INSIDEART online
N. 141
© photo Ela Bialkowska OKNO studio
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MOSTRA DI OLAFUR ELIASSON A FIRENZE
Nel tuo tempo, la mostra di Olafur Eliasson a Firenze è una conversazione tra l’artista e l’architettura rinascimentale di Palazzo Strozzi
Le opere dell’artista dialogano con le forme dell’edificio che ospita l’esposizione, in un tempo sospeso tra percezione ed esperienza
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MOSTRA DI OLAFUR ELIASSON A FIRENZE
Fabrizia Carabelli
L’architettura rinascimentale fa da palcoscenico alla mostra Nel tuo tempo, dedicata a Olafur Eliasson a Palazzo Strozzi fino al 22 gennaio 2023. «Si tratta di un progetto – puntualizza il Direttore Arturo Galansino aprendo la conferenza stampa di presentazione – cominciato tanti anni fa, quando l’artista visitò per la prima volta queste sale. Allora non sapevamo quali ne sarebbero stati gli esiti e nemmeno quali sarebbero state le direzioni da intraprendere. Ricordo però – aggiunge – che durante quella prima ricognizione, non smetteva di osservare i capitelli e i portali di pietra serena, saliva i gradini per affacciarsi dalle bifore e volgere lo sguardo oltre i vetri piombati spessi e irregolari». Da allora sono passati sette anni e oggi è il nostro sguardo a intromettersi nel dialogo silenzioso che Eliasson e Palazzo Strozzi hanno cominciato in quell’occasione. Una conversazione effimera che poggia solidamente le sue basi sugli elementi architettonici dello spazio ma che evapora a contatto con le pareti, con le finestre, facendosi ora luce, ora vapore acqueo, ora colore, ora forma geometrica.
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MOSTRA DI OLAFUR ELIASSON A FIRENZE
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MOSTRA DI OLAFUR ELIASSON A FIRENZE
Olafur Eliasson, Red Window. Photo Ela Bialkowska OKNO studio
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MOSTRA DI OLAFUR ELIASSON A FIRENZE
«Le finestre – spiega Eliasson – sono spa-
costruendo su di esse teorie scientifiche,
zi da cui entra la luce ma anche attraver-
artistiche e filosofiche, sia in epoche anti-
so i quali guardiamo all’esterno. La fine-
che che in secoli più recenti.
stra è una lente che influenza il modo in cui guardiamo la realtà, filtrando la nostra
Era la fine degli anni ’50/inizi degli anni ’60
oggettività». Come la luce policroma taglia
quando la Op Art si affermava nella scena
diagonalmente le navate delle cattedrali,
contemporanea come movimento in grado
le proiezioni nelle sale modellano la forma
di esplorare i limiti della visione umana. Il-
delle vetrate di Palazzo Strozzi. Si perce-
lusioni ottiche, giochi di riflessi, tensioni
pisce la loro sagoma dietro ai pannelli, ma
cromatiche, figure geometriche cangianti
i filtri colorati, le distorsioni, ne alterano la
erano il risultato di rigorosi studi scientifi-
natura originale. Ombre, riflessi, colori sa-
ci sulla percezione visiva tesi a suggerire
turati danno corpo e volume alle stanze, ri-
all’occhio umano, attraverso la sperimen-
creando ambienti spaziali che ci aiutano a
tazione grafica, dinamismo e movimento.
tracciare nella memoria una linea luminosa
Molto di questo ritroviamo nella mostra di
e irregolare, da Mark Rothko a Dan Flavin,
Eliasson che accoglie il visitatore con una
da Lucio Fontana a James Turrell.
grande installazione site-specific nel cortile di Palazzo Strozzi. Under the weather è
Percezione ed esperienza sono le parole
una struttura ellittica di 11 metri sospesa a
chiave per attraversare il percorso espositi-
8 metri di altezza, in cui l’artista utilizza l’ef-
vo che, seppure coerente, a tratti rischia di
fetto moiré. Si tratta di un fenomeno ottico
perdere la sua potenza. «Le opere – spiega
che si crea quando delle griglie vengono
tuttavia Eliasson – ci invitano a diventare
sovrapposte tra loro andando a creare un
consapevoli dei nostri corpi, delle nostre
effetto di sfarfallio visivo e, camminando,
menti e delle nostre emozioni, a guardare
si ha la sensazione destabilizzante di movi-
dentro di noi per riflettere sul modo in cui
mento dell’opera.
vediamo, in cui ci muoviamo, su come trascorriamo il tempo e pensiamo». A ognuno
Una simile esperienza viene ricreata attra-
di noi viene lasciata la libertà di completare
verso la smaterializzazione fisica della gri-
i lavori, sulla base della propria interpreta-
glia, che al piano interrato della Fondazione
zione e della propria interazione con essi.
prende nuovo corpo nella sua trasposizione virtuale.
In quel tempo sospeso, d’improvviso la luce si ricompone in geometria attraverso
Con Your view matter, infatti, opera immer-
sculture che richiamano le forme architet-
siva creata grazie a MetaKovan, i visitatori
toniche rinascimentali: il cubo, le piramidi, i
possono spostarsi con la tecnologia virtua-
parallelepipedi e le sfere. Forme che l’uomo
le in una serie di ambienti dinamici compo-
ha da sempre preso in prestito dalla natura
sti dalle stesse forme geometriche articola-
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MOSTRA DI OLAFUR ELIASSON A FIRENZE
Olafur Eliasson Firefly double polyhedron sphere experiment. Photo Ela Bialkowska OKNO studio
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MOSTRA DI OLAFUR ELIASSON A FIRENZE
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MOSTRA DI OLAFUR ELIASSON A FIRENZE
Olafur Eliasson, Under the weather. Photo Ela Bialkowska OKNO studio
INSIDEART 10 MOSTRA DI OLAFUR ELIASSON A FIRENZE
Olafur Eliasson, Your view matter. Photo Ela Bialkowska OKNO studio
te che ritroviamo nei lavori del primo piano dell’esposizione. In questo modo l’intento di Eliasson di rendere il pubblico parte dell’opera viene sublimato da una nuova esperienza a tutto tondo che amplifica i sensi e lascia senza fiato. Una sensazione simile si può provare visitando la Fondazione Vasarely. Se non siete mai stati nel sud della Francia, si trova a pochi passi da Aix-en-Provence. Di sicuro a Eliasson sarà capitato di immergersi nelle griglie gigantesche realizzate da Vasarely. «La posta in gioco – diceva il pittore ungherese – non è più il cuore ma la retina». E forse su questo invece Eliasson avrebbe invece qualcosa da obiettare.
INSIDEART 11 MOSTRA DI OLAFUR ELIASSON A FIRENZE
Photo Ela Bialkowska OKNO studio
INSIDEART 12 “I FAVOLOSI ANNI ’60 E ’70 A MILANO”
La Fondazione Terzo Pilastro presenta “I Favolosi Anni ’60 e ’70 a Milano” all’Auditorium della Conciliazione
In un percorso espositivo curato da Lorenzo Lombardi, la mostra indaga i due storici decenni di grande fervore nel capoluogo lombardo
INSIDEART 13 “I FAVOLOSI ANNI ’60 E ’70 A MILANO”
INSIDEART 14 “I FAVOLOSI ANNI ’60 E ’70 A MILANO”
Valerio Adami, Studio per professione pittore, 1974
INSIDEART 15 “I FAVOLOSI ANNI ’60 E ’70 A MILANO”
Ginevra De Pascalis
“Per andare da Roma a Milano con un buon
stimento della mostra confluiscono insieme,
treno ci vogliono solo tre ore”. Inaugura En-
mischiandosi e alternandosi, perdendo il
rico Lombardi in apertura della conferenza
rigore formale della classificazione che ri-
stampa che si è tenuta oggi 27 settembre a
troviamo invece nel catalogo della mostra,
Roma, presso l’Auditorium della Concilia-
edito da Gangemi editore, con i contributi
zione, per presentare la mostra I favolosi
critici del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Ema-
Anni ’60 e ’70 a Milano.
nuele, Enrico Lombardi, Lorenzo Canova, Alberto Dambruoso e Guglielmo Gigliotti.
