Las viviendas son caminos. José Antonio Coderch case per abitanti, Il Poligrafo

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LAS VIVIENDAS SON CAMINOS

Cristiana Eusepi, architetto, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Composizione architettonica presso l’Università Iuav di Venezia. Dal 2006 al 2013 è professore a contratto in Composizione architettonica e urbana e in Architettura degli interni presso l’Università Iuav di Venezia e nel 2008 presso l’Università di Parma. Attualmente insegna all’Università degli Studi di Udine. È tutor al Dottorato di ricerca in Composizione architettonica presso la Scuola di dottorato di Venezia e assegnista di ricerca. Nel suo percorso ha affiancato l’attività universitaria a quella di architetto, sviluppando attraverso il progetto i temi affrontati nell’ambito della ricerca teorica. La sua ricerca è rivolta ai modi e alle forme dell’abitare e agli studi sulla città e il progetto. Vive e lavora a Venezia.

20,00 a

ilpoligrafo

ISBN 978-88-7115-862-4

Università Iuav di Venezia | Dottorato di ricerca in Composizione architettonica

Cristiana Eusepi

La critica al culto indiscriminato dell’attualità portato avanti da José Antonio Coderch legittima una sapienza del costruire che trae origine dal valore concreto e atemporale dell’architettura. L’attività di Coderch è animata da piccole o grandi scoperte, verificate di volta in volta, attraverso un fare progettuale unitario, sviluppato per correzioni successive e progressi ottenuti edificio dopo edificio. Vengono qui affrontate le questioni concrete di progetto che sono il fondamento dell’architettura del maestro catalano, attraverso uno studio analitico del processo compositivo di formazione e sviluppo della complessità insita nel suo ragionamento sull’abitare – dalla configurazione dello spazio domestico interno, al paesaggio, fino a porzioni di città, e viceversa. L’analisi proposta è accompagnata dalla disamina di alcuni progetti emblematici e da un commento critico che sottolinea il richiamo alla responsabilità con cui ogni architetto è tenuto a guardare al proprio tempo e al proprio mestiere. È quanto José Antonio Coderch esigeva da ogni giovane studente, pretendeva da se stesso e ricercava nel proprio lavoro attraverso il progetto.

La collana “Quaderni di Composizione architettonica” raccoglie ricerche incentrate sui procedimenti compositivi del progetto di Architettura intesi come dispositivi e tecniche specifiche di conoscenza delle relazioni tra figura, costruzione e contesto nella storia dell’architettura e della città. L’indagine approfondita sull’esperienza compositiva di alcune importanti figure e opere dell’architettura intende dimostrare il percorso di formazione dell’opera per individuare categorie operative praticabili al presente. Gli scritti di questa collana, accompagnati dalle rielaborazioni tematiche del Dottorato, ribadiscono l’importanza dello studio della composizione come forma di conoscenza dell’architettura, della città, del paesaggio.

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Quaderni di Composizione architettonica collana del Dottorato di ricerca in Composizione architettonica 2

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Università Iuav di Venezia Scuola di Dottorato Architettura, Città e Design Curriculum Composizione architettonica

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Università Iuav di Venezia Scuola di Dottorato Architettura, Città e Design Curriculum Composizione architettonica coordinatore Carlo Magnani comitato scientifico e consiglio di curriculum Benno Albrecht, Armando Dal Fabbro Agostino De Rosa, Antonella Gallo Pierluigi Grandinetti, Carlo Magnani Eleonora Mantese, Giovanni Marras Mauro Marzo, Maurizio Meriggi Luca Monica, Patrizia Montini Zimolo Raffaella Neri, Gundula Rakowitz esperti: Carlo Martí Arís, Gianni Fabbri Giorgio Grassi, Luca Ortelli, Antonio Monestiroli Luciano Semerani, Guido Zuliani tutor: Riccarda Cantarelli, Cristiana Eusepi Andrea Iorio, Luigi Pavan, Carlotta Torricelli coordinamento editoriale Eleonora Mantese

