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SMART MOBILITY

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INFRASTRUTTURE

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LE AUTOMOBILI FRENANO PER COLPA DEL COVID-19

Il settore dei viaggi e del turismo e quello dell’automotive risentiranno entrambi in modo pesante degli effetti della pandemia.

L’ epidemia del covid-19 si è allargata velocemente, dalla Cina a tutto in tutto il mondo occidentale: a marzo i Paesi europei e poi a seguire gli Stati Uniti hanno annunciato misure drastiche per rallentare la crescita delle infezioni. Il settore della mobilità è oggi uno tra i più colpiti dal virus. Le prime restrizioni ai viaggi si sono viste in gennaio in Cina, con la chiusura temporanea di aeroporti e stazioni, oltre che con divieti ferrei di movimento tra le diverse regioni, fino all’obbligo per ogni persona di chiudersi

in casa e lavorare da remoto. La stessa procedura è stata quindi seguita prima dall’Italia (con la chiusura il 23 febbraio del primo focolaio, la “zona rossa” del lodigiano) e poi dalle altre nazioni colpite dall’epidemia. A metà marzo, a fronte di un contagio globale che riguardava oramai quasi 200.000 persone, avevano chiuso le frontiere a qualsiasi trasporto passeggeri (consentendo però il trasporto merci) Albania, Danimarca, Portogallo, Polonia, Slovenia, Russia (solo verso la Cina), come ha riportato l’aggiornamento di Unioncamere su “Coronavirus:

Cina post-coronavirus: la riduzione dei consumi

10%

20%

Beni di lusso

Viaggi

Abbigliamento

Consumo di cibo Acquisti di automobili Acquisti di proprietà Gestione finanziaria e investimenti Formazione professionale/personale Educazione scolastica

30%

40%

50%

60%

FONTE: Data 100 Insight, febbraio 2020; base: 5.859 consumatori cinesi (18-50 anni)

impatto sul trasporto di merci e passeggeri”. Grecia, Romania, Serbia, Ungheria e Repubblica Ceca avevano optato per restrizioni verso i Paesi con situazione più grave. Misure come controlli sanitari alle frontiere sono stati disposte da Austria, Bielorussia, Germania. Quarantena di 14 giorni per gli ingressi decisa invece da Malta, Norvegia e Croazia, mentre la Svizzera ha scelto di consentire solo quelli giustificati da motivi lavorativi. Purtroppo siamo ancora lontani dalla fine dell’emergenza, come dimostra il fatto che il trend cumulativo dei contagiati totali nel mondo registri a fine marzo una crescita esponenziale, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Gli impatti sui trasporti, i viaggi, il turismo, saranno elevati per tutto l’anno. In Italia, dove il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 marzo 2020 ha imposto di muoversi solo per “comprovate esigenze lavorative, esigenze di assoluta urgenza e motivi di salute”, si è assistito a una progressiva e forte riduzione del traffico sulle strade, che a metà marzo risultava diminuito di un 60% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il settore dei viaggi è chiaramente tra quelli più impattati dalla crisi sanitaria, come mostra anche un’indagine effettuata da una società di ricerca di Beijing, Data100 Insight, tra il 16 e il 20 febbraio: dopo i beni di lusso, i viaggi sono il secondo ambito in cui i cinesi dichiarano di voler risparmiare maggiormente, seguiti da vestiti, alimentari e acquisti di automobili.

Il crollo della produzione di auto

Per una serie di motivi, anche il settore dell’automotive dovrà far fronte a enormi danni economici dall’epidemia