Un’esposizione dedicata al fermento di quella stagione dell’arte che ha visto la cit-
Dopo la mostra realizzata lo scorso anno
tà di Milano, tra gli anni Sessanta e Settan-
dalla Fondazione Terzo Pilastro presso la
ta del ventesimo secolo, in un momento di
Galleria Monogramma, in via Margutta e de-
grande fervore culturale che ha dato vita a
dicata alla Scuola di Piazza del Popolo, “I
una vera e propria rivoluzione delle visioni e
Favolosi anni ’60 e ’70 a Milano” fa quindi da
delle forme espressive in cui l’opera d’arte si
contraltare alla scena romana, ripercorren-
è trasformata radicalmente nel suo assetto
do i protagonisti che lavoravano a Milano in
teorico e nella sua natura fisica.
quegli stessi anni. Il Prof. Avv. Emmanuele Emanuele, ricorda
Promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro
emozionato il ricordo di quei decenni vissuti
– Internazionale, presieduta dal Prof. Avv.
in prima persona, accanto agli artisti: “Mila-
Emmanuele F. M. Emanuele, la mostra è
no in quegli anni era il fulcro dell’Avanguar-
realizzata da Poema in collaborazione con
dia internazionale in cui prendevano forma
l’Auditorium Conciliazione, ed è curata da
movimenti e tendenze, dallo Spazialismo
Lorenzo Lombardi con Enrico Lombardi
all’Arte Nucleare. Non a caso essa era ca-
dell’omonima galleria romana.
ratterizzata da una forte animazione per così
Restando nella metafora della strada come
dire più “scientista”, in cui gli artisti, che ne
linea di collegamento tra le due città italiane
proclamavano la primazia attraverso un ser-
fulcro del fermento di quegli anni, la volontà
rato confronto con le Avanguardie europee,
dei curatori è stata quella di dare vita a un
si connotavano per una visione molto sog-
dialogo tra Roma e Milano, in una linea di
gettiva della loro creatività: penso a Enrico
continuità che mettesse in evidenza le co-
Baj, Roberto Crippa, Gianni Dova, Ugo Ne-
munanze e le divergenze di sguardi all’inter-
spolo. Inoltre, mentre gli artisti dell’area ro-
no dei due poli artistici e geografici.
mana apparivano maggiormente in dialogo
Nelle sale dell’Auditorium, un corpus ristret-
con la Pop Art americana, Milano era più in
to ma selezionato di opere è suddiviso te-
sintonia con il contesto artistico europeo.
maticamente in quattro sezioni che nell’alle-
Le sperimentazioni e l’innovazione di cui gli
INSIDEART 16 “I FAVOLOSI ANNI ’60 E ’70 A MILANO”
Fabrizio Plessi, Senza Titolo, 1969
INSIDEART 17 “I FAVOLOSI ANNI ’60 E ’70 A MILANO”
artisti attivi in quel periodo sulla piazza mila-
come Enrico Castellani, Agostino Bonalumi
nese si fecero portatori hanno rappresenta-
e Paolo Scheggi ad esponenti come Vale-
to una svolta culturale non soltanto italiana
rio Adami, Ugo Nespolo, Fabrizio Plessi ed
e segnato indelebilmente un’epoca, rispetto
Emilio Tadini che utilizzarono le suggestioni
alla quale ancora oggi non me ne sovviene
provenienti dai mondi della nuova comuni-
un’altra che possa reggere il confronto”.
cazione innestandole su una raffinata reinterpretazione di riferimenti alla storia dell’ar-
Se a Roma, negli anni Sessanta, si viveva
te. Ne viene fuori un mosaico affascinante e
un’esaltante stagione in cui la cultura di
ricco di spunti e di nuove possibilità di rifles-
massa incideva nel tessuto socioculturale,
sione che, seppur non esaustivo, restituisce
ma anche nell’ambito della creatività e del-
totalmente il senso e l’urgenza delle speri-
la comunicazione contemporanea, Milano,
mentazioni e dell’innovazione di quegli anni.
invece, divenne la città simbolo dei valori della modernità, caratterizzata da una forza progettuale senza precedenti, fulcro dell’Avanguardia internazionale in cui prendevano forma movimenti e tendenze, da Bruxelles a Copenhagen. Attraverso i quattro nuclei tematici Arte, Materia e Spazio verso lo zero, Nouveau Réalisme tra Italia e Francia, Nuclearismo e Astrazioni e Nei mondi della nuova Comunicazione, il percorso espositivo traccia quel fermento, passando dallo Spazialismo di Lucio Fontana fino all’Arte Nucleare di Enrico Baj, Sergio Dangelo, Gianni Dova e Piero Manzoni; dalle solide monocromie di artisti
I Favolosi Anni ’60 e ’70 a Milano a cura di Lorenzo ed Enrico Lombardi 27 settembre – 20 novembre Auditorium della Conciliazione Piazza Pia 1, Roma Gli artisti: Vincenzo Agnetti, Getulio Alviani, Rodolfo Aricò, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Paolo Scheggi, Michele Zaza, Roberto Crippa, Sergio Dangelo, Gianni Dova, Emilio Scanavino, Valerio Adami, Enrico Baj, Lucio del Pezzo, Bruno Di Bello, Ugo Nespolo, Fabrizio Plessi, Sergio Sarri, Emilio Tadini, Arman, Piero Manzoni, Mimmo Rotella e Daniel Spoerri.
INSIDEART 18 “I FAVOLOSI ANNI ’60 E ’70 A MILANO”
Enrico Baj, Animale, 1962
INSIDEART 19 “I FAVOLOSI ANNI ’60 E ’70 A MILANO”
Vincenzo Agnetti, Continua, 1971
INSIDEART 20 INTERVISTA A GIAN MARIA TOSATTI
INSIDEART 21 INTERVISTA A GIAN MARIA TOSATTI
A colloquio con Gian Maria Tosatti: una prospettiva critica sul rapporto tra arte e istituzioni in Italia Carla Macrì
Gian Maria Tosatti artista dalla personalità
tori del mondo della cultura.
poliedrica e acuto interprete della società contemporanea, ha rilasciato un’intervi-
Siamo già entrati nel triennio di prepara-
sta per Inside Art con il fine di presentare
zione alla mostra Quadriennale con un
il proprio punto di vista sui temi Cultura e
programma fitto di attività. Quale bilan-
Arte Contemporanea in vista delle elezio-
cio possiamo tracciare finora?
ni politiche. Direttore artistico de La Quadriennale di Roma ed unico artista del
L’idea che l’attività di Quadriennale sia
Padiglione Italia alla Biennale di Venezia
tutta finalizzata alla mostra che si realizza
2022, Tosatti affronta temi che spaziano
ogni quattro anni è un po’ old fashioned.
