L'Irrequieto - Numero 8 - Marzo 2015

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L’Irrequieto Rivista Letteraria

Associazione Culturale L’Irrequieto Firenze - Paris Marzo 2015 www.irrequieto.eu redazione@irrequieto.eu © Giacomo Braccialarghe


DIREZIONE Alessandro Xenos, Donatello Cirone

REDAZIONE Alessandro Xenos, Donatello Cirone, Luigi Balice, Luca Saracino

CONCEZIONE E REALIZZAZIONE GRAFICA Luigi Balice

DISEGNI E LOGO Giacomo Braccialarghe

WEBMASTER Donatello Cirone

INFORMAZIONI E COLLABORAZIONI info@irrequieto.eu / redazione@irrequieto.eu


Indice pag 5

Editoriale di Alessandro Xenos

Racconti Monocromie di Donatello Cirone pag 8 Trifogli di Luca Saracino pag 13 La spesa della carta di Luca Saracino pag 14

Poesie pag 17

Ossequi di Luigi Balice

pag 18

Schegge molli di Donatello Cirone

Foto/Disegni Signora luna di Giulia Custodi pag 4 Travel#32 di LĂŠo Bigiaoui pag 12 Pas Ă emporter di Charlotte Audureau pag 15


© Giulia Custodi

Signora luna

Giulia Custodi : Perugia 1986. Architetto, Roma 2012. Specializzata in Arti, Architettura e Città, ha svolto e

svolge tutt’ora installazioni e performance effimere nello spazio urbano, volte alla ricerca di una nuova estetica della percezione in città. Parallelamente svolge attività di ricerca in ambito accademico, tra Italia e Francia.

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Editoriale Alessandro Xenos

Ho sempre avuto difficoltà a associare una voce a un volto, un abito a uno sguardo, un paesaggio a un pensiero, e mi rendo conto che di un evento passato non sono in grado di distinguere le verità dell’epoca da quelle di oggi. Per questo forse iniziai a scrivere una quindicina di anni fa. Scrivere non per mummificare il passato, ma per ricordare i dettagli di storie altrimenti inenarrabili. Rivendicavo con forza la mia discendenza da quella stirpe millenaria di oratori a basso costo, maestri della piaggeria e dell’inghippo, ma allo stesso tempo sentivo la necessità di condividere emozioni che altrimenti non sarebbero esistite. Il caso volle che qualche anno dopo, all’università, incontrassi un grande scrittore che la pensava come me, si chiamava Isidore Lucien Ducasse e mi chiese se mi andava di trasferirmi in Francia per fondare una rivista letteraria con altri due amici. Fu così che nacque l’Irrequieto: Donatello Cirone e Ernest Hemingway a Firenze, Isidore ed io a Parigi. Avevamo la barba corta e le borse sotto gli occhi e

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con una certa braverie decidemmo di sfidare la velocità del web. Oggi Isidore e Ernest ci hanno lasciati, ma altri artisti continuano ad alimentare il motore di questo collettivo itinerante. Ogni mese continuiamo a pubblicare racconti, poesie, saggi brevi e slam di menti irrequiete, ma non solo. In questo numero 8 infatti troverete anche le opere di fotografi e disegnatori italiani e francesi, che abbiamo potuto integrare grazie al nuovo formato realizzato da Luigi Balice. La rivista si afferma sempre di più come un luogo di espressione di differenti e originali sensibilità poetiche, non vi resta che leggere ciò che segue per immergervi nei dettagli delle nostre emozioni.

Alessandro Xenos: fondatore de L’Irrequieto, Nato l’8 ottobre 1986. Dopo aver conseguito una laurea triennale in Scienze Politiche alla Facoltà Cesare Alfieri di Firenze, decide di trasferirsi in Francia per continuare gli studi. Iscrittosi all’Università di Montpellier, lavora per alcuni giornali locali e consegue un Master 2 in Giornalismo nel 2012. Dal 2013 vive e lavora a Parigi, dove continua ad amare la poesia in tutte le sue forme.

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RACCONTI


Monocromie Donatello Cirone

La città si era svegliata il 4 dicembre 1989 dopo un lungo e tranquillo sonno, tutti i suoi felici abitanti camminavano spensierati. I bambini giocavano ai bordi delle strade, tutti passeggiavano dalla mattina alla sera sempre sorridenti, le donne si davano la cipria e gli uomini si sentivano forti e belli, i vecchi si godevano la pensione in compagnia. Il sindaco, con la sua fascia monocolore, passava e ripassava dal centro, Verducola era magnifica. Il vice sindaco invece si metteva le dita nel naso e poi le leccava. Verducola era magnifica. Tutto andava bene, il monocromo regnava egemonico sul suo suolo. Verducola era magnifica. Si respirava un’aria di pace e tranquillità. Verducola era magnifica. Il verde era ovunque dagli alberi in fiori alle pareti delle case, dai cessi ai tetti, dal vomito ai peli delle ascelle delle verducoline, belle, giovani e serie. Verducola era magnifica. Le nuvole erano perfette e la pioggia non era più violenta, dopo che il vigile Alberto aveva multato il Buon Dio per aver fatto straripare il Giussanino, un affluente del Tò.

