COMPORRE ARCHITETTURA COSTRUIRE LA CITTÀ
Università Iuav di Venezia | Dottorato di ricerca in Composizione architettonica
Andrea Iorio
Nel 1932, con un pamphlet intitolato Ljubljanski grad. Slovenska akropola, Jože Plecˇnik pubblica la sua proposta per un radicale restauro del castello di Lubiana. Acquisito dalla municipalità nel 1905, il complesso era da tempo usato come prigione e in più occasioni il governo austriaco aveva valutato la possibilità di demolirlo per rivenderne i materiali di recupero. Nonostante la posizione privilegiata, sempre visibile a chi attraversava la città di Lubiana, con il passare dei secoli tra monumento e contesto urbano si era aperta una distanza apparentemente incolmabile, simbolica prima che fisica. Nel corso di una lunga e fortunata carriera Jože Plecˇnik si trovò più volte a riflettere sul destino del castello e sui modi per riattivarne i legami con la città: una molteplicità di esperienze che, seppur mai videro esito concreto, costituiscono un riferimento preciso nella mente dell’architetto e permettono di misurare l’ampiezza dei ragionamenti condotti. A partire dallo studio di questa serie di lavori, il volume ricostruisce il procedimento progettuale seguito dal maestro sloveno, la cui opera ha profondamente segnato il destino della città di Lubiana. Complessità e compresenza sono temi che ricorrono con ritmo serrato: le distinzioni tradizionali e le razionali tassonomie vengono meno, mentre si stabiliscono relazioni “diagonali” attraverso scale, funzioni, linguaggi. La natura paradossale e iperbolica dei progetti emerge di frequente con estrema evidenza. In cosa consista il concetto di identità urbana, quale sia la sua natura, attraverso quali operazioni e con quali strumenti essa venga perseguita: progetti puntuali e disegni di piano, elaborati autonomamente e in occasioni diverse, se ricomposti nel loro variegato insieme permettono di ricostruire una fitta trama di relazioni, capace di riattivare sopite memorie e riscoprire i legami tra il materiale e l’immaginario.
La collana “Quaderni di Composizione architettonica” raccoglie ricerche incentrate sui procedimenti compositivi del progetto di Architettura intesi come dispositivi e tecniche specifiche di conoscenza delle relazioni tra figura, costruzione e contesto nella storia dell’architettura e della città. L’indagine approfondita sull’esperienza compositiva di alcune importanti figure e opere dell’architettura intende dimostrare il percorso di formazione dell’opera per individuare categorie operative praticabili al presente. Gli scritti di questa collana, accompagnati dalle rielaborazioni tematiche del Dottorato, ribadiscono l’importanza dello studio della composizione come forma di conoscenza dell’architettura, della città, del paesaggio.
Andrea Iorio
COMPORRE ARCHITETTURA COSTRUIRE LA CITTÀ Jože Plecˇnik al castello di Lubiana
Andrea Iorio, architetto, ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica presso l’Università Iuav di Venezia, dove svolge attività di ricerca e didattica. Ha tenuto lezioni in diverse scuole di architettura e partecipato a convegni e seminari nazionali e internazionali. Sue ricerche sono state pubblicate in merito al rapporto tra opera di architettura e costruzione nella Svizzera contemporanea. Recentemente, in seguito a ricerche svolte in ambito accademico, ha pubblicato suoi lavori sul tema della memoria nei paesaggi bellici della Grande Guerra. All’attività accademica affianca l’attività professionale.
