CHECK-IN 14 - Novembre 2022

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n°14 - novembre 2022 - Anno II Ad
Sulle tracce del tartufo bianco
Alba

ECCELLENZE EUROPEE DEL GUSTO

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in COpertina

Ad Alba Sulle tracce del tartufo bianco

Gli indirizzi giusti per soggiornare e per godere delle migliori tavole langarole, ma anche le esperienze da non perdere, tra avveniristici musei del vino e la fiera dedicata al tubero più prezioso al mondo. In copertina "Uovo e tartufo" La Madernassa

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Nelle Langhe, ma senza frontiere Piazza Duomo di Enrico Crippa

Cascina Galarej, hotel di charme con vista sui vigneti delle Langhe

Il tartufo non è solo Alba

Restaurant Week Proseguono le cene con le eccellenze lombarde

“Nati per stare insieme” a Milano da Trattoria Masuelli San Marco

Grana Padano Dop e Ascovilo sul lago a Il Belvedere di Torno

“Nati per stare insieme” si tinge di Sicilia con Cristian Benvenuto

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La Madernassa Nuovo menu autunnale con omaggio al tartufo Indice
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Inverno a Courmayeur Sci, gusto e divertimento

A Modena a caccia di sapori genuini

Bertinoro, dal "balcone di Romagna" a caccia di vini e non solo

Vetrina Toscana Un viaggio nel gusto della tradizione

Una Golden Box per festeggiare all’insegna del Made in Italy

La Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp nei piatti della memoria

Nelle pizze di Davide Ruotolo tutta la bontà delle farine Mulino Caputo Dalla Francia agli Usa Prendono forma i progetti di Sanelli all’estero

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Editoriale

In viaggio per assaporare il re dell’autunno: il tartufo

Foliage, castagne... ma anche tartufo. Ormai il fungo ipogeo è diventato a tutti gli effetti uno dei simboli dell’autunno. Purtroppo i costi del “bianco” non lo ren dono facilmente accessibile, soprattutto quest’anno, ma per gustarlo su un piatto di tagliolini, invece che su un uovo al burro, sempre più persone organizzano appositamente un viaggio. E non solo fra gli italiani.

Il periodo delle fiere, che da tempo si svolgono in varie loca lità della Penisola, è ormai finito ed ora ci si muove giusto per andare in un ristorante. Le Langhe sono da sempre una delle località che hanno saputo gestire al meglio questa ten denza. L’immagine di Alba e del suo territorio rifulge non a caso in questo periodo, quasi che i posti più gettonati per gustare piatti col tartufo siano proprio fra le colline con le vigne ormai color ruggine, o più in alto fra le piantagioni di nocciole.

Senza togliere nulla alle tante altre zone d’Italia, l’area sto ricamente più ricca di mete enogastronomiche del Piemon te rappresenta in modo iconico l’idea del mondo del tartufo italiano. Ad alcuni dei più noti locali di questa zona abbiamo perciò dedicato il numero di Check-In di novembre. Cucina, vini e accoglienza di prim’ordine sono motivi più che validi per viaggiare sempre. Se poi lo si fa ricercando il tartufo e la sostenibilità che ne è il presupposto, ancora meglio.

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Ad Alba Sulle tracce del tartufo bianco Gli indirizzi giusti per soggiornare e per godere delle migliori tavole langarole, ma anche le esperienze da non perdere, tra avveniristici musei del vino e la fiera dedicata al tubero più prezioso al mondo

Carta d’identità: il più prezioso ali mento in commercio. Prezzo base 2022: 6000 euro al chilo, che poi, calato nel piatto, significa 60 euro per im preziosire una portata della tradizione langarola. Nei ristoranti si pesa e si prezza “a parte”, per evitare equivoci con la clientela. Viene proprio da dire: questo è il tartufo bianco bellezza! E per le nostre tasche l’an no passato non andava tanto meglio, men tre il prossimo sarà certamente peggio.

Ma questo è anche il più originale ed esclusivo ingrediente della gastronomia interna zionale, non solo il più costoso in assoluto. Persino Alain Ducasse - lo chef mito della nostra epoca, colui che ha collezionato più

stelle della bandiera americana - alla mia domanda “monsieur, qual è il prodotto che ama più di ogni altro”, rispose, senza alcun dubbio: “il tartufo bianco di Alba, è unico, non c’è nulla che possa competere”.

Il tartufo bianco, tesoro delle Langhe

Per capire il suo fascino, e prima di aggirar si nelle Langhe per incontrarlo, è indispen sabile comprendere di cosa si tratta. Il suo nome scientifico è Tuber Magnatum Pico, ed è il corpo fruttifero di un fungo. Contrariamente alla più parte degli alimenti non si cucina, ma si aggiunge, affettato in sottilissime lamelle, ad alcuni piatti base, volu tamente semplici, per non alterarne quella sottile alchimia tra profumo e sapore che ne garantisce il risultato memorabile.

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di Guido Barosio CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

Perciò il tartufo bianco va ad impreziosire sostanzialmente quattro portate: il tajarin (finissimo tagliolino all’uovo), l’uovo strapazzato al burro, i formaggi freschi della tradizione piemontese, la carne cruda (solo molto leggermente condita) battuta al col tello. E basta, a casa come al ristorante. Chi sbaglia è un parvenu, o meglio uno zotico.

Ed il rito che lo accompagna ha qualcosa di fanciullesco e ancestrale: sniff sniff, gnam gnam. Come fanno i bambini, come fanno gli eroi dei bambini nei fumetti… Il tartufo incanta l’uomo dal 1600 a.C. (ai tempi dei Sumeri e del patriarca Giacobbe), proprio per questa irresistibile - e quasi infantileaccoppiata. Si annusa, piace, si mangia. E poi si "mangia il profumo", perché il tartufo ha proprietà organolettiche e proteiche fondamentalmente pari allo zero.

la creatività. Sono leggende e glorie alimen tari dure a morire, almeno si spera. Perché la crescita verticale dei prezzi potrebbe non arrestarsi. Così c’è qualcuno che ipotizza l’estinzione del tartufo bianco intorno al 2035. Quando un ristoratore di Alba (chissà quale?) proporrà “l’ultimo piatto col Tuber magnatum Pico”. Il cliente? Un americano, un indiano, al limite un tedesco, il prezzo dipenderà dall’Asta del tartufo, che vivrà la sua edizione definitiva… Da preoccuparsi? Certo si. Da piangere? Ancora no, perché la storia - come nella metafora della farfalla che batte le ali in Cina e crea un terremo to a Boston - prende corsi anche imprevisti, qualche volta salvifichi. Così la battaglia tra chi scomparirà prima - la copia cartacea del New York Times o il Tartufo bianco di Alba - attende ancora un vincitore, che potrebbe non arrivare mai.

cie boschiva (il tartufo cresce selvatico proprio lì). Quindi sempre meno tartufi e prezzi sempre più alti

Quest’anno poi sono cambiate le di mensioni, ovunque più piccole, quindi meno preziose. Pensate che trent’anni fa nei ristoranti di Alba si lavoravano sei chili per settimana, oggi un chilo e mezzo. E poi ci sono fattori meno appariscenti, ma altrettan to determinanti. Il Tuber Magnatum ha bisogno di un ecosistema ideale in torno a sè, segnalandoci se un terreno è buono oppure no, dove ci sono dei problemi non cresce. Poi, per riprodursi, ha bisogno della presenza di volpi, lumache, tassi e topi; gli animali che trasportano le sue spore con le feci. Vi siete mai chiesti perché il tartufo profuma? Per ché deve farsi trovare dal topo…

E poi il tartufo non si coltiva, ma si va a cercare, e non tutti sono in grado di farlo Anzi, gli unici depositari della tradizione sono i leggendari trifolau (una sorta di so cietà segreta), accompagnati dai loro in dispensabili cani, gli annusatori per eccellenza. Soggetti imprescindibili della filiera, da sempre si aggirano in piazza con fare sospettoso, col prodotto ben nascosto e rivelato solo quando il prezzo diventa inte ressante. Sono rivali durissimi tra di loro, commercianti senza scrupoli, gelosi di tutto: il cane, le piste, i luoghi giusti. Il tartu fo bianco si troverebbe ancora a dicembre inoltrato, ma con la prima neve tutti smet tono di cercarlo. Perché? Semplice, sulla neve si vedono le tracce ed i rivali potreb bero seguirti, quindi tutti a casa.

La stagione del tartufo nelle Langhe

La stagione del tartufo bianco inizia ad ottobre per concludersi, a seconda de gli anni, la prima o la seconda settimana di dicembre. E si celebra, con pochissime eccezioni limitrofe, nelle Langhe, a cavallo tra la provincia di Asti e quella di Cuneo. Territorio tutelato dall’Unesco occupa cir ca 1300 chilometri quadrati e rappresenta il comprensorio enogastronomico più ricco d’Italia, tra i maggiori d’Europa. Merito non solo del tartufo bianco ma dei vini Barolo e Barbaresco, i primi ad assicurare notorietà mondiale. Fama storicamente piuttosto re cente, fino agli Anni Cinquanta questa era una zona sostanzialmente povera e avara di soddisfazioni per l’agricoltura. Raccon tata da Cesare Pavese, in Paesi Tuoi, e da Beppe Fenoglio ne La Malora.

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Alba, enogastronomia e arte

Dal vino e dalla cucina un riscatto memorabile, ma il carattere “langhetto” porta ancora tracce di quell’altro mondo, precedente: taciturno, diffidente, non sempre pronto al dialogo, assai oculato nelle scelte economiche, ritroso nei confronti della comunicazione, che affronta con fare circospetto. La storia, e l’economia delle Langhe, cambia con la generazione dei Barolo Boys (da vedere il film del 2014 col medesimo titolo) e col mito da impor tare - in particolare per Bruno e Marcello Ceretto - della Borgogna Felix.

Da più di vent’anni è proprio Casa Ceret to a segnare un passaggio dall’enologia

portato a ottenere la certificazione biologica nel 2015. Insieme a Enrico Crippa, chef, siamo i soci fondatori del ristorante Piazza Duomo, tre stelle Michelin. Siamo mecenati delle arti, produttori di torrone, narratori di storie, venditori di vino. Siamo animati da una curiosità eclettica che non conosce confini. Da questa attitudine abbiamo iniziato ad operare nella cultura, nell’arte e nell’architettura, abbinando prima scrittori e giornalisti ad ogni nuova annata. Nel 1999, per caso come tante belle cose che succedono, nasce la passione e l’interesse per l’arte contem poranea con David Tremlett e Sol LeWitt, coinvolti alla cappella delle Brunate che

la famiglia instaura un sincero rapporto di amicizia che li rende i migliori ambasciatori del nostro territorio».

Il tartufo da Enrico Crippa a

Piazza Duomo

A Piazza Duomo è iniziata la stagione del tartufo bianco, cosa propone Enrico Crippa?

Per noi si tratta di un momento di straordinaria importanza, dove ci connettiamo col prodotto emblematico del nostro territorio. I nostri due menu - Barolo e Viaggi - sono composti da otto portate e tutte possono essere impreziosite dal tartufo bianco, che viene condotto direttamente al tavolo, dove il cliente, prima del servizio, lo vede e lo sceglie. Il matrimonio tra tartufo bianco e vini di grande eccellenza può offrire mo

Ovunque proteggimi di Valerio Berruti (2012) Enrico Crippa

menti straordinari. E noi abbiamo due percorsi di pairing vino e un Nebbiolo Grand Tasting, con cinque referenze selezionate dal nostro sommelier Jacopo.

Ma, nello stesso edificio di Piazza Duomo, nel cuore di Alba, avete anche un locale tradizionale, fieramente ancorato ai sapori della tradizione. Tartufo bianco anche lì? Assolutamente, ma in questo caso la car ta parla del nostro territorio e delle sue ri cette più classiche. Che qui proponiamo in un contesto immutabile. Pensa che non cambiamo il menu dal 2005. Vogliamo che i nostri clienti possano sempre trovare i tajarin ed i plin, l’insalata russa, la torta di nocciole e il bunet. Lo chef è Dennis Panzeri, però Enrico Crippa sovraintende a tutte le nostre attività legate al food. Enrico non è un nostro dipendente, ma un socio a tutti gli effetti, membro effettivo del progetto.

Nel percorso artistico e culturale che ruolo hanno i due ristoranti?

La loro è una funzione strettamente siner gica, i grandi nomi che hanno lavorato ed esposto per noi li hanno sempre frequen tati, e sono stati coinvolti in serate a tema. Poi ci sono gli interventi mirati degli artisti che hanno arricchito i locali: Francesco Clemente a Piazza Duomo e Kiki Smirh alla Piola, dove ci sono anche dodici diver si piatti d’artista, altra bella connessione tra arte e sapori. I ristoranti sono una fonte di business, com’è logico, ma sono essi stessi strumento della nostra filosofia.

Va ancora ricordato che gli interventi culturali dei Ceretto sul territorio hanno pro dotto opere dal segno iconico e contemporaneo. Oltre alla già citata Cappella del Barolo, meritano una visita l’estroso Cubo della Cantina di Bricco Rocche, con vista a 360° sulle vigne, e l’Acino della Tenuta Monsordo, navicella spaziale e panoramico balcone sulle Langhe, luogo deputato all’e ducazione e alla degustazione vinicola.

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Come acquistare e conservare il tartufo

Chi conosce, probabilmente come nessun altro, l’offerta enogastronomica del terri torio è Mauro Carbone, direttore dell’ente turistico Langhe, Monferrato e Roero dal 2005 al 2022.

A lui chiediamo consigli per la scelta, l’acquisto e la conservazione del tartufo bianco: «Occorre innanzitutto considerare che parliamo di un prodotto unico, affasci nante, delicato e deperibile. È fondamen tale comprendere che non c’è un tartufo uguale all’altro, e che noi dobbiamo va lutare quello che ci piace di più, quello che risponde meglio al nostro olfatto. Poi vanno evitati i tartufi molto o trop

po morbidi, perché sono già in avanzata fase di maturazione, il loro profumo non è ideale e durano di meno. Quindi, quando compriamo un tartufo, dobbiamo seguire queste regole e fare una valutazione sui tempi. Perché la vita del tartufo bianco non supera la settimana dal momento dell’acquisto. Quindi: prima lo mangiamo e meglio è. Tenetene conto anche per un regalo. Una volta arrivati a casa avvolgete il tartufo in un panno morbido e chiude telo in un barattolo, che va messo nella parte bassa del frigo. In Langa, durante l’autunno, non è difficile trovare chi vende tartufi, ma io consiglio, in particolare ai neofiti, di fare i propri acquisti alla Fiera

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di Alba. L’offerta è qualitativamente mol to alta, sicuramente garantita, anche se i prezzi sono leggermente più alti. Per tutti è sempre disponibile un banco di consu lenza, dove possiamo ottenere valutazio ni e consigli sul nostro acquisto. Quando vi recate al ristorante chiedete sempre di guardare bene il tartufo che vi propongo no e anche di annusarlo. Proprio perché, come dicevo prima, i tuberi sono tutti dif ferenti. Così sceglierete quello che vi pia ce di più, seguendo il vostro olfatto. Visto la spesa preventivata è un vostro diritto. In estrema sintesi: quando comprate un tartufo comprate un arcobaleno, sempre diverso e in costante divenire. Preziosis simo proprio per questo»

Quindi la Fiera di Alba è una tappa fondamentale...

