Coll ana Telemaco
ringraziati
prendevamo un primo. attraverso con la arricchito, invitato a Ferrini.
Ho sempre pensato che per lasciare un segno concreto del nostro passaggio su questa terra, il modo più comune fosse attraverso la progenie. Un figlio che porta il tuo nome ti rende immortale al ricordo. Sicuramente. Un altro modo credo fosse attraverso la stampa di un libro.
Volume realizzato in occasione della mostra
L’immortalità della carta stampata, e rilegata, ha qualcosa di affascinante.
esposta alla 44a edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli
A cura di Leonardo Marius, Sabrina Di Scipio, Alejandro Marius, Chiara Marius
Progetto architettonico
Lucia Margiotta
Studio Margiotta Architetti
Progetto grafico
Paolo Fumagalli
Accent On Design – Milano
Documentazione fotografica
Andrea Marius, César Córdoba, Denise
Torin, Jema Alfaro, Jorge Chacín, María
Gianluca Ferrini
Andreína Pernalete, Sabrina Di Scipio, Arcidiocesi di Caracas, Vicariato dei mezzi di comunicazione sociale
Ricerca bibliografica
Carlos Izzo, direttore della Scuola di Filosofia, Università Cattolica Andrés
Bello, Caracas, Venezuela
Leonardo Marius
Artisti venezuelani coinvolti
Alirio Palacios
Porta anche in questo caso il tuo nome impresso, e se fatto con il cuore e con passione probabilmente resterà per molto tempo nelle librerie degli appassionati. Se non fosse stato per l’incontro con Nicolò, socio in questo progetto, probabilmente non sarei mai stato in grado di realizzare questo mio sogno. Quindi il ringrazimento principale va a lui per aver “sposato” il progetto e per la passione che ha messo nel voler perseguire questo obiettivo. Un ringraziamento va sicuramente a tutti gli intervistati e agli “intermediari” che ci hanno permesso di incontrare i protagonisti di questo libro, in particolare Pietro Manganoni, amico fraterno di Claudio Torri e Gigi Soldano, che ha creduto nel nostro progetto e ci ha fornito la maggior parte delle fotografie che adornano questa pubblicazione. Un pensiero a Marina che mi ha sempre sostenuto soprattutto nei momenti di difficoltà e agli amici di sempre che ancora prima di aver chiuso il progetto mi chiedevano di riservargli una copia del libro, autografata naturalmente.
Eduardo Sanabria @Edoilustrado
Francisco Marín @franciscomarin_ artistaplastico
Oscar Olivares @olivarescfc
Raúl Tamaris @raultamaris
Roberto Weil @weil_arte
Wolfgang Salazar @badsura
tutti gli artisti popolari che hanno espresso, in modi diversi, la loro devozione a José Gregorio in tutte le strade del Venezuela
Video
Red Srl Noleggio della mostra Meeting Mostre info@meetingmostre.com www.meetingmostre.com
Il medico del popolo
Vita e opera di José Gregorio Hernández
www.itacaedizioni.it/il-medico-del-popolo
Prima edizione: agosto 2023
© 2023 Itaca srl, Castel Bolognese
Tutti i diritti riservati
che ne è autore e legittimo proprietario. donate dallo stesso protagonista: credit Paris Match. ci sono state donate dagli stessi protagonisti. cercare la fonte senza riuscire ad individuarla. contattare gli autori alla mail info@parisdakar.it
ISBN 978-88-526-0764-6
Cura editoriale: Cristina Zoli
Revisione della traduzione: Margherita Orsi
Impaginazione grafica: Isabel Tozzi
Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Questo prodotto è composto da materiale che proviene da foreste ben gestite certificate FSC®, da materiali riciclati e da altre fonti controllate. Utilizziamo inchiostri vegetali senza componenti derivati dal petrolio e stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.
