobaldiani e teobaldiani, cit., pp. 7-32: 24-28. 11 F. Newton, The Scriptorium and Library at Monte Cassino. 1058-1105, cit., pp. 211-214, dove lo studioso individua, enucleandone le caratteristiche paleografiche e codicologiche, quattro periodi: «The earliest Desiderian period: the beginnings (1058 - ca 1066, from Desiderius’accession to the demolition of the old basilica)»; «The middle Desiderian period: revolution (ca 1066-1071, from the period of the demolition of the old basilica and beginning of the new building, down to its dedication)»; «The middle Desiderian period: the canonical form (1071 - ca 1080, from the dedication of the basilica to after Desiderius’ Dialogi)»; «The later Desiderian and early Oderisian periods: consolidation (ca 1080-1090, from after the manuscript of Desiderius’ Dialogi to the dedication of the church of St. Martin)», cui aggiunge «The middle and late Oderisian period: the approach to the twelfth century (1090-1105, from the dedication of St. Martin’s church to the death of Oderisius I)».
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10. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, ms. 99, Homiliarium, scena di Dedica, p. 3.
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manoscritti miniati a montecassino (1058-1087)
11. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, ms. 99, Homiliarium, iniziale O, p. 318.
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II. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, ms. 571, Prophetae Maiores et Minores, iniziale O, p. 629.
roberta casavecchia
III. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, ms. 99, Homiliarium, iniziale P a piena pagina, p. 410. IV. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, ms. 108, Homiliarium, iniziale P a piena pagina, p. 8.
erica orezzi
V. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, ms. 571, Bibbia, iniziale V a piena pagina, p. 153. VI. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, ms. 318, miscellanea di testi di teoria musicale, Mano Guidoniana, p. 291.
gaia elisabetta unfer verre
VII.  Montecassino, Archivio dell’Abbazia, ms. 47, Libro del Capitolo, iniziale S, p. 321.
costanza rapone
XX. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Ottob. Lat. 532, Biblia sacra: miniatore di area romano-viterbese, San Girolamo intento alla scrittura, f. 7r.
eva ponzi
XXI.  Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Arch. Cap. S. Pietro, ms. B.87, Antiphonarium, Stigmate di san Francesco, Predica agli uccelli, f. 78r.
sonia chiodo
XXII. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, ms. Plut. IV sin.1, Gratianus, Decretum, Distinctiones (pars I), iniziale H con il Papa e l’Imperatore, f. 2r.
beatrice alai
XXIII.  Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, ms. Plut. III dex. 9, Vangeli:   Maestro dei Vangeli, iniziale M con San Matteo, c. 5r.
fra la badia e la corte: la committenza libraria di filippo de haya, abate di cava e familiare del re Alessandra Perriccioli Saggese
A capo dell’abbazia della SS. Trinità di Cava dal 10 settembre del 1316 fino alla morte avvenuta negli ultimi mesi del 1331, Filippo de Haya è tra i personaggi più influenti ad avere ricoperto tale carica. Ben noto agli studi di storia dell’arte soprattutto per aver commissionato a Tino di Camaino la cona marmorea per l’altare maggiore della chiesa abbaziale, Filippo è ricordato anche per aver fatto realizzare lussuosi manoscritti miniati. Secondo Paul Guillaume, la designazione di Filippo alla guida della badia di Cava fu favorita fortemente dal