"in Aspromonte" Numero 1

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Direttore Antonella Italiano

inAspromonte

Settembre 2013 numero 001

IL CASTELLO DELLE TORTORE

Le storie che San Luca deve ancora raccontare

pag. 8

San Luca festeggia la Madonna di Polsi, centinaia di fedeli sfidano la montagna per raggiungere la secolare mamma. Ma San Luca non è solo Polsi, ha immensi tesori ancora poco conosciuti, e leggende, e rocche, e scrittori, e una storia che è profonda almeno quanto le sue ombre

L’intervento

«inAspromonte, un sogno di tanti» di Antonella Italiano

E

d arriva anche il numero 1 del nostro ambizioso progetto, ed ogni tiro andato in rete è una vittoria, comunque finisca la partita. Perché l’Aspromonte, che mostriamo su queste pagine e ogni giorno sul web, è quello reale. Perché nel bene e nel male, noi, l’abbiamo conosciuto. E ci orientiamo in boschi sempre uguali grazie ai disegni che le montagne fanno nel cielo, o agli odori, alle temperature, ai suoni. Diffidate, dunque, da chi vende “progetti” ai politici. Da chi non ha le mani sporche di terra, dall’Aspromonte turistico e inflazionato, dalle mimetiche alla moda, tempestate di lustrini. Dov’è, dunque, la montagna? Nel dialetto ostile e nei modi bruschi dei pastori, nella puzza di stalle e animali, e in una generosità esagerata, che non trova eguali in nessuna latitudine del mondo. L’unica grande debolezza del nostro popolo. «È giusta la strada per andare a Roccaforte» chiedemmo un giorno ad un vecchio pastore. «È questa – rispose lui – ma enpag. 3

L’inchiesta

La testimonianza

La nostra storia

Incendi estivi. Cosa c’è dietro?

Gente onesta nella Locride

Micarè, il viaggio senza ritorno

pag. 4-5

Aspromonte orientale

Uomini che non nascono per caso pag. 7

pag. 2

La Chanson d’Aspremont pag. 16-17

pag. 20

Aspromonte grecanico

Lu sceccu e lu lupu pag. 11

L’analisi di Serge Quadruppani

«

Insomma, se la Calabria scomparisse, nessuno nella classe dirigente e nemmeno i suoi intellettuali e i suoi giornalisti se ne accorgerebbero». Questa frase nasce nella conversazione tra un gruppo di amici ritornati a constatare lo stato di Africo Antica, borgo aspromontano oggi in rovina e invaso dalla vegetazione. Borgo che negli anni ‘50 del secolo scorso fu evacuato per ordine dello stato. A quell’epoca, l’autorità centrale ha in effetti approfittato di una frana per iniziare qui, l’opera intrapresa dall’inizio dell’unificazione dell’Italia: la sottomissione al Nord della popolazione ribelle del Sud. I piemontesi e i loro re sono venuti a imporre la scomparsa di una prospera economia agricola e di una civilizzazione rurale discendente dalla Magna Graecia e dal miscuglio di popoli (Greci, Ebrei, Armeni, Albanesi e tante altre etnie compresa la misteriosa ed arcaica razza autoctona). I coloni nordici hanno confiscato le terre con profitto di qualche barone e ridotto le popolazioni alla miseria sotto il peso delle tasse. Ciò che si definisce in questa montagna «lotta contro il brigantaggio», ha preso alla fine la forma di una deportazione verso la costa, in una zona chiamata «campi della malaria». Il passaggio dalle gran-

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