di covid-19. Innanzitutto, la Cina è il più grande mercato automobilistico al mondo, sia dal punto di vista della produzione di veicoli e di componenti sia della fornitura alla supply chain dei principali costruttori, nonché dal punto di vista dei consumi. A Wuhan, focolaio originario dell’epidemia, risiede il 10% della produzione automobilistica cinese (oltre 2 milioni di veicoli all’anno), con impianti che fanno capo a GM, Honda, Nissan, Peugeot Group e Renault e alle cinesi Changan e Dongfeng. Durante la crisi molti hanno arrestato la produzione (come ha fatto ad esempio Tesla a Shanghai, posticipando la data di produzione del suo Modello 3) e a questo si è aggiunto il crollo dei consumi sul mercato interno, tanto che le vendite di auto in Cina erano diminuite del 92% nella prima metà di febbraio, secondo i dati della China Passenger Car Association. Con l’evolvere dell’epidemia, come riporta Ihs Markit, ogni car maker europeo ha annunciato da metà marzo l’arresto della produzione di auto per una durata media di 13 giorni. Si avrà quindi una riduzione drastica di tutti i veicoli costruiti nei principali mercati europei (Germania, Francia, Spagna), come minimo per 880mila unità in questo periodo, e non è ancora chiaro se passati questi giorni la produzione riprenderà in pieno. A partire dal 18 marzo anche nel Nord America i costruttori hanno annunciato piani simili di shutdown, anche se per una durata inferiore (in media sei giorni).

Quali effetti nel lungo termine?

Conviene chiedersi fin da ora quali saranno i cambiamenti sull’economia e sulle abitudini di consumo delle persone in ambito mobilità una volta usciti dallo stato di pandemia. Interessante in questo senso analizzare di nuovo quanto ha evidenziato per il periodo della ripresa post-Covid19 la ricerca svolta

IL CAR SHARING SI RISCOPRE SOCIALMENTE UTILE

Fino a poco tempo fa le strade di molte città europee (e italiane, su tutte Milano e Torino) erano un brulicare di automobili, biciclette, scooter e monopattini elettrici, che – prenotati via app – permettevano di spostarsi tra casa, lavoro e luoghi di svago a costi ragionevoli, senza problemi di parcheggio. Poi, come tutti sappiamo, il coronavirus da questione cinese è diventato un dramma mondiale dai profondi impatti sulla salute delle persone, sul lavoro, sull’economia e – non secondariamente – sulla libertà di viaggi e spostamenti. I sogni della mobilità smart che fa leva su smartphone, app e reti 5G sono stati bruscamente interrotti, ma non annullati. Certo, oggi non è il momento del car pooling, che anzi rappresenta l’antitesi dell’esigenza di distanziamento interpersonale. Ma proprio nelle drammatiche settimane di marzo la mobilità smart e condivisa ha scoperto di poter svolgere una funzione “sociale”: a Roma, per esempio, la sindaca Virginia Raggi ha chiesto che un centinaio di veicoli del car sharing comunale fossero messi gratuitamente a disposizione dei medici impegnati nei cinque “Covid Hospital” e nei reparti di terapia intensiva degli altri nosocomi. Il provvedimento, inizialmente valido fino al 3 aprile, ha permesso di tamponare il problema del fermo dei mezzi pubblici dopo le ore 21 per chi è stato costretto a turni di lavoro lunghissimi, oltre che difficili. Aniasa, l’associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, ha fatto sapere che in seguito ai decreti del presidente del Consiglio le società di autonoleggio (car sharing incluso) attive in Italia hanno “rafforzato ulteriormente le procedure che garantiscono l’igienizzazione dell’abitacolo tra un noleggio e l’altro”. V.B.

nella regione di Hubei (primo focolaio del contagio) dalla società Digital100 Insight, riportata sul portale EEO.com il 27 febbraio. Partendo dalla considerazione che nella regione alcune industrie (ristorazione, intrattenimento e turismo) hanno sofferto più di altre, mentre l’economia digitale registrava una crescita esplosiva, notiamo che, secondo il sondaggio, dopo la ripresa del lavoro le persone hanno modificato le proprie abitudini di viaggio. Risulta aumentata la propensione a utilizzare biciclette, auto a guida autonoma e veicoli speciali, mentre è diminuita la disponibilità a viaggiare in taxi, metropolitana e autobus. L’attenzione al risparmio è maggiore e sono cambiati alcuni valori negli acquisti: molti temono conseguenze per il proprio reddito (il 68% degli intervistati) e si osservano particolari riduzioni di consumi nei settori lusso, turismo e abbigliamento. Oggi nella regione cinese i cinque principali ambiti considerati più promettenti sono l’educazione medica, l’intelligenza artificiale, l’accesso alle informazioni su Internet, l’uso di piattaforme di e-commerce e, infine, corrieri e logistica. Elena Vaciago, associate research manager di The Innovation Group

LA CONSULENZA IT CAMBIA PROSPETTIVA

La società supporta le Pmi del settore manifatturiero con un approccio incentrato su innovazione, flessibilità e concretezza.