Certo, va sicuramente visitata. Anche per ché è il più grande mercato al mondo per il tartufo bianco, dove ogni settimana vengono esposti 25/30 chili di prodotto. Un quantitativo enorme, che dopo sette giorni deve essere completamente smal tito. La Fiera è frequentata da un merca-

Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba

Aperta fino al 4 dicembre è un evento da non perdere per diverse eloquenti ragioni: centinaia di eventi a tema che (ogni giorno, in particolare nel fine settimana) spaziano dalla ga stronomia, alla letteratura, alla musica, all’arte, alla storia; l’imprescindibile Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, supervisionato dalla Commissione Qualità, l’oreficeria del profumo che si mangia; gli spettacolari cooking show che, nei fine settimana, vedono impegnati i grandi in terpreti della ristorazione nazionale e internazionale. Il tema scelto per il 2022 è "Time is up”, significativamente dedicato alla sostenibilità e ai rischi connessi col cambiamento climatico. Perché il tartufo - spiegano gli organizzatori - è un indicatore infallibile della salute ambientale.

DA
PERDERE #1
NON

to internazionale top e i tartufi sono già “sfiorati”, quindi valutati, in modo quasi esoterico, da chi è preposto ad emettere un giudizio.

Consigli per un soggiorno in Langa?

Chi cerca un hotel o un resort sul territorio può mettersi l’anima in pace e prenotare per il 2023. Salvo approfittare di qualche struttura con delle disdette, oppure pun tare sui giorni centrali della settimana ed armarsi di santa pazienza. Però non va dimenticato che Torino dista poco più di un’ora in auto, ed è forse l’opzione più pratica.

Come sta andando la stagione turistica e il mercato in generale?

Direi a gonfie vele. Questa è il primo anno del post covid e si sente. Sono tornati gli stranieri, che sono tantissimi, in assoluto la maggioranza. Non ci sono più i russi e gli orientali scarseggiano, ma sono cre sciuti gli americani e gli europei, tedeschi e nordici in testa. Il mercato italiano va molto bene e si è sensibilmente abbassata l’età dei turisti, che per noi è un dato estremamente favorevole

Quali possono essere gli obiettivi di questo territorio?

Occorre fare quello che ha fatto in pre cedenza il mondo del vino. Raggiunta la soglia della quantità bisogna lavorare sempre di più sulla qualità. Offrendo un servizio sempre migliore, più curato, più attento alle nuove tematiche che oggi vanno per la maggiore, come la sostenibilità. Però oggi affrontiamo un mercato competitivo con gli strumenti adeguati. Le nostre strutture - di ristorazione e ac coglienza - sono di un livello molto alto, un’eccellenza che ha ancora margini di miglioramento

Itinerario

autunnale nelle Langhe

Scegliere un itinerario autunnale nelle Langhe - tra vigneti, foliage, tartufi e sa pori pirotecnici - non è difficile, ma semplicemente impossibile. Deve vincere la flânerie, tenendo ben presenti gli approdi potenziali e il vostro gusto nel selezionarli.

Io consiglio di procedere borgo per borgo, e questi sono i miei 10 + 1 della lista Verduno, con le degustazioni nel castel lo; Barolo, un nome e una garanzia, con la sua enoteca regionale; Serralunga d’Alba, anche qui un castello, con le sue pareti ripide sembra catturato dal “Trono di spa de”; Barbaresco, altro nome evocativo, con le cantine Gaja nel centro storico e il vertiginoso torrione; Neive, raccolto e inti Grinzane Cavour

DA NON PERDERE

Il bus a tappe

Volete esplorare la patria del tartu fo bianco senza problemi di auto e di parcheggio? Volete scendere e salire ai diversi stop per dedicarvi a visite e tappe conviviali? Ecco una formula perfetta, per fruibilità e costi contenu ti. ll Langhe-Sightseeingtour è il servizio in cabrio-bus che vi fa ammirare le Langhe come da un emozionan te balcone in movimento sui vigneti più famosi del mondo. Viaggiando in completa autonomia tra le colline dichiarate dall’UNESCO Patrimonio Mondiale. Partenza da Alba per toc care i borghi di Serralunga D’Alba, Castiglione Faletto, Monforte d’Alba, Barolo, Vergne, La Morra. Servizio do menicale fino al 27 novembre, con 4 corse al giorno. Il biglietto costa 20€ ed è valido per l’intera giornata. Gratis per i bambini fino ai 6 anni, 50% di sconto per chi è in possesso di bi glietto del treno o di un abbonamento regionale. Non si devono fare prenotazioni e si paga direttamente sul bus, oppure sull’e-commerce della piattaforma www.openmove.com. Per info: www.langhesightseeingtour.it

#2

DA NON PERDERE

WiMu Museo del Vino a Barolo

Firmato dall’architetto svizzero Francois Confino - che lo definisce “Non un luogo dove si apprende come si fa il vino, ma un luogo che parla del rapporto tra noi e lui” - è il più inno vativo in Italia e tra i massimi al mondo. Il percorso propone un viaggio interattivo ed emozionale nel mondo del vino, prodotto e produttore di cultura, elemento che, spesso in modo trasversale, ha accompagnato l’evoluzione della civiltà. Sede del WiMu il Castello di Barolo, edificio iconico delle Langhe, datato X secolo (più volte ricostruito e rimaneggiato), è stato per secoli protagonista assoluto della vita del territorio La storia dell’edificio è anche legata alla memoria filantropica della Marchesa Giulia di Barolo. Se Confino ha esaltato l’elemento poetico della storia del vino, quello che affascina maggiormente i visitatori è il contrasto mozzafiato tra le avveniristiche installazioni multimediali e gli spazi secolari che le accolgono.

mo, fuori dal tempo; Grinzane, col Museo delle Langhe, ospitato, indovinate un po'… in un altro castello; Castiglione Falletto, piccolo e suggestivo offre un panorama da acquarello; Monforte d’Alba, con l’Au ditoriun Horszowski, anfiteatro naturale dall’acustica mirabile; Santo Stefano Belbo, dove Pavese (c’è la fondazione a lui dedicata) ambientò “La luna e i falò” e infine Roddi, con l’università dei cani da tar tufo e il Museo a cielo aperto sul prezioso tubero.

Ho lasciato per ultimo il mio borgo preferito: La Morra, il più importante comune della denominazione Barolo, arroccato in cima ad una collina permette di assiste re, dal suo Belvedere, a quello che è pro babilmente il miglior panorama di Langa. Subito fuori dal centro si trova la Cantina Rocche di Costamagna, una di quelle location che valgono il viaggio: Barolo di

#3
Barolo

levatura esoterica, ambiente di grande eleganza, panorama che sembra dipinto da un impressionista ben ispirato, dove si affacciano le Art Suites, approdo magnifi co per viaggiatori bene informati.

Altra, tappa colta e romantica, la libreria-galleria d’arte “Paesi tuoi”, il gioiello di Roberta Canevari, giusto confinante con la Chiesa della Confraternita di San Sebastiano. Troverete i migliori libri dedi cati a territorio (grandi classici e novità), acqueforti, acquetinte, fotografie e tanto altro.

Nel visitare le Langhe e i suoi borghi im possibile non pensare ancora una volta a Cesare Pavese: «Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».

Museodelvino Wine Experience

E qui siamo proprio nel futuro. La Mondodelvino Wine Experience – con sede a Priocca d’Alba - è una nuova esperienza interattiva, che ci colloca, in un battito di ciglia, nel terzo millen nio, tra esperienze multisensoriali e approcci ludici che abbreviano la distanza tra esperti e neofiti. La Sala 0 è dedicata all’epica del vino, con uno schermo di 12 metri e la sceneggiatura di Davide Enia; la Sala 1 ci trasporta nei territori del vino, mentre la sala 2 è dedicata ai vitigni; la sala 3 narra i metodi di vinificazione e la 4 illustra i concetti di sostenibilità; nella 5 e nella 6 c’è l’approdo al mondo dei sensi; si chiude, sala 7, con il rapporto tra vino e cucina. Ci potete trascorrere due ore, ma anche di più, il tempo non passerà mai. Si apprende, molto, giocando ancora di più.

#4
DA NON PERDERE
La Morra

Langhe

Gli indirizzi imperdili

Alba è stata nominata nel 2017 Città Creativa Unesco per l’Eno gastronomia. Un viaggio nelle Langhe è quindi un percorso di scoperta tra eccellenze assolute del gusto italia no. Il tartufo, re del bosco e dell’autunno, ma anche i vini, le nocciole, le paste fresche e ripiene e le carni da cui nasce, tra le altre cose, il bollito che nella langarola Carrù, paese del bue grasso, ha uno dei suoi centri nevralgici nazionali. Insom

ma, ce n’è davvero per tutti i gusti e a te stimoniarlo c’è anche la pioggia di stelle Michelin che puntellano le colline langa role. Sono infatti ben 12 gli stellati nelle Langhe, ma anche fuori dalla “rossa” non mancano gli indirizzi da non perdere. In somma, ci vuole tempo e il giusto riposo tra una tappa e l’altra. Quindi, scopriamo insieme dove “mettere le gambe sotto il tavolo”, ma anche dove godersi un po’ di meritato relax.

Guido Ristorante All'Enoteca Il Centro Il 21.9 Flavio Costa La Madernassa Osteria taStè La Ciau del Tornavento Guido da Costigliole Locanda del Pilone Osteria Lalibera ALBA BAROLO LA MORRA RODDI GRINZANE CAVOUR BARBARESCO NEIVE DOGLIANI Piazza Duomo Massimo Camia Damiano Nigro Filippo - Oste in Albaretto Ristorante al Biancospino Cascina Cortine Relais San Maurizio Villa Garassino Corte Gondina Villaggio Narrante La Ribezza Borgo Sant'Anna Fre

Nelle Langhe, ma senza frontiere Piazza Duomo di Enrico Crippa

Piazza Duomo, il ristorante di Enrico Crippa (membro di Euro-Toques) e della famiglia Ceretto ad Alba, è una sorta di manifesto delle Langhe gastronomiche. Lo è non soltanto per le tre stelle Mi chelin a cui si è affiancata quest’anno an che la stella verde, ma anche e soprattutto per lo spirito che guida la sua cucina: radici

ben piantate nel territorio senza però porsi alcun confine. Un manifesto che emerge in maniera chiara nei menu, costruiti intorno a un doppio desiderio: da un lato sublimare il legame con il territorio e la sua storia; dall’altro esplorare nuove frontiere del gusto, in una sintesi creativa sempre in divenire che - pur partendo sempre dalla stagionalità e della cura per l’orto - è ricca di suggestioni internazionali.

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Il ristorante, aperto nel 2003 dal cuoco tristellato e dalla famiglia Ceretto, ha trovato il perfetto equilibrio tra territorio e mondo. Nella stagione del tartufo, presenta un menu speciale a lui dedicato

«Mai come in questo periodo abbiamo sognato di viaggiare. Eppure, prima di questa lunga pausa, muoversi senza sosta ci ha portato a dimenticare cosa avessimo a portata di mano». In questa frase dello chef c’è l’ispirazione che guida la nuova proposta di Piazza Duomo. Due i percorsi offerti. Il Menu Barolo, dieci portate, è

re che Crippa oggi reinterpreta affiancandoli a ricette monastiche o popolari, come le lumache di tradizione benedettina o la tartrà, un budino salato. Oltre ai celeberri mi tartufi, non mancano soprese come il tramezzino, inventato dal conte di Sandwich come pasto lampo da consumare al ta volo da gioco e lanciato a Torino nel 1925 dal Caffè Mulassano.

Il Menu Il Viaggio è invece frutto di creatività, ricerca continua e materie prime eccellenti. Otto portate che sono una sin tesi del suo viaggio umano e lavorativo, e dello sfaccettato bagaglio di esperienze dello chef che all’italianità delle sue origini unisce la maestria e la finitura della cucina francese oltre che la passione del Giappo ne per la coreografia. Si va allora dall’Antipasto Piemontese ai Ricci di mare con mandorla e peperone, dal Rombo e Zucca al Vitellino e salsa di patate.

L’omaggio al tartufo

Piazza Duomo, e non potrebbe essere altri menti, guarda con attenzione anche a uno dei gioielli delle Langhe, il Tartufo Bianco d’Alba. Così, durante la stagione, Enrico Crippa propone un menu di otto portate che possono essere arricchite dal tubero e che si affiancano alle degustazioni Barolo e Il Viag gio presenti tutto l’anno. Il Tartufo Bianco viene servito direttamente al tavolo e viene proposto anche un doppio percorso di abbinamento con il vino. Il primo prevede un abbinamento di sette calici, ciascu no pensato per accompagnare una portata. C’è poi una seconda proposta, Crama di patate

I menu
di Piazza Duomo

rinominata Nebbiolo Grand Tasting: cinque calici senza però un abbinamento rigido. La scelta delle bottiglie è guidata da Jacopo Dosio, sommelier di Piazza Duomo. In carta, sempre per essere arricchiti con il Tartufo Bianco, anche Crema di pata te, lapsang souchong e Ravioli di fonduta.

vegetale al centro della cucina di Enrico Crippa

Al di là del tartufo, il legame con la terra è uno dei tratti distintivi della proposta di Piazza Duomo. Stagionalità e sostenibilità sono infatti due parole che descrivono l’orto situato a pochi chilometri da Alba, nella Tenuta Monsordo Bernardina, nato dalla comune visione di Enrico Crippa e della famiglia Ceretto: 400 metri quadrati di coltivazione in serra e 4.000 metri di appezzamento nel quale crescono specie vegetali, botaniche e orticole che caratterizzano i piatti dello chef. La coltivazio ne, come avviene anche nelle vigne della famiglia, segue le pratiche dell’agricoltura biologica e biodinamica, quindi senza uso di prodotti chimici e fertilizzanti di sintesi.

«L’elemento vegetale è oggi uno dei punti cardine della mia cucina e fa sì che le sfu mature dei miei piatti cambino, di giorno in giorno», dice Crippa. E la Michelin, nella sua ultima edizione, ha deciso di premia re questa linea con l’assegnazione della stella verde, quella che premia gli chef che si sono distinti su temi legati alla soste nibilità, alla lotta allo spreco alimentare e all’ambiente in generale.

Un riconoscimento che si aggiunge alle tre stelle, la prima conseguita nel 2006, tre

anni dopo l’apertura del ristorante, la seconda nel 2009 e la terza nel 2012, confer mata anche per il 2023. Piazza Duomo

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La Madernassa

Nuovo menu autunnale con omaggio al tartufo

La grande stagione del Tartufo Bianco d’Alba è iniziata e come sempre il Ristorante & Resort stellato di charme La Madernassa di Guarene (Cn) inaugura la nuova carta con percorsi degustativi che rendono omaggio al territorio e al suo scrigno di prodotti pregiati. L’autunno accoglie Madernassa con due importanti riconosci menti, Ivan Delpiano, ceo e co-founder del Resort - è infatti da poco rientrato dalla Puglia insieme a Giuseppe D’Errico, executive chef al timone della cucina, che ha ricevuto il premio speciale “Food and Travel Chef dell'anno” conferito per la tenacia, lo spirito di ricerca e la volontà di utilizza re solo materie prime prodotte nel pieno rispetto dell’ambiente e della natura, ed è

subito ripartito alla volta di Milano per ritira re, insieme Giuseppe Palazzo, direttore di sala, il premio per le migliori Carte Vini d’I talia agli awards della Milano Wine Week 2022. Importanti riconoscimenti a così breve distanza che testimoniano il lavoro di una grande squadra, di talenti che lavorano fianco a fianco sempre in sintonia per rag giungere l’eccellenza.

