Inside Art 145

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INSIDEART online

N. 145 | € 2,00

MADRE, Napoli, Jan Fabre, L’uomo che misura le nuvole, 2018. Courtesy l’artista e Studio Trisorio, Napoli. foto © Amedeo Benestante


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UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

Un dollaro che diventa arte: dal Tzank Cheque agli NFDs

Il valore artistico della moneta, una ricostruzione storico-artistica che arriva alla teorizzazione dei “Non Fungible Dollars”


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UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE


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UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

Edoardo Marcenaro

Una rubrica (p)artecipattiva che racconta di arte, artisti e sostenibilità IL DENARO È DENARO O NON È DENARO. CHIUNQUE LO GUADAGNI E LO SPENDA OGNI GIORNO PER VIVERE SA CHE IL DENARO È DENARO, CHIUNQUE ESPRIMA SU VOTO SULLE TASSE SA CHE IL DENARO NON È DENARO. QUESTO È CIÒ CHE FA IMPAZZIRE TUTTI…. QUANDO SI GUADAGNANO SOLDI E SI SPENDONO SOLDI OGNI GIORNO, CHIUNQUE PUÒ RICONOSCERE LA DIFFERENZA TRA UNO E TRE MILIONI. MA QUANDO SI VOTA SU UN QUALSIASI TEMA MONETARIE, NON C’È ALCUNA DIFFERENZA TRA UNO E TRE MILIONI. GERTRUDE STEIN

• Qual è il valore artistico del denaro?

Partendo dal “Tzank Cheque”, il facsimile di

Cos’è il “valore” nell’arte e nell’economia?

assegno da 115 dollari datato 3 dicembre

Un parallelo può essere fatto tra l’originali-

1919, disegnato e firmato per pagare il suo

tà di un ready – made di Marcel Duchamp e

dentista, Marcel Duchamp esplora il rapporto

la circolazione della valuta, essendo entram-

tra arte ed economia , essendo il suo “Tzank

be le cose basate e garantite attraverso una

Cheque” allo stesso tempo metodo di paga-

“firma”: una banconota sarebbe un semplice

mento e opera d’arte. Duchamp sfida pro-

pezzo di carta senza la firma di un tesoriere o

vocatoriamente la rispettiva sfera dei domini

di un governatore di una banca centrale così

artistici ed economici con un’interpretazione

come “Fountain” sarebbe un semplice orina-

speculativa del “valore”, che rivela le loro pre-

toio senza l’idea e la firma dell’artista3 (seppur

occupazioni sociali e simboliche condivise2.

con lo pseudonimo di “R. Mutt 1917”, essen-

1


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UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

do Richard Mutt un personaggio dei fumetti a

Nessuno sa se Warhol sia stato in qualche

dimostrazione dell’ironia unica di Duchamp).

modo influenzato da Duchamp, ma in un’intervista del 1985, Benjamin Bucloch chiese ad

Ma l’arte e i sistemi finanziari possono reg-

Andy se avesse già visto le accumulazioni fat-

gersi sulla base di una semplice “firma”? Si

te da Arman: “Pochi anni prima Arman iniziò

può affermare il valore di un “ready – made”,

a fare ripetizioni seriali di oggetti già pronti si-

i.e. un’opera d’arte realizzata senza svolgere

mili o identici tra loro … mi sembra una strana

alcun lavoro materiale? E gli investimenti sui

coincidenza”.

mercati internazionali attraverso strumenti finanziari emessi senza alcun lavoro sottostante ma semplicemente sulla base di un’operazione speculativa? Queste domande sono state sollevate per la prima volta dall’artista italiano Franco Vaccari nel 1978 e da lui riesaminate nel 2008, in occasione della crisi finanziaria globale causata dalla segregazione tra economia speculativa e produttiva, dove il concetto di “valore” non era più controllabile e lo stesso accadeva, per proseguire con il parallelismo, nel mondo dell’arte a causa dell’eccessivo potere del mercato, unico value – maker e poi garante del “valore” delle opere d’arte4. Siamo oggi nel 2022, nel bel mezzo di una crisi finanziaria, ambientale, sanitaria e geopolitica a livello globale e la domanda è: ha ancora senso parlare di valore economico contrapposto al valore artistico del denaro? • Money is the MOMENT to me.

Andy Warhol rispose:5 “Beh, questa non era una mia idea. No, non stavo pensando a nulla… Stavo semplicemente cercando qualcosa da fare. Poi ho realizzato una banconota da un dollaro che ho successivamente trasformato in strisce. Ma era proibito fare dollari che sembravano dollari veri, non era permesso realizzare banconote da un dollaro attraverso la serigrafia. Così ho pensato: come posso farli? La banconota da un dollaro che avevo realizzato era come una serigrafia… Voglio dire… era commerciale, ce l’ho fatta. Qualcuno in seguito mi ha detto che potevo farcela con la fotografia … mettere una fotografia su una matrice … e così ho fatto la mia prima fotografia. Ho iniziato facendo una matrice per poi riprodurla molte volte, è così che è andata. Ho fatto riproduzioni di un oggetto… bottiglie di Coca Cola e banconote da un dollaro”.

Money is my MOOD All’inizio degli anni Sessanta, Andy Warhol

Andy Warhol continua la sua storia dicendo

vide per la prima volta a Pasadena la mostra

che in un successivo momento di crisi crea-

retrospettiva di opere di Marcel Duchamp, tra

tiva, durante una cena chiese a dieci-quindici

cui il “Tzank cheque”.

persone un suggerimento su cosa dovesse dipingere.


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Alla fine un’amica ha fatto la domanda giusta: “Beh, cosa ami di più?” È così che ho iniziato a dipingere soldi”, dice Andy Warhol. E continua: “Mi piacciono i soldi sul muro. Supponiamo che stavi per comprare un dipinto da 200.000 $. Penso che dovresti prendere quei soldi, metterli insieme e appenderli al muro. Poi quando qualcuno viene a trovarti la prima cosa che vedrà sono i soldi sul muro”6.

