Army motors n1 2014

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- Capitolo Italiano del M.V.P.A. - Anno XXII - N1/2014 Registrazione Tribunale di Mantova N. 3/93 del 1.2.1993 - Poste Italiane Spedizione in A.P. - 70% - Milano

Army Motors

ITALIA CAR AND WAR: LA STORIA CONTINUA

SPECIALE I CARRI ITALIANI


army motors I T A L I A

Raduno Ternavasso Carro Fiat L3 33 Il Club informa Le spiagge dello sbarco I mitra del Terzo Reich Car and War Foto archivio Iveco VM 90-T Carro M15/42

Giornale dell’M.V.C.C. Capitolato Italiano del M.V.P.A. Trimestrale - anno XXIi - N. 1/2014 Direttore responsabile Jolanda Croesi Registrazione Tribunale di Mantova N.3/93 del 1.2.1993 TMB Grafiche s.r.l. Via C.Cattaneo 19/21 Gorgonzola

Proprietario - Editore M.V.C.C. Sede Legale: P.zza Biade, 12 36100 Vicenza

M.V.C.C. Segreteria Via Mantova 13 - 10153 Torino - tel. 011/859526 fax/segreteria telefonica 011/2486590 E-mail: imvcc@imvcc.it

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SOMMARIO 3 6 15 18 25 37 43 49 57

Realizzazione editoriale E.C. Editing Direzione e redazione E.C. Editing Responsabile trattamento dati (Legge 675/96): Jolanda Croesi

Iveco VM 90-T

Carro M15/42

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57 PRESIDENTE Piero Brezza VICEPRESIDENTE Lorenzo Scarlata CONSIGLIERI Enzo Caniatti (rivista sociale), Gustavo Cappa Bava (consulenza tecnica), Aurelio Sanmartino, Paolo Thaon di Revel

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55 a Fiera del Collezionismo Militare

17 - 18 MAGGIO 2014 ORARIO: 10 .00 - 18.00

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L E N O S T R E I N I Z I AT I V E

TERNAVASSO IMVCC SHOW 27-28-29 GIUGNO

LA PASSIONE SI SENTE

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UN LAGO PER GLI ANFIBI

CORSE SUI TRATTURI

IL TOP DEL COLLEZIONISMO

IMMERSI NELLA NATURA

RICOSTRUZIONI STORICHE

MEZZI CORAZZATI IN AZIONE

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M ELZEZNI O S TSO T RREI CIIN I Z I AT I V E

Venerdì 27 Giugno Arrivo partecipanti, sistemazioni, allestimento Campi dei Gruppi di Reenactors: Tedeschi, Regio Esercito ed USA 2°GM. Civili anni ’40, Legione Straniera in Africa e Naia nell’Esercito Italiano anni 70/80, preparazione Borsa-Scambio 10.00 Inizio iscrizioni, percorsi liberi nella Tenuta Cena libera: possibilità di ristorazione nella Locanda del Borgo (si consiglia di prenotare con anticipo), in Panineria mobile e presso i Campi dei Rievocatori

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Sabato 28 Giugno 09.00 Iscrizioni, sistemazione veicoli, apertura Borsa-Scambio Per tutta la giornata si alterneranno le animazioni dei Reenactors nei rispettivi settori e spazi preposti. Escursioni facoltative all’esterno ed all’interno della Tenuta, esibizioni di anfibi nel lago Pranzo libero: possibilità di ristorazione nella Locanda del Borgo, in Panineria mobile e presso i Campi dei Rievocatori Prove facoltative di abilità nella cava della Tenuta 16.00-17.00 Evoluzioni mezzi blindati in apposito spazio Cena sociale organizzata dal IMVCC con intrattenimento musicale che continuerà con serata danzante Domenica 29 Giugno 09.30 Carosello nel Bosco e lungo il lago. Attività dei Reenactors. Borsa-Scambio, esibizioni di anfibi nel lago 11.00-12.00 Evoluzioni mezzi blindati Pranzo libero: possibilità di ristorazione nella Locanda del Borgo, in Panineria mobile e presso i Campi dei Rievocatori. 15.00 Defilè finale, con carosello veicoli per il pubblico e commiato PER ISCRIZIONI E INFORMAZIONI RADUNO IMVCC Tel. 011.859526 Fax 011.2486590 imvcc@imvcc.it Lorenzo Scarlata Tel. e Fax 0171.758179 – 339.7151185 lori@3nt.net Per iscrizioni e informazioni Rievocazioni Aurelio Sanmartino Tel. 335.6535099 aurelio.sanmartino@iveco.com Paolo Tahon di Revel Tel. 335.5927527 ternavasso@gmail.com ALBERGHI CONVENZIONATI Da prenotarsi direttamente a cura dei partecipanti facendo riferimento alla Manifestazione per usufruire del trattamento di favore stabilito. Hotel RIO VERDE via Alba 10 10040 PRALORMO Tel. 011.19885381 info@hotelrioverde.it camera matrimoniale compresa 1° colazione 50.00 Euro a notte per due persone, per altre sistemazioni contattare la Direzione dell’Hotel. Hotel LO SCOIATTOLO via Poirino 24 10040 PRALORMO Tel.011.9481148 info@hotelloscoiattolo.com Sistemazione standard in camera matrimoniale compresa 1° colazione 49.00 Euro a notte per due persone, per altre sistemazioni contattare la Direzione dell’Hotel. ARMY MOTORS ITALIA


SCHEDA DI ISCRIZIONE IMVCC 2014 SHOW Tenuta di Ternavasso Poirino (to) 27-29 GIUGNO 2014 La scheda dovrà pervenire entro il 20 giugno 2014 unitamente alle quote di iscrizione a: IMVCC – Via Mantova 13 – 10153 Torino Responsabile Organizzazione per il Club Lorenzo Scarlata - Tetti Quatin 12010 Roaschia (CN) Il sottoscritto Residente a Via Tel Socio IMVCC n° Veicolo marca Targa

cap Partecipante con veicolo < Rievocatore < tipo

QUOTE PER PARTECIPANTE (BARRARE LA CASELLA CORRISPONDENTE) Costo iscrizione alla manifestazione = Euro 10,00 Cena sabato sera < = Euro 30,00 Ogni partecipante dichiara che il proprio veicolo è in regola con le norme vigenti di Circolazione stradale ed iscritto e/o omologato ASI. Dichiara inoltre per sé e per i suoi accompagnatori di conoscere ed accettare le norme del Regolamento della manifestazione e di sollevare gli organizzatori da ogni responsabilità connessa con lo svolgimento della stessa. Dichiara di essere al corrente che l’Organizzazione non accetterà appunti e reclami di alcun genere in forma verbale ma, unicamente per iscritto, così da poterli valutare e discutere in sede opportuna. Firma

REGOLAMENTO MANIFESTAZIONE

1) La manifestazione è riservata esclusivamente ai mezzi iscritti ed accettati a seguito dell’iscrizione da effettuarsi entro il 20/06/2013 a mezzo scheda di adesione, accompagnata dalla quota di partecipazione. 2) È vietata ogni azione che possa arrecare danno o disturbo a persone, animali o cose all’interno della Tenuta, come pure spingersi con i veicoli fuori dai percorsi previsti e segnalati per la manifestazione. 3) Alla manifestazione saranno ammessi veicoli storici esclusivamente ex militari, sia come origine che come conservazione. Per i percorsi su strade pubbliche i veicoli ed i loro equipaggi dovranno essere in regola con le vigenti norme di circolazione stradale. 4) Ogni veicolo potrà trasportare solo il numero di persone indicato sulla carta di circolazione. 5) Gli equipaggi dei mezzi militari storici sono invitati a indossare uniformi dell’epoca in armonia con il veicolo presentato, o quantomeno, un abbigliamento che non crei stridenti contrasti. 6) È consentito portare simulacri di armi e/o le stesse disattivate a norma della Legge italiana. 7) Il Comitato organizzatore declina ogni responsabilità per quanto causato da comportamenti in contrasto con le norme vigenti. 8) Il Comitato organizzatore non accetterà appunti o reclami di alcun genere espressi in forma verbale ma, unicamente per iscritto, così da poterli valutare e discutere in sede opportuna. ARMY MOTORS ITALIA

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M EMZEZZI ZSITSOTROI C R II C I

LA LIBERAZIONE DI CANNES

CARRO ITALIANO FIAT L3 33 6

FU PROGETTATO ALLA FINE DEGLI ANNI VENTI COME CARRO LEGGERO CON IL COMPITO DI ESPLORARE E ACCOMPAGNARE LA FANTERIA ANCHE SU PERCORSI STRETTI E DISAGEVOLI. FINÌ PER ESSERE IMPIEGATO IN GUERRA ANCHE COME CARRO D'ASSALTO CON TRAGICHE CONSEGUENZE

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u chiamato in diversi modi: all’inizio vezzeggiativi – scatoletta di sardine, barattolo – e poi, nei duri anni di guerra, con epiteti decisamente inquietanti: carretta o cassa da morto. Entrò in produzione nel 1933 come “carro veloce” C.V. 33

e in seguito “carro leggero” L3-33. Venne impiegato su tutti i fronti di guerra, spesso con tragiche conseguenze per gli equipaggi che furono costretti ad usarlo contro carri nemici nettamente superiori come mole, corazzatura e armamento. Eppure, quando venne

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progettato nel 1930, appariva come il mezzo migliore con cui dotare le neonate forze corazzate italiane. Prodotto dall’Ansaldo Fossati di Genova Sestri con organi meccanici Fiat, sfruttava l’impostazione e la filosofia del britannico Carden Loyd Mk VI, considerato


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dai sostenitori dei piccoli blindati di economica fattura (tankette), la risposta più idonea alle esigenze di supporto della fanteria. lo scopo era di proporre un mezzo di produzione nazionale con caratteristiche superiori. In prima battuta doveva integrare l’azione

dei Fiat 3000, di maggiore mole, ma meno adatti ad operare nelle zone di confine montagnose. Il C.V.33 era relativamente veloce, maneggevole, robusto, sembrava quindi adatto al compito assegnato. Tuttavia già nel 1933, quando dopo tre anni di prototipi e col-

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laudi furono consegnati i primi esemplari alle truppe, era meno evoluto rispetto ai nuovi carri tedeschi, inglesi e francesi, a partire dall’armamento fisso, visto che già si sperimentavano con successo le torrette girevoli. Nonostante ciò, sostenuto da un incredibile battage


MEZZI STORICI

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pubblicitario fatto di dimostrazioni e parate, non fu solo imposto alle forze armate, ma venne acquistato da diversi Paesi esteri visitati dalle nostre missioni militari ed economiche. Nel 1935 esplose la guerra d’Etiopia, i reparti carristi contribuirono in modo determinante alla rapida e vittoriosa conclusione della campagna. Inquadrati nei battaglioni dei carri d’assalto, i

C.V. 33 si dimostrarono particolarmente indicati per contrastare le azioni degli etiopi sul terreno montagnoso, anche se non mancarono episodi in cui si trovarono in netta difficoltà. Come quando nella gola di Dembenguina, gli abissini arrestarono la marcia dei carri con una valanga di macigni, attaccando poi uno a uno gli equipaggi e trucidandoli. Un’altro ancora più

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minaccioso campanello d’allarme suonò durante la guerra di Spagna (1937-39), allorché, sulla “Carretera de Francia”, i carri veloci si trovarono ad affrontare in campo aperto i carri russi dell’esercito repubblicano, armati con cannoni da 37 e 45 mm montati su torrette girevoli, che li surclassavano come mole e corazzatura. (segue a pagina 12)


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In alto, il carro veloce C.V. 33 come appariva all'entrata in produzione nel 1933. Prodotto in un numero di esemplari intorno alle 2000 unitĂ , nell'arco di diversi anni subĂŹ solo alcune migliorie. Sopra, soldati inglesi si impossessano di un L 3/33 in Africa.

