L'Irrequieto - Numero 10 - Maggio 2015

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L’Irrequieto Rivista Letteraria

Associazione Culturale L’Irrequieto Firenze - Paris Maggio 2015 www.irrequieto.eu redazione@irrequieto.eu © Giacomo Braccialarghe


DIREZIONE Alessandro Xenos, Donatello Cirone

REDAZIONE Luigi Balice, Donatello Cirone, Luca Saracino, Serena Migliorini

CONCEZIONE E REALIZZAZIONE GRAFICA Luigi Balice

DISEGNI E LOGO Giacomo Braccialarghe

WEBMASTER Donatello Cirone

INFORMAZIONI E COLLABORAZIONI info@irrequieto.eu / redazione@irrequieto.eu


Indice Racconti Le dita di una sola mano pag 8 di Donatello Cirone

Le cose che si possono fare pag 11 di Luca Saracino

Ottavo piano di Luca Saracino pag 13

Poesie pag 5

Discrete cover di iphone

pag 16

Deserto di Serena Migliorini

di Luigi Balice

Foto/Disegni La boca bajo la lluvia di Charlotte Audureau pag 4 Chi ha pane non ha denti di Elisa Saracino pag 8 Il fumo accidia di Elisa Saracino pag 15


La boca bajo la lluvia

Bueno Aires, Argentina, 2013

© Charlotte Audureu

Charlotte Audureau nata nell’Isola della Riunione si trasferisce a Parigi per studiare Cinema. Giovane regista, fotografa e montatrice, si specializza nella danza e nel documentario. Ha realizzato svariati clip musicali ed ha curato il montaggio di L’œil dans la cave di J.B.Thomasson e di Toi, Idem di Laura Berson. La fotografia di danza e la cattura dei movimenti diventano elementi chiave delle sue creazioni. Nel 2013 realizza un corto Sur les points de l’indifférence, film sulla libertà, sulla danza. Portfolio: www.charlotte-audureau.com

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Discrete cover di iphone Luigi Balice

L’acre convivenza tra discrezione e menzogna ha il sapore della vigliaccheria. E lacera col tempo il nostro legame più intimo con la verità. Il nuovo regime è fare il regalo di compleanno al proprio capo. Assaporare la libertà solo a fine mese. Impiegati per appartenenza. Scambiano diritti per parti senza ruolo, ci ridono su. Nascondiamo tutte le parole che hanno già montato per noi! Raccontiamo proprio quando ci impongono di tacere! E non importa se le parole scavano vuoti, cercano visioni ma toccano vita scarnita. E non importa se le parole aprono spazi svaligiati da misere invidie. Ti sentiresti derubato a non usarle, dopo averle fatte esplodere, per il solo gusto di ritrovarle, più in là, più tue.

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E basta mettere la nostra discrezione in saldo, sennò poi ce la comprano per menzogna. Sennò si finisce per coprire la propria vigliaccheria con un bel senso del dovere, imbellettato, impaiettato e venduto assieme alla cover del tuo iphone.

Luigi Balice è nato a Bari, nel gennaio dell’87, ha studiato Macroeconomia tra Bologna, Torino, Londra e Parigi, città in cui vive ormai da quattro anni. Ha dedicato anni di studio alla sempiterna Questione Meridionale. Oggi accompagna artisti e creatori di contenuto culturale nei loro processi di sviluppo multimediale. Nel tempo libero litiga con i vicini di condominio.

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RACCONTI


Le dita di una sola mano Donatello Cirone

Lo sportello A era aperto da poco più di dieci minuti e già la fila superava il miglio, l’ultimo, nel suo bagno, si lavava i denti. Il vetro opaco nascondeva le rughe sempre più marcate che emergevano, dal fondo della vecchiaia, sul viso di Marika. Rita allo sportello I fischiettava come se si trovasse in riva al mare, a camminare su una battigia solitaria, gli occhi assenti, le mani che cercavano scartoffie sulla scrivania disordinata e sporca. Una serie di cartelli, attaccati come quadri in un museo, proibivano, ammonivano, minacciavano, divieti di toccare quello o quell’altro, di fermarsi prima di una ipotetica linea blu, di non mettersi le mani nel naso, di non toccarsi il pacco, di bere solo acqua gassata. Era proibito portare con se tappi di bottiglia, lattine, fumogeni, lanciarazzi e fucili di precisione. Leggere tutti quei cartelli, in fondo, molto in fondo, aiutava a trascorre il tempo in fila. Allo sportello U Leandro Giobetti da Salme si divertiva a lanciare aereoplanini alla gente in fila, uno si conficcò nell’occhio di un ultracentenario che cadde

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morto e sorridente. Le persone alle sue spalle esultarono, si abbracciarono, alcuni presi dalla felicità si ingravidarono a vicenda. Ibridi di una nuova specie ermafrodita, quelli davanti corrosi di invidia si auguravano un altro lancio e un’altra morte. Allo sportello T Grazia piangeva come una prefica mal pagata e la fila che si apriva davanti ai suoi occhi piangenti per emulazione faceva lo stesso, chi per un figlio andato via, chi per essere solo, chi per il fatto che sarebbe tornato a casa e avrebbe ritrovato il solito marito e non un bel under 30 a consolare le sue carni ancora lucenti. Lo sportello O -Pratiche da fascicolare- era una sorta di confessionale, il vetro separava Gilda da tutto il resto, la proteggeva dai complimenti, dai tocchi troppi affettuosi, dagli abbracci non voluti, nel buco del suo vetro tutti ci infilavano i racconti che volevano: l’avere poca gente in casa, l’essere amati troppo, il cane che pisciava sul tappeto, i tradimenti desiderati, le noie, i soprusi ricevuti, gli schiaffi dati. Tutti vomitavano senza sosta e a denti stretti quello che non riusciva più a tenere dentro, Gilda faceva quello per il quale era pagata, non ascoltava e a intervalli regolari sorrideva emulando una soubrette al suo ultimo spettacolo.