Nel dicembre del 1971 la Experiment in Art and Technology (“E.A.T.”) organizzò una festa con una raccolta fondi presso l’Automation House di New York, invitando sei artisti a creare una banconota stampata dall’American Banknote Company su carta moneta originale, eliminando ovviamente la filigrana anti-contraffazione. Andy Warhol realizzò “Ones”, una banconota verde con il suo nome timbrato e la scritta “This Photography May Not Be – Etc.”, completamente nera sul retro.

All’inizio degli anni Ottanta Andy Warhol inizia a lavorare sul simbolo del dollaro. Alcuni dei suoi disegni sono stati raccolti in “Making Money”, la riproduzione di un libretto che Andy Warhol ha regalato a Berkeley Reinhold, figlia di un suo amico, la quale nella “Introduzione” racconta:

UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

(…) Durante una conversazione, avevamo parlato del simbolo del dollaro e gli ho parlato di un’idea che avevo. Era quello di inviare una banconota da un dollaro americano a cento artisti e chiedere loro di commentare il rapporto tra arte e denaro usando la banconota da un dollaro come volevano. Pensava che fosse figo. Uno dei dipinti Dollar Signs di Andy era appeso nella nostra casa e mi ha reso consapevole dei parametri estesi di ciò che era l’arte. Così ho fatto il mio progetto sulla banconota da un dollaro qualche anno dopo; Andy è stato uno dei primi a rispondere. Così ha fatto Ed Ruscha che ha scritto da un lato della banconota “Art is Money” e dall’altro “Money is Art”. Tom Wesselmann ha rispedito lo scontrino originale da un negozio di belle arti per vernici che aveva acquistato, con la ricevuta del negozio da cui risultava che $ 1,00 in contanti erano stati pagati e detratti dal totale dovuto. Carl Andre mi ha mandato un biglietto della lotteria dello Stato di New York. Sam… ha semplicemente restituito la banconota da un dollaro in una busta vuota del St. Francis Hotel di San Francisco. Sapevo che proveniva da lui perché avevo fatto un elenco del numero di serie di ogni banconota con

la data e l’artista a cui l’avevo inviato. Louise Bourgeois ha chiamato a casa nostra nel bel mezzo della cena una sera e ha iniziato a urlare contro di me e chiedere chi fossi. (Ho trascritto la conversazione per il progetto.) Con mia grande sorpresa, il mio progetto sulla banconota da un dollaro ha portato a una collezione rivelatrice di opere d’arte uniche di alcuni degli artisti più importanti dell’epoca.


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(…) Per Natale del 1981, Andy mi regalò questo libro dei suoi disegni originali del simbolo del dollaro. L’ho adorato dal momento in cui l’ho visto. Andy aveva detto a mio padre che voleva dipingere il mio ritratto ogni anno per dieci anni. Immagino che questi disegni documentino l’evoluzione del simbolo del dollaro proprio come avrebbe fatto con la serie di ritratti dipinti nel tempo. Per alcuni il simbolo del dollaro potrebbe essere solo un simbolo, ma per me questo libro di disegni del simbolo del dollaro è l’esempio della gentilezza e della generosità di Andy Warhol.

UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

dollari, pari a 14.000 dollari, nascoste in una scatola di biscotti di pasta frolla, che probabilmente conservava per dividerle a metà quando lui o un amico partivano per un viaggio. Andy Warhol era solito dire: “Il denaro americano è molto ben progettato. Mi piace più di qualsiasi altro tipo di denaro”8. Il valore estetico del money, forse l’unico vero valore del denaro …

John Reinhold, il padre di Berkeley, racconta questo aneddoto sulla relazione di Andy

• Il desiderio dell’individuo nell’oggetto

Warhol con le banconote da un dollaro:

Jeff Koons si trasferisce a New York City nel 1977 dove inizia a lavorare su oggetti ready

“Ogni volta che uno di noi partiva per un viaggio, strappavamo una banconota da un dollaro in due e ognuno ne conservava una metà. Era una sorta di assicurazione per un ritorno sicuro. Quando me ne andavo, mi dava metà e quando se ne andava, scrivevamo qualcosa sulla banconota, poi lo strappavamo a metà, e io gliene davo metà. In realtà, il più delle volte, gli chiedevo quale metà volesse. Fissava e rifissava, e alla fine sceglieva sempre la metà più grande – perché potevi riutillizzarla e ottenere un dollaro intero”7.

Il personale del museo di Warhol, mentre in-

– made continuando la tradizione di Marcel Duchamp passando per la mediazione pop di Andy Warhol; utilizza oggetti della vita quotidiana negli Stati Uniti9, tutte espressioni del sogno americano come le lattine di Campbell, le Brillo Boxes, le bottiglie di Coca Cola o le banconote da un dollaro.

Jeff Koons, a questo proposito, dice:

ventariava il contenuto del suo studio di New York, scoprì centoquaranta banconote da 100

Sto cercando di catturare il desiderio dell’indi-


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UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

viduo nell’oggetto e di fissare le sue aspirazioni

simbolo del dollaro USA. Poiché nessuno cu-

in superficie, in una condizione di immortalità.

cinerà mai con questo apparecchio, la sua su-

In una delle sue prime serie formali, la Pre –

perficie immacolata illuminata dalla luce artifi-

New (1978), Jeff Koons prese apparecchi,

ciale rimarrà per sempre intatta. Questo è sia

come la friggitrice Nelson Automatic Cooker

allettante che in qualche modo minaccioso per

/ Deep Fryer, e li appose su strisce luminose

lo spettatore, che percepisce la propria morta-

fluorescenti, che richiamano le due strisce del

lità e l’inevitabile invecchiamento10.