dalla necessità di capire e narrare l’arte
Noi siamo un’istituzione di ricerca che la-
contemporanea italiana, all’importanza di
vora su molti progetti importanti, che in-
armonizzare competenze e tutele per gli
centivano la conoscenza, lo studio, la
operatori culturali sino al ricorso di un me-
produzione critica, l’approfondimento e la
todo scientifico che possa valorizzare qua-
promozione nell’ambito del contempora-
lità personali con gli effetti benefici del
neo. Lo facciamo 365 giorni l’anno. Ed ora
confronto continuo tra studiosi e lavora-
siamo concentrati su quest’ampia rosa di
L’intervista al direttore artistico de La Quadriennale sul ruolo della cultura e dell’arte contemporanea, in vista delle elezioni politiche
INSIDEART 22 INTERVISTA A GIAN MARIA TOSATTI
attività. Poi quando ci avvicineremo un po’
Ripeto, molta qualità, molto talento, indub-
di più al 2025, l’anno della mostra – che
biamente, ma poca efficienza di sistema
resta per noi un grande appuntamento -,
e poca chiarezza. Un investitore che non
cercheremo di fare in modo che il patrimo-
sia mosso dalla passione credo che non
nio di lavoro svolto in questi anni, costitui-
ci troverebbe interessanti. Chiedo scusa
sca un riferimento anche per i curatori che
se, pur essendo un artista, affronto que-
si occuperanno di quel progetto. Intanto ci
sto discorso in un modo così freddamen-
stiamo occupando delle 17 mostre che re-
te manageriale, ma ogni centesimo che
alizzeremo quest’anno in un nuovo spazio
lo Stato investe su una struttura culturale
che stiamo allestendo in questi giorni nel
è un centesimo sottratto alla sanità o alla
centro di Roma.
scuola. Quindi è giusto che quei soldi siamo in grado di meritarli garantendo un’effi-
Si avvicina l’autunno e anche le elezioni.
cienza svizzera. Ma attenzione, un approc-
Senza entrare nel merito dei programmi
cio manageriale non significa parlare solo
elettorali, si mette bene o male la situa-
di numeri, ma porsi problemi chiari, come
zione per il mondo della cultura? Qua-
ad esempio: che tipo di racconto di sé sta
le panorama si sta prefigurando dal tuo
dando l’arte italiana di oggi nel contesto
punto di vista?
internazionale, affinché possa guadagnarsi una identità chiara e riconoscibile come
La politica può fare la differenza sul mon-
fenomeno d’insieme, che possa incentiva-
do della cultura solo quando esso sia già
re l’interesse verso i differenti percorsi dei
in grado di dimostrarsi efficiente di per sé.
suoi singoli protagonisti? Sostenere l’arte
È un po’ come un’azienda. Se un’azienda
italiana non significa solo avere del dena-
è in perdita per mille problemi imprendito-
ro per sostenere gli artisti giusti, significa
riali interni, gli aiuti di stato non sono mai
lavorare per costruire una narrazione che
risolutivi. Il mondo dell’arte italiano ha un
sia leggibile ed interessante nel Paese e
sistema pieno di grandi talenti tra gli artisti,
all’estero. Perché il pubblico si appassio-
tra i curatori e tra i manager. Il problema
na solo a ciò che riesce a capire. Per cui
è che manca di organicità. Un po’ come
gli artisti possono essere complessissimi,
una squadra di calcio che manchi dei giusti
ma alle strutture che si occupano dell’arte
schemi. Credo che la nostra prima preoc-
tocca il compito di saperli presentare con
cupazione debba essere quella di trovare
chiarezza.
un’efficienza di sistema. Solo allora potrà aver senso dialogare con la politica per ca-
Di che cosa hanno bisogno in Italia gli
pire se il modello che proponiamo possa
artisti? In che modo le istituzioni poli-
essere meglio sostenuto. In fondo, i politici
tiche potrebbero valorizzare l’arte con-
sono degli investitori. Noi che proposta gli
temporanea?
stiamo portando?
INSIDEART 23 INTERVISTA A GIAN MARIA TOSATTI
Gli artisti devono essere conosciuti. In Ita-
chiaro. Dobbiamo quindi favorire la cono-
lia crediamo di conoscerli, ma non è così.
scenza degli artisti. Le istituzioni possono
Con Quadriennale facciamo molte verifiche
fare la loro parte in questo, certo, ma c’è
sugli studenti, sui collezionisti e addirittura
bisogno anche che torni una genuina curio-
sui critici. Il quadro della loro conoscenza
sità e una volontà di aprirsi.
è sempre parziale. È come se l’arte italiana fosse uno specchio andato in frantumi. E
Alcuni partiti hanno inserito nel proprio
ognuno ne tenesse in mano solo un fram-
programma elettorale la necessità di
mento. Credo che la prima operazione da
contrastare il volontariato e il lavoro non
fare sia quella di re-incollare tutti i pezzi e
retribuito nel settore cultura. Da marzo
poterci riappropriare dell’immagine intera.
2021 ad oggi AWI sta apportando, su in-
Una volta ottenuta quella, capiremo anche
vito della VII Commissione e XI Commis-
che profilo emerge di una generazione che
sione del Senato, proposte di modifica e
sta lavorando negli stessi anni, sullo stes-
integrazione sul testo unificato del Ddl
so territorio e affrontando spesso gli stes-
“Disciplina del lavoro nel settore artisti-
si problemi. Saremo capaci di connettere i
co e creativo.
percorsi degli uni con quelli degli altri, tra-
Quali potrebbero essere a tuo parere
sformando un groviglio di fili in un arazzo
soluzioni efficaci per ovviare alla preca-
INSIDEART 24 INTERVISTA A GIAN MARIA TOSATTI
rietà esistenziale di chi opera nel mondo
L’Italia è l’ultimo paese in UE per parte-
dell’arte?
cipazione ad attività culturali. Quali potrebbero essere le strategie da seguire
A me pare che la precarietà sia un proble-
per invertire questa triste tendenza?
ma del capitalismo in generale, che affligge tutte le categorie. Mettervi mano compor-
Lei andrebbe allo stadio a vedere uno sport
terebbe prima di tutto una rivoluzione cul-
di cui non conosce le regole? Credo di no.
turale, che però non vada solo nella dire-
Non ci andrebbe nessuno. Forse qualche
zione delle garanzie verso i lavoratori, ma
curioso. La cultura italiana, in ogni ambito,
anche di una loro formazione decente. È
ha perso la capacità di sapersi racconta-
vero che il mondo del lavoro in Italia è in
re. La gente non la capisce. Ma il problema
ginocchio per via del precariato, ma è vero
non sono le opere. Perché una volta che
anche che, avendo distrutto negli anni le
poi allo stadio ci vai, dopo un quarto d’ora
istituzioni di formazione, i lavoratori arriva-
cominci a capire quel che sta succedendo.
no spesso ai loro impieghi non sufficiente-
Il problema è che se non ti è chiaro da su-
mente preparati. Tutelare il lavoro significa
bito ciò che andrai a vedere, non sei incen-
compiere un doppio movimento, anche
tivato a partecipare, ad andare.
qui, organico, come il respiro. Migliorare la
Negli anni in cui la partecipazione era gran-
formazione e, quindi, garantire la stabilità.
de, parlo di quasi tutto il Novecento, c’erano
Altrimenti il rischio è quello di dare garan-
le avanguardie, un dibattito critico enorme
zie a chi non ha le competenze necessarie.
che finiva sulle prime pagine dei giornali.