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Verducola era magnifica. Tutti i suoi abitati erano tranquilli, pacifici tranne uno, Teo Salvinghio, lui era inquieto, non capiva come si potesse essere così tranquilli, troppa monotonia, lui era fatto per altre cose, doveva sperimentare, voleva uscire fuori dalla sua cittadina. Desiderava viaggiare per il mondo, amare altre strade, altre culture, lui voleva mangiare con le bacchette, con le mani. Voleva sporcarsi la camicia, e voleva cavalcare le pantegane in fondo allo stivale dove mangiavano tutti nudi intorno al fuoco, non era felice a Verducola. Sperava di tuffarsi nelle acque nere fra l’isola Afiosi e la costa dei veli, nuotare vestito in quell’acqua nera e puzzolente. Era coraggioso, voleva viaggiare per tre anni come nomade e accamparsi sui monti, accendere il fuoco con i rami verdi e bagnati. Teo piangeva tutte le notti e si addormentava sperando di sognare di essere nella giungla a saltare fra un ramo e l’altro con gli zebedei al vento e il petto forte, tutte le mattine però, per sua disgrazia, si rialzava in un letto che profumava, le lenzuola di seta gli accarezzavano le natiche, il cornetto, il caffè, il latte appena munto, la pastorella che gli massaggiava il collo. Lui odiava Verducula, sognava di trovarsi a bere tè nel deserto. Odiava Verducola e in fondo odiava un po’ se stesso, perché sapeva in cuor suo di essere suo figlio, il figlio prediletto, il futuro sindaco. Teo voleva scappare, dove? Dove avrebbe errato l’anima di Teo? Scappare? Dove? Con chi? Tutte quelle domande gli annebbiarono il cervello e paralizzarono il neurone zoppo che rimbalzava nella sua delicata testolina. Odiava Verducola, Lui non

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era nato per quello. Chi poteva portare fuori da Verducola il messaggio di pace e serenità che incubava fra le sue mura, Lui odiava Verducola? Chi sarebbe andato oltralpe a portare la buona novella, chi avrebbe incontrato Le Matit, chi? Era destinato a grandi cose, era confuso Teo. Chi era Teo? Lui amava Verducola. Cosa avrebbe fatto Teo? Lui odiava Verducola, un flusso di domande gli spaccarono il neurone che dopo tanto rimbalzare si fermò sul dente sinistro. Perché? Verducola era la sua sposa, come era bella Verducola, era magnifica Verducola. Per oltre sette secondi Teo si pose tutte quelle complicate domande, poi esausto, scappò da Mamma Romina, tra le sue braccia trovò il conforto del quale aveva bisogno, i giusti consigli, appoggio e anche la sua paghetta mensile. Il ragazzo corse a nasconderla fra un fetta di Gruviera e un quadratino di cioccolato. Gli anni passarono, le paghette aumentarono e con esse le fette di Gruviera, i quadratini di cioccolato e le sue proprietà. Mamma Romina, con le sue grandi braccia, era sempre pronta a confortare il giovane che cresceva felice e che passeggiava, da sindaco, fra le vie della sua meravigliosa Verducola. Le mura della sua città erano intrise di pace, tutto cantava e gorgheggia amore, il fiume scorreva lieto, si accarezzava le sponde, il vento non scompigliava i capelli delle signore, il sole non era accecante ma gentile, le strade erano pulite, e le anime trapas-

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sate proteggevano i vivi. Tutte le mattine Teo si svegliava, metteva le sue ciabattine verdi, la sua vestaglietta verde sopra il suo pigiamino verde e si affacciava alla finestra, guardava oltre il prato verde, oltre le siepi verdi, oltre gli alberi verdi, oltre i monti verdi e sorridendo fissava l’orizzonte lontano, una linea deforme, sgraziata e nera terrore si apriva davanti ai suoi occhi verdi che brillavano al sole del mattino verde, era un oltre lontano e Teo sorrideva, il vento gli pettinava i capelli e passerotti dalle verdi ali gli cantavano il buongiorno. Teo era meraviglioso, Verducola era meravigliosa.

Donatello Cirone: fondatote de L’Irrequieto, nato nella valle del Sauro, in Lucania, il 28 giugno del 1986.

Laureato in Scienze politiche. Ha pubblicato due silloge poetiche: La vita di una morte, LibroItaliano, Ragusa 2005 e Gl’oratori del nulla, Amorsog et Oream, Il filo -Roma 2007.