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M EM Z EZZI ZSIT O S TROI CRII C I

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11 Lo scafo è composto da una serie di lamiere scudo in acciaio, collegate fra loro in modo da costituire un complesso indeformabile. Il mezzo era armato con una coppia di mitragliatrici Fiat 35 cal. 8 mm, gemellate, sistemate in casamatta, collegate da un manicotto di protezione in lamiera scudo, munito di alloggiamento per il mirino.

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S TROI CRII C I M EMZ EZZI ZSIT O

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(segue da pagina 8) Solo il fatto che fossero in un numero ridotto impedì un’ecatombe. L’intervento dei tedeschi portò alla rapida vittoria delle forze franchiste e il corpo di spedizione italiano tornò in patria con tutti gli onori. Il C.V. 33 fu nel frattempo affiancato dal C.V. 35, la cui differenza principale consisteva in un nuovo processo di assemblaggio, che univa alla saldatura delle piastre l’imbullonatura per fornire maggiore protezione. All’entrata in conflitto dell’Italia nel giugno

1940, quattro battaglioni di carri veloci (ormai chiamati L) furono inviati ad Aosta dove, attraverso la strada del Piccolo San Bernardo, dovevano raggiungere il confine francese. Ma il primo battaglione, costretto a marciare in fila indiana, incappò in uno sbarramento minato che causò la distruzione del carro di testa. Gli altri mezzi rimasero in crisi sotto il tiro delle artiglierie nemiche prima di riuscire a invertire la marcia. A causa della penuria di carri medi, il comando italiano fu costretto a man-

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tenere in prima linea i carri leggeri, affidando loro compiti spesso a dir poco discutibili. Ed è così che li troviamo fatti a pezzi nei deserti africani dai Matilda inglesi o annientati nelle steppe russe dai T 34 sovietici. Già all’inizio del 1942, sul fronte africano rimanevano pochissimi esemplari, riuniti in compagnie autonome con compiti di supporto; in breve tempo scomparvero dalla scena. In Russia gli equipaggi appiedati continuarono a battersi e a farsi onore nelle grandi battaglie dell’inverno


Il motore è un Fiat a quattro cilindri verticali in linea, monoblocco, a quattro tempi con valvole laterali e cilindrata di 2746 cc. Eroga una potenza di 43 CV che consente di raggiungere una velocità massima su strada di 42 km/h. A fianco, CV 33 in parata in occasione della visità di Göring in Libia nel 1939. Sotto, la presenza "umana" evidenzia le dimensioni del carro alto solo 1,28 metri e lungo poco più di 3 metri.

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MEZZI STORICI

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1942. I superstiti furono ritirati dal fronte alla fine di febbraio. Dopo l’8 settembre, i tedeschi sequestrarono tutti gli L disponibili che vennero principalmente impiegati nella lotta contro le bande partigiane anche dai ricostituiti reparti della RSI. Nell’immediato dopoguerra alcuni degli L superstiti furono da-

ti in dotazione alla Polizia. Lungo poco più di tre metri, largo 1,40 e alto solo 1,28, L3-33 era mosso da un motore a benzina 4 cilindri di 2746 cc, in grado di erogare una potenza massima di 43 CV. Lo scafo era composto da una serie di piastre in lamiera ed era suddiviso in tre compartimenti. Quello di ARMY MOTORS ITALIA

combattimento ospitava il pilota e il capocarro con compiti anche di mitragliere. L’armamento era generalmente costituito da una coppia di mitragliatrici Fiat 35 cal.8 gemellate in casamatta fissa. Prodotto in un numero di esemplari vicino alle 2000 unità, nel corso degli anni subì solo alcune migliorie.


SPECIALE NORMANDIA

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Per quanti si apprestano a partire per la Normandia, per vivere una esperienza davvero unica e straordinaria, abbiamo pensato di ricordare le celebri spiagge dello sbarco, dove è ancora vivo il ricordo del D-Day

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LE SPIAGGE DELLO SBARCO

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el maggio 1943 si tenne a Washington, ai margini della conferenza Trident una riunione segreta tra i massimi responsabili del fronte occidentale per scegliere la zona di sbarco dell'operazione Overlord, l'attacco alla fortezza Europa. Dopo una serrata discussione, si finĂŹ per preferire le coste della Normandia al Pas-de-Calais dove Hitler aveva schierato le sue migliori divisioni e dove soprattutto non c'erano sufficienti spiagge e porti per poter rafforzare rapidamente la testa di ponte. La zona dello sbarco fu inizialmente individuata tra gli estuari dell'Orne e della Vire e prevedeva l'impiego di cinque divisioni, due aviotrasportate e tre (una americana e due bri-

tanniche) trasportate via mare. Altre venti divisioni dovevano essere pronte in Gran Bretagna per rafforzare la testa di ponte. A fine gennaio 1944 la gigantesca operazione iniziò a prendere forma, il fronte di sbarco passò da 40 a 60 chilometri, dall'estuario dell'Orne alla costa est del Contentin. Le divisioni aviotrasportate avrebbero coperto l'intero settore protegggendo l'operazione sin dalla notte precedente lo sbarco. Furono individuate cinque zone dove fare sbarcare le truppe, chiamate in codice Sword Beach, Juno Beach, Gold Beach, Omaha Beach e Utah Beach. Nel pomeriggio del 5 giugno tutto era pronto per dare il via all'operazione Overlord.

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M ESZPZEICSI A TO L ER INCO I RMANDIA

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SWORD Intorno alle 6,30 del mattino sotto un cielo grigio i primi LCT del 13th/18th Hussars del corpo di spedizione britannico sono in vista della costa normanna. Sui mezzi da sbarco fervono le operazioni per mettere in acqua i carri DD. É previsto che raggiungano la costa autonomamente, pronti a entrare in combattimento, ma le condizioni del mare rendono difficile agli equipaggi di mantenere la rotta verso la costa. I galleggianti impediscono la visuale e occorre affidarsi alla bussola per raggiungere la spiaggia che dista circa 4 chilometri. Di 40 carri DD ne arriveranno a terra 31. Dietro di loro, altri LCT trasportano i cannoni semoventi del 7th Field Regiment R.A. del 76th (Highland) Field Regiment R.A. e del 33rd Field Regiment R.A. Gli artiglieri, incuranti del mare grosso, approno il fuoco contro le batterie tedesche ancora prima di toccare terra. Sotto un diluvio di fuoco i granatieri del Regiment 736 fanno quello che possono per frenare lo sbarco delle soverchianti forze britanniche. Del corpo di spedizione fanno parte anche i francesi del commando Kieffer che dopo avere attraversato a passo di corsa la spiaggia, aprono una breccia nelle difese tedesche. L'arrivo dei carri e dell'artiglieria pesante britannica mette fine alla resistenza tedesca.

Nonostante il mare grosso e i numerosi ostacoli di cui è dissemimata la spiaggia, le forze britanniche sbarcano con relativa facilità . Le perdite di uomini sono inferiori del previsto. A sera i britannici hanno stabilito una solida testa di ponte.

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JUNO

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Sono i Canadesi della 3rd Division a sbarcare per primi intorno alle 8 del mattino nel settore definito in codice Juno Beach. Il mare grosso rende difficile raggiungere la riva. Soldati e mezzi arrancano faticosamente nella sabbia trasformata in fanghiglia dalla bassa marea. Dei duri combattimenti si accendono tra i canadesi e i difensori tedeschi. I Reginas faticano ad avere ragione della strenua resistenza tedesca a Courseulles, mentre i Winnipegs subiscono pesanti perdite a Graye-sur-Mer. A est la 8a Brigata sbarca alle 8,05 davanti a Bernières con i Queen's Own Rifles of Canada. Ancora più a est il North Shore Regiment prende terra a Saint-Aubin-sur-Mer, presto raggiunto dagli Inglesi del 48 Royal Marines Commando. Su 630 uomini sbarcati solo 341 saranno ancora in grado di combattere a fine giornata. Nonostante le pesanti perdite, già in tarda mattinata in tutto il settore le forze d'attacco canadesi e inglesi riescono ad aprire diverse brecce nella difesa tedesca, attraverso le quali si gettanto le truppe corazzate. A mettere in difficoltà la progressione verso l'interno è un gigatesco imbottigliamento di mezzi e materiali all'uscita delle spiagge, nonostante ciò a fine giornata la divisione canadese risulterà quella che è riuscita a progredire maggiormente.

Le difese tedesche, come l'osservatorio di Chaos situato al bordo della falaise di Longues-sur-Mer, tra Arromanches e Porten-Bessin, sono tuttora impressionanti. L'osservatorio dirigeva il tiro dei cannoni da 152 mm e fu più volte bombardato.

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SP MEECZI Z AIL ES TNOORRI CMI A N D I A

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GOLD Lo sbarco su Gold Beach è affidato alla 50th Infatry Division britannica. Alle 7,25 le prime truppe prendono terra a Saint-Cône-de-Fresné. La conquista di Hamel da parte del 1st Hampshire si presenta subito difficile. I tedeschi, ben acquartierati, aprono un fuoco infernale sugli invasori. Nell'assalto, che si protrae per tutta la mattinata, l'Hampshire perderà ben 182 uomini prima di riuscire ad avere ragione della resistenza germanica. Anche il 5th East Yorks si trova ad affrontare un nemico piuttosto coriaceo. I granatieri della 7./736 non hanno nessuna intezione di cedere le armi senza combattere. Per piegare i tedeschi occorre il massiccio intervento dei cannoni della flotta che polverizzano le casematte dei micidiali 88. In altri settori dello sbarco, presidiati da truppe tedesche di seconda linea meno motivate e combattve, la conquista delle spiagge non presenta grandi difficoltà. Già a partire dalla mattinata il 7th Green Howards può avanzare su Ver-sur-Mer senza incontrare alcuna resistenza da parte delle residue forze tedesche. Rapidamente la divisione può spiegare tutta la sua forza e raggiungere alcuni degli obiettivi previsti dal piano di invasione. Le sue avanguardie in serata sono in vista della cattedrale di Bayeux. La città sarà conquistata il giorno dopo.

Ad Arromanches, con i cassoni detti "Phoenix", fu costruito un porto artificiale i cui resti sono ancora visibili. Le forze britanniche sbarcarono con relativa facilità, ma le cose cambiarono quando (foto sopra) si spinsero verso Caen.

