INSIDEART online
Lombardo Studio di Gesti tipici 1962
N. 126
INSIDEART 2
FRANCOIS PINAULT
Pinault, la sua collezione d’arte nella Bourse de Commerce: altra vittoria della grandeur francese L”Ouverture” del nuovo museo parigino del grande imprenditore del lusso francese, il modo migliore per ricominciare a vivere l’arte dopo l’oscura fase delle chiusure pandemiche di Guido Talarico
ruppe irrispettosamente la vecchia skyline del Marais. Oppure alla piramide dell’architetto cinese naturalizzato americano, Leoh Ming Pei, che con i suoi vetri riflettenti alterò per sempre la geometria e la luce di un luogo sacro come il Louvre. O, ancora, il Musée d’Orsay opera di altri due italiani, Gae Aulenti per la parte architettonica e Piero Castiglioni per la parte di light design, che mise acciaio su acciaio per moDa una città come Parigi, dalla storia secola-
dificare per sempre un monumento alla storia
re e da sempre pronta alle rivoluzioni, politi-
dei trasporti di Francia nato per l’esposizione
che, sociali e, naturalmente, anche culturali,
universale del 1900.
è normale attendersi grandi cambiamenti. Per restare al nostro, cioè al mondo della cultu-
È in questo contesto che va inquadrata la rina-
ra dal dopoguerra ad oggi, basta ricordare gli
scita della Bourse du Commerce, imponente
effetti che nella popolazione, e anche in una
struttura impiantata nel cuore di les Halles, tra il
certa critica più conservatrice, provocarono in-
Louvre e Beaubourg, al centro del 1° Arrondis-
terventi architettonici in contesti di grande rilie-
sement. Costruito da Caterina dÈ Medici (gli
vo culturale. Pensiamo alla nascita del Centre
italiani a Parigi, al di là delle messe napoleo-
Pompidou, il celebre Beaubourg dei due archi-
niche, ci sono sempre) sui resti di un edificio
tetti italiani Renzo Piano e Richard Rogers, che
del 1232, questo sontuoso palazzo rimanda
con i suoi tubi, i suoi acciai e i suoi vetri a vista,
alle architetture utopiche del diciottesimo se-
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FRANCOIS PINAULT
colo. È stato affittato a Francois Pinault, pro-
hanno dimostrato come un paese lungimiran-
prietario di Kering, multinazionale della moda,
te deve sapere tutelare i propri patrimoni, le
per trasformarlo in museo dove ospitare la
proprie unicità ed anzi, come le tantissime ac-
propria collezione di opere contemporanee,
quisizioni fatte da entrambi in Italia dimostrano,
una scelta che va proprio nel solco delle gran-
deve saper crescere anche all’estero man-
di trasformazioni culturali di Parigi. Un nuovo
tenendo sempre il giusto approccio alla dife-
spazio espositivo, concesso in locazione per
sa dei valori intrinsechi di ciascuna proprietà,
50 anni (rinnovabili), che si inserisce nella serie
culturale o industriale che sia. I grandi spazi
delle innovazioni architettoniche come quelle
museali dedicati all’arte contemporanea che
appena menzionate, unitamente al museo che
questi due grandi imprenditori hanno creato a
la Fondazione Louis Vuitton, dell’amico rivale
Parigi ancora una volta dimostrano di quale vi-
di Pinault, vale a dire il proprietario di LVMH,
sione e di quali capacità realizzative essi siano
Bernard Arnault, ha aperto qualche anno fa al
capaci. Allo stesso tempo va doverosamente
Bois de Boulogne.
ricordato che questi progetti di trasformazione dell’urbanistica culturale non si realizzano senza l’aiuto di un sistema pubblico collaborativo ed all’altezza. Questo per inquadrare il dove ed il perché. Venendo alla Collezione di Pinault calata brillantemente in un contesto così classico soltanto grazie alla saggia inventiva di un maestro dell’architettura come Tadao Andō non voglio farmi frenare da una atavica ritrosia verso i superlativi. Qui siamo d’innanzi ad un lavoro magnifico. Questo nuovo museo di Pinault, presieduto da Jean-Jacques Aillagon e diretto da Martin Bethenod, raccoglie una collezione
Insomma, se la Francia è la patria delle rivoluzioni, Parigi è la patria dei grandi cambiamenti culturali. Fatti sempre con coraggio e gestiti sempre per mantenere alta la grandeur di un paese che sulla cultura basa larga parte del suo prestigio. Arnault e Pinault (foto a sn) sono due competitori che nei loro business (moda, spiriti e arte) si combattono aspramente. Ma sono anche le due personalità che nei fatti
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FRANCOIS PINAULT
costruita in 40 anni, formata dai lavori di 380
La mostra inaugurale ha un titolo didascalico,
artisti internazionali, da diecimila opere tra pit-
“Ouverture”, che indica sia l’apertura del mu-
tura, video, fotografia, scultura, installazioni e
seo ma, cosa forse ancora più importante, la
performance. Come sempre non tutto può
riapertura post pandemica. Insomma, un ri-
piacere, non tutto può apparire coerente. Ma
torno alla normalità per il mondo dell’arte che
nel complesso è una collezione sontuosa, en-
come pochi altri ha pagato un prezzo altissimo
tusiasmante che ben rappresenta le passioni,
a causa del virus.“Ouverture” comprende il la-
le ansie, le gioie e la rabbia di alcuni tra i migliori
voro di trentasei artisti in quasi 200 opere. La
artisti della nostra epoca. E poi, non dimenti-
maggior parte dei lavori si sofferma sulla figura
chiamolo, è una col-
umana, chiamando al
lezione privata che
confronto sia star in-
quindi, come è giusto
ternazionali che gio-
che sia, deve innanzi-
vani di talento.