E questo anche finirebbe per costituire un
Il Neorealismo, teorizzato nel ’48 da An-
problema. Comunque, io sono un artista.
drè Bazin, aveva chiarito molto bene cosa
Nel mio lavoro le garanzie non esistono.
stessero facendo De Sica, Visconti e Ros-
E se esistessero, forse, sarebbe sbaglia-
sellini. Per questo il movimento ha allunga-
to. Fare l’artista è una scelta deleteria, da
to il suo afflato fino alla fine del decennio
un certo punto di vista. Lo sapevamo tutti
successivo ed ha viaggiato nel mondo. Le
bene fin dall’inizio. L’unica cosa che può
opere erano buone, certo, ma la differenza
garantire il nostro lavoro sono le lacrime
l’ha fatta la narrazione. Lo dimostra il fatto
dei nostri spettatori. Invece, i tanti mana-
che lo stile neorealista fosse adottato an-
ger della cultura, gli impiegati che lavorano
che dal cinema più popolare, penso ai vari
nel nostro mondo, loro no, loro fanno dei
“Pane amore e fantasia” o ai film di Raffael-
lavori normali. Impiegato in un’azienda o
lo Matarazzo. Il cinema di cassetta, il cine-
una galleria non può e non deve fare alcu-
ma dei grandi numeri, cercava di somiglia-
na differenza. Per loro è giusto che si lavori
re al cinema impegnato. Questo perché i
sodo per garantire la giusta formazione e la
grandi autori del Neorealismo e i critici che
giusta stabilità.
lo avevano seguito con passione avevano costruito un discorso chiaro, qualcosa che
INSIDEART 25 INTERVISTA A GIAN MARIA TOSATTI
faceva avvicinare le persone. Allora uno
fisionomia indicativa attraverso i propri per-
spettatore di quegli anni poteva guarda-
corsi. Credo sia un fenomeno di grandissi-
re “Guardie e Ladri” di Monicelli e Steno
ma importanza. Oltre a questo ci sono tanti
o “Roma città aperta” di Rossellini come
altri professionisti di ottima qualità. Ci sono
fosse parte di un unico racconto. Ma que-
alcune istituzioni che stanno facendo tan-
sto succedeva anche con le grandi avan-
to, a partire dal Ministero con la Direzione
guardie. Pensiamo al Futurismo che pro-
Generale per la Creatività Contemporanea.
dusse infinite declinazioni del suo spirito
Solo i curatori, forse, oggi, dovrebbero mo-
in contesti più popolari, dalle arti applicate
strare un po’ più di coraggio. Dovrebbero
alla comunicazione. Ma alla base di quel
crederci di più e rispondere alla chiamata,
movimento c’era una riflessione condivisa,
che consiste nell’impegnarsi a disegna-
anche molto interconnessa col contesto
re l’architettura critica di una generazione
storico in cui nasceva (ben prima del fasci-
senza sudditanze psicologiche. Capendo
smo, varrà la pena ricordarlo). Oggi le ope-
che i maestri di oggi non sono inferiori ai
re sono buone lo stesso. È la capacità di
maestri di ieri e che il postmodernismo,
sapersi raccontare, di saper dialogare con
che ci ha fatto dubitare anche di quante
il proprio tempo e la propria società che si
dita abbiamo nelle mani, è finito. È iniziato
è indebolita. D’altra parte quando all’este-
un tempo nuovo che credo sia stato molto
ro fanno un film sull’Italia sono sempre le
ben inquadrato dal filosofo Maurizio Ferra-
ambientazioni degli anni ’50 ad emergere.
ris.
Significa che loro ci hanno capito fino lì. Siamo stati capaci di raccontare noi stessi,
Sin dalla presentazione della Quadrien-
all’estero e in casa, fino lì.
nale, la rassegna è stata presentata come uno strumento di indagine sull’ar-
Siamo consci delle problematiche che
te italiana, poco conosciuta all’estero
affliggono il sistema dell’arte in Italia ma
e carente di un apparato critico negli
ci sarà pure qualcosa di positivo. La not-
ultimi decenni. Cosa pensi verrà fuori
te è fonda ma dove sono “le lucciole”?
da questi anni di ricerca? Quali sono le aspettative?
Di positivo c’è, forse, la migliore generazione di artisti dal dopoguerra ad oggi. Ab-
Le aspettative sono molte. Ma ce ne sono
biamo degli artisti fantastici, e ritengo che
due soltanto che per me sono davvero im-
abbiano portato avanti nel loro lavoro delle
portanti. Spero di terminare questo incarico
linee di coerenza molto forti e molto reali.
avendo dato prova di un metodo di lavoro
Gli artisti di questa generazione non sono
scientifico e sono quasi sicuro che alla fine
stati tenuti assieme da un orizzonte critico
di questi tre anni, quando riprenderò a de-
deciso da qualcuno. Hanno lavorato in au-
dicarmi soltanto al mio studio, avrò lascia-
tonomia finendo per convergere verso una
to sul campo una intelligenza diffusa di una
INSIDEART 26 INTERVISTA A GIAN MARIA TOSATTI
INSIDEART 27 INTERVISTA A GIAN MARIA TOSATTI
trentina di critici, che, al di là dell’istituzione con cui hanno collaborato per un triennio, anche una volta dispersi in altri incarichi, hanno sviluppato l’abitudine ad interagire continuamente, a lavorare assieme, a confrontarsi. Sono sicuro che questi tre anni di vicinanza legherà il loro lavoro a lungo. Porterà a concepirsi come un insieme. Il segreto è questo: essere unici insieme. Esaltare le proprie caratteristiche particolari all’interno di una rete interconnessa. È questo che crea veramente sistema. Non i neuroni singoli, ma le sinapsi. Spero di andare via da Quadriennale sapendo di aver contribuito a ristrutturare il cervello del sistema.
INSIDEART 28 INTERVISTA A CLAUDIO PARISI PRESICCE
Di che cosa ha bisogno il “sistema cultura” in Italia? Ce ne parla Claudio Parisi Presicce, Sovrintendente capitolino ai beni culturali
Punti di forza e debolezze del Sistema Musei di Roma Capitale
INSIDEART 29 INTERVISTA A CLAUDIO PARISI PRESICCE
INSIDEART 30 INTERVISTA A CLAUDIO PARISI PRESICCE
Claudio Parisi Presicce
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INSIDEART 31 INTERVISTA A CLAUDIO PARISI PRESICCE
Carla Macrì
I risultati elettorali apriranno una nuova stagio-
mostre particolarmente suggestive e attraenti,
ne politica per l’Italia sotto la volontà di “rico-
ha scalato la vetta e ora compete col Museo
struire il rapporto tra istituzioni e cittadini” per
dell’Ara Pacis, da sempre il secondo museo
citare le parole di Giorgia Meloni presidente di
del sistema dopo i Musei Capitolini. Il numero
Fratelli d’Italia, partito vincitore delle elezioni. In
dei visitatori, però, non è il dato che interessa
questo percorso di rielaborazione della fiducia
di più, il lavoro che cerchiamo di fare è mo-
tra popolo e istituzioni quale sarà il ruolo della
strare la vocazione culturale specifica di ogni
cultura? In particolare i beni culturali romani di
museo, diversificando l’offerta in modo che
cosa hanno bisogno per affrontare i prossimi
ognuno possa trovare il proprio feeling con la
anni? Ce ne parla Claudio Parisi Presicce,
collezione museale o con il racconto di un per-
Sovrintendente capitolino ai beni culturali, so-
corso espositivo. Ciascuno ha la propria opera
stenitore dell’idea per cui interoperabilità e co-
d’arte nei musei, l’importante per noi è aiutare
municazione tra pubblici e privati rappresenta-
a trovarla. C’è sempre un singolo dettaglio che
no una chiave di svolta per rendere accessibile
determina quell’emozione speciale che costi-
l’immenso patrimonio culturale romano.
tuisce la chiave per riconoscersi nel patrimonio millenario della città di Roma. La capacità di
Può darci un bilancio complessivo sull’an-
raggiungere un rapporto empatico con l’opera
damento del Sistema Musei di Roma Capi-
d‘arte, a volte, dipende da una piega del pan-
tale quest’anno?