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© Léo Bigiaoui

Travel #32

Léo Bigiaoui: giovane fotografo e regista basato a Parigi. Ha realizzato svariati clip musicali, cortometraggi e documentari, tra cui L’eau ne tombe pas du ciel girato in Giordania. Portfolio: www.leobigiaoui.com

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Trifogli Luca Saracino

La domenica prima di sera passeggio lungo la strada che corre dietro casa e per un tratto costeggia la ferrovia. Arrivo fino al giardino dei cipressi dove i bambini vanno a cacciare i grilli e soffiano via l’infruttescenza dei denti di leone. Se ci sono i cani a correre e latrare torno indietro e non mi siedo sulla panchina di granito. Quando ancora ci vedevo bene, accovacciato in mezzo all’erba, cercavo i quadrifogli perché mi dicevo che avrebbero portato fortuna ma non ne ho mai trovati. Cominciai allora a raccogliere trifogli perché di quelli ce n’era in abbondanza tutto intorno alla vasca col pesce gatto. Nel periodo in cui al giardino veniva la signora bionda io di notte non riuscivo a prender sonno e la mattina uscivo prima del sole. Pensai che forse le avrebbe fatto piacere se le avessi regalato uno dei miei trifogli ma il giorno in cui finalmente scelsi quale donarle al giardino lei non venne e nemmeno il giorno dopo né mai più.

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La spesa della carta Luca Saracino

L’ultima volta che ho visto mio padre contento per l’acquisto di un oggetto è stato quando comprò il martello pneumatico nuovo. Mentre lo scartava in sala davanti alla stufa accesa, ancora una volta sentì di doversi giustificare: devo proprio finire di abbattere la montagna di acciaio che di notte è cresciuta davanti a casa. Ieri col babbo siamo andati al grande supermercato della carta a fare rifornimenti dato che c’era una promozione con sconti fino al cinquanta per cento. Camminando nei corridoi sparati di neon siamo rimasti in silenzio fino a quando in prossimità delle casse il babbo ha preso dei tovaglioli decorati con fiori amaranto. Questi li prendeva sempre la mamma ha detto riappoggiandoli sullo scaffale. Finito di caricare il furgone ha abbassato il portellone con cura e come sempre si è accertato che si fosse chiuso per bene. Stringendo il volante, prima di mettere in moto ha detto: così per un po’ siamo a posto, almeno la carta non scade.

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© Charlotte Audureu

Pas à emporter

Luca Saracino è nato a Fiesole nel 1980. Vive e lavora a Firenze. Ha pubblicato le raccolte di racconti Prima

del capolinea (2012) e Silenziosamente (2014) con Edizioni della Meridiana. Dal 2008 scrive su Siamelli, blog di cui è cofondatore.

Charlotte Audureau nata nell’Isola della Riunione si trasferisce a Parigi per studiare Cinema. Giovane regista, fotografa e montatrice, si specializza nella danza e nel documentario. Ha realizzato svariati clip musicali ed ha curato il montaggio di L’œil dans la cave di J.B.Thomasson e di Toi, Idem di Laura Berson. La fotografia di danza e la cattura dei movimenti diventano elementi chiave delle sue creazioni. Nel 2013 realizza un corto Sur les points de l’indifférence, film sulla libertà, sulla danza. Portfolio: www.charlotte-audureau.com

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POESIE


Ossequi Luigi Balice

Cambiare tempi per smuovere stagnanti credenze Staccarsi a pezzi da muri fradici di capri espiatori Diventare refrattari a ossequi barattati con buste paga Tradirsi solamente in compagnia, leggendo il menu Stanchi, ripromettersi di non farlo più E per questo fuggire dai sorrisi imprecisi …. Ma non si scappa più dagli altri per scappare da se cambia sempre pelle il desiderio di ritrovarsi, e mette i punti dopo gli interrogativi, a definire la scelta del dubbio.

Luigi Balice è nato a Bari, nel gennaio dell’87, ha studiato Macroeconomia tra Bologna, Torino, Londra e

Parigi, città in cui vive ormai da quattro anni. Lascia, dopo avergli dedicato anni di studio, la sempiterna Questione Meridionale per dedicarsi all’accompagnamento di artisti e creatori di contenuto culturale nei loro processi di sviluppo multimediale.

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Schegge Molli Donatello Cirone

Frastuono cupo della notte. Schegge molli di luce sgusciate nella stanza, dipinta a cielo stellato. Fuori il mondo si imbeve di laudano e alla luce di un led gli incravattati bevono, calano lungo la loro gola carati di paura. La città prende fiato, le violenze non cessano, aumentano e le urla straziano le carni di chi si muove solo sulle nuvole. Il fiato è corto, la città stanca. Cola il giorno in questa stanza presa in affitto. Il buio. La notte è scappata e il giorno è nella stanza ancora da pagare.

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L’Irrequieto Rivista Letteraria

Associazione Culturale L’Irrequieto Firenze - Paris


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