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• Ogni essere umano deve essere un artista Nel novembre 1984, si è tenuta una tavola rotonda sul denaro presso la Meeting House di Ulm, in Germania, con la partecipazione di Joseph Beuys, due professori di scienze fi-

UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

diritto. La gente vedrà sempre più che il denaro oggi è una merce, in altre parole un valore economico – sto cercando di dire qualcosa di tangibile sul denaro qui – che è un valore economico e che dobbiamo raggiungere uno stadio in cui deve diventare un potenziale necessario, deve agire come un documento di diritti* per tutti i processi creativi del lavoro umano…

nanziarie ed economia politica e un banchiere. Beuys durante la discussione ha dimostrato il suo atteggiamento di artista e attivista sociale e politico, nonché la sua capacità di introdurre una nuova prospettiva su cosa sia il denaro, come le sue parole qui sotto dimostrano perfettamente11. (…) dobbiamo partire dalla capacità umana di lavorare, con il famoso concetto di creatività – già bastardizzato dalla moda ovviamente – per capire che questo è un concetto di arte a cui tutti possono partecipare, per cui ogni essere umano deve essere un artista. Se vogliamo realizzare una società diversa in cui il principio del denaro operi in modo equo, se vogliamo abolire il potere che il denaro ha sviluppato sulle persone storicamente, e posizionare il denaro in relazione alla libertà, all’uguaglianza e alla fraternità – in altre parole sviluppare una visione funzionale dell’interazione tra i tre grandi strati o sfere delle forze sociali: la vita spirituale, la vita del diritto e la vita economica – dobbiamo elaborare un concetto di cultura e un concetto di arte in cui ogni persona deve essere un artista in questo regno della scultura sociale o dell’arte sociale o dell’architettura sociale – non importa quali termini usi. Una volta che le persone avranno sviluppato questi concetti – che potrebbero essere messi a fuoco un po’ di più questa sera – dopo averli attinti non solo dalle loro forza del pensiero, dalla loro cognizione e conoscenza, ma anche dai loro sentimenti e forza di volontà – dal momento in cui li hanno, la gente capirà anche che sono davvero i sovrani di un insieme simile allo stato, e che sono loro a formulare le leggi economiche che permetteranno al denaro di essere liberato dalle sue caratteristiche attuali, dal potere che esercita perché – e dicendo questo sto già facendo una dichiarazione sul denaro – si è evoluto nel contesto economico come parte della vita economica ed è ora una commodity. Riconosceranno allora che possono liberare il denaro dall’essere una commodity e che deve diventare un fattore di regolamentazione nel dominio del

In questa parte della discussione Joseph Beuys esprime alcuni pilastri fondamentali del suo pensiero, a partire dai tre strati delle forze sociali (la vita spirituale, la vita dei diritti e la vita economica) per cui il concetto di arte dovrebbe significare che “ogni persona deve essere un artista in questo regno della scultura sociale o dell’arte sociale o dell’architettura sociale (…) al fine di realizzare una società diversa in cui il principio del denaro operi equamente, (…) in relazione alla libertà, all’uguaglianza e alla fraternità”. Non suona come un manifesto dell’arte partecipativa del XXI secolo o di qualsiasi altro momento nel tempo? *In una nota dell’editore in What is Money, è perfettamente spiegato che il denaro dovrebbe essere inteso come un “Rechtsdokumente” o “documento di diritti”, cioè un titolo di un determinato diritto a un beni o a un servizio. Tuttavia, Beuys sembra usare il termine per


INSIDEART 10 UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

significare un diritto più ampio alla creativi-

consumava un caffè e una ciambella. Ha ini-

tà e alla dignità umana: il diritto di fare pieno

ziato con il numero 1, poi lo ha trasformato

uso del proprio potenziale creativo sia come

nell’immagine di una banconota da un dollaro.

consumatore che come produttore. Più avanti

La sua cameriera, restando impressionata, si

nel dibattito, Beuys affermerà in un chiarimen-

offrì di comprarlo. Il signor Boggs rifiutò, ma lo

to: “Entrambi i settori, produzione e consu-

presentò per pagare lo scontrino del suo con-

mo, devono essere regolati dalla democrazia

to da 90 centesimi. La cameriera gli diede 10

che a sua volta deve riguardare il denaro. Se

centesimi di resto. Era nata un’idea …

la democrazia non è legata al denaro, tutti gli sforzi democratici del popolo saranno distrutti

Questa è l’apertura dell’articolo sul New York

dal potere che il denaro ha la capacità di as-

Times del 27 giugno 2017 di William Grimes

sumere. Quindi, a meno che il denaro non sia

dal titolo J.S.G. Boggs, Artist, Dies at 62; Ha

diventato un vero e proprio “documento dei di-

fatto soldi. Letteralmente.

ritti” in cui sono incorporati il settore della produzione e il settore del consumo nella nostra

E lo spendeva anche, letteralmente, ricevendo

società, continuerà a garantire il declino della

alcune monete come resto e uno scontrino.

creatività umana, dell’anima umana, del potere

Non ha mai venduto una delle sue banconote,

della creazione umana e della vita della natura.

le ha solo spese. I collezionisti che acquistarono un’opera d’arte di JSG Boggs ricevettero

• Falsificando denaro

poche monete e una ricevuta fiscale, essendo

Seduto in una tavola calda di Chicago nel

a carico loro cercare dove erano state spese le

1984, l’artista Stephen Boggs iniziò a sca-

banconote originariamente disegnate, alcune

rabocchiare su un tovagliolo di carta mentre

delle quali sono oggi appese in musei come il


INSIDEART 11 UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

MOMA, insieme agli scontrini e qualche mo-

ito dell’arte, Boggs incassa l’assegno di Du-

neta di resto12.

champ e “(…) reinveste il nostro interesse per il denaro (a seguito degli interventi di Duchamp),

Sfortunatamente, per non dire genialmente, ad

rimandandone l’impatto finanziario solo per ri-

un certo momento JSG Boggs inizia a stam-

scoprirne il potenziale intellettuale e speculati-

pare il suo denaro disegnato sulla stessa carta

vo di arte”13.

