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- Capitolo Italiano del M.V.P.A. - Anno XXI - N2/2013 Registrazione Tribunale di Mantova N. 3/93 del 1.2.1993 - Poste Italiane Spedizione in A.P. - 70% - Milano
Army Motors
ITALIA CAR AND WAR: LA STORIA CONTINUA
LA "BETTY" A ORNAVASSO
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Linea Cadorna Ciociaria 1944 Il Club informa Mitragliatrici del Reich (2) Car and War Foto archivio CCKW "Jimmy" North African French U.S. Bianchi MT 61
Giornale dell’M.V.C.C. Capitolato Italiano del M.V.P.A. Trimestrale - anno XXI - N. 2/2013 Direttore responsabile Jolanda Croesi Registrazione Tribunale di Mantova N.3/93 del 1.2.1993 TMB Grafiche s.r.l. Via C.Cattaneo 19/21 Gorgonzola
Proprietario - Editore M.V.C.C. Sede Legale: P.zza Biade, 12 36100 Vicenza
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SOMMARIO 3 9 17 23 35 41 47 53 57
Realizzazione editoriale E.C. Editing Direzione e redazione E.C. Editing Responsabile trattamento dati (Legge 675/96): Jolanda Croesi
NAFUS ritrovata
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57 PRESIDENTE Piero Brezza VICEPRESIDENTE Lorenzo Scarlata CONSIGLIERI Enzo Caniatti (rivista sociale), Gustavo Cappa Bava (consulenza tecnica), Aurelio Sanmartino, Paolo Thaon di Revel
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LINEA CADORNA LE STRADE DELLA GUERRA, NEL 90째 DI FONDAZIONE DELLA SEZIONE DI DOMODOSSOLA E DEL GRUPPO ALPINI DI ORNAVASSO E MIGIANDONE, HANNO VISTO LA NOSTRA PARTECIPAZIONE appunti di un partecipante ARMY MOTORS ITALIA
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La Betty, ovvero lo Sherman M4 A1 di Davide Assolari, ha dato spettacolo. La sola accensione del gigantesco motore stellare da 16.000 cc di cilindrata, ha mandato in visibilio il pubblico, figuriamoci quando si è mosso nella boscaglia.
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siamo arrivati ad Ornavasso nel pomeriggio di venerdì 24, dove ad attenderci c'era il nostro Vice Presidente Lorenzo Scarlata che ha organizzato e curato l'allestimento del campo e i mezzi militari. Ci siamo subito dati da fare a montare le tende per allestire il
campo US ’44 insieme agli amici Giustetto del “Gruppo Storico 2194”. Fortunatamente la notte nelle tende non è stata troppo rigida. La mattinata di sabato è iniziata con l’arrivo della colonna di Assolari e... una temperatura polare dovuta al gelido vento. Tutti ci
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diamo da fare per collaborare allo scarico del carro Sherman, dell’ Half-Track e del trattore Diamond M20, mezzi imponenti che fanno strabuzzare gli occhi agli spettatori presenti. La mattinata prosegue con l’allestimento del Campo e l’arrivo di altri partecipanti provenienti da
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LA LIBERAZIONE DI CANNES
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La manifestazione si è svolta nel trentennale di recupero e valorizzazione delle fortificazioni militari della Linea Cadorna, che ha come sottotitolo: Le Strade della Grande Guerra per l'escursionismo moderno. Numerosi i reperti di notevole interesse storico tra cui, nel piazzale della Punta di Migiandone, un raro cannone italiano da 90 mm della II G.M.
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varie regioni: da segnalare la famiglia Francescoli al completo, reduci dalla manifestazione in Sicilia. Nel primo pomeriggio si parte in colonna alla volta della Punta di Migiandone dove nel piazzale, dominato da uno stupendo cannone italiano da 90 mm della II° G.M. (la risposta italiana al famoso 88 mm. tedesco, forse addirittura migliore ma, purtroppo, prodotto in quantità inadeguate), ci attendono le Penne Nere della Sezione locale organizzatrice dell’Evento, le Autorità ed un folto pubblico. Desta la stupita ammirazione di tutti i presenti l’abilità della bella signora alla guida del grosso Half Track, sistemati i veicoli la Banda Musicale di Ornavasso suona l’Attenti e poi sulle note dell’Inno nazionale si procede all’Alzabandiera. Vengo-
no scoperte lapidi a ricordo della Necropoli di Ornavasso ed un nuovo cannone viene posizionato accanto al primo: si tratta di una bocca da fuoco da 105 mm. proveniente da una nave militare. Nel corso degli interventi delle varie Autorità: Presidente della Provincia, Assessori regionali e Sindaco, avviene uno scambio di ricordi con il Presidente del IMVCC. Trasferimento in colonna quindi alla piazza Bianchetti di Ornavasso per un rinfresco e per sistemare il carro Sherman ed il trattore Diamont in esposizione. Domenica mattina la colonna di una ventina di veicoli raggiunge il Forte Castello, visita alla struttura ed attraverso i vari camminamenti si raggiunge il Santuario della Guardia dove sono già presenti le Autorità, gli Alpini, ARMY MOTORS ITALIA
i Gruppi folcloristici in costume e la Banda musicale; inaugurazione del Parco delle Scoperte e Messa solenne, al termine trasferimento in colonna al “Lago delle Rose” per un rinfresco quindi, alle 12.30, rientro al Campo US’44 per il pranzo. Nel pomeriggio: “porte aperte” al Campo che una marea di persone ha visitato fino alle 17.00, ammirando veicoli ed attrezzature e chiedendo informazioni. Smontaggio del Campo e commiato fra i partecipanti con i più vivi ringraziamenti al Gruppo Alpini ed al loro Capo Gruppo Massimo Fermo, al socio IMVCC Giovanni Scalabrini ed a tutti coloro che hanno contribuito al successo della manifestazione. E, come al solito, alla Famiglia Scarlata. foto Alessandra Musso
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CIOCIARIA 1944 Il raduno storico di Ceprano ha voluto commemorare i fatti d'arme avvenuti in Ciociaria, scenario del celebre film con Sophia Loren. I duri scontri tra le forze tedesche e gli Alleati in avanzata da Cassino
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ella seconda metà del 1943, da parte tedesca si confrontarono due opposte tesi circa la difesa del nuovo fronte, che si era aperto nel sud Europa con
l’invasione alleata della Sicilia (10 luglio): da una parte, quella del Maresciallo Rommel, il quale nella considerazione delle forze disponibili – divisioni in numero sufficiente, ma logore e sotto orga-
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nico – prevedeva una difesa rigida in un solo punto: ai margini meridionali della pianura padana, da fortificare saldamente abbandonando – con una ritirata strategica – il rimanente territorio italiano
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11 Nella pagina a fianco in alto, la Fiat 508 Balilla nella versione "Torpedo coloniale". Sotto, la super accessoriata e super armata jeep dell'organizzatore Floriano Bertoni del club Winterline -Venafro. In coda, accanto alla base dell'antenna, la ben nota sirena a mano. In questa pagina, la Schwimmwagen riportata sia all'esterno sia all'interno all'antico splendore.
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Sopra, l'autoblindo tedesca SD KFZ 222. A sinistra, truppe "tedesche" in attesa di prendere parte alla manifestazione, A destra, il manifesto del celebre film la Ciociara, qui la versione inglese, che denunciò al mondo gli sconvolgenti episodi di violenza di cui si macchiarono alcuni reparti di colore.