fratello maggiore Giovanni, ciambellano di corte, consigliere reale e reggente del tribunale della Vicaria1. I benedettini cavensi, infatti, alla morte dell’abate Roberto, avvenuta a Marsiglia nel 1311, mentre si recava al Concilio di Vienne, avevano eletto all’unanimità Bernardo, monaco del monastero spagnolo di Montserrat. Per motivi non chiari, questa elezione fu annullata dopo cinque anni da papa Giovanni XXII. Il pontefice preferì insediare a Cava Filippo, abate del monastero di San Giovanni in Venere nella diocesi di Lanciano2, il quale in precedenza, nel 1313, aveva ricoperto la carica di abate del monastero di san Pietro de Capriola nella diocesi di Sorrento, non lontano da Cava3. 1 P. Guillaume, Essay historique sur l’Abbay de Cava dei Tirreni, Cava de’ Tirreni, Abbaye des RR. Péres Bénédictins, 1877, pp. 189-190. 2 Annales Cavenses, a cura di F. Delle Donne, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medioevo, 2011 (Fonti per la Storia dell’Italia Medievale, Rerum Italicarum Scriptores, 9), p. 72 e nota 324. 3 G. De Nicola, San Giovanni in Venere. Storia cronologia letteratura arte e bibliografia della celebre abbazia benedettina in Abruzzo, «Rivista abruzzese», XLIX, 1-2, 1996, p. 87. L’abbazia di San Pietro de Capriola, identificabile con l’abbazia di San Pietro di Crapolla, nel territorio dell’attuale Massa Lubrense, si affacciava sul golfo di Salerno e non era, quindi, lontana da Cava. Vale la pena di ricordare, visto l’interesse che Filippo nutrì per i libri, che
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La carriera dei due fratelli, figli di un Filippo imparentato con i conti di Celano, progredì molto rapidamente. Filippo, che era entrato nell’ordine benedettino, nel 1317 fu nominato familiare e consigliere “a latere” del re; Giovanni, invece, che già aveva ricoperto la carica di Giustiziere nelle province di Terra d’Otranto e Bari durante il regno di Carlo II, fu nominato da Roberto reggente della Gran corte della Vicaria almeno dal 13134 e svolse delicate missioni presso la curia pontificia ad Avignone, dove si recò una prima volta nell’agosto del 1314, e dove era presente il 20 luglio del 1316, solo qualche mese prima del trasferimento del fratello a Cava. Ritornò, infine, ad Avignone nel 1319, insieme con il folto seguito che accompagnava il viaggio di Roberto e Sancia in visita al pontefice5. Giovanni, in seguito, ebbe da Carlo di Calabria l’incarico di sovrintendere ai lavori della costruzione della certosa di san Martino e del castello di Belforte affidati nel 1325 a Tino di Camaino6. Questa frequentazione è probabilmente all’origine del coinvolgimento dello scultore nei lavori dell’abbazia cavense, retta in quegli anni da Filippo. Il sovrano, dal canto suo, alla morte del fedele funzionario, avvenuta il 18 febbraio del 1337, volle che i funerali fossero celebrati con grande solennità nella chiesa di San Pietro a Castello ed egli stesso vi si recò a cavallo con il suo seguito7. Intorno al 1330, Filippo de Haya commissionò la cona già ricordata a Tino di Camaino che avrebbe in seguito realizzato per lui anche il mo-