utilizzata dal Bureau of Engraving and Printing del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti (e

• Avida Dollars

istituzioni simili nel Regno Unito, in Australia,

Boris Veldhuijzen Van Zanten racconta una

in Svizzera e in altri paesi), venendo così ar-

storia su Salvador Dalì, che era ossessio-

restato per contraffazione con confisca delle

nato dal denaro (“Il denaro è una gloria”) al

sue opere d’arte. Boggs ha risposto che nel

punto che André Breton nel 1934, rompendo

definirlo un contraffattore, “non capiscono la

la loro amicizia e relazione culturale a cau-

differenza tra arte e crimine”. Tuttavia, grazie

sa della dichiarazione di Dalì “Io sono il sur-

alla brillante difesa del suo avvocato Geoffrey

realismo”, gli diede il soprannome di “Avi-

Robertson QC, è stato rilasciato al termine di

da Dollars”, un anagramma di Salvador Dali

un lungo processo giudiziario, che gli è costa-

che in spagnolo significa “avido di dollari”:

to un sacco di soldi “veri” (qualcuno dice molto più di tutti i soldi disegnati in tutta la sua vita) ma ha stabilito un importante precedente giurisprudenziale sulla “riproduzione” in generale, basato sul denaro che diventa opera d’arte, continuando così la ricerca di Marcel Duchamp sul rapporto tra arte ed economia. Letteralmente portando il denaro nel circu-

C’è una storia su Salvador Dalì che ho sentito in accademia che mi ha fatto un’enorme impressione. La storia racconta che Salvador Dalì stava visitando l’ambasciatore americano un giorno e gli fu mostrato uno spettacolo di magia. Dali, per nulla impressionato, affermò che poteva fare di meglio. Promise così di trasformare una banconota da un dollaro in una banconota da mille dollari. L’ambasciatore ha raccolto la sfida dandogli una banconota da un dollaro.


INSIDEART 12 UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

Dali l’ha afferrata, ha preso una matita dalla giacca, ha firmato la banconota da un dollaro e l’ha restituita all’ambasciatore. Era un trucco, ma era reale, e Dali con la sua firma sulla banconota aveva dimostrato quanto valesse il suo marchio personale.

Questo è un altro grande esempio di valore artistico del denaro. Denaro che diventa arte che diventa denaro, con un ciclo di vita senza fine: la circulart economy circolare, che porta nel mondo dell’arte i principi alla base dell’economia di oggi, in nome del détournement. Qual è il significato di détournement nell’arte contemporanea? Ho trovato la definizione più “recente” in un opuscolo del Centre Pompidou di Parigi: On peut s’interroger sur le sens des objets ou le modifier en les changeant de contexte (Dimitrijevic, Brecht); on parle alors de détournement, activité qui consiste à donner aux objets une nouvelle chance. L’artiste est, parfois, un récupérateur, un metteur en scène de débris hors d’usage; parfois aussi il donne aux objets une parole plus complexe, plus fondamentale, plus vraie que ce qu’ils nous disent par leur simple valeur d’usage.14

svuotato di significato oltre che dimenticato”, e non a caso. Gli “esempi più belli di questa pratica possono essere trovati piuttosto che nella produzione estetica in declino, nell’industria pubblicitaria”; inoltre, scrivono gli autori, “è chiaramente nel cinema che

15

il détourn-

ement può raggiungere la sua massima efficacia, e senza dubbio (…) la sua più grande bellezza”16. Deve essere sottolineato il significato incredibilmente diverso che il termine détournement ha dal punto di vista giuridico: si vedano espressioni come détournement de fonds, la distrazione o l’appropriazione indebita di fondi, détournement de pouvoir, inteso come eccesso di potere, détournement de procédure, cioè una procedura eccezionale nel diritto amministrativo. E che dire del détournement de avion? Il dirottamento di un aereo, un vero e proprio atto di terrorismo. “L’inversione di prospettiva implica una sorta di anti-condizionamento, non un condizionamento di un nuovo tipo, ma una tattica giocosa: la conversione, o meglio il détournement. L’inversione di prospettiva sostituisce la cono-

Il détournement è un’attività che consiste nel

scenza con la pratica, la mediazione con la vo-

“dare a un oggetto una nuova possibilità”. Fu

lontà dell’immediato. Stabilisce il trionfo di un

descritto per la prima volta nel 1956 in un fa-

insieme di relazioni umane basate su tre poli

moso articolo di Debord e Wolman, che indi-

inseparabili: partecipazione, comunicazione,

cava il riutilizzo e l’assemblaggio “di frammenti

realizzazione.

di opere obsolete” come la tecnica distintiva di una nuova pratica espressiva. Qui il raggiungi-

Ribaltare la prospettiva equivale a smettere di

mento di “un certo sublime” è il prodotto di un

vedere con gli occhi della comunità, dell’ideo-

atteggiamento basato su una completa “indif-

logia, della famiglia, degli altri. È prendere pos-

ferenza rispetto a un originale completamente

sesso solido di sé stessi, scegliere sé stessi


INSIDEART 13 UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

come punto di partenza e come centro”.17

di rivalità direttamente derivante dall’appropriazione economica, la creazione di ambienti

Il détournement può essere considerato come

ludici e l’abolizione di ogni separazione tra gio-

una totale rimessa in gioco con una manifesta-

co e vita attuale, tra scherzo e impegno. Così il

zione di creatività, la costruzione di un nuovo

gioco superiore sarà non più competitivo, ma

ordine significativo dopo la svalutazione del

sociale e totale”.18

precedente. Dove c’è “decomposizione”, ci sono le condizioni del détournement.