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ISBN 978-88-7115-861-7
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Quaderni di Composizione architettonica collana del Dottorato di ricerca in Composizione architettonica 1
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Università Iuav di Venezia Scuola di Dottorato Architettura, Città e Design Curriculum Composizione architettonica
Andrea Iorio
Comporre architettura costruire la città Jože Plecˇnikal castello di Lubiana
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Università Iuav di Venezia Scuola di Dottorato Architettura, Città e Design Curriculum Composizione architettonica coordinatore Carlo Magnani comitato scientifico e consiglio di curriculum Benno Albrecht, Armando Dal Fabbro Agostino De Rosa, Antonella Gallo Pierluigi Grandinetti, Carlo Magnani Eleonora Mantese, Giovanni Marras Mauro Marzo, Maurizio Meriggi Luca Monica, Patrizia Montini Zimolo Raffaella Neri, Gundula Rakowitz esperti: Carlo Martí Arís, Gianni Fabbri Giorgio Grassi, Luca Ortelli, Antonio Monestiroli Luciano Semerani, Guido Zuliani tutor: Riccarda Cantarelli, Cristiana Eusepi Andrea Iorio, Luigi Pavan, Carlotta Torricelli coordinamento editoriale Eleonora Mantese
in copertina
ringraziamenti
referenze iconografiche
Molte sono le persone che hanno contribuito a questo lavoro, a volte con consigli e interventi consapevoli, altre volte in modo indiretto attraverso i loro insegnamenti e i loro esempi. Un sentito ringraziamento va a Luciano Semerani e Antonella Gallo, relatore e controrelatore della tesi di dottorato da cui questo lavoro è tratto, che hanno saputo coniugare l’appassionata competenza in materia con una vivace disponibilità al dialogo. I loro numerosi inviti a “entrare dentro le opere” hanno avuto un ruolo determinante. Il Dottorato di ricerca in Composizione architettonica e la Scuola di Dottorato dell’Università Iuav di Venezia sono stati un ambiente stimolante in cui costruire la ricerca. Un ringraziamento particolare va a Carlo Magnani ed Eleonora Mantese, che hanno seguito con paziente determinazione il concretizzarsi di questo lavoro. Importante è stato l’aiuto di Ana Porok, curatrice della Plecˇnikova Zbirka di Lubiana, che con gentile disponibilità ha accolto le numerose e lunghe visite in archivio. Un affettuoso ringraziamento va ad Alberto Ferlenga, per le parole e le idee. A Carlo Palazzolo, Maddalena Basso e Arturo Imperato per le discussioni sull’architettura. Il sostegno della mia famiglia è stato fondamentale in questi anni di studio. Per molte ragioni, infine, questo lavoro non sarebbe potuto essere senza la vicinanza di Elisa Petriccioli.
I disegni e i modelli contenuti in questo volume sono stati elaborati per la tesi di dottorato in Composizione architettonica, Andrea Iorio, Comporre architettura costruire la città. Jože Plecˇnik al castello di Lubiana, Università Iuav di Venezia, Scuola di Dottorato, XXIV ciclo, relatore Luciano Semerani, controrelatore Antonella Gallo, tutor Mauro Marzo. Si ringraziano le istituzioni che hanno concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini. Ogni didascalia riporta tra parentesi il riferimento alla relativa referenza iconografica. Ove non specificato, le immagini sono da intendersi dell’autore. PZ: Plecˇnikova Zbirka / Plecˇnik Collection,
Muzej in Galerije Mesta Ljubljane / Museum & Galleries of Ljubljana PZ-PP: Plecˇnikove Publikacije, fondo delle pubblicazioni di Plecˇnik conservato presso la Plecˇnikova Zbirka NUK: Narodna in univerzitetna knjižnica, Ljubljana/
National and University Library, Ljubljana Koteˇra: J. Koteˇra, Jože Plecˇnik, «Volné Smeˇry», VI, 5, 1902, p. 91, schizzo di Jože Plecˇnik Semper: G. Semper, Der Stil, Frankfurt am Main 1860, p. 186 Stelé: F. Stelé, Ljubljana iz aeroplana, «Kronika slovenskih mest», I, 1, 1934, pp. 33-37, foto di Ivan Nocˇ Stopar: I. Stopar, Sprehodi po stari Ljubljani, Ljubljana 1992, pp. 18 (Wiser) e 21 (Clobociarich) Valvasor: J.W. von Valvasor, Die Ehre deß Hertzogthums Crain, Nürnberg-Laybach 1689, p. 664, part.