Il medico del popolo. Vita e opera di José Gregorio Hernández
IL MEDICO DEL POPOLO
Vita e opera di José Gregorio Hernández
A cura di Carlos Izzo, Leonardo Marius
Coordinamento editoriale
Alejandro Marius, Eugenio Dal Pane
Traduzione
Anna Gabriela Di Lodovico
Presentazione di Baltazar Enrique Porras Cardozo
Il mondo di oggi tende a truccare i volti veri, sfigurandone l’immagine, vendendoci una caricatura di scarso valore, perché l’autenticità è oscurata. Il lavoro onesto, il servizio agli altri, soprattutto agli emarginati, il primato dell’amore di Dio come motore della vita hanno poca rilevanza. Forse è per questo che, quando ci viene proposta la biografia di un “santo”, aggrottiamo le sopracciglia come se fosse qualcosa di poco attraente. Dobbiamo fare la doppia esperienza che fece Ignazio di Loyola leggendo libri di cavalleria o vite di santi. La prima ci riempie di un entusiasmo passeggero, ma lascia un vuoto; al contrario, il secondo tipo di lettura porta pace e tranquillità.
La vita di José Gregorio Hernández, medico del popolo, scienziato, ricercatore e innovatore della scienza medica, credente di profonde convinzioni, preoccupato per la salute di tutti, ma con una speciale predilezione per i più poveri, ci sconvolge. La sua immagine più popolare è la foto che lo ritrae vestito in abito scuro, elegante, con un cappello alla moda e l’atteggiamento di un uomo serio e introverso. Ugualmente possiamo notare che era una persona allegra, amante della musica e del ballo, che amava i momenti di svago in famiglia, e allo stesso tempo puntuale e diligente nell’adempimento della sua missione di medico e ricercatore.
comprendere la sua vita sapendo che si tratta di un uomo proveniente da un piccolo villaggio quasi insignificante, sperduto nel mezzo delle montagne andine venezuelane, in un’epoca di guerre, penurie di ogni
È ancora più difficile
genere e senza un orizzonte di miglioramento in un Paese impantanato nell’arretratezza.
Tuttavia, è qui che dobbiamo chiederci se abbiamo a che fare con un uomo fuori dal comune, una specie di superuomo, o con il fatto che le circostanze avverse, quando sono fecondate dall’humus trasformante della famiglia e di un ambiente umile, in cui si trasmettono le virtù umane più semplici, producono la trasformazione degli esseri umani in persone buone che, con la loro testimonianza, abbagliano e trasformano l’ambiente che li circonda.
José Gregorio Hernández ha due vite. Il suo ciclo vitale va da quando è nato fino a quando ha incontrato la morte inaspettatamente, investito da un’auto mentre attraversava la strada.
La prima fase della sua esistenza è stata percepita e assunta tranquillamente da coloro che lo circondavano. Dal momento della sua morte fisica, è nato, potremmo quasi dire risorto, il José Gregorio che tutti portiamo dentro di noi. La bucolica e pacifica città di Caracas, nel 1919, si trasformò in una folla in fermento che sentiva spontaneamente che quell’uomo non era solo un altro, ma l’espressione più profonda di ciò che tutti noi vorremmo essere: persone buone. Da quel momento nacquero l’ammirazione e la devozione, espresse da amici che professavano idee e convinzioni diverse dalle sue, e la manifestazione più sentita di tutte le classi sociali che scoprirono attraverso di lui il desiderio, spesso sommerso in mezzo alle vicissitudini della vita quotidiana, grazie al quale viene a galla la nostalgia di essere migliori che tutti portiamo dentro.