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UTAH

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Alle 4,30 quattro uomini armati solo di pugnali nuotano silenziosamente tra le rocce delle isole SaintMarcouf, piccolo arcipelago situato al largo della zona prevista per lo sbarco. Il loro compito è di reperire e neutralizzare eventuali sentinelle tedesche, ma sulle isolette non c'è anima viva. Alle 5,45 l'imponente flotta d'appoggio USA apre il fuoco con tutti i pezzi sulle difese tedesche. Pochi minuti dopo 276 Marauders della 9th US Air Force lanciano 4.404 tonellate di bombe su sette obiettivi considerati "sensibili". L'effetto è devastante, molte postazioni tedesche sono polverizzate, non esiste più alcuna linea telefonica tra i comandi tedeschi e ciò che resta dei difensori delle spiagge sottoposti a un diluvio di fuoco dal cielo e dal mare. Alle 6,40 venti LCVP toccano terra con le prime truppe seguiti dai carri DD del 70th Tank Battalion. Per un benigno errore del destino, causa la forte corrente del Cotentin, le forze americane sbarcano a 2,5 chilometri più a sud della zona prevista, fuori portata dei cannoni delle batterie d'Azeville e Saint-Marcouf ancora perfettamente efficienti nonstante il pesante bombardamento. In una sola ora il 237th Engineer Batallion riesce a liberare la spiaggia e ad aprire numerose brecce nel muro anticarro. I tedeschi si arrendono.

Sul luogo dello sbarco, a Saint-Martin-de-Vareville (in codice Utah), è stato eretto un monumento alla 2a divisione corazzata francese del generale Leclerc. Sopra, i mezzi da sbarco americani in rotta verso la spiaggia. Le perdite furono piuttosto contenute.

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SPECIALE NORMANDIA

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OMAHA Alla 5,50 del mattino la flotta d'appoggio USA apre il fuoco sulle postazioni tedesche, mentre le truppe prendono posto nei mezzi da sbarco pronte a raggiungere la costa. Il vento soffia da nord-ovest a 18 nodi, il mare è grosso con onde alte oltre due metri. Sbalottati negli LCT, molti uomini sono in preda al mal di mare. Sulle loro teste passano 480 bombardieri B24, hanno il compito di ammorbidire con 1285 tonellate di bombe le difese costiere. Una costa che è difficile intravedere, avvolta come è da basse nubi illuminate a tratti da terrificanti esplosioni. La forza d'assalto è divisa tra due divisioni: la 1st Infatry Division nel settore di Saint-Laurent e Colleville (in codice Easy e Fox) e la 29th Infantry Division in quello di Vierville (Dog e Charlie). Ai Rangers invece il compito di conquistare la Pointe du Hoc. Alle 6,30 la prima ondata arriva davanti alla spiaggia. La nebbia mattutina e il fumo delle esplosioni non permettono ai fanti di distinguere chiaramente le pareti scoscese che si inalzano alle spalle della spiaggia. Al riparo nei loro bunker, ancora storditi dagli scoppi, ma miracolosamente incolumi, i tedeschi osservano quelle sagome scure che si avvicinano tra la spuma delle onde. Gli ordini sono precisi: "aprire il fuoco solo quando gli assalitori saranno immersi

nell'acqua sino al petto". Sbattuti dal mare grosso, gli LCT abbassano le rampe. Spaventati, bagnati, infreddoliti, i fanti americani si gettano tra le onde. Alcuni mezzi da sbarco hanno abbassato in anticipo le rampe i soldati, gravati dal pesante equipaggiamento, si trovano sommersi da due metri d'acqua. Diversi annegano, mentre altri perdono le armi nel disperato tentativo di raggiungere la riva a nuoto. Gli altri arrancano tra la spuma delle onde con l'acqua che gli giunge al petto... È il momento scelto dai Tedeschi per aprire un infernale fuoco di sbarramento. A causa delle nubi basse e della nebbia le bombe USA sono finite nelle paludi lasciando pressoché intatte le difese tedesche. Le mitragliatrici falciano l'intera prima ondata di fanti mentre la batteria di Houtteville con i suoi mostruosi pezzi da 105, polverizza uomini e mezzi prima ancora che tocchino terra. Si va avanti così sino a mezzogiorno: ondata dopo ondata, mentre la spuma del mare si colora di sangue. Verso le 12,30 i coraggiosi genieri di alcuni gruppi di combattimento riescono ad aprire alcune brecce nel "muro" delle dune. Lo scarsegggiare delle munizioni da parte tedesca e l'intervento massiccio della flotta e dell'aviazione USA fanno il resto, a sera tutte le spiagge sono state conquistate.

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G U N S T O RY

I MITRA DEL III REICH

Fu l'arma individuale più celebre in dotazione alle forze armate tedesche durante il secondo conflitto mondiale, simbolo stesso della loro aggressività. Questa è la sua affascinante storia

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el marzo del 1918 le armate imperiali germaniche scatenarono un'ultima disperata offensiva in Piccardia per spezzare la linea di difesa inglese. L'operazione, denominata in codice Michael, scattò alle 9.40 del 21 marzo dopo ore di incessante pesante bombardamento delle trincee britanniche con granate di grande potenza e bombe a gas. Le truppe d'assalto tedesche strisciarono sbucando fuori dalla nebbia prima che le sbigottite e assordate forze avversarie potesseno prepararsi alla difesa delle trincee. Fu i quel momento che i fanti inglesi fecero

diretta conoscenza con una nuova micidiale arma in dotazione alle unità d'élite delle Sturmtruppen: un moschetto in grado di sparare a raffica, quasi fosse una piccola mitragliatrice portatile. Era stato ideato da Hugo Schmeisser e prodotto dalla Bergmann che lo aveva denominato Muskete 18,I o MP (Maschinen Pistole) 18,I. Era nato dalla necessità di fornire alle truppe d'assalto un'arma individuale d'attacco più pratica da utilizzare di un fucile negli spazi ristretti della trincea e capace di risultare risolutiva prima ancora di affrontare il corpo a corpo con l'avversario. Sino a quel momento infatti gli asARMY MOTORS ITALIA

salti alle postazioni nemiche erano in gran parte affidati alle baionette e in generale alle armi bianche. L'MP 18,I era lungo complessivamente 815 mm, aveva una canna rivestita e ventilata di 200 mm e pesava a vuoto 4,18 kg. Dotato di caricatore a pacchetto da 32 colpi, era in grado di sparare automaticamente circa 450 cartucce da pistola calibro 9 mm al minuto. Un volume di fuoco spaventoso e dagli effetti devastanti all'interno di una tricea. Prima che le ostilità finissero ne furono distribuiti alcune migliaia che finirono nel bottino di guerra dei vincitori. Nel trattato di Vesailles fu fatto divieto

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M EGZUZN I SSTTOORRY ICI

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Come mostrano le foto di questa pagina i moschetti automatici furono dati in dotazione alle SS. Sopra, un milite controlla i documenti di alcuni ebrei polacchi, in spalla porta un MP28. A sinistra, un altro MP28, riconoscibile dal copricanna traforato, pende dalla spalla di questa SS. Nella pagina a fianco, un Fallschirmj채ger armato di MP38.

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GEUZNZ IS TSO RY M TO RICI

I Fallschirmjäger furono i primi ad essere equipaggiati con le pistole mitragliatrici MP38 all'inizio espressamente realizzate per loro. Sopra, un para in marcia con la sua MP durante l'Operazione Merkur. A sinistra, nonostante le MP gli Jäger si trovarono a Creta in serie difficoltà. Nella pagina a fianco, siamo a Stalingrado e le MP sono ormai tra le armi più diffuse.

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ai tedeschi di produrne e possederne. Tuttavia questi aggirarono il divieto creando succursali estere in Paesi neutrali e stabilendo accordi con i fabbricanti locali. Fu così che la SA Belge Anciens Etablissements Pieper di Herstal-LèzLiége in Belgio realizzò una ver-

sione migliorata dell'MP 18 che fu esportata anche in Cina, Bolivia e Giappone. Alla Waffenfabrik Solothum AG, una compagnia fondata in Svizzera nel 1929 dalla tedesca Rheinmetall con la collaborazione dell'austriaca Steyr, furono studiate e testate nuove pistole

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mitragliatrici al riparo degli sguardi curiosi degli Alleati. Quando Hitler, dopo avere conquistato il potere, annunciò il riarmo della Germania, i fabbricanti d'armi tedeschi avevano già pronti i prototipi da sottoporre alla valutazione della neonata Wehrmacht. La


G U N S T O RY Un disegno di propaganda dell'Illustrierter Beobacher mostra l'assalto finale su Stalingrado come se lo auguravano i tedeschi. I soldati impugnano chiaramente delle MP.

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Bergmann propose l'MP 34 Bgm, evoluzione moderna dell'MP 18. Da questo derivò l'MP 35 Bgm destinato ad armare le squadre d'assalto delle Waffen-SS. Era un'arma semplice, sicura e straordinariamente robusta, ma aveva il difetto di essere pesante: quattro chilogrammi senza le cartucce. Heinrich Vollmer disegnò invece per la Erma la Maschinenpistole Erma o MP. E. Lunga 892 mm, aveva una canna di 250 mm e pesava circa 4,15 kg senza caricatore; la celerità di tiro era di 500 colpi al minuto. In un incavo, sul lato destro del calcio, sopra al grilletto,

c'era un interruttore a raggera che permetteva di selezionare il tipo di fuoco: semi-automatico o automatico. L'Erma fu data in dotazione soprattutto alla polizia e ai reparti paramilitari. Venne anche fornita in buona quantità alle truppe di Franco durante la guerra civile spagnola. Fu tuttavia nel 1938 che Berthold Geiper con l'aiuto dello stesso Heinrich Vollmer e altri progettisti della Erma ideò e mise a punto quello che doveva diventare il più celebre mitra tedesco: la Maschinenpistole Erma 38 o MP 38 che gli Alleati chiamarono genericamente ed erroneamente Sch-

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meisser anche se Hugo Schmeisser non aveva contribuito in alcun modo alla sua realizzazione. La MP 38 fu ideata inizialmente per i paracadutisti che necessitavano di un'arma individuale in grado di fornire un buon volume di fuoco, ma anche sufficientemente leggera e pratica per poter essere portata con sé durante il lancio. I paracadute tedeschi si aprivano con una forte scossa, ne risultava che armi ed equipaggiamenti voluminosi sfuggivano a chi li portava. La MP 38 era invece abbastanza piccola e leggera da poter essere infilata sotto la bardatura.


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M EGZUZN I SSTTOORRY ICI

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La MP 38 era prodotta secondo schemi assolutamente innovativi per l’epoca: il gruppo impugnatura, che conteneva il congegno di scatto, era in lega leggera e utilizzava estese parti in materiale plastico, mentre la scatola di culatta era costituita da un semplice tubo in acciaio irrobustito da fresature longitudinali a cui nella parte anteriore veniva avvitata la canna. Il calcio era costituito da una gruccia metallica pieghevole, che contribuiva a rendere ancora più compatta e trasportabile l’arma. Il funzionamento era invece del tutto tradizionale: la MP 38 utilizzava il sistema della chiusura labile con

inizio del ciclo di tiro a otturatore aperto, una soluzione adottata fin dall’inizio in questa categoria di armi e che trova impiego ancor oggi nei modelli di moderna produzione. Il fuoco era unicamente automatico, ma esercitando una leggera pressione sul grilletto era possibile far partire brevi raffiche da due o tre colpi. I tiratori più esperti, grazie alla cadenza di tiro contenuta in circa 500 colpi al minuto, erano in grado di sparare anche a colpo singolo. Ben presto ci si rese conto che la MP 38 poteva essere migliorata: in particolare il gruppo impugnatura, che era prodotto in lega di alluminio, risultava

troppo costoso vista la penuria di questo materiale, mentre la scatola di culatta fresata richiedeva un tempo di lavorazione troppo lungo. Sul progetto intervenne Hugo Schmeisser che ridisegnò l'arma per rendere la fabbricazione più semplice ed economica. Entrato in servizio nel 1940, il nuovo modello prese la denominazione di MP 40 e fu caratterizzato dal gruppo impugnatura e scatola di culatta in lamiera stampata. Nel frattempo le pistole mitragliatrici, prodotte o semplicemente assemblate da diverse fabbriche, erano diventate l'arma individuale d'appoggio per eccellenza di tutto l'apparato

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Nella pagina precedente, un sottufficiale della Grossdeutschland all'assalto armato di MP40. Sopra, la trasparenza di una MP, semplicitĂ ed efficacia. A calcio ripiegato l'arma era lunga solo 625 mm. Da scarica pesava 3,7 kg. La gittata utile era di circa 100-150 metri. A sinistra, le pistole mitragliatrici MP40 si dimostrarono affidabili anche nei clima rigidi.

