RICERCHE
Raffaella Bortolin
Il Leontocefalo dei Misteri mitriaci L’identità enigmatica di un dio presentazione di Annapaola Zaccaria Ruggiu
ILPOLIGRAFO
ricerche collana della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Venezia
73
Raffaella Bortolin
IL LEONTOCEFALO DEI MISTERI MITRIACI L’identità enigmatica di un dio
presentazione di Annapaola Zaccaria Ruggiu
i l
p
o
l i g r a f o
Il presente volume viene pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia
© Copyright novembre 2012 Il Poligrafo casa editrice srl 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan, 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it ISBN 978-88-7115-804-4
INDICE
7 Presentazione Annapaola Zaccaria Ruggiu
13 Introduzione
23 I. Il leontocefalo: aspetti generali
23 1. Caratteri iconografici
25 2. Attestazioni figurative e materiali 30 3. Contesti di provenienza e cronologia 63 II. Gli elementi connotativi dell’immagine
63 63 67 74 78 81
86 88 94 100 104 108 110
1. La testa di leone
1.1 Il leone, simbolo del Sole e del fuoco 1.2 Origini di un’iconografia 1.3 La testa di leone e il grado mitriaco del Leo 1.4 Il leone mitriaco 1.5 La maschera di leone come simbolo di Saturno: le fonti letterarie e iconografiche
2. Il serpente
2.1 Il serpente, simbolo del Sole 2.2 Un simbolo del tempo: il Chronos orfico 2.3 La figura di Oceano-Saturno nei rilievi mitriaci 2.4 L’ouroboros 2.5 Il serpente e il percorso di rinascita dell’anima 2.6 Figure avvolte dal serpente: Osiride e il dio del Gianicolo
113 3. Le ali
114 3.1 Figure alate della tradizione vicino-orientale 118 3.2 Le ali come simbolo cosmico: i venti 121 3.3 Le ali come simbolo di ascesa dell’anima 125 III. Gli attributi E GLI OGGETTI aSSOCIATI al Leontocefalo
126 1. Le chiavi 130 1.1 Le chiavi: un simbolo di iniziazione 133 2. Il fulmine e lo scettro: la presenza di Giove nel culto mitriaco 138 3. Il globo 141 3.1 Divinità con il globo: il Sol-Helios dell’iconografia mitriaca 143 3.2 La via lattea e lo zodiaco: il cammino celeste delle anime 145 3.3 Il ruolo apogenetico del Leontocefalo 151 IV. Attributi minori e figure associate 151 1. La torcia, il vatillum e l’altare 153 2. I Dioscuri 156 3. L’animale a tre teste, simulacro di Serapide 161 4. L’ankh egiziano 165 V. un dio del tempo misterico 166 1. La formazione di un’immagine 178 2. Significato, ruolo e funzione 188 3. Definizione di un’identità 193 Catalogo 241 Apparato iconografico 293 Bibliografia 327 Indice dei nomi, dei luoghi e delle cose notevoli
Presentazione Annapaola Zaccaria Ruggiu
La ricerca di Raffaella Bortolin ha dato voce e visibilità nuova alla problematica complessa, per le implicazioni religiose e il contenuto semantico, che numerosi studiosi hanno affrontato in passato e che ha segnato la storia degli studi sorti attorno alla figura del Leontocefalo, una divinità senza nome del pantheon mitriaco. A partire da Franz Cumont, per arrivare alla pubblicazione del Corpus Inscriptionum et Monumentorum Religionis Mithriacae di Maarten Jozef Vermaseren e poi alla serie degli Atti dei Convegni di Studi mitriaci, tenuti dagli anni Settanta al 2004, e infine allo studio di John R. Hinnels, fino ai contributi più recenti di Giulia Sfameni Gasparro, per accennare solo ad alcuni studi significativi, il dio con testa di leone e dall’aspetto ferino se non mostruoso, caratterizzato dal possedere le ali, e dall’essere accompagnato da uno o più serpenti generalmente avvolti a spirale attorno al corpo, ha sempre suscitato l’interesse degli specialisti di storia delle religioni antiche. Anche se non è certa per tutte le sue rappresentazioni la provenienza da Mitrei, è tuttavia nel contesto dei luoghi di culto di Mithra che va ricondotto il Leontocefalo e all’interno del mitraismo va ricercato il significato della divinità e del suo ruolo nell’ambito di quella religione misterica. È questo uno degli aspetti e dei pregi di questo lavoro che è bene sottolineare, e cioè quello di aver precisato il campo di indagine e di aver circoscritto la ricerca a un affondo proprio all’interno della struttura iniziatica cui è strettamente legata l’immagine della divinità. Non è riduttiva questa osservazione, tutt’altro,