Ricostruzione del progetto di Jože Plecˇnik per una risalita monumentale al castello, 1947 (disegno dell’autore) traduzioni in inglese Tommaso Giordani progetto grafico Il Poligrafo casa editrice Laura Rigon copyright © giugno 2014 Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan, 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it www.poligrafo.it ISBN 978-88-7115-861-7
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Indice
7 Jože Plecˇnik e l’arte di ricomporre i distacchi
Alberto Ferlenga
Comporre architettura costruire la città Jože Plecˇnik al castello di Lubiana
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Il materiale e l’immaginario
14
Ljubljanski grad. Slovenska akropola Il castello di Lubiana come museo nazionale sloveno
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Dalla città al castello e ritorno I progetti per le risalite
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Complessità e contraddizioni dell’identità urbana
Apparati
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67 Cronologia
68 Bibliografia
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Nota biografica
English Text
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Jože Plecˇnik e l’arte di ricomporre i distacchi Alberto Ferlenga
Il castello di Lubiana domina la città in una vista dei primi del Novecento. The Lubiana castle dominates the city in an early 20th century view.
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Come pochi altri architetti del suo tempo Jože Plecˇnik è stato un maestro nell’arte del ricomporre. Al punto che potremmo definire il suo lavoro come una costante lotta nei confronti di quell’isolamento che in un edificio può essere provocato dal tempo, da determinate funzioni o dalla sua stessa forma. Se nei confronti delle costruzioni ex-novo ciò ha voluto dire attribuire loro, sin dalla nascita, un particolare valore urbano o la capacità di influire sullo spazio circostante, per quanto riguarda gli edifici esistenti la stessa finalità è stata resa più complessa da quella tendenza al ritrarsi che, come avviene per gli uomini, anche le architetture, in vecchiaia, conoscono. Plecˇnik si è spesso occupato di edifici storici, da quelli più importanti e visibili, alle semplici tracce che trattengono, però, significati antichi. In questi casi il fenomeno della separatezza diventa ancora più complesso, specie quando viene meno la carica funzionale o simbolica che li ha generati, oppure la stessa sostanza materiale e il sentimento comune di una popolazione non bastano più a farne riconoscere il ruolo. Tra i luoghi che ha frequentato, Plecˇnik ha sviluppato – soprattutto a Praga, negli interventi al castello – la sua capacità di restituire alla città ciò che le era stato sottratto. Ma negli stessi anni, a Lubiana, viene da lui svolta un’azione analoga nei confronti del fiume, deturpato da sponde cementizie fino a renderlo estraneo a quella comunità che, grazie ad esso, lì si era insediata. In entrambi i casi, l’intervento di Plecˇnik è consistito nel riallacciare pazientemente i fili di trame lacerate, con tocchi leggeri, attraversando barriere, garantendo accessi, liberando sguardi, consapevole dello stretto legame che unisce luoghi, storia e identità. Come giustamente rileva Andrea Iorio all’inizio del testo che segue, l’arte del comporre, per l’architetto sloveno, è un tutt’uno con quella di costruire spazi urbani o paesaggi. Le due attitudini erano andate lentamente separandosi nella cultura architettonica ottocentesca sino a produrre mestieri e strumenti separati che nelle figure di Gottfried Semper e Camillo Sitte avevano i loro riferimenti principali. Anche nei confronti di questa separazione teorica si può dire che Plecˇnik sviluppi la sua attitudine ri-compositiva rimescolando nel suo lavoro ciò che la cultura del suo tempo aveva iniziato a dividere. Implicitamente la sua opera dimostra come la città richieda, a chi se ne occupa, una cultura specifica e complessa, ma soprattutto la conoscenza approfondita delle sue componenti e dei movimenti che la attraversano. Per lui, che percorreva ogni giorno a piedi le strade di Lubiana studiando ogni minima presenza, materiale e immateriale, studio e progetto sono aspetti di una stessa attività. Ciò è vero a tal punto