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posto a sud di essa. Dall’altra, totalmente opposta del M.llo Kesselring, che escludeva il preliminare abbandono dell’Italia centro meridionale (soprattutto allo scopo di frustrare i prevedibili tentativi di sbarco lungo le sue coste) e si imperniava su successive linee di
“difesa fortificata” precedute da una o più linee di “frenaggio”, volte a smorzare l’impeto delle forze attaccanti. Il piano di Kesselring, che ebbe la meglio, si basava su due considerazioni esatte: 1) alla Germania necessitava guadagnare tempo onde apprestare nel
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modo migliore le difese contro il pericolo che si profilava ad est, di una forte offensiva sovietica; 2) l’orografia e l’drografia del suolo dell’Italia (aspre catene montuose e più fiumi paralleli nelle pianure) costituivano appigli ideali per la sua difesa. (segue a pagina 14)
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In esito al piano di Kesselring le linee di difesa fortificate successive furono tre: a sud quella di Cassino e a nord le due linee parallele con cui si sdoppiò la “Linea Gotica” propriamente detta: la “Linea Verde”, nella zona di Rimini e la “Linea Gotica” vera e propria, più a nord lungo le sponde settentrionali del fiume Po. Per concludere questa premessa, necessaria per la collocazione storica del Raduno di Ceprano, (che ha seguito quello di Aquino, nella stessa zona, tenutosi nei giorni 9 e 10 dello scorso marzo) occorre precisare che le ritirate tedesche non erano attuate mediante un unico movimento retrogado, verso la successiva linea difensiva, bensì mediante “sbalzi” più o meno lunghi, verso già predisposte zone intermedie di raccolta e riordino, in corrispondenza delle quali poteva anche essere attuata una breve resistenza ritardatrice (nel linguaggio militare: “difesa manovrata in ritirata”). Nella zo-
na che ci interessa – la Ciociaria meridionale – situata alle spalle di Cassino, gli Alleati avanzati dopo lo sfondamento della “Linea Gustav” (18.5.1944) dovettero segnare il passo per alcuni giorni davanti a una delle sopraddette linee di raccolta e riordino particolarmente ben fortificate: la “Linea Hitler” (o sbarramento “Von Senger”) lungo la quale si svolsero poi combattimenti che ebbero come epicentro l’abitato di Aquino. Successivamente, dopo l’ordinato abbandono della “Linea Hitler”, la ritirata tedesca si irrigidì nuovamente nella zona di Ceprano ove dette luogo ad altri combattimenti di retroguardia, che causarono danni e vittime nel piccolo centro (insignito poi di Medaglia d’Argento al “Merito Civile” dal Presidente della Repubblica Ciampi). Il Raduno di Ceprano, organizzato dalla Pro-Loco e, in particolare dal collezionista Floriano Bertoni, ha previsto l’usuale tour di mezzi mi-
litari storici che, transitando per le località teatro dei combattimenti, tra cui Castro dei Volsci, con soste per esposizione veicoli, visite di scolaresche e cerimonie, si è concluso a Frosinone, capoluogo della Ciociaria. Come già avvenuto durante il precedente raduno di Aquino, nel corso di brevi colloqui occasionali con abitanti dei luoghi toccati, chi scrive ha potuto constatare la sussistenza di un diffuso, positivo ricordo dell’occupazione germanica, basato su un comportamento amichevole di quelle truppe in risposta a quello, non ostile, delle popolazioni ed all’assenza di attacchi proditori contro di essi. Per fare un esempio, i tedeschi allo scopo di alleggerire fortificazioni in calcestruzzo lungo la “Linea Hitler”, non avevano provveduto a rastrellamenti di lavoratori, ma avevano richiesto manodopera volontaria, che era retribuita con 30 lire e 4 sigarette “Nazionali” a giornata. E, soprat-
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15 Nella pagina a fianco in alto, i veicoli schierati a Ceprano. In questa pagina due immagini tratte dal film la Ciociara, girato da Vittorio de Sica nel 1960 e tratto dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia. Interpretato da Sophia Loren, pone in risalto il dramma degli stupri perpetrati dai soldati nord-africani.
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tutto, i tedeschi avevano rispettato le donne. Certamente a favore di un buon ricordo dell’occupazione tedesca ha giocato anche il confronto con la ferocia di comportamento, nei confronti della popolazione, manifestata in quelle
zone dai sopraggiunti vincitori, rappresentati da alcune unità formate da truppe nord-africane. Violenze che ebbero termine grazie all’intervento della Polizia Militare di contigui reparti canadesi che non esitò – quando ve ne fu bisoARMY MOTORS ITALIA
gno – a fare uso delle armi. Questo argomento storico meriterebbe di essere approfondito, perchè traspaiono evidenti implicazioni di responsabilità a vari livelli, ma non è questa la sede opportuna. testo e foto di Roberto Cangialosi
il club
INFORMA
CONSIGLIO DEL 04/06/2013 Il giorno 4 Maggio 2013, alle ore 14.00 nei locali del Ristorante Vecchia Brenta in Vercelli, si riunisce il Consiglio Direttivo del IMVCC, sono presenti tutti i Componenti eccetto Cappa Bava. Il Presidente Brezza precisa che la riunione ha per oggetto la messa a punto della Manifestazione sociale di Ternavasso del 28/30 Giugno prossimo. Thaon comunica che il Ristorante della Tenuta è prossimo alla riapertura con la nuova gestione, comunica nominativo e telefono del nuovo gestore con cui Scarlata viene incaricato di prendere contatto. Viene altresì deciso di organizzare una riunione, al più presto a Ternavasso, per testare la qualità della ristorazione. Tutti manifestano la speranza che si possa organizzare in questa sede la serata sociale, in caso negativo si provvederà a contattare altre strutture in zona. Sanmartino comunica i contatti avuti con alcuni gruppi di rievocazione per fornire ristorazione a chi lo desideri, viene altresì deciso di richiedere al gestore del Ristorante un menù convenzionato per i giorni del Raduno. Per la serata del Sabato 29 Sanmartino comunica di aver preso contatto con un complesso musicale che potrà esibirsi a bordo piscina per un importo di 2/300 euro, l’iniziativa incontra il favore generale e viene richiesto di far pre-
