Technopolis 44

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ITALIA DIGITALE

REGIONI ITALIANE, DAL LOCKDOWN AL FUTURO Dalla Liguria al Veneto, dalla Toscana alla Puglia: esempi di Pubblica Amministrazione in cui la tecnologia sta trasformando il modo di lavorare. Non solo come risposta all’emergenza.

L

a Pubblica Amministrazione spesso è tutt’altro che sinonimo di tecnologia all’avanguardia o di innovazioni spinte. Specie in Italia, a questa sfera della nostra società associamo più facilmente l’idea di una lenta burocrazia e di disservizi che complicano la vita dei cittadini, più che semplificarla. Ma lo stereotipo non sempre corrisponde alla realtà: almeno a livello regionale, durante il lockdown di primavera non sono mancati esempi virtuosi di amministrazioni che hanno reagito rapidamente al contesto della crisi sanitaria, sfruttando a piene mani la tecnologia. The Innovation Group ha raccolto diverse testimonianze di quanto lo smart working abbia aiutato le Regioni a restare operative, compatibilmente con l’esigenza di contenere i contagi di coronavirus. Diversi i punti in comune: l’importanza di fare leva sul percorso di innovazione già avviato e l’intenzione di andare avanti, ben oltre l’emergenza, sia 24 |

NOVEMBRE 2020

nello smart working sia nello sviluppo di nuovi servizi digitali. Se così sarà, lo portà dire solo il tempo. La lungimiranza di Regione Liguria

“Nel nostro caso eravamo pronti già prima del covid-19 in quanto lo smart working è iniziato in Regione Liguria nel 2018”, testimonia Paolo Sottili, direttore Generale, direzione centrale organizzazione di Regione Liguria. “Stavamo già lavorando allo smart working, ma il progetto ha subito una brusca accelerazione a seguito della tragedia del crollo del Ponte Morandi. L’emergenza sanitaria ha dato poi un forte impulso alla diffusione di questa modalità di lavoro”. Già prima del lockdown della scorsa primavera un centinaio di collaboratori dell’ente ligure poteva lavorare da remoto attraverso un sistema di Virtual Desktop Infrastructure, accedendo con le proprie credenziali a banche dati e applicazioni. Con l’emergenza covid-19 il numero degli smart worker è più che decuplicato, passando a oltre 1.200 (dei quali 400 operativi attraverso Vdi e i restanti abilitati all’accesso tramite Vpn). “Inutile dire che lo smart working emergenziale ha dato una fortissima spinta alla digitalizzazione delle attività e allo sviluppo delle relative competenze”, sottolinea Sottili. “considerato che l’età media nella PA è tipicamente alta e molti dipendenti, se non vi fossero stati costretti, non avrebbero

mai fatto questa esperienza. Lo smart working richiede un particolare sforzo, prima in termini di programmazione delle attività e di definizione degli obiettivi e poi in termini di monitoraggio e controllo dei task svolti da remoto dai collaboratori. Ma chi ha sperimentato questo cambiamento vuole far sì che il lavoro agile diventi un modo di essere diffuso e strutturale dell’organizzazione della Pubblica Amministrazione: si sono create tutte le condizioni perché, una volta terminata la fase emergenziale, ciò accada”. Dalla formazione alla pratica in Regione Veneto

In Veneto l’amministrazione regionale aveva avviato un progetto di formazione sullo smart working ben prima dell’emergenza sanitaria. “Lo scorso anno è stato avviato un percorso di accompagnamento della Pubblica Amministra-


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