Trasmettere agli ospiti   i valori enogastronomici  di un grande territorio

«È grande l’orgoglio per l’impegno e la passione che contraddistinguono in ogni momento chi oggi è alla guida della cucina e della sala del ristornate La Madernassa,

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per la loro energia che sa unire e conquistare - sottolinea Ivan Delpiano che con tut ta la squadra vuole condividere la soddisfa zione per i traguardi raggiunti, soprattutto in un momento dove le tante difficoltà e i contesti internazionali certamente non aiu tano - viviamo in un continuo susseguirsi di allarmi, emergenze e urgenze da gestire che non hanno però intaccato l’entusiasmo della grande squadra che si è formata alla Madernassa. Un team che ha dimostrato di saper affrontare le sfide restando compat to, che sa trasmettere agli ospiti i valori eno gastronomici di un grande territorio come quello in cui ci troviamo, un team capace di

sintonizzarsi con le richieste di chi varca la soglia del Resort per far vivere esperienze culinarie non solo con le papille gustative ma con tutti i sensi. Esperienze che ancor più, in questo particolare periodo dell’anno, profumano di vino e di tartufo e testimoniano il nostro rapporto indissolubile con il territorio».

Un ambizioso progetto

La filosofia del Ristorante La Madernassa, condivisa dallo chef, è da sempre quella di rispettare la terra ed i suoi ritmi. Ora è arrivato il momento di aprire le porte all’au tunno. «È un privilegio vivere e lavorare in un contesto naturalistico dove Langhe-Ro ero e Monferrato sono patrimonio mon diale dell’Umanità, dove Alba è città creati va Unesco per la gastronomia - sottolinea l’executive chef Giuseppe D’Errico - così come creare dei piatti che possano omag giare un prodotto tanto raro e prezioso come il Tartufo Bianco D’Alba. Quello che ho cercato di fare è esprimere creatività e personalità concentrandomi sulla materia prima, impiegare fantasia, passione ed esperienza per esaltare ogni sfumatura del pregiato Tartufo, per deliziare chi si siede alla nostra tavola creando intimi momenti percettivi del gusto e dell’olfatto da portare a casa come esperienza da ri cordare».

Oro Bianco: è il percorso che rende omag gio al Tartufo Bianco D’Alba, dove il menu è studiato per esaltarlo al meglio in tutte le sue declinazioni, insieme a tutti gli altri elementi di stagione. Sono cinque portate dove si potrà scegliere di lamellare il pre giato tubero.

Nutrirsi d'Arte: è il menu che racchiude alcu ni dei piatti più amati sino ad ora, parte del percorso dello chef, ispirati ad opere d’arte che gli sono particolarmente care.

Menu a mano libera: per chi vuole abban donarsi in un percorso a sorpresa, dove il viaggio culinario si fonda sempre su mate ria prima, tecnica, ricerca ed emozioni da trasmettere.

per offrire il più alto numero di sfumature enologiche. Si parte dal territorio e dai grandi vini che da generazioni vengono prodotti sulle colline che circondano Alba, per al largarsi su un’ampia scelta di etichette che rappresentano l’Italia, per completare spa ziando sul mondo, Champagne e Borgogna in primis, e poi Germania, Slovenia, Austria ed altro ancora, a completare una passione che amano condividere con gli ospiti.

Il direttore di sala e primo sommelier Giuseppe Palazzo insieme al secondo giovane sommelier Vincent Nuevo hanno lavorato per la scelta dei vini da abbinare ai piatti firmati dallo chef Giuseppe D’Errico. Ogni scelta è stata ponderata ma anche guida ta dall’estro per creare il giusto connubio di piacere con la cucina. Propongono un percorso di degustazione al calice abbinato ad ogni menù oltre ad un’ampia carta studiata

Per creare il giusto connubio di piacere con la cucina
La Madernassa ��
��www.lamadernassa.it
0173 611716

Al 21.9 la cucina calda e immediata di Flavio Costa

Il 21.9, circondato dai vigneti di Piobesi d’Alba (Cn), propone un menu di assoluto livello in una location elegante e raffinata. Il nome del locale richiama la data di nascita delle figlie dello chef Flavio Costa che offre una cucina calda, moderna e immediata. Il punto di riferimento è la tradizione ligure, regione dalla quale Costa proviene, con piatti arricchiti da tecniche e preparazioni apprese in lunghi anni di esperienza professionale che hanno portato nel 2003 alla stella Michelin. Oltre al pesce, i piatti si basano su ortaggi, frattaglie e selvaggina, con l’aiuto di molte erbe aromatiche. La struttura propone inoltre camere di recente realizzazione che si prestano ad un soggiorno intimo e romantico in un contesto signorile, grazie ad un arredamento studiato su misura, dai dettagli raffinati. L’accoglienza è arricchita dalla Spa. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

34 CHeck-in • novembre 2022
21.9 Flavio Costa �� 0173 387200 ��www.ristorante21punto9.it

Langhe e Mediterraneo si incontrano a La Locanda del Pilone

Madonna di Como è una frazione di Alba (Cn), cuore e “capitale” delle Langhe. Lì si trova la Locanda del Pilone, una stella Michelin. In cucina lo chef Federico Gallo che avvolto dalla nobile atmosfera piemontese riesce a interpretare in maniera magi strale i prodotti e le ricette tradizionali langarole fondendole con equilibrio all’influenza della tradizione mediterranea e non solo, ricca di colori, profumi e sapori. La carta dei vini è formata da oltre 1400 etichette. Particolare attenzione è riservata ai grandi vini piemontesi, alle altre regioni italiane, alle bollicine e ai cru francesi, senza trascu rare i migliori produttori del resto del mondo. Accanto al ristorante, c’è La Terrazza, il Bistrot all’aperto della Locanda del Pilone, dove vengono serviti piatti leggeri e adatti alla stagione calda, con un’impareggiabile vista sulle vigne del Barbaresco. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

CHeck-in • novembre 2022 35
La Locanda del Pilone �� 0173 366616 �� www.locandadelpilone.com

Fre, tra tradizione e sapori esotici

In Località San Sebastiano, appena fuori Monforte d’Alba (Cn), circondato da vigne e boschi, nasce il Fre, il ristorante una stella Michelin ospitato nella sede del Réva Resort. In cucina, Francesco Marchese, allievo del pluristellato Yannick Alleno, che riesce a unire la tecnica a sapori intriganti e la tradizione a esotici profumi. Un vero e proprio viaggio nel gusto, specialmente se ci si lascia accompagnare nel meravi glioso mondo dell’enogastronomia abbinando un vino diverso ad ogni piatto, guidati dal sommelier Salvatore Delle Donne. Accanto al Fre, Réva Resort offre anche la proposta del Piccolo Fre Bistrot, con una cucina più semplice, ma comunque attenta alla tradizione e ai dettagli. In autunno, infine, Réva offre la possibilità di partecipare alla caccia al tartufo bianco d’Alba, vera stella della gastronomia locale.

36 CHeck-in • novembre 2022
Fre �� 0173 789269 ��www.revamonforte.com
CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

nelle cucine di tutti i professionisti e nella tua

CHeck-in • novembre 2022 37
23834
www.sanelli.com MADE IN
www.mottarella.com
COLTELLERIE SANELLI srl
PREMANA (Lecco)
ITALY

La Puglia in Langa: a Borgo Sant’Anna la cucina di Pasquale Laera

L’idea che sta alla base di Borgo Sant’Anna, una stella Michelin, è legata a doppio filo con la storia del suo cuoco, Pasquale Laera. Le radici della sua cucina affondano infatti nella sua terra natìa, la Puglia, ma il suo progetto, immaginato e realizzato insieme al maître Fabio Mirici Cappa, si è concretizzato in Piemonte, quella che oggi è la sua casa. La proposta è quindi un incontro tra nord e sud, tra i profumi del mare e i sapori delle Langhe, in un luogo, Monforte d’Alba (Cn), che è da sempre crocevia di contaminazioni, che mai riescono tuttavia a intaccare quell’orgoglioso senso di appartenenza alla terra che è tipico delle Langhe. Il risultato è un menu distintivo, che riesce ad affiancare le eccellenze locali con proposte creative e mai scontate. Degna di nota la vista sulle colline, da godere in terrazza o da dietro le luminose vetrate. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

38 CHeck-in • novembre 2022
Borgo Sant’Anna �� 0173 195 0332 ��www.borgosantanna.it

Materie prime e storia al tavolo di Guido da Costigliole

Chi si siede da Guido da Costigliole si gode l’eredità di uno dei simboli dell’eno gastronomia locale. Andrea Alciati, figlio di Guido e Lidia, porta infatti avanti il ricordo dei suoi genitori, che nel 1961 diedero vita a Costigliole d’Asti (At) a un ristorante che in breve tempo rivoluzionò l’idea di cucina piemontese moderna, proponendo materie prime genuine ricercate personalmente tra i produttori locali. Oggi, quell’idea, vive ancora, all’interno del prestigioso Relais San Maurizio, grazie al lavoro di Andrea, Monica Magnini e dello chef Fabio Sgrò. La proposta non può che essere tradizionale con divagazioni più creative. «La nostra cucina raccoglie un’eredità importante, ma non per questo intendiamo privarci della gioia creativa della sperimentazione», spiegano

CHeck-in • novembre 2022 39
CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO Guido da Costigliole �� 340 472 8569 ��www.guidodacostigliole.it

Massimo Camia, una finestra di gusto affacciata sulle Langhe

Il Ristorante Massimo Camia è nato nel 2013, ultimo atto del lungo percorso nella ristorazione di Massimo e della moglie Luciana. I due, insieme, avevano già dato vita, nel 1990, alla Locanda nel Borgo Antico a Barolo (Cn), capace di ottenere una stel la Michelin, stesso riconoscimento di cui può fregiarsi anche il locale odierno a La Morra (Cn). Contenuto, avvolgente e caldo, moderno, Massimo Camia può contare su meravigliose e ampie finestre affacciate sulle colline delle Langhe. A guidare lo chef e la sua brigata la costante ricerca del prodotto locale di alta qualità. Durante la stagione, il ristorante propone un menu specifico dedicato al tartufo. Importante e interessante la proposta dei formaggi, così come la carta dei vini, con particolare attenzione al Barolo, di cui viene offerta una vastissima selezione. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

40 CHeck-in • novembre 2022
Massimo Camia �� 0173 56355 ��www.massimocamia.it

Riempi

il tuo mondo di meraviglia

CHeck-in • novembre 2022 41 BEVI
RESPONSABILMENTE

La Ciau del Tornavento, Francia e Piemonte nel cuore del Barbaresco

Nel cuore delle colline del Barbaresco, all’interno di un ex asilo, tipica costruzione di stile Littorio del 1931, sorge La Ciau del Tornavento, una stella Michelin. In cuci na troviamo Maurilio Garola che, in collaborazione con Marco Lombardo, offre un menu eterogeneo. La proposta affianca infatti i classici piemontesi a qualche incursione d’Oltralpe e a un importante tocco marittimo. Lo chef ha infatti nel cuore la passione per il pesce che ispira la sua creatività. Tra le specialità messe in tavola ci sono anche le frattaglie, le interiora e poi quelle tipicità che sono un biglietto da visita per il Piemonte, come il tartufo. Fiore all’occhiello della Ciau è la cantina. Ri cavata nel tufo della collina raccoglie più di 65mila bottiglie di 450 produttori, per un totoale di 5.400 etichette da 13 Paesi.

42 CHeck-in • novembre 2022
CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO La Ciau del Tornavento �� 0173 638333 ��www.laciaudeltornavento.it

Guido Ristorante, una storia di famiglia

L’eredità enogastronomica di Lidia e Guido Alciati, che con il loro locale aperto nel 1961 rivoluzionarono la cucina moderna piemontese, non si mantiene viva soltanto nel Ristorante Guido da Costigliole all’interno del Relais San Maurizio, ma anche da Guido Ristorante, una stella Michelin, a Serralunga d’Alba (Cn). Lì, nelle meravigliose sale della reale tenuta di Fontanafredda, è possibile godere della cucina di Ugo Alciati e del servizio del fratello Piero. La filosofia, e non potrebbe essere altrimenti, è l’esaltazione della materia prima, che si traduce in un menu fortemente stagionale ed essenziale, un’altissima qualità e la valorizzazione costante delle eccellenze del territorio. In carta si trovano quindi la Trota di Traversella, la Finanziera piemontese, il Vitello Tonnato, gli Agnolotti di Lidia, i Cardi gobbi di Nizza Monferrato. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

CHeck-in • novembre 2022 43
Guido Ristorante �� 0173 626162 ��www.guidoristorante.it

Dalle Langhe alla Liguria: All’Enoteca territorio e tradizione senza retorica

All’Enoteca, una stella Michelin dal 2000 sorge all’inizio della via Roma, cuore del borgo di Canale (Al). Al primo piano di un palazzo Ottocentesco, Davide Palluda offre ai clienti una cucina che è la perfetta sintesi di ciò che nel tempo è diventata la cucina di Langhe e Roero: un legame forte con il territorio senza però rimanere schiavi della retorica della tradizione e in costante equilibrio tra ingredienti nobili e poveri. Nel menu si raccontano allora il Roero, la Langa e i loro rapporti con la Liguria e con Torino. Si va dal Gambero viola al vapore, bernese al limone e scarola ripassata, fino alla Finanziera, passando per i Plin al sugo d’arrosto, ma anche dal Daino, uva, whisky torbato e cacao fermentato. In stagione, lo chef offre anche un menu a tema Tartufo Bianco.