cisare l’importo. Thaon riferisce che per il servizio bar ed il riassetto del luogo dopo la serata sia necessario contattare il Presidente del Circolo Ippico e si incarica di farlo riferendo poi la relativa richiesta. Per i trasporti dei veicoli speciali partecipanti si ipotizzano i seguenti costi: Temeroli: Carri M15 e CV35 1600.00 - Assolari: Carro Sherman ed Halftrack 1000.00 - Gruppo Parma: Opel Bliz radio + fotoelettrica e generatore, Kubel e Horch? 1500.00 - Vecci – Uberti: Carro inglese e M8 500.00. Totale 4.600.00 euro. Questi trasporti vengono decisi a carico del Club; Brezza riferisce come l’ASI abbia risposto alla richiesta di contributo stabilendo che un eventuale contributo verrà deciso, dopo la manifestazione, sulla base della relazione del Commissario ASI incaricato. Pujatti, interpellato, ha fornito assicurazioni per un importo di 2/3000 euro essendo lui stesso il Commissario incaricato ma, in mancanza di una certezza, Brezza esprime la sua contrarietà ad impegnare il Club in altre spese per rimborsi di trasporti ai partecipanti, anche gli altri Consiglieri esprimono perplessità. Brezza informa inoltre come l’Autocentro della P.S. abbia rifiutato l’invito ricevuto per la partecipazione con l’autoblinda Staghound. Sanmartino
e Thaon riferiscono circa i Gruppi di ricostituzione storica che hanno per ora comunicato la loro adesione e, dopo un incontro con Rusalen, di aver iniziato a contattare i commercianti interessati alla Borsa Scambio. L’ASI ha comunicato l’assenso alla seduta di omologazione per veicoli militari nel corso della Manifestazione. Thaon propone di prendere contatto con la Motorizzazione di Torino per organizzare anche una seduta di revisione in occasione dell’evento, Scarlata viene incaricato di prendere contatti preliminari ed informazioni. Riguardo ai premi da attribuire ai visitatori votanti sono già disponibili il modellino di jeep in scala 1/18, la cassetta attrezzi Beta e un volume dell’ASI. Circa la comunicazione con i media, Caniatti, relaziona circa l’invio alla Manovella ed ad altre testate mensili specializzate delle informative sulla manifestazione, comunica anche la possibilità della partecipazione di una equipe della testata televisiva: Nuvolari: tutto il Consiglio apprezza la possibilità, con la necessità di provvedere alla logistica per la troupe e Caniatti viene incaricato di gestire la cosa. Alle 15.30, tutti gli argomenti dibattuti, il Presidente Brezza dichiara chiusi i lavori, ringraziando i partecipanti. A Vercelli 4 Maggio 2013
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NORMANDIA 2014 Ricordiamo ai Soci che, anche se manca ancora un anno alla rievocazione dello sbarco in Normandia (settimana dal 3 all'8 giugno 2014), occorre prenotare per tempo campeggi e sistemazioni alberghiere, molti sono infatti già al completo. Per chi fosse interessato a prendere parte con i propri mezzi alla manifestazione la segreteria del Club è a disposizione per fornire ulteriori informazioni: 011859526 mail: imvcc@imvcc.it. Per saperne di più: www.imvcc.it ARMY MOTORS ITALIA
CONTO ECONOMICO 2012 COSTI: RIMANENZE INIZIALI OGGETTISTICA ATTREZZATURE DEll'ANNO AMMORTIZ. QUOTE MVPA 2012 QUOTE ASI 2012 MANIFESTAZIONI - RIUNIONI STAMPE POSTALI E TRASPORTI TELEFONICHE CANCELLERIA E OMOLOGAZIONI SPESE PER SITO E FORUM RAPPRESENTANZA SPESE PER RIUNIONI COSTI VARI
" " " " " " " " " " " "
7.669,33 1.720,33 8.300,00 19.668,32 5.241,00 22.346,30 1.343,96 1.948,50 234,71 5.892,50 363,26 245,00 5,78
TOTALE COSTI ACC. FIP
" "
74.978,99 3162,24
TOTALE A PAREGGIO
"
78.141,23
ASI 2012 MVCC 2012 MVPA 2012 RIMANENZE FINALI RICAVI VARI
" " " "
19.670,36 41.207,20 8.300,00 8.514,33 449,34
TOTALE RICAVI
Euro
RICAVI:
78.141,23
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BILANCIO ANNO 2012 ATTIVO: ATTREZZATURA CASSA BANCA C.C.P. RIMANENZE FINALI OGGETTISTICA
Euro " " " "
TOTALE ATTIVO
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31.270,98 1.831,00 4.414,63 6.948,40 8.514,33 --------------52.979,34
Euro
31.270,98
Euro
13.001,76
PASSIVO: FONDO AMMORTAMENTO RISCONTI ATTIVI: ASI Iscrizioni 2013 MVCC Iscrizioni 2013 ASI Rinnovi 2013 MVCC Rinnovi 2013 MVPA Quote 2013 TOTALE RISCONTI
TOTALE PASSIVO
" " " "
123,96 195,04 3.553,52 7.379,24 1.750,00
-----------------------Euro 44.272,74
F.I.P.
8.706,60 ------------------------
TOTALE A PAREGGIO
Euro
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52.979,34
BILANCIO PREVENTIVO 2013 COSTI QUOTE ASI (1) QUOTE U.S.A. (2) RADUNI-MANIFESTAZIONI SPESE PER SITO E FORUM MANUTENZIONI CANCELLERIA TRASPORTI-POSTALI STAMPE TELEFONICHE RAPPRESENTANZA-RIUNIONI
22.726,00 " 10.000,00* " 8.100,00 " 5.000,00 " 2.500,00 " 1.000,00 " 1.650,00 " 24.000,00 " 2.000,00 " 2.000,00
TOTALE COSTI
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RICAVI QUOTE ASSOCIATIVE TOTALE RICAVI
(1) SOCI ASI
n° 550 x 41,32 =
22.726,00
(2) SOCI USA n° 200 x 50,00 =
10.000,00
SOCI n. 350 x 75,00 = " n. 200 x 100,00 =
26.250,00 20.000,00
* n° 200 x 50,00 = 10.000,00
46.250,00 Quota MVPA = 60 $ (1 = 1.20 $ ) = 50,00 cad.
TUTTE LE INFO LE TROVI SU WWW.IMVCC.IT Il sito del Club è stato completamente rinnovato al fine di renderlo compatibile con le nuove piattaforme grafiche e consentire di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla Rete. Ora i Soci hanno a disposizione un potente mezzo di consultazione per tutto ciò che riguarda il mondo del collezionismo di mezzi militari. Dal vasto archivio di schede veicoli, costantemente aggiornato e ampliato, ai quesiti tecnici, al calendario delle manifestazioni, alla modulistica. È possibile inoltre "sfogliare" i vari numeri della rivista sociale e interagire con la segreteria.