neggio o da un volto sorridente di una figura
Il 2022 è un anno molto positivo perché quasi
dipinta in un quadro. È lo sguardo del visita-
tutti gli indicatori mostrano che abbiamo supe-
tore che può cogliere legami tra episodi della
rato il 2019, anno prepandemico. Il consumo
memoria individuale e la singola opera d’arte,
culturale nella città di Roma e sul patrimonio
creando quel rapporto speciale con essa che
artistico e monumentale da parte dei romani e
determina l’affezione a un determinato museo.
dei turisti italiani e stranieri è cresciuto: il numero
Noi siamo alla continua ricerca delle condizio-
delle tessere di libero accesso (MIC) nel 2019 è
ni in cui possa avvenire quel contatto intimo
stato di 10.432, mentre al 31 agosto 2022 sono
con l’arte, che è atto creativo per eccellenza.
stati già raggiunti 21.691 tesseramenti. Alcuni
Quando il visitatore legge o intuisce la sintesi
esempi del Sistema Musei civici: la Centrale
che l’opera d’arte realizza e la riconduce alla
Montemartini, dove è stata allestita una mo-
propria esperienza emotiva o intellettuale, noi
stra di mosaici finora mai esposti che hanno
abbiamo raggiunto uno degli obbiettivi princi-
permesso per la prima volta di camminare sul
pali sottesi alla preservazione del patrimonio.
suolo di Roma antica, ha avuto un incremento rilevante, poiché a fine agosto si sono registrati
Tra i temi che dovranno essere affrontati dal
circa 66.000 visitatori contro i 45.000 dell’in-
futuro governo quali l’inclusione, la digita-
tero 2019; il Museo di Roma, grazie ad alcune
lizzazione, la tutela occupazionale, secon-
INSIDEART 32 INTERVISTA A CLAUDIO PARISI PRESICCE
do lei quali sono gli ambiti su cui lavorare
la Cultura e ai Musei Vaticani, ma anche con i
come punto di partenza per migliorare la
privati, in modo tale che le informazioni siano
fruizione culturale?
messe in condivisione e possano produrre la
La digitalizzazione è fondamentale. La Sovrin-
moltiplicazione degli interessi e dell’attrattività.
tendenza ha realizzato un sistema informativo
Le potenzialità di sviluppo economico e cultu-
che si chiama SIMART (Sistema Informativo
rale sono enormi e consentiranno di allargare il
Musei, Arte, Archeologia, Architettura di Roma
numero degli utenti e di immettere forze nuo-
e Territorio di Roma Capitale) accessibile attra-
ve, adeguate anche dal punto di vista anagra-
verso il web, dove sono stati caricati circa 1
fico. La qualità della preparazione delle nuove
milione di records. Esso avvicina enormemen-
generazioni è ottima e multidisciplinare; il loro
te la conoscenza del patrimonio culturale della
apporto, pertanto, sarà decisivo. Ciò vale an-
città di Roma, mettendo a disposizione di tutti
che per le funzioni legate alla sorveglianza: la
schede testuali, bibbliografia, schede di au-
figura tradizionale del custode alla luce dell’in-
tore, immagini, riferimenti a contesti, elementi
novazione tecnologica, dovrà evolvere nella
anagrafici tutti interconnessi tra loro, con spe-
figura del mediatore culturale, che incontra le
cifici approfondimenti. Il sistema ha bisogno di
esigenze delle diverse tipologie di visitatori e
dialogare con altri sistemi informativi perché il
li avvicina adeguatamente all’offerta culturale
patrimonio culturale romano è unico al mondo
del museo.
ma è gestito da una pluralità di istituzioni: l’interoperabilità tra i diversi sistemi è quindi uno
Quali sono i punti di forza e quali di carenza
degli obbiettivi più urgenti. È un tipo di lavo-
delle realtà museali romane?
ro che va affrontato insieme al Ministero del-
Il punto di forza principale del Sistema musea-
INSIDEART 33 INTERVISTA A CLAUDIO PARISI PRESICCE
le è l’offerta diversificata sul territorio. Abbiamo
perché rappresentano il confine tra l’area ur-
realizzato o stiamo realizzando iniziative impor-
bana abitata fino alla proclamazione di Roma
tanti a Casal de’ Pazzi a Rebibbia, a Pietralata,
Capitale (1870) e il successivo sviluppo ester-
a Centocelle e a Settecamini. La carenza più
no. Stiamo lavorando all’apertura del maggior
evidente è individuabile nel mancato raccordo
numero possibile di camminamenti di ronda
nella comunicazione tra tutte le atre istituzioni
lungo il circuito delle mura: essi danno la pos-
pubbliche che offrono fruizione culturale: è ne-
sibilità di guardare al tessuto urbano con occhi
cessaria e impellente la creazione di un portale
diversi. Le porte delle mura possono diventa-
unico che consenta agli utenti di capire e sce-
re spazi di aggregazione, di ricerca e di studio
gliere rapidamente dove e come indirizzare la
legati al rapporto pubblico-privato e destinati
propria attenzione.
alla produzione e al consumo culturale.
Esiste una relazione tra il patrimonio mo-
Come coniugare il dialogo tra i musei ar-
numentale, presente soprattutto nelle aree
cheologici romani e l’arte contemporanea?
centrali di Roma, con le periferie? Quali po-
È stato sempre possibile inserire lo sguardo
trebbero essere le strategie da seguire per
dell’arte contemporanea all’interno dei nostri
raggiungere un riequilibrio territoriale e va-
spazi archeologici. Abbiamo cercato di farlo in
lorizzare le realtà culturali periferiche?
modo coerente: spesso le opere sono realizza-
È importante creare percorsi tematici unitari, in
te come atto creativo site specific, che possa
modo che i valori storici presenti nella città di
suscitare interesse per la conoscenza o che
Roma siano riconoscibili proprio grazie all’in-
comunque stabilisca un rapporto diretto con le
terconnessione tra di loro. Le Mura Aureliane,
collezioni.
ad esempio, hanno una grande potenzialità,
INSIDEART 34 LEONE D’ORO A VENEZIA PER NAN GOLDIN
Ecco perché oggi è importante celebrare Nan Goldin con un Leone d’oro a Venezia
INSIDEART 35 LEONE D’ORO A VENEZIA PER NAN GOLDIN
Il lungometraggio dedicato alla grande fotografa vince in Laguna il più prestigioso dei premi del festival. Che valore ha un riconoscimento come questo?
