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BITCOIN: UNA BOLLA O LA MONETA DEL FUTURO? La valuta fatta di bit è nuovamente sulla cresta dell’onda, e non solo perché l suo valore è cresciuto fino a superare la soglia dei 49mila dollari, ma anche per l’endorsement dei grandi nomi della finanza mondiale.
La criptovaluta nata oltre dodici anni fa oggi attira gli interessi di personaggi come il miliardario Paul Tudor Jones (che a fine 2020 ha svelato di aver comprato Bitcoin come investimento che protegge dall’inflazione) e Stanley Freeman Druckenmiller, uno tra i più grandi gestori di hedge fund degli ultimi decenni. Anche un nome leggendario di Wall Street come Bill Miller da mesi consiglia l’acquisto di Btc e a inizio febbraio ha presentato alla Securities and Exchange Commission un documento da cui si evince l’intenzione di investire nel Grayscale Bitcoin Trust fino al 15% delle risorse del Miller Opportunity Trust (che ammontano a 2,25 miliardi di dollari di asset in gestione). Anche l’uomo più ricco al mondo si è tuffato senza mezze misure in questa opportunità: a inizio febbraio Elon Musk ha fatto fare alla sua Tesla un investimento da 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin e annunciato che prossimamente l’azienda automobilistica inizierà ad accettare la criptovaluta come metodo di pagamento, pur con alcune limitazioni. E se fosse tutta una bolla speculativa, pronta a scoppiare come già accaduto nel 2018? Balza anche all’occhio dei meno esperti, quanto le opinioni siano divergenti. Tecnicamente, una bolla speculativa si gonfia man mano che il prezzo di un bene aumenta oltre il valore sostanziale del bene stesso, ma nel caso di un asset digitale è difficile stabilire quale sia tale valore. Al di là delle definizioni, quel che interessa i potenziali investitori è capire il livello
di rischio associato ai Bitcoin. La velocità dell’impennata di prezzo di questa criptovaluta supporta la previsione di Michael Hartnett, chief investment strategist di Bank of America, secondo cui questa sarebbe non una semplice bolla, ma “la madre di tutte le bolle”. Qualcosa di simile ha detto l’economista Nouriel Roubini, noto osteggiatore delle criptovalute. Opposta è la convinzione di Rick Rieder, dirigente di Blackrock cioè della più grande società d’investimento al mondo, il quale addirittura scommette sul Bitcoin come nuovo “bene rifugio”, destinato a sostituire l’oro nelle scelte degli investitori più prudenti. Vero è, spiegano gli esperti di finanza, che l’acquisto di Btc è abbastanza diffuso come forma di investimento, mentre lo è molto meno nel mercato al dettaglio, fatto che ne incrementa la volatilità. D’altra parte l’ascesa del prezzo delle criptovalute negli ultimi anni è stata alimentata non solo da Initial Coin Offering usate per far incetta di risorse (dribblando il giudizio degli enti regolatori) ma anche dalla loro progressiva, pur iniziale, integrazione nel sistema finanziario mondiale.
Lo scorso autunno PayPal ha introdotto nella propria piattaforma di pagamento digitale la possibilità di acquistare, conservare e vendere Bitcoin, Bitcoin Cash, Ethereum, e Litecoin: per ora si tratta di una sperimentazione riservata agli utenti statunitensi, ma nel corso di quest’anno potrebbe essere estesa a tutti i clienti e i merchant. Verso le cryptocurrency anche il settore bancario dà segni di interesse: a fine 2019 un’indagine condotta dalla Banca dei Regolamenti Internazionali su 66 banche centrali di altrettante nazioni evidenziava che una su dieci prevede di emettere una propria valuta digitale entro il 2022. Un colosso del settore come Mastercard ha annunciato che prima della fine dell’anno inizierà a supportare “criptovalute selezionate” direttamente nel proprio circuito, vale a dire permetterà agli utenti di fare acquisti online spendendo monete virtuali ma recapitando al venditore un pagamento in valuta tradizionale. Va detto che Mastercard, secondo quanto dichiarato, si focalizzerà sulle stablecoin, cioè asset digitali che simulano l’andamento di valute a corso legale come il dollaro o l’euro e che quindi sono esposte a minore volatilità. L’antitesi del Btc, dunque. Pare quindi che il mondo dell’economia e della finanzia stia normalizzando l’esistenza delle criptovalute, integrandola al suo interno, ma non è scontato che il Bitcoin debba emergere come scelta preferenziale né per le banche né per i consumatori. Valentina Bernocco
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