S PA Z I O L I B E R O
MITO AMERICA ALLA FIERA DI PADOVA Nell'ambito della Fiera di Padova dedicata al Mito America, il Military Veteran Car Friends di Venezia ha ricreato, con gli auspici dell'IMVCC, un campo militare americano della 5a Armata dopo lo sbarco a Salerno nel 1943, secondo i miei ricordi da bambino. La manifestazione, visitata da oltre cinquantamila persone, ha suscitato notevole interesse, come d'altronde gli eventi similari, caratterizzati dalla esposizione di materiali e mezzi autentici, come si può facilmente evincere osservando queste foto. Un ringraziamento particolare ai Soci Roberto Faggion, Giorgio Angi, Carlo Colombana, Mario Chiaroni e Danilo De Pieri che hanno fatto rivivere un vero Mito americano. Lucio Simeone
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S PA Z I O L I B E R O
COMMEMORATA LA SACCA DI FORNOVO 22
Il 4 marzo si è tenuta la commemorazione della resa della 148a divisione tedesca al 6°RI brasiliano, comandato dal colonnello Nelson de Melo, avvenuta il 29 aprile 1945, dopo lunghi sanguinosi scontri, con pesanti perdite da entrambe le parti. La battaglia della "Sacca di Fornovo" è ricordata per essere stata l'ultima grande battaglia campale in italia, nonché, uno dei rari casi in cui i partigiani Italiani e la Força Expedicionária Brasileira si unirono per impedire lo sfondamento della barriera del Po da parte delle forze nazifasciste. Umberto Masola
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M G S T O RY
MITRAGLIATRICI DEL III REICH (2)
Furono tra le armi più efficaci e letali in dotazione all'esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale. Perfezionate durante il conflitto, raggiunsero una straordinaria efficienza in ogni campo d'impiego
I
fanti sovietici, tra i primi a sperimentarne la micidiale efficacia, la soprannominarono la "sega di Hitler" sia per il rumore che produceva in fase di fuoco sia perché era in grado di tagliare letteralmente in due il corpo dei malcapitati che finivano nel suo raggio d'azione. Ufficialmente era la Maschinengewehr 42 (MG.42), dall'anno in cui entrò in linea. In realtà la progettazione iniziò parecchio tempo prima. Si può dire quando la MG.34 stava iniziando le prime prove sul campo. Pur soddisfatto dei risultati riportati nei test dalla MG.34, l'ufficio armamenti tedesco si rese
conto che in caso di un conflitto prolungato i tempi di produzione di un'arma tanto costosa e complessa potevano creare seri problemi di approvigionamento allle truppe impegnate in prima linea. Alla fine, dopo uno studio teorico e pratico condotto nel 1937 dall'ingegner Peter, anche l'alto comando (OKW) fu d'accordo nell'indire una gara tra tutti i produttori di armi per trovare un'alternativa più semplice e meno costosa da realizzare. Il problema più difficile da risolvera era che, per poter essere prodotta in serie a ritmi sostenuti, risultava indispensabile ricorrere allo stampaggio dei metalli, anARMY MOTORS ITALIA
che se tale tecnologia era ancora agli albori. Al bando risposero la Rheinmetall-Borsig AG, la Stübgen AG di Erfurt e la Grossfuss Metall- und Lackierwarenfabrik di Döbeln. Il prototipo di quest'ultima, con otturatore girevole, fu ritenuto più valido, non altrettanto il complesso sistema di sostituzione della canna che venne quindi modificato. Si arrivò così a una serie di armi sperimentali che presentavano un alloggiamento a pezzo unico e un sistema di sostituzione della canna semplificato. 50 prototipi, denominati MG.39, furono testati nella scuola di fanteria di Döberitz. Ulteriori affinamenti si
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Sopra, la MG.34 disponeva di una vasta gamma di accessori che permettevano di ampliarne l'impiego. Tra questi supporti e mirini per il tiro antiaereo e selettivo sulle lunghe distanze. A sinistra, nonostante l'entrata in servizio della ben più performante MG.42 la MG.34 continuò a essere prodotta e a restare in dotazione, come mostra questa foto, sino alla fine del conflitto. A destra, la facilità di trasporto era tra i suoi pregi.
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Leggera e maneggevole, la MG.34 poteva essere trasportata e usata come un fucile mitragliatore. Una eloquente dimostrazione è data da questa foto che ritrae una pattuglia sul fronte russo durante una operazione di rastrellamento. Il mitragliere impugna ed è pronto a servirsi della sua MG.34 come se fosse un grosso fucile.
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Sopra, la trasparenza della MG.34 mette in risalto la raffinata meccanica dell'arma. Estrema la cura nelle lavorazioni e assoluta la precisione negli accoppiamenti. Più spartana, approssimativa e dozzinale la MG.42 (a fianco). Tuttavia sul campo proprio i difetti si trasformavano in straordinari pregi.
conclusero con la realizzazione in piccola serie di MG. 39/41 che nell'autunno del 1941 fu inviata ad alcuni selezionati reparti per l'impiego sul campo. Dopo gli ottimi risultati conseguiti in ogni condizione d'impiego e una ulteriore messa a punto, la MG.42 fu
approvata nell'estate del 1942 ed entrò in produzione. Rispetto alla MG. 34 era decisamente più rozza ed esseziale, finita in modo spesso approsimativo, senza alcuna cura nell'accoppiamento delle diverse componenti, ma sotto il profilo dell'efficienza, della praticità,
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dell'affidabilità e della robustezza non temeva paragoni. Eliminate tutte le sofisticazioni e complicazioni era un'arma da guerra fatta per la guerra che aveva fatto tesoro di tutte le esperienze, spesso negative, maturate dalla MG. 34 nel duro impiego sul campo. Sparava
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M G S T O RY MG.34 in spalla, questo sorridente mitragliere marcia nell'assolata pianura ucraina durante le prime fasi dell'invasione dell'Unione Sovietica. Nella pagina a fianco, una MG.42 abbandonata durante la ritirata delle truppe tedesche in Italia.
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solo a raffica, ma la cadenza di fuoco era impressionante: poteva essere regolata fino a un massimo di 1300 colpi al minuto. Il processo di sostituzione della canna risultava di gran lunga migliorato e semplificato, tanto che si poteva estrarre la canna surriscaldata senza neanche bisogno di toccarla. GiĂ in fase di progetto la produzione fu semplificata e lo fu ulteriormente nel corso del conflitto, portando a una netta riduzione dei costi. Le lavorazioni furono ridotte al minimo e vennero utilizzati, ove possibile, sistemi rapidi di stampaggio e di pressaggio. Nel
1944 il costo di una MG.42 era di circa 250 Reichsmarks contro i 315 della MG.34. Alla fine del conflitto, erano state prodotte piĂš di 400.000 MG.42 dalla Grossfuss di DĂśbeln, dalla Gustloff-Werke di Suhl, dalla Maget di Berlino, dalla Mauser-Werke di Berlin-Borsigwalde e dalla Steyr-DaimlerPuch AG di Steyr/Oberdonau. Per semplificare ulteriormente la costruzione il calcio, che in origine era in legno, divenne di materiale sintetico e il cavalletto a due piedi fu ridotto all'essenziale. Altre modifiche furono invece dettate dall'esperienza sul campo, come
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la sostituzione della leva diritta di caricamento con un'articolazione per ridurre lo sforzo nel sollevamento del cane. Per il corretto uso della MG.42 erano previsti tre uomini. Normalmente si utilizzava il bipiede in dotazione, ma si poteva anche adattare a un supporto a quattro piedi dotato di paracolpi, sofisticato e complesso - l'MG Lafette 42 e 43 - utilizzabile con i mirini otttici standard MGZ.34 e MGZ.40. Era inoltre possibile impiegare i vari supporti creati per la MG.34 (Dreifuss 34 e 40). Furono inoltre realizzate piedistalli e piattaforme specifiche.
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La MG.42, prese il posto della MG.34 anche sui vari veicoli, dimostrando una notevole versatilità d'impiego e soprattutto una elevata affidabilità in condizioni di utilizzo estreme come quelle imposte dalle proibitive temperature dell'inverno russo. Il duro impiego sul campo mise ovviamente in luce anche alcuni limiti. Per esempio, l'uso prolungato e la povertà delle lavorazioni in tempo di guerra, potevano fare sparare l'arma prima che i cilindri si fossero bloccati saldamente; per questo fu aggiunta una chiusura ausiliaria all'otturatore per ritardare il movimento del percussore e assicurare in tal mo-
do un perfetto agganciamento dei cilindri. Tuttavia tale modifica fu applicata solo su un esiguo numero di esemplari infatti, pressati da una situazione bellica sempre più difficile, molti fabbricanti non la tennero in alcun conto. L'MG.42 Lafette 42 con il paracolpi si dimostava instabile durante le raffiche di fuoco automatico prolungate. Per evitare che troppi colpi andassero dispersi i mitraglieri lo appesantivano con dei sacchi di sabbia. Quando la guerra finì era in fase di sperimentazione un nuovo supporto che rendeva l'arma perfettamente stabile. In avanzata fase di sviluppo c'era anche l'evo-
luzione della MG.42. Denominata MG 42V o MG.45, era simile alla precedente, salvo per un particolare determinante: l'otturatore a rimando della vampa di ritorno. Soluzione che in seguito sarà ripresa e sviluppata nelle mitragliatrici Heckler & Koch. Pesava meno di 9 chilogrammi, si caricava con la cartucciera standard a nastro di metallo e forniva una celerità di tiro di 1800 colpi al minuto. Il bossolo era lavorato in maniera particolare. Nei test l'arma era arrivata a sparare 120.000 cartucce senza alcun problema. Le MG.34 e MG.42 non furono tuttavia le sole mitragliatrici in dotazione all'eser-
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Guerra vera e di propaganda. Nella pagina a fianco truppe di montagna impegnate in Jugoslavia nella caccia ai partigiani di Tito, utilizzano una MG.42. Sopra e a fianco, una stessa arma serve per creare l'atmosfera scenica, ma molto reale, di un mitragliere Fallschirmjäger pronto a tendere un'imboscata al nemico, manca però il servente.