Il libro che stiamo presentando è una parabola in azione. Non è una storia del passato. Il suo messaggio ci interpella
come se fosse una questione di vita quotidiana, vicina a noi. Tutto questo è stato il frutto di una unità generata dalla fede vissuta da Giuseppe Gregorio, che è diventata un fattore unificante, allora come oggi, per tutto il popolo. Siamo di fronte a un essere con l’odore del popolo. Proveniva da un villaggio sperduto nelle Ande, dove si è formato con disciplina, serietà e misticismo, valori trasmessi dai suoi genitori, dal suo maestro e dal sacerdote del villaggio, una trilogia che ha piantato in lui una fede radicata nelle semplici circostanze della vita del villaggio. Inviato dal padre nella capitale, divenne un grande scienziato e professore di fama nazionale e internazionale, che non dimenticò né trascurò mai le sue origini. Il contesto autoritario e anticlericale della sua permanenza in Venezuela è stato il crogiolo per purificare la sua fede, senza rancore o odio, con una perseveranza guidata dalla stessa fede.
Una seconda sfaccettatura policroma gli ha permesso di coltivare tutto, dalle cose e dai mestieri più semplici alle esigenze della sua professione, la sua fondamentale vocazione di medico, professore universitario e ricercatore pioniere. Fede, scienza e umanità si univano all’amore e alla maestria per la pittura, la sartoria, la danza e la musica. Un figlio del suo tempo. Si dilettava di scienza, filosofia e letteratura, lasciando diverse pubblicazioni che lo testimoniano. Un uomo davvero normale e poliedrico.
In terzo luogo, la sua vita fu concepita come una vocazione, che lo portò ad andare oltre il dominio della medicina. Tentò la vita contemplativa e il sacerdozio, ma poi la buona stella dell’arcivescovo di Caracas lo inclinò definitivamente a vedere la volontà di Dio nella sua dedizione, nel suo impegno laico come insegnante, scienziato e servitore del popolo, cosa che la stessa realtà venezuelana chiedeva a gran voce. E lui ha saputo portarlo avanti senza risparmiarsi. Si
è confrontato con i migliori scienziati del suo tempo, con i quali ha stretto una sincera amicizia, nonostante le differenze ideologiche. Nel mondo di oggi, dove le differenze sono accentuate, ha coltivato con semplicità l’idea di essere uno del suo popolo senza diritto ad avere privilegi, ma piuttosto a servire.
Una caratteristica di spicco è il titolo di dottore dei poveri e della pace. In vari passaggi della sua vita è evidente la sua dedizione ai poveri e agli indigenti, sempre con estremo riserbo, delicatezza e attenzione per ognuno di loro. Si evincono anche il suo distacco e la sua libertà di fronte al potere e la sua chiara opzione per i poveri. Aveva una coscienza universale, una dimensione della sua vita che trascendeva i confini del suo Paese, immerso nella sua quotidianità senza troppi riferimenti al mondo circostante. Tale coscienza si è concretizzata nell’offerta della sua vita per la pace nel mondo, un fatto che dice la sua consapevolezza del valore e della dedizione della vita, così come la chiarezza della dimensione universale/cattolica di ogni gesto, con un orizzonte di eternità.
La dimensione senza confini della sua vita non sorprende. Non è quindi una semplice aggiunta il fatto che papa Francesco lo abbia nominato copatrono della Cattedra di Pace dell’Università Lateranense, un chiaro messaggio che la guerra non è la strada giusta per la pace e la convivenza dei popoli.
Da qui il profondo legame del popolo con la sua persona e come questo abbia generato espressioni diverse. Egli è il catalizzatore dell’unità in una società come quella venezuelana in cui lo scontro e l’esclusione dell’altro sono proposti come la via maestra della società. Il suo fascino e la sua devozione vanno oltre l’esperienza cristiana, per questo attrae persone di diverse confessioni o agnostiche, generando importanti conversioni nel campo della convivenza che pro-
clama la fraternità e il servizio come via per il vero progresso materiale e spirituale. Le espressioni artistiche ne fanno un modello da imitare come riferimento culturale presente nella vita quotidiana della gente. Il miracolo, nella cultura latinoamericana e venezuelana, non è un’espressione tangenziale dell’esistenza; il miracolo permanente della fraternità e del servizio diventa il motore della vita, che genera una corrente di gratitudine per tutti coloro che vi si avvicinano.