qui il monaco Augustius, di probabile origine greca, nel 1307 trascriveva il ms. M 87 sup. della Biblioteca Ambrosiana, contenente opere di Dionigi l’Aeropagita. Cfr. A. Turyn, Studies in the manuscript tradition of the tragedies of Sophocles, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1970, p. 112. 4 Su Giovanni, cfr. M. Camera, Annali delle Due Sicilie: dall’origine e dalla fondazione della monarchia fino a tutto il regno dell’augusto sovrano Carlo III Borbone, Napoli, Stamperia e cartiere del Fibreno, 1841-1860, II, pp. 317-318, 357, 420-421. 5 Robert d’Anjou, roi de Jérusalem et Sicilie, La vision bienheureuse. Traité envoié au Pape Jean XXII, édité avec une introduction et des notes par M. Dyckmans, Rome, Presses des Université Gregoriénne, 1970, pp. 50*-54*. 6 Cfr. M. Camera, Annali delle Due Sicilie, cit., p. 357. 7 Ivi, p. 421; Robert d’Anjou, roi de Jérusalem et Sicilie, cit., p. 54*. Giovanni fu sepolto nella chiesa di Sant’Angelo in crypta, priorato dell’abbazia cavense, che sorgeva alle falde del monte Albino. Nel 1945 Raffaele Guariglia segnalava, sulla parete destra della chiesa, una lastra tombale raffigurante il milite Giovanni de Haya, ciambellano di re Roberto. Cfr. R. Guariglia, Sant’Angelo in Grotta, «Rassegna storica salernitana», VI, 3-4, luglio-dicembre 1945, pp. 235-240; A. Braca, G. Villani, C. Zarra, Architettura ed opere d’arte della Valle del Sarno, Nocera inferiore, Patto territoriale del Sarno, 2005, p. 38. Secondo Mark Dyckmans, Giovanni dovette condividere anche gli interessi teologici del sovrano in quanto avrebbe fatto trascrivere una copia del trattato sulla visione beatifica nel quale Roberto contestava con fermezza le posizioni di Giovanni XXII sul raggiungimento della perfetta beatitudine. Nel manoscritto, ora rilegato nel codice 150 della Biblioteca Angelica di Roma, si legge: «hec est tabula super sermones domini nostri regis Roberti Jerusalem et Sicilie in libro domini reverendi Johannis de Ayala». Cfr. Robert d’Anjou, roi de Jérusalem et Sicilie, cit., p. 51*. Jean Paul Boyer non condivide l’identificazione del proprietario con Giovanni de Haya, in quanto l’attributo Reverendi potrebbe riferirsi ad un chierico. Cfr. J.P. Boyer, Ecce rex tuus. Le roi et le royaume dans les sermons de Robert de Naples1, «Revue Mabillon. Revue internationale d’histoire et de littérature religieuse», n.s., VI, 1995, pp. 101-136: 4 nota 23.
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numento funebre 8. Com’è stato opportunamente sottolineato, le sculture cavensi «...rappresentano lo sforzo maggiore compiuto da Tino per adeguare il suo linguaggio plastico su scala monumentale alle modalità formali della pittura giottesca»9, e ne restituiscono l’«organizzazione spaziale respirante» e la «pausata imponenza delle figure» e persino l’iconografia nel frammento della scena della Crocifissione acquisita di recente dal Louvre. Qui, infatti, nel brano con lo svenimento della Vergine, è riproposto con particolare fedeltà la postura di Maria nella tavola del Louvre che recentemente è stata riferita a Giotto e al suo atelier napoletano10. In questo modo, dunque, giungevano a Cava non solo il magistero del grande scultore, ma anche le ricadute artistiche dell’attività del pittore allora più famoso, grazie al repentino aggiornamento sugli orientamenti di gusto della corte da parte del de Haya. Va sottolineato, inoltre, che, insieme con il vescovo Orso Minutolo e con il Gran Connestabile del regno Enrico Sanseverino, egli fu fra i pochi committenti di Tino non appartenenti alla famiglia reale. Nell’ambito della committenza libraria, l’abate non fu da meno ed operò scelte ad altissimo livello qualitativo, forse anticipando anche gli orientamenti dello stesso sovrano, come risulta dalla complessa decorazione dei due volumi dello Speculum historiale di Vincenzo de Beauvais (Cava de’ Tirreni, Biblioteca Statale del Monumento Nazionale della Badia di Cava, mss. 25, 26) e del Rationale divinorum Officiorum di Guilelmus Durandi di Londra (Londra, British