tutto piacere a chi la costruisce.
Il cuore della mostra è nella rotonda centrale.
Per farvi capire come
Qui Urs Fischer da il
si
questo
meglio di se confron-
nuovo museo, par-
tandosi su un tema
tiamo
come la caducità del-
sviluppa dal
progetto
architettonico:
Ta-
la vita in maniera su-
dao Andō ha costru-
perba: al centro della
ito nella sala centrale
scena una copia in
della vecchia borsa
cera del “Ratto delle
un contenitore cilin-
Sabine” del Giambo-
drico di cemento, alto
logna. È paraffina ma
nove metri e con un
sembra
diametro di 29, che
marmo. Tutte intorno
veramente
lascia un’area espositiva centrale di 626 metri
a circondare questo capolavoro rifatto sedie
quadrati sovrastata da una cupola in vetro e
di forme strane e la statua di un amico dell’arti-
metallo, che vede nella parte sottostante ben
sta, anche questa tutto in cera. La genialità sta
1.400 metri quadrati di affreschi restaurati da
nel fuoco. Tutte le opere in realtà sono gran-
Alix Laveau. Affreschi che celebrano l’epopea
di candele che ardono consumando l’opera
dei grandi scambi commerciali tra continenti.
stessa. Una lenta ma inevitabile consunzione.
Nel complesso un colpo d’occhio forte dove
Il fuoco che partendo dagli stoppini brucia le
però la freddezza del cemento armato aiuta a
opere così come il tempo consuma le nostre
distinguere i due mondi: il classico ed il con-
vite. Una rappresentazione teatrale d’impatto
temporaneo.
dedicata alla fragilità e alla deperibilità di ogni
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FRANCOIS PINAULT
esperienza umana, costruita in un ambiente
Anche gli italiani sono ben rappresentati nel
dal respiro vagamente religioso che esalta il
Pantheon artistico di Pinault. I piccioni di Catte-
messaggio dell’artista.
lan fanno un capolino sulla rotonda, occupando una bella fetta del basamento della cupola,
Quello che fu un giorno il tempio del commer-
mentre i ritratti di Rudolph Stingel troneggiano
cio in questa nuova versione animata dai la-
all’ingresso del primo piano, dedicato alla foto-
vori di Pinault trova una nuova grazia in ogni
grafia, dove dentro spiccano Michel Journiac e
suo angolo, in ogni suo salone che Tadao
le sue 24 ore nella vita di una donna comune,
Andō ha saputo riconvertire in spazi adeguati
o anche l’americana Louise Lawler per Helms
alle belle arti. La Galle-
Amendment,
un’opera
ria 2, ad esempio, mo-
politica di grande critica
stra molti lavori di David
contro un “muro della
Hammons, artista tra i
vergogna”.
più amati di Pinault che non a caso ne possiede
Non entravo in un gran-
la più vasta collezione al
de museo da molti mesi
mondo. Qui si vede tut-
a causa del Covid, come
to l’impegno dell’artista
tutti. Avere ricomincia-
afroamericano nelle lot-
to da Parigi, prima dalla
te per la difesa dei diritti
Galerie Perrotin e poi alla
umani. La sua bandiera
Bourse du Commerce,
americana, sbiadita dal
era quello che ci voleva.
tempo e ricolorata dalle
L’arte è vita e questo è
tinte che caratterizzano
stato un bel modo di ri-
dell’unità
appropriarsene.
panafricana,
è un simbolo di questo suo impegno. Splendido anche il suo canestro con lampadario, inno ieratizzante dello sport per eccellenza dei neri d’America.