Vi invito a leggere questa breve sintesi della sua vita, che ci mostra un modo di vivere la fede che favorisce il bene comune, la riconciliazione e la costruzione della pace sociale.
Rendere presente la sua vita e la sua opera al Meeting di Rimini è un inno che ci aiuta a promuovere il dialogo, l’incontro nella diversità dei pensieri e delle posizioni che ci portano all’uguaglianza integrale, l’unica che conduce alla pace. Concludo con le parole incoraggianti di papa Francesco nel suo messaggio in occasione della beatificazione del medico dei poveri José Gregorio Hernández Cisneros, un evento significativo nel bel mezzo della pandemia che ha colpito il mondo: «Sull’esempio del dottor José Gregorio, che siate capaci di riconoscervi reciprocamente come uguali, come fratelli, come figli di una stessa Patria. Che vi mostriate disponibili a servire, e abbiate la sufficiente umiltà per lasciarvi servire, per aiutare a lasciarvi aiutare, per perdonare e lasciarvi perdonare. Non dimenticatelo: gli uni agli altri o, come diceva quella vecchietta, “e gli altri agli uni”. Reciproco, sempre».
✠ Baltazar Enrique Card. Porras Cardozo Arcivescovo Metropolitano di Caracas
Murales nelle strade de La Pastora, il quartiere più antico di Caracas dove José Gregorio ha vissuto gli ultimi anni della sua vita.
«Non hanno seppellito un uomo, ma un ideale umano che è passato trionfalmente e al passaggio del feretro tutti abbiamo sperimentato il desiderio di essere buoni.» Queste parole, che si dice siano state pronunciate dallo scrittore venezuelano Rómulo Gallegos, fanno subito comprendere che siamo di fronte a una persona eccezionale.
La morte inaspettata del dottor José Gregorio Hernández è diventata un evento storico che ha posto davanti a tutti un ideale di umanità che supera tutte le credenze e le ideologie. È stato uno di quei momenti di grazia non così comuni, in cui la forza e la profondità di ciò che è stato vissuto e donato si connettono con la parte più autentica di ogni essere umano, in cui ognuno, facendo i conti con il senso della propria vita, può riconoscere un ideale per cui vivere e morire.
Uno dei suoi contemporanei lo paragonò a Pascal, dicendo: «In lui c’era un saggio, un cristiano, un uomo. Ognuno dei tre è uno, e l’uno è l’altro, e i tre non fanno più di uno»1. Il giorno del suo funerale, la gente, di propria iniziativa, prese la bara dalla carrozza che lo trasportava al cimitero e la portò a spalla per quattro chilometri fino al luogo preposto, con un appello semplice, ma profondo, espresso a una sola voce: «José Gregorio è nostro».
Uno dei suoi primi biografi scrisse sul suo funerale in questi termini: «Il governo, il clero, la stampa, le accademie, gli studenti, il commercio, la società e tutto il popolo lo accompagnarono fin dal primo momento e si unirono a lui per fare la più sontuosa manifestazione»2.
Nessun personaggio pubblico nella storia del Venezuela ha mai unito così tante persone e di tutti i settori della società con un unico grido. Si stima che la città di Caracas avesse allora una popolazione di circa 100.000 abitanti e si dice che 30.000 abbiano partecipato al suo funerale.
Abbiamo voluto introdurre questa pubblicazione, iniziando un percorso a partire da questo evento eccezionale, la sua partenza verso il cielo, nel quale è venuta alla luce l’umanità di un uomo che, nel suo dare tutto sé stesso a Cristo, ha realizzato una profonda sintesi tra scienza e fede, tra educazione e carità.
