Technopolis 42

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INFRASTRUTTURE

L’INTEGRAZIONE CARENTE

I Big Data sono fondamentali nelle iniziative di trasformazione aziendale. Ma spesso l'approccio è sbagliato.

U

n approccio strutturato alla governance dei dati è essenziale nell'implementazione di un progetto di trasformazione digitale. E questo è ancor più vero in un'epoca di ibridazione delle infrastrutture e delle normative. Fra regolamentazioni europee sempre più strette e la volontà di andare verso segmentazioni sempre più fini, con cui poter personalizzare al massimo la user experience, le aziende sono pressoché costrette a disporre di dati di alta qualità e ben organizzati. La “Digital Business Transformation (Dbt) Survey 2020” di The Innovation Group, realizzata su un campione di 145 business manager di aziende italiane medio-grandi, conferma l’importanza delle tecnologie Big Data: sono un’area di forte attrazione di investimenti per le imprese che hanno 28 |

APRILE 2020

“cantieri aperti” verso l'innovazione, anche se l'emergenza legata alla diffusione del covid-19 inevitabilmente rallenterà lo sviluppo dei progetti in corso. Già nel 2019 la voce Big Data figurava al secondo posto, dietro le piattaforme di digital marketing, nelle porzioni di budget destinati dalle imprese italiane alla trasformazione digitale. L'anno in corso dovrebbe, compatibilmente con la congiuntura, confermare questa scala di valori, con l'inserimento prepotente delle tecnologie di intelligenza artificiale e machine learning. Governance sottovalutata

La presenza di piani di data governance ben definiti, tuttavia, scarseggia: è la voce meno citata tra quelle incluse nella lista proposta dalla survey. La percentuale di citazioni del 31% appare misera, soprat-

tutto se confrontata con il 58% delle progettualità realizzate con il coinvolgimento del management e con il 50% dei progetti di multicanalità orientati al tracciamento delle relazioni con i clienti. D'altra parte, si evidenziano ancora contraddizioni nella diffusione di una cultura digitale all'interno delle imprese, poiché al 48% di realtà che hanno già assicurato in modo pressoché completo l'accesso alle informazioni da qualsiasi luogo, dispositivo o momento della giornata si contrappone il 27% di quelle che hanno avviato iniziative per spingere internamente un approccio datadriven. Queste lacune si traducono in carenze lamentate un po' su tutta la filiera di un marketing che già si vorrebbe fortemente digitale, con punte negative sulla capacità di avere una visione unica dei clienti su diversi touch point (appena il 27% delle aziende del campione può dire di averla ottenuta) e sulla disponibilità di analytics avanzati dei dati (23%). Silos duri a morire

Una delle difficoltà più evidenti nell'utilizzo strutturato dei dati a supporto dei processi di trasformazione digitale è la presenza dei famigerati “silos” che creano dispersione, a cui sommano la tendenza ad affidarsi sempre più al cloud e la quota crescente di informazioni derivanti dal Web e dai social media. In un mondo ideale, si dovrebbe passare da una gestione punto a punto nei data warehouse a un approccio di tipo "data hub", in cui tutto è concentrato e da lì si parte per redistribuire le informazioni verso diversi destinatari. La realtà appare differente e la soluzione non è mai universale. Ogni azienda dovrebbe individuare la propria traiettoria di riconciliazione dei dati interni ed esterni


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