Technopolis 53

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Foto di Anna Shvets

AGRIFOOD TECH

AGRICOLTURA DIGITALE, L’ITALIA DEVE ANCORA “SEMINARE” Per trasformare il comparto agricolo italiano le tecnologie non bastano. Servono cultura, ricerca, nuovi modelli organizzativi e integrazione dei dati.

P

rima di poter raccogliere i frutti dell’agricoltura digitale, l’Italia ha ancora molto da seminare. Robotica, sensori, connessioni Internet of Things, analytics, intelligenza artificiale sono potenti strumenti di trasformazione, che sempre più in futuro consentiranno efficienze e un miglior uso delle risorse (terreni, fertilizzanti, acqua, energia) per ottenere risparmi, taglio degli sprechi, riduzione dell’impatto ambientale. Le tecnologie ci sono, ma alla loro adozione si frappongono ostacoli di natura economica, infrastrutturale, organizzativa, culturale. “L’agricoltura è il terreno più fertile per declinare la transizione ecologica e quella digitale e ora bisogna fare subito un salto quantico verso l’innovazione del settore primario, parlando di 5.0“, ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, ospite dell’Agrifood Tech 5.0 Summit organizzato da The Innovation Group a Roma lo scorso aprile. Gli 22 |

LUGLIO 2022

incentivi del Piano 4.0 sono una risorsa da sfruttare, ma non l’unica. “Per aggredire i mercati esteri abbiamo bisogno di un’agricoltura più forte e competitiva”, ha detto Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare. “Il sistema della manifattura alimentare ha avuto il grande vantaggio del 4.0, che ha permesso una grande spinta sugli investimenti, e se la digitalizzazione nel nostro settore è diventata un elemento straordinario è proprio perché abbiamo sfruttato questa grande risorsa. Ma per utilizzarla abbiamo bisogno di costruire valore, perché gli investimenti vanno fatti anche con capitale proprio”. Risorse economiche e umane

Nel nostro Paese solo una piccola fetta dell’attività agricola è coperta dagli incentivi del Piano 4.0. Le imprese più digitalizzate, in percentuale, sono quelle del Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo, ma lo scenario nazionale è assai immaturo. “Abbiamo un li-

vello molto basso di digitalizzazione delle aziende agricole, in alcuni casi prossimo allo zero”, ha illustrato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. “Il dato nazionale è del 4%, nelle isole siamo al 2%. Solo 112 comuni rurali sono raggiunti dalla fibra ottica, al contrario dei 1.936 che dovranno essere cablati. Ancor prima di parlare di agrifood tech, la questione da affrontare è il ritardo tecnologico. Senza le connessioni e senza le infrastrutture difficilmente realizzeremo qualcosa”. “In Italia continuiamo ad avere un deficit di investimenti in tecnologie e in ricerca e sviluppo”, ha rimarcato Elio Cosimo Catania, consigliere del Ministro per le politiche di innovazione nel settore agroalimentare. “Sulla tecnologia il deficit corrisponde a un valore che stimiamo intorno al 2% del Pil, cioè 25 o 30 miliardi di euro che dovremmo investire per essere al pari della media europea. Sulla ricerca e sviluppo siamo al 50% in meno rispetto al livello europeo. La buona notizia è che forse uno dei pochi provvedimenti di policy che davvero abbia inciso negli ultimi anni nel nostro Paese è stato quello del 4.0, che ha consentito di accelerare


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