ringraziamenti

foto

Molte persone hanno contribuito a questo lavoro con consigli, idee, suggerimenti e insegnamenti.
 Ringrazio Carlo Magnani che ha accompagnato con determinazione il concretizzarsi di questo libro e il Collegio del Dottorato di ricerca in Composizione architettonica della Scuola di Dottorato dell’Università Iuav di Venezia. Un ringraziamento va a Eleonora Mantese, che ha seguito con appassionata competenza la tesi di dottorato e il lavoro di approfondimento da cui questo studio prende spunto. La sua disponibilità al dialogo, la propensione e l’invito alla dedizione e alla ricerca approfondita dell’architettura e delle opere rappresentano un insegnamento di fondamentale importanza. Ringrazio Carles Fochs del Arxiu Coderch Escuela Tècnica Superior de Arquitectura del Vallès che con disponibilità ha accolto le mie visite e Antonio Pizza dell’Escuela Tècnica Superior de Arquitectura di Barcellona per per i preziosi spunti.
 Un ringraziamento va a Serena Maffioletti e Riccardo Domenichini dell’Achivio Progetti Università Iuav di Venezia. Ringrazio Carlos Ferrater per le testimonianze, le discussioni e l’insegnamento sull’architettura e il progetto.

Giorgio Casali (1913-1995), Fondo Giorgio Casali - Archivio Progetti, Università Iuav di Venezia (AP-IUAV) altre foto, disegni e modelli coordinamento: Cristiana Eusepi collaboratori e studenti:
 Andrea Calgarotto (modello case Catasús e Ballvé) Simonetta Pessotto (modello casa Rozes) Mirco Sparacino (disegni case Senillosa, Rozes, Uriach, Tàpies ed edificio Girasol, modello casa Tàpies)
 Università Iuav di Venezia, 2003-2012 p. 12: schizzo-AXC 534, in En buscar de hogar. Coderch 1940-1964, a cura di A. Pizza e J.M. Rovira, Barcelona 2000 pp. 15, 17, 18, 38: Cristiana Eusepi p. 52: l’artista nel 2008, Quique García in elmundo.es

in copertina Cristiana Eusepi, fotomontaggio traduzioni in inglese Fiammetta Calzavara Valerie O’Hamlom progetto grafico Il Poligrafo casa editrice Laura Rigon copyright © giugno 2014 Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan, 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it www.poligrafo.it ISBN 978-88-7115-862-4

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Indice

7 José Antonio Coderch De Sentmenat

Carlos Ferrater

Las viviendas son caminos José Antonio Coderch case per abitanti

13 José Antonio Coderch case per abitanti: vocazioni ed esercizi di composizione

17

Topografia operativa: case tra rocce e noccioli

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Casa atelier in città per Antoni Tàpies

Apparati

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Nota biografica

64 Bibliografia

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English Text

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José Antonio Coderch De Sentmenat Carlos Ferrater

Casa Senillosa, Cadaqués, 1956 («Domus», 350, 1959). Senillosa House, Cadaqués, 1956 («Domus», 350, 1959).

