jan kleihues | progetti per la cittĂ a cura di Cinzia Simioni Alessandro Tognon
ILPOLIGRAFO
progetti di architettura 01
jan kleihues | progetti per la cittĂ
a cura di Cinzia Simioni Alessandro Tognon
ILPOLIGRAFO
Jan Kleihues. Città e Architettura
con il patrocinio di
Mostra ideata e promossa da Facoltà di Architettura “Aldo Rossi” Alma Mater Studiorum - Università di Bologna Polo Scientifico-didattico di Cesena con la Scuola Superiore di Studi sulla Città e il Territorio di Ravenna a cura di Matteo Agnoletto, Caterina Bernucci, Alessandro Tognon pubblicazione realizzata in occasione della mostra Jan Kleihues. Progetti per la città a cura di Cinzia Simioni, Alessandro Tognon Villa Contarini, Piazzola sul Brenta - Padova 12-27 dicembre 2009
comitato scientifico della mostra Cinzia Simioni, Alessandro Tognon ideazione e allestimento Cinzia Simioni, Alessandro Tognon Juliane Riewoldt, Sarah John Kleihues + Kleihues traduttori Elisa Achiluzzi Jane Riester Zoratti studio editorial produzione dell’evento RWS ARCHITETTI ASSOCIATI
tel. +39.049.8765858 fax +39.049.8210654 e-mail: info@rws.pd.it
progetto grafico Il Poligrafo casa editrice Laura Rigon copyright © dicembre 2009 Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova piazza Eremitani - via Cassan, 34 tel. 049 8360887 - fax 049 8360864 e-mail casaeditrice@poligrafo.it ISBN 978-88-7115-684-2
con il contributo di
indice
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introduzione la conoscenza nel progetto alessandro tognon
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adeguatezza e architettura jan kleihues
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progetti urbani gino malacarne
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la forma vietata renato rizzi
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il progetto per l’architettura cinzia simioni jan kleihues | progetti per la cittĂ
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centro culturale e per congressi
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museo di storia
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humboldt - forum
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palazzo della cultura
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centro didattico per la scuola tedesca
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biografia di jan kleihues
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traduzioni / translations
Facciata principale, Leipziger Platz, Berlino
introduzione la conoscenza nel progetto alessandro tognon
Le motivazioni che invitano a una riflessione, in occasioni di confronto come queste, quali conferenze e mostre di architettura, e alla ricerca di un fatto che riassuma un certo tipo di esperienze, classificandole quasi scientificamente, scaturiscono da un bisogno quasi primordiale di identificarsi in un modo collettivo di intendere l’architettura costruita come un grande racconto che si compone, stratificandosi, nelle nostre città, coinvolgendoci direttamente. Con tali contributi alla cultura architettonica si evidenzia una comunione di intenti anche in altre espressioni artistiche quali la pittura, la fotografia, il cinema. La re-interpretazione di esperienze analoghe, intesa come estensione di queste, allarga l’ambito ad un mondo del tutto immaginario e fantastico nel quale l’arte si identifica e allo stesso tempo si presta, come un utensile immaginario, a farsi imitare: tale sforzo intellettuale e culturale viene ripagato con il raggiungimento della bellezza. Fare architettura per una città è quindi ancora possibile: senza spingersi nell’imporre codici e modelli, ma operando con il confronto e l’analogia, contrapposti all’unicità dei luoghi in cui si opera, ci si avvicina alla verità dell’architettura, ad una risposta che sia possibile, necessaria e appropriata, basandosi su leggi quali le proporzioni, la misura e l’uso saggio dei materiali. Quando si parla invece di idea in architettura si individua tutto ciò che si antepone al progetto e, allo stesso tempo, tutto ciò che personalmente l’artista in modo del tutto soggettivo ma con imprescindibile senso di responsabilità civile mette in scena. Soffermarsi oggi sul tema del concepimento dell’idea in architettura non vuol sembrare una fuga dalla realtà, ma un grido di ribellione, un modo di reagire all’approssimazione imperante visibile come risultato nelle nostre città. Questo approccio non può che sorgere da un sapere scientifico e perentorio che induce alle molteplici possibilità del progetto, della forma, della costruzione: ma oggi è proprio dal progetto, spesso sacrificato da dinamiche esterne, che la minaccia prende forma: basti pensare all’immondizia tecnologica cui siamo quotidianamente bombardati, pubblicizzata in abbaglianti immagini stampate su ancor più abbaglianti magazine del settore. Uberto Siola afferma che “un vero stile della nostra epoca non c’è, perché dietro l’omologazione delle forme e delle soluzioni architettoniche, si nasconde la mancata costruzione di un sostrato teorico che possa realmente definire e sostenere delle scelte condivise collettivamente e quindi uno stile”.