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GALERIE PERROTIN
Parigi, Perrotin omaggio ad Alain Jacquet, mostra postpandemica, inno alla gioia e agli artisti Grande mostra della galleria parigina. La ricorderò per sempre come la prima realizzata dopo una guerra che ha lasciato gli artisti di tutto il mondo più soli che mai di Guido Talarico
lo stesso clima che si respira in tutto il Marais, un’aria postbellica con ancora poca gente ma con tutti pronti a ripartire. E i colori, la forza dei tratti di Jacquet aiutano: sono un inno alla vita, alla gioia, alla mobilità. La mostra, concepita da Perrotin in stretta collaborazione con la famiglia dell’artista, copre diversi decenni della carriera di Jacquet e occupa i tre spazi della galleria. Tanto vario nei suoi processi e forme quanto coerente nei suoi principi, l’opera di Jacquet presenta un’inIn beata solitudine, quella del giorno dopo la riapertura delle gallerie, quindi figlia di questa orribile pandemia ma pur sempre beata, perché vedere da soli una grande mostra è pur sempre un privilegio, eccomi nella Galerie Perrotin a Parigi pronto a gustarmi la mostra dedicata ad Alain Jacquet, il re della pop art francese morto a New York nel 2008. Non mi capitava da tempo di poter vedere una mostra senza la distrazione del pubblico, ma in galleria c’è
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GALERIE PERROTIN
cessante metamorfosi intorno al fenomeno
straordinaria attualità proprio perché l’era digi-
della percezione. In “fatto a mano macchina1”,
tale che stiamo vivendo è caratterizzata ancora
tanto per fare un esempio, Jacquet esplora il
di più della precedente da questa ricchezza e
modo in cui il nostro sguardo, nell’epoca della
tal volta sovrabbondanza di immagini coloratis-
riproducibilità tecnica, è sempre infiltrato dalle
sime, variegate, potenti.
immagini. Del resto, questo artista appartiene a una generazione che ha assistito all’espansione del consumismo e alla crescita a dismisura della produzione di immagini come strumento di comunicazione e di vendita. Jacquet nella sua opera, certamente come Andy Warhol e come i grandi maestri della pop art americana, gioca con queste immagini decontestualizzandole e sottolineando il loro valore astratto ed iconico. La sua ricerca su immagini, creatività e consumismo, come spesso accade ai grandi autori, nasce negli anni 60 mentre dall’altra parte dell’Atlantico i grandi della pop art americana cominciavano anche loro a cimentarsi sugli stessi argomenti. Nasce da qui la sua amicizia con Roy Lichtenstein è da qui che parte il suo ingresso a pieno titolo tra i maestri della Pop Art europea come, ad esempio in Italia, fu Mimmo Rotella. Tanto diverso nelle sue tecniche e forme quanto coerente nei suoi principi, i lavori di
La Galerie Perrotin è un gioiello incastonato in
Alain Jacquet costituiscono una serie conti-
uno dei tanti meravigliosi cortili di Parigi. Andar-
nua di metamorfosi intorno al fenomeno della
ci è sempre piacevole perché le mostre che
percezione. Da “100% fatto a mano” a “100%
curano sono sempre di qualità, ben curate e
fatto a macchina1” il maestro parigino si im-
con un “accrochage” semplice ma efficace.
pegna in continue sperimentazioni mettendo-
Le tante opere di Jacquet, l’ho già detto, riem-
ci di fatto sotto gli occhi i molti modi in cui il
piono gli occhi di felicità. Ma questa mostra la
nostro sguardo è permeato da immagini figlie
ricorderò per sempre come la prima realizzata
dell’epoca tecnologica nella quale viviamo.
dopo una guerra che ha lasciato gli artisti di
La ricerca artistica di Jacquet costruitasi nella
tutto il mondo più soli che mai.
seconda metà dello scorso secolo rimane di
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AGNES?
Arte Contemporanea: Agnes? torna a Londra con Transgenesis, “la fine di un viaggio” Le 184 ore di Agnes? che ci hanno traumatizzato. Con questa mostra, l’artista crea non opere, ma concetti di vita. Lacera e frattura il consueto di Ludovica Rosi
Cara Agnes?,
no di un corpo in cui non si riconosce e che trasformandosi, lascia sentire trasformata
Ti osservo, e cerco di capire. Ti guardo e
anche me.
mi batte il cuore, ad ogni tuo movimento, ad ogni tuo suono. La musica che si ripete, le persone che entrano, quelle che esco-
Dopo due anni, Agnes? torna a Londra con
no, quelle che rimangono. Ti riguardo, e ti
“Transgenesis”, un’esibizione curata da “The
riammiro. É un ciclo continuo, tutti i giorni.