E il gioco è iniziato con un orinatoio firmato “R. Mutt 1917” per finire oggi nel Metaverso,

Qual è il punto di arrivo delle opere d’arte rea-

in un ambiente dove sono stati messi in mo-

lizzate su banconote originali?

stra dollari firmati o rielaborati da artisti storici quali Andy Warhol, Keith Haring, Joseph Beu-

L’arte diventa mero denaro o il denaro diventa

ys, JSG Boggs, Banksy e Obey, nella maggior

nuda arte (assumendo così in modo esempla-

parte dei casi banconote americane che non

re un valore che trascende la realtà materiale)?

sono più denaro fungibile ma sono diventa-

In entrambi i casi, ci troviamo di fronte a una

ti NFD ovvero Non Fungible Dollars, sempre

perdita di senso. Si tratta però di una “tattica

grazie all’inversione di prospettiva tipica del

ludica” derivante dal Situazionismo, che non

détournement portata in un ambiente virtuale

promette la fine o il superamento dell’arte, ma

per essere più facilmente condivisibile.

una nuova creatività, poiché le banconote perdono il loro valore monetario originario per ac-

Riusciranno gli NFD a diventare veri e propri

quisire un valore maggiore come “opere d’ar-

NFT dando così inizio a una nuova fase della

te”, un valore estetico e artistico, all’insegna

circulart economy?

del recupero, del riuso e del riciclo. * Edoardo Marcenaro lavora da venticinque anni come giurista di impresa in società multinazionali e ha come hobby l’arte moderna, contemporanea e post-contemporanea. È collezionista e curatore di mostre, essendosi negli ultimi anni concentrato su opere realizzate su banconote americane rigorosamente originali, dai dollari che Andy Warhol firmava alla fine delle sue feste alla Factory, fino ad arrivare ai dollari distribuiti da Edoardo a tutti i suoi amici artisti per trasformarli in opere d’arte.

È un’arte anti-classica che “copia la natura”? Che contraddizione in termini! Certamente, è l’arte come espressione creativa dell’attuale periodo di economia sostenibile, condivisa, circolare che diventa, come detto sopra, circulart economy. Manierismo, esercizio di stile? E’ solamente un semplice gioco fine a sé stesso, senza alcun scopo di lucro, con il denaro come protagonista principale (essendo quasi un paradosso). Un vero e proprio prodotto dell’homo ludens, considerando “la scomparsa di ogni elemento

“Andy Warhol”, a cura di Annette Michelson, Postmedia Books, 2018. Vedi anche il racconto di Serena Giordano “Il dentista di Duchamp”, in Giordano, “Il Dentista di Duchamp. 12 racconti sull’arte contemporanea”, Il Nuovo Melangolo, 2018 1


INSIDEART 14 UN DOLLARO CHE DIVENTA ARTE

Dalia Judovitz, Art and Economics: Duchamp’s Postmodern Returns, @1993 Wayne State University Press, Detroit, Michigan 48202, pagina 195 2

Marc Shell, “Art & Money”, Press University di Chicago, 1994, pagine 72 – 86 3

de la médiation, 2013 Guy Debord, Gil J WolmAn, Istruzioni per l’uso del détournement, in GDCC: 44-49; ed. oppure. in «les lèvres nues», 8 (maggio 1956). 15

M. Dall’Asta, M. Grosoli, Consumato dal fuoco: il cinema di Guy Debord, ETS, Pisa, 2011 16

Franco Vaccari, Duchamp messo a nudo – Dal ready made alla finanza, Gli Ori, 2009, che contiene sia i saggi del 1978 che del 2008

4

Benjamin H. D. Buchloh, Intervista con Andy Warhol, in “Andy Warhol”, a cura di Annette Michelson, cit.

Vaneigem, “Traite de savoir – vivre a l’usage des jeunes générations” (1967) 17

5

Andy Warhol, La filosofia di Andy Warhol, da A a B e viceversa, Milano, 2009

6

John O’Connor e Benjamin Liu, Unseen Warhol, New York, Rizzoli, 1996, che contiene un’intervista con John Reinhold, a pagina 143. Le fotografie di questi pezzi di dollari tagliati furono scattate da Edward Wallowitch nel 1962.

7

Andy Warhol, La filosofia di Andy Warhol, da A a B e viceversa, cit.

8

Arturo Galansino, Riflettere il mondo, in Jeff Koons, Shine, Marsilio, 2021, pagina 18

9

Cartella stampa di Jeff Koons, Shine, mostra a Palazzo Strozzi, Firenze, Italia, 2 ottobre 2021 – 30 gennaio 2022 10

11 Joseph Beuys, What Is Money?: A Discussion with J. Philipp von Bethmann, H. Binswanger, W. Ehrlicher, and R. Willert, Clairview Books, 2010 Su JSG Boggs lif e arte vedi Lawrence Weschler, Boggs, A Comedy of Value, The University of Chicago Press, 1999

12

Judovitz, Arte ed Economia: i ritorni postmoderni di Duchamp, cit., pagina 216

13

Catherine Lascault « RÉCUPÉRATION ET DÉTOURNEMENT D’OBJETS », © Centre Pompidou, Direction des publics, Service du développement des publics, Service de l’action éducative et de la programmation publics jeunes et Service de l’information des publics et 14

Perniola, I Situazionisti – Il movimento che ha profetizzato la “Società dello spettacolo”, Roma, 1998, pag. 19 18


INSIDEART 15 FABBRIS DIRETTRICE DEL MADRE

Una nuova direttrice per il MADRE: Eva Elisa Fabbris alla guida del museo napoletano redazione

«Eva Elisa Fabbris ha presentato un progetto che si è distinto per il valore scientifico e l’aderenza alla mission del Madre». Con queste parole Angela Tecce, presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, ha annunciato la nuova direttrice del Museo Madre di Napoli. Selezionata da una giuria composta, insieme ad Angela Tecce da: Letizia Magaldi, Achille Bonito Oliva, Adam Weinberg e Anna Mattirolo. Eva Elisa Fabbris, veneta, classe 1979, dottore di ricerca in Studi Umanistici e curatrice indipendente, ha lavorato nei dipartimenti curatoriali di Fondazione Prada, Milano, dal 2016 ad oggi e poi, ancora: Galleria Civica di Trento (2009); Museion, Bolzano (2008-09). Insegna alla Nuova Accademia di Belle Arti (MI). Il primo commento a caldo, dopo la nomina: «È un onore e un privilegio. Il Madre è un museo con una storia autorevole, nella città di Napo-