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A sinistra, la "ricostruzione" di un mitragliere (MG. 42) in Normandia. I tedeschi schierarono ciò che restava delle unità Fallschirmjäger, spesso ricostituite con giovanissime leve ed elementi provenienti da altri reparti. L'armamento e le uniformi erano approsimativi. A destra, una postazione di MG.34 a Stalingrado.
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cito tedesco, tralasciando le armi di preda bellica, un sostanzioso numero di mitragliatrici furono ottenute adattando quelle aeronautiche all'impiego terrestre. Le principali armi d'aereo degli anni Trenta furono la M.15 e la M.17, destinate rispettivamente a un supporto
flessibile e a uno fisso. GiĂ in fase di progetto la MG.15 fu dotata di un bipiede e un calcio di legno per consentirne l'uso a terra. In grado di fare fuoco solo automaticamente, aveva una cadenza di tiro fino a 1200 colpi al minuto. Dotata normalmente di mirini anulari, aveva
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una sacca di tela per raccogliere i bossoli esplosi. Il caricatore, del tipo a sella, teneva 150 colpi e alimentava l'arma alternativamente da un cilindro e dall'altro. L'MG.17 era invece alimentata con cartucciera a nastro e generalmente utilizzata su installazioni
M G S T O RY Un mitragliere della Luftwaffe, con la sua MG.42, attende fiducioso la ripresa dei combattimenti.
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fisse anche se si poteva all'occorrenza montare su treppiedi di fortuna. Altra mitragliatrice nata per gli aerei che ebbe una evoluzione anche terrestre fu la MG.81 ideata dalla Mauser. Con la MG.17 aveva in comune la possibiltĂ , utilizzando speciali pinze, di convertire la cartucciera da nastro continuo a corte sezioni, consentendo in tal modo di sparare raffiche brevi e ottenere una maggiore precisione. La velocitĂ di tiro era di circa 1600
colpi al minuto che potevano salire a 3000 affiancando due armi identiche, una alimentata a destra e l'altra a sinistra, unite al centro da un'unica impugnatura a pistola. L'MG.81Z (Zwilling, gemella) espelleva i bossoli nello spazio tra i due ricevitori. Nell'ultimo periodo bellico, quando fu necessario dare fondo a ogni possibile risorsa, per armare la milizia popolare furono rapidamente convertite per uso terrestre le mitragliatrici
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degli osservatori aerei, del calibro dei fucili, che giacevano inutilizzate nei magazzini della Luftwaffe. L'aggiunta di bipiedi e di calci rudimentali le resero efficaci nei combattimenti ravvicinati quanto le mitragliatrici campali. Certo erano prive della canna di ricambio e difficilmente erano in grado di reggere un fuoco sostenuto e prolungato, ma fornirono copertura a truppe che altrimenti ne sarebbero state totalmente prive. (2-fine)
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CAR AND WAR La storia a puntate delle auto con le stellette: dai primi tentativi di impiego bellico, al debutto nella Prima Guerra Mondiale, alla consacrazione nella Seconda. Mezzo secolo di auto fuori dall'ordinario Una delegazione di ingegneri civili prova al guado uno SPA TL 37. Fu concepito per il traino delle artiglierie canpali in dotazione alle divisioni motorizzate, autotrasportabili, celeri e corazzate. Il modello base aveva sei posti, compreso il pilota.
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onostante la decisione di approntare, in caso di mobilitazione generale, un piano per la requisizione dei veicoli civili, i vertici del comando militare italiano si resero conto che in ogni caso il parco di autocarri era ben lungi da soddisfare le esigenze belliche. Fu cosĂŹ deciso, come abbiamo visto nello scorso capitolo, di inserire tra gli autocarri leggeri anche i motocarri. Per gli automezzi leggeri a tre ruote si dettarono alcune specifiche: cassone in legno con centinatura per potervi applicare il telone impermeabile,
ventole supplementari di raffreddamento, filtri d'aria ai carburatori. Inoltre, mentre le motociclette dovevano avere la distribuzione a valvole laterali o al massimo contrapposte (Moto Guzzi), considerata piĂš resistente e semplice, per i "leggeri" si potevano utilizzare le valvole in testa. Tra i modelli piĂš noti: il tipo U della Moto Guzzi, dotato di motore a cilindro orizzontale in grado di sviluppare 18 CV a 4300 giri/ min. Raggiungeva i 60 km/h, con un consumo medio di 7 litri per 100 chilometri. Altrettanto popolare divenne il Gilera Mercurio a cilindro verticale che disponeva
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36 Sopra, un Bianchi "Miles", carro medio esclusivamente prodotto per le forze armate. Qui è nella versione furgone, in allestimento autobagno campale. Nella pagina a fianco, il Moto Guzzi tipo U, motocarro a tre ruote, classificato autocarro leggero. Sotto, il trattore SPA TM 40 per il traino delle artiglierie pesanti.
della stessa potenza (18 CV a 4000 giri/ min.), era leggermente più lento (sfiorava i 55 km/h), consumava di più (10 litri ogni 100 km), ma aveva una portata massima di ben 1500 chilogrammi. Entrambi si dimostrarono robusti e affidabili. Durante il conflitto furono ampiamente impiegati su tutti i fronti, rivelando una eccellente adattabilità alle condizioni d'impiego estreme come gli infuocati deserti africani o le gelide steppe russe. Sul fronte autocarri veri e propri, i mezzi già esistenti e non modificabili, furono inseriti nella categoria che più si avvicinava alle loro prestazioni, a volte inferiori rispetto a quelle previste dai capitolati militari. Così furono inclusi tra i "pesanti" gli autocarri Ceirano 50 CM, OM 3 BOD, Lancia RO, Fiat 633 NM, anche se avevano una portata di soli 5000 chilogrammi. Tutte le Case italiane si dovettero ovviamente attenere alle nuove regole e, di conseguenza, modificarono le proprie strategie produttive, rendendo di fatto ogni nuovo veicolo adatto all'impiego militare. In via generale per gli autocari medi furono
scelte motorizzazioni a gasolio in luogo a quelle a benzina, salvo l'impiego in alternativa su alcuni mezzi come il Fiat 626 e l'Alfa Romeo 430. Per quanto concerne gli allestimenti, Fiat e Alfa Romeo optarono per la cabina chiusa a guida avanzata sia per i modelli pesanti sia per i medi. Soluzione che tra l'altro consentiva una più agevole e rapida rimozione del motore per le revisioni e riparazioni. Le ruote posteriori erano sempre gemellate e di norma la trasmissione operava solo sull'asse posteriore (4x2). Soltanto la Fiat realizzò in piccola quantità autocarri medi e pesanti a quattro ruote motrici come il 625 e il 665. L'autocarro pesante più famoso fu senza dubbio il Lancia 3 RO, realizzato in oltre 9500 esemplari. Lungo 4,80 metri, sullo spazioso cassone poteva trasportare di tutto: fino a un massimo di 42 uomini, carri armati leggeri e medi, materiali vari, artiglierie di ogni tipo comprese quelle pesanti. Tra le versioni più interessati, quella carrozzata a furgone chiuso che fungeva da autofficina e l'autocannone da 90/53 in funzione
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Sopra, lo SPA 38 R in dotazione alle divisioni celeri e motorizzate per il trasporto di personale e materiali di vario genere. Il motore quattro cilindri a benzina sviluppava 56 CV e la velocità era di poco superiore ai 50 km/h. A destra, il grosso e robusto telaio tubolare del Gilera Mercurio.
