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Direttore Antonella Italiano
L’intervista
L’inchiesta
Giuseppe Bombino, l’atteso Presidente
I prigionieri dell’Anonima sequestri di Cosimo Sframeli
di Bruno Criaco
Presidente, per noi l’Aspromonte non è una montagna, è un mondo. Il nostro. Il solo possibile. Domanda scontata ma obbligatoria: per lei cos’è? Quando l’ha “visto” per la prima volta? In verità è lui che ha “visto” me, la prima volta! L’Aspromonte è come una religione, una speranza non realizzata. Esso non si è svelato ai miei occhi, ma mi ha posseduto; è stato come appartenere alla sua verità. L’ho percorso, da ragazzo, alla ricerca delle visioni di Corrado Alvaro e dei luoghi descritti da Domenico Giampaolo. È stato un percorso mentale, prima che fisico.
Il fuoco, un mostro in agguato
Mi colpì, in particolare, la sua gerarchia geologica e minerale, l’ordine dei suoi lineamenti, il rigore dei suoi sentieri montani; e il peso dei suoi millenni, che è il peso delle preghiere delle genti che l’abitarono, ancora oggi persistenti come uno stimma. Ha già pronta un’agenda di lavoro? Sto lavorando intensamente alla definizione delle linee programmatiche che caratterizzeranno la mia agenda di lavoro e strategica. La complessità e la numerosità delle questioni da affrontare esigono, tuttavia, un
Con l’arrivo dell’estate ogni anno i nostri territori sono percorsi da centinaia di incendi. In Italia tutti gli anni vanno in fumo più di 200 mila ettari di superficie bo-
inAspromonte
Agosto 2013 numero 000
approccio integrato e l’adozione di una logica di sistema ai diversi livelli e alle differenti scale di intervento; ritengo sia necessario, dunque, che il tempo operi su di me mostrandomi la giusta prospettiva, mentr’io lavoro alla definizione dei criteri e delle più appropriate metodologie da metter in campo. L’efficacia delle azioni da intraprendere non può prescindere, comunque, da un costante e sistematico confronto con la Direzione e con tutto il personale dell’Ente che supportano sul piano tecnico e operativo gli indirizzi e le linee programmatiche del Presidente.
I sequestri di persona a scopo d’estorsione ebbero inizio, in maniera rilevante, il 2 luglio 1963, con il sequestro dell’imprenditore reggino Ercole Versace. Anni d’indagini, chilometri di battute e di rastrellamenti tra i rovi dei boschi, il paziente lavoro di studi, dalla Costa Jonica (dove la ‘Ndrangheta della Locride riciclava in immobili le ricchezze accumulate coi sequestri di persona) ai Piani dello Zillastro (dove veniva pagato il prezzo del riscatto), erano le tappe del patrimonio informativo e dell’esperienza maturata sul campo. L’Arma conosceva nomi, parentele, legami e gli odi tra le ‘ndrine che dai sequestri ricavavano i capitali necessari per altri affari illeciti e leciti e, tra tutti, il traffico internazionale degli stupefacenti. Non c’era delitto che presentasse una più alta percentuale di allarme come il sequestro di persona. Per contrastare il fenomeno si istituì una speciale Squadra, composta da Magistrati e Carabinieri.
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schiva e non. In Calabria annualmente si contano in media circa 1500 roghi con una superficie distrutta superiore a 10 mila ettari.
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Aspromonte orientale
PLATI’
Vallata del Gallico
La testimonianza
Quei giorni: la “Cartiera” racconta di Maurizio Malaspina Quei giorni resteranno nella nostra mente, nei nostri cuori, saranno noi, hanno intaccato lo spirito, corroso le certezze e alimentato la nostra vita. Che giorni quei giorni, carichi di passione, vivi, unici. Raccontarli forse è ucciderli, privarli della forza, dell’ineguagliabile profumo di libertà che abbiamo respirato per tanti mesi, lungo un torrente, tra la polvere, sotto una capanna di tela blu, col calore del caffè caldo, a dare tepore al fuoco che ci portavamo dentro dalle prime luci dell’alba. Raccontarli è ucciderli, forse, ma è dovuto oltre che bello, perché si sappia ciò che sono stati quei giorni per tanta gente che ha sperato di cambiare le cose cambiando. pag. 8
«Mio nonno, Francesco Perri»
U ‘RRE DA JELATA di Mimmo Catanzariti
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Come ogni sera, da circa tre lune, Kzìropachos, Re dei monti di ghiaccio, inforcò il suo cavallo magico e lo spronò a partire di gran carriera lungo un percorso ormai usuale per il destriero.
Da qualche anno, ormai, decine di giovani universitari ripercorrono i passi dei lori avi. Ed eccoli tra i borghi abbandonati a strappare rovi, o tra i boschi aspromontani a studiare la natura. Sono i ragazzi dell’Associazione Cpc di Reggio Calabria, del professore Gianni Curatola: i nuovi custodi di un patrimonio che rischiava di perdersi. Dimenticato negli anni.
Partivano dai Piani di Alati, sopra l'Aria del Vento, costeggiando 'U passu da 'rrina e scendendo nella vallata intervallata dai morbidi rilievi tra i paesi di Platì e di Ciminà, nel versante orientale dell’Aspromonte. Vallata protetta dagli impervi costoni rocciosi che si alzano quasi verticalmente dai 300 metri della pianura sino ai 1.000 metri dell'altipiano. Le "Rocche degli Smaliditti", le "Rocche dell’Agonia", monte Colacjuri, monte Pinticudi fino al monte Tre Pizzi, dove si fermava ad ammirare la costa che spaziava da Punta Stilo fino a Capo Spartivento, ammaliato dalle bellezze della natura nel suo impeto di rinascita primaverile. Subito ripartiva dirigendosi verso San Nicola di Ardore, dove nascosta tra un boschetto di faggi e lecci, c'era una capanna.
Arte & Cultura
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