che l’insieme dei progetti per la città costituisce, ancor oggi, uno straordinario racconto sulla sua storia. Andrea Iorio, analizzando e riportando alla luce le molte proposte dedicate da Plecˇnik al castello, dimostra che lo sguardo che l’architetto dedica al monumento rompe ogni consuetudine disciplinare e rifugge ogni atteggiamento di falso rispetto. I progetti si susseguono come le fasi di un assedio, studiano relazioni visive e andamento del terreno per insinuare risalite, aprire varchi, stabilire legami, cercare le occasioni per infrangere una separatezza rafforzatasi nel tempo sino a trasformarsi in estraneità. L’attività progettuale si sviluppa su due versanti: quello del castello, con scarso esito concreto, e quello della città. È in città che si sviluppa l’attività più evidente. Qui, i
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ponti, le logge del mercato lungo il fiume o la vetrata della biblioteca diventano altrettante piazzole di tiro da cui partono gittate visive che nel castello hanno il loro obiettivo costante. L’edificio in sé, almeno progettualmente, è oggetto di un’opera di smontaggio le cui versioni spaziano dal semplice completamento alla ricostruzione pressoché totale. A differenza che a Praga, dove valore simbolico e valore architettonico si affiancano di continuo, nella “provinciale” Lubiana i monumenti hanno la dimensione e la qualità formale di edifici comuni. Plecˇnik, conscio di questa ordinarietà, attribuisce a se stesso il compito di produrre eccezioni e sorprese. Questo spiega il voluto protagonismo delle risalite urbane immaginate, lungo la collina, come torri o cascate di pietra, o la trasfigurazione dei ponti in piazze; forzature che, non a caso, non sono presenti a Praga. A Lubiana, gli interventi si prefiggono il compito non tanto di rivelare identità offuscate, bensì di costruirne di nuove. Attraverso l’opera dell’architetto, una cittadina simile a tante altre esistenti in questa parte di Europa si trasforma in una piccola capitale e il castello, che pure non è stato coinvolto negli interventi, diventa il fuoco di una costruzione prospettica, le cui linee di fuga generano interventi più lungo il loro tracciato che agli estremi. Occuparsi del castello, che era stato sino ad ora uno degli aspetti meno noti dell’intervento di Plecˇnik a Lubiana, ha dunque una triplice importanza: far conoscere progetti sconosciuti, dar luogo a un saggio analitico su di un aspetto, quello compositivo, che, per quanto riguarda Plecˇnik, è stato poco considerato e, infine, mettere in evidenza quello che è stato il punto di riferimento centrale (dal punto di vista geometrico e del significato) di un intervento urbano tra i più importanti del Novecento architettonico. Andrea Iorio, con la sua ricerca, smuove anche le acque sul tema dell’opera complessiva dell’architetto sloveno, che è stata a più riprese a rischio di stravolgimento, sia che la si sia considerata come anticipatrice di moderni eclettismi o di post-modernismi, sia che la si sia osservata esclusivamente dal punto di vista del valore urbano. La storia dell’architettura, se letta dagli architetti, non può rimanere uguale a se stessa; il punto di vista sulle vicende cambia con il cambiare delle necessità di chi le legge. Oggi, dopo l’oblio, dopo il ritorno alla luce, dopo l’arruolamento in schieramenti contrapposti, la figura di Jože Plecˇnik può finalmente tornare ad essere studiata senza l’ansia di dover affermare un’importanza che non può più essere messa in discussione. I documenti diventano, finalmente, più importanti delle dichiarazioni; lo studio sistematico, il ridisegno, l’inserimento, la ricostruzione permettono di sostanziare un’opera che, ad ogni passo, rivela la sua attualità. Il capirne le ragioni e le tecniche, come implicitamente dichiara questo saggio di Andrea Iorio, che è il frutto di una lunga consuetudine con l’argomento, non riguarda certo l’erudizione o la storia, ma il modo in cui il lavoro dell’architetto può trovare la sua necessità dentro città che cambiano, riaffermando ogni giorno se stesse.
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Il materiale e l’immaginario
JožePlecˇnik, propostadi pianoregolatoreper Lubiana, 1929(PZ). JožePlecˇnik, proposal for amaster planfor Lubiana, 1929(PZ).