Library, ms. Add. 31032)11, paragonabili per il lusso alla Bibbia angioina di Lovanio (Lovanio, Biblioteca della Facoltà Cattolica, fonds Grooteseminarie Mechelen, ms. 4), commissionata intorno al 1340 da Roberto12 o al codice degli Statuti dell’Ordine del Nodo (Parigi, Bibliothèque nationale de France, ms. fr. 4274), commissionato da Ludovico di Taranto nel 135313. Nei codici appartenuti al de Haya, compiuta8 F. Aceto, Una proposta per Tino di Camaino a Cava dei Tirreni, in Medien der Macht: Kunst zur Zeit des Anjous in Italien, Atti del convegno (Frankfurt am Main, 21-23 novembre 1997), a cura di T. Michalsky, Berlin, Reimer, 2001, pp. 275-294, 288-290, con bibliografia precedente; Giotto e compagni, catalogo della mostra (Paris, musée du Louvre, 18 avril 15 juliet 2013), sous la direction de Dominique Thiébaut, Paris, Louvre Éditions, 2013, pp. 174-175 (P. Vitolo). 9 F. Aceto, Una proposta per Tino di Camaino, cit., p. 290. 10 Giotto e compagni, cit., pp. 178-183 (D. Thiebaut). 11 Il codice fu acquistato nel 1879 a Parigi, alla vendita della collezione di Ambroise Firmin - Didot. Nulla si conosce delle vicende precedenti. Il primo a collegarlo ai codici di Cava fu E. von Fürstenau, Pittura e miniatura a Napoli nel secolo XIV, «L’Arte», VIII, 1905, pp. 1-17: 17 nota 1. 12 The Anjou Bible. Naples 1340, a Royal Manuscript revealed, corpus of illuminated manuscripts, XVIII, eds Lieve Watteeuw, J. Van der Stock, Leuven, Peeters, 2010. 13 A. Perriccioli Saggese, Gli Statuti dell’Ordine dello Spirito Santo o del Nodo. Immagine e ideologia del potere regio a Napoli alla metà del Trecento, in Medioevo. Immagine e ideologia, Atti del IV convegno internazionale di studi (Parma, 23-27 settembre 2002) a cura di A.C. Quintavalle, Milano, Electa, 2005, pp. 519-524 con altra bibliografia. Sull’autore delle miniature di questo codice e di quello alla nota precedente, cfr. A. Perriccioli Saggese, Cristophoro Orimina. An illuminator at the Angevin Court of Naples, The Anjou Bible. Naples 1340, a Royal Manuscript revealed, cit., pp. 113- 125 con altra bibliografia.
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mente studiati da Mario Rotili nel 197614, è stata a giusta ragione messa in luce la peculiare sinergia fra la cultura figurativa francese e quella di ascendenza romana, ricollegabile alla documentata presenza di Pietro Cavallini a Napoli nel 1308 e degli altri pittori, anche di cultura romana, che operarono dopo di lui nella capitale angioina15. La confezione del codice è stata considerata opera di uno scrittorio attivo nella stessa abbazia, sulla base dell’incipit del primo volume dello Speculum, nel quale si ricorda che esso fu voluto da frate Filippo de Haya, abate del monastero cavense, nell’anno 132016. Questa conclusione va rimessa ora in discussione sulla base di nuove riflessioni rese possibili dalle acquisizioni degli ultimi anni sulla miniatura napoletana. La decorazione dei manoscritti de Haya nella miniatura napoletana del secondo e del terzo decennio del Trecento Diversi elementi, non solo stilistici, collegano in maniera stringente i tre manoscritti commissionati dall’abate ad altri codici prodotti a Napoli, negli stessi anni, in un atelier internazionale formato da artisti di origine piccarda e da artisti di formazione romana, che aveva come committenti lo stesso sovrano e il principe ereditario. Per quest’ultimo e per sua moglie Maria di Valois fu infatti miniato il manoscritto con Les faits des romains (Parigi, BnF, ms. fr. 295)17, per il sovrano invece fu realizzato il codice con i Moralia in Job di san Gregorio completato da un indice analitico e destinato forse al pontefice (Grenoble, Bibliothèque municipale, ms. 53)18. Nello stesso atelier, probabilmente guidato da Jean d’Ypres, il cui nome ritorna nei documenti angioini dal 1313 al 133519, furono decorati il Breviario francescano della Biblioteca Nazionale di Napoli (ms. I.B.24)20 e il Nuovo testamento in latino e in francese della Biblioteca Marciana di Venezia (ms. Lat. Z.10)21. 