44 CHeck-in • novembre 2022
CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO All’Enoteca �� 0173 95857 ��www.davidepalluda.it

Il Centro, parola d’ordine “Fritto Misto”

Quella del ristorante Il Centro di Priocca (Cn), una stella Michelin, è senza dubbio una storia di famiglia, iniziata nel 1956, quando la famiglia Cordero prese in gestione l’at tività. In cucina oggi c’è Elide Mollo, da qualche anno affiancata dal sous chef spa gnolo Joan Marc Espadas, in sala ci sono invece il marito Enrico Cordero e il figlio Giampiero, che si occupa della cantina. Il menu ha come parola d’ordine la sobrietà, con la tradizione e le eccellenze del territorio che vengono alleggerite e ingentilite. Simbolo del ristorante è il Fritto Misto piemontese (Animelle, cervella, fegato di vitel lo, salsiccia, frisse, batsoà), che viene proposto soltanto da gennaio a marzo o in altri periodi dell’anno, ma soltanto prenotando con largo anticipo. Oltre a Il Centro, la fa miglia Cordero gestisce anche Dimora Cordero, boutique hotel nel centro di Priocca. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

CHeck-in • novembre 2022 45
Il Centro �� 0173 616112 ��www.ristoranteilcentro.com

Palàs Cerequio, dove la tradizione incontra l’alta cucina

Pulizia, essenzialità, eleganza del gusto. La tradizione si evolve e incontra l’alta cucina senza mai snaturarsi, rispettando tre principi fondamentali: ingredienti di qualità, stagionalità e lotta allo spreco. Questa è la filosofia di Damiano Nigro, chef stellato alla guida della cucina di Palás Cerequio di La Morra (Cn), all’interno del primo resort al mondo dedicato alle grandi Menzioni Geografiche Aggiuntive del Barolo. Il ristorante è gestito assieme alla compagna Elena Boffa e al sous-chef Marco Angeloni. La proposta è di una cucina “evolutiva”, lontana dagli eccessi spe rimentali, a favore di un gusto che rispetta la semplicità di tre pilastri: stagionalità, qualità delle materie prime e lotta allo spreco. Durante la stagione, Nigro offre un menu dedicato al tartufo (Battuta di Fassona, Tajarin al burro e Uovo al padellino).

46 CHeck-in • novembre 2022
Palàs Cerequio-Damiano Nigro �� 0173 50657 ��www.palascerequio.com
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CHeck-in • novembre 2022 47 Forniture per hotellerie, ristorazione e catering. Via Don Lorenzo Milani, 1 24050 Zanica (BG) – Italy Strada Privata Gaspare Bugatti, 13 20144 Milano (MI) – Italy (SOLO SU APPUNTAMENTO) Tel.: 035.670299 mail: info@ros.bergamo.it www.ros.bergamo.it

Osteria Lalibera, porto sicuro nel cuore di Alba

L’Osteria Lalibera, che sorge nel centro storico di Alba, a due passi da via Vitto rio Emanuele, cuore della “capitale” delle Langhe, è la “creatura” di Flavio Boffa, titolare e da tredici anni alla guida del locale. In sala, nulla è lasciato al caso, con particolare attenzione al design e all’arte. Il menu, sicuramente legato alla tradizione piemontese, non è però rigido. Anzi, sono abitudine le variazioni giornaliere, costruire dalla fantasia della cucina, ma anche da ciò che offrono il mercato e la stagione. Non mancano gli Agnolotti del Plin, il Vitello tonnato, la Finanziera e la Carne cruda battuta al coltello, ma è anche possibile assaggiare crudi di pesce, grazie alla collaborazione con la Pescheria del Molo. Nota di merito per i formaggi, accompagnati dall’immancabile Cugnà, la mostarda d’uva piemontese. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

48 CHeck-in • novembre 2022
Osteria Lalibera �� 0173 293155 ��www.lalibera.com

Filippo Oste in Albaretto, come stare a casa

Ci è voluto un po’ di tempo per convincere Filippo Giaccone a mettersi ai fornelli. Il cuoco, che da più di dieci anni gestisce insieme alla moglie Silvia l’osteria-trattoria ad Albaretto, spesso ha infatti avuto timore di non essere all’altezza di suo nonno, conosciuto come Lipinet, e suo padre Cesare, due colossi della cucina piemontese. Eppure, in Filippo c’è un po’ di tutti e due e il risultato si vede, in maniera limpida, nei suoi piatti. Nel menu tutti i sapori dell’Alta Langa: Fiori dell’orto, Castelmagno e Tartufo nero, Carne cruda classica, Tajarin al ragù e Coniglio allo spiedo. Per ini ziare, impossibile non farlo, l’Insalata di Filippo, piatto a base vegetale che varia a seconda della stagione. Il resto lo fa il clima che si respira in osteria, dove sembra di stare in famiglia.

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COMPLETO Filippo Oste in Albaretto �� 338 8871155 ��www.filippogiaccone.com
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Osteria taStè, piatti con vista sulle Langhe

Nei locali della vecchia scuola della frazione dall’estate 2017, anno di apertura dell’Osteria Tastè, si mangia bene langarolo. Ma soprattutto ci si affaccia sul più bel balcone delle Langhe, che nella stagione calda è possibile godersi su due ter razze con vista mozzafiato. Appena ci si accomoda, si capisce perché è arrivato il riconoscimento Unesco per il paesaggio vitivinicolo: una vista unica. La sala è ele gante senza però essere formale. Uno stile che si riflette anche sul servizio, caldo e attento senza essere soffocante. Fiore all’occhiello del locale, e non potrebbe essere altrimenti, è la cantina, ricavata durante i lavori di ristrutturazione dell’edifi cio, e l’offerta di Barbaresco. In tavola domina la tradizione e brilla la qualità delle materie prime, che poggia su un pastificio e su un orto di famiglia. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

50 CHeck-in • novembre 2022
Osteria taStè �� 339 2092019 ��www.osteriataste.it

Al Biancospino, viaggio dalle colline al mare

Per una meta alternativa, a Bossolasco, nel paese delle rose capitale dell'Alta Lan ga, lungo le vie del sale, c’è Al Biancospino, che prende il nome proprio dall’antico nome del borgo, Bozolus-Bozzorum, ovvero Biancospino. In pieno centro storico, all’interno di un antico palazzo ristrutturato, il locale ha una doppia anima. Da un lato è vineria, più rustica e conviviale, dove poter gustare bollicine d’Alta Langa insieme a salumi e formaggi locali, dall’altro un ristorante vero e proprio, più for male, in cui Danilo Allochis, chef e proprietario, offre pesce del vicino Mar Ligure, ma anche funghi e tartufi delle valli Belbo e Bormida e prodotti locali, unendo tra dizione e proposte innovative e curiose. Nella stagione estiva si può godere di una terrazza in cui pranzare all’aperto. Pane fatto in casa degno di nota. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

52 CHeck-in • novembre 2022
Al Biancospino �� 339 7703955 ��www.facebook.com/Al-biancospino

Cascina Galarej Hotel di charme con vista sui vigneti delle Langhe

Al Villaggio Narrante in Fontanafredda è stato inaugurato un quattro stelle che permette di godere di una vista a 360° su 120 ettari di vigneti e sul Castello di Grinzane Cavour

C'

è una novità tra le colline delle Langhe: ha aperto ufficialmente i battenti Cascina Galarej, hotel di charme 4 stelle all'interno del Villaggio Narrante in Fontanafredda. Situato sul cri nale della collina Gallareto (da qui il nome Galarej), che permette di godere di una vista a 360 gradi sui 120 ettari di vigneti col tivati a biologico e sul Castello di Grinzane Cavour (Cn), l’hotel nasce da un progetto di ristrutturazione basato sul concetto di "ospitalità diffusa" attuata attraverso il re cupero di edifici esistenti da riqualificare ad uso ricettivo, nel caso specifico, una cascina costruita nel 1867 e abitata per anni dai mezzadri delle cantine.

Cascina Galarej unisce storicità, contem poraneità e natura: la struttura esistente è stata valorizzata con l'inserimento di grandi vetrate e l’utilizzo di materiali naturali

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come il legno e la pietra, arredi di design curati da Green Pea Home e impreziositi da cimeli storici di Vittorio Emanuele II con servati nella Villa Reale. Il rapporto con la natura circostante, la chiave del progetto, si estende nel design esterno con la nuova serra e una zona di pergolati verdi. La cura degli spazi esterni si gioca sull’equilibrio tra paesaggio agrario e spazi privati con l’obiettivo di costruire un vero e proprio vigneto-giardino che, per mantenere la bio diversità del luogo, affianca vigne a specie perenni ornamentali.

Gli spazi interni, progettati dal team di ar chitetti ACC naturale architettura e Plac, comprendono dieci camere accoglienti e raffinate, con arredamento di design, suddivise in tre tipologie: classic, exclusive e suite; presenti inoltre due camere family. Nell’ex fienile, dalla tipica struttura in matto ni a vista completamente rinnovata, la spa

di 500 mq con piscina riscaldata interna (16 metri) ed esterna (9 metri), docce emozionali, tino idromassaggio, sale trattamenti, sauna finlandese, bagno turco e trattamenti con mosto d’uva di Barbera e Nebbiolo. Il nuovo hotel diffuso del Villaggio Narrante offre ai propri ospiti un’esperienza di totale benessere anche per i più sportivi, grazie alla palestra con vista sulle colline

Sostenibilità

Facendo fede al paesaggio che lo circon da e alla vocazione agricola delle Langhe, il progetto della Cascina Galarej si è molto concentrato sull’aspetto ecosostenibile ed ecocompatibile, con scelte rivolte a prodotti di serie o su misura e materiali certificati. Per il riscaldamento della piscina e delle camere è stato adottato l’impianto di cogenerazione e teleriscaldamento pre

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sente nel Villaggio, mentre per l’illuminazio ne della strada che conduce all’hotel una serie di panelli fotovoltaici con sensori di movimento. Dal punto di vista dell’impatto visivo ambientale sono stati utilizzati colo ri conformi al paesaggio circostante e che richiamano gli edifici storici del Re Vittorio Emanuele II grazie alle righe orizzontali tipi che del Villaggio Narrante.

Cucina ed esperienze al Villaggio Narrante

Particolare attenzione viene data anche alla proposta culinaria, firmata dallo chef Fabio Nitti, con esperienze all'Alpen royal Grand Hotel a Selva Val Gardena, al Caruso di Ravello, con Boscolo Hotels e con Eataly. Si va da una prima colazione alla carta fino agli aperitivi con prodotti tipici di Langa, passando per il light lunch.

Accanto alla gola, ci sono poi le proposte esperienziali all'interno del Villaggio Narrante, come la vista alle cantine storiche di Re Vittorio Emanuele II e quelle di suo figlio Emanuele Alberto, la passeggiata nel Bosco dei Pensieri, la degustazione dei gran di vini delle Langhe e della tradizione all’interno dei ristoranti della famiglia Alciati.

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Cascina
�� 0173 626481 ��www.villaggionarrante.it
Galarej

Dormire in un monastero al Relais San Maurizio

In un antico monastero cistercense del XVII secolo, in un luogo unico e magico, dove la natura e l’uomo convivono in pace e armonia, si trova il Relais San Maurizio a Santo Stefano Belbo. Posto in cima a una collina, l’albergo con spa e ristorante una stella Michelin, il Guido da Costigliole, permette di godere di una vista sul territorio, magari mentre vi fate fare un massaggio nella terrazza. Il parco secolare in cui è immerso San Maurizio si snoda sulla cima della collina, sormontata da un magnifico esempla re di cedro del Libano, e gode di uno speciale microclima che fa convivere corbezzoli e ulivi centenari, abeti, larici e faggi maestosi insieme a querce e olmi locali. La vege tazione lussureggiante che circonda il monastero ha al suo interno un cuore dedicato alla cura dell’orto officinale e dell’orto organico, preziose eredità dei monaci. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

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Relais San Maurizio �� 0141 841900 ��www.relaissanmaurizio.it

La Ribezza, relax e panorami in un boutique hotel

Monforte è il borgo alla moda delle Langhe. Entrato a far parte dei borghi più belli d’Italia, è caratterizzato da stradine ripide che portano alla sua piazza e al suo an fiteatro naturale. A dominare dall’alto c’è la villa liberty, sapientemente restaurata, che ospita le stelle della Ribezza, dove cura dell'ospite e relax si abbinano ad una vista straordinaria e alla facilità di visita delle firme più note del mondo del Barolo. Tutte le 18 camere della struttura godono infatti a pieno dei panorami Unesco, che rendono le finestre dei piccoli quadri, ai quali si aggiunge la bellezza di decorazioni dagli intrecci floreali e affreschi Decò. La Ribezza può poi contare su un giardino cu rato, su una sauna, dove potersi rilassare, e, soltanto nella stagione estiva, una bel lissima piscina panoramica. Menzione particolare per la gentilezza del personale. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

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La Ribezza �� 0173 240220 ��www.laribezza.it

Corte Gondina, alla scoperta di una campagna elegante

Corte Gondina è un boutique hotel nel cuore di La Morra, non lontano dal belve dere più iconico delle Langhe, dove vivere un’esperienza che riesce a coniugare la tranquillità della vita di campagna con l’eleganza e il comfort di un boutique hotel. A gestirlo ci sono Elena e Bruno, che con la loro gestione famigliare garantiscono un’accoglienza calda e attenta. La struttura offre 14 camere personalizzate, una piscina e una Spa privata. La colazione, servita nel luminoso salone o, nella stagio ne calda, nel romantico giardino, punta tutto sulle eccellenze del territorio, mentre dalle 7.30 e fino a mezzanotte è aperto il wine bar dell’albergo, dove è possibile prendere un aperitivo sorseggiando i vini, eccellenza langarola, oppure rilassarsi dopo cena con una grappa, sfogliando guide e libri che parlano di Langhe e Roero.

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60 CHeck-in • novembre 2022
Corte Gondina �� 0173 509781 ��www.cortegondina.it
CHeck-in • novembre 2022 61 La qualità professionale di LUSINI anche a casa tua! Scopri i nostri prodotti su www.lusini.com o nel nostro Showroom di Bolzano Via Macello 57/A Lusini Italia Srl Via Macello 57/A 39100 Bolzano lusini.com Tel. 0471 1775260 Parcheggio gratuito per i nostri clienti Whatsapp 347 587 68 79 showroom-it@lusini.com

Elegante country house tra i vigneti del

Barbaresco: ecco Villa Garassino

In posizione panoramica in cima ad una collina con affaccio sui vigneti del com prensorio del Barbaresco nel comune di Treiso, si trova Villa Garassino, una elegante country house ristrutturata nel 2008 dal Gruppo Terre Miroglio. 5 camere di cui due suites, piscina, un wine shop dove si possono trovare tutti i vini di Terre Miroglio, Malgrà, Tenuta Carretta ed Edoardo Miroglio e Bistrovino, il ristorante gourmet. Un valore aggiunto del luogo l’acetaia, un’attività che permette di effettuare degustazio ni a base di prodotti conservati in aceto. Villa Garassina, oltre ad essere una location ideale per matrimoni ed eventi in generale, offre tutte le possibili declinazioni degli incontri legati al vino: seminari, masterclass, degustazioni e, con la vicinanza di Te nuta Carretta a Piobesi d’Alba, anche le visite in cantina e le passeggiate tra i vigneti.