Orange Garden” e Charlie Mills in collabora-
L’energia che sprigioni con i tuoi respiri si
zione con Harlesden High Street.
divulga in tutto lo spazio, il dolore penetra tutti i corpi, la tua forza colpisce tutte le anime. Poi mi guardi, ed io ti riguardo. Vedo nei tuoi occhi sofferenza, e spero che tu veda nei miei fiducia. Ricomincia la musica. Ricomincia il tuo dolore, il tuo mal di schiena, e la tua forza. Davanti a me ci sei tu, una forza misteriosa, che vive insicura all’inter-
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AGNES?
Il mare è stato sempre interpretato nell’imma-
Spesso il mondo acquatico ha costituito una
ginario collettivo, come una grande distesa
forma di vita alternativa per l’uomo in un mon-
d’acqua, un territorio spesso inaccessibile,
do tanto sconosciuto, quanto affascinante,
contrapposto al mondo terreno, che ha sem-
tanto è vero che la letteratura come l’arte, nel
pre stimolato la fantasia dell’uomo e suscitato
tempo hanno creato figure antropomorfe che
un grande interesse.
si sono adattate alla vita negli abissi marini, determinando una profonda trasformazione. Lasciare il mondo terrestre per il mare, è come cambiare in un certo senso la propria vita, trasformarla radicalmente. Anche Agnes? ha voluto abbandonare il mondo umano per immergersi in questo mondo marino nella forma zoomorfa di un polpo, attuando una forte metamorfosi collegata ad una rinascita radicale. L’artista è cresciuta in mare, suo padre era un marinaio, e lei identifica il mondo acquatico come un guscio protettivo nel quale immer-
Plinio il Vecchio nel I sec. d.C., affermava che il mare avesse un’identità autonoma ma corrispondente rispetto alla terra: “nel mare, che si estende per così vasti spazi e che offre un nutrimento molle e ricco di sostanze si trovano anche parecchi esseri mostruosi al momento che i semi e i principi generativi si intrecciano confusamente e generano degli agglomerati, avvolgendosi tra di loro secondo forme infinitamente diverse, ora per effetto dei soffi d’aria ora dei movimenti delle acque, cosicché diventa vera l’opinione comune secondo cui qualsiasi cosa nasca, si trova anche in mare”.
INSIDEART 10 AGNES?
gersi e rifugiarsi, fluttuando verso una nuova dimensione. Mi diceva sempre che, “il mare rappresenta il movimento stesso della vita”. “Transgenesis” è l’occasione per disvelare questo suo nuovo stato, questa rivoluzione interiore ed esteriore. Immergendosi nell’ambiente marino, ricco di vegetazione colorata, Agnes? si affida ad un nuovo utero, che la rigenera in forma diversa attuando un’alterazione, una modificazione genetica. Con una performance di 184 ore totali, suddivisa in otto ore
La piscina, dove si trova l’artista in cima ad un
al giorno per 23 giorni consecutivi, Agnes?, si
polpo gigante, è l’apice della trasformazione,
afferma essere la testimone della tesi che un
la fine del viaggio; la rinascita di una nuova
corpo è un potenziale che può diventare tutto,
essere che prende vita attraverso la stessa
e che il futuro degli esseri umani è quello del-
Agnes?, che si muove come in una danza, in
la mutazione e dell’alterazione. La sua è una
questo nuovo ambiente marino attraverso un
prova di forza, di resistenza, una sfida con il
linguaggio fatto di movimenti sinuosi e suoni
suo corpo e con lo spettatore che si ferma a
misteriosi.
contemplarla. Il suo corpo muta e soffre davanti gli occhi di Lo spazio dove prendono forma i suoi espe-
tutti gli spettatori, Agnes? vive intrappolata in
rimenti è sensuale, oscuro, freddo, è “l’esten-
una duplice realtà: distruzione e costruzione
sione del mio corpo” dice l’artista. L’entrata è
allo stesso tempo, “bisogna distruggere parte
una ferita, attraverso cui penetriamo il corpo
di noi, per dar vita a nuove creature, gli ormoni
vivo di questa creatura.
infatti distruggono il mio corpo per dare vita ad una nuova me”.
I feti in cera all’interno dell’utero rappresentano le radici della vita. Gli organismi l’evoluzione;
L’aria all’interno della sala è in tumulto, è som-
loro vivono in simbiosi con dei corpi scono-
mossa, agitata; l’intesa tra i corpi è fortissima,
sciuti che danzano liberi all’interno del loro
l’immagine, sconvolgente, la vitalità dominan-
habitat sicuro, producendo suoni che diven-
te, l’intensità ribaltante, ed il pubblico si perde
tano musica, muovendosi scomposti secon-
tra le grida silenziose e i movimenti disarticolati
do meccanismi corporei che li lasciano unire,
della creatura che ha davanti. Lo spettatore,
combinare e separare con i sei organismi che
completamente assorbito ed incuriosito da
li circondano, in un’armonica connessione che
questa nuova vita che sboccia e dimena all’in-
ineluttabilmente li lega.