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MGEUZ N Z I SSTTOORY RICI

Sopra, perquisizione di prigionieri inglesi da parte di uomi della divisione SS Hohenstaufen dopo i violenti combattimenti per la conquista di Arnhem nel settempre del 1944. Ben visibile la MP40 del milite. A sinistra, i paracadutisti tedeschi armati di MP occupano Roma. A destra, in avanscoperta in un villaggio sovietico, la fedele MP in spalla.

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bellico tedesco. Pensate per essere usate anche sui veicoli, divennero rapidamente il simbolo delle armate germaniche che inarrestabili dilagavano per l'Europa. La MP 40 non era tuttavia priva da difetti: a causa del suo sistema di funzionamento a chiusura labile, se l’arma

prendeva un colpo sul calcio la massa battente poteva arretrare quel tanto da permettere all’otturatore di sfilare una cartuccia dalle labbra del caricatore e di inserirla in canna, provocando la partenza indesiderata del colpo. Per ovviare a questo inconveniente, tipico di

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tutte le pistole mitragliatrici della prima e della seconda generazione, fu prodotta nel 1940 la variante MP 40/I, dotata di un pulsante di blocco dell’otturatore in posizione avanzata situato sulla manetta di armamento. Grazie a questo accorgimento, introdotto anche nel-


G U N S T O RY

Il feldnaresciallo Paulus, MP in pugno, lotta spalla a spalla con i propri uomini sino all'ultima pallottola prima di soccombere. Così Hitler avrebbe voluto che finisse la disperata difesa di Stalingrado.

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le precedenti versioni MP 38 e MP 40, la pistola mitragliatrice di Berthold Geiper divenne finalmente sicura nel trasporto e nel maneggio. La MP 38 e le successive varianti MP 40 e MP 40/I furono tra le armi più interessanti utilizzate dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Micidiali nei combattimenti a breve distanza, rivelarono ben presto il loro più grave limite, costituito dalla gittata ridotta a 100-150 m a causa della scarsa potenza della munizione utilizzata, la 9 mm Parabellum, nata per essere impiegata nelle pistole P08, ma poco adatta per sopportare un grande volume di fuoco. Sul fronte russo, il confronto diretto con

il PPsh-41 dotato di caricatore a tamburo in grando di consentire un maggiore volume di fuoco, spinse i progettisti a studiare qualche cosa di analogo per evitare che i soldati tedeschi dovessero fermarsi per ricaricare più sovente di quelli russi. La MP 40 non era però adatta per applicarvi un tamburo. La soluzione improvvisata fu di unire due caricatori e modificare l'apertura di alimentazione. In talmodo, quando un caricatore era vuoto, l'altro poteva essere fatto scivolare fino all'altezza del foro di alimentazione. Era sufficiente fermarsi, tirare indietro l'otturatore, far scorrere il caricatore, e continuare a sparare. Il sistema non

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ebbe però successo. Il caricatore diventava troppo pesante e ingombrante. Inoltre, nel duro impiego in condizioni spesso estreme, era soggetto a inceppamenti. Un altro problema comune a tutte le MP erano gli inceppamenti derivati dall'alimentazione a fila singola che provocava un maggiore attrito tra le cartucce quando il caricatore si svotava. L'abilità stava nel girare l'arma da un lato e scuoterla violentemente, anche se ciò poteva dimostrarsi fatale nel corso di un'azione. Nonostante le pecche, le pistole mitragliatrici tedesche si dimostrarono particolarmente efficaci e letali nel corso dell'intero conflitto mondiale.


il club

INFORMA CONSIGLIO DEL 21/02/2014 Il giorno 21 Febbraio 2014, alle ore 11.30, si riunisce nei locali della Segreteria in Torino, via Mantova 13, il Consiglio direttivo del IMVCC. Sono presenti tutti i Componenti eccetto Cappa Bava. Il Presidente Brezza relaziona come il numero di Soci si mantenga costante: al 28 Febbraio dello scorso anno avevano rinnovato 446 Soci ed attualmente al 20/2 ne risultavano rinnovati 428 mentre numerosi altri hanno comunicato il rinnovo non ancora pervenuto a causa della lentezza del sistema postale. Relaziona inoltre sui contatti avuti con l’ASI a riguardo la Manifestazione in Normandia del prossimo Giugno: al momento appare ancora difficile definire l’importo che l’Ente stanzierà per organizzare in Normandia la sua cerimonia ASIMILISHOW e quanto verrà assegnato ad ogni Club. A questo proposito il Consiglio decide di richiedere un incontro a Pujatti per definire tutte le questioni inerenti la Normandia. Brezza si incarica di richiedere l’incontro e di riferire ai Consiglieri. Scarlata riferisce di non aver ricevuto comunicazioni per manifestazioni 2014 il calendario viene quindi così definito: 02-09 Giugno Partecipazione alle celebrazioni in Normandia e ASIMILISHOW. 27-29 Giugno IMVCCSHOW a Ternavasso. 20-21 Settembre Massa-Forte dei Marmi.

Si procede quindi ad esaminare i dettagli della Manifestazione di Ternavasso. Sanmartino riferisce di aver incontrato Pujatti in occasione della riunione ASI di Roma e di aver ricevuto da lui assicurazione che l’ASI contribuirà alla manifestazione. Viene deciso di richiedere ai proprietari dei veicoli blindati un impegno comune per Ternavasso e per Forte dei Marmi al fine di contribuire alla miglior riuscita di questa manifestazione come stabilito nell’ultima Assemblea. Scarlata tratterà con Assolari e Sanmartino con Temeroli: quest’ultimo contattato al telefono da Sanmartino comunica di avere difficoltà in quanto la sua manifestazione La Linea Gialla è prevista per il 27-28 Settembre, la trattativa verrà comunque seguita sperando in una soluzione positiva. Viene deciso di dotare il terreno di Ternavasso di batterie di WC chimici ad uso sia del pubblico che dei rievocatori che occupano le tende, Thaon si incaricherà di contattare la Ditta che attualmente già li fornisce per le manifestazioni ippiche al fine di accertarne i costi. Scarlata contatterà il responsabile del ristorante della Tenuta per definire la possibilità ed i costi di una eventuale cena sociale la sera di Sabato 28/6, tutti gli altri pranzi e cene saranno liberi. Thaon si farà carico di proporre alcune alternative per i percorsi fuori dalla Tenuta da effettuarsi la mattina di Sabato 28/6. I rapporti con i Media saranno tenuti ARMY MOTORS ITALIA

da Caniatti il quale invita alla cautela nella comunicazione ai quotidiani, stante la presenza di molti reenactors in uniformi delle truppe dell’Asse che potrebbero essere equivocati da qualche cronista con conseguente pubblicità negativa al Club organizzatore ed alla Tenuta. Brezza si incaricherà di richiedere un preventivo di Assicurazione per organizzatore che copra il Club per i danni sia ai partecipanti sia al pubblico. Viene deciso di pubblicare sulla prossima rivista con l’annuncio ed il programma di massima della Manifestazione anche la scheda di adesione che dovrà essere trasmessa al Club con largo anticipo e non oltre il 10 Giugno. Per definire la quota di partecipazione sarà necessario conoscere l’importo richiesto per la Cena sociale. Brezza e Scarlata comunicano di partire il mattino seguente per la Normandia per partecipare al Congresso annuale della FF MVCG, con cui si organizza la Normandia e recarsi ad Isigny per controllare sul posto i dettagli della nostra partecipazione e di ASIMILISHOW. Il Consiglio richiede che anche l’ASI contribuisca a queste spese organizzative e che questo argomento venga posto all’OdG del prossimo incontro con Pujatti. Alle ore 14.00, tutti gli argomenti dibattuti, il presidente Brezza dichiara chiusi i lavori ringraziando i partecipanti. A Torino lì 21 Febbraio 2014

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M E IZLZCI LSUTBO IRNI CF IO R M A