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Villa Garassino �� 345 0056512 ��www.villagarassino.com
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Cascina Cortine, relais di campagna tra vigne e noccioleti

Adagiato tra noccioleti, campi di grano e curatissimi vigneti, Cascina Cortine è un relais di campagna. In una cascina tradizionale riportata a nuovo con rispetto e saggezza, la famiglia Manno accoglie gli ospiti garantendo loro un panorama straordinario, tra il prestigioso castello di Guarene e una vista meravigliosa sul Roero. Il tutto a dieci minuti da Alba. Le stanze a disposizione degli ospiti sono tre, finemente arredate e con particolare attenzione per i dettagli. La Camera Valen tina, in cui dominano oro, marrone e bronzo, la Camera Daniela, con la magnifica cornice del letto ricavata delle travi della vecchia cascina, e la Camera Gaia, con un terrazzo dedicato con vista sui vigneti. Il relais propone diverse iniziative da svolgere sul territorio: escursioni in carrozze d’epoca, trekking e cicloturismo. CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO

64 CHeck-in • novembre 2022
Cascina Cortine �� 335 7413479 ��www.cascinacortine.com
@ m a r c o d o g g i o n o p r o s c i u t t i 0 3 41 5 76 2 8 5 Via L az zaret to 29 238 4 8 Oggiono (LC) Tel 03 41 576285 w w w marcodoggiono com
Dalla rinomata tradizione brianzola un 'autentica specialità conser vata nel tempo.
Vaniglia della Brianza - Cotechino

Il tartufo non è solo Alba

Il tartufo non è solo Alba, ma una tradizione che coinvolge tutta l’Italia. Oltre alla “capitale” delle Langhe, che fino al 4 dicembre ospiterà la Fiera internaziona le, infatti, diverse città da nord a sud han no un legame forte e storico con il prezio so tubero e ogni anno lo celebrano con iniziative e fiere ad hoc.

Acqualagna, un paese e il suo tartufo

La Fiera nazionale più nota è quella di Acqualagna, nelle Marche. Il piccolo paese, nemmeno cinquemila abitanti in pro vincia di Pesaro Urbino, è tra le capitali del tartufo bianco italiano e accoglie nel mese di ottobre migliaia di visitatori da

tutto il Paese e non solo, con degustazioni e show cooking.

Il legame tra il borgo e il tubero è fortissimo, tanto da aver dato vita a un museo a esso dedicato. In piazza Enrico Mattei, il Museo del Tartufo racconta in maniera unica l’universo del tartufo: un approccio plurisensoriale e interattivo trasforma le curiosità in vere e proprie esperienze grazie alle tecnologie digitali e alla realtà virtuale. È uno dei pochi musei ad occuparsi di tar tufo a 360° e la connotazione di “Experien ce Museum” lo ha reso uno dei primi musei ad essersi proiettato nel futuro della cultu ra, trasformando in realtà concreta, com prensibile e a portata di mano un universo di tradizioni preziose - dalla storia alle leg gende, dall’alchimia alla cucina.

Dalla Toscana all’Umbria seguendo il profumo del tartufo

L’autunno porta l’odore del tartufo anche a San Miniato, tra Firenze e Pisa. Lì il 19, 20, 26 e 27 novembre si svolge la Mostra Mercato del Tartufo Bianco, giunta alla sua 51esima edizione. L’edizione 2022 è dedicata alla sostenibilità ambientale: il “re del bosco” è infatti molto sensibile ai cambiamenti climatici, che possono met terlo a rischio.

Spostandosi più a sud, si entra in Umbria, altra regione fortemente vocata al tartufo. L’elenco degli appuntamenti è lunghissimo. Ci sono la Mostra Mercato del Tartufo di Pietralunga, ogni secondo fine settimana di ottobre, e la Mostra nazio-

nale del Tartufo Bianco di Città di Castello, nell’ultimo fine settimana di ottobre. Ci sono anche il Diamante Nero di Scheggino, mostra mercato che si svolge il 9 e 10 aprile, e la Mostra Mercato Nero di Nor cia, dal 25 al 27 febbraio.

Tartufo, anche il sud ha le sue eccellenze

Il tartufo, lo abbiamo detto, è un’eccellen za in tutta Italia, sud compreso. Nel Lazio, per esempio, c’è il tartufo dei Monti Lepini, a cui il comune di Montelanico dedica a settembre due giorni di eventi. In Cio ciaria c’è invece il tartufo di Campoli Appennino e la sua Festa, organizzata ogni mese di novembre. In Basilicata l’eccel lenza è rappresentata dal Tartufo Bianco di Serrapotamo, la cui mostra mercato si svolge l’ultima settimana di ottobre a Carbone, in provincia di Potenza.

Tartufo bianco, ambasciatore speciale del Molise

C’è poi il Molise, che può essere definita la “terra del tartufo bianco”. Quello molisano è infatti uno dei territori tra i più vocati a questa specie, tant’è - è corsa voce - che è quello che offre il 40% del tartufo “bianco” italiano e la conferma di questo dato - vista l’inesistenza dei dati e, quei pochi che ci sono creano solo confu sione - potrebbe essere il numero alto di cavatori tesserati in Molise, oltre 5 mila, dei quasi 70 mila censiti in Italia (3° posto dopo Emilia Romagna e Abruzzo). Il Moli se, con San Pietro Avellana, partecipa alla nascita ad Alba (1990) dell’Associazione

Nazionale Città del Tartufo, voluta da An tonella Brancadoro. Oggi la città del tartufo, San Pietro Avellana, da 27 anni è sede della più importante mostra- mercato re gionale, a cavallo tra ottobre e novembre. C’è poi la Tartufata di Miranda (Is), che celebra a fine luglio da più di vent’anni il Tartufo Nero Molisano.

Dalle fiere alle tavole

Come avrete notato, la stagione delle fie re e delle mostre mercato sta giungendo alla sua conclusione. Un problema? Certamente no. La stagione del tartufo è in fatti appena entrata nel vivo. Ecco allora per voi cinque esperienze speciali da non perdere.

1. In Umbria a caccia con il cavatore

Per gli amanti del turismo eco e slow, alla scoperta degli habitat prediletti del pre giato tartufo nero umbro: al Relais Borgo Campello a Campello sul Clitunno (Pg) è tempo di raccolta tra dicembre e genna io. Luogo meraviglia da un antico borgo italiano recuperato, l’albergo diffuso tra i colli meno battuti dell’Umbria organizza un’esclusiva caccia al tartufo con il cava tore e il suo cane. Rigenerante la cammi nata tra i boschi mentre ci si lascia sor prendere dal tesoro, ingrediente che finirà in tavola per la cena preparata dalla chef del relais.

2. Tra Abruzzo e Molise un menu speciale per i bambini

Perfetta per i bambini, cui è dedicato un menu speciale, la proposta di Borgotufi, albergo diffuso di Castel del Giudice (Is) in Molise. Da qui, si parte per una gior

Relais Borgo Campello Le Tartufaie di Ateleta

nata nell’azienda agricola Le Tartufaie, tra i boschi molisano-abruzzesi, e un tour esperienziale alla scoperta delle varian ti nere e bianco pregiato, dell’ambiente in cui nascono, e per vedere da vicino la cavatura con i cani. Poi, l’indimenticabile picnic su sedute in fieno o nella casetta vintage con vista, ad assaggiare una su perba degustazione di prodotti a chilometro zero.

3. Menu a tema da Exè

Non solo Alba (Cn). In Emilia-Romagna, Appennino modenese, il tartufo nero e quello bianco sono di casa. E si entra a casa dello chef Paolo Balboni, al ristorante Exé di Fiorano Modenese (Mo) che sul tesoro del bosco ha elaborato un menu indimenticabile. Prima dell’esperienza a tavola, un aperitivo imperdibile: il corso per preparare la celeberrima pasta all'uo vo con la sfoglina, come nella migliore tradizione emiliana, e i consigli dello chef per preparare il tartufo come i grandi, con un’appetitosa lezione di cucina. Alla fine tutti promossi al gran banchetto finale.

Val Taro, Caccia al tartufo

4. Una giornata da tartufaio in Valtaro

Piccola capitale del Porcino Igp, i boschi della Valtaro, in provincia di Parma, custodiscono anche il prezioso fungo ipo Si può andare a caccia fino a marzo, partecipando a “Una giornata da tartufaaffiancati da una Guida ambientale escursionistica e con l’ausilio del cane da cerca. S’impara qui a individuare e raccogliere il tartufo, ma non fi nisce qui: lo chef Mario Marini dell’agriturismo “Il Cielo di Stre , insegna ai partecipanti anche tutti i segreti per pulire e cucinare il tartufo nero.

Exè Restaurant Alta

a Vipiteno Idea per gli innamorati in cerca di gusto e romanticismo: in Alta Valle Isarco, il Ro mantik Hotel Stafler di Vipiteno (Bz) con la firma dello chef 2 stelle Michelin Peter Girtler, organizza dal 18 novembre al 6 dicembre 2022 le Settimane del Tartufo. Ricchissima l’offerta: due notti in camera o suite di charme con colazione regiona le e buffet dolci nel pomeriggio, menu a scelta da 6 portate e un menu esclusivo a base di 5 specialità al tartufo nell’antica Gasthofstube, aperitivo con lo chef Peter Girtler, e total relax nell’oasi benessere Romantica, con un buono wellness di 25 euro per un massaggio rilassante aroma tico. Il prezzo per 2 notti è a partire da 351 euro a persona.

Romantik Hotel Stafler

Relais Borgo Campello via del Palazzetto 1 06042 - Campello sul Clitunno (Pg) www.borgocampello.com Borgotufi Albergo Diffuso Piazza Borgo Tufi 80 86080 Castel del Giudice (Is) www.borgotufi.it Exé Restaurant Via Circondariale S. Francesco 2 41042 Fiorano modenese (Mo) www.exerestaurant.com Il Cielo di Strela Strada Costalta 62 43053 Strela (Pr) www.ilcielodistrela.it Romantik Hotel Stafler via Mules 10 39040 Vipiteno (Bz) www.stafler.com INDIRIZZI UTILI 5. Settimana
del tartufo

Il Castoro di Preci, il tartufo di qualità per tutte le tasche

Il Castoro è nato con l’idea di creare una struttura simile a una bella baita di montagna per mettere a proprio agio la clientela. Il suo successo - oltre al format dell’interno tutto in legno che gli ha valso il soprannome di “la tana del Castoro” - è do vuto al patron del ristorante, Stefano Nardi, che del Castoro è anche cuoco, cameriere e tartufaro. È una bella storia quella di Ste fano e del suo ristorante situato ai piedi di un paese della verde Umbria incastonato

tra Visso e Norcia: Preci è un paese anti co (nel XVI secolo ospitava una scuola di chirurgia oculistica) e suggestivo, collocato sulle pendici di un’altura che guarda la Val Nerina, nel Parco Nazionale dei Monti Sibil lini.

Tartufo nero, eccellenza umbra

Se il Piemonte è la patria del tartufo bianco, l’Umbria è quella del tartufo nero che ha vita più lunga e costa meno per cui più abbordabile per quasi tutte le tasche. Lo si può

72 CHeck-in • novembre 2022
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trovare sui monti di Norcia, Cascia, Gubbio e in altre zone limitrofe, come a Preci, sia d’inverno, che chiamano il “nero pregiato o uncinato”, sia in estate, quando diventa “ scorsone”, altrettanto gustoso come quel lo invernale.

Stefano percorre i sentieri dei monti insie me alla sua Emma, la cagnetta da tartufi che sa fiutare i percorsi per trovare interrato nei boschi “l’oro nero”, che non è il petrolio, ma appunto il prezioso tubero che è il Tartufo: ne hanno sempre trovato così tanto che, già da tempo, Stefano ha avuto l’idea di proporre piatti a base di “tartufo di giornata”, a km 0.

I piatti che escono dalla sua cucina ripro pongono quello che normalmente si trova nella cucina umbra e locale, cucina casa linga ma in un’atmosfera da fuori casa, insieme all’allegro vociare dei clienti. Ma - of course - quasi tutti i piatti sono a base di tartufo nero.

Ai fornelli in cucina c’è Rita, la moglie, che fa uscire piatti di grande impatto per i sapori decisi, come la straordinaria e morbida “frittatina al tartufo nero”, accompagnata da magiche bruschette al tartufo spalma to su fette di pane sciapo, per esaltarne il gusto. E poi le classiche paste come gli “strangozzi al tartufo” o il “risotto con gam beri di fiume e tartufo”, e altre 9 paste al tartufo estivo mentre quelle con il nero pre giato salgono tutte a 20 euro. Strepitose sono le costolette d’agnello, nella variante alla brace o fritte, leccornie da gustare

con le mani come si faceva una volta senza offendere il bon ton a tavola. Una nota non da poco è che tutte le carni sono prodotte nel territorio, per cui si tratta di una filiera super controllata. Insomma, sicuramente Preci non è destinazione nota, ma il posto e la tavola valgono il viaggio: è come entrare nella macchina del tempo, è come ritornare nel passato e per qualche ora dimenticare il ”futuro”.

CHeck-in • novembre 2022 73
In tavola la tradizionale cucina dell'Umbria
Il Castoro  �� 0743 939248 ��www.fb.com/ristoranteilcastoro
Stefano Nardi

Restaurant Week Proseguono le cene con le eccellenze lombarde

CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO te con tre diverse stagionature di Grana Padano: 12, 18 e oltre 20 mesi. In abbinamento alle portate e alle diverse stagionature di Grana Padano, sa ranno servite diverse tipologie di vini lombardi se lezionati da Ascovilo. In queste pagine i prossimi cinque menu e i contatti per prenotare.

Dodici ristoranti sono diventati te stimonial degli abbinamenti d’ec cellenza tra Grana Padano Dop e i vini lombardi promossi da Ascovilo. Que sto l’obiettivo del progetto di Italia a Tavola intitolato “Eccellenze europee del gusto (www.borntobetogether.eu) Nati per stare insieme: Restaurant Week Ascovilo-Grana Padano”, che prevede un calen dario di appuntamenti, dal 21 settembre 2022 al 31 gennaio 2023, per gustare un temporary menu studiato ad hoc. Il menu

L'elenco completo degli appuntamenti

Ristorante

Dove Data

Ristorante La Sprelunga Seveso (Mb) 21 settembre Antica Cascina San Zago Salò (Bs) 28 settembre Osteria da Pietro Castiglione delle Stiviere (Mn) 11 ottobre Trattoria Masuelli San Marco Milano 19 ottobre Hotel Ristorante Il Belvedere Torno (Co) 26 ottobre Ristorante La Filanda Macherio (Mb) 02 novembre Umberto de Martino San Paolo D'Argon (Bg) 09 novembre VIVA Viviana Varese Ristorante Milano 16 novembre

IL MENU | dal 23 novembre

Uovo di cristallo ripieno di morbido albume, Grana Padano Dop oltre 20 mesi e patata, con il suo tuorlo su riso nero, oro e tartufo bianco

Vellutata di Grana Padano Dop oltre 20 mesi con asparagi e uovo in camicia al tartufo bianco

Filetto di maialino Patanegra in crosta di mandorla, laccato al Grana Padano Dop 18 mesi, cavoletti di Bruxelles caramellati

Tano Passami L’Olio

via Francesco Petrarca 4 20123 Milano ��02 8394139

L'iniziativa | Nati per stare insieme
Crème brûlée al Grana Padano Dop 12 mesi, uva e frutti di bosco ��
www.tanopassamilolio.it
Tano Simonato
L'iniziativa Nati per stare insieme R t IL MENU | dal 30 novembre Cipolla di Breme Grana Padano Dop oltre 20 mesi Gnocco Milano Grana Padano Dop 18 mesi Terrina vegetale d’autunno alla Wellington Grana Padano Dop oltre 20 mesi Pere, cioccolato bianco, mandorle e Grana Padano Dop 12 mesi Ristorante Lino piazza del Lino 15 27100 Pavia ��0382 1803920 ��www.ristorantelino.com Andrea Ribal d o ne eFederico S g o r ibin Trattori a L IL MENU | dal 18 gennaio Bocconcino di pescato d’altura impanato con fonduta di Grana Padano Dop oltre 20 mesi Raviolo aperto, gambero rosso di Mazara pancettato, la sua bisque, patata e Grana Padano Dop 18 mesi San Pietro alla parmigiana (Grana Padano Dop oltre 20 mesi) Frolla di Grana Padano Dop 12 mesi, crema al caramello salato, mousse alla pera e scaglie di fondente Trattoria La Barca via Achille Ratti 54 20017 Rho (Mi) ��02 9303976 ��www.trattorialabarca.com D omenico Virg ilio
Masuelli San Marco Ascovilo, Grana Padano e Italia a Tavola nel quarto appuntamento delle Restaurant Week, il progetto volto a valorizzare gli abbinamenti tra prodotti d’eccellenza lombardi, sono stati ospiti di Massimiliano Masuelli La Brûlée, crème brûlée al Grana Padano Dop oltre 20 mesi, uovo molle e funghi di stagione

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Milano, zona Porta Romana, da più di 100 anni la famiglia Masuelli accoglie i propri ospiti in quella che si presenta come "La Trattoria" per definizione e che si fregia del titolo di “Bottega storica”. La filosofia dell’acco glienza è permeata a fondo nello spirito delle persone e del locale e lo si percepi sce da ogni dettaglio: dalla mise en place, essenziale ma raffinata, dagli arredi pre stigiosi come i lampadari Venini anni ‘30 firmati Giò Ponti o le sedie Thonet origina li degli anni ‘20.