INSIDEART 36 PALAYS DE TOKYO, MARINELLA SENATORE
Fabrizia Carabelli
Lo scintillio della settantanovesima edizio-
anche convincersi che sarebbe meglio rad-
ne della Mostra del cinema di Venezia,
drizzarle fino a che si è in tempo.
trova un posto nel cielo anche per le vicen-
La storia di Nan Goldin ci rende partecipi
de più cupe. Anche stavolta i red carpet
di un viaggio attraverso l’esistenza di una
hanno reso affascinante ciò che spesso ci
donna che non ha mai avuto paura della
è difficile guardare, osservare con attenzio-
diversità. La macchina fotografica la ren-
ne, tenendo serrate le mascelle nel caso
de testimone di un mondo collassato, ai
in cui il nostro occhio sempre più pigra-
limiti della decenza, ma che in fondo, se si
mente abituato al torpore dell’ordine, cada
ascolta attentamente, spesso nel chiasso,
dove solitamente preferiamo non volgere lo
copre grida di aiuto disperate.
sguardo. Il più importante dei premi del Festival del cinema quest’anno ci spinge ol-
Nel 1986 Nan Goldin trasforma uno dei
tre l’abitudine, oltre il bello, ci costringe ad
suoi primi lavori – uno slide show in co-
ascoltare una storia che sembra ammonire
stante evoluzione – in un libro fotografico,
ognuno di noi, assopiti nell’aridità del sem-
The Ballad of Sexual Dependency, dove
plice, infastiditi da quelle “inadeguatezze”
registra la propria vita condivisa con la “tri-
di cui sembra ci sia sempre più frequente-
bù”, compagna di tutte le estremità degli
mente l’esigenza di fare a meno e, magari,
anni Settanta e Ottanta, fra droghe, feste,
Nan Goldin, ‘Nan one month after being battered’, 1984. Museum Folkwang. Installation View at Punta della Dogana, 2018 © Palazzo Grassi, Photography by Matteo De Fina
INSIDEART 37 PALAYS DE TOKYO, MARINELLA SENATORE
Trixie on the Cot, New York City, 1979 – Cibachrome
sesso e violenza. Affacciata in quell’abisso,
essere ammesse, in cui l’istinto viene sop-
Goldin non si lascia però trascinare nell’o-
presso dalla formalità. Nan Goldin conosce
scurità, almeno non fino al punto di non ri-
bene quell’abitudine, la stessa maschera
torno. Nel 1986 l’eccesso viene lasciato al
indossata dai suoi genitori a seguito del
passato: un’occhio nero è l’ultimo dei se-
suicidio di Barbara Holly, sua sorella. L’a-
gni che quella vita senza regole lascia sul
bominio non deve essere messo in mostra,
suo viso, dopo una lite con il suo partner
frantumerebbe l’equilibrio, e la scelta di
dell’epoca.
preservare la rispettabilità della famiglia si accompagna al desiderio di ignorare l’ac-
L’eroina, gli oppiacei, la perdizione: in uno
caduto.
scenario che rappresentava ( e in certi versi ancora rappresenta) l’antitesi dell’America
Parte da qui l’irresistibile necessità di cer-
perbenista che vuole dare di sé l’immagine
care ciò che di più vero esista, non ac-
della migliore società che si possa deside-
contentarsi della superficie, oltrepassare
rare, Goldin si fa bardo dei dimenticati, dei
lo steccato e affrontare il bosco che c’è
nascosti, di coloro che vivono al margine di
dall’altra parte, consapevole delle agghiac-
un mondo in cui le fragilità non sembrano
cianti realtà che in mezzo a quei rami si na-
INSIDEART 38 PALAYS DE TOKYO, MARINELLA SENATORE
scondono.
nea? In un momento storico come questo vediamo crescere la popolarità di coloro
Un’odissea in un mare di oscenità di cui
che non hanno mai nascosto l’ostilità verso
l’artista, fotografa e attivista non prende
ciò che da sempre viene raccontato dall’o-
mai le distanze: in quel nero mare nuota,
biettivo di Nan Goldin. Uno straordinario
cercando ostinatamente di raccontare ciò
e al tempo stesso grottesco processo di
che invece sembra crogiolarsi nell’ombra.
involuzione della società nei confronti dei
Le 700 immagini scattate in Europa e in
liberi costumi è oggi all’ordine del giorno;
America tra il 1975 e il 1979 sono il princi-
l’incapacità, o per meglio dire l’assenza di
pio di una lotta che non si sarebbe mai ar-
volontà, da parte di una fetta dell’Occiden-
restata, una lotta che All the beauty and the
te di voler comprendere ciò che non è ordi-
bloodshed di Laura Poitras fa riemergere dal passato in tutta la sua straordinarietà. Le incursioni per denunciare la multinazionale Purdue Pharma, accusata di causare migliaia di morti per overdose da farmaco, sono l’ennesimo atto che dimostra l’insaziabile fame di giustizia di una delle eroine della fotografia contemporanea. In un presente che sembra sull’orlo di frantumarsi, crescono, di giorno in giorno, rigetti di odio nei confronti di coloro che, nel vecchio secolo come nel nuovo, sono vittime della spietatezza di un tempo che non sembra essere alla portata di tutti. La fragilità dei pochi non conta. La vittoria nel pantheon del cinema però ci dice che in questo scenario odierno, un segno deve, e può, essere lasciato sul sentiero. Il successo della pellicola firmata da Laura Poitras prende le sembianze di un paradosso: cosa c’è in mezzo alla fascinazione per le storie più al limite e l’insofferenza nei confronti del diverso – “diverso da chi?” sarebbe in questo caso uno degli interrogativi più adeguati – nella società contempora-
INSIDEART 39 PALAYS DE TOKYO, MARINELLA SENATORE
nario, avvilisce coloro che a tale processo
riandoli volano tra le sale del Solomon R.
si ostinano a non voler prendere parte. È
Guggenheim Museum di New York.
verso di loro quindi che si rivolge All the beauty and the bloodshed, a coloro che non accettano di osservare con disinvoltura le novelle della misoginia quotidiana, che non vogliono lasciare spazio all’odio, che anche se all’apparenza nulla sembra poter fare la differenza, anche un gesto minore può dimostrarsi grande quanto una cascata di prescrizioni di oppiacei che come co-
Sotto, un frame della protesta di Nan Goldin al Solomon R. Guggenheim Museum di New York
INSIDEART 40 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
The kingdom of the ill, la nuova mostra di Museion a Bolzano indaga salute e malattia nel mondo post-covid
L’istituzione bolzanina inaugura la sua nuova mostra collettiva, secondo capitolo di TECHNO HUMANITIES, il nuovo programma espositivo dedicato alle questioni urgenti ed esistenziali della cittadinanza globale nella dialettica tra ecologia, tecnologia ed economia
INSIDEART 41 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
Davide Maria Mannocchi
Da cosa proviene il naturale stato di salu-
che e di una sempre più diffusa precarietà
te di un individuo? Da questo interrogati-
nel settore creativo, possiamo ancora dire
vo parte l’esposizione collettiva The Kin-
di essere veramente sani?
gdom of the ill, presentata da Museion e disponibile per il pubblico da sabato 1
Lo stravolgimento di ogni settore del mon-
ottobre. La mostra rappresenta il naturale
do contemporaneo a seguito della recente
proseguimento della prima tappa del ciclo
epidemia ha alzato il livello di attenzione su
TECHNO HUMANITIES, un progetto di ri-
temi ancora troppo poco dibattuti: risulta
cerca multidisciplinare articolato in mostre,
evidente ormai come salute mentale e fi-
pubblicazioni e programmi di mediazione,
sica siano due parametri profondamente
ideato dal direttore dello spazio Bart van
intersecati in una dimensione sociale sem-
der Heide.
pre più schiacciata da ansie prodotte dalla necessità di performare ad altissimi livelli,
L’interazione tra l’essere umano e le nuove
diventando macchine produttive poco inte-
tecnologie fa da fondale in questa inedita
ressate della propria interiorità. È sotto gli
ricerca che si esprime attraverso ventaglio
occhi di ogni o di noi il forte disequilibrio
di sguardi differenti: le esperienze perso-
economico che si manifesta nelle modalità
nali degli artisti convocati per l’occa-
in cui il singolo individuo ha la possibilità
sione danno corpo ad un’esposi-
di provvedere alle proprie cure. Da questi
zione pronta ad attivare riflessioni
presupposti quindi si muove un ragiona-
riguardo i vari sistemi di welfa-
mento che si espande verso la salute de-
re e incentivi commerciali che
gli ecosistemi in cui trascorriamo le nostre
possono essere determinan-
esistenze: un’ambiente insalubre è fonte di
ti dall’ambito sanitario.