terno del mondo marino, osservandola, segue il linguaggio di questa figura reale, che a nudo,
INSIDEART 11 AGNES?
si sta modificando in un’altra entità.
ma concetti di vita. Lacera e frattura il consueto. Ricerca, all’interno delle sue installazioni e
È proprio questo l’elemento di novità, l’innova-
della sua performance, l’attesa del divenire,
zione artistica che Agnes? ha inteso trasmet-
del mutamento, della transgenesi. Abbandona
tere: far vivere direttamente questa creatura,
per la prima volta la ceramica per sperimentare
ora per ora senza una sosta, quasi permetten-
ed interagire con materiali più morbidi come
do al visitatore di seguire la reale vita di questo
il lattice, la cera e la resina, materiali che ri-
enorme essere degli abissi, seguendone i mo-
specchiano la fluidità del suo nuovo modo di
vimenti fluidi, i gesti ed i suoni.
concepire la vita. Aprendosi a questa nuova esistenza, a questi nuovi esperimenti Agnes? entra in una nuova misura, in una nuova realtà permeata dal mare, traumatizza il convenzionale e spinge il fruitore ad una riflessione che va oltre l’orizzonte comune, portandolo ad attivare lui stesso il meccanismo della transgenesi.
L’installazione sonora che ci accompagna durante il percorso, realizzata da Filippo Tosti, riflette i suoni emanati da questa creatura – fluidi d’acqua, siringhe, battiti cardiaci, movimenti intestinali – e guida lo spettatore all’interno del fluido habitat di corpi alieni sin genere; Erica Curci ha creato i costumi in lattice indossati dai cinque performer il cui tessuto ricorda la consistenza delle seppie; Magnus Westell ha ideato una coreografia nella quale i movimenti dei corpi di questa realtà transumana, attuano fluttuazioni disumane e prive di genere, sperimentando un nuovo utilizzo del corpo. Con questa mostra, Agnes? crea non opere,
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati
INSIDEART 12 ANDRECO
Andreco installa la sua nuvola idroponica alla Serra Madre di Bologna
BOLOGNA | 26-05-2021
Un’installazione sospesa e un giardino acqua-
e microrganismi lagunari, realizzato da Aqua-
ponico, sono questi gli elementi di Hydroponic
ponic Design, in collaborazione con Andreco
Cloud, il lavoro di Andreco per la Serra Madre a
e con il supporto di Zanetti Piante e Anubias
Bologna. L’opera viene inaugurata oggi, dopo
Aquatic Plants. Il biolago è stato scavato al di
due anni di attesa. Dietro questa operazione
sotto dell’opera in modo che rispecchiasse
si è creato un fitto network di realtà impegna-
non solo le geometrie perimetrali della nuvola,
te nel campo della sostenibilità, da Kilowatt a
ma anche quelle della Serra e della volta cele-
Idroponica.it.
ste subito sopra, grazie a giochi di luce e alla presenza
L’installazione consiste in un sistema idroponi-
dell’acqua.
co sperimentale all’interno della Serra Madre: una nuvola verde composta da più di 120
Hydroponic Cloud è la seconda scultura per-
piante di varietà diverse, sospese in aria, che
manente di Andreco presso le Serre dei Giar-
sopravvivono grazie ad un particolare impianto
dini, dopo Landmark 01, opera in ferro e piante
idroponico che utilizza un certo volume d’ac-
rampicanti, alta sei metri, inaugurata nel 2014
qua tramite un circuito idraulico chiuso.
nello spazio dell’orto. Il nuovo spazio della Serra Madre sarà così allestito per tutta l’estate,
La nuvola sovrasta un biolago composto da
fino al Festival Resilienze di settembre; da otto-
una vasta gamma di piante acquatiche, pesci
bre inizierà il nuovo cantiere per la realizzazione
INSIDEART 13 ANDRECO
LANDMARK sculpture. Foto Lorenzo Burlando
del progetto definitivo l’installazione concepita appositamente per lo spazio della Serra Madre dall’artista Andreco. L’opera sarà inaugurata con la presenza dell’artista in conversazione con il direttore del MAMbo – Museo di Arte Moderna di Bologna Lorenzo Balbi e Nicoletta Tranquillo di Kilowatt. https://www.climateartproject.com/
Andreco, Landmark
INSIDEART 14 ANDRECO
Andreco, Hydroponic Cloud workingprogress 2016
Andreco, Hydroponic Cloud 2021
INSIDEART 15 ANDRECO
Andreco, Hydroponic Cloud 2021
Andreco Landmark 2020
INSIDEART 16 SERGIO LOMBARDO
La mostra sugli artisti della Scuola di Piazza del Popolo ROMA | 25-05-2021
Sospesa fra storia e leggenda, la “Scuola di
“quarta punta” costituita da via Margutta dove
piazza del Popolo” non fu un gruppo coeso:
si tiene questa sintetica ma intensa mostra in-
gran parte dei suoi esponenti erano talmente
titolata La Scuola di piazza del Popolo. Pop
indisciplinati e irregolari da mal tollerare per co-
o non Pop?, presentata dalla galleria Mono-
stituzione mentale l’idea stessa di “scuola”, da
gramma arte contemporanea, dal 28 maggio
tutti i punti di vista. Eppure questa definizione
al 28 giugno, curata da Gabriele Simongini,
di gruppo funziona a meraviglia, tanto più oggi,
con il coordinamento organizzativo di Giovanni
nella civiltà dello slogan e del tweet rapido e
Morabito e dell’Associazione med’eventi.