Oggi arrivati alla terza generazione, Massimiliano “Max” Masuelli (socio Euro-Toques Italia) con tecnica e professionalità, propone una fusione tra la cucina milanese e quella piemontese traendo ispi razione dalla tradizione per riversare la

propria creatività e creare dei veri e propri classici, come la cotoletta alla milanese tassativamente con l’osso e il premiato ri sotto allo zafferano.

Anche in questa tappa meneghina di  “Nati per stare insieme: Restaurant Week Ascovilo-Grana Padano”  (progetto coordinato dall’agenzia PG&W) la cena di 4 portate realizzate con le tre diverse sta gionature di Grana Padano Dop in abbinamento ai vini lombardi è stata preceduta da un interessante momento di approfon dimento.

Il training formativo

Gabriele Ancona, vicedirettore di Italia a Tavola ha moderato la master class gui data da Federico Bovarini (Ais) e Gabriele Merlo (Onaf) con la partecipazione di Babettli Azzone (Tenuta Roveglia), Andrea Crosignani (Azienda Agricola Manuelina),

di Riccardo
L'iniziativa Nati per stare insieme
Federico Bovarini, Gabriele Merlo, Gabriele Ancona, Max Masuelli

Un momento ideale per i presenti, giorna listi, addetti ai lavori e gourmand, per sco prire le qualità delle varie stagionature di Grana Padano Dop e giocare con gli abbi namenti dei vini in degustazione.

Il 12 mesi ha nette note lattiche, di burro appena sciolto, panna, gusto delicato in cui affiora tutto il sapore del latte e leg gere note vegetali; il 18 mesi più saporito ma non piccante, un aroma che ricorda la frutta secca e il fieno; infine l’oltre 20 mesi, ha un gusto saporito e pieno, fra grante con note più decise e intense di frutta secca.

Carlo Alberto Panont (direttore Consorzio Garda Doc) e Carlo Veronese (direttore Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese).

Le note di degustazione

“Limne” Lugana Doc 2021 dell’Azienda Tenuta Roveglia

Turbiana in purezza, un vino dal carattere spiccato e dotato di grande finezza e per sistenza. Brillante nel calice, paglierino intenso. Giovane nei profumi, un accen no floreale e vegetale, poi la frutta, pesca bianca. In bocca è avvolgente, diretto e dalla buona acidità che invoglia la beva.

“Solonero” Pinot Nero dell’Oltrepò Pave se Doc 2020 dell’Azienda Manuelina

Pinot nero giovane, l’affinamento in ac ciaio non altera, anzi esalta le caratteri stiche del vitigno. Brillante, rosso rubino limpido, al naso colpiscono subito ribes, mora e lampone, leggeri sentori vegetali e floreali. In bocca avvolgente ed equili brato. Corpo medio, ottima persistenza e una beva eccezzionale.

“Dogana

Corvina in purezza, dopo 3 mesi in bot te grande, nel calice si presenta rubino intenso, quasi impenetrabile che fa pre sagire un buon tannino. Al naso è com plesso e si articola tra frutta rossa matu ra (ciliegia) e leggeri rimandi speziati. In bocca conferma un tannino importante ma non predominante che ben si bilancia con una discreta complessità.

La cena

Il menu della serata, 4 portate dall’antipa sto al dolce, si è aperto con “La Brûlée, crème brûlée al Grana Padano Dop oltre

Tajarin al tartufo, mantecato al Grana Padano Dop 12 mesi, salsiccia di Bra al coltello

Cuscino morbido, guancialino di vitello stufato, polenta di castagne e fonduta di Grana Padano Dop 18 mesi

Veneta” Corvina Garda Doc dell’Azienda Cantina Di Castelnuovo Del Garda

20 mesi, uovo molle e funghi di stagione”, un entrée che sa di autunno, dolce e avvolgente come il “Limne” Lugana Doc 2021 dell’Azienda Tenuta Roveglia.

Il primo, “Tajarin al tartufo, mantecato al Grana Padano Dop 12 mesi, salsiccia di Bra al coltello”, piatto storico del locale abbinato al “Solonero” Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Doc 2020 dell’Azienda Ma nuelina.

Il secondo, “Cuscino morbido, guanciali no di vitello stufato, polenta di castagne e fonduta di Grana Padano Dop 18 mesi”, un altro classico di Masuelli, servito vista la stagione con polenta di castagne che ben accompagnava il “Dogana Veneta” Corvina Garda Doc dell’Azienda Cantina Di Castelnuovo Del Garda.

Degna chiusura di una sontuosa cena, il “Bonet bianco al Grana Padano Dop 12 mesi”, ricco e goloso, ma ben bilanciato. Bonet bianco al Grana Padano Dop 12

Trattoria Masuelli San Marco �� 02 55184138 ��www.masuellitrattoria.com L'iniziativa | Nati per stare insieme
mesi
Il Belvedere Ascovilo, Grana Padano e Italia a Tavola, per il quinto appuntamento delle Restaurant Week, il progetto volto a valorizzare gli abbinamenti tra prodotti d’eccellenza lombardi, sono stati ospiti di Francesco Cranchi L'iniziativa | Nati per stare insieme
Alessia Taroni, Francesco Cranchi, Andrea Lischio, Beatrice Mossi e Marco
Della Malva

Il Ristorante Hotel Il Belvedere si trova a Torno (Co), un borgo dalle origi ni pre-romane incastonato nel primo bacino del lago di Como. La posizione della struttura favorisce un soggiorno con tanto di camere con vista che affacciano direttamente sulle splendide acque del lago, riflettendo le cime delle montagne che circondano uno dei luoghi più affasci nanti al mondo.

A pochi metri dall’hotel troviamo il portic ciolo di Torno che rende la struttura rag giungibile anche con la barca. Belvedere di nome e di fatto, mai come in questo caso.

A fare gli onori di casa troviamo l’execu tive chef Francesco Cranchi (socio Euro-Toques Italia) con il suo team, che deliziano i propri ospiti con una cucina sicuramente lariana, ma anche regionale e italiana, reinterpretata con estro creativo e contemporaneità, semplicità dei sapori e grande attenzione alla storia gastronomi ca del territorio e alle sue materie prime, sempre di eccellenza. Ovviamente, il tut to mediato dall’ingegno e dalla bravura di Francesco nel raccontare uno stile in cucina che piaccia e sia facile da capire ed apprezzare da parte dei clienti, la filosofia principale in cucina è infatti quella della semplicità

Questo il contesto per il quinto appunta mento di “Nati per stare insieme: Restau

di Riccardo Melillo CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO Federico Bovarini, Gabriele Ancona, Francesco Cranchi e Cornelio Marini
stare insieme
L'iniziativa Nati per

Uovo in camicia su fonduta di Grana Padano Dop oltre 20 mesi e guanciale croccante

rant Week Ascovilo-Grana Padano” la cena di 4 portate realizzate con le tre diverse stagionature di Grana Padano Dop in abbinamento ai vini lombardi (il pro getto è coordinato dall’agenzia PG&W). E come di consueto è stata preceduta da un interessante momento di approfondi mento.

Il training formativo

Come detto, la cena è stata preceduta dalla masterclass moderata da Gabriele Ancona, vicedirettore di Italia a Tavola e guidata da Federico Bovarini (Ais) e da Cornelio Marini (Onaf), in cui addetti ai lavori, giornalisti e gourmand hanno potuto degusta re le diverse stagionature di Grana Padano Dop e giocare con gli abbinamenti dei vini proposti poi in abbinamento al menu ad hoc. Il Grana Padano Dop 12 mesi, note lattiche, di burro appena sciolto, di panna, dal gusto delicato in cui affiora tutto il sa

L'iniziativa | Nati per stare insieme

pore del latte con leggeri sentori vegetali; il 18 mesi più saporito ma non piccante, un aroma e delle note che ricordano la frutta secca e il fieno; infine l’oltre 20 mesi, gusto saporito e pieno, fragrante, l’umami si fa più intenso e con note più decise di frutta secca.

La degustazione di Federico Bovarini

Lambrusco Rosso Quistello Igt “80 Vendemmie” di Cantina Sociale di Quistello

Un Lambrusco alla vista molto piacevole e luminoso di colore porpora pieno. Al naso vinoso, di grande frutto succoso, note di Viola e leggera spaziatura legata alla li quirizia. Nel sorso l’anidride carbonica è determinante perché mantiene le durezze del vino vivaci e piacevoli. Un vino maturo ed equilibrato.

Chiaretto Garda Colli Mantovani Doc “La Casina” di Ricchi

Lucente il colore del vino di un color chia retto intenso. Al naso eleganti note di pic coli frutti rossi e petali di rose. Sfumature di erbe aromatiche come la maggiorana e un finale citrico che ricorda il pompelmo. Il sorso è lineare e piacevole. L’acidità sor regge la leggera sapidità e dona un sorso fresco. Finale che riprende il pompelmo. Buona la persistenza.

Lambrusco Mantovano Doc “Galpèdar” di Lebovitz

Lambrusco dal colore violaceo intenso. Tanta frutta nera particolarmente ma tura. Una nota decisa di tostatura e una spezia dolce. Leggeri tratti di caramello.

Linguine di Gragnano aglio, olio e peperoncino alla crema di Grana Padano Dop 18 mesi e zenzero

Petto di anatra cotta a bassa temperatura e arrostita con mirtilli e sifonato di Grana Padano Dop oltre 20 mesi

Nota ematica sul finale. Il sorso è partico larmente rotondo. La dolcezza data dallo zucchero residuo accompagna la beva che si conclude con una leggera freschez za. Un finale è abbastanza persistente. Il vino chiama il piatto in abbinamento in quanto da solo può risultare un po’ opu lento.

La cena

Archiviata la masterclass in cui grazie an che all’interesse dei partecipanti si è potu ta approfondire storia e peculiarità sia del Grana Padano Dop che dei vini nei calici, spazio alla cena, in questo caso rigorosamente vista lago.

L’antipasto, Uovo in camicia su fonduta di Grana Padano Dop oltre 20 mesi e guan ciale croccante, saporito e ben bilanciato nella sua cremosità, rotondo, che ben si è sposato con il Lambrusco Rosso Quistello Igt “80 Vendemmie”.

Come primo, Linguine di Gragnano aglio, olio e peperoncino alla crema di Grana Padano Dop 18 mesi e zenzero, semplice e diretto, godurioso e leggermente piccante con la nota rinfrescante dello zenzero fresco. Un piatto che più di un commensa le ha chiesto allo chef di mantenere in car ta e che ha fatto da ottimo contrappunto reciproco alla sapidità del Chiaretto Garda Colli Mantovani Doc “La Casina”.

Secondo, e che secondo! Petto di anatra cotta a bassa temperatura e arrostita con mirtilli e sifonato di Grana Padano Dop oltre 20 mesi. Cottura perfetta della carne, note acidule dei mirtilli che giocavano con

la dolcezza del Grana e del rosti di patate. Ad accompagnarlo e sgrassare il Lambru sco Mantovano Doc “Galpèdar”.

A chiusura il dolce (non dolce) Mousse di Grana Padano Dop 12 mesi e aceto balsamico di Modena. Particolare e sapido che ben ha saputo chiedere un’altra fantastica cena della Restaurant Week. Che dire, ap puntamento alla prossima settimana!

Hotel Ristorante Il Belvedere �� 031 419656

Mousse di Grana Padano Dop 12 mesi e aceto balsamico di Modena

L'iniziativa | Nati per stare insieme
��www.hotelilbelvedere.com
IMPORT EXPORT INGROSSO ORTOFRUTTICOLO
La Filanda Ascovilo, Grana Padano e Italia a Tavola, per il sesto appuntamento delle Restaurant Week, sono stati ospiti di Cristian Benvenuto al Ristorante La Filanda di Macherio (Mb) Ceppo acceso (riso Carnaroli in purezza, mandorle tostate d’Avola, basilico liquido, scampo di Mazara del Vallo, perle di tartufo e Grana Padano Dop 18 mesi)

Siamo nel pieno centro della provincia brianzola a pochi chilometri da Mon za e Milano. Nel 1700 l’edificio ospi tava una vera e propria filanda con locanda annessa fino a quando, più di vent’anni fa, la famiglia Benvenuto apre il ristorante attuale dove fin da subito a dominare in tavola è stata la cucina tipica siciliana.

CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO all’eleganza, in quella che lui definisce “la vera cucina siciliana gourmet”. Il rispetto del valore del cibo è espresso pienamente nell’idea di Cristian che tiene a sottolineare che «la materia prima non conosce scarto». E qui si è svolto il sesto appuntamento di “Nati per stare insieme: Restaurant Week Ascovilo-Grana Padano”: una cena di 4 portate realizzate con le tre diverse stagionature di Grana Padano Dop in abbinamento ai vini lombardi (il progetto è coordinato dall’agenzia PG&W). E come di consueto è stata preceduta da un interessante momen to di approfondimento dedicato ad addetti ai lavori, giornalisti e gourmand.