malessere, l’inquinamento rende irrespi-
La mostra presenta
rabile l’aria che respiriamo e l’acqua che
inoltre differenti
beviamo, determinando un continuativo
modalità
degradamento delle condizioni di vita della collettività. L’esposizione si apre con l’installazione dei Brother Sick, i fratelli newyorkesi Ezra e
di contestazione delle definizioni consuete
Noah Benus, che mettono sotto gli occhi
di buona salute. In quest’epoca di pande-
degli spettatori le disuguaglianze emerse
mia, di ansia sociale in continuo aumento e
nel momento dell’esigenza della sommini-
incremento dei costi sanitari, di intensifica-
strazione del Vaccino contro il virus Covid
zione del controllo sulle informazioni medi-
19. Elementi provenienti da strutture ospe-
INSIDEART 42 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
daliere, frammenti di scritture ebraiche e
tratto simbolico dell’impegno collettivo che
storie di persecuzione si mescolano in un
caratterizza il mondo del volontariato, dei
grido di disperazione e d’aiuto, mostrando
professionisti e delle professioniste (medici,
che nell’assistenza sanitaria si incrociano
personale infermieristico, ricercatori e ricer-
classe, razza e genere e spesso sono pro-
catrici, personale amministrativo) che costi-
fondamente penalizzati coloro che proven-
tuiscono il mondo della cura, della ricerca e
gono da ambienti a basso reddito.
della prevenzione nel territorio.
Alzando lo sguardo ci si scontra con la serie
L’esposizione continua con Lynn Hersh-
Kingdom of the Ill, 2022, exhibition view, MUSEION Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. Foto: Lineematiche/Luca Guadagnini
di arazzi realizzati dall’artista americana Erin
man Leeson che apre il primo squarcio
M. Riley che da forma alla sua ossessione
sulla dicotomia salute-ambiente: il lavoro
per le dipendenze da medicinali mescolan-
presentato da Museion viene stato svilup-
do immagini reperite sul web e fotografie
pato in collaborazione con il Wyss Institute
personali. Questa segue l’installazione di
for Biologically Inspired Engineering dell’U-
Ingrid Hora che consiste in una collezio-
niversità Harvard per indagare il problema
ne di un considerevole numero di impronte
dell’inquinamento idrico. Basato sulle im-
di argilla rossa. Queste impronte sono il ri-
magini della serie Water Women, iniziata
INSIDEART 43 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
dall’artista nel 1975 per studiare i concetti
li. Enrico Boccioletti presenta un’installa-
di evaporazione e trascendenza, l’installa-
zione stratificata sui temi della stanchezza
zione fa uso di due tecnologie nuove: l’A-
cronica e della depressione. A sottendere
quaPulse, un filtro per l’acqua che uccide i
l’installazione c’è la sensazione di burnout,
batteri e degrada la plastica con l’elettrici-
un’esperienza che molti e molte hanno af-
tà, e il sistema Evolution, che utilizza bat-
frontato durante la pandemia, momento di
teri intelligenti per dissolvere e digerire la
immensa precarietà acuito dalle divisioni
plastica. La luminosità dei pannelli riflette
radicate nell’implacabile logica capitalisti-
i livelli di degradazione della plastica e di
ca della produttività.
Kingdom of the Ill, 2022, exhibition view, MUSEION Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. Foto: Lineematiche/Luca Guadagnini
eliminazione degli agenti patogeni.
La distopia è ormai uno dei temi più saldamente legati al nostro immaginario recente.
La ricchezza di The Kingdom of the ill sta
Su di essa riflette Shu Lea Cheang: la sua
nella diversità di linguaggi che sono stati
installazione racconta la storia della GE-
messi in dialogo ed ecco infatti che non
NOM Co., futuristica azienda del porno su
manca l’occasione di osservare come sullo
Internet che invia codificatori IKU (“orga-
stesso tema si inizino ad attivare anche ar-
smo” in giapponese) a New Tokyo per rac-
tisti operativi con gli strumenti multimedia-
cogliere dati sugli orgasmi attraverso i rap-
INSIDEART 44 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
porti sessuali, poi trasformati in chip IKU da
inquinate della Penisola. Il titolo della serie
vendere per essere utilizzati come plug-in
– The Land of Holes – fa riferimento all’A2A:
nei cellulari. Nell’UKI post net-crash, i co-
un’azienda di produzione energetica che ri-
dificatori IKU privi di dati vengono scaricati,
empie di rifiuti le cave createsi con l’estra-
ormai rifiuti elettronici, a E-trashville, dove si
zione di sabbia e ghiaia, e poi le maschera
svolge UKI Virus Rising, la rivolta dei virus.
con delle colline erbose. Oltre all’A2A, la
È qui che i codificatori IKU riemergono sotto
locale Caffaro Industrie, azienda di produ-
forma di virus Kl, per infiltrarsi e sabotare un
zione chimica, è responsabile dell’aumen-
pericoloso complotto biologico ideato dalla
to della contaminazione da diossina e PCB
GENOM Co. Al virus UKl si uniscono uma-
(policlorobifenili), che causano problemi di
noidi defunti, trans-mutanti, corpi tecno-da-
salute tra cui disturbi ormonali, alterazioni
ti e una città infetta.
riproduttive e dello sviluppo, danni al sistema immunitario e una serie di tumori.
Dopo il primo italiano in mostra arriva anche il bresciano Mattia Martoriati: prota-
Joana Hedva, presenta un video in cui p
gonista del suo lavoro è la città di Brescia
protagonista la sua anziana nonna di 93
che l’artista documenta dal 2019. La città
anni affetta da Alzheimer. Il video in tre ca-
lombarda è considerata oggi una tra le più
nali vede la donna leggere voce alta i testi
Kingdom of the Ill, 2022, exhibition view, MUSEION Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. Foto: Lineematiche/Luca Guadagnini
INSIDEART 45 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
Kingdom of the Ill, 2022, exhibition view, MUSEION Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. Foto: Lineematiche/Luca Guadagnini
di ricette mediche a lei prescritte dal 1998
sociale e la zona geografica di provenienza
al 2009. L’intersecazione delle tracce audio
mettono in rilievo le differenze tra i sistemi
provoca un impossibilità di comprensione
di welfare europei e americani.
che si trasforma però in controllo mentale sull’anziana, ormai schiava dei medicinali.
Torna la riflessione sull’ambiente con il lavoro presentato da P.Staff, artista america-
I temi di classe genere e appartenenza sono
no che interviene nello spazio di Museion
ancora una volta presenti nell’installazione
con una rete di fili metallici sospesi dai
dell’italiana Adelita Husni-Bey. La serie di
quali fuoriescono gocce di acido. Questa
disegni che compongono il suo lavoro ven-
cadono in barili di alluminio che vengono
gono realizzati tracciando su fogli di carte
progressivamente corrosi, riferendosi ide-
le sagome di alcuni individui. Accanto ai di-
almente agli effetti delle piogge acide pro-
segni vengono dall’artista appuntanti rife-
vocate dall’inquinamento. Il lavoro fa riferi-
rimenti a conversazioni avute con ognuno
mento alla psicosi collettiva che negli anni
dei partecipanti all’azione performativa che
’90 vede il nascere di ansie e incertezze
ha preceduto l’esposizione, in cui si rileva-
nell’uscire all’aperto per paura di essere fe-
no i profili psicologici profondamente se-
riti dagli effetti corrosivi della pioggia.
gnati dal contesto socio-economico in cui questi trascorrono la loro vita. L’estrazione
La preziosità della mostra aumenta sem-
INSIDEART 46 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
Kingdom of the Ill, 2022, exhibition view, MUSEION Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. Foto: Lineematiche/Luca Guadagnini
pre di più: prende parte al coro di interventi
alteri e vada perduta con l’esperienza della
anche Nan Goldin, di recente celebrata a
tossicodipendenza.