Eva Elisa Fabbris

li, in cui l’arte contemporanea costituisce una straordinaria radice culturale condivisa, è luo-

noscenza in un programma dinamico, basato

go di eccellenza per il dibattito sulle arti, che

sulla ricerca e inclusivo. Immagino un Madre

con energia si apre alla dimensione internazio-

indirizzato alla sostenibilità, vitale, curioso, ca-

nale. Nell’iniziare questo incarico, ambisco a

pace di offrire strumenti multidisciplinari per

contribuire alla crescita di questa istituzione

interrogare la contemporaneità; un museo che

nell’incontro con pubblici nuovi e nella speri-

sia “casa” per artiste e artisti, e stimolo co-

mentazione di modelli di condivisione della co-

stante per i suoi tanti e differenziati pubblici».


INSIDEART 16 LORENZA BARONCELLI DIRETTRICE DEL D.A. DEL MAXXI

Lorenza Baroncelli nuova direttrice del Dipartimento Architettura del MAXXI redazione

Presidente Alessandro Giuli insieme al Con-

La squadra del MAXXI si allarga ed entra a far

siglio di Amministrazione composto da Cate-

parte Lorenza Baroncelli alla direzione del

rina Cardona, Piero Lissoni e Monique Veaute,

Dipartimento di Architettura del museo. Una

ha conferito l’incarico a Baroncelli, che entrerà

selezione avviata lo scorso 25 febbraio 2022

a lavoro a partire dal 1° febbraio 2023 per tre

con la pubblicazione sul sito web della Fon-

anni.

dazione MAXXI di un avviso per il reperimento di una professionalità di alto profilo a cui affi-

Architetta e curatrice, Lorenza Baroncelli su-

dare la direzione del Dipartimento Architettura.

bentra a Margherita Guccione, che ha ricoper-

Esaminate tutte le candidature pervenute, il

to il ruolo di Direttrice del Dipartimento Archi-


INSIDEART 17 LORENZA BARONCELLI DIRETTRICE DEL D.A. DEL MAXXI

takes on human survival curata da Paola Antonelli, Senior curator del Design al MoMa. Ha collaborato con grandi enti ed istituzioni internazionali come la Serpentine Galleries di Londra, il Long Museum West Bund di Shangai, la Biennale di Architettura di Venezia. Ha collaborato con architetti come Stefano Boeri, Rem Koolhaas, Herzog & de Meuron, Bjarke Ingles, Elizabeth Diller, curatori come Hans Ulrich Obrist, Julia Peyton Jones, Klaus Biesenbach, e artisti come Tino Sehgal, Olafur Eliasson, Philippe Parreno, Dominique Gonzalez-Foester, Carsten Holler, Ko Joeng-a, Liam Gillick, Yoko Ono, Maurizio Cattelan. È inoltre esperta in management di progetti di rigenerazione urbana complessi. È stata, prima in Italia, Assessore alla rigenerazione urbana a Mantova, consulente per strategie urbane e culturali per Edi Rama ed ha lavorato in Brasile per la Segreteria di Habitaçao e Colombia con Giancarlo Mazzanti sulle politiche di trasformazione degli insediamenti informali.

tettura fino al 2021. Attualmente Visiting professor al Politecnico di Vienna (TU Wien). Dal 2018 al 2022 è stata Direttrice artistico della Triennale di Milano dove ha coordinato le attività artistiche, di comunicazione e fundraising. Sotto la sua direzione, tra le varie attività, è stato inaugurato il primo Museo permanente del Design Italiano curato da Joseph Grima e la XXII Esposizione internazionale intitolata Broken Nature: Design that

Lorenza Baroncelli ritratto_photo Cristiano Giglioli


INSIDEART 18 WINTER OPEN STUDIOS 2023

Winter Open Studios 2023: uno spaccato di vita degli artisti per American Academy

Non solo le ricerche dei singoli artisti in residenza ma anche confronto e contaminazione all’Accademia


INSIDEART 19 WINTER OPEN STUDIOS 2023


INSIDEART 20 WINTER OPEN STUDIOS 2023

Sofia Di Gravio

In occasione del Winter Open Studios 2023

il pubblico in visita. Un obiettivo pienamente

abbiamo potuto vivere e scoprire i lavori e le

raggiunto, come ci hanno confermato gli artisti

esperienze dei residenti dell’American Aca-

che abbiamo avuto modo di incontrare.

demy in Rome. Un’iniziativa che permette di entrare nella vita dell’Accademia e di confron-

Monica Rhodes, esperta di conservazio-

tarsi con i borsisti residenti, ospiti dallo scorso

ne storica e culturale, ha trovato nuovi mezzi

autunno, e che ora chiudono il cerchio. Non

per affrontare la materia di sua competenza.

solo un’occasione per scoprire le ricerche dei

Il lavoro presentato è un breve film dedicato

singoli artisti, ma anche per comprendere il

a Matera, città che ha rapito il suo interesse,

progetto della residenza e i suoi elementi ca-

al suo patrimonio culturale e al lavoro di chi

ratteristici, come ci ha raccontato durante l’o-

cerca di salvaguardare l’identità del luogo. «Il

pening del 26 gennaio Lindsay Harris, direttri-

mio periodo in Accademia è stato incredibil-

ce artistica dell’Accademia.

mente collaborativo. Grazie a una partnership con l’American University, ho potuto esplorare

La serata performativa ha messo in luce alcuni

l’importanza del patrimonio culturale di Matera

aspetti importanti, primo fra tutti l’importanza

e trasmetterlo attraverso il cinema, scoprendo

della contaminazione tra diverse discipline.

ogni fase del processo del Film making».