Oggi a guidare le cucine troviamo Cristian Benvenuto (socio Euro-Toques Italia), seconda generazione della famiglia, che porta avanti la stessa filosofia culinaria. Negli anni lo chef, grazie alla sua maturità e alla sua esperienza, ha saputo combina re i migliori prodotti della tradizione sicula, talvolta accostandoli a quelli del territorio lombardo, selezionando e studiando ogni ingrediente personalmente e dando vita ad abbinamenti creativi e sorprendenti nella loro semplicità, senza mai togliere spazio

Il training formativo

A moderare il tutto Alberto Lupini, direttore di Italia a Tavola con il prezioso aiuto di Fe derico Bovarini (Ais), Beppe Casolo (Onaf), Emmanuel Gozzi (Azienda Gozzi) e Alessio Inganni (Cantina Bottenago). Degustare le diverse stagionature di Grana Padano Dop,

di Riccardo
L'iniziativa Nati per stare insieme
Beppe Casolo, Federico Bovarini, Cristian Benvenuto, Alberto Lupini, Alessio Inganni ed Emmanuel Gozzi

approfondirne le caratteristiche e la storia e non ultimo giocare con gli abbinamenti dei vini proposti poi in abbinamento al menu ad hoc della cena stessa. Il Grana Padano Dop 12 mesi al naso ha nette note lattiche, di burro fresco e panna, un gusto delicato in cui affiora il sapore del latte accompagna to da leggere note vegetali; il 18 mesi è più saporito ma non piccante, un aroma che ricorda la frutta secca e il fieno e si inizia a percepire l’umami; infine l’oltre 20 mesi, gusto saporito e pieno, fragrante con note più decise e intense di frutta secca e uma mi più presente.

La degustazione di Federico Bovarini

“Bottinus” Metodo Classico Garda Doc Spumante Brut - Cantina Bottenago Bollicina dall’aspetto delicato e finissimo. Al naso delicate note intense di frutta croc cante bianca. Il gelsomino è spiccato e cor roborante. Le erbe aromatiche concludono

granita, la brioche e l’uovo (uovo perfetto,
Padano Dop
20 mesi, granita
brioche
L'iniziativa | Nati per stare insieme
La
spuma al Grana
oltre
al caffè e la
con il tuppo)

un naso non complesso, ma fine. Il sorso è fresco, lineare e gustoso. La bollicina pu lisce il palato e la morbidezza del residuo è ben integrata. Sorso equilibrato, di buona struttura, ottimo come inizio pasto.

“D’Alloro” Alto Mincio Igt Chardonnay 2021

Azienda Tenuta Maddalena

Al naso si comprende che è giovane e la frutta è una frutta a pasta gialla come la pesca. Piacevoli note di frutta secca intrec ciate con leggeri sentori erbacei. La nota minerale, quasi solfurea è spinta. In bocca il sorso è sapido. La morbidezza è abbondan te e il frutto giallo è particolarmente maturo. Servito ad un paio di gradi in meno la piace volezza è immediata.

“Magrini” Mantova Rosso Igt 2017

Azienda Gozzi

Colore dalla massa impenetrabile. Ros so rubino acceso con un leggero riflesso granato. Al naso tanta frutta matura, dalla susina ai frutti di bosco. Belle le sfumatu re di violetta. Il sottobosco è leggermente pungente, quanto la freschezza balsamica e delicatamente impepata. In bocca il sorso è ricco, pieno, strutturato. Di forza e poten za, ma calibrato con maestria. La sovrama turazione non è invasiva, anzi percepiamo ancora tanta freschezza pur essendo un 2017.

La cena

Archiviata la masterclass si inizia con la cena. Ad aprire le danze un amouse bouche: la “Parmigiana in pomodorino”, par migiana ovviamente di melanzane, servita come una piccola sfera e con tutto il sapore di un classico della cucina italiana.

Autunno
(guancia di vitello su crema di sedano rapa e Grana Padano Dop 18 mesi, purea di pere caramellate e polvere di spinaci)
Cristian Benvenuto

La cheesecake a Caltagirone, Grana Padano Dop 12 mesi

Antipasto, “La granita, la brioche e l’uovo (uovo perfetto, spuma al Grana Padano Dop oltre 20 mesi, granita al caffè e la brioche con il tuppo)”. Un piatto che sulla carta può sembrare ostico, ma una volta giunto in tavola cancella ogni dubbio, splendida mente bilanciato, nessun ingrediente che sovrasta gli altri e il tocco di granita al caf fè che chiude tutto insieme alla dolcezza della brioche. Veramente azzeccato, come azzeccato è l’abbinamento con il “Bottinus” Metodo Classico Garda Doc Spumante Brut della Cantina Bottenago.

tezza delle mandorle. Ad accompagnarlo il “D’alloro” Alto Mincio Igt Chardonnay 2021 dell’Azienda Tenuta Maddalena.

"Autunno (guancia di vitello su crema di sedano rapa e Grana Padano Dop 18 mesi, purea di pere caramellate e polvere di spinaci)". Secondo eccezionale, non la solita guancia cotta sotto vuoto, ma in padella per 7 ore e successivamente stabilizzata per 11 ore a 76°C tramite ventola d’aria cal da nel suo fondo. Il risultato, consistenza e sapore unici, godurioso. In abbinamento il taglio bordolese “Magrini” Mantova Rosso Igt 2017 dell’Azienda Gozzi.

A degna chiusura di un’altra eccellente cena targata “Restaurant Week”, “La cheesecake a Caltagirone e Grana Padano Dop 12 mesi”. Bella come una ceramica di Caltagi rone che quasi dispiace mangiarla, quasi, infatti si rivela un dessert ancora una volta bilanciato e rotondo, senza eccessi di dol cezza.

Il primo, "Ceppo acceso (riso Carnaroli in purezza, mandorle tostate d’Avola, basilico liquido, scampo di Mazara del Vallo, perle di tartufo e Grana Padano Dop 18 mesi)". Un risotto a regola d’arte, dove i profumi del mare siciliano si sposano con la terra, il tar tufo, leggero e mai invadente e la croccan Ristorante La Filanda �� 039 2011030 ��www.lafilandamacherio.it

Non ho mai intrapreso un viaggio senza averne prima sognato il sapore.

Coda Nera, Reserva e Noah sono marchi di proprietà La Nef S.p.A
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Inverno a Courmayeur Sci, gusto e divertimento

Courmayeur è pronta per la prossima stagione invernale! Parola di Federica Brignone, brand Ambassador della località: l’atleta di casa, cresciuta nello Sci Club Courmayeur, è una vera donna dei record, prima italiana a conquistare la Coppa del Mondo generale e tre Coppe del Mondo di specialità in tre discipline diverse, azzurra più vincente di sempre in Coppa del Mondo, tornata da Pechino 2022 con due medaglie. A partire dal maggio 2022, Courmayeur è entrata a fare parte dei Territori di Eccellenza della Fondazione Altagamma, rete di partner che promuovono la qualità, il Made in Italy e la cultura dell’accoglienza. La località della Valle d'Aosta ha portato all’interno di Altagamma i suoi paesaggi, la sua tradi zione ospitale, ma soprattutto le esperienze e le proposte top di gamma che si possono

vivere qui, in un palcoscenico senza eguali. Entrando in questo circuito, Courmayeur ha confermato di essere tra le migliori località turistiche di montagna, come già attestato dall’ingresso in Best of the Alps, che da oltre 25 anni unisce le destinazioni internazionali più prestigiose e innovative, attente alla so stenibilità e al rispetto della natura delle Alpi.  Scopriamo allora tutto ciò che Courmayeur ha da offrire per l'inverno, ce n'è davvero per tutti i gusti: dallo sport, alla cucina, dal be nessere alla vita notturna.

Skyway Monte Bianco, il punto più alto d'Italia

È una vera e propria ascesa verticale, un filo diretto con il Monte Bianco. Skyway Monte Bianco offre un’esperienza di viaggio nel cuore del massiccio. Si sale su cabine tra sparenti, circolari e rotanti, per permettere di ammirare il paesaggio da ogni angolazione. All’interno delle stazioni - quella intermedia del Pavillon e quella finale, Punta Helbron ner - troviamo vari servizi, compresa la risto razione, con un Ristorante Alpino e il Kartell

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Bistrot Panoramic che propongono cucina valdostane per vivere i sapori del territorio. Imperdibile la terrazza circolare in cima a Punta Helbronner, osservatorio naturale dei Ghiacciai, che si apre su un panorama a 360° sui 4000 delle Alpi: il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Cervino, il Gran Paradiso e il Grand Combin.

Piste da sci... con vista

Con oltre 100 chilometri sciabili, 43 di piste e 60 di fuoripista, serviti da Courmayeur Mont Blanc Funivie, la località si pone ai massimi livelli nell’offerta di sport invernali in Italia ed Europa. Si può scegliere il versante dello Checrouit, da raggiun gere sia con la funivia posta nel centro di Courmayeur che con la telecabina Dolon ne, oppure le lunghe piste tra i boschi della Val Vény, accessibili grazie alla funivia in

località Entrèves. Grazie all’altitudine, all’innevamento programmato, al sistema di battitura geolocalizzato - che permette di verificare costantemente lo spessore della neve - e alla professionalità di un esercito di “gattisti”, si scia sempre su un manto perfetto. Le piste più famose sono sicuramente la Checrouit, la pista Internazionale, la Youla e la Gigante, con piccole chicche come la Pista dell’Orso, in stile “wild”, ap positamente non battuta e ricca di gobbe. Per gli amanti del freestyle, tra la pista Aretù e la Checrouit si trova lo snowpark, dove perfezionare trick e acrobazie su sci e snowboard in piena sicurezza. Infine, chi desidera ampliare i propri orizzonti può ap profittare della vicinanza al comprensorio di La Thuile, o raggiungere rapidamente le stazioni sciistiche di Chamonix, Les Houches, Megève e Verbier, sciando a cavallo tra Italia, Francia e Svizzera con lo skipass Mont Blanc Unlimited.

E aperitivi ad alta quota

La Funivia Courmayeur rimane aperta tutte le sere fino a mezzanotte per permettere agli appassionati di trattenersi nei locali in quota e fare aperitivo con gli amici, brindare alla giornata appena trascorsa e godersi il tramonto e l’atmosfera della notte, mentre a valle si accendono le luci dei villaggi. Ci si accomoda davanti al camino acceso per gu stare una cena a base di ricette del territorio.

Heliski, in elicottero sopra le vette di Courmayeur

Courmayeur è l'unica stazione sciistica del Monte Bianco dove si può praticare l’heliski: un’esperienza intensa ed emozionante. In elicottero si sorvolano pinnacoli e creste, ammirandoli da una prospettiva unica. Arri vati a destinazione, nella zona del Mont Fortin, in Val Veny, inaccessibile in funivia, ci si prepara alla discesa in neve fresca. A piccoli gruppi, in compagnia della Guida alpina, si sperimenta la pura ebbrezza della powder, la “polverosa” neve tanto amata dai freeri der. Sci fuoripista, a caccia di neve fresca

Courmayeur è un vero paradiso per lo sci fuoripista, che regala sempre un profondo senso di libertà: si lascia la propria trac cia, disegnando curve perfette, di fronte a panorami che lasciano senza fiato. Due le principali aree: il comprensorio della Cour mayeur Mont Blanc Funivie e la zona del Monte Bianco. Chi preferisce le pelli agli impianti pratica invece lo scialpinismo, re galandosi un’esperienza di profonda comunione con la natura. Queste avventure adre naliniche sono possibili grazie alle Guide alpine di Courmayeur, che accompagnano gli sportivi in quota. Tra le esperienze che propongono, la traversata della Vallée Blan che da Punta Helbronner, stazione di arrivo di Skyway Monte Bianco, da percorrere con gli sci ai piedi, scivolando tra guglie di granito, crepacci e seracchi fino a Chamonix, o anche con le ciaspole, lungo un itinerario ad anello che tocca il Col du Toula e il Col de Rochefort.

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IN ALTERNATIVA

Ciaspole e snowbike  per chi non scia

Nei villaggi di Courmayeur o lungo i sentieri della Val Veny e della Val Ferret ci si inoltra alla scoperta del paesaggio invernale, nel silenzio della natura incontaminata. Atmosfere da vivere anche in notturna, magari al chiaro di luna, o alla luce delle pile frontali, per poi concludere la camminata con le ciaspole con una cena in rifugio. In alternativa si può provare la snowbike, la fatbike e l’e-fatbike, la versione elettrica della bicicletta dagli pneumatici larghi, partendo dal borgo di Planpincieux e percorrendo la Val Ferret, lungo il fiume, fino a La vachey.

Courmayeur, meta di gusto: cosa mangiare?

Courmayeur è la meta ideale per chi adora sperimentare il territorio attraverso i suoi sapori più autentici, scoprendo le specialità locali nei ristoranti del centro o in quota, dove al piacere della tavola si somma quello della vista. Qui il cibo è passione e condivisione. Ogni locale ha la sua atmosfera, dal romantico bistrot al ristorante raffinato, dal rifugio in pietra e legno a quello alla moda, in stile contem poraneo. In montagna spesso si viene ac colti, oltrepassata la soglia, dal profumo della polenta appena cotta, magari sul fuoco a legna. In generale, in un menu tra dizionale, non possono mancare selvag gina e sughi di carne, formaggi, le gustose

“seuppe”, le zuppe della tradizione popolare. e affettati locali come il prosciutto di Bosses Dop, la mocetta, e il lardo di Ar nad, per non parlare dei formaggi tipici del territorio, su tutti la Fontina.

Eccellenza nell'accoglienza: dove dormire a Courmayeur

Courmayeur vanta un’importante tradizio ne di ospitalità: in centro e nei villaggi gli hotel raccontano il territorio e coccolano gli ospiti. Sono ben tre i cinque stelle presenti sul territorio: lo storico Grand Hotel Royal & Golf, “casa” di personalità come Carducci e la regina Margherita, dove si soggiorna tra preziosi arredi d’epoca e ci si rilassa nel centro benessere dotato di piscina, zona wellness e fitness center. Il Grand Hotel Courmayeur Mont Blanc

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mette a disposizione un Lounge Bar con terrazza panoramica, un’area wellness di 500 metri quadri e perfino un originale ci gar bar.

Il terzo, Le Massif, ha un ristorante sulle piste e delle figure come lo ski concierge e lo ski butler, presenti per prendersi cura degli sciatori da ogni punto di vista.

Après-sky: la nighlife di montagna

Après-ski e clubbing rappresentano il cuore della vita mondana: nomi come Super G, La Bouche, Club haus ’80, The Club, Shatush hanno ridefinito il concetto di vita notturna ai piedi del Monte Bianco. In centro si brinda nei cocktail bar, goden dosi performance musicali live, e in quota si trovano i migliori dj della scena.

Scoprire i benefici dell’acqua, del vapore e del riposo circondati dalla vista delle mon tagne è un’emozione da provare, soprattutto dopo una giornata trascorsa divertendosi sulla neve. Molti hotel offrono agli ospiti la possibilità di rigenerare corpo e spirito nelle aree wellness. L’Auberge de la Maison è un esempio perfetto: con la sua Spa Maison de l’Eau ha allestito percorsi benessere con cascata montana, idromassaggio, idrotera pia, sauna finlandese e bagni di vapore, oltre a trattamenti personalizzati. Anche l’Hotel Gran Baita ha in serbo speciali attenzioni per gli ospiti nella sua area wellness di ultima generazione, con piscina riscaldata, saune interne ed esterne, vasca idromassaggio e trattamenti estetici. Le piscine con cascate e getti e le saune esterne, riscaldate e av

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Coccole tra le nevi: spa  ed esperienze wellness

volte da vapori, sono alcuni dei must delle Terme di Pré-Saint-Didier. Dai percorsi wel lness outdoor, con vista sul Monte Bianco, si passa a quelli indoor, proposti all’interno della struttura in stile Ottocento. Qui trovano posto vasche idromassaggio e saune, per corsi Kneipp e una stanza con pareti in sale rosa dell’Himalaya, benefico per la pelle. Tra un trattamento e l’altro si può gustare il light menu, con proposte gustose e leggere.