Venezia con il documentario vincitrice dl Leone d’oro del Festival del Cinema. Nan
Alla riflessione di Goldin si lega anche l’in-
Goldin è una delle fotografe più significative
stallazione del collettivo P.A.I.N. che mette
del secolo appena concluso e il suo lavoro
in scena proteste improvvisate per con-
ha permesso di comprendere l’esperienza
tra- stare l’epidemia di overdose in corso,
autentica delle sottoculture LGBTQ, la cri-
perpetrata dall’industria farmaceutica glo-
si dell’HIV/AIDS e la diffusione epidemica
bale. Il primo bersaglio di P.A.I.N. è stato
degli oppioidi. L’installazione riflette su un
la filantropia tossica della famiglia miliarda-
periodo recente della vita di Goldin, carat-
ria Sackler, la cui azienda Purdue Pharma
terizzato dalla sua dipendenza dagli op-
ha commercializzato in modo aggressivo
pioidi. Si tratta di un’opera estremamente
l’OxyContin, oppioide che crea forte dipen-
personale che assembla istantanee intime
denza, a milioni di pazienti affetti da distur-
e private ma anche immagini d’archivio re-
bi secondari.
centemente scoperte, che insieme ci interrogano su come la memoria sia vissuta, si
L’artista britannico lan Law interviene con
INSIDEART 47 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
un’installazione costituita dalle imbottiture
pinte. Le angolazioni estreme dei ritratti al-
degli schienali di sedie che in genere arre-
ludono alla destabilizzazione o alla sensa-
dano le sale d’attesa: uno spazio spesso
zione di perdere il terreno sotto i piedi che
carico di sentimenti di paura, consapevo-
spesso caratterizza la malattia. Carolyn
lezza o sollievo. I cuscini recano impresse
Lazard affronta la politica e la socialità im-
immagini spettrali: silhouette di fiori, forse
plicite nelle reti di assistenza costituite da
regalati ai pazienti da qualche visitatore. A
e per disabili e le loro comunità.Utilizzando
queste fanno coro Le opere di Julia Frank:
materiali già pronti, in questo caso depura-
queste indagano e dissezionano gli eventi
tori d’aria, Lazard richiama la nostra atten-
Kingdom of the Ill, 2022, exhibition view, MUSEION Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. Foto: Lineematiche/Luca Guadagnini
social che si svolgono in luoghi pubblici o
zione sugli oggetti che arredano gli spazi di
privati. Il dittico in mostra realizzato in se-
cura e recupero.
guito a una recente operazione e al successivo periodo di convalescenza, è dipinto a
La tensione accumulata in tutto il percor-
partire da autoritratti scattati da lei stessa
so si tenta di sciogliere nell’ultima fese del
mentre era in ospedale. Le opere sono di
percorso: l’ultimo piano di Museion, ampio
dimensioni modeste, per incoraggiare un
e vuoto presenta le ultime installazioni in
rapporto fisico con la carta su cui sono di-
un’atmosfera fredda, asettica ma scaldata
INSIDEART 48 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
Kingdom of the Ill, 2022, exhibition view, MUSEION Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. Foto: Lineematiche/Luca Guadagnini
dalle luci delle pareti vetrate dell’edificio.
Lauryn Youden presenta due altari fissati
Ma non tutto è come sembra.
alla parete che ospitano oltre 180 elementi individuali, come erbe, medicine, portapil-
L’opera collaborativa di Heather Dewey-
lole, oggetti sacri, candele, fiori secchi Tutti
Hagborg e Phillip Andrew Lewis, che im-
gli elementi degli altari si combinano per
magina un futuro di lutto e dolore bio-tec-
creare un ritratto di Youden, che sottolinea
nologizzati.
la natura comunitaria della cura e incorag-
In
precedenti
allestimenti
dell’opera, il DNA di famigliari deceduti ve-
gia la condivisione delle risorse.
niva inserito in piante psicoattive che potevano essere consumate in un ultimo, intimo
La riflessione sulle malattie croniche torna
viaggio. L’installazione in mostra offre una
con l’installazione dell’artista disabile Sha-
suggestione speculativa di questo proces-
rona Franklyn che consiste in una serie di
so, raccontata dal video che l’accompa-
oggetti come fiori, pesci, prodotti alimen-
gna. La sua installazione ha la forma di una
tari e farmaci su ricetta medica racchiusi
serra aperta quasi piramidale, in cui sono
in gelatina: una selezione che allude alla
collocate delle piante dalle proprietà psico-
vita e alle cure di Franklin, ma che strizza
attivo ottenibili legalmente.
l’occhio anche ai sistemi di classificazione e studio botanico e biologico.
INSIDEART 49 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
Kingdom of the Ill, 2022, exhibition view, MUSEION Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano. Foto: Lineematiche/Luca Guadagnini
Si procede verso la fine dell’esposizione
Servendosi del suono e del movimento gui-
con le ultime tre installazioni: l’opera di
dato, l’artista italiana Barbara Gamper fa
Mary Maggic prende la forma di un ambu-
emergere tramite le esplorazioni somatiche
latorio e di un video su uno studio eseguito
le esperienze non verbali e le nostre rela-
su una popolazione queer-femminista, ba-
zioni con altri esseri umani, specie animali
sato sull’identità di genere di che partecipa
e altre ecologie. L’artista propone una for-
contrapposta all’assegnazione del genere
ma di cura alternativa: le istruzioni audio di
avvenuta alla nascita. Lo studio si fonda sul
Gamper ci guidano attraverso una serie di
principio della distanza tra ano e genitali (o
esercizi di respirazione, sfioramenti leggeri
AGD) che gli scienziati utilizzano come pa-
e piccoli movimenti che mirano ad alleviare
rametro per valutare la tossicità riprodutti-
i nostri stress e traumi, e di liberarcene.
va. Mentre il nostro mondo, governato dal capitalismo patriarcale, diventa sempre più
The kingdom of ill si esaurisce con Juliana
inquinato, l’AGD diminuisce costantemen-
Cerqueira Leite e Zoë Claire Miller che
te, diventando così un parametro scienti-
ragionano ancora sul concetto di cura al-
fico inaffidabile per accertare l’identità di
ternativa: la loro installazione ci parla dei
genere.
modi in cui le donne hanno utilizzato le erbe medicinali per regolare i cicli ormonali,
INSIDEART 50 THE KINGDOM OF THE ILL, MUSEION A BOLZANO
alleviare i dolori mestruali, la sindrome premestruale e i sintomi della menopausa, e la scelta delle piante incluse nell’installazione riflette queste tradizioni antiche. Info: www.museion.it The kingdom of the ill, a cura di Sara Cluggish e Pavel S. Py´s 1 ottobre 2022 — 5 marzo 2023 Artisti in mostra: Enrico Boccioletti, Brothers Sick (Ezra e Noah Benus), Shu Lea Cheang, Heather Dewey-Hagborg & Phillip Andrew Lewis, Julia Frank, Sharona Franklin, Barbara Gamper, Nan Goldin e Prescription Addiction Intervention Now (P.A.I.N.), Johanna Hedva, Ingrid Hora, Adelita Husni- Bey, Ian Law, Carolyn Lazard, Lynn Hershman Leeson, Juliana Cerqueira Leite & Zoë Claire Miller, Mary Maggic, Mattia Marzorati, Erin M. Riley, P. Staff e Lauryn Youden Museion Piazza Piero Siena 1, Bolzano, Italia