Comporre architettura costruire la città: né congiunzioni né segni di interpunzione tengono insieme due concetti solitamente lontani. La semplice giustapposizione stabilisce a un tempo oggetto e tesi di questo lavoro. Una serie di progetti elaborati da Jože Plecˇnik per Lubiana, accomunati dal ruolo centrale occupato dal castello, offrono l’occasione di indagare le relazioni possibili tra progetto dell’opera di architettura, in sé conclusa, e città nel suo complesso. Accostamento, naturalmente, non significa fusione: massimamente piccolo e massimamente grande non sfumano l’uno nell’altro. Non sussistono rapporti di subordinazione, né possibilità di progressione lineare. Si tratta piuttosto di intersezioni molteplici, mai definitive, stratificazione e compresenza di questioni. Ripercorrere quei progetti, ricostruire il contesto storico e urbano, ma anche scomporre le configurazioni assunte, permetterà di indagare i principi sottesi alle forme, verificare come tecniche compositive specifiche trovino pienezza di significato solo qualora messe in relazione a un ragionare costantemente teso – anche se quasi mai dichiarato apertamente dall’architetto – alla costruzione della città. Se l’attenzione sarà principalmente rivolta a tecniche e operazioni specifiche, intimamente legate al procedimento progettuale dell’architettura, vi è nondimeno un contrappunto ideale imprescindibile: in cosa consista l’identità di una città, attraverso quali operazioni e con quali strumenti essa venga perseguita. Questi gli interrogativi che Jože Plecˇnik sembra avere in mente, che stia lavorando a progetti monumentali o a sistemazioni apparentemente marginali. Questi gli interrogativi sottesi allo sviluppo del lavoro. Sarà utile, fin dal principio, affrontare il carattere ambiguo e paradossale di un concetto che solo in queste prime righe compare già sovente. Quale città, infatti? Städtbau, Town-Planning, Urbanisme o Urbanizaciòn. I termini attraverso cui si è dato nome al variegato complesso di interessi diretti alla questione urbana non sono mai stati equivalenti: a diversi modi di controllare la città corrispondono diversi modi di concepirla1. La città che prende corpo nei progetti di Jože Plecˇnik non è aggregazione di popolazione da pianificare, non ha come fine la semplice risposta a problemi economici o funzionali, che pure si ponevano nella Lubiana del primo Novecento. La città è piuttosto intesa quale sistema di forme concrete, costruite e modificate nel tempo come espressione delle diverse collettività che l’hanno abitata – le antiche tribù slave e i colonizzatori romani, le popolazioni medievali, strette attorno alla rocca fortificata, e i dignitari asburgici, che di lì governavano la provincia di Carniola. Una città esperita fisicamente da Plecˇnik in lunghe passeggiate, ma anche da lui idealizzata come patria, frutto di una meticolosa opera di disvelamento – e invenzione – dei nessi tra consistenza fisica e immaginario. Da una straordinaria coincidenza tra desideri personali e istanze collettive nasce la Lubiana di Plecˇnik. Quando negli anni Venti fa ritorno alla sua città natale, dopo le importanti esperienze a Vienna e Praga, sono già diversi anni che la piccola capitale slovena è interessata da un processo di rigenerazione, fisica e culturale. Nel 1895 un violento terremo-
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Ljubljanski grad. Slovenska akropola, 1932
Ljubljanski grad. Slovenska akropola, 1932
I disegni pubblicati nel pamphlet Ljubljanski grad. Slovenska akropola si limitavano a tre planimetrie, i prospetti dei fronti esterni e interni e due viste, una prospettica e una assonometrica. Piccole incongruenze, riguardo posizione e dimensioni delle aperture, altezza e forma della torre principale, sistemazione della corte interna, sembrano legate a successivi stadi di elaborazione del progetto, senza comunque comprometterne la coerenza complessiva. La relativa scarsità di elaborati grafici rende significative le tecniche di rappresentazione scelte. Se le due viste raccontano un esito, èsul disegno dei prospetti svolti – rappresentazioni decisamente astratte – che sembra essersi poggiato il processo compositivo: la possibilità di una lettura unitaria, che permette il controllo di ritmi regolari e piùo meno sensibili variazioni, èlo strumento piùadatto per un lavoro su continuità e discontinuità tra le diverse porzioni in cui si scandiscono i fronti (PZ-PP).
The drawings published in the Ljubljanski grad. Slovenska akropola pamphlet were limited to three plans, the elevations of internal and external façades and two views, a prospective one and an axonometric one. A number of small incoherences regarding the position and the dimensions of the openings, the height and form of the main tower and the layout of the internal court appear to be linked to different stages of the elaboration of the project, without compromising the overall coherence. The relative scarcity of the drawings makes the representative techniques chosen stand out. While the two views portray a completed work, it is on the decidedly more abstract drawings of the unrolled façades that the compositional process are developed more thoroughly: the possibility of a unitary reading, allowing the identification of regular patterns and exceptions, is the best instrument for a workon the continuity and discontinuity between the different portions of the façade (PZ-PP).