Durante i mesi trascorsi dai residenti presso l’Accademia, la direzione artistica li ha accom-

A questo proposito, il compositore Marco

pagnati e dolcemente spinti verso la scoperta

Momi, italian fellow, ci ha raccontato del ruolo

di persone con trascorsi, esperienze e percorsi

dei residenti italiani, in grado di creare «inte-

diversi. L’invito a confrontarsi è offerto nell’otti-

razioni diagonali e connessioni con gli altri, in

ca di imparare a porsi in una prospettiva nuova

ogni tipo di contesto, specialmente in quello

rispetto ai temi affrontati durante le proprie ri-

artistico». Ci ha ricordato, inoltre, che l’Ac-

cerche, spesso inserite in contesti specialistici

cademia accompagna e spinge al confronto

e poco aperti a nuove prospettive. La quotidia-

lasciando gli artisti liberi di scoprire e speri-

nità della vita in residenza è cadenzata da talk

mentare nuove collaborazioni e forme espres-

settimanali, organizzati per far collaborare, due

sive. Il lavoro del compositore è uno scambio

alla volta, i borsisti; da cene collettive, pran-

muto e confidenziale che avviene attraverso la

zi comuni e viaggi di gruppo, tutto è costruito

chitarra. La première italiana del brano è sta-

nella speranza che ogni momento della resi-

ta eseguita dal vivo dal musicista Francesco

denza possa diventare il presupposto per una

Palmieri, grazie alla collaborazione con le edi-

crescita profonda. Il Winter Open Studio è l’ul-

zioni Ricordi. Il lavoro indaga le connessioni tra

tima sfida lanciata ai residenti a cui viene chie-

le persone, i rapporti umani e tocca le corde

sto di dare forma alle loro ricerche, creando

più profonde della nostra sensibilità. Per Momi

un’esperienza immersiva e comunicativa per

la residenza all’accademia americana è stata


INSIDEART 21 WINTER OPEN STUDIOS 2023

Monica Rhodes


INSIDEART 22 WINTER OPEN STUDIOS 2023

«come uno specchio per vedere sé stessi e il

to, non ostacolato da interventi che rischiano

proprio lavoro da differenti prospettive».

di inscatolare la natura.

L’importanza e la difficoltà di restituire un com-

Il lavoro di Genuardi/Ruta, invece, si concentra

plesso lavoro di ricerca, spesso ancora in sta-

sullo studio e la sperimentazione dei colori, che

to embrionale, a un vasto pubblico è stato un

hanno potenzialità infinte e sempre diverse in

altro dei temi indagati nei Winter Open Stu-

base ai materiali e ai supporti utilizzati. Riman-

dios. L’esperienza di Alessandro Mulazzani,

dando a una tradizione artistica che stimola la

paesaggista e consulente ambientale, sembra

nostra iconosfera e ci riporta a un’atmosfera

essere particolarmente rilevante. Il suo studio

quasi barocca, le opere rievocano quella pit-

è relativo al paesaggio, inteso come tutto ciò

tura che esce dalla tela, che occupa lo spazio,

che viene percepito nello spazio, del litorale

diventando a sua volta quadro, alterato da for-

romano. «La questione è affrontata con un ap-

me geometriche e colorate che gli artisti hanno

proccio transdisciplinare, scoperto a partire da

creato coinvolgendo e toccando lo spettatore.

un percorso di 70 chilometri a piedi. La restitu-

La vita della residenza all’Accademia America-

zione di questa performance/progetto avviene

na è un progetto complesso, portato avanti in

attraverso le fotografie». Un lavoro svolto in

ogni momento della sua durata. I Winter Open

collaborazione con la sociologa Manuela Fer-

Studios sono stati un’occasione per scoprire

rari, la quale ha assistito il borsista nel trovare

una realtà che è spesso poco conosciuta, ma

le parole corrette per presentare sotto forma di

ciò che si vive grazie a questo evento pubblico

esposizione un complesso lavoro di ricerca. Lo

non è che una manifestazione di un percorso

studio sarà sviluppato con l’obiettivo di pubbli-

ben più ampio, che accresce ogni creatore,

care uno lavoro che comunichi, con unità e in-

artista e studioso fornendogli nuovi strumenti

terezza, lo stato del litorale romano, mostrando

per approfondire i propri studi.

la sua necessità di restare libero, seppur cura-


INSIDEART 23 WINTER OPEN STUDIOS 2023

Marco Momi


INSIDEART 24 WINTER OPEN STUDIOS 2023

Alessandro Mulazzani


INSIDEART 25 WINTER OPEN STUDIOS 2023

Genuardi/Ruta


INSIDEART 26 L’ADDIO A GIANFRANCO BARUCHELLO

Gianfranco Baruchello: guardare da vicino, mettere insieme i pezzi

Protagonista rivoluzionario della sperimentazione italiana degli anni Sessanta, il nostro addio al maestro


INSIDEART 27 L’ADDIO A GIANFRANCO BARUCHELLO


INSIDEART 28 L’ADDIO A GIANFRANCO BARUCHELLO

Ginevra De Pascalis

«Fa dei grandi quadri bianchi, con delle

to il riconoscimento che gli spettava. Dopo

cose piccole piccole che bisogna guardare

una laurea in Giurisprudenza, aveva fondato

da vicino», disse Marcel Duchamp a Pierre

un’azienda di ricerca e produzione chimi-

Cabanne, a proposito dell’arte di Gianfran-

co-biologica, prima di dedicarsi completa-

co Baruchello, scomparso sabato a Roma

mente all’arte. Pittore raffinato, videomaker

a 98 anni.

rivoluzionario, pensatore, un personaggio

Maestro indiscusso del nostro tempo, Ba-

complesso, multiforme che ha saputo scar-

ruchello (Livorno, 1924) non ha avuto subi-

dinare non soltanto le regole della narrazio-

Gianfranco Baruchello, Nella stalla della sfinge, 1980-81. Courtesy Massimo De Carlo