¹ I codici che inducono a uno stile si identificano quindi all’interno di un percorso specifico che sovrappone molteplici conoscenze, stratificandosi nella memoria di un architetto: la conoscenza del territorio, delle tecnologie, delle arti, lo studio di altre architetture rappresentative, la ricerca difficile di una giusta forma che sia condivisibile e mai autoreferenziale. Questi capisaldi di una narrazione che consente il progetto
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stanno alla base e prima di qualsiasi altra considerazione, con l’obiettivo successivo di comporre architetture appropriate e scelte da cui non ci si può de-responsabilizzare. È un percorso difficile ma possibile, se consapevoli dell’importanza di questo tipo di preparazione che può ovviare a una attualità di stampo figurativo e didascalico, quindi rapida e per nulla riflessiva, ma che come afferma Renato Rizzi nella sua lezione al corso di Jan Kleihues ri-proposta in questo libro si può evitare con la contemplazione: “Il modo con cui il riconoscimento della verità si fa nell’opera è attraverso la contemplazione che si esprime attraverso la rappresentazione”. Limitare lo spazio tra il progetto e il suo destino, quindi da quel momento in cui l’architettura ancora ignora le insidie cui è destinata a confrontarsi e il momento in cui esso tenta in ogni modo di resistere a queste, con l’obiettivo di mantenere fisse le sue caratteristiche più civili, rappresentative e collettive, è un ruolo straordinariamente difficile cui l’architetto, in questo caso più l’avvocato di se stesso e della propria opera, non si può esimere dal compiere. Uno spazio che solo con una profonda preparazione culturale si può mettere al riparo da variabili pericolose che minacciano quel mistero inspiegabile, perché irrazionale, che rende uniche e magiche le migliori architetture: “La ricerca della bellezza è una possibilità per l’architettura. La bellezza rappresenta una chiave per capire come l’architettura non sia solamente, come noi comunemente riteniamo, interprete di condizioni oggettive e di bisogni razionalmente quantificabili, ma rivelazione di un mistero”.² Le insidie al raggiungimento di una teoria dell’architettura oggi, che sia congrua e coerente, vanno oramai oltre il tentativo (sconfitto) dei funzionalisti del movimento moderno di ridurre la forma al mero utilizzo della stessa; ora l’apparente semplificazione imposta dalle immagini è il vero nemico al quale si è obbligati a rispondere con i riferimenti, le analogie, la riflessione, la discussione, la critica. Chi conosce l’opera di Jan Kleihues sa che quel tipo di contemplazione, supportata dalla conoscenza di regole e codici trascritti nei trattati di Architettura, è in atto ed entra a far parte di una sua discussione che si antepone alla traduzione in forma liberandola sino alla possibilità di esprimersi in differenti possibili soluzioni. L’occasione della mostra Progetti per la Città illustra cinque progetti dell’architetto berlinese: ri-allestita a Padova dopo le esposizioni di Cesena, Ravenna e Napoli, pone alcune questioni relative al modificarsi dei sistemi urbani, al modo in cui certe situazioni possano rinnovarsi per essere ancora punti chiave all’interno delle complesse dinamiche presenti nelle nostre città. I progetti esposti, oltre ad alcune sue opere costruite e da lui illustrate in un film-documentario, denotano una sedimentazione culturale in corso d’opera dell’architetto. Questa occasione ci permette di porre l’attenzione in un ambito che gravita attorno alla sua personale ricerca progettuale,
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alle sue partecipazioni a importanti concorsi internazionali di Architettura, a come certi suoi progetti risultano così consoni e silenziosi, ma allo stesso tempo forti e decisivi. Progetti di architettura, il titolo della collana inaugurata in questa mostra, va interpretato come l’inizio di un dialogo sul progetto e di come questo debba ritrovare un ruolo supremo; tutto ciò avviene prima dei disegni esecutivi e ancor prima della spesso sofferta fase costruttiva: è questo il momento in cui le fantastiche teorie magiche della progettazione vanno approfondite, discusse, divulgate. Soffermarsi contemplando l’essenza del nostro mestiere, l’arte che più di tutte interessa direttamente la collettività, crediamo sia diventato un dovere imprescindibile. Le motivazioni che inducono al progetto interessano tutti: ma sta agli architetti tradurre e rivelare quel mistero.