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Con questo scritto voglio rendere omaggio a quello che è stato, nel corso di tutta la mia carriera di architetto, un maestro molto vicino e un amico invisibile. Lo farò parlando di casa Senillosa, il mio primo incontro con l’architettura reale avvenuto un fine settimana in cui Manolo Senillosa, il suo abitante e committente di José Antonio Coderch, mi permise di abitare e godere della casa per alcuni giorni. Un piccolo edificio, sorto dall’architettura vernacolare di Cadaqués, che assume dall’astrazione e dalla depurazione formale la contemporaneità del rinnovamento dei tempi. In poco più di quaranta metri quadrati, la sua chiarezza organizzativa trasforma la piccola casa in una grande residenza. La ripetizione dei quattro piani sovrapposti, mantenendo da un lato la camera da letto e il bagno, permette di organizzare il resto della pianta attraverso successive variazioni del programma ai differenti livelli. La posizione della scala, aperta sulle stanze verso il fondo del lotto, converte spazialmente la casa in una promenade sviluppata tra il livello inferiore di accesso alla quota della piccola baia, e il livello superiore del soggiorno da cui si esce nel centro antico di Cadaqués. La sezione acquista grande valore, fattore non usuale nell’opera di Coderch, un architetto che elabora i propri progetti a partire dalla pianta. Un’architettura umile, senza apparente ambizione, che sintetizza, paradigmaticamente attraverso il progetto, il pensiero di José Antonio Coderch. Egli parla e ragiona, infatti, sempre progettando con piccole o grandi scoperte verificate, di volta in volta, come si trattasse di un unico progetto sviluppato nel tempo attraverso correzioni successive e progressi ottenuti edificio dopo edificio. Così, si costruisce il corpus teorico a partire dalla prassi progettuale, sempre fuggendo da atteggiamenti dogmatici. Attraverso casa Senillosa, per la prima volta, compresi quale fosse il contributo di Coderch all’architettura: la sua posizione ideologica, per quanto riguarda il luogo e il contesto, la sua preoccupazione per il programma, il committente e, da questo, quanto fossero raffinati la nuda semplicità e il silenzio, che sono il suo apporto all’architettura. Con Coderch, durante gli studi universitari, sviluppai un progetto per un’abitazione unifamiliare all’interno di un’urbanizzazione del Maresme. Dopo una settimana di lavoro, presentai la pianta di una casa, per me coderchiana, della quale ero abbastanza contento. Durante la correzione Coderch non domandò nulla e disse: «Ferrater, questo non va bene, il suo progetto non ha struttura ed è disordinato. Ordinalo». Chiesi come dovessi farlo. Rispose: «Ho costruito alcune case, vai a visitarle, guardale con attenzione e impara». E così si concluse la correzione. Presi alla lettera il suggerimento e questo è quello che feci. Iniziai attraverso casa Catasús del ’56 a Stiges, proseguii con casa Uriach del ’61 ad Ametlla e casa Rozes a Roses del ’62, terminai con casa Gili del ’65, anch’essa a Sitges, costruita proprio in quel periodo. Da quelle visite appresi molte cose, però fu dall’incontro con casa Senillosa, come architetto da poco laureato, che decisi definitivamente quello che avrei voluto fare e per cui era valsa la pena aver frequentato la facoltà di architettura. In quel periodo, alla fine degli anni Sessanta, Coderch aveva pochi incarichi, di piccola dimensione, di committenti privati e in ambito residenziale. La sua architettura si

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nutriva di prassi verificando le proprie scoperte, utilizzando pochi materiali e attribuendo soluzioni concrete a situazioni particolari. In casa Senillosa a Cadaqués, dal vernacolo si arriva alla cultura, il vocabolario lascia il passo alla sintassi e l’opera ottiene significato attraverso l’astrazione, facendosi a prima vista quasi anonima. Come disse Alejandro de la Sota: «L’architettura è vernacolare o colta, il resto non mi interessa». Ecco, invece, arrivare la risposta di Coderch alla domanda sulla preferenza di lavorare in gruppo o per conto proprio nella fase iniziale di progetto: «Io progetto nella solitudine del mio studio e, soprattutto, a letto». Voglio chiudere questa riflessione con quanto sostenuto da Emilio Donato: «La presenza di Coderch si manifesta attraverso il silenzio, l’efficacia artistica e una fedeltà incorruttibile all’architettura». E conclude sostenendo: «L’opera di Coderch ha molto a che fare con quello che resta e poco con quello che passa». Mi sembra una definizione molto appropriata. A partire dal padiglione spagnolo alla Triennale di Milano del 1951 Coderch si fa conoscere in ambito internazionale, entrando a far parte della generazione degli architetti catalani che in quegli anni viaggiava in Italia e si relazionava con la generazione di Ignazio Gardella, Franco Albini, Vico Magistretti, Ernesto Nathan Rogers che, insieme a Giovanni Michelucci e Carlo Scarpa, ebbe notevole influenza in quella che successivamente è stata la Scuola di Barcellona. Coderch pubblicava in «Domus», l’unica rivista custodita nel suo studio per non “contaminarsi” e che pubblicava i suoi progetti. La sua partecipazione ai CIAM e l’ascrizione al Team X, con Aldo van Eyck, Jacob Bakema, George Candilis, Peter e Alison Smithson, rafforzò il suo profilo internazionale, sebbene egli abbia sempre voluto essere un architetto di “qui”. Penso di dovere molte cose a Coderch. La sua influenza, diretta e indiretta, è presente nelle mie opere, anche nei progetti attuali. Per questo aver ricevuto l’incarico di ristrutturare la casa studio Coderch di piazza Calvó – progetto sviluppato nel nostro studio da Lucía Ferrater – mi ha dato grande soddisfazione. Cristiana Eusepi apprende dell’architettura di José Antonio Coderch e dell’attualità operativa della sua ricerca progettuale collaborando per un periodo, negli anni Novanta, nel nostro studio di Barcellona. Nel libro, a partire dall’esplicitazione di questo approccio, affronta questioni concrete di progetto che sono il fondamento dell’architettura del maestro catalano. Il metodo seguito rappresenta l’indagine sulle motivazioni tematiche di progetto e sulla misurazione dei valori spaziali. È lo studio analitico del processo compositivo di formazione e sviluppo della complessità insita all’interno del ragionamento di Coderch sull’abitare: dalla configurazione dello spazio domestico interno, al paesaggio, alla città e viceversa. È, infine, un commento alle idee che mette in luce il richiamo alla responsabilità di ogni architetto rispetto al proprio tempo e al proprio mestiere. È quanto José Antonio Coderch esigeva da ogni giovane studente, pretendeva da se stesso e ricercava nel proprio lavoro attraverso il progetto.

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Casa Senillosa, Cadaqués, 1956. Piante, prospetto e viste («Domus», 350, 1959). Senillosa House, Cadaqués, 1956. Plans, main prospect and views («Domus», 350, 1959).

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Il progetto di casa Rozes èrisolto attraverso l’accostamento di volumi compatti e la messa a punto di dispositivi spaziali interno/esterno che interpretano l’orografia del terreno. Il ridisegno e il modello di studio ricostruiscono il percorso attraverso il quale l’architettura ècostituita lungo la scogliera. La casa ècomposta attraverso la successione di cellule-stanza. Il grande volume dell’autorimessa, scavato come un portico, ospita l’ingresso ai livelli inferiori. La disposizione della zona giorno ruota intorno al patio aperto ma protetto. La sala da pranzo, direttamente collegato con questo spazio, ècaratterizzato dalla presenza del grande camino in pietra. Il soggiorno èdisposto intorno a un secondo camino ed ècollegato a una terrazza coperta rivolta verso il mare. Attraverso il patio, la posizione delle grandi finestre enfatizza le visuali che dilatano lo spazio. Pianta, prospetto sud-ovest verso il mare e modello di studio. The project of house Rozes is resolved through the narrowing of compact volumes and the positioning of indoor/outdoor spatial devices able to interpret the orographyof the ground. The redrawing and the sudio model rebuild the pathwaythrough which architecture is built along the cliff. The house is built upon the succession of cell-rooms. The big volume of the garage, dug as a portico, hosts the entrance to the lower levels. The disposition of the living area rotates around the open but protected patio. The lunch area, directlylinked with this space, is characterized bya big stone fireplace. The sofa area is positioned around a second fireplace and it’s linked to a covered terrace facing the sea. Through the patio, the position of the big windows emphasizes the visuals that dilate the space. Plan, southwest prospect towards the sea and studio model.

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Lo spazio interno èsubordinato alla definizione del sistema di accesso che articola il percorso di penetrazione e distribuzione. Il volume di ingresso èagganciato alla strada attraverso il muro che determina il limite tra spazio pubblico e privato. Dal portico/garage, attraverso una piccola scala, si accede al vestibolo che introduce al patio interno. L’articolato percorso procede in direzione della zona notte unificando le sei camere da letto. Una grande terrazza conclude la promenade interna. Il sistema parallelo dei giardini disegna la passeggiata esterna come prolungamento dello spazio domestico. Prospetto nord-est verso la strada, modello zenitale e vista dell’ingresso (AP-IUAV).

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The interior space is subordinated to the definition of the entrance system that articulates the distributive and penetrative path. The entrance volume is hooked to the street through a wall that determines the boundarybetween public and domestic space. From the porch/garage through a small stair it is possible to access the vestibule introducing to the interior patio. The articulated pathwayproceeds in the direction of the sleeping area unifying sixbedrooms. A big terrace ends the inside promenade. The parallel system of gardens draws the outside walk as an extension of the domestic space. Northeast prospect towards the street, zenithal model and view of the entrance (AP-IUAV).

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La conformazione volumetrica attraverso la quale ècostituita la casa restituisce la gerarchia degli spazi interni. La massa di dimensioni maggiori segnala la presenza dell’abitazione rispetto la strada. I volumi aperti identificano la zona giorno. Il corpo intermedio piùchiuso ospita i servizi. Le cellule quasi identiche configurano la sequenza delle camere. I giardini di pietra disegnano lo spazio esterno. L’insieme dei volumi si adatta perfettamente all’orografia della scogliera degradando in direzione del mare. Prospetto sud-est, modello di studio e immagini che ritraggono la casa in costruzione con gli operai che “passeggiano”in copertura (AP-IUAV).

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The volumetric conformation thanks to which the house is built returns back the hierarchyof the internal spaces. The mass of bigger dimensions signals the presence of the house with respect to the street. The open volumes identifythe living area. The intermediate bodyhosts the facilityrooms. The almost identical cells configure the sequence of the bedrooms. The stone gardens draw the external space near the house. The set of volumes perfectlyfits with the orographyof the cliff degrading towards the sea. South east prospect, studio model and images portraying the house while it was being constructed with the builders “strolling”upon roofing (AP-IUAV).

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La conformazione allungata del lotto occupa la porzione a sud-est di un promontorio roccioso. La necessità di garantire adeguata distanza dalla proprietà limitrofa condiziona l’andamento longitudinale della casa organizzata come successione di stanze in direzione del mare. Lo spazio interno è subordinato alla costituzione del sistema di accesso che articola il percorso di penetrazione e distribuzione. Il corpo principale è agganciato alla strada attraverso un muro che, accompagnando l’incedere, protegge la parte più privata dell’abitazione. Il grande volume dell’autorimessa, scavato come un portico, ospita l’ingresso ai livelli inferiori della casa. La stretta porta che ritaglia il muro, a destra dell’ingresso, introduce al sistema dei giardini che disegna il confine nord-ovest: un insieme di terrazzamenti dove crescono inebrianti essenze mediterranee; un prolungamento dello spazio domestico che degrada in direzione delle uscite di servizio e delle camere. Superato l’ingresso principale, una scala introduce al vestibolo che dà accesso al patio. Un forte contrasto luminoso caratterizza questo spazio a ridosso del quale è posizionata la seconda rampa esterna. Intorno al patio, a livelli sfalsati, è organizzata la zona giorno: il pranzo con il grande camino in pietra, in continuità con lo spazio esterno; più in alto, il soggiorno disposto intorno a un altro piccolo camino. Oltre le finestre, la grande terrazza coperta all’ombra della quale potersi ritirare nel periodo estivo. In questa zona della casa, la posizione delle aperture, determinata dallo sfalsamento dei piani, enfatizza continui rimandi visuali che dilatano lo spazio interno: attraverso il patio in direzione del pranzo, lungo la scogliera; verso il soggiorno fino al muro che chiude il limite su strada. Oltrepassando la pausa determinata dal blocco servizi, si procede all’interno della parte più privata della casa. Qui gli spazi sono unificati dal percorso che si protende fino alla parte più esclusiva dell’abitazione: la terrazza della camera principale, posta a conclusione della promenade interna. Osservata dal mare, la conformazione complessiva restituisce la gerarchia degli spazi che compongono il programma domestico. La massa principale segnala la presenza della casa verso la strada; i volumi ritagliati da grandi aperture, sovrastati da sbalzi e scavati dal patio caratterizzano il soggiorno e il pranzo; il corpo di dimensioni più contenute ospita i servizi; la sequenza lineare di cellule quasi identiche contiene le camere da letto; infine, il blocco dei giardini asseconda e ridisegna l’orografia della scogliera. Tra gli insegnamenti importanti, ricevuti da Secondino Zuazo nel periodo della sua formazione professionale, Coderch sostiene di aver appreso la capacità di «tornare e ritornare, riniziare»30. Questa affermazione sancisce la sistematicità attraverso cui il progetto domestico avanza in direzione della definizione di invarianti tipologiche, planimetriche e spaziali. L’insistenza nel realizzare uno stretto collegamento tra abitazione e ambiente circostante, come abbiamo verificato, offre l’opportunità di formalizzare sistemi di relazioni e configurazioni che indirizzano visuali, organizzano percorsi articolati e sequenze spaziali tra interno ed esterno. Questa attenzione è affiancata dalla volontà di concepire la casa come limite tra strada pubblica e spazio privato. I volumi, adattandosi alla topografia, compongono configurazioni simili a “recinti”, con le camere da un lato, i servizi dall’altra e il soggiorno al centro della cavità.