14 M. Rotili, La miniatura nella Badia di Cava. Lo scrittorio. I corali miniati per l’abbazia, Cava de’ Tirreni, Di Mauro Editore, 1976, pp. 63, 118-119 con bibliografia precedente. 15 P. Leone De Castris, Pietro Cavallini. Napoli prima di Giotto, Napoli, Artem, 2013. 16 «Incipit speculum ystoriale compositum per fratrem Vincentium de ordine fratrum praedicatorum. Quod inscribi fecit frater Philippus de Haya Abbas monasterii cavensis. Sub anno domini Millesimo tricentesimo vicesimo, quarte indicionis. Primi libri. Capitulum primum de causa suscepti opus et cuius materia». 17 F. Avril, Trois manuscrits napolitains des Collections de Charles V et de Jean de Berry, «Bibliothèque de l’Ecole des Chartes», CXXVII, 1969, pp. 291-328: 292-300; A. Perriccioli Saggese, I romanzi cavallereschi miniati a Napoli, Napoli, Società Editrice Napoletana, 1979, pp. 50-54, 104; F. Avril, Un atelier ‘picard’ à la Cour des Angevin de Naples, in ‘Nobile claret opus’. Festgabe für Frau Prof. Dr. Ellen Judith Beer zum 60. Geburstag, «Zeitschrift für Schweizerische Archäologie und Kunstgeschichte», 43, 1986, pp. 76-85: 79. 18 F. Avril, Un atelier ‘picard’ à la Cour des Angevin de Naples, cit. 19 A. Perriccioli Saggese, Cristophoro Orimina. An illuminator at the Angevin Court of Naples, cit., p. 114. 20 L’arte di Francesco. Capolavori d’arte e terre d’Asia dal XIII al XV secolo, catalogo della mostra (Firenze, 31 marzo - 11 ottobre 2015), a cura di A. Tartuferi e F. D’Arelli, Firenze, Giunti, 2015, pp. 390-391 (A. Improta), con bibliografia precedente. 21 F. Avril, Un atelier ‘picard’ à la Cour des Angevin de Naples, cit., pp. 81-83; A. Improta, Per la miniatura a Napoli al tempo di Boccaccio: il ms. Lat. Z 10 della Biblioteca Marciana,
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Le eleganti iniziali di penna in inchiostro rosso e blu che decorano i due volumi dello Speculum (fig. 4) sono probabilmente della stessa mano che eseguì la decorazione filigranata del Breviario francescano sopra ricordato (fig. 5), le cui illustrazioni sono opera del miniatore piccardo e di due artisti cavalliniani, uno di qualità piuttosto modesta ed un secondo che, invece, esprime in piena autonomia la sua formazione di ascendenza romana nelle figure di taglio monumentale, contraddistinte da pennellate uniformi e compatte nei panneggi22. A ben vedere, echi insistenti di quest’ultimo miniatore si avvertono nella tabella con le Storie della Creazione a f. 1r del primo volume cavense (tav. XIV, fig. 1), che Mario Rotili attribuiva a un artista vicino a Filippo Rusuti23. Si confrontino ad esempio i panneggi degli apostoli nella scena della Pentecoste a f. 208v del Breviario (fig. 2) con il panneggio di Cristo nella mandorla nelle Storie della Creazione; e si comparino ancora in quest’ultima i volti degli angeli resi con piccoli tocchi di colore e i capelli formati da una macchia compatta con i volti delle figure nell’Ascensione a f. 202v del Breviario (fig. 3). Le miniature del Rationale divinorum officiorum sono state messe in relazione anche con le raffinate illustrazioni dell’Andalò di Negro della Biblioteca