annapaola zaccaria ruggiu
perché con chiarezza metodologica Raffaella Bortolin è in grado di approfondire i problemi e di proporre delle soluzioni, proprio in quanto indaga con sistematicità e completezza tutto il patrimonio iconografico di statue, rilievi, pitture, oggetti che – analizzato e contestualizzato ove possibile con i dati di rinvenimento – ha prodotto un Corpus completo tentandone la ricollocazione nei luoghi di provenienza, i Mitrei. Affrontando gli aspetti iconografici, quelli di carattere religioso e mettendo a fuoco nel contempo il momento storico di maggiore diffusione della figura e del culto della divinità, l’autrice accompagna l’analisi iconografica con una ricca documentazione testuale. Era necessario prendere in considerazione l’intera formazione di immagini, e tentarne una distribuzione geografica, una risemantizzazione all’interno di quel mondo misterico che le aveva prodotte. E quindi il catalogo che costituisce la seconda parte dell’opera fonda e giustifica le riflessioni generali e conclusive. La natura cosmica indicata dal globo, dalle ali e dai segni zodiacali è arricchita dalla natura “aionica”, come parte del tempo infinito, che il serpente segnala, avvitandosi a spirale attorno al corpo o nascendo da esso; ma la ricerca di Bortolin ha permesso di mettere a fuoco più compiutamente la natura e la funzione del dio. Il Leontocefalo non era solo in relazione con i riti che si svolgevano nei Mitrei, nei quali doveva assumere un valore catartico e purificatore con l’immagine di fuoco che la sua statua trasmetteva, richiamando la positività del sole e del calore igneo che da esso promana, ma aveva una funzione importante nel cammino iniziatico del fedele. Il grado del leo e, associato a lui, il fuoco avevano una posizione centrale all’interno della gerarchia, fondamentale per guadagnare i gradi superiori. E quindi, secondo l’ipotesi di Bortolin, il dio con testa leonina si accompagna a Sol e a Mithra nel compito di purificazione e di rinascita introducendo, in un percorso di ascesi, ai livelli superiori più elevati che hanno a che fare con la sua natura cosmica in lui evidenziata dal cerchio dello zodiaco e dai segni zodiacali. L’indagine della studiosa, sostanzialmente di carattere iconografico e iconologico, è ricca di proposte di lettura e fa emergere
presentazione
gli aspetti molteplici e le commistioni con diverse nature divine di questo dio mitriaco, che indubbiamente, come la tradizione degli studi ha sempre evidenziato, possiede elementi originari di origine orientale, ma sviluppa, insieme, nuove implicazioni più specificamente romane. L’analisi qui condotta affronta anche la difficile e dibattuta questione del nome, che non può essere in alcun modo oggi indicato, poiché le pochissime iscrizioni che accompagnano le statue leontocefale, quella del mitreo Fagan di Ostia e quella di Sidone, oltre al rilievo di York, non consentono un’individuazione sicura. Il rilievo di York è lacunoso proprio nel punto iniziale dell’iscrizione, che riporterebbe il nome di Ahriman divinità del male iranica, ma che potrebbe indicare invece il dedicante, mentre per le due statue, nelle dediche che le accompagnano, non c’è affatto menzione del nome della divinità, che aveva valenza e ruolo positivi nell’ambito della religione mitriaca essendo portatore di significati cosmici. Inoltre, nei riti di iniziazione tutelava i gradi di ascensione e di purificazione che l’iniziato doveva percorrere per raggiungere la salvezza.