sintetico. E senza dubbio, in quei magici anni Sessanta, a Roma il centro era Piazza del Po-
La mostra è promossa dalla Fondazione Terzo
polo, con il caffè Rosati, dove “non si poteva
Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof.
fare a meno di andare” (per dirla con Cesare
Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele,
Vivaldi) e con l’elettrizzante presenza, dal 1963
e realizzata con il contributo della Fondazione
al 1968, della Galleria La Tartaruga di Plinio de
Cultura e Arte.
Martiis, proprio sopra Rosati. Gli artisti rappresentati, con opere degli anni Tutto accadeva fra la Piazza e il cosiddetto “Tri-
Sessanta, sono Franco Angeli, Mario Ceroli,
dente”, nella zona concentrata attorno via del
Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis,
Babuino, via del Corso e via Ripetta, con una
Sergio Lombardo, Francesco Lo Savio, Rena-
INSIDEART 17 SERGIO LOMBARDO
Lombardo Studio di Gesti tipici 1962
INSIDEART 18 SERGIO LOMBARDO
to Mambor, Pino Pascali, Mimmo Rotella, Ma-
tazioni e l’innovazione di cui gli artisti di Piazza
rio Schifano e Cesare Tacchi.
del Popolo si fecero portatori, senza averne allora reale consapevolezza, hanno rappresen-
Come dice il titolo stesso dell’esposizione,
tato una svolta culturale non soltanto italiana e
costruita per exempla, è giusto tornare ad in-
segnato indelebilmente un’epoca, facendo sì
terrogarsi sul contributo innovativo portato da
che io, onestamente, non abbia rinvenuto nei
questi artisti al contesto internazionale, con
tempi successivi tracce di progenie».
una forte originalità che anticipa perfino alcuni esiti della Pop americana ma che ha un’identi-
Come scrive Gabriele Simongini, ”un altro
tà talmente spiccata da non essere riducibile,
luogo comune che va sfatato è quello di una
se non col rischio di una pericolosa semplifica-
“Scuola di piazza del Popolo” felice e gioio-
zione, alla definizione schematica di Pop all’i-
sa sic et simpliciter. È invece spesso evidente
taliana. Il centro storico così denso di incontri
una costante inquietudine che riflette anche la
ed eventi creativi, tanto da fare di Roma una
condizione ansiosa e il ruolo dell’artista nella
capitale dell’arte internazionale, doveva molto
nuova società dei consumi, l’artista che non
a Cinecittà, al sogno del cinema che veniva da
può accettare di diventare passivamente un
una periferia al centro del mondo. Se gli U.S.A.
produttore seriale. E in più promana da molte
avevano Hollywood e la Pop Art noi avevamo,
opere una profonda vena malinconica che non
senza essere da meno, Cinecittà e la Scuola
assume mai le sembianze del sentimentalismo
di piazza del Popolo.
ma che anzi si configura sempre in modi netti, perentori, duri. Del resto, quegli anni furo-
Il Prof. Emmanuele Emanuele, Presidente del-
no pure anni di angosce, di disperazione e di
la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale,
morte”.
afferma: «Artisti come Schifano, Angeli, Festa, Mambor – che ebbi modo di frequenta-
In occasione della mostra, per rievocare quegli
re personalmente all’epoca – rivoluzionarono
anni elettrizzanti e per un rilancio di via Margutta
indubbiamente il panorama dell’arte visiva, ri-
che ha una storia lunga cinque secoli popolata
fiutando la loro presunta filiazione alla Pop Art
da un mondo cosmopolita di artisti, fotografi,
americana, che guardavano come ad un puro
stilisti, musicisti, scrittori, registi ed attori, lungo
arricchimento culturale, perché preferivano in
questa bellissima via verranno eccezionalmen-
realtà ispirarsi all’unicità e alla secolarità del-
te collocati 12 light box, ciascuno dedicato ad
la monumentale arte italiana, passando per il
un artista rappresentato nell’esposizione.