nazionale di Parigi (ms. Lat. 7272)24 e l’accostamento va senza dubbio accolto e forse va spinto fino a supporre che la decorazione dei due codici sia opera di un unico miniatore, lo stesso che dipinge, fra gli altri, i fogli 1r, e 7r (fig. 8). Se si mettono a confronto il foglio 1r del codice di Londra (fig. 6) e il f. 155r con il Mercurio nello studio del codice di Parigi (fig. 7), risaltano l’analoga resa dei panneggi ad ampie pieghe ridondanti, la sovrapponibilità delle architetture e dei troni lignei dai profili sottolineati da archetti ciechi, le somiglianze dei volti vivaci, dai lineamenti aguzzi e dalle fisionomie argute. I fondi quadrillés dei due manoscritti, inoltre, sembrano usciti dal medesimo model book, mentre assolutamente identica è la granitura delle lamine dei fondi dorati. Ancora va sottolineata la vicinanza dei tre codici de Haya con la decorazione del Nuovo testamento in latino e in francese già ricordato sopra25. Il numero dei miniatori attivi nei codici commissionati da de Haya e, al contempo, la loro presenza anche in codici prodotti nei medesimi anni e non destinati alla biblioteca monastica, porterebbe a in Boccaccio angioino. Materiali per la storia culturale di Napoli nel Trecento, a cura di G. Alfano, T. D’Urso, A. Perriccioli Saggese, Bruxelles, Peter Lang, 2012, pp. 317-328. A quest’ultimo saggio si rinvia per la bibliografia completa ed aggiornata. 22 L’arte di Francesco. Capolavori d’arte e terre d’Asia dal XIII al XV secolo, cit. 23 M. Rotili, La miniatura nella Badia di Cava, cit., pp. 63, 118-119. 24 Dix siècles d’enluminure italienne (VI-XVI siècles), catalogo della mostra (Paris, Bibliothèque Nationale, 8 mars - 30 mai 1984), a cura di F. Avril, Y. Zaluska, M.Th. Gousset, Paris, Bibliothèque nationale, 1984, p. 74, n. 64 (F. Avril); M. Besseyre, L’illustration napolitaine des traités astronomiques d’Andalò di Negro (Paris, BnF, ms. Lat. 7272), in Manoscritti scientifici miniati fra tradizione classica e modelli arabi, a cura di T. D’Urso e A. Perriccioli Saggese, Battipaglia (SA), Laveglia-Carlone, 2013, pp. 53-62. 25 F. Avril, Un atelier ‘picard’ à la Cour des Angevin de Naples, cit., p. 82; A. Improta, Per la miniature a Napoli al tempo di Boccaccio, cit.; per la ricostruzione aggiornata dell’attività dell’atelier francese, cfr. L’arte di Francesco. Capolavori d’arte e terre d’Asia dal XIII al XV secolo, cit.
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2. Napoli, Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III, ms. I.B.24, Breviario, f. 208v, part., Pentecoste. 3. Napoli, Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III, ms. I.B.24, Breviario, f. 202v, part., Ascensione.
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4. Cava de’ Tirreni, Biblioteca Statale del Monumento Nazionale Badia di Cava, ms. 26, Vincentius Bellovacensis, Speculum historiale, f. 85v, part., Iniziale di penna. 5. Napoli, Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III, ms. I.B.24, Breviario, f. 383v, part., Iniziale di penna.
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6. London, British Library, ms. Add. 31032, Guillelmus Durandus, Rationale Divinorum Officiorum, f. 1r, part., Scene allusive agli otto capitoli che compongono l’opera. 7. Paris, Bibliothèque nationale de France, ms. Lat. 7272, Andalo di Negro, Liber astrologiae, f. 155v, Mercurio.
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8. London, British Library, ms. Add. 31032, Guillelmus Durandus, Rationale Divinorum Officiorum, f. 7r, part., Iniziale con la decorazione della chiesa.