IL LEONTOCEFALO DEI MISTERI MITRIACI
I IL LEONTOCEFALO: ASPETTI GENERALI
1. Caratteri iconografici L’aspetto di questa figura ripropone complessivamente un’immagine teriomorfica, con corpo di uomo e testa di leone, talora dipinta di rosso (nn. 7, 8, 16, 26, 29, 36) o di giallo dorato (nn. 17, 26, 29, 46), ritratta per lo più stante e frontale, in posa ieratica. Il muso, incorniciato da una folta e vigorosa criniera, presenta frequentemente le fauci spalancate con la lingua sporgente e i denti acuminati in evidenza (nn. 1, 2, 4, 5, 7, 9, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 21, 26, 29, 30, 31, 36, 37, 40, 47), mentre il capo è talora ornato da una corona radiata (nn. 26, 43). Solo eccezionalmente, in luogo della testa leonina compare un volto dai tratti maschili giovanili, incorniciato da lunghi capelli e una corona di raggi sul capo (nn. 23, 44). Il corpo è generalmente alato (nn. 1, 3, 4, 7, 9, 10, 11, 14, 15, 16, 21, 22, 23, 26, 28, 29, 30, 33, 35, 36, 40, 41, 42, 44, 45, 48, 49) e avvolto da un serpente che appoggia la propria testa su quella del dio (nn. 3, 4, 7, 9, 11, 13, 14, 16, 23, 28, 30, 34, 44, 46, 49, 51, 52) o, più raramente, su altri punti del corpo (nn. 6, 15, 17, 19, 21, 22, 31, 36, 48), anche se non mancano esempi in cui sono rappresentati più serpenti e in posizioni diverse (nn. 1, 10, 18, 26, 37, 38, 39, 40). In alcune raffigurazioni il corpo del dio è caratterizzato da protomi animali (nn. 1, 44) o teste di Gorgone (n. 31) che spuntano dal petto, dal ventre e dalle ginocchia, oppure è cosparso di occhi umani aperti (nn. 1, 22) e, sebbene nella maggior parte dei casi abbia un aspetto antropomorfo, Il Leontocefalo raffigurato su una gemma mitriaca presenta una croce sulla testa (n. 52). Cfr. Mastrocinque 1998, p. 34.
capitolo primo
talvolta presenta gambe ferine con zoccoli di capra (nn. 26, 44), zampe di leone (nn. 11, 36, 38) o artigli di rapace (nn. 37, 39). Accanto a esempi interamente nudi (nn. 4, 7, 8, 10, 11, 15, 16, 17, 21, 23, 26, 27, 28, 29, 30, 34, 41, 44, 46, 47, 49, 51, 52), ve ne sono altri che indossano panni corti frangiati, annodati sul davanti per coprire il bassoventre (nn. 1, 5, 9, 31, 32, 33, 35, 36, 37, 50), più raramente tuniche manicate, lunghe o corte fino alle ginocchia (nn. 6, 12, 14), pantaloni a sbuffo (nn. 3, 40), mantelli (nn. 12, 18, 45) e calzari (nn. 12, 45). Unico e singolare, l’esempio di un Leontocefalo che, pur essendo interamente nudo, indossa una collana di perle (n. 10). Nelle mani, di volta in volta piegate al petto, allungate in avanti, distese lungo il corpo o alzate verso la testa, il dio stringe attributi diversi, tra i quali i più ricorrenti sono le chiavi (nn. 4, 7, 8, 9, 11, 12, 14, 15, 17, 21, 26, 27, 29, 30, 32, 33, 35, 36, 37, 47, 49, 51), lo scettro (nn. 4, 7, 14, 17, 22, 23, 28, 30, 32, 35, 44, 46, 49) e il fulmine (nn. 2, 7, 11, 14, 26, 44, 49, 50, 51), riprodotti e associati reciprocamente secondo combinazioni diversificate. Altri attributi, presenti in maniera più sporadica, ma non per questo meno significativi, concorrono poi ad arricchire ulteriormente questo quadro. Tra essi, si distingue la torcia (nn. 35, 36, 40, 45), raffigurata talora in alternativa allo scettro (nn. 26, 45, 51, 52), il cratere (nn. 18, 26, 29, 35) e l’altare, che compare sempre con la fiamma accesa (nn. 26, 28, 36, 46), almeno in un caso alimentata dal potente soffio che il Leontocefalo emana dalla propria bocca (n. 40). In occasioni isolate, infine, il dio è ritratto con la pala (n. 31) e le pinze per il fuoco (nn. 7, 31, 