INSIDEART 29 L’ADDIO A GIANFRANCO BARUCHELLO

ne audiovisiva, sperimentando tecniche e

Arriva il sodalizio con Alberto Grifi, a metà

linguaggi, attraverso un lavoro quasi di mon-

degli anni Sessanta, col quale realizza il suo

taggio che applicava a tutta la sua opera.

film più famoso, Verifica incerta (1964-

Dalla metà degli anni cinquanta, infatti, l’ar-

65), operazione di found-footage o, meglio,

tista ha esplorato pittura, installazione, as-

object-trouvé filmico, con la presenza di Du-

semblaggio, film, fotografia, disegno, scrit-

champ che compare mentre fuma in alcuni

tura e sonoro, elaborando uno degli stili e

spezzoni muti in bianco e nero, e lo presenta

delle poetiche più sperimentali del panora-

nei templi dell’arte di Parigi e New York.

ma italiano con una ricerca visiva che anda-

Parliamo di 150.000 metri di pellicola di film

va ben oltre gli ambiti linguistici tradiziona-

(quasi tutti statunitensi) degli anni Cinquanta

li e introducendo nel linguaggio dell’arte le

e Sessanta, perlopiù in cinemascope, sot-

pratiche dell’agricoltura, dell’antropologia e

tratti al macero per 15.000 lire. Solo il mon-

dell’economia come forme di analisi critica

taggio dura sette mesi, riducendo la mole

della società dei consumi.

enorme di materiale filmico a 40 minuti. In

La sua formazione e maturazione in cam-

generale, nell’arco di una carriera durata

po artistico comincia a Parigi dove cono-

una vita lunghissima, attraverso il medium

sce Roberto Matta, Alain Jouffroy, John

filmico prima e videografico poi, realizzando

Cage e gli altri espressionisti americani, ma

oltre 80 pellicole.

cruciale sarà il suo incontro con Marcel Du-

Nel 1973 Baruchello si trasferisce in campa-

champ. La prima collettiva arriva nel 1961

gna dove fonda l’Agricola Cornelia S.p.a.,

alla Galleria Anthea di Roma, poi la mostra

azienda dove all’attività lavorativa si affian-

a New York con Pierre Restany alla Sidney

ca quella speculativa e creativa. L’Azienda,

Janis Gallery, mentre la personale, nel 1963,

infatti, sottrae campo d’azione alla specu-

a La Tartaruga di Plinio De Martiis.

lazione edilizia con pratiche agricole e zoo-


INSIDEART 30 L’ADDIO A GIANFRANCO BARUCHELLO

tecniche, curando di fatto in maniera politica

anziché inutile”) che praticare nello stesso

un ampio territorio ai confini di Roma, dove

periodo puri movimenti di terra tipo Land Art

non mancano testimonianze archeologiche.

atti a modificare esteticamente le superfi-

«Occupare terreni incolti destinati alla spe-

ci?». Il progetto continua negli anni mutando

culazione edilizia – dirà – seminarci 5 (cin-

nome e forma, trasformandosi ne il Giardino

que) chilogrammi di barbabietola da zuc-

dal 1985 e dal 1990 ne il Bosco.

chero e raccoglierne dopo qualche mese

Dall’esperienza utopica di Agricola Cornelia

84340 (ottantaquattromilatrecentoquaranta)

nasce la Fondazione Baruchello nel 1998

chilogrammi, pari a tre autotreni con rimor-

per volontà dell’artista e della compagna, la

chio, è più o meno artistico (perché “utile

professoressa e storica dell’arte Carla Su-


INSIDEART 31 L’ADDIO A GIANFRANCO BARUCHELLO


INSIDEART 32 L’ADDIO A GIANFRANCO BARUCHELLO

Gianfranco Baruchello, Certain ideas

brizi, nel Parco di Veio, per poi sdoppiarsi

mazione, di ricerca, di residenza, di studio e

nel 2016, in via del Vascello, con una suc-

di esposizione. «Con la sua ricerca che ha

cursale più piccola di 300 mq.

toccato tutti i media in parallelo, senza sa-

La Fondazione lavora a doppio filo all’archi-

crificarne alcuno e cercando non all’interno

vio storico dell’opera dell’artista, dal 1951 –

di un linguaggio specifico ma tra i linguaggi

una biblioteca di circa quarantamila volumi

cosa si potesse sperimentare, Baruchello è

– e la promozione dei giovani artisti, con su-

il testimone di un’altra storia – ha dichiara-

perfici esterne per circa undici ettari, attrez-

to la compagna Subrizi – la Fondazione ha

zature e impianti audio-video, attività di for-

dunque raccolto questo patrimonio storico


INSIDEART 33 L’ADDIO A GIANFRANCO BARUCHELLO

e lo ha posto alla base di una progettualità che prosegue molte delle direzioni di ricerca avviate da Baruchello: arte e natura, arte e paesaggio, arte e politica, arte e immaginari». Nel ricordo di Pablo Echaurren sull’Huffington Post: «Non sarei quello che sono, non farei quello che ho fatto e ancora faccio se non avessi incontrato Baruchello quando ero un adolescente scalpitante. Lui mi ha fatto da padre (in senso letterale), da guida, da tutore». Una figura cardine per molti, ma il riconoscimento vero per Baruchello arriva tardi, negli anni 2000, con la mostra Gianfranco Baruchello. Certe idee a cura di Achille Bonito Oliva alla Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma, e poi tutta una serie di mostre antologiche dedicate alla sua intensa produzione artistica, venute fuori a catena. «Un giorno che era già oltre i novanta e stava ancora chino su un alluminio a disegnare, gliel’ho chiesto – si chiude l’immagine nella memoria di Echaurren – “Come ti senti adesso che ti hanno scoperto? Ti senti un poco risarcito? Ti sei tranquillizzato?”. “Un po’ tardi” mi ha risposto».

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