Per questo motivo, la nostra intenzione nello scrivere queste righe che seguono, redatte dal professore Carlos Izzo, direttore della Scuola di Filosofia dell’Università Cattolica Andrés Bello di Caracas, è quella di offrire alcune note biografiche che mettono in evidenza gli aspetti fondamentali della vita e dell’opera del dottor José Gregorio Hernández, il primo a essere dichiarato Beato dalla Chiesa cattolica venezuelana.
Breve biografia
1864 Nasce il 26 ottobre in un villaggio chiamato Isnotú, nello Stato di Trujillo, in Venezuela.
1870-1880 Il generale Guzmán Blanco espelle diversi vescovi, chiude i seminari, espelle le congregazioni religiose ed espropria chiese.
1878 All’età di tredici anni intraprende un lungo e pericoloso viaggio verso Caracas per completare gli studi presso il prestigioso Collegio Villegas.
1882-1888 Studia medicina presso l’Università Centrale del Venezuela.
1888 Fondazione dell’Ospedale Vargas.
1889 Aderisce all’Ordine Francescano Secolare.
1889-1890 Va a Parigi a specializzarsi.
1891 Inizia come primo professore universitario dei dipartimenti di Istologia normale e patologica, Fisiologia sperimentale e Batteriologia (primo in America Latina) presso l’Università Centrale del Venezuela.
1902 Cofondatore dell’Accademia Nazionale di Medicina.
1908 Ingresso nella Certosa di Farneta (Lucca, Italia).
1909 Esce dalla Certosa per problemi di salute, torna in Venezuela dove è ammesso al Seminario Santa Rosa da Lima a Caracas. Su richiesta degli studenti al vescovo, torna a insegnare all’università e a praticare la professione di medico.
1912 Viene pubblicata la sua opera Elementi di filosofia.
Il generale dittatoriale Juan Vicente Gómez chiude temporaneamente l’Università.
1913 Entra nel Pontificio Collegio Pio Latinoamericano di Roma per studiare teologia.
1914 A causa di una malattia polmonare torna a Caracas e riprende l’insegnamento e la professione di medico.
1917 Studia a New York e Madrid.
1918 Viene nominato membro del National Relief Board durante la pandemia di influenza Spagnola.
1919 Muore a Caracas il 29 giugno in un incidente, travolto da un’automobile.
1949 Inizio della Causa di Canonizzazione.
1972 Dichiarato Servo di Dio.
1986 Dichiarato Venerabile.
2020 Dichiarato Beato.
2021 Celebrazione a Caracas della sua beatificazione (30 aprile).
Nelle pagine seguenti: murale lungo l’autostrada di Caracas chiamata La Cota Mil; ritrae José Gregorio sotto un albero di mango mentre insegna medicina.
DA UN VILLAGGIO DELLE ANDE AL MONDO
«Mia madre, che mi amava, mi ha insegnato la virtù fin dalla culla, mi ha cresciuto nella conoscenza di Dio e mi ha dato come guida la santa carità.»
Tutta la vita di Josè Gregorio Hernandez mette in evidenza come un laico – scienziato, professore e medico – possa incidere dal particolare della sua vita e vocazione sull’unità di tutto un popolo.
Oggi suonano le campane del cuore, prima di quelle dei templi e delle cappelle, perché la fede si porta prima nell’anima. È la festa del santo del popolo, del medico dei poveri. È la festa del santo fedele di Dio, colui che soffre, ama e spera.
Ma la festa non è solo per i cattolici, né per tutti i venezuelani, è anche per uomini e donne di altri popoli, lingue e culture. Il beato José Gregorio ci ha fatto capire che la bontà, l’amore e il servizio non hanno confini.
José Gregorio appartiene a tutti ed è per tutti… Un simbolo in sé stesso e una sfida alla nostra responsabilità per il Bene Comune della nostra Nazione oggi!
CARDINALE BALTAZAR ENRIQUE PORRAS CARDOZO
Arcivescovo Metropolita di Caracas, Venezuela