NORMANDIA 2014

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Di ritorno dalla Normandia e dopo l’incontro con i rappresentanti della FFMVCG riassumiamo quanto è utile sapere prima di recarsi in zona nel prossimo Giugno. MANIFESTAZIONI Lunedì 2 Giugno Arrivo ed installazione nelle abitazioni. Escursioni libere nel pomeriggio: Blockous di Gefosse (possibiltà foto) - Batteria Maisy (trincee, blockouse, cannoni) a Grandcamp Maisy. Martedì 3 Giugno Escursioni libere Mercoledì 4 Giugno Borsa a Saint Mere Eglise. Escursioni libere. In serata Repas Federal della FF MVCG al ristorante del Camping Fanal. Giovedì 5 Giugno Manifestazione a Briquebeck, alla presenza delle Autorità FIVA e di altri Enti francesi ed italiani, pranzo a vassoio offerto dal Comune. In serata 23h00 spettacoli pirotecnici su tutta la costa. Venerdì 6 Giugno Manifestazioni ufficiali, divieto di transito su tutta la zona litoranea. Esibizione di modellismo navale (modelli naviganti di notevoli dimensioni ( 2,5 m) nel lago del Camping Fanal e di modelli di Carri telecomandati nel prato adiacente. Anche nei giorni seguenti: 7-8 Giugno. Cena sociale IMVCC-CVMS-ASI. Sabato 7 Giugno Concentramento veicoli alla Point de Hoc (9h00/10h30) partenza per Grandcamp Maisy - Sfilata e schieramento veicoli nel centro della Cittadina, Esposizione veicoli (12h00-16h00) pranzo a vassoio offerto. 16h00 Partenza per Isigny su vie secondarie- 18h00 sfilata ad Isigny. 19h30 Rientro al Campo. Domenica 8 Giugno Saint Mere Eglise: lancio di 700 paracadutisti militari (13h30). Convoglio di 50 veicoli a corredo dell'evento 10h30- 17h45 lancio di Paracadutisti Civili da Dakota (10 aerei in volo), sfilata e schieramento. Veicoli a Saint MereEglise 17h00 – 18h00 - Dalle 15h45 alle 16h00. Cerimonia al monumento ai Caduti località La Fiere. Lunedì 9 Giugno Commiato e partenze. Martedì 10 Giugno Carico veicoli militari in partenza per l'Italia ATTENZIONE Essendoci le elezioni amministrative in Francia nel prossimo mese è possibile che, cambiando gli Amministratori di molti paesi, possano esserci cambiamenti alle attività previste dal presente programma che, pertanto, deve essere considerato indicativo, sarà nostra cura comunicare ogni eventuale variazione. PASS PERSONALI E VEICOLARI: I Francesi desiderano il pagamento dei pass da parte del Club al nostro arrivo, pertanto sarebbe opportuno poter incassare prima della partenza i pass: ( veicolo + conduttore = 45,00 e partecipante singolo = 10,00) che danno diritto a partecipare alle manifestazioni previste, Gli interessati sono quindi pregati di voler inviare l’importo alla Segreteria di Torino, i Pass saranno consegnati all’arrivo in Normandia. MOBIL HOME La proprietà del Campeggio preferisce incassare il saldo della locazione per nostro tramite quindi chi ha riservato una Mobil Home (viste: molto belle) tramite nostro ci faccia pervenire il saldo entro il 20 Aprile prossimo. All'arrivo sarà richiesta dalla Proprietà del Campeggio una cauzione di 200,00 euro che alla partenza, dopo aver constatato le buone condizioni delle Mobil Home, sarà restituita. Le mobil home sono equipaggiate di tutto salvo la biancheria da letto e da bagno (Lenzuola, federe ed asciugamani) chi non se li vuole portare potrà affittarli al Campeggio. Stiamo anche organizzando una serata con cena sociale presso il ristorante del Campeggio per la sera del 6 o 8 Giugno. Mentre la sera del 4 Giugno, nello stesso Ristorante, ci sarà la cena sociale dei Francesi a cui, compatibilmente ai posti disponibili potranno partecipare anche i nostri Soci. Gli interessati dovranno far pervenire le loro adesioni, accompagnate da una caparra di 20 euro a persona entro il 20 Maggio alla Segreteria, qualora le adesioni fossero insufficienti la serata sarà annullata. CHAMBRES D’HOTES Anche queste proprietà preferiscono incassare in anticipo gli importi per nostro tramite, gli interessati sono quindi pregati di far pervenire il saldo entro il 20 Aprile prossimo. ARMI DISATTIVATE E VEICOLI ARMATI Come spero tutti saprete la Legge Francese ha equiparato i veicoli blindati e quelli muniti di accessori / supporti per armi (colonne e ralle per mitragliatrici) e di apparecchi radio militari alle armi da guerra di 2° categoria. Pertanto attenzione ad andare in Normandia con veicoli Blindati o altri veicoli così equipaggiati, attenzione anche alle armi individuali disattivate. Ho richiesto al Presidente della FF.MVCG, con i quali parteciperemo all'Evento, di informarmi su cosa fare per essere in regola durante le manifestazioni, ecco la risposta: I Collezionisti stranieri che vengono a titolo temporaneo sul territorio francese, possono portare il loro armamento da collezione ( Armi disattivate) alle seguenti condizioni: debbono avere con sé: certificato/dichiarazione di proprietà e di provenienza (fattura di acquisto) - certificato di disattivazione conforme alla legge del Paese d’origine del proprietario - attestazione (certificato) di residenza nel Paese d’origine - documento di identità personale - Dichiarazione del Sindaco del Comune che ospita il Club (tramite la FFMVCG) che attesti la presenza e la partecipazione del/dei collezionista/i nel quadro di una Manifestazione ufficia-

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le - (Inviatemi le vostre eventuali domande da presentare al Sindaco di Isigny). Per i simulacri in zama o quasi-armi (Denix, Nakata, ecc), equiparati a giocattoli non è richiesto alcun documento ma, come per le armi disattivate, ne è comunque sempre vietato il porto e l’esibizione al di fuori delle manifestazioni organizzate. È inoltre sempre vietato il porto e l’esibizione in pubblico delle uniformi degli Eserciti dell’Asse. Naturalmente rimaniamo a disposizione per ogni chiarimento, il mio consiglio è, comunque, di lasciare a casa ogni armamento o similare. Arrivederci ad Isigny. Piero Brezza

ADDIO A TRE AMICI

È con profonda tristezza che abbiamo appreso la notizia della scomparsa del nostro fondatore Antonio Allegranzi, spentosi lo scorso mese, all’età di 70 anni, per un malore improvviso nella sua casa di Atlanta. Dopo aver costituito nel 1980 il Capitolo Italiano del MVCC era stato l’unoco Presidente europeo del MVCC/ MVPA americano. Unanime il cordoglio di chi ha avuto il previlegio di conoscerlo. Il Consiglio e tutti i Soci del IMVCC si stringono ai Familiari in questo momento di dolore. Caro Toto Proprio pochi giorni fa ti ho scritto una mail in cui, con gli auguri di Natale, esprimevo la speranza di poterti incontrare in occasione del tuo soggiorno italiano per le Feste e come in risposta è arrivata la notizia.. Non voglio e non posso credere che Tu non ci sia più, per me ti sei di nuovo trasferito come quando decidesti di lasciare Vicenza per vivere negli Stati Uniti, ed ora sei in un nuovo Paese intento a costituire un grande Club insieme agli Amici che Ti hanno preceduto, Club a cui tutti aderiremo quando sarà il momento. Quante cose abbiamo fatto insieme e quante avremmo potuto farne se Tu, per seguire il tuo amore travagliato, non ti fossi trasferito ad Atlanta. In questo momento non trovo le parole, posso solo dirti: ti ho voluto e ti voglio bene. Ciao Toto Piero Con altrettanta profonda tristezza dobbiamo comunicare la scomparsa, lo scorso 25 dicembre, di Renzo Pallavicini, altra colonna della nostra Associazione. Ricordandone l’entusiasmo, la vitalità e la passione, ci stringiamo alla Sua Famiglia in questo doloroso momento. È venuto a mancare Franco Bianchi per tutti noi, Tony. Dopo alcuni mesi di travagliata malattia si è spento il 29 Novembre 2013. Amato da tutti, uomo umile e generoso, un padre esemplare. Dal 2005, anno della fondazione dell’Associazione L.G.T. non mancava mai alle manifestazioni in programma, spesso alla guida di una Willy’s, oppure alla guida del Dodge dell’amico Giandomenici per il quale nutriva un particolare affetto. Rispettando il suo ultimo desiderio, gli amici della Gotica Tirrenica hanno reso omaggio alla salma davanti alla chiesa in uniforme da libera uscita suscitando grande commozione tra la folla. Tony lascia un vuoto incolmabile nei cuori e nelle menti di tutti noi. Ci mancherà la tua bella facciona … Ciao Tony.

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SPECIALE NORMANDIA

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Per quanti si apprestano a partire per la Normandia, per vivere una esperienza davvero unica e straordinaria, abbiamo pensato di ricordare le celebri spiagge dello sbarco, dove è ancora vivo il ricordo del D-Day

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LE SPIAGGE DELLO SBARCO

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el maggio 1943 si tenne a Washington, ai margini della conferenza Trident una riunione segreta tra i massimi responsabili del fronte occidentale per scegliere la zona di sbarco dell'operazione Overlord, l'attacco alla fortezza Europa. Dopo una serrata discussione, si finĂŹ per preferire le coste della Normandia al Pas-de-Calais dove Hitler aveva schierato le sue migliori divisioni e dove soprattutto non c'erano sufficienti spiagge e porti per poter rafforzare rapidamente la testa di ponte. La zona dello sbarco fu inizialmente individuata tra gli estuari dell'Orne e della Vire e prevedeva l'impiego di cinque divisioni, due aviotrasportate e tre (una americana e due bri-

tanniche) trasportate via mare. Altre venti divisioni dovevano essere pronte in Gran Bretagna per rafforzare la testa di ponte. A fine gennaio 1944 la gigantesca operazione iniziò a prendere forma, il fronte di sbarco passò da 40 a 60 chilometri, dall'estuario dell'Orne alla costa est del Contentin. Le divisioni aviotrasportate avrebbero coperto l'intero settore protegggendo l'operazione sin dalla notte precedente lo sbarco. Furono individuate cinque zone dove fare sbarcare le truppe, chiamate in codice Sword Beach, Juno Beach, Gold Beach, Omaha Beach e Utah Beach. Nel pomeriggio del 5 giugno tutto era pronto per dare il via all'operazione Overlord.

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M ESZPZEICSI A TO L ER INCO I RMANDIA

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SWORD Intorno alle 6,30 del mattino sotto un cielo grigio i primi LCT del 13th/18th Hussars del corpo di spedizione britannico sono in vista della costa normanna. Sui mezzi da sbarco fervono le operazioni per mettere in acqua i carri DD. É previsto che raggiungano la costa autonomamente, pronti a entrare in combattimento, ma le condizioni del mare rendono difficile agli equipaggi di mantenere la rotta verso la costa. I galleggianti impediscono la visuale e occorre affidarsi alla bussola per raggiungere la spiaggia che dista circa 4 chilometri. Di 40 carri DD ne arriveranno a terra 31. Dietro di loro, altri LCT trasportano i cannoni semoventi del 7th Field Regiment R.A. del 76th (Highland) Field Regiment R.A. e del 33rd Field Regiment R.A. Gli artiglieri, incuranti del mare grosso, approno il fuoco contro le batterie tedesche ancora prima di toccare terra. Sotto un diluvio di fuoco i granatieri del Regiment 736 fanno quello che possono per frenare lo sbarco delle soverchianti forze britanniche. Del corpo di spedizione fanno parte anche i francesi del commando Kieffer che dopo avere attraversato a passo di corsa la spiaggia, aprono una breccia nelle difese tedesche. L'arrivo dei carri e dell'artiglieria pesante britannica mette fine alla resistenza tedesca.

Nonostante il mare grosso e i numerosi ostacoli di cui è dissemimata la spiaggia, le forze britanniche sbarcano con relativa facilità . Le perdite di uomini sono inferiori del previsto. A sera i britannici hanno stabilito una solida testa di ponte.

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JUNO

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Sono i Canadesi della 3rd Division a sbarcare per primi intorno alle 8 del mattino nel settore definito in codice Juno Beach. Il mare grosso rende difficile raggiungere la riva. Soldati e mezzi arrancano faticosamente nella sabbia trasformata in fanghiglia dalla bassa marea. Dei duri combattimenti si accendono tra i canadesi e i difensori tedeschi. I Reginas faticano ad avere ragione della strenua resistenza tedesca a Courseulles, mentre i Winnipegs subiscono pesanti perdite a Graye-sur-Mer. A est la 8a Brigata sbarca alle 8,05 davanti a Bernières con i Queen's Own Rifles of Canada. Ancora più a est il North Shore Regiment prende terra a Saint-Aubin-sur-Mer, presto raggiunto dagli Inglesi del 48 Royal Marines Commando. Su 630 uomini sbarcati solo 341 saranno ancora in grado di combattere a fine giornata. Nonostante le pesanti perdite, già in tarda mattinata in tutto il settore le forze d'attacco canadesi e inglesi riescono ad aprire diverse brecce nella difesa tedesca, attraverso le quali si gettanto le truppe corazzate. A mettere in difficoltà la progressione verso l'interno è un gigatesco imbottigliamento di mezzi e materiali all'uscita delle spiagge, nonostante ciò a fine giornata la divisione canadese risulterà quella che è riuscita a progredire maggiormente.

Le difese tedesche, come l'osservatorio di Chaos situato al bordo della falaise di Longues-sur-Mer, tra Arromanches e Porten-Bessin, sono tuttora impressionanti. L'osservatorio dirigeva il tiro dei cannoni da 152 mm e fu più volte bombardato.