Tre eventi da non perdere a Courmayeur

Welcome Winter

Courmayeur diventa un palcoscenico d’eccezione per inaugurare l’inverno durante il weekend di Sant’Ambrogio. Anche quest’an no la località è tappa del Sky TG24 Live In, il format che racconterà live il ritorno sulle pi ste e l’accensione dell’albero con il Welcome Winter. Dopo una preview con collegamenti da Courmayeur durante il tg, il 3 e 4 dicembre, l’evento prende finalmente il via il 5, il 6 e il 7 dicembre. In programma, tre strisce

quotidiane che raccontano temi di taglio economico, sociale e culturale insieme ad un parterre di ospiti intervistati nel “salotto” del Jardin de l’Ange: una narrazione visibile in diretta televisiva sui canali di SkyTg24, compresi il sito e le pagine social. Al culmi ne del ponte dell’Immacolata, l’8 dicembre, i riflettori sono puntati sul conto alla rovescia e il “push the button” che accende le mille lucine dell’albero in piazza Abbé Henry e illu mina la notte. Luci targate Twinkly, un mar chio creato dall'azienda tecnologica italiana Ledworks, leader nel mercato dell'illumina zione intelligente.

Courmayeur Design Week-end  Cresce l’attesa per la terza edizione del Courmayeur Design Week-end: un palinsesto di eventi che culminerà nei quattro giorni - dal 9 fino al 12 febbraio 2023 - della ma nifestazione, con un programma di mostre diffuse (reali e virtuali) allestite già a partire da dicembre, talk ed appuntamenti che coin volgono appassionati, architetti, designer e studi di progettazione. Oggetti e progetti di design saranno messi in relazione con il pa

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esaggio, i luoghi e la realtà di Courmayeur e del Monte Bianco, come le Courmayeur Mont Blanc funivie, che ospiterà un progetto di realtà aumentata, e le boutique del centro, che accoglieranno in vetrina oggetti di design particolarmente innovativi. Il tema dell’edizione 2023 è verso(la)meta, un invito giocoso a indagare il Metaverso senza perdere il contatto con la realtà.

Tra le principali novità della prossima edi zione: la presenza dell’architetto Piero Lis soni, main keynote speaker della confe renza organizzata in alta quota a Skyway Monte Bianco - una tradizione inaugurata negli anni scorsi con Michele de Lucchi e Carlo Ratti.

Mostre e installazioni saranno firmate dagli studi Piuarch, Park Associati, Progetto CMR e 967arch. Courmayeur Design Weekend è un evento ideato e organizzato dallo Stu dio Coronel in partnership con il Comune di Courmayeur, con il patrocinio di ADI - Asso ciazione per il Disegno Industriale e dell’Ordine degli Architetti della Valle d’Aosta.

Peak of Taste

Dopo il successo registrato l’anno scorso Courmayeur torna a proporre, a marzo, Peak of Taste, la rassegna dedicata alle esperienze food di alta qualità. In pro gramma una serie di cene in quota nei ristoranti sulle piste e nei rifugi, “ambassador” del gusto italiano e valdostano, ol tre che aperitivi, talk e incontri con chef stellati.

Tanti gli ospiti attesi ai piedi del Monte Bian co, in particolare nomi di rilievo del pano rama gastronomico e giovani talenti della cucina, ma anche bartender e mixologist.

La rassegna dedicata alle vette del gusto punta i riflettori sul cibo non solo come esperienza, ma anche come prezioso network di relazioni: intorno alla tavola si creano legami e si esalta l’unicità delle produzioni Made in Italy e Made in Courmayeur.

Per informazioni: www.courmayeurmontblanc.it

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A Modena a caccia di sapori genuini

La ricchezza della cucina modenese

“M

a siamo qui, a Modena” cantava Antonello Venditti con la nostalgia della vita vissuta, la voglia di restare “qui a guar darti negli occhi” e “lo strano rumore di piazza lontana”. Un testo che racconta la consapevolezza di un mondo che cambia ma per fortuna Modena conserva ancora una chiara identità pregna di convivialità e del piacere nello star bene insieme.

Trascorrere un weekend a Modena vuol dire, ad esempio, arricchirsi semplicemente passeggiando nel centro storico immergendosi nella quotidianità più genuina dei modenesi.

Oppure gustarsi il Duomo, Piazza Grande e magari salire i 200 gradini della Ghir landina (dichiarati nel 1997 dall’Unesco Patrimonio dell'Umanità) e poi imparare a fare i veri tortellini con le mitiche sfo gline presso l’Osteria Santa Chiara. Tradizioni che puoi scoprire anche nei dintorni, come, ad esempio, l’arte della ceramica nel Castello di Spezzano a Fiorano Modenese forte del recente restauro e del Museo della Ceramica e alle performance dal vivo di Andrea La Torre, ceramista e archeologo sperimentale.

Dici Modena e pensi ad una cucina ricca, opulenta e succulenta. Pensi al prosciut to, al Parmigiano, ma anche all’aceto balsamico, al Lambrusco, allo zampone e al cotechino, alle ciliege e alle amarene brusche e a quella miniera di eccellenze enogastronomiche, 27 tra Dop e Igp, che hanno fatto della provincia di Modena la prima ad alta vocazione per il cibo e a cascata la regione Emilia-Romagna una terra promessa! Ecco, quindi, una piccola guida alla scoperta di alcune chicche del la cultura enogastronomica di Modena.

I tortellini in brodo dell'Osteria Santa Chiara

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Trascorrere un weekend a Modena vuol dire, ad esempio, arricchirsi semplicemente passeggiando nel centro storico immergendosi nella quotidianità più genuina dei modenesi e tuffarsi in prelibatezze enogastronomiche da primato

Il Parmigiano Reggiano Dop del Caseificio Nuova Martignana

Quello del casaro è un lavoro senza sosta, 365 giorni l’anno, un’arte fatta di antichi sa peri che trasformano semplici ingredienti come latte crudo, caglio e sale in un mira colo chiamato Parmigiano Reggiano. Tutelato sin dal 1934 dall’allora “Consorzio vo lontario interprovinciale Grana Tipico”, oggi il Consorzio del Parmigiano Reggiano protegge un patrimonio invidiato e imitato in tutto il mondo, impossibile da eguagliare grazie allo stretto legame con il territorio, a partire proprio dalle mucche che seguono un regime alimentare costituito prevalen temente da foraggi ed erbe del posto che danno origine a una attività batterica della flora microbica “autoctona”.

Il latte ottenuto è diverso proprio per la composizione e i suoi aromi dipendono stretta mente dal terroir. Il resto, e non è poco, lo fa l’esperienza del mastro casaro durante la cagliata: con i suoi movimenti sa con trollare la temperatura della cagliata nelle

caldaie in rame, rompere il caglio con lo spino in minuscoli granuli, controllare con le mani tutta la lavorazione per dare origine a due forme di parmigiano per caldaia. Viene poi assegnata la carta d’identità cioè una placca di caseina con un codice unico e progressivo e, dopo la salamoia, il riposo ovvero la lenta stagionatura (con i dovuti severi controlli) per almeno 12 mesi.

Tra i piccoli produttori raccolti nel Consor zio, a Baggiovara resiste il caseificio Nuo va Martignana che realizza una piccola produzione giornaliera di 20 - 25 forme (dipende dalla stagione) la cui stagionatura più richiesta è quella di 24 o 36 mesi ma si arriva anche a 40 mesi. Qui si possono am mirare, degustare e acquistare i loro pro dotti inimitabili: ogni forma di formaggio, infatti, sarà unica perché come dicono gli addetti ai lavori «il ragazzo è un elemento delicato, molto suscettibile alle variazioni del clima»

Caseificio Nuova Martignana

Il Prosciutto di Modena Dop del Salumificio Fratelli Guerzoni

Quella del prosciutto di Modena è una storia antica, iniziata migliaia di anni fa addirittura con i Celti, ma senza dilungar si eccessivamente tra i meandri della sua storia, la cosa più importante è la nascita nel 1990 della denominazione di origine “Prosciutto di Modena” con il riconoscimento della Dop. Solo 10 i prosciuttifici tra i piccoli produttori aderenti al Consorzio, tra cui i Fratelli Guerzoni di Gorzano di Maranello che preferiscono rimanere in una dimensione artigianale con soli 8 dipendenti per concentrarsi sulla produ zione di pochi esemplari buoni, anzi, buo nissimi… come amano dire.

Parliamo quindi di una produzione limitata di circa 2mila cosce settimanali lavorate una ad una e qui entra in gioco

il fondamentale intervento umano che tocca tutte le fasi di lavorazione: dopo un’attenta selezione delle cosce di sui no “Large White” nati e allevati in Italia si procede alternando i vari passaggi di sa lagione con sale proveniente dalle saline di Margherita di Savoia e il lento riposo con la stagionatura nelle varie sale, au tunno-inverno-primavera, a temperature e umidità controllate per almeno 14 mesi.

Solo dopo il sondaggio effettuato con un osso di cavallo ed effettuate le verifiche prescritte dal disciplinare verrà apposto il marchio a fuoco che identifica il Prosciutto di Modena Dop.

Unico per il suo colore rosso vivo al taglio, dolce e intenso nel profumo e delizioso per il suo sapore sapido ma non salato, è possibile degustare e acquistare il pro sciutto di Modena Dop nel punto vendita del salumificio di Gorzano, alle porte di Modena.

L’aceto balsamico dell’Acetaia

Pedroni

Si fa presto a dire aceto balsamico, ma tra Igp e Dop c’è di mezzo un piccolo… pic colissimo dettaglio: il tempo! E lo sa bene Giuseppe Pedroni, esponente della sesta generazione della famiglia, che nella sua acetaia accudisce le sue batterie proprio come figli con affetto, dedizione, professione e per antica tradizione secondo la quale alla nascita del figlio deve essere donata una batteria per l’aceto balsamico, una visione che pensava al futuro dei gio vani. È un rito ancestrale quello dell’aceto balsamico di Modena Dop, una ricetta tramandata da generazione in generazione e proprio lo stretto legame con la famiglia ne determina la differenza tra un’acetaia e l’altra.

e cavalli, e vendita di vino come il Marsala della Sicilia contenuto in botticelle, che per una geniale intuizione furono cominciate a essere destinate alla produzione di aceto balsamico.

Da allora è passato qualche annetto e la realizzazione dell’aceto balsamico in Acetaia Pedroni segue due strade: quello della Igp da mosti d'uva cotti con l'aggiunta di aceto di vino invecchiato almeno 10 anni e sottoposto a maturazione e affinamen to in contenitori di legno pregiato (minimo 60 giorni). L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop si avvia verso un percorso molto più lento e liturgico: si parte da un mosto cotto di trebbiano preveniente da uve del vigneto di famiglia e l’impiego della famosa batteria, una serie di 5 botticelle di volumi decrescenti realizzati con legno di gelso, castagno, ciliegio, ginepro e rovere. Qui l’aceto matura per lenta acetifica zione derivata da naturale fermentazione e da progressiva concentrazione mediante lunghissimo invecchiamento senza alcuna addizione di sostanze aromatiche. Annualmente nella stagione fredda si procede con i travasi dovuti alla naturale evaporazione: la parte mancante viene prelevata dalla Giuseppe Pedroni

La storia della famiglia Pedroni inizia nel 1862, con l’avvio di un’osteria con “diritto di vitto e stallatico” per rifocillare viandanti

botticella precedente fino all’ultima botte della batteria che a sua volta si “rincalza” con l’aceto base prelevato dalle botti madre. Ma solo dopo almeno 12 lunghi anni è possibile prelevare dall’ultima botticella, la più piccola, una aliquota annuale di prodotto finito, un litro, per diventare Aceto balsamico tradizionale di Modena Dop; per chi non si accontenta c’è anche la versione Aceto Balsamico tradizionale di Modena Dop Extravecchio di 25 anni! In conclusio ne: l’aceto Balsamico Igp è matematica, il tradizionale Dop è natura!

Oltre a conoscere tutti i segreti dell’acetaia Pedroni e approfittare del punto vendita per l’acquisto dell’aceto balsamico di Modena Igp o tradizionale Dop, è d’obbligo fermarsi a mangiare all’osteria di Rubbiara presso l’Acetaia, con piatti rigorosamente della tradizione.

Il Lambrusco Dop della Cantina Tenute Campana

La fortuna di posizionarsi lungo il parco na turale del fiume Secchia, l’esperienza di tre generazioni “contadine” e il know how di un campione di automobilismo fanno delle Tenute Campana un esempio di come tradi zione e modernità viaggiano a braccetto in un privilegiato progetto portato avanti oggi da Sergio Campana, Campione italiano di Formula 3 nel 2011 e attualmente Pilota Le Mans Prototype.

Classe 1986, sin da piccolo Sergio Campana ha avuto la passione per la velocità e la tecnologia che ha meritatamente messo a frutto dapprima nella sua carriera di pilota e poi nella tenuta di famiglia: dai prototipi

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al trattore il passo è stato breve e visionario perché Sergio ha ben pensato di spostare e riversare tutte le sue competenze e conoscenze nel parco macchine agricole dell’azienda. Basti pensare solo al vantag gio di dotarsi di trattori “autoguidanti” con gps per lavorare i terreni razionalizzando tempi, risorse e metodi e ottenere risultati certi in cui la tecnologia è un mezzo non un fine!

La Tenuta si è resa protagonista di molti progetti di filiera finalizzati alla valorizza zione delle produzioni agricole del territorio e si estende oggi su una superficie di 200 ettari, di cui 28 adibiti a vigneto allevato con impianto Gdc (a doppia cortina): «Facciamo una lotta integrata e affianchiamo il lavoro naturale all'aiuto della scienza che dalla terra si trasferisce alle bottiglie, ovvero le nostre tre eccellenze denominate Dei Tenori che hanno fatto da sfondo storico alla nostra cultura enologica modenese», spiega Sergio Campana.

I Tre Tenori sono tre vini Dop Metodo Charmat apprezzati anche fuori confine per la loro genuinità e per il loro sapore che rappresenta Modena. Ecco quindi il Lambrusco di Sorbara, 11,5% rosato frizzante secco 100% Sorbara, la cui freschezza gustativa e l’effervescenza lo rendono adat to con aperitivi stuzzicanti e piatti a base di carne; da notare che proprio quest’an no è stato selezionato dalla guida Vinitaly 5 StarWines - The Book con il punteggio 91/100; segue il Lambrusco di Modena, 11,5% da uve Grasparossa, Salamino e Oliva ideale per piatti della tradizione più corposi come il cotechino, lo zampone alle lenticchie e i lessi; ultimo ma non meno importante il Pignoletto di Modena vino bianco frizzante secco, anch’esso di 11,5% 100% Pignoletto che si sposa con aperitivi o con primi piatti e portate di pesce. Degu stazione e shopping presso la tenuta. Sergio Campana

Dove mangiare a Modena

E se vuoi quietare il tuo appetito ecco dove poter mangiare. Per approfondire tutte le tematiche enