Il Tempio Votivo del Lido

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biblioteca di architettura 20


Assessorato alla Programmazione Fondi FSC Assessorato al Territorio, Cultura e Sicurezza U.O. Programmazione e gestione FSC e sviluppo locale - Direzione Beni Attività Culturali e Sport U.O. Promozione e Valorizzazione Culturale SOGGETTO ATTUATORE: COMUNE DI VENEZIA

Titolo Intervento: RESTAURO DEL COMPENDIO DEL TEMPIO VOTIVO - SACRARIO MILITARE DEL LIDO DI VENEZIA

2018 Intervento cofinanziato dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) PAR FSC Veneto 2007-2013 Attuazione Asse 3 “Beni Culturali e Naturali” Linea di intervento 3.1 Interventi di conservazione, fruizione dei beni culturali, messa in rete e promozione di attività ed eventi culturali D.G.R. n. 698 del 14/05/2015

Pubblicazione cofinanziata da

MINISTERO DELLA DIFESA

nell’ambito dell’intervento “Restauro del compendio del Tempio Votivo - Sacrario Militare del Lido di Venezia” Codice Monitoraggio VE3AP020

La pubblicazione è stata realizzata nell’ambito di un accordo di collaborazione fra Comune di Venezia e Università Iuav di Venezia per la ricerca e la messa a disposizione del materiale documentario e iconografico sul Tempio Votivo conservato nel fondo archivistico Giuseppe Torres

Si ringrazia il Lions Club Venezia Lido per il supporto economico fornito alla pubblicazione del volume


IL TEMPIO VOTIVO DEL LIDO Chiesa di Santa Maria Immacolata e Sacrario Militare Memoriale e Centro documentale della Grande Guerra Fronte Marittimo Adriatico - Venezia a cura di Riccardo Domenichini, Paola Tiozzo Netti

ilpoligrafo


referenze fotografiche Tutti i materiali iconografici storici provengono dal fondo Giuseppe Torres, proprietà dell’arch. Giovanna Ravetta, depositato presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia. Le fotografie dell’edificio dopo il restauro sono di Umberto Ferro e Luca Pilot, Università Iuav di Venezia

progetto grafico e redazione Il Poligrafo casa editrice redazione Sara Pierobon copyright © maggio 2019 Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan, 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it www.poligrafo.it ISBN 978-88-9387-074-0


indice

Presentazioni 7 Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia 9 Luca Zaia, Presidente della Regione del Veneto 11 Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia 14 Emanuela Carpani, Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna 17 Un’esperienza di pace Gianmatteo Caputo 23 Un testimone della storia di Venezia: il Tempio Votivo al Lido Serena Maffioletti 27 Il tempo all’opera. Il tempo dell’opera. Il foto-racconto del Tempio Votivo di Giuseppe Torres Carmelo Marabello 33 Un voto tra due guerre Riccardo Domenichini

49 Tutela, valorizzazione, riuso del compendio del Tempio Votivo - Sacrario Militare del Lido. Un progetto collettivo Paola Tiozzo Netti

57 Mappe del Memoriale e Centro documentale della Grande Guerra Fronte Marittimo Adriatico - Venezia



Il Tempio Votivo del Lido di Venezia rappresenta un luogo così singolare e carico di significato per tutta la comunità civile e religiosa da legittimare la piena soddisfazione di rivederlo restituito alla fruizione della città, restaurato e rinnovato grazie agli importanti interventi realizzati in questi anni e per i quali va un sentito ringraziamento ad autorità, enti e singole persone che vi hanno collaborato e hanno preso a cuore questo luogo, nell’ambito di una proficua e illuminata collaborazione. In quanto Sacrario Militare – l’unico di Venezia – è un sito di dovuta memoria che ci rimanda immediatamente non solo alle vicende storiche legate alla Grande Guerra (il “guerrone”, come lo definì Pio X, già nostro Patriarca) che ferirono gravemente anche questa città, ma rinnova un ricordo e un sentimento di gratitudine e d’onore verso coloro che hanno offerto e sacrificato la loro vita, i caduti di ogni guerra che affidiamo sempre alla misericordia di Dio, senza stancarci di invocare ogni giorno e con fiducia il dono della pace impegnandoci, nel contempo, a lavorare per essa. Il Tempio Votivo è luogo di preghiera, con la chiesa intitolata a Maria Immacolata, voluto oltre cento anni fa dal venerato e indimenticato Patriarca Pietro La Fontaine, a seguito del voto solenne emesso per il bene e la salvezza di Venezia. Ancora una volta – la storia di Venezia, dal Redentore alla Salute, si ripete! – chi aveva responsabilità e uffici determinanti per la città seppe volgere lo sguardo in alto e appellarsi all’Unico Salvatore e a Colei che sa intercedere con verità e amore. «Voler pace, senza Dio, è assurdo» era, del resto, l’insegnamento attualissimo che san Pio X espresse oltre cento anni fa e


che potrebbe ben rivolgerci anche oggi. Giustamente, poi, è stato rilevato che con Dio o senza Dio tutto cambia e allora questo luogo diventa, ineluttabilmente, anche una provocazione che tocca e coinvolge la nostra generazione, come è successo a quelle che l’hanno preceduta e a quante la seguiranno. Ritornare a guardare “in alto” e ad affidarci con umiltà a Dio genera la pace, perché ritornare a Lui può aprire finalmente a una convivenza cordiale e serena e far scaturire, nei nostri cuori, la pace riconciliatrice all’interno delle famiglie e della società, tra popoli e Stati. Quella pace, insomma, che tutti desideriamo nel profondo. Sia questo l’augurio e la benedizione che la riapertura del Tempio Votivo del Lido di Venezia diffonde – come un faro di luce, di pace e di gioia – a tutti coloro che vivono o frequentano, anche solo per breve tempo, la nostra unica e straordinaria città. X Francesco Moraglia Patriarca di Venezia


Questa pubblicazione esce a conclusione dell’intervento di restauro del compendio Tempio Votivo del Lido - Sacrario Militare del Lido di Venezia. Questo restauro, che comprende il Tempio Votivo del Lido Santa Maria Immacolata, la Cripta - Sacrario Militare, le aeree a verde e le aeree pedonali a uso pubblico antistanti, è uno dei ventisei interventi di recupero e valorizzazione dei beni storici e culturali della Prima Guerra mondiale, approvato con delibera regionale n. 698/2015, finanziato con il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione - PAR FSC 2007-2013. Una notevole attenzione è stata, infatti, posta dalla Regione del Veneto alla commemorazione della Grande Guerra, i cui segni sul nostro territorio sono ben riconoscibili con trincee, fortificazioni, musei, sacrari e centri di ricerca come l’Ecomuseo Grande Guerra Piave, Grappa e Montello. Il tema della Grande Guerra ha costituito, ancor prima del Centenario, l’oggetto della Legge regionale n. 43 del 1997, dedicata al recupero e alla valorizzazione di beni storici, architettonici e culturali della Grande Guerra e in seguito aggiornata con la L.R. n. 11 del 2 aprile 2014, con la quale la Regione ha disposto nuove misure di sostegno a interventi mirati al recupero strutturale o infrastrutturale di questi beni, finalizzati alla loro pubblica utilità con la realizzazione di apparati esplicativi permanenti. I siti e le aree oggetto degli interventi risultano, inoltre, ricompresi nel Masterplan della Grande Guerra, elaborato dal Comitato del Centenario e recepito con Delibera di Giunta n. 920/2013.


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È stato, dunque, approntato un vasto programma di azioni per valorizzare questo nostro ricco patrimonio storico e architettonico, le cui evidenze sul territorio sono un monito alle generazioni future sulle conseguenze belliche. Sono strutture che vivono per il ricordo dei caduti, ma anche per una conoscenza più approfondita di quegli avvenimenti attraverso progettualità e proposte culturali, come nel caso del Tempio Votivo, in cui si realizza il primo nucleo del Centro documentale sulla Grande Guerra, con riferimento all’ambito veneziano. Grazie, quindi, alle diverse sinergie messe in campo da tutte le istituzioni coinvolte – la Regione del Veneto, il Patriarcato di Venezia, il Ministero della Difesa e il Comune di Venezia, soggetto attuatore dei lavori di restauro – il Lido di Venezia potrà essere anche un polo di attrazione turistico d’interesse per le tematiche legate al primo conflitto mondiale. Il compendio del Tempio Votivo con le sue pertinenze è, infatti, al tempo stesso vestigia del passato, luogo di preghiera, di conoscenza e approfondimento del fronte marittimo e lagunare della Grande Guerra. Un connubio perfetto fra storia e identità, cultura e sacralità, che viene ora restituito alla cittadinanza, a Venezia e al Veneto. Luca Zaia Presidente della Regione del Veneto


Il Tempio Votivo del Lido è riconsegnato alla città dopo un complesso intervento di restauro che ci restituisce l’anima di un’architettura straordinaria ed emozionante. Era il 1925 quando l’allora Patriarca di Venezia, il cardinale Pietro La Fontaine, mantenne fede al voto che aveva fatto alla Madonna nell’epifania del 1917 durante la messa nella Basilica di San Marco, chiedendo di preservare la città lagunare dai bombardamenti aerei austroungarici. Per la terza volta l’appello dei veneziani veniva accolto: era già successo più di trecento anni prima quando la città si votò al Redentore per uscire dalla terribile pestilenza del 1575. E si verificò nuovamente quasi 60 anni dopo quando Venezia chiese la grazia alla Madonna per liberarsi dall’ennesima ondata di peste che decimò la popolazione. Un Tempio, ben visibile dal Bacino di San Marco, che diventa uno dei tre vertici di un ipotetico triangolo che lo lega indissolubilmente alle altre due Basiliche votive: guardando a Est, la cupola verde di questo solenne edificio è specchio di fede e di identità veneziane di Santa Maria della Salute, situata verso Ovest, e del Redentore, orientata a Sud-Ovest. Ma, mentre i capolavori del Palladio e del Longhena appartengono da più secoli alla storia della comunità veneziana, questo edificio monumentale dell’architetto Giuseppe Torres ha conosciuto una storia diversa. Una storia legata indissolubilmente alla memoria di questa città e, in particolar modo, al ricordo di quei 2691 soldati morti durante la Grande Guerra ai quali sono stati aggiunti, in un secondo momento, i 499 resti di quelli caduti durante la Seconda Guerra mondiale. Ecco quindi il forte significato emoti-


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vo che, ancor oggi, questo edificio ha nella storia di tante famiglie veneziane. Qui, onoriamo degnamente la memoria dei figli della Patria caduti in guerra. Qui, tante famiglie possono ancor oggi ricordare il tributo di chi ha sacrificato la vita per difendere un ideale di libertà. Qui, Venezia si stringe attorno ai propri cittadini. Ora, grazie al meticoloso lavoro avviato tre anni fa, e che siamo riusciti a compiere grazie ai fondi europei a gestione regionale per le celebrazioni del Centenario della Grande Guerra, al co-finanziamento del Patriarcato di Venezia e del Comune di Venezia e alla collaborazione del Ministero della Difesa, della Soprintendenza di Venezia e di molti cittadini, il risultato è sotto gli occhi di tutti noi. Siamo riusciti non solo a recuperare la magnificenza e sacralità del luogo, ma a dare nuova vita a vastissimi spazi, sia all’esterno che ai livelli superiori dell’edificio che, senza il nostro intervento, sarebbero rimasti incompiuti e inutilizzati condannando l’intero Tempio a una progressiva marginalità nonostante sia sempre rimasto presente nell’anima della comunità del Lido. La mia emozione nasce certamente dall’aver ridato lustro e splendore a un edificio simbolo per la nostra città, ma, ancor di più, deriva dall’ipotesi di recuperare e di poter riempire di funzioni il complesso, rendendo possibile finalmente la collocazione del Tempio Votivo al centro della vita della città e al servizio – religioso e civile – della comunità, avvalendosi di una formula di collaborazione tra Patriarcato e Comune. Il mio personale impegno, come Sindaco, ma ancor prima come cittadino, è sempre stato quello di tornare a dare al Lido di Venezia quell’attenzione e quel “rispetto” che da anni non aveva. Da quando ci siamo insediati siamo riusciti a dare a questa isola nuovo slancio. Lo abbiamo fatto con la chiusura del tristemente noto “buco” del Lido, e abbiamo proseguito con la riasfaltatura delle strade, la sistemazione del Gran Viale Santa Maria Elisabetta, il rifacimento dell’area antistante al Palazzo del Casinò e, prossimamente, la ristrutturazione dell’intero edificio, la sistemazione delle spiagge, l’introduzione di un sistema di mobilità


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pubblica completamente elettrica e tantissimi altri interventi che, nonostante i debiti che abbiamo ereditato dal passato, siamo riusciti ad eseguire senza pesare sulle tasche dei cittadini. Le potenzialità del Lido di Venezia sono enormi, oggi assai più di tutti i decenni passati. La consegna di un “nuovo” Tempio Votivo è il simbolo di una rinascita collettiva dove memoria, ricordo e tradizione saranno i cardini per un “cuore pulsante” di speranza e futuro, primo passo verso ulteriori iniziative d’avanguardia per la città e l’isola del Lido. Luigi Brugnaro Sindaco di Venezia


Per la cultura del restauro architettonico lo studio degli edifici e la pratica dei relativi interventi sono due momenti fra loro legati in modo indissolubile, a tal punto che non può esistere un “buon” restauro se non suffragato dallo svolgimento di adeguati percorsi di conoscenza. All’opposto, il momento del cantiere può rappresentare un’occasione unica e irripetibile per approfondire le qualità e le caratteristiche del manufatto oggetto di attenzione, fino a metterne in luce caratteri inediti e vere e proprie scoperte. L’auspicato intervento di restauro e valorizzazione del Tempio Votivo, sostanzialmente il primo insieme di azioni organiche dopo la costruzione, reso possibile da una singolare e preziosa sinergia fra Enti e Istituzioni diverse, quali la Regione Veneto, soggetto finanziatore, il Comune di Venezia, soggetto attuatore degli interventi, nonché la Curia Patriarcale di Venezia e il dipartimento Onor Caduti del Ministero della Difesa, rispettivamente soggetto proprietario del bene e concessionario di alcuni spazi, ha di fatto consentito a tale occasione, sotto lo sguardo della Soprintendenza, di manifestarsi compiutamente. Insieme alle azioni di restauro e valorizzazione, importanti e indifferibili, che si auspica possano trovare in seguito un modo di essere illustrate a un più ampio pubblico, il cantiere ha “disvelato” la fabbrica mostrandone straordinari segreti, come, ad esempio, le finestre in alabastro egiziano della cripta, montate con sapienza su telai metallici, le finte volte a cassettoni a imitazione della pietra di carattere classico della cripta, il cordame delle casseforme a perdere dei getti in calcestruzzo della sala, oggi adibita a Centro


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documentale della Grande Guerra, e altri dettagli custoditi dal Tempio Votivo. Lo studio ravvicinato dell’architettura monumentale, e anche gli approfondimenti sul mircoclima e sul comportamento strutturale, che dovrebbero opportunamente trovare il modo di continuare in futuro per fornire un quadro il più possibile esaustivo dal punto di vista diagnostico, confermano il valore per la storia dell’architettura del Tempio lidense, a pieno titolo emblema di quella stagione che è stata di fatto preludio a quello che poi sarà lo sviluppo del Movimento Moderno: l’innovazione delle tecniche, la ricchezza di segni, il massiccio ricorso a simboli, in gran parte ancora da comprendere, ne fanno una delle architetture più stimolanti e ricche di significati di Giuseppe Torres. Emanuela Carpani Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna



un’esperienza di pace Gianmatteo Caputo Delegato patriarcale per i Beni culturali

Restituito dopo molti decenni alla fruizione di fedeli e visitatori nella sua interezza, il Tempio Votivo appare per la prima volta in quella forma che approssima quanto più possibile il progetto originario che avevano avuto i suoi due grandi ispiratori: il cardinale Pietro La Fontaine, Patriarca di Venezia, e l’architetto Giuseppe Torres. Sin dall’inizio le idee di entrambi furono di tenere unite molte motivazioni per l’erezione di questo tempio: il voto fatto alla Vergine per aver preservato Venezia dai bombardamenti della Prima Guerra mondiale, il desiderio di onorare la memoria dei caduti, la volontà di erigere una chiesa che rispondesse alle esigenze della comunità lidense in espansione, il sogno di porre un nuovo segno architettonico-urbanistico che dialogasse con la città storica... Nell’intervento di restauro compiuto grazie al contributo e alla collaborazione della Regione del Veneto, del Comune di Venezia, di Onor Caduti e della concorde azione di vigilanza e indirizzo svolta dalla Soprintendenza di Venezia, il Patriarcato ha voluto riscoprire e sottolineare tutte queste motivazioni e intenzionalità nell’esperienza di visita che sarà offerta a tutti coloro che vi entreranno. Pur trattandosi di un monumento legato alla Grande Guerra, la visita vuole invitare tutti a pensare e aspirare primariamente alla pace, così come era nelle intenzioni dei due promotori. Se la pace fosse la condizione naturale della vita umana, non vi sarebbero guerre, e non dovremmo conquistarla faticosamente come conseguenza di quelle. Ma proprio perché la guerra resta in


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9. Il cantiere al 31 dicembre 1935

riccardo domenichini


un voto tra due guerre

10. Il cantiere al 31 dicembre 1936

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riccardo domenichini

sa, mentre l’interno della cripta è terminato al grezzo ma ancora privo di rivestimenti e apparato decorativo. Il completamento richiede altri due anni e l’inaugurazione definitiva si celebra il 4 novembre 1930. A questa data manca solo la lampada votiva in bronzo oggi appesa al centro del soffitto, i cui disegni sono datati al 1932-1933. Fotografie scattate il 22 aprile 1933 (fig. 6) mostrano la parte basamentale ultimata anche nel rivestimento esterno. Della chiesa superiore, però, sono edificati solo parte della sacrestia e il primo segmento dei pilastri del corpo circolare. Il cantiere appare fermo, segno che con il completamento della cripta i lavori sono stati sospesi, forse anche a causa dei gravi problemi di salute che Torres sta attraversando. Nel suo archivio, i disegni per la chiesa superiore iniziano a datarsi dal 1933 ma sono di mano di Carlo Keller, giovane architetto trentino che dal 1929 è suo stretto collaboratore. Entrato come semplice disegnatore, con il peggiorare della salute di Torres deve poco alla volta assumere un ruolo sempre più attivo nel rapporto con Fantucci e il cantiere. I suoi splendidi disegni a matita studiano fino alla scala al vero la decorazione della chiesa alta, dai capitelli degli altissimi pilastri al portale d’ingresso, all’arcone del presbiterio fino al tamburo della cupola. Alla fine del 1933 si registra una ripresa dei lavori: nelle fotografie del 17 novembre si completa il corpo posteriore e si rivestono i pilastri e nelle riprese del 31 dicembre 1934 (fig. 7) il corpo posteriore appare completato mentre quello circolare si eleva fino all’imposta del tamburo della cupola. All’interno sono completati l’arcone del presbiterio e l’abside con la sua calotta e il coro traforato. Una fotografia del 27 marzo 1935 (fig. 8) mostra una folla di scalpellini attiva su una grande quantità di conci in pietra d’Istria disseminati tutto attorno al cantiere, che attraversa evidentemente un momento di grande attività. Si sta anche predisponendo l’elevazione del tamburo della cupola, ma nelle foto del 31 dicembre 1935 (fig. 9) la chiesa sembra di nuovo abbandonata: il corpo circolare è chiuso dalle impalcature ma il tamburo non è più stato realizzato e l’edificio è deserto. Il 9 luglio 1935 Pietro La Fontaine è morto e Torres lo ha seguito a pochi mesi di distanza, il 20 dicembre. Il cantiere del


un voto tra due guerre

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Tempio, giunto ormai a una fase decisiva per il completamento, ha subìto un nuovo arresto, che si protrae fino alla primavera dell’anno dopo. Vittorio Umberto Fantucci è ormai libero di gestire in autonomia la fase cruciale del completamento. In un evidente tentativo di continuità con l’opera del principale progettista, il sostituto di Torres viene individuato in Angelo Scattolin, già suo assistente ai corsi di Restauro dei monumenti e di Arte sacra presso il Regio Istituto di Architettura. Resisterà poco tempo ai contrasti che da subito lo oppongono a Fantucci, il quale evidentemente non intende mettere in discussione un programma di esecuzione che impone alcune sostanziali alterazioni del progetto di Torres. Le dimissioni di Scattolin gli lasciano libero il campo e i lavori procedono adesso con celerità: le fotografie del 31 dicembre 1936 (fig. 10) mostrano il tamburo realizzato e la cupola in avanzata lavorazione; sembra che l’imperativo sia quello di dare una decorosa conclusione a un cantiere che sta entrando nel suo dodicesimo anno di seppur discontinua attività. Nella polemica che Giulia Torres, figlia di Giuseppe, condurrà per molti decenni per riconoscere al padre la totale paternità del progetto del Tempio, la questione della realizzazione non conforme al progetto di tamburo e cupola assume un rilievo centrale. Nel luglio 1937 la calotta interna, direttamente posata sul cornicione dei pilastri senza quel tamburo cui Torres aveva invece attribuito grande rilievo, appare terminata. La cupola esterna in legno (fig. 11), invece, si imposta su un tamburo visibile solo dal di fuori, molto più sollevata rispetto all’altra. A settembre se ne completa la copertura e ad aprile 1938 l’edificio è terminato, anche se unicamente per quanto riguarda la parte muraria. L’unico elemento decorativo realizzato della chiesa superiore è il cassettonato della cupola; è per il resto evidente che con la morte di Torres ogni riflessione sull’apparato decorativo e la finitura è stata sospesa. Le fotografie del 15 ottobre 1943 (fig. 12) mostrano un edificio di nuovo abbandonato, alla mercé dei rampicanti. Nel corpo cilindrico, gli enormi vani destinati alle porte e alle vetrate colorate sono vuoti, segno forse che all’epoca esiste ancora l’idea di poter-


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riccardo domenichini

11. La struttura della doppia cupola in costruzione, 16 luglio 1937 12. La chiesa completata ma ancora priva della scalinata di accesso, 15 ottobre 1943


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13. La chiesa completata con la scalinata di accesso, 23 aprile 1945

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li prima o poi completare nel senso voluto dal progetto. Non se ne farà nulla e i vani verranno in seguito tamponati, imponendo all’edificio una nuova sensibile alterazione dell’effetto visivo voluto da Torres. Manca anche la scala di accesso alla chiesa alta: al suo posto si trova una bassa costruzione di mattoni che contiene l’entrata alla cripta. Al definitivo completamento, però, si giunge incredibilmente quando la Seconda Guerra mondiale sta vivendo i suoi momenti più drammatici: la costruzione della scala appare infatti in corso dall’aprile del 1944. Le ultime fotografie che documentano questa lunga vicenda, le prime che ritraggono l’edificio finalmente completo in tutte le sue parti, portano la data emblematica del 23 aprile 1945 (fig. 13), appena sei giorni prima della liberazione. Disabitata e spoglia ma in qualche modo terminata, la chiesa nata nei momenti più drammatici della Prima Guerra mondiale saluta il nuovo ritorno della pace. Ciò che la aspetta, purtroppo, saranno altri decenni di inutilizzo e abbandono.


tutela, valorizzazione, riuso del compendio del tempio votivo - sacrario militare del lido. un progetto collettivo * Paola Tiozzo Netti Comune di Venezia

Scrive così nel 1950 in Di là dal fiume e tra gli alberi Ernest Hemingway, ferito a Buso del Burato a Fossalta di Piave l’8 luglio 1918 dov’era volontario della Croce Rossa: [...] qualche settimana prima era passato da Fossalta e si era spinto sulla strada avvallata per trovare il punto dove era stato ferito nel Diciotto, sulla sponda del fiume. Era facile da trovare per via della curva del fiume, e nel punto dov’era stato il nido di mitragliatrici pesanti, il cratere era coperto d’erba liscia. Era stato usato come pascolo, da pecore o capre, fino a parere una depressione predisposta in un campo da golf. In quel tratto il fiume era lento e di un azzurro fangoso, con le canne lungo le sponde. Il Colonnello, mentre non c’era nessuno a vederlo, si accoccolò a terra e guardando il fiume dalla sponda dove non si poteva mai mostrare la testa alla luce del sole, fece i suoi bisogni nel punto esatto dove aveva stabilito, per triangolazione, di essere stato ferito gravemente trent’anni prima [...] «Ora completo il monumento» disse ai soli morti. Prese di tasca un vecchio coltello a serramanico tipo Solingen, di quelli usati dai franchi tiratori tedeschi. Lo fissò aperto e facendolo girare scavò un buco nella terra umida. Si pulì il coltello sullo scarpone destro e poi inserì un biglietto da diecimila lire nel buco e lo tamponò e lo coprì con l’erba che aveva divelto.

* Intervento tenuto in rappresentanza del Comune di Venezia alla giornata di studio “Grande Guerra: percorsi di architettura celebrativa in Veneto. Le opere, gli architetti, le fonti”, Giornate europee del patrimonio, Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, 26 settembre 2016.







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