Donatello Cirone: fondatote de L’Irrequieto, nato nella valle del Sauro, in Lucania, il 28 giugno del 1986.

Laureato in Scienze politiche. Ha pubblicato due silloge poetiche: La vita di una morte, LibroItaliano, Ragusa 2005 e Gl’oratori del nulla, Amorsog et Oream, Il filo -Roma 2007.

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Chi ha pane non ha denti

Š Elisa Saracino

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Le cose che si possono fare Luca Saracino

Al mondo e presso la vita di una persona ci sono le cose che si possono fare e quelle che invece non si possono fare. Adesso che inizio ad avere una certa età mi appare evidente che per tante cose è ormai troppo tardi. Senza dubbio mi è consentito di svolgere uno svariato numero di attività come ad esempio comprare le sigarette e fumarle in strada o seduto in cucina mentre le crocchette al topinambur sono nella padella. Mi è permesso andare al cinema a vedere film con o senza lieto fine e se voglio posso acquistare conigli di cioccolata da mangiare a letto con le luci spente e le serrande abbassate. Poi posso correre, addestrare cani, sfamare gatti, posso prenotare una crociera e andare a visitare la Svizzera, sono libero di telefonare ai numeri verdi, ai cellulari, posso vedere la tv. Sono libero di lavarmi i gomiti e altre giunture del corpo oppure di comprare una macchina turbo diesel con cui circumnavigare

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le Americhe. Posso farmi una o più fidanzate oppure sposarmi, posso fare dei figli, separarmi, sottopormi a interventi di chirurgia estetica o verniciare la staccionata di colori vivaci. Tuttavia non mi è dato fare le cose che più vorrei. Non posso amare Gisella dato che mi ha lasciato per un geometra assirobabilonese, non posso parlare con mamma dato che è morta di crepacuore e non posso correre nei prati col mio babbino che è muto e matto all’istituto. Non sarò mai neppure convocato ai mondiali di calcio dato che sono grasso e fuori forma. Soprattutto non potrò tornare presso la mia infanzia perchè il tempo procede solo in avanti anche se a volte sembra quasi che stia fermo e non potrò più essere felice dato che il cuore una volta che si è rotto non si può più aggiustare.

Luca Saracino è nato a Fiesole nel 1980. Vive e lavora a Firenze. Ha pubblicato le raccolte di racconti Prima

del capolinea (2012) e Silenziosamente (2014) con Edizioni della Meridiana. Dal 2008 scrive su Siamelli, blog di cui è cofondatore.

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Ottavo piano Luca Saracino

La collezione di cactus di Maria aveva invaso i ripiani della cucina, uno schieramento di piccole piante grasse che si spandeva in direzione dei barattoli delle spezie. Dalla mia finestra in lontananza si può vedere la cupola del Brunelleschi ma dalla sua terrazza si aveva l’impressione di poterla quasi toccare. La prima volta che fui invitato a salire mi mise in guardia dicendo che abitava all’ottavo piano. Salendo sorrisi quando capii che aveva contato anche i pianerottoli a metà rampa. Lungo quelle scale una notte tenendoci per mano cademmo e sbronzi ci mettemmo a ridere come se fossimo in qualche modo fuori dalla bava del mondo. Quando ero con lei strizzando forte le palpebre potevo dimenticarmi chi fossi e tutte le volte che diventavo cupo lei per non correre rischi diceva qualcosa di superfluo che mi aiutava a perdermi nel suo sguardo. Le dissi addio quando la consapevolezza che le nostre vite prima o poi si sarebbero separate era diventato un lupo alla gola. Quel giorno mi sono entrate le ombre negli occhi.

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Il fumo accidia

Š Elisa Saracino

Elisa Saracino: nasce a Firenze il 20 marzo 1986. Laureata in Economia Aziendale vive e lavora a Firenze e

si occupa di Marketing e Comunicazione come consulente e art director. Coltiva da sempre la passione per le arti visive e il disegno. Le sue realizzazioni grafiche sono visibili all’indirizzo https://instagram.com/p/1ivEE5PcU7/

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POESIE


Deserto Serena Migliorini

Dormiamo insieme toccandoci appena. In petto mi si è formata una bolla d’aria. Tu sei piena di spilli, le tue mani, la tua bocca sei spinosa come una pianta cresciuta nel deserto. Così abiti le distanze, così amministro il mio organo vuoto, questo spazio inutilizzato, l’ultimo desiderio che espressi da bambina.

Serena Migliorini: e’ nata a Licata il 24 settembre 1983. Vive e lavora a Roma. Da sempre appassionata di poesia continua a scrivere dall’età di quindici anni.

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