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Le principali modifiche volumetriche apportate al complesso, nel confronto tra stato di fatto e progetto basato sui disegni usati da Plecˇnik: pianta del piano terra, vista assonometrica e un plastico di studio. The main volumetric changes to the complexas they emerge out of the comparison between existing situation and the project based on Plecˇnik’s drawings: axonometric view, ground floor plan and a studio model.
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vuoti. Da complesso scomposto il castello diventava un grande edificio unitario e monumentale, su cui svettava la Torre dell’orologio, ulteriormente ingrandita rispetto a una già recente sopraelevazione6. Questa sarebbe stata il principale elemento emergente, al cui effetto contribuiva la posizione sopravanzata rispetto al complesso. Alla torre principale si sarebbe affiancata una seconda torre più piccola, incassata nell’ala orientale, nel punto in cui la corona circolare presentava uno scarto piuttosto accentuato. Ma è nel rapporto con il ridisegno dei fronti esterni che emerge la prima questione. La fortezza-prigione era bucata da finestre che apparivano piuttosto piccole, con una netta prevalenza dei pieni sui vuoti e una sostanziale irregolarità di forme, dimensioni e allineamenti. Il lavoro condotto da Plecˇnik, pur basato in parte sulla situazione esistente, riesce a produrre una configurazione del tutto inedita: per quanto riguarda la collocazione, le bucature vengono in parte mantenute, operando però le modifiche necessarie a ristabilire, almeno localmente, una certa regolarità di allineamenti verticali o interassi costanti. Tuttavia, è nelle dimensioni che si rilevano sostanziali differenze: le bucature esistenti, nonostante l’aspetto, non erano oggettivamente piccole, spesso alte più di un metro e mezzo; al contrario, è nelle dimensioni delle nuove finestre che risulta immediatamente evidente l’inusuale grandezza (con altezze che arrivano a superare i tre metri e mezzo), gigantesca se rapportata alle misure degli spazi interni. Per comprendere il senso di questa operazione, soprattutto in relazione alle modifiche volumetriche riscontrate, è utile soffermarsi sulla vista prospettica che illustra il progetto: questa immagine è costruita consapevolmente sull’iconografia tradizionale del castello, che nelle rappresentazioni storiche, ma anche in immagini più comuni come le cartoline, veniva abitualmente raffigurato nella vista da Kongresni trg, una delle principali piazze della città. La ripresa di un punto di vista codificato avrebbe suggerito in modo surrettizio il confronto – pressoché automatico per chi aveva presenti quelle immagini – tra stato di fatto e progetto. Immediatamente il nuovo edificio si sarebbe mostrato nella sua nuova grandezza. Tuttavia, l’assenza di riferimenti vicini, quali termini di paragone, avrebbe reso impossibile per l’occhio misurarne le dimensioni effettive. È in questa situazione di instabilità percettiva che l’ingrandimento delle finestre diventava strategico, con l’inversione del rapporto tra pieni e vuoti. Operando secondo le regole della prospettiva7, Plecˇnik interviene direttamente sulla percezione visiva del monumento: l’effetto è quello di far sembrare l’edificio più vicino, riducendo in apparenza le distanze reali, quasi a voler percorrere a ritroso quel processo di ideale allontanamento del castello dalla città. Gli alzati costituiscono senza dubbio l’aspetto del progetto cui Plecˇnik dedica maggiore attenzione: il modo in cui vengono trattate le facciate definirà una sorta di grande manto avvolto attorno al castello dove, con un fine lavoro su partito, materiali, figure, viene svolto una sorta di lungo racconto, in cui si intrecciano le storie che hanno accompagnato la storia del castello, ma anche della città e più in generale della nazione slovena. Il principio della continuità costituisce dunque il tema compositivo attraverso cui leggere le scelte operate. Oltre che con la sopraelevazione fino a raggiungere un’altezza
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Confronto delle sezioni in corrispondenza delle bucature, dove èpossibile leggere sia le dimensioni in assoluto delle nuove finestre sia il loro rapporto con gli spazi interni. Comparison of the sections in correspondence with the openings, where it is possible to see the absolute dimensions of the new windows as well as their scale with respect to the internal spaces.