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La ricerca sullo spazio domestico introietta, quale elemento fondante, la declinazione del rapporto tra gli ambiti interni ed esterni che compongono la casa. In casa Catasús il vestibolo permette di accedere direttamente al soggiorno e al giardino. Le aperture attigue rendono ambiguo il passaggio tra spazio aperto e chiuso. Le visuali incrociate dilatano la percezione dello spazio. Il prolungamento del muro delle camere converte parte del soggiorno in un portico passante. Le persiane scorrevoli protendono la dimensione dello spazio oltre il volume edificato. In casa Catasús e casa Ballvé èproposto un analogo schema planimetrico e spaziale. Casa Uriach rappresenta uno tra gli esempi maturi di questo modo di concepire l’architettura domestica. Casa Catasús, Sitges, 1956 e Casa Ballvé, Camprodón, 1957. Modelli di studio. Casa Uriach, L’Ametlla del Vallès, 1961. Pianta.

The research upon domestic space interiorizes, as funding element, the declination of the relationship between the inside and outside settings composing the house. In house Catasús the vestibule permits direct entrance to the living room and to the garden. The near apertures make the passage to the open and closed space quite ambiguous. The crossed visuals dilate the space perception. The extension of the wall towards the bedrooms converts part of the living room into a passing porch. The sliding shutters protrude the dimension of the space beside the built volume. In house Catasús and house Ballvé is offered a similar planimetric and spatial scheme. House Uriach represents one among the mature examples of this wayon conceiving domestic architecture. House Catasús, Sitges, 1956 and house Ballvé, Camprodón, 1957. Models. House Uriach, L’Ametlla del Vallès 1961. Plan.

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Cristiana Eusepi, architetto, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Composizione architettonica presso l’Università Iuav di Venezia. Dal 2006 al 2013 è professore a contratto in Composizione architettonica e urbana e in Architettura degli interni presso l’Università Iuav di Venezia e nel 2008 presso l’Università di Parma. Attualmente insegna all’Università degli Studi di Udine. È tutor al Dottorato di ricerca in Composizione architettonica presso la Scuola di dottorato di Venezia e assegnista di ricerca. Nel suo percorso ha affiancato l’attività universitaria a quella di architetto, sviluppando attraverso il progetto i temi affrontati nell’ambito della ricerca teorica. La sua ricerca è rivolta ai modi e alle forme dell’abitare e agli studi sulla città e il progetto. Vive e lavora a Venezia.

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La critica al culto indiscriminato dell’attualità portato avanti da José Antonio Coderch legittima una sapienza del costruire che trae origine dal valore concreto e atemporale dell’architettura. L’attività di Coderch è animata da piccole o grandi scoperte, verificate di volta in volta, attraverso un fare progettuale unitario, sviluppato per correzioni successive e progressi ottenuti edificio dopo edificio. Vengono qui affrontate le questioni concrete di progetto che sono il fondamento dell’architettura del maestro catalano, attraverso uno studio analitico del processo compositivo di formazione e sviluppo della complessità insita nel suo ragionamento sull’abitare – dalla configurazione dello spazio domestico interno, al paesaggio, fino a porzioni di città, e viceversa. L’analisi proposta è accompagnata dalla disamina di alcuni progetti emblematici e da un commento critico che sottolinea il richiamo alla responsabilità con cui ogni architetto è tenuto a guardare al proprio tempo e al proprio mestiere. È quanto José Antonio Coderch esigeva da ogni giovane studente, pretendeva da se stesso e ricercava nel proprio lavoro attraverso il progetto.

La collana “Quaderni di Composizione architettonica” raccoglie ricerche incentrate sui procedimenti compositivi del progetto di Architettura intesi come dispositivi e tecniche specifiche di conoscenza delle relazioni tra figura, costruzione e contesto nella storia dell’architettura e della città. L’indagine approfondita sull’esperienza compositiva di alcune importanti figure e opere dell’architettura intende dimostrare il percorso di formazione dell’opera per individuare categorie operative praticabili al presente. Gli scritti di questa collana, accompagnati dalle rielaborazioni tematiche del Dottorato, ribadiscono l’importanza dello studio della composizione come forma di conoscenza dell’architettura, della città, del paesaggio.

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