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SP MEECZI Z AIL ES TNOORRI CMI A N D I A

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GOLD Lo sbarco su Gold Beach è affidato alla 50th Infatry Division britannica. Alle 7,25 le prime truppe prendono terra a Saint-Cône-de-Fresné. La conquista di Hamel da parte del 1st Hampshire si presenta subito difficile. I tedeschi, ben acquartierati, aprono un fuoco infernale sugli invasori. Nell'assalto, che si protrae per tutta la mattinata, l'Hampshire perderà ben 182 uomini prima di riuscire ad avere ragione della resistenza germanica. Anche il 5th East Yorks si trova ad affrontare un nemico piuttosto coriaceo. I granatieri della 7./736 non hanno nessuna intezione di cedere le armi senza combattere. Per piegare i tedeschi occorre il massiccio intervento dei cannoni della flotta che polverizzano le casematte dei micidiali 88. In altri settori dello sbarco, presidiati da truppe tedesche di seconda linea meno motivate e combattve, la conquista delle spiagge non presenta grandi difficoltà. Già a partire dalla mattinata il 7th Green Howards può avanzare su Ver-sur-Mer senza incontrare alcuna resistenza da parte delle residue forze tedesche. Rapidamente la divisione può spiegare tutta la sua forza e raggiungere alcuni degli obiettivi previsti dal piano di invasione. Le sue avanguardie in serata sono in vista della cattedrale di Bayeux. La città sarà conquistata il giorno dopo.

Ad Arromanches, con i cassoni detti "Phoenix", fu costruito un porto artificiale i cui resti sono ancora visibili. Le forze britanniche sbarcarono con relativa facilità, ma le cose cambiarono quando (foto sopra) si spinsero verso Caen.

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UTAH

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Alle 4,30 quattro uomini armati solo di pugnali nuotano silenziosamente tra le rocce delle isole SaintMarcouf, piccolo arcipelago situato al largo della zona prevista per lo sbarco. Il loro compito è di reperire e neutralizzare eventuali sentinelle tedesche, ma sulle isolette non c'è anima viva. Alle 5,45 l'imponente flotta d'appoggio USA apre il fuoco con tutti i pezzi sulle difese tedesche. Pochi minuti dopo 276 Marauders della 9th US Air Force lanciano 4.404 tonellate di bombe su sette obiettivi considerati "sensibili". L'effetto è devastante, molte postazioni tedesche sono polverizzate, non esiste più alcuna linea telefonica tra i comandi tedeschi e ciò che resta dei difensori delle spiagge sottoposti a un diluvio di fuoco dal cielo e dal mare. Alle 6,40 venti LCVP toccano terra con le prime truppe seguiti dai carri DD del 70th Tank Battalion. Per un benigno errore del destino, causa la forte corrente del Cotentin, le forze americane sbarcano a 2,5 chilometri più a sud della zona prevista, fuori portata dei cannoni delle batterie d'Azeville e Saint-Marcouf ancora perfettamente efficienti nonstante il pesante bombardamento. In una sola ora il 237th Engineer Batallion riesce a liberare la spiaggia e ad aprire numerose brecce nel muro anticarro. I tedeschi si arrendono.

Sul luogo dello sbarco, a Saint-Martin-de-Vareville (in codice Utah), è stato eretto un monumento alla 2a divisione corazzata francese del generale Leclerc. Sopra, i mezzi da sbarco americani in rotta verso la spiaggia. Le perdite furono piuttosto contenute.

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SPECIALE NORMANDIA

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OMAHA Alla 5,50 del mattino la flotta d'appoggio USA apre il fuoco sulle postazioni tedesche, mentre le truppe prendono posto nei mezzi da sbarco pronte a raggiungere la costa. Il vento soffia da nord-ovest a 18 nodi, il mare è grosso con onde alte oltre due metri. Sbalottati negli LCT, molti uomini sono in preda al mal di mare. Sulle loro teste passano 480 bombardieri B24, hanno il compito di ammorbidire con 1285 tonellate di bombe le difese costiere. Una costa che è difficile intravedere, avvolta come è da basse nubi illuminate a tratti da terrificanti esplosioni. La forza d'assalto è divisa tra due divisioni: la 1st Infatry Division nel settore di Saint-Laurent e Colleville (in codice Easy e Fox) e la 29th Infantry Division in quello di Vierville (Dog e Charlie). Ai Rangers invece il compito di conquistare la Pointe du Hoc. Alle 6,30 la prima ondata arriva davanti alla spiaggia. La nebbia mattutina e il fumo delle esplosioni non permettono ai fanti di distinguere chiaramente le pareti scoscese che si inalzano alle spalle della spiaggia. Al riparo nei loro bunker, ancora storditi dagli scoppi, ma miracolosamente incolumi, i tedeschi osservano quelle sagome scure che si avvicinano tra la spuma delle onde. Gli ordini sono precisi: "aprire il fuoco solo quando gli assalitori saranno immersi

nell'acqua sino al petto". Sbattuti dal mare grosso, gli LCT abbassano le rampe. Spaventati, bagnati, infreddoliti, i fanti americani si gettano tra le onde. Alcuni mezzi da sbarco hanno abbassato in anticipo le rampe i soldati, gravati dal pesante equipaggiamento, si trovano sommersi da due metri d'acqua. Diversi annegano, mentre altri perdono le armi nel disperato tentativo di raggiungere la riva a nuoto. Gli altri arrancano tra la spuma delle onde con l'acqua che gli giunge al petto... È il momento scelto dai Tedeschi per aprire un infernale fuoco di sbarramento. A causa delle nubi basse e della nebbia le bombe USA sono finite nelle paludi lasciando pressoché intatte le difese tedesche. Le mitragliatrici falciano l'intera prima ondata di fanti mentre la batteria di Houtteville con i suoi mostruosi pezzi da 105, polverizza uomini e mezzi prima ancora che tocchino terra. Si va avanti così sino a mezzogiorno: ondata dopo ondata, mentre la spuma del mare si colora di sangue. Verso le 12,30 i coraggiosi genieri di alcuni gruppi di combattimento riescono ad aprire alcune brecce nel "muro" delle dune. Lo scarsegggiare delle munizioni da parte tedesca e l'intervento massiccio della flotta e dell'aviazione USA fanno il resto, a sera tutte le spiagge sono state conquistate.

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G U N S T O RY

I MITRA DEL III REICH

Fu l'arma individuale più celebre in dotazione alle forze armate tedesche durante il secondo conflitto mondiale, simbolo stesso della loro aggressività. Questa è la sua affascinante storia

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el marzo del 1918 le armate imperiali germaniche scatenarono un'ultima disperata offensiva in Piccardia per spezzare la linea di difesa inglese. L'operazione, denominata in codice Michael, scattò alle 9.40 del 21 marzo dopo ore di incessante pesante bombardamento delle trincee britanniche con granate di grande potenza e bombe a gas. Le truppe d'assalto tedesche strisciarono sbucando fuori dalla nebbia prima che le sbigottite e assordate forze avversarie potesseno prepararsi alla difesa delle trincee. Fu i quel momento che i fanti inglesi fecero

diretta conoscenza con una nuova micidiale arma in dotazione alle unità d'élite delle Sturmtruppen: un moschetto in grado di sparare a raffica, quasi fosse una piccola mitragliatrice portatile. Era stato ideato da Hugo Schmeisser e prodotto dalla Bergmann che lo aveva denominato Muskete 18,I o MP (Maschinen Pistole) 18,I. Era nato dalla necessità di fornire alle truppe d'assalto un'arma individuale d'attacco più pratica da utilizzare di un fucile negli spazi ristretti della trincea e capace di risultare risolutiva prima ancora di affrontare il corpo a corpo con l'avversario. Sino a quel momento infatti gli asARMY MOTORS ITALIA

salti alle postazioni nemiche erano in gran parte affidati alle baionette e in generale alle armi bianche. L'MP 18,I era lungo complessivamente 815 mm, aveva una canna rivestita e ventilata di 200 mm e pesava a vuoto 4,18 kg. Dotato di caricatore a pacchetto da 32 colpi, era in grado di sparare automaticamente circa 450 cartucce da pistola calibro 9 mm al minuto. Un volume di fuoco spaventoso e dagli effetti devastanti all'interno di una tricea. Prima che le ostilità finissero ne furono distribuiti alcune migliaia che finirono nel bottino di guerra dei vincitori. Nel trattato di Vesailles fu fatto divieto

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Come mostrano le foto di questa pagina i moschetti automatici furono dati in dotazione alle SS. Sopra, un milite controlla i documenti di alcuni ebrei polacchi, in spalla porta un MP28. A sinistra, un altro MP28, riconoscibile dal copricanna traforato, pende dalla spalla di questa SS. Nella pagina a fianco, un Fallschirmj채ger armato di MP38.

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I Fallschirmjäger furono i primi ad essere equipaggiati con le pistole mitragliatrici MP38 all'inizio espressamente realizzate per loro. Sopra, un para in marcia con la sua MP durante l'Operazione Merkur. A sinistra, nonostante le MP gli Jäger si trovarono a Creta in serie difficoltà. Nella pagina a fianco, siamo a Stalingrado e le MP sono ormai tra le armi più diffuse.

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ai tedeschi di produrne e possederne. Tuttavia questi aggirarono il divieto creando succursali estere in Paesi neutrali e stabilendo accordi con i fabbricanti locali. Fu così che la SA Belge Anciens Etablissements Pieper di Herstal-LèzLiége in Belgio realizzò una ver-

sione migliorata dell'MP 18 che fu esportata anche in Cina, Bolivia e Giappone. Alla Waffenfabrik Solothum AG, una compagnia fondata in Svizzera nel 1929 dalla tedesca Rheinmetall con la collaborazione dell'austriaca Steyr, furono studiate e testate nuove pistole

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mitragliatrici al riparo degli sguardi curiosi degli Alleati. Quando Hitler, dopo avere conquistato il potere, annunciò il riarmo della Germania, i fabbricanti d'armi tedeschi avevano già pronti i prototipi da sottoporre alla valutazione della neonata Wehrmacht. La


G U N S T O RY Un disegno di propaganda dell'Illustrierter Beobacher mostra l'assalto finale su Stalingrado come se lo auguravano i tedeschi. I soldati impugnano chiaramente delle MP.

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Bergmann propose l'MP 34 Bgm, evoluzione moderna dell'MP 18. Da questo derivò l'MP 35 Bgm destinato ad armare le squadre d'assalto delle Waffen-SS. Era un'arma semplice, sicura e straordinariamente robusta, ma aveva il difetto di essere pesante: quattro chilogrammi senza le cartucce. Heinrich Vollmer disegnò invece per la Erma la Maschinenpistole Erma o MP. E. Lunga 892 mm, aveva una canna di 250 mm e pesava circa 4,15 kg senza caricatore; la celerità di tiro era di 500 colpi al minuto. In un incavo, sul lato destro del calcio, sopra al grilletto,

c'era un interruttore a raggera che permetteva di selezionare il tipo di fuoco: semi-automatico o automatico. L'Erma fu data in dotazione soprattutto alla polizia e ai reparti paramilitari. Venne anche fornita in buona quantità alle truppe di Franco durante la guerra civile spagnola. Fu tuttavia nel 1938 che Berthold Geiper con l'aiuto dello stesso Heinrich Vollmer e altri progettisti della Erma ideò e mise a punto quello che doveva diventare il più celebre mitra tedesco: la Maschinenpistole Erma 38 o MP 38 che gli Alleati chiamarono genericamente ed erroneamente Sch-

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meisser anche se Hugo Schmeisser non aveva contribuito in alcun modo alla sua realizzazione. La MP 38 fu ideata inizialmente per i paracadutisti che necessitavano di un'arma individuale in grado di fornire un buon volume di fuoco, ma anche sufficientemente leggera e pratica per poter essere portata con sé durante il lancio. I paracadute tedeschi si aprivano con una forte scossa, ne risultava che armi ed equipaggiamenti voluminosi sfuggivano a chi li portava. La MP 38 era invece abbastanza piccola e leggera da poter essere infilata sotto la bardatura.


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La MP 38 era prodotta secondo schemi assolutamente innovativi per l’epoca: il gruppo impugnatura, che conteneva il congegno di scatto, era in lega leggera e utilizzava estese parti in materiale plastico, mentre la scatola di culatta era costituita da un semplice tubo in acciaio irrobustito da fresature longitudinali a cui nella parte anteriore veniva avvitata la canna. Il calcio era costituito da una gruccia metallica pieghevole, che contribuiva a rendere ancora più compatta e trasportabile l’arma. Il funzionamento era invece del tutto tradizionale: la MP 38 utilizzava il sistema della chiusura labile con

inizio del ciclo di tiro a otturatore aperto, una soluzione adottata fin dall’inizio in questa categoria di armi e che trova impiego ancor oggi nei modelli di moderna produzione. Il fuoco era unicamente automatico, ma esercitando una leggera pressione sul grilletto era possibile far partire brevi raffiche da due o tre colpi. I tiratori più esperti, grazie alla cadenza di tiro contenuta in circa 500 colpi al minuto, erano in grado di sparare anche a colpo singolo. Ben presto ci si rese conto che la MP 38 poteva essere migliorata: in particolare il gruppo impugnatura, che era prodotto in lega di alluminio, risultava

troppo costoso vista la penuria di questo materiale, mentre la scatola di culatta fresata richiedeva un tempo di lavorazione troppo lungo. Sul progetto intervenne Hugo Schmeisser che ridisegnò l'arma per rendere la fabbricazione più semplice ed economica. Entrato in servizio nel 1940, il nuovo modello prese la denominazione di MP 40 e fu caratterizzato dal gruppo impugnatura e scatola di culatta in lamiera stampata. Nel frattempo le pistole mitragliatrici, prodotte o semplicemente assemblate da diverse fabbriche, erano diventate l'arma individuale d'appoggio per eccellenza di tutto l'apparato

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Nella pagina precedente, un sottufficiale della Grossdeutschland all'assalto armato di MP40. Sopra, la trasparenza di una MP, semplicitĂ ed efficacia. A calcio ripiegato l'arma era lunga solo 625 mm. Da scarica pesava 3,7 kg. La gittata utile era di circa 100-150 metri. A sinistra, le pistole mitragliatrici MP40 si dimostrarono affidabili anche nei clima rigidi.

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Sopra, perquisizione di prigionieri inglesi da parte di uomi della divisione SS Hohenstaufen dopo i violenti combattimenti per la conquista di Arnhem nel settempre del 1944. Ben visibile la MP40 del milite. A sinistra, i paracadutisti tedeschi armati di MP occupano Roma. A destra, in avanscoperta in un villaggio sovietico, la fedele MP in spalla.

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bellico tedesco. Pensate per essere usate anche sui veicoli, divennero rapidamente il simbolo delle armate germaniche che inarrestabili dilagavano per l'Europa. La MP 40 non era tuttavia priva da difetti: a causa del suo sistema di funzionamento a chiusura labile, se l’arma

prendeva un colpo sul calcio la massa battente poteva arretrare quel tanto da permettere all’otturatore di sfilare una cartuccia dalle labbra del caricatore e di inserirla in canna, provocando la partenza indesiderata del colpo. Per ovviare a questo inconveniente, tipico di

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tutte le pistole mitragliatrici della prima e della seconda generazione, fu prodotta nel 1940 la variante MP 40/I, dotata di un pulsante di blocco dell’otturatore in posizione avanzata situato sulla manetta di armamento. Grazie a questo accorgimento, introdotto anche nel-


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Il feldnaresciallo Paulus, MP in pugno, lotta spalla a spalla con i propri uomini sino all'ultima pallottola prima di soccombere. Così Hitler avrebbe voluto che finisse la disperata difesa di Stalingrado.

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le precedenti versioni MP 38 e MP 40, la pistola mitragliatrice di Berthold Geiper divenne finalmente sicura nel trasporto e nel maneggio. La MP 38 e le successive varianti MP 40 e MP 40/I furono tra le armi più interessanti utilizzate dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Micidiali nei combattimenti a breve distanza, rivelarono ben presto il loro più grave limite, costituito dalla gittata ridotta a 100-150 m a causa della scarsa potenza della munizione utilizzata, la 9 mm Parabellum, nata per essere impiegata nelle pistole P08, ma poco adatta per sopportare un grande volume di fuoco. Sul fronte russo, il confronto diretto con

il PPsh-41 dotato di caricatore a tamburo in grando di consentire un maggiore volume di fuoco, spinse i progettisti a studiare qualche cosa di analogo per evitare che i soldati tedeschi dovessero fermarsi per ricaricare più sovente di quelli russi. La MP 40 non era però adatta per applicarvi un tamburo. La soluzione improvvisata fu di unire due caricatori e modificare l'apertura di alimentazione. In talmodo, quando un caricatore era vuoto, l'altro poteva essere fatto scivolare fino all'altezza del foro di alimentazione. Era sufficiente fermarsi, tirare indietro l'otturatore, far scorrere il caricatore, e continuare a sparare. Il sistema non

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ebbe però successo. Il caricatore diventava troppo pesante e ingombrante. Inoltre, nel duro impiego in condizioni spesso estreme, era soggetto a inceppamenti. Un altro problema comune a tutte le MP erano gli inceppamenti derivati dall'alimentazione a fila singola che provocava un maggiore attrito tra le cartucce quando il caricatore si svotava. L'abilità stava nel girare l'arma da un lato e scuoterla violentemente, anche se ciò poteva dimostrarsi fatale nel corso di un'azione. Nonostante le pecche, le pistole mitragliatrici tedesche si dimostrarono particolarmente efficaci e letali nel corso dell'intero conflitto mondiale.


FOTO ARCHIVIO

BRITISH AFV IN ACTION

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BRITSH AFV IN ACTION

44 AFV (Armoured Fighting Vehicles), è il termine generico per definire in inglese i veicoli da combattimento corazzati. In alto il prototipo dell'Alvis Dingo scout car. A destra, un Daimler Dingo sfila in parata a Londra nel settembre del 1941. Nella pagina a fianco in alto, anche la BSA propose una propria versione di scout car. In basso, un MkIII Dingo, privo di tettuccio e con motore completamente sigillato a prova di guado.

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BRITSH AFV IN ACTION

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Sopra, una sorta di autoblindo realizzata sullo chassis di una vettura Sunbeam. fu data in dotazione alla Home Guard, la formazione paramilitare britannica istituita nel 1940 per proteggere il territorio nazionale da un eventuale sbarco tedesco. A destra, un'autoblindo Morris C59/LAC in Francia nel 1940. Nella pagina a fianco due altre autoblindo della Home Guard, una con torretta girevole e l'altra derivata da un'auto civile, irta di bocche da fuoco.

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Una colonna di Beaverette MkII in esercitazione da qualche parte in Inghilterra nei mesi che precedettero l'inizio del conflitto. L'armamento era costituito da una mitragliatrice Vickers protetta da piastre d'acciaio pi첫 che altro di grande effetto.

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VM 90-T IL MULTIRUOLO Realizzato dalla Divisione Veicoli di Difesa dell'Iveco su specifiche dell'Esercito italiano, si è conquistato una posizione di rilievo anche in ambito internazionale. Robusto e versatile, è impiegato in vari ruoli

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mio giudizio uno dei veicoli militari moderni più affascinanti, ogni volta che incontro una colonna di questi mezzi in autostrada mi accodo per lunghi tratti, vederli procedere a poco più di cento chilometri all’ora è uno spettacolo molto molto piacevole. Le linee sono armoniose e filanti, il telo in vinile molto suggestivo. La colorazione NATO Nord Europa a tre colori dà il colpo di grazia definitivo al tentativo di

resistergli… Utilizzato massivamente dalle nostre forze armate e da quelle di diversi altri paesi, l’Iveco VM90 Torpedo è un veicolo poliedrico tuttofare. Sviluppato all’inizio degli anni ottanta dalla Divisione Veicoli da Difesa dell’Iveco su specifica dell’Esercito italiano, ha saputo conquistarsi una posizione di rilievo anche in ambito internazionale grazie alla formula particolarmente azzeccata e alla notevole robustezza e versatilità: non c’è missione di pace

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alla quale non abbia partecipato, dimostrandosi sempre all’altezza della situazione. La meccanica di base deriva da quella ben collaudata del Daily 4x4, la sospensione posteriore è classica a ponte e balestre mentre l’anteriore è a barre di torsione longitudinali. Le gomme Michelin o Pirelli 900 x 16. Può trasportare fino a dieci soldati equipaggiati in fuoristrada, è paracadutabile, scoperchiabile, relativamente veloce e quasi parco nei consumi. È predisposto

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MM E ZEZZIZAT T UT A I AT U LAI L I

Sopra,VM90T2 dell’Aeronautica Militare alla sfilata del 2 giugno 2007. A sinistra, il primo prototipo del Torpedo, notare la porta della cabina posteriore in vinile e il tappo del carburante in posizione avanzata. Il cofano ha i ganci di fissaggio incassati ed è identico a quello della versione T. Nella pagina a fianco, VM90T2 del battaglione San Marco in Afghanistan, notare la ralla con la calibro 50” e la barra anti decapitazione montata sul paraurti.

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M MEEZZZZII AT ATTTUUAALLII Un altro VM90T2 del San Marco, in questo caso la barra antidecapitazione è montata di lato e culmina con un uncino.

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al montaggio di una ralla per la calibro “50” ed ha un’autonomia di circa settecento chilometri. Il confort di marcia non è dei migliori per via della notevole rumorosità, cagionata dalla sostanziale mancanza di coibentazione , dallo sbattimento del telo in vinile e dalla mancanza dei mozzi a ruota libera. La tenuta di strada è

notevole, al livello di una buona automobile moderna. La frenata ottima e sincera. In fuoristrada è praticamente inarrestabile grazie alla geometria del telaio, al passo corto (2,8m) e al blocco manuale dei differenziali. La luce da terra elevata e le piastre di protezione della meccanica consentono di muoversi su terreno accidentato

senza problemi, la posizione di guida alta permette un’ottima visione. L’abitacolo può essere riscaldato anche a motore spento tramite una caldaia indipendente collocata sotto al pianale. La carrozzeria è costruita in fibra di vetro, il pavimento in lamiera di alluminio grecata. Nel corso degli anni il veicolo si è evoluto essen-

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zialmente in tre fasi (T,T2,T3). La prima serie prodotta era equipaggiata col motore da 2,5 litri e 100 Cv, decisamente insufficienti vista la massa totale del mezzo. Sulla seconda serie è stato montato un motore 2,8 litri da 120 Cv e la situazione è migliorata decisamente. L’installazione ha comportato diversi cambiamenti, il più eviden-

te riguarda il cofano, ora più allungato per aumentare lo spazio interno. Lo si riconosce per la zona dei ganci di fermo, che non sono più incassati. La coppia maggiore del 2,8 litri ha consentito di allungare i rapporti al ponte, rendendo più fluida la marcia. L’ulteriore evoluzione (T3) è stata introdotta per adeguare il veicolo ai requisiti anti

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inquinamento e ciò ha richiesto una diversa collocazione di alcuni componenti nel vano motore come il filtro dell’aria. Con l’aumento della coppia massima si è passati alla trazione 4x4 permanente e al sistema frenante dotato di ABS. Contemporaneamente alla nuova motorizzazione 2,8 litri dalla versione T2è stato modificato il dise-


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Sopra, un cassone del T prima serie: notare il bocchettone del carburante integrato nella fiancata. A sinistra, nel grafico l’evoluzione del Torpedo dal 1980 al 2007. Nella pagina a fianco in alto, le centine del telo sono fissate con dei galletti a innesto rapido. In basso, il cruscotto del T2, notare i sedili rivestiti in panno nero.