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Uno schizzo giovanile per una “corona della città”, 1901(Koteˇra). La nuova immagine del castello verso la città, nel confronto tra stato di fatto e progetto basato sulla vista prospettica. La vista riprende un punto di vista codificato nelle rappresentazioni storiche del castello, nel suo affaccio verso Kongresni trg, un’importante piazza lungo il principale asse di attraversamento nord-sud della città, la Slovenska cesta; la forma allungata di questo spazio si disponeva trasversalmente, da una parte insinuandosi nell’edificazione compatta di origine medievale sulla riva sinistra della Ljubljanica, dall’altra riprendendo la struttura ortogonale della piùrecente espansione di epoca moderna. All’estremità opposta rispetto al castello èla chiesa delle Orsoline, la cui facciata settecentesca riprende esattamente la larghezza della piazza. A youthful sketch for a “city crown”, 1901(Koteˇra). The new image of the castle towards the city, in the comparison between the existing situation and the project based on the perspectival view. The view is based on the canonical iconography of the castle, on its side facing Kongresni trg, an important square along the Slovenska cesta, the principal north-south axis. The stretched form of this space was laid out transversally: on one side it penetrated into the thickmedieval urbanisation on the left bankof the Ljubljanica, while on the other it flowed into the orthogonal structure of the modern urban expansion. Opposed to the castle we find the Ursuline’s church, whose 18th century façade embraces the whole square.
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Variazioni del partito regolare. Il basamento fissa un’orizzontale, al di sotto della quale si raccorda alle diverse quote del terreno, mentre bugnato e attico mantengono un’altezza costante, che si riduce solo nel bastione semicircolare conclusivo. I tre ordini di finestre presentano un grado di variazione che diminuisce salendo verso l’alto: le finestre del primo ordine variano notevolmente per posizione e forma, pur con alcuni motivi ricorrenti, come la forma arcuata o il legame tra architrave (o arco) e bugnato; le finestre del secondo ordine mantengono costante la quota dell’architrave, mentre variano in altezza e larghezza, ma non nella forma; le finestre del terzo ordine hanno solo minime differenze in larghezza. Le modifiche dei fronti esterni, nel confronto tra stato di fatto e progetto basato sui disegni dei prospetti svolti. L’innalzamento di un piano attico livella la linea di gronda, obliterando le varie discontinuità, piùo meno evidenti, tra le varie porzioni. La torre principale viene notevolmente ingrandita e sopraelevata con un secondo corpo nella metà sinistra, innalzando il volume nel punto d’angolo. Una seconda torre minore viene eretta ex-novo, incassata nel punto in cui il corpo anulare del complesso presentava uno scarto piuttosto accentuato. La fenditura di ingresso viene tamponata, lasciando un portale ad arco. Un paramento di facciata del tutto inedito tripartisce il lungo prospetto in basamento, bugnato e attico, fatta eccezione per il tratto in corrispondenza della facciata con le finestre aggettanti e la torre principale. Attraverso lo spostamento di alcune finestre, l’allargamento di altre e l’apertura di nuove, viene completamente reimpaginato il sistema delle bucature. Ivan Nocˇ, Lubiana dall’aeroplano (Stelé).
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Variations of the regular section. The basement establishes an horizontal line, underneath which it connects backto the different heights of the ground, while rustication and attic maintain a constant height that is reduced only with the concluding semi-circular bastion. The variations amongst the three orders of windows tend to diminish going upwards. The windows of the first order vary a lot both in terms of positioning and shape, even if they maintain recurring patterns such as the arched shape or the relation between lintel (or arch) and rustication; the windows in the second order keep the height of the lintel constant, and though the vary in height and width they maintain the same shape; the windows in the third order only display minimal differences of width. Changes to the external fronts, in the comparison between the existing situation and the project based on the drawings of unrolled elevations. The insertion of an attic evens out the gutter line and hides the various discontinuities amongst the different sections of the façade. The main tower is enlarged and further elevated through the insertion of a body in the left half, thus elevating the volume on the edge. A second, minor tower is constructed. It is placed where the circular body of the complexpresented a significant gap. The entrance gap is closed, leaving only an arcuated portal. With the exception for the trait facing the overhanging windows and the main tower, a completely novel tripartion characterizes the long façade, dividing it into a basement, a rustication and the attic. The system of openings is completely redrawn by the moving of some windows, the enlargement of other ones and the creation of new ones. Ivan Nocˇ, Lubiana from a plane (Stelé).