Ally Consulting è una realtà imprenditoriale nei servizi di consulenza IT per le piccole e medie imprese che affianca le imprese del manifatturiero discreto. Con la flessibilità di una startup, la società supporta oltre cento clienti in Italia e all’estero su molteplici progetti di digital transformation ed Erp, con un approccio incentrato su innovazione, flessibilità e concretezza. Ally offre consulenza in ambito applicativo e tecnico, partendo dall’analisi dei processi aziendali e arrivando alla modellizzazione e alla reingegnerizzazione del modello di business ottimale i cui dati e flussi sono gestiti integralmente dal sistema Erp. “L'industria manifatturiera si trova ad affrontare notevoli trasformazioni imposte dal mercato, tutte all’insegna del miglioramento delle performance”, ha dichiarato Paolo Aversa, managing director di Ally Consulting. “In questo contesto, l’esigenza di innovare è ormai diventata un imperativo a cui le Pmi non possono più sottrarsi. Tuttavia, gli ostacoli che incontrano oggi sono molteplici, primo tra tutti la mancanza di competenze interne adeguate su cui fare affidamento”. L’innovazione consente, infatti, alle aziende di tutte le dimensioni di reagire rapidamente alle evoluzioni del mercato, ma spesso esse non riescono a comprendere il valore che c’è dietro ogni innovazione e devono adeguarsi alla nuova tecnologia senza avere la capacità culturale per sfruttarne l’intero potenziale. “In Italia”, prosegue Aversa, “viaggiamo ancora in notevole ritardo rispetto ad altre realtà internazionali e restiamo ancorati a concetti culturali che non ci permettono di esplorare a fondo le nuove tecnologie. Per questo c’è bisogno di coinvolgere le aziende in percorsi formativi anche attraverso figure come quella dell’innovation manager, altrimenti queste si troveranno a disposizione una serie di informazioni fondamentali che però, non sapendo le imprese come usarle, risulteranno completamente inutili”. È in questi contesti che interviene Ally: nell’ambito della messa in opera del sistema Erp, i suoi consulenti valutano le necessità delle imprese in considerazione del settore in cui operano e le supportano nella ridefinizione dei modelli produttivi volti a permettere il completo controllo delle attività attraverso metriche e Kpi definiti. O ancora, le supportano nel gestire una supply chain estesa e complessa oppure nel pianificare una produzione su commessa, senza rallentare quella in serie. Il modo più efficace per mostrare il valore di un investimento tecnologico in un'organizzazione è quello di prevedere modelli che combinino sia la strategia sia il processo e che, nel farlo, diano velocemente un ritorno dell'investimento e raggiungano gli obiettivi previsti con Kpi chiari e misurabili. “A livello tecnologico”, conclude il managing director di Ally, “le sfide attuali riguardano il trovare continuamente nuove soluzioni capaci di analizzare in modo adeguato le informazioni dal campo, che è poi la richiesta più frequente delle aziende. Raccogliere dati, strutturarli e dar loro un significato sarà la sfida vincente di qualunque impresa. Si tratta di rendere facilmente leggibili dati provenienti da diverse fonti, come sensori, impianti, smartphone, tablet e terminalini, integrandoli in un sistema Erp evoluto”. Le partnership, infine, sono un pilastro fondamentale della strategia consulenziale di Ally Consulting, che conta sulla collaborazione storica con Infor e con molte altre realtà, per garantire una consulenza IT che coinvolga ogni ambito aziendale.

Paolo Aversa, managing director di Ally Consulting

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