
2 minute read
L’Italia che cresce nel digitale (E.De Vecchis
L’ITALIA CHE CRESCE NEL DIGITALE
di Eva De Vecchis
Advertisement
Con un Pil in crescita del 3,2%, secondo le ultime stime del governo, la manifattura si conferma forza trainante del Paese, nonostante le difficoltà dovute a inflazione e caro energia che il tessuto imprenditoriale italiano si ritrova a dover affrontare in questi mesi. Cosa serve per dare una spinta alla crescita? Sicuramente la digitalizzazione. E sebbene le previsioni per il 2023 mostrano incertezza, a incoraggiarci abbiamo alcuni dati dell’anno passato, eccezionale per le esportazioni Made in Italy e l’export digitale italiano di beni di consumo diretto (tramite sito proprio, marketplace o siti di vendite private) o intermediato (tramite retailer online), che è cresciuto del +15% nel 2021, toccando un valore di 15,5 miliardi di euro. Sono questi i dati dell’Osservatorio Export Digitale della School of Management del Politecnico di Milano. Nel B2b la filiera più digitalizzata è l’automotive: 33 miliardi di euro di Export digitale, il 22,6% del totale, con una crescita quasi doppia rispetto a quella dell’export complessivo. In alcune regioni, come l’Emilia Romagna o le Marche, il fatto di monitorare, accompagnare e guidare le PMI nel percorso verso l’Industria 4.0, l’innovazione tecnologica e la trasformazione digitale sta diventando la prima mission. Nel caso specifico di queste regioni, il Competence Center BI-REX e Intesa Sanpaolo hanno dato vita all’Osservatorio Industria 4.0. Sempre più importanti quindi, per diffondere il valore della digitalizzazione, sono i momenti di approfondimento e valorizzazione delle competenze rivolti alle imprese, affinché possano comprenderne tutte le qualità e i vantaggi. Gli obiettivi raggiungibili grazie all’adozione di tecnologie 4.0 sono relativi soprattutto all’efficientamento dei processi e alla produttività; sono collegati all’automazione dei processi, al loro monitoraggio e all’aumento della velocità di produzione e della produttività. Inoltre, passare al 4.0 consente anche una sostanziale riduzione dei costi. A parlare di digitale è stata anche la Commissione Europea, che lo scorso 18 ottobre ha adottato il programma di lavoro per il 2023, pianificando un’agenda di interventi mirati per rispondere alle crisi attuali. L’UE si impegna quindi a raddoppiare gli sforzi per conseguire le trasformazioni verde e digitale in corso, con l’intento di essere più resilienti. L’UE riconferma così l’orientamento verso una ripresa guidata dal digitale. Per quanto riguarda l’Italia, il settore della manifattura può contare, per perseguire l’obiettivo della trasformazione digitale, sui fondi del PNRR (13,4 miliardi di euro) destinati alla Transizione 4.0. Il MISE ha già dato accesso, nel corso del 2022, a crediti d’imposta volti a incentivare gli investimenti privati a favore dell’innovazione. Il tema dell’innovazione rappresenta per le imprese una sfida prioritaria per la crescita e per guardare al futuro con ottimismo. Parlare di digitale vuol dire già essere un passo avanti, già pensare in modo ottimistico a un futuro ancora torbido. Ma ogni buon risultato parte sempre dalla fiducia di chi lo vuole ottenere, in questo caso da ogni singola realtà industriale.