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Posteriore di un T in dotazione ai nostri alpini.

gno del lato destro del cruscotto. L’impianto elettrico è quello NATO standard a 24 Volt, con le classiche batterie quadrate da 110 Ampere/ ora. Interessante l’evoluzione del serbatoio: sui primi esemplari T era costruito in lamiera d’acciaio e il tappo del carburante era incassato nella fiancata sinistra, ma il rifornimento risultava difficoltoso e quindi si è passati a un serbatoio sempre in lamiera con il tappo integrato. A partire dalla versione T3 si è passati a un serbatoio in plastica stampata. I sedili non hanno subito cambiamenti degni di nota, fin dai primi esemplari sono stati installati cuscini di derivazione civile ricoperti di tessuto nero. La preparazione per l’aviotrasporto

richiede circa un’ora di lavoro e consiste nella rimozione del telo, nell’abbattimento del parabrezza e della colonna di sterzo, nella rimozione del roll bar e degli specchi retrovisori. Un Lockeed C130 può trasportarne due, un G-222 uno solo ma con cannone al traino. I ganci di attacco del paracadute sono vincolati al telaio e vi si accede attraverso degli sportelli a sgancio rapido posti sul pavimento del veicolo. L’utilizzo collezionistico è molto piacevole, ma la rumorosità a velocità superiori ai settanta chilometri all’ora è notevole e i rapporti sono molto corti, specialmente sulla versione T. Per ovviare al problema è possibile montare le coppie coniche

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del Daily 4x4 però l’operazione è decisamente costosa. In teoria il telo in vinile si può arrotolare lasciando i fianchi scoperti, tuttavia i vortici d’aria che ne derivano tendono a risucchiare i gas di scarico nell’abitacolo. Le dimensioni interne consentono a tre persone di dormire agevolmente sdraiati, il mezzo si presta pertanto a qualsiasi tipo di viaggio avventuroso. Sul mercato il VM 90 Torpedo non si trova facilmente perché la maggior parte dei mezzi alienati è stata (purtroppo per noi) ceduta ai paesi in via di sviluppo. Anche la reperibilità dei pezzi di ricambio è difficile, fatta eccezione per quelli comuni ai modelli civili. Gustavo Cappa Bava


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CARRO M 15/42

IN DOTAZIONE ALLE FORZE CORAZZATE ITALIANE, FU REALIZZATO PER ADEGUARE IL CARRO MEDIO M.13/40 ALL'EVOLUZIONE DEL CONFLITTO, MA QUANDO SCESE IN CAMPO ERA ORMAI SUPERATO

L

'M 15/42 arrivò in linea troppo tardi, quando gli avversari già disponevano di mezzi superiori, e in un numero troppo ridotto per influire sulle vicende belliche del conflitto, resta tuttavia uno dei migliori se non il migliore carro operativo a disposizione delle nostre forze corazzate. Ne vennero costruiti solo 120 esemplari, la maggior parte dei quali furono forniti alla divisione Ariete. Nel settembre del 1943 alcuni di

questi parteciparono al fallito tentativo di impedire l'occupazione di Roma da parte delle truppe tedesche. Quelli catturati, a riprova della validità del progetto, furono impiegati dai tedeschi contro gli Alleati. L'M 15/42 è una diretta evoluzione di altri due carri l'M 14/41 e l'M 13/40 a loro volta derivati dall'M 11/39. È storicamente noto che nel 1939 Mussolini non aveva alcuna intenzione di entrare in guerra a fianco dell'alleato te-

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desco. Come scrisse al Führer, occorrevano almeno ancora tre anni prima che l'esercito italiano fosse in grado di sostenere un conflitto. Tuttavia il precipitare degli eventi e la smania di sedersi al tavolo di pace tra i vincitori, portò il Duce alla fatale decisione: il 27 maggio 1940 l'Italia entrò in guerra. In quel momento disponeva di 106 reggimenti di fanteria, di 12 bersaglieri, di 10 alpini. di 12 cavalleria, di 5 carristi. L'artiglieria


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era su 32 reggimenti ed il genio su 19. L'armamento della fanteria era vecchio e superato. Le migliori fra le armi d'accompagnamento erano le mitragliatrici Breda 37 ed il mortaio da 81, mentre i pezzi d'artiglieria più efficaci erano quelli austriaci di preda bellica del 1918. In crisi completa erano l'artiglieria contraerea, quella anticarro e i carristi. Quest'ultimi dovevano ancora contare sul minuscolo carro L3, male armato e peggio protetto, sprovvisto di qualsiasi mezzo di comunicazione. Logico che anche ciò che restava del mo-

ribondo esercito francese ci mise in serie difficoltà. Eppure negli arsenali erano in avanzata fase di realizzazione eccellenti materiali il cui tempestivo impiego avrebbe potuto dare ben altro volto alla nostra scesa in campo. Tra questi spiccava un carro medio che non aveva nulla da invidiare agli stessi Panzer tedeschi fautori della guerra lampo. Il suo studio era iniziato all'Ansaldo-Fossati di Genova sin dalla metà del 1938 e presentava soluzioni decisamente innovative come il cannone in torretta, un pezzo da 47 mm, e le due mitraARMY MOTORS ITALIA

gliatrici abbinate in una casamatta sistemate nella torretta fissa, anteriormente a destra. Nelle fasi di messa a punto furono apportate ulteriori migliorie, quali la mitragliatrice abbinata all'armamento principale, la possibilità di sistemare un'altra mitragliatrice in funzione contraerea e la stazione ricetrasmittente di bordo. Tuttavia alla fine del 1939 il carro non era ancora entrato in produzione a causa dei sempre nuovi requisiti richiesti dalla Commissione. Solo il deciso intervento del Capo dell'Ispettorato Superiore dei Servizi Tecni-


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Nella pagina a fianco dall'alto: le sospensioni consistono per ciascun lato di quattro carrelli articolati di due ruote montati in due complessi sostenuti da molle semiellittiche, con la ruota motrice in avanti, la ruota di rinvio indietro e tre rulli guidacingolo. I grossi fari sono schermati. Sopra, Al centro dello scafo vi è la torretta armata di cannone da 47/40 che ha un'elevazione di +20° e una depressione di -10. La rotazione della torretta, comandata elettricamente, è di 360°. L'equipaggio era di quattro uomini.

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Pagina a fianco dall'alto: il motore è un FIAT-SPA 15TB M.42 a benzina, in grado di erogare 170 CV. Il maggiore ingombro richiese la riprogettazione della parte posteriore dello scafo. I due fustini da 20 litri di benzina sulla prua dello scafo. Sopra, sul retro dello scafo sono fissate due ruote di scorta portanti. A sinistra, la mitragliatrice Modello 38 da 8 mm montata coassialmente all'armamento principale.

ci (un nuovo organo istituito per sovraintendere alla realizzazione dei nuovi mezzi bellici) Generale Caracciolo, sbloccò la situazione e l'M 13/40, come venne siglato, poté essere finalmente deliberato. Quando però i primi esemplari scesero in campo, alla fine del 1940, emerse la necessità di disporre di un motore più potente, la cui adozione portò alla nascita

dell'M 14/41. Gli M disponibili furono immediatamente impiegati in combattimento su tutti i fronti e in particolare in Africa dove, nel 1941, si trovarono ad affrontare i carri inglesi di nuova generazione superiori in armamento e corazzatura. Verso la fine del 1942, in attesa che fosse disponibile il carro pesante P 40, si decise una rielaborazione dell'M 41, che fu

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completamente rivisto. Il motore a nafta fu sostituito da uno più potente a benzina, più leggero e soprattutto in grado di fornire una maggiore accelerazione e una più elevata velocità. L'armamento principale fu migliorato con l'installazione in torretta, con due dispositivi di rotazione, meccanico ed elettrico, del nuovo cannone da 47/40, analogo a quello pre-

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cedente, ma con velocità iniziale aumentata di circa il 30 per cento, ottenuta mediante opportuna variazione della camera a bossolo e con l'allungamento della canna a 40 calibri. La protezione frontale dello scafo salì a 45 mm e quella dello scudo ricavato per fusione a 50 mm. Il cambio venne sostituito da un nuovo tipo sprovvisto di riduttore, ma a cinque velocità e retromarcia. Esternamente il carro M 42 si distingueva, oltre che per il cannone più lungo, per il portello di accesso alla torretta ricavato sul lato destro e per la parte posteriore completamente ridisegnata in funzione del nuovo gruppo propulsore. I portelli di ispezione del motore furono forniti di gri-

glie e i silenziatori di lamiere di protezione. Le sospensioni consistevano per ciascun lato di quattro carrelli articolati di due ruote montati in due complessi sostenuti da molle semiellittiche, con la ruota motrice in avanti, la ruota di rinvio indietro e tre rulli guidacingolo. Nonostante le migliorie apportate l'M 15/42 quando fu finalmente consegnato ai reparti nei primi mesi del 1943 era già concettualmente superato. Gli avversari erano dotati di cannoni di calibro superiore e soprattutto le loro corazzature erano progredite, mentre le nostre erano sostanzialmente rimaste quelle d'inizio conflitto. I difetti principali rimasero quindi la mancanza di proteARMY MOTORS ITALIA

zione antischegge e la leggerezza della corazza. Le piastre di acciaio, riunite a mezzo di bulloni, non offrivano una efficace resistenza neppure ai proiettili di calibro 47 e tendevano a spezzarsi. Fuori gioco nel confronto diretto con i carri alleati, l'M 15/42 risultava tuttavia estremamente efficace contro la fanteria. Fu in questo ruolo che vennero impiegati i carri M catturati dagli inglesi in Africa. Dopo l'armistizio la produzione passò sotto il controllo tedesco che li utilizzò soprattutto nella lotta antipartigiana e ne fornì alcuni ai due Gruppi corazzati della R.S.I. I pochi esemplari superstiti rimasero in servizio all'Esercito italiano fino al 1952-53.


Nella pagina a fianco, particolarmente efficace nel contrasto alla fanteria risultava la mitragliatrice binata Breda Modello 38 da 8 mm. La dotazione delle munizioni di bordo era di 111 colpi da 47 mm e 2640 da 8 mm. Sopra, il motore è nella parte posteriore dello scafo, accoppiato ad una scatola del cambio ad azionamento manuale. L'esemplare fotografato è del noto collezionista Fabio Temeroli ed è stato uno delle principali attrazioni dell'ultima edizione del nostro IMVCC Show a Ternavasso.

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