Futurismo e la Metafisica. Furono anche assai influenzati dall’industria del cinema, che in
Verrà pubblicato un libro-catalogo edito da
quegli anni d’oro faceva da traino all’economia
Manfredi che conterrà una testimonianza del
locale, grazie alle imponenti produzioni girate a
Prof. Emanuele, i testi di Giovanni Morabito e
Cinecittà e a cui si deve anche la nascita della
Giancarlo Carpi, un saggio di Gabriele Simon-
cosiddetta “Dolce Vita” romana. Le sperimen-
gini, gli scritti (2007) di Giosetta Fioroni, Sergio
INSIDEART 19 SERGIO LOMBARDO
Lombardo, Renato Mambor, Cesare Tacchi, le
infomonogramma@gmail.com .
biografie degli artisti, le foto delle opere esposte ed alcune foto d’epoca.
La mostra è visibile dal 28 maggio al 28 giugno (opening giovedì 27 maggio ore 18)
L’evento si svolgerà rispettando le disposizioni
Resterà aperta con i seguenti orari:
dell’ultimo DPCM per fronteggiare l’emergenza
tutti i giorni esclusi i festivi, dalle ore 10.00 alle
COVID 19.
ore 12.30 e dalle ore 16.00 alle ore 19.30.
Per facilitare l’ingresso contingentato dei par-
Via Margutta, 102 – 00187 Roma – tel. +39
tecipanti, è consigliata la prenotazione invian-
06 32650297 Fax +39 06 32655574
do un’email all’indirizzo della galleria:
Info: www.monogramma.it
Ceroli, Due figure, 1966 collezione T.F., Roma
INSIDEART 20 VALENTINA DE MARTINI
La mostra sugli artisti Xx x della Scuola x Piazza del Popolo di XX xGli animali dalle mille sfumature di Valentina De xMartini, finalmente, in tutta la loro maestosità, li
ROMA | 28-05-2021
potremo ammirare nella prima grande mostra
alla perfezione i contorni, le forme, le ombre, le luci di ognuno di questi animali, ma poi ne stravolge i colori, il contesto, spiazzandoci. In-
Xxxxx Xxxxxxxx romana organizzata dalla casa editrice “IldiCicastonati in sfondi d’oro, verde, azzurro, aran-
gno GG Edizioni” dopo l’ultimo lockdown. Xxxxxx Il grande elefante rosa, l’asino viola, la pecora
cio, essi divengono “presenze” che giganteg-
gialla, ma anche squali, tigri, orche, balene, ed
di un ritratto. È in questo paradosso di opposti,
ancora altri elefanti, tigri, zebre, cavalli, accom-
dissimile/simile, naturale/astratto, il senso del
pagnati da longilinee donne esotiche ed ele-
fascino dei quadri di Valentina. Il contrasto tra
gantissime, che sfilano insieme a loro. Sono
il qui ed ora della materia, della fisicità, della
protagonisti assoluti nei quadri della mostra
pura animalità e lo spazio astratto, l’assenza
“Archè”, a cura di Federica De Stefano, che
della natura e del tempo, che ci porta dritto
ha inaugurato il 27 maggio e resta visibile fino
alla riflessione sulla vita, alla contraddizione e
al 30 giugno (aperta al pubblico dalle 18.00
antinomia in cui tutti ci riconosciamo. “Arché”,
alle 21.00, nei Musei di San Salvatore in Lauro
appunto. Quel principio che ci unisce, un’ori-
a Roma).
gine comune che si intravede dietro gli sguardi
giano, sole, sulle tele, con la stessa intensità
intensi, i movimenti lenti, il fluttuare silenzioso, “Lasciandoci guidare dalla pittura di Valentina
dei grandi animali dipinti”.
De Martini anche noi ci troviamo a poco a poco ad ingrossare le fila di questa parata a metà
L’ARTISTA
strada tra realtà e immaginazione, affascinati
L’artista romana, classe 1963, nel 1986 si di-
come bambini di fronte ad un circo delle me-
ploma allo Ied, Istituto Europeo di Design, in
raviglie ottocentesco – scrive Laura Lombardi
“Disegno di Moda e Gioiello” e lavora per di-
nel catalogo della mostra, realizzato da “Il Ci-
versi anni a fianco di Franco Montanarini Fon-
gno GG Edizioni” -. Con la sua consueta abilità
tana. Il suo interesse per il colore e le stam-
e cura dei dettagli la mano di Valentina segue
pe dei tessuti la porta a Londra alla “Leonard
INSIDEART 21 VALENTINA DE MARTINI
Pardon’s School of Decoration” dove studia
stanze. Il suo talento che in altri forse sarebbe
e approfondisce le arti decorative. Tornata a
stato compresso da quel formato obbligato,
Roma con un immenso bagaglio personale e
balzava agli occhi chiaro e limpido già al pri-
professionale si dedica per circa 13 anni alla
mo sguardo. Un dono quindi il suo. E un dono
decorazione d’interni affinando il senso del co-
per me che avevo conosciuto un vero artista.