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COMPORRE ARCHITETTURA COSTRUIRE LA CITTÀ
Università Iuav di Venezia | Dottorato di ricerca in Composizione architettonica
Andrea Iorio
Nel 1932, con un pamphlet intitolato Ljubljanski grad. Slovenska akropola, Jože Plecˇnik pubblica la sua proposta per un radicale restauro del castello di Lubiana. Acquisito dalla municipalità nel 1905, il complesso era da tempo usato come prigione e in più occasioni il governo austriaco aveva valutato la possibilità di demolirlo per rivenderne i materiali di recupero. Nonostante la posizione privilegiata, sempre visibile a chi attraversava la città di Lubiana, con il passare dei secoli tra monumento e contesto urbano si era aperta una distanza apparentemente incolmabile, simbolica prima che fisica. Nel corso di una lunga e fortunata carriera Jože Plecˇnik si trovò più volte a riflettere sul destino del castello e sui modi per riattivarne i legami con la città: una molteplicità di esperienze che, seppur mai videro esito concreto, costituiscono un riferimento preciso nella mente dell’architetto e permettono di misurare l’ampiezza dei ragionamenti condotti. A partire dallo studio di questa serie di lavori, il volume ricostruisce il procedimento progettuale seguito dal maestro sloveno, la cui opera ha profondamente segnato il destino della città di Lubiana. Complessità e compresenza sono temi che ricorrono con ritmo serrato: le distinzioni tradizionali e le razionali tassonomie vengono meno, mentre si stabiliscono relazioni “diagonali” attraverso scale, funzioni, linguaggi. La natura paradossale e iperbolica dei progetti emerge di frequente con estrema evidenza. In cosa consista il concetto di identità urbana, quale sia la sua natura, attraverso quali operazioni e con quali strumenti essa venga perseguita: progetti puntuali e disegni di piano, elaborati autonomamente e in occasioni diverse, se ricomposti nel loro variegato insieme permettono di ricostruire una fitta trama di relazioni, capace di riattivare sopite memorie e riscoprire i legami tra il materiale e l’immaginario.
La collana “Quaderni di Composizione architettonica” raccoglie ricerche incentrate sui procedimenti compositivi del progetto di Architettura intesi come dispositivi e tecniche specifiche di conoscenza delle relazioni tra figura, costruzione e contesto nella storia dell’architettura e della città. L’indagine approfondita sull’esperienza compositiva di alcune importanti figure e opere dell’architettura intende dimostrare il percorso di formazione dell’opera per individuare categorie operative praticabili al presente. Gli scritti di questa collana, accompagnati dalle rielaborazioni tematiche del Dottorato, ribadiscono l’importanza dello studio della composizione come forma di conoscenza dell’architettura, della città, del paesaggio.
Andrea Iorio
COMPORRE ARCHITETTURA COSTRUIRE LA CITTÀ Jože Plecˇnik al castello di Lubiana
Andrea Iorio, architetto, ha conseguito il dottorato di ricerca in Composizione architettonica presso l’Università Iuav di Venezia, dove svolge attività di ricerca e didattica. Ha tenuto lezioni in diverse scuole di architettura e partecipato a convegni e seminari nazionali e internazionali. Sue ricerche sono state pubblicate in merito al rapporto tra opera di architettura e costruzione nella Svizzera contemporanea. Recentemente, in seguito a ricerche svolte in ambito accademico, ha pubblicato suoi lavori sul tema della memoria nei paesaggi bellici della Grande Guerra. All’attività accademica affianca l’attività professionale.
20,00 a
ilpoligrafo
ISBN 978-88-7115-861-7
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