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Teresa D’Urso insegna Storia dell’arte medievale e Storia della miniatura presso la Seconda Università degli studi di Napoli. Le sue ricerche hanno riguardato in particolare l’illustrazione libraria della Penisola tra Medioevo e Rinascimento. Ha consacrato una monografia alla figura del miniatore Giovanni Todeschino e alla diffusione della miniatura “all’antica” tra Italia e Francia, e pubblicato diversi contributi inerenti alla storia della committenza libraria, delle biblioteche medievali e rinascimentali tra i secoli XII e XVI e del collezionismo di manoscritti miniati tra Inghilterra e Francia nell’Ottocento. Alessandra Perriccioli Saggese insegna Storia dell’arte medievale e Storia della miniatura presso la Seconda Università di Napoli, ed è presidente della Società Internazionale di Storia della miniatura. Autrice di numerosi studi sui manoscritti miniati dal Medioevo al Rinascimento nel Mezzogiorno d’Italia, si è occupata in particolare di miniatura napoletana di età angioina. Fa parte del comitato scientifico della «Rivista di Storia della Miniatura». Per Il Poligrafo ha curato, insieme a Giordana Mariani Canova, Il codice miniato in Europa. Libri per la chiesa, per la città, per la corte (2014). Giuseppa Z. Zanichelli insegna Storia dell’arte medievale e Storia della miniatura presso l’Università degli studi di Salerno. Le sue ricerche si sono focalizzate sulla produzione italiana di manoscritti miniati fra XI e XII secolo, con particolare attenzione al problema della struttura e del sistema produttivo degli scriptoria monastici. Un’altra area di ricerca è costituita dalla committenza libraria femminile e dall’uso simbolico del libro nel processo di legittimazione individuale e di promozione familiare delle classi aristocratiche e dei nuovi ceti dirigenti cittadini. Fa parte del comitato scientifico della «Rivista di Storia della Miniatura».
IL LIBRO MINIATO E IL SUO COMMITTENTE Per la ricostruzione delle biblioteche ecclesiastiche del Medioevo italiano (secoli XI-XIV) a cura di Teresa D’Urso, Alessandra Perriccioli Saggese, Giuseppa Z. Zanichelli
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in copertina Vincentius Bellovacensis, Speculum historiale, f. 1r, part. Cava de’ Tirreni, Biblioteca Statale del Monumento Nazionale Badia di Cava, ms. 25
ILPOLIGRAFO
Nella storia della committenza libraria di età medievale il ruolo degli ordini religiosi e dei grandi ecclesiastici rappresenta uno dei temi più rilevanti, come da tempo hanno messo in evidenza le ricerche volte a ricostruire consistenza e composizione delle raccolte di manoscritti di importanti monasteri e comunità secolari e conventuali. Tra i secoli XI e XIV la penisola italiana è un grande laboratorio di produzione di manoscritti miniati: abbazie come quelle di Montecassino e Cava de’ Tirreni, ma anche città come Milano, Padova, Trento e Firenze, insieme con la Roma dei papi rappresentano alcune delle maggiori sedi di scriptoria e biblioteche ecclesiastiche. Stili e tecniche, rapporto testo-illustrazione, processi di ampliamento delle biblioteche, meccanismi di autolegittimazione messi in atto dai committenti sono alcuni dei temi intorno a cui si snoda l’indagine qui condotta. Un viaggio nell’arte della miniatura in tutte le sue declinazioni, un percorso tra gli scriptoria monastici e capitolari e le botteghe miniatorie, che si sofferma in particolare sulle scelte artistiche e iconografiche, sulle modalità di produzione e sui contesti di destinazione dei manoscritti, puntando a far emergere il ruolo cruciale ricoperto dagli ordini religiosi e dai grandi ecclesiastici nella storia della committenza libraria di età medievale.