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Dalla conferenza tenuta il 14 novembre 2009 a Napoli in occasione dell’inaugurazione della mostra Jan Kleihues. Architetture per la Città, a cura di R. Capozzi, G. Seminario e F. Visconti. 2 I. Clemente, Infanzia della forma. Opere e progetti di Aldo Rossi, Mario Adda, Bari 2008, p. 37.
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jan kleihues | progetti per la cittĂ
centro culturale e per congressi
Il Centro culturale e per congressi è un ambizioso progetto di sviluppo urbano della città di Regensburg in un’area di valore straordinario. La sua posizione lungo il Danubio esige un simbolo che si inserisca armonicamente nel profilo storico della città. Il Donaumarkt, il Centro culturale e per congressi e il nuovo hotel diventano parte integrante del percorso culturale, susseguendosi sul lungofiume in un allinearsi di edifici singoli. In questo luogo innovazione e tradizione offrono un completamento della pianta urbana con nuovi usi e mezzi contemporanei. Allo scopo di preservare le proporzioni dell’area, il Centro culturale e per congressi è diviso in due corpi di fabbrica in base alle proprie funzioni: da una parte la grande sala concerti e la sala convegni più piccola, dall’altra il “Forum Reginae”. Verso sud i nuovi edifici si stringono alla città per lasciare uno spazio libero per il Donaumarkt a nord. Nel contempo, i volumi del Centro congressi, più bassi sul lato sud per armonizzarsi con l’altezza inferiore degli edifici antichi confinanti, ancorano fermamente l’edificio alla realtà urbana. L’hotel si sviluppa lungo la strada “Unter den Schwibbögen” e avanza a ovest per incorniciare Hunnenplatz verso nord. Davanti all’hotel e al Centro congressi si apre la piazza del mercato che, con la sua posizione ribassata, segna l’inizio della passeggiata lungo il Danubio, di nuova realizzazione. Lo scarto di altezza che si viene a creare consente, nonostante l'immediata vicinanza all’edificio di nuova progettazione, uno sviluppo autonomo e funzionale dell’area, preferibilmente come mercato settimanale. La pietra calcarea e la pietra arenaria verde, tipiche di Regensburg, e il vetro, rappresentano i materiali più adatti per le facciate. Quale prosecuzione del progetto urbanistico “Ancoraggio nella realtà urbana - Architetture sul Danubio”, le facciate del Centro culturale e per congressi risultano chiuse e massicce in direzione della città, aperte e trasparenti in direzione del fiume, e si sviluppano a partire da un’opera muraria in pietra naturale irregolare tipica dell’assetto architettonico di Regensburg. Per l’hotel è prevista una facciata classica con aperture, in una variazione del motivo classico basata sulla disposizione alterna ma regolare delle finestre. Fondamentale per il progetto è il legame intimo del nuovo edificio con l’area in cui sorge, a conferma del carattere inclusivo del Centro culturale e per congressi sul Danubio. La costruzione massiccia e i materiali che invecchiano naturalmente permettono di realizzare una struttura di semplice manutenzione, durevole nel tempo e capace di offrire un notevole risparmio energetico.
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luogo Regensburg oggetto Centro culturale e per congressi con hotel, parcheggio, spazi per il mercato, progetto urbanistico con sistemazioni degli spazi aperti progettista Jan Kleihues, Kleihues + Kleihues Gesellschaft von Architekten mbH ente banditore Regensburg, Ufficio per l’edilizia concorso 2006, concorso a partecipazione aperta in una fase, anonimo interdisciplinare con concorso di idee per la riqualificazione urbanistica, 1° premio collaboratori Götz Kern, Gabriela Torres-Ruiz, Sonja Grötzebach, Philipp Buschmeyer, Andreas Haase
Prospettiva dal Donau
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Pianta del basamento, piano terra, piano primo, piano terzo (1/500) Sezioni (1/500)
museo di storia 39
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Vista dal RathausbrĂźcke Pianta del basamento (1/1500) Vista della SchĂźterhof Pianta piano terra (1/1500) nelle pagine successive Sezione (1/1500) Pianta piano secondo (1/1500) Sezione (1/1500) Pianta piano terzo (1/1500)
humboldt - forum 49
e 20,00 ISBN 978-88-7115-684-2