contraerea costruito dall'Ansaldo. Era dotato di tre zampe stabilizzatrici per lato, ripiegabili verso l'alto in configurazione di movimento. Una variante studiata in Africa Settentrionale fu denominata Libia. Aveva la cabina scopribile e sul pianale del cassone, con sponde ribassate, furono montati obici campali leggeri Skoda da 100/17 con il loro affusto, ma privati delle ruote, in modo da costituire una sorta di semoventi ruotati. Utilizzando i propulsori ideati per gli autocarri furono realizzati diversi veicoli speciali. Tra questi il trattore medio SPA TM 40 che sfruttava il motore Fiat tipo 366 a sei cilindri in linea, con ciclo Diesel. Destinato al traino delle artiglierie pesanti campali, aveva dimensioni estremamente compatte ed era dotato di quattro ruote tutte motrici e tutte sterzanti. La carrozzeria, tipo torpe-
do, offriva otto posti. Gli fu riconosciuta una capacità di traino di 5 tonnellate. La SPA-Fiat fu tra le più attive nell'ammodernamento del nostro parco di veicoli militari prima dell'entrata in conflitto. Spiccano tra questi l'autocarro leggero SPA 38 R e il trattore leggero d'artiglieria SPA TL 37, usciti rispettivamente nel 1936 e nel 1937. Lo châssis del primo funse da base per tutta una serie di autoveicoli speciali come autoambulanze, autofrigoriferi, carri ufficio e comando carrozzati a furgone, carri officina e autocisterne. Fornito di trazione integrale, il TL 37 si dimostrò altrettanto versatile e adatto a molteplici impieghi. Il modello base aveva la carrozzeria aperta tipo torpedo con sei posti, conducente incluso. La zona posteriore comprendeva un comparto che poteva accogliere cir-
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Lo SPA Dovunque 41 trattore d'artiglieria, fu costruto solo a partire dal 1942. Venne prodotto in un ridotto numero di esemplari, soprattutto per il teatro africano, per il trasporto di uomini, materiali e il traino di artiglierie su terreni difficili.
ca 300 chilogrammi di munizioni. Per le forze coloniali fu riealizzata una versione detta Sahariana che si distingueva per la diversa carrozzeria: cabina metallica chiusa e cassone posteriore aperto con panche longitudinali per i serventi. Durante le ultimi fasi della guerra in Tunisia alcuni TL 37 Sahariani ricevettero l'obice 75/18, modello 1935. Sempre durante la campagna d'Africa sul telaio del TL 37 furono piazzate artiglierie semoventi con il compito di contrastare le scorribande delle camionette inglesi del Long Range Desert
Group. Vennero anche realizzati due blindati. Il primo un autoprotetto, realizzato dalla Viberti, era concepito per il trasporto di otto uomini, piÚ il conducente, prevedeva l'installazione di mitragliatrici sul cielo e la dotazione di un impianto radio. Il secondo è l'autoblinda AB 43, realizzata utilizzando lo scafo dell'autoprotetto e provvedendola di una torretta girevole con mitragliera 20/65 identica a quella usata sul carro armato leggero L 6 40. Ne furono prodotte pochissime nel 1943 per i reparti della RSI. (continua)
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FOTO ARCHIVIO
PANZER IV IN AZIONE
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PANZER IV IN AZIONE
42 Le strepitose vittorie delle Panzerdivisionen durante la Blitzkrieg hanno un nome: PanzerKampfwagen IV, senza dubbio il migliore carro in campo durante il primo periodo bellico. Fu realizzato nel 1935 come carro medio armato con un cannone da 75mm lungo 24 calibri. Ăˆ in questa configurazione che lo vediamo in queste foto. L'armamento era completato da due mitragliatrici da 7,92 mm. Il motore era un Maybach 12 cilindri a benzina.
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Il Panzer IV ricevette il battesimo del fuoco in Polonia, dove furono inviati 211 esemplari. Gli ottimi risultati ottenuti portarono all'aumento della produzione e alla omologazione definitiva con la sigla PzKpfw IV. Sopra, alcuni Panzer IV in attesa di entrare in azione. A lato, PzKpfw IV Ausf G, armati con il cannone da 75 KwK 40 L/43. Nella pagina a fianco: alcuni fanti sfruttano un passaggio. Sotto, Panzer IV durante l'imvasione della Polonia nel settembre 1939.
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In alto, Una delle ultime evoluzioni con cannore da 75 mm L/48, grembiuli protettivi sui fianchi e corazza supplementare esterna attorno alla torretta come protezione dai tiri con proiettili a carica cava. Sopra, un PzKpfw IV armato con il cannone KwK 39 L/60.
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il GMC a cabina chiusa è molto bello, ma il guidatore è totalmente isolato dal cassone.
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CCKW PER GLI AMICI "JIMMY" I l muso è inconfondibile, secondo solo alla jeep per esemplari prodotti il CCKW è a tutti gli effetti una delle icone dei mezzi militari americani del periodo bellico. Su questo camion è stato scritto tutto, negli anni “80” Army Motors aveva pubblicato una serie di articoli di Bryce Sunderlin, intitolati “La stirpe del Jimmy” e diventati famosi per il puntiglio col quale l’autore ne aveva descritto l’evoluzione. Gli articoli di Sunderlin erano stati al-
lora tradotti in italiano dall’MVCC, oggi si possono consultare sul sito www.normandy.it e rappresentano il riferimento per chi volesse approfondire la storia del mezzo, noi invece parleremo soprattutto dell’ utilizzo in campo collezionistico, dove il Jimmy ha trovato una seconda giovinezza. Il CCKW è bellissimo da spento ma diventa stupendo quando è in moto perché il fischio del motore GMC 270 è più parente della musica che del rumore: sentirlo girare ARMY MOTORS ITALIA
al minimo è un vero piacere. Ne esistono infinite varianti, principalmente caratterizzate dal passo lungo (353) o corto (352), dalla cabina aperta o chiusa e dalla presenza o meno del verricello (numero di telaio finale 2 oppure 1). Il cambio a cinque rapporti non sincronizzati richiede un certo virtuosismo, ma una volta acquisita la tecnica è gestibile dalla maggior parte degli umani a patto di ricordarsi la posizione delle marce, sadicamente disposte non in sequenza, ma in
M EM Z EZZI ZSIT O S TROI CRY I Il passo lungo può trasportare agevolmente fino a una ventina di persone.