33), con un arco (n. 1) o una cintura (nn. 22, 51), e appare affiancato da elementi naturali, come tronchi d’albero (nn. 1, 3, 15, 23) e pigne (n. 12). In via del tutto eccezionale appare accompagnato da altre divinità, come i Dioscuri (n. 36), o da animali anche mostruosi, accucciati a lato del dio (nn. 1, 23) o raffigurati dietro le sue gambe (n. 35). In altri due casi l’altare funge, rispettivamente, da piedistallo per una statua (n. 21) e da supporto scultoreo per un altorilievo (n. 36). In due gemme mitriache a carattere magico (nn. 51, 52), il Leontocefalo viene raffigurato sopra un leone che a sua volta calpesta uno scheletro, secondo un tema proprio dei riti magici “di costrizione”. Cfr. Mastrocinque 1998, p. 34.
il leontocefalo: aspetti generali
Ad accentuare il carattere composito dell’immagine, oltre che renderne più complesso il valore simbolico, è infine la presenza del globo o mezza sfera su cui talvolta il Leontocefalo si erge, resi completamente lisci (nn. 4, 9, 21, 27, 38, 46, 47) o decorati da motivi a valenza astrologica, quali due fasce incrociate con cinque piccoli cerchi (n. 30), una banda obliqua con una serie di tre segni zodiacali (n. 14) e una falce di luna crescente (n. 11). Gruppi di segni zodiacali sono raffigurati anche sul corpo del dio (n. 4) o tra le pieghe della sua veste (n. 6), così come l’intera sequenza dello zodiaco appare svilupparsi lungo un arco che comprende al centro lo stesso Leontocefalo (n. 46) o in forma di anello che ne racchiude l’immagine, sia che questa abbia la testa di leone (n. 34) o il volto umano e l’aspetto giovanile (n. 44). 2. Attestazioni figurative e materiali Le evidenze archeologiche prese in considerazione comprendono tutti i documenti figurativi finora noti del dio leontocefalo, più numerosi rispetto a quelli raccolti nei due volumi del Corpus Inscriptionum et Monumentorum Religionis Mithriacae di Maarten Jozef Vermaseren (1956, 1960), sia per l’inserimento di nuove segnalazioni bibliografiche (nn. 2, 10, 25, 37, 38, 39, 43, 48, 50, 51, 52), che di un pezzo ancora inedito (n. 13), ma ciò nonostante rimangono ancora numericamente limitati: alla complessa e variegata iconografia del Leontocefalo, che ripropone alcuni motivi in modo costante, ma secondo combinazioni differenti, corrisponde in realtà una documentazione archeologica scarsa, costituita da sole cinquantadue testimonianze, poche se rapportate alla capillare diffusione del culto mitriaco nelle varie province dell’Impero romano. L’immagine è riprodotta in esemplari di diversa tipologia, tra cui spicca una netta prevalenza delle rappresentazioni statuarie (22) e di quelle su rilievi (19), cui segue un ridotto numero di riproduzioni su affreschi (2) e oggetti cultuali (3), nonché su alcune gemme mitriache a carattere magico-astrologico di attribuzione relativamente recente (3). Tra queste si devono Una quarta gemma, realizzata in diaspro e conservata al Museo del Cairo, potrebbe raffigurare sul diritto un personaggio a testa di animale, con una torcia nel
capitolo primo
poi includere le uniche due attestazioni, rispettivamente una statua e un rilievo (2), che ripropongono il dio nella versione interamente antropomorfa, con il volto di giovane imberbe, che per il resto conserva i tratti distintivi della figura leontocefala, in particolare le ali, il serpente e i principali attributi (scettro e fulmine). Si tratta, nello specifico, del noto rilievo di Modena (n. 44), realizzato inizialmente per raffigurare il dio orfico Phanes e riadattato successivamente alle esigenze cultuali di una comunità mitriaca, e della statua proveniente da Mérida (n. 23), del tutto identica al dio a testa leonina, con la sola eccezione del volto che presenta i lineamenti di un giovane. Come è stato già in parte dimostrato, entrambe queste rappresentazioni mitriache presentano evidenti analogie iconografiche con la figura del Leontocefalo e per questo risultano riconducibili alla medesima esegesi del personaggio a testa di leone. Una base rettangolare (n. 24) con piedistallo circolare avvolto da un serpente crestato che si morde la coda (uroboro), che probabilmente fungeva da supporto a una statua della divinità mitriaca avvolta da serpente, conclude l’insieme delle testimonianze possedute. Non tutte le raffigurazioni sono pervenute in buone condizioni di conservazione, poiché alcune, per quanto riconoscibili, risultano mutile della testa (nn. 3, 6, 10, 17, 18, 32, 33, 34, 35, 38, 46) o di altre parti del corpo (nn. 1, 2, 3, 5, 8, 10, 13, 16, 18, 23, 32, 33, 38, 43), mentre altre mostrano condizioni di degrado così elevate (nn. 25, 41, 42, 45), che alcuni dei particolari iconografici più significativi non possono essere valutati in modo puntuale. Altre ancora risultano disperse o comunque non identificabili con sicurezza con quelle attualmente custodite nei musei (nn. 19, 20), oppure sono state oggetto di una storia antiquaria così complessa da risultare prive di riferimenti sicuri, sia per quel che riguarda la cronologia che la provenienza (nn. 9, 14, 15, 16, 26, 43, 44, 48, 49). Di conseguenza, risulta piuttosto difficoltoso risalire ai contesti di rinvenimento: per quanto sia oramai indiscussa l’appartenenza di braccio sinistro alzato accanto a Mithra tauroctono. Per quanto Vermaseren (CIMRM II, n. 2359) abbia proposto di riconoscervi il Leontocefalo, la lettura rimane incerta. Cumont 1934; Dussaud 1950; Nilsson 1945; Brisson 1995b. Cfr. Sfameni Gasparro 2005, p. 101.
il leontocefalo: aspetti generali
questa figura leontocefala al culto mitriaco, solo per alcuni esemplari è stata accertata la provenienza da mitrei di sicura identificazione o perlomeno riconducibili a un’area circoscritta (nn. 5, 7, 10, 12, 13, 21, 24, 25, 28, 29, 31, 34, 36, 37, 38, 39, 40, 45, 46, 47), mentre per la maggior parte delle attestazioni è stata riconosciuta un’origine mitriaca sulla base degli elementi iconografici (nn. 1, 6, 8, 9, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 22, 26, 27, 32, 33, 35, 41, 42, 43, 44, 48, 49, 51, 52) o perché recuperate in associazione ad altro materiale mitriaco, ma sempre fuori contesto (nn. 3, 4, 11, 17, 23, 30). È opportuno anche sottolineare come per alcune di esse sia addirittura difficile verificarne l’esistenza e stabilirne l’autenticità, in parte perché unicamente riprodotte da disegni rinascimentali (nn. 21, 22), tratti a loro volta da descrizioni letterarie che possono avere ispirato libere interpretazioni o pure invenzioni, in parte perché ampiamente interessate da restauri moderni (n. 4) o da un elevato stato di consunzione (n. 2). A fronte di una situazione così problematica, condizionata da una documentazione frammentaria ed eterogenea, un utile contributo è costituito dall’analisi tipologica delle rappresentazioni associata alla loro distribuzione, nonché dei diversi materiali utilizzati, poiché ha consentito di cogliere alcuni aspetti che contribuiscono in qualche modo all’esegesi complessiva della figura mitriaca. Come risulterà evidente dall’analisi più dettagliata dei contesti di provenienza, emerge anzitutto il fatto che quasi tutte le statue appartengano all’area romana e ostiense (nn. 1, 2, 4, 7, 9, 11, 16, 17, 21, 22, 24), salvo i pochi esemplari individuati in area italica (n. 10), in Francia (n. 6), in Germania (nn. 8, 18), in Spagna (nn. 3, 23), nell’area africana (nn. 5, 12) e siriana (n. 15); da Roma e dall’area italica provengono gli unici affreschi conservati (nn. 45, 46), mentre i rilievi, se si esclude qualche esemplare di origine urbana (nn. 28, 29, 30, 40, 44), risultano più diffusi nelle province, ove l’immagine occupa in genere l’intera superficie (nn. 25, 26, 31, 33, 35, 36, 37, 38, 39, 41, 42, 43) – con l’unica eccezione dei cosiddetti rilievi cultuali, particolarmente diffusi nell’area danubiana, in cui alla figura del Leontocefalo è dedicato uno spazio ridotto all’interno delle fasce marginali (nn. 27, 34), secondario rispetto
capitolo primo
Rinvenimento del Leontocefalo n. 1
5. Castel Gandolfo, planimetria dell’area sud-orientale del giardino, con in evidenza il luogo di rinvenimento della statua n. 1 (da Liverani 1989b).
ďœ´ďœ´
il leontocefalo: aspetti generali
6. Santa Maria di Capua Vetere (CE), planimetria del mitreo (da Vermaseren 1971).
ďœ´ďœľ
apparato iconografico
1a
1b
apparato iconografico
6a
6b
apparato iconografico
7
apparato iconografico
25a
25b
apparato iconografico
26
apparato iconografico
44
apparato iconografico
45
apparato iconografico
46a
apparato iconografico
46b
Tra le immagini presenti nei luoghi di culto anticamente riservati al dio Mithra, l’enigmatico Leontocefalo si distingue per l’originale e insolita iconografia, con testa di leone e corpo di uomo, avvolto da un serpente e alato. Ancora identificata nel XVII secolo come divinità egiziana per l’aspetto teriomorfo, la sua figura mostruosa è stata definitivamente riconosciuta come mitriaca dall’opera antesignana dello studioso di storia delle religioni belga Franz Cumont. A partire dal XIX secolo, il Leontocefalo è stato oggetto di un lungo dibattito che ha condotto a letture contrastanti, complicate dalla scarsità e dalla frammentarietà delle testimonianze disponibili. Il saggio evidenzia i temi che hanno determinato la formazione dell’immagine della divinità nel contesto del mitraismo, cui hanno concorso motivi sia di ascendenza orientale, sia di origine ellenistico-romana. In questa densa ricostruzione, assumono un ruolo fondamentale la raccolta e la revisione sistematica delle tracce monumentali esistenti (statue, rilievi, affreschi e oggetti culturali), secondo un’ottica più propriamente archeologica, che passa attraverso l’analisi iconografica e iconologica di ogni singolo elemento fin qui rinvenuto. I vari significati confluiti nella definizione del Leontocefalo appaiono direttamente collegati con la ritualità del culto, in cui il dio assume una propria specificità in relazione al percorso d’iniziazione dei Misteri mitriaci. Raffaella Bortolin, archeologo, si è specializzata presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e ha conseguito il Dottorato di Ricerca all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove è stata cultore della materia in Archeologia delle Province Romane. Ha pubblicato contributi in diversi volumi e la monografia Archeologia del miele (). Dal è membro della Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia (Turchia) e dal segue lo scavo dell’insediamento rustico di Brentino Belluno (Verona), di cui è attualmente direttore scientifico in collaborazione con Annapaola Zaccaria Ruggiu.
in copertina Rilievo con Leontocefalo alato Roma, Palazzo Colonna, reimpiegato in una muratura
€ , ISBN ----