lore, della forma e dello spazio. È con questo
Un’anima pura, sensibile, di cristallo sottile che
spirito che Valentina si avvicina alla pittura, non
diventa infrangibile solo mentre crea. E quan-
senza un profondo timore, sentendo l’urgenza
do crea Valentina lo fa senza sosta, fino a che
di unire le esperienze del passato per cercare
anche il più piccolo pezzo di tela o tavola nel
uno stile proprio, libero dalle imposizioni della
suo studio non è stato dipinto. E ora che il suo
committenza. Nel 2002 la svolta. Abbandona
favoloso mondo si è arricchito di nuove crea-
definitivamente la decorazione per dedicarsi
ture prese in prestito dall’Universo animale di
esclusivamente alla realizzazione di una lun-
terra e di mare, questa volta dipinte su tele di
ga serie di quadri dallo stile personale che si
diverse dimensioni, l’emozione forte e profon-
propongono di unire il linguaggio della moda a
da del primo incontro ritorna prepotente e non
quello delle emozioni attraverso i colori.
smette di stupire”. Il successo sia di vendite sia di gradimento delle sue opere la porta a continuare con lo stesso formato e lo stesso soggetto per molti anni fino a che il desiderio di uscire da quella “prigione dorata” non diventa un’esigenza vitale. Si rende quindi necessario uno stacco quasi totale dalla pittura nel periodo che va dal 2014 al 2019, anni in cui Valentina trascorrerà molto del suo tempo in campagna tra le rose.
Elefante, olio su tela
“Valentina si trasferisce da Roma a Terni, per “Ho conosciuto Valentina De Martini nel 2005
coltivare il fiore che al Cairo è di colore purpu-
quando cercavo un’artista che inaugurasse il
reo – scrive nel catalogo Guido Talarico -. Ma
ciclo di mostre “Nel segno delle donne” – rac-
non di una sola varietà: ne coltiva centinaia, le
conta Federica de Stefano -. Andai a trovar-
più rare, le più belle. Una pausa da tele e colori,
la nell’appartamento di viale delle Milizie dove
forse anche una pausa da quell’universo fem-
all’epoca viveva e lavorava. Rimasi letteral-
minile che ora stenta a riconoscere, da quel-
mente incantata, come del resto molti che le
le donne che non ravvede più come sue. Ma
hanno conosciute prima e dopo di me, da lei e
poi, inevitabilmente, torna il richiamo dell’olio
dalle sue “signorine” dipinte nell’unico formato
su tela. Valentina rientra a Roma e forse senza
42 x 240 cm che con leggiadria riempivano le
sapere neppure come e perché comincia a di-
INSIDEART 22 VALENTINA DE MARTINI
pingere animali. Parte con il pachiderma rosa
ri decisivi come la solennità, una certa qualità
e, ancora una volta, non si ferma più. Escono
del silenzio, il desiderio di purezza, addirittura.
fuori una serie di animali bellissimi che vanno
Nella loro imperscrutabile e così ironicamente
dalla zebra al somaro fucsia, dalla giraffa al go-
enigmatica presenza, questi animali celebra-
rilla. E poi a seguire, direi di getto, nel modo
no virtù che noi abbiamo perduto, che ci sono
che è tipicamente suo, arriva una splendida
ormai precluse? Può darsi. Se ne stanno lì,
serie acquatica che va dalla testuggine alla ba-
come se ci aspettassero, dandoci un’ultimissi-
lena agli squali. Animali sorprendenti, sospesi,
ma chance, ai cancelli dell’Eden. D’altra parte
iconici irresistibilmente attraenti. Dall’alta moda
– conclude Di Capua -, si dice che gli animali
ai grandi cetacei la strada di Valentina è stata
sappiano cos’è e dov’è il paradiso, molto me-
lunga”.
glio di noi”.
“Certi quadri pretendono di essere grandi per
Fino al 30 giugno ai Musei di San Salvatore in
poter funzionare – sottolinea nel suo saggio
Lauro a Roma, Piazza di S. Salvatore in Lauro,
critico Marco Di Capua -. La pittura è un’in-
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venzione di spazi oltreché di figure, e Valentina
Info:
de Martini lo sa benissimo. Con i suoi dipinti, a
http://www.museidisansalvatoreinlauro.it/
volte proprio colossali, entrano in gioco fatto-
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