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ordine sparso. I ponti Split sono più belli a vedersi, ma anche più rumorosi dei Banjo, perché il gioco e il contatto fra corona e pignone non si possono registrare. La presenza del servofreno Hydrovac permette frenate in spazi ristretti, comunque favorite dalla catena cinematica densa di attriti di ogni tipo. In fase di messa a punto l’operazione più
difficile consiste nel riuscire a mettere d’accordo il rotolamento dei dieci pneumatici, complice anche la mancanza degli ammortizzatori posteriori: se non ci riuscirete il Jimmy salterà come una cavalletta anche a velocità molto basse. Su strada è un mezzo piacevolissimo, la posizione di guida è molto comoda e la notevole altezza da terra
permette di ammirare il paesaggio meglio che su altri veicoli. Il limitatore di giri consente di mantenere all’infinito i 75 chilometri all’ora, la velocità ideale è però tra le 35 e le 40 miglia orarie. Nel corso dei cinque anni di produzione sono stati montati tre tipi di cassone standard: tutto metallo, legno, composite. A mio giudizio il più affasci-
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nante è quello in legno, seguito dal composite (metallo + legno). Il cassone tutto metallo è quello di gran lunga più diffuso, ma molti sono ricostruzioni francesi post-belliche. Comprensibilmente i cassoni in legno sono quelli più rari, non solo per il deperimento del materiale se lasciato alle intemperie, ma anche perché meno pratici nell’utilizzo,
sia militare che civile. l modello più adatto a gite in compagnia è il passo lungo cabina aperta: i cabina chiusa sono più confortevoli in inverno, ma purtroppo isolano completamente il guidatore dai trasportati nel cassone, lo stesso fanno i passi corti per via delle ruote di scorta poste sopra il serbatoio alle spalle dei
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sedili anteriori. Il verricello è stato montato su circa il 60% della produzione, non lo userete mai se non come piattaforma per accedere più agevolmente al vano motore, ma in quel frangente sarà molto utile. In Europa il GMC è un mezzo molto diffuso, grazie (come al solito…) all’esercito francese che nel corso degli anni “70” ne ha ricostru-
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Nella pagina a fianco in alto: CCKW 353 equipaggiatissimo: effetto scenico garantito. Sotto, sul CCKW 352 le ruote di scorta collocate dietro la cabina limitano la comunicazione fra guidatore e equipaggio. Sopra, distesa sconfinata di Jimmy in un campo di recupero nel dopoguerra.
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In caso di maltempo il cassone si trasforma in un comodo salotto dove trovare un accogliente riparo.
iti migliaia di esemplari, per poi venderli sul mercato del surplus praticamente intonsi. La larga disponibilità, le dimensioni non esattamente adatte al box auto e la patente C hanno contribuito a calmierare il valore di mercato, tuttora di molto inferiore alla soglia psicologica dei diecimila euro per esemplari marcianti, completi e ben restaurati: meno della metà di una jeep tanto per intenderci. Anche i ricambi sono a buon merca-
to e si trova qualsiasi componente a catalogo, probabilmente però non vi capiterà di dover sostituire qualcosa perché la meccanica è molto affidabile e le rotture poco frequenti. Il consumo di carburante si attesta su circa venticinque litri ogni cento chilometri, ma percorrere cento chilometri significa trascorrere mezza giornata alla guida, e sarà più che sufficiente anche se lo sterzo è molto morbido. Sul fronte ARMY MOTORS ITALIA
raduni il CCKW è un mezzo molto richiesto dagli organizzatori, che spesso sono disposti a sobbarcarsi il costo della bisarca pur di incentivarne la partecipazione. Complessivamente il Jimmy è forse il veicolo militare più economico da acquistare e da gestire in assoluto, a patto di poterlo ricoverare senza costi e di essere in grado di effettuare in proprio un minimo di manutenzione. Gustavo Cappa Bava
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NORTH AFRICAN FRENCH U.S. N ell’immensa collezione di foto a colori della seconda guerra mondiale di LIFE appaiono alcune splendide immagini scattate dal fotografo George Silk nel basso Lazio, dove appaiono delle infermiere del contingente francese in posa intorno a un’ambulanza WC 54. Sulla porta si nota una scritta spruzzata in giallo, disposta su tre righe: 278ORD-11, NAFUS-2, SR-10668.
NAFUS è l’acronimo di North African French U.S., dal quale si deduce come questo gruppo fosse sbarcato in Sicilia per risalire l’Italia a seguito delle truppe alleate. La serie di foto fu presumibilmente scattata nella primavera del 1944, ed è sorprendente che un’ambulanza di questo contingente (se non proprio quell’ambulanza…) a sessantanove anni di distanza sia stata identificata in Francia, un filo acciac-
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cata ma restaurabile. I numeri e le scritte corrispondono esattamente, ma non conoscendone il significato non sono in grado di stabilire se il Dodge WC54 ritrovato in Francia sia proprio quello delle foto. A tal proposito chi fosse capace di decifrare la scritta completa è invitato a contattare l’IMVCC, pubblicheremo ben volentieri la soluzione dell’enigma sul prossimo numero di Army Motors Italia. I nostri vei-
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Nella pagina a fianco in basso, gli anni trascorsi alle intemperie hanno fatto affiorare le scritte originali, estremamente ben conservate. Nella foto di Life, ecco come appariva la livrea nel 1944: la scritta in giallo è parzialmente coperta dalla bandiera francese e da un’altra sigla nera su sfondo bianco
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coli sono affascinanti anche perché sono ricchi di storia, ma è molto improbabile riuscire ad associare un mezzo sopravvissuto con uno scatto originale che ne testimoni
l’impiego operativo, non parliamo poi di una serie di immagini a colori nitide e ben dettagliate. Chi fosse interessato a scaricare tutte le foto da internet può farlo digitando
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su google “205570912331229”: apparirà una delle immagini che abbiamo pubblicato e i link per visualizzare il resto del servizio. Gustavo Cappa Bava
IL MANIFESTO
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MEZZI STORICI
BIANCHI MT 61 PRONTA A TUTTO APPOSITAMENTE REALIZZATA PER L'IMPEGO BELLICO, È RICCA DI INGEGNOSE SOLUZIONI. UN CAMBIO CON MARCIA RIDOTTA CONSENTE DI SUPERARE LE PENDENZE PIÙ RILEVANTI
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opo aver dimostrato la loro validità sui campi di battaglia del secondo conflitto mondiale, le motociclette rimasero nel dopoguerra in dotazione nei diversi eserciti e furono ulteriormente affinate per meglio svolgere i compiti richiesti dai nuovi scenari bellici. I francesi arrivarono addirittura a montare su una Vespa un cannone senza rinculo da impiegare nella guerra d’Algeria. In Italia, sino alla seconda metà degli anni Cinquanta, l’unica moto d’impiego tattico a disposizione delle Forze Armate era la Moto Guzzi Superalce, introdotta nel 1946 e gloriosa erede
dell’Alce impiegata su tutti i fronti durante il conflitto. Altri lotti più o meno consistenti furono forniti da altre Case motociclistiche. In realtà si trattava di modelli civili adattati all’uso militare, dove la maggiore differenza stava nel colore del Corpo al quale erano destinati. Nel 1957 la direzione della Edoardo Bianchi prese contatto con gli organi competenti del ministero della Difesa per proporre la realizzazione di un modello specifico nell’impiego bellico. Si arrivò alla stesura di un capitolato che teneva conto delle mutate esigenze d’uso e che lo differen-
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ziavano sostanzialmente dalla Superalce. Rispetto a questa doveva essere più leggero, avere un passo contenuto per aumentare la maneggevolezza, possedere una spiccata attitudine alla marcia in fuoristrada, riuscire a guadare con un’altezza d’acqua di circa mezzo metro ed avere un consumo di carburante limitato per offrire un’ampia autonomia anche con un serbatoio di dimensioni non gigantesche. Il progetto fu affidato all’ingegner Sandro Colombo, che realizzò un primo prototipo con motore monocilindrico di 293 cc di cilindrata in grado di erogare
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MEZZI STORICI
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11,4 CV a 5000 giri/min. Una potenza relativamente bassa rispetto ai 18,5 CV della Superalce, ma ampiamente compensata da un peso a vuoto di soli 139 kg contro i 195 della moto di Mandello. Inoltre il passo di 1280 mm rispetto ai 1455 mm della Guzzi lo rendeva estremamente maneggevole. Un particolare accorgimento per la marcia in fuoristrada era costituito dal cambio a cinque marce, con la prima nettamente staccata dalle altre per fungere da vera e propria ridotta e consentire di affrontare le pendenze più elevate. Con il solo
pilota si arrivava al 75% e con anche il passeggero al 60%. Caratteristica tipica era lo scarico con prolungamento verticale per consentire il guado, così come il filtro dell’aria sigillato, con un tubo di aspirazione sotto la sella. Anche il coperchio del ruttore era a tenuta stagna. Un dispositivo di esclusione dell’interruttore di minima tensione consentiva la partenza e il funzionamento del motore anche senza batteria. Dopo le prime prove fu realizzato un secondo prototipo, con motore di 275 cc, che venne testato con lusinghieri ARMY MOTORS ITALIA
risultati nel centro prove dell’Esercito alla Cecchignola (Roma). Nel 1958 però Colombo abbandonò la Bianchi lasciando il testimone a Lino Tonti, che rivide il progetto, montando un nuovo motore di 318 cc di cilindrata. I militari poi richiesero tutta una serie di accessori che portarono il peso a vuoto a 180 kg. Nacque così nel 1961 la MT 61 (MT sta per Motociclo Tattico) fornita alle nostre Forze Armate. L’importante commessa, si parla di 4.800 moto, avrebbe dovuto risollevare le sorti della Bianchi sull’orlo del fallimento. Ma non fu
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Nella pagina a fianco dall'alto: sul gruppo ottico anteriore si può applicare una apposita protezione a becco d'uccello da utilizzare durante la marcia in condizioni d'oscuramento. Un fascio di luce verde illumina a pochi metri dalla ruota. Sotto, un pratico maniglione ribaltabile fornisce un valido appiglio al secondo. Sopra, caratteristica distintiva il tubo di scarico con prolungamento verticale per poter affrontare i guadi. A sinistra, agendo sulla doppia leva posteriore si inserisce la prima ridotta.
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Nella pagina a fianco, la vista posteriore mette in risallto la solida compattezza d'insieme. Sopra al faro posteriore militare, con dispositivo per la marcia in colonna, è fissato il contenitore delle catene. In alto, il tachimetro contachilometri e il grosso commutatore delle luci, facilmente utlizzabile anche quando s'indossano pesanti guanti. A sinistra, i comandi al manubrio non nascondono l'usura.
così: errori di gestione nell’ordine e problematiche di varia natura fecero sì che l’Esercito contestasse la fornitura, obbligando la Casa a pagare pesanti ammende, cosa che, di fatto, ne accelerò la chiusura. La maggior parte degli esemplari consegnati (probabilmente 2000) rimasero abbandonati per oltre vent’anni nei magazzini sino all’alienazione e alla
consegna al demolitore. Alcuni, per fortuna, non finirono sotto la pressa e oggi risvegliano l’interesse dei collezionisti di moto militari, di più ampie vedute, che non limitano la raccolta ai soli mezzi che hanno preso parte alla seconda guerra mondiale. Tra questi c’è Claudio Bentivoglio, nostro Socio, commissario ASI e grande esperto in materia. La sua Bianchi MT 61
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è un esemplare vissuto, ma proprio per questo ricco del fascino e dell’autenticità che si richiedono a un mezzo di questo tipo. «È stata la prima moto, quella che mi ha fatto scattare il trip per i mezzi d’epoca militari. L’ho comprata che non avevo ancora la patente per guidarla. Ne avevo vista una sfogliando gli annunci di una rivista di motociclismo. È stato amore
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MEZZI STORICI
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a prima vista, la mia moderna 125 mi è parsa subito non in grado di reggere il confronto. Non avevo ancora diciotto anni. Nonostante ciò ho cominciato a battere gli sfasciacarrozze di Torino per trovarne una, con la ferma intenzione di comprarla. Ho impiegato un anno, ma alla fine l’ho scovata. Fatalità, cinque giorni prima di passare l’esame per la patente ho distrutto in un incidente la 125. E così sono rimasto con la militare che è diventata la mia moto ogni tempo e ogni luogo. Mi ha accompagnato a scuola, in vacanza e poi al lavoro. Ad oggi ho percorso in trent’anni oltre 33.000 km. Ne aveva solo 138 quando l’ho acquistata. Sotto il profilo estetico
non era però proprio da vetrina. Per questo ho cominciato a lavorarci intorno per riportarla alle condizioni di fabbrica. Alla fine è nata la passione e ho imparato a restaurare motociclette. Ora ne ho diverse, ma lei resta la mia preferita. È un mezzo per molti versi eccezionale. Resiste a tutto e non mi ha mai lasciato per strada. L’ho messa alla prova su ogni possibile percorso. Grazie al "primino" affronta senza problemi anche le salite più ripide. Ho guadato corsi d’acqua e mi sono divertito a testarla sulla neve, montando le catene previste in dotazione per i terreni difficili. Qualche difficoltà l’ho trovata solo nel fuoristrada. L’esercito chiese pneumatici scolARMY MOTORS ITALIA
piti anziché tassellati, ritenendoli sufficienti per affrontare lo sterrato meno impegnativo. In realtà il peso e la scarsa potenza del motore, 10,5 CV sono davvero un po’ pochini, vanificano gli sforzi della ridotta e sulle pendenze maggiormente accentuate la ruota posteriore tende a slittare. Per il resto è un mezzo pratico e divertente, unico nel suo genere e ricco di soluzioni che nessuna altra motocicletta "normale" possiede. Quando ero un ragazzo mi divertivo a stupire gli amici montando sul faro la protezione a becco d’aquila per la marcia in situazione di oscuramente: ha un fascio di luce verde che illumina a pochi metri dalla ruota».
Nella pagina a fianco, il motore ha il cilindrio e la testa in lega leggera. La potenza di soli 10,5 CV vanifica gli sforzi della ridotta e sulle pendenze maggiormente accentuate la ruota posteriore tende a slittare. Sopra, il grosso freno a tamburo posteriore e il pneumatico con montata la catena in dotazione, concepita per la marcia su terreni difficili. A sinistra, i paragambe in tubo sono completati da lamiere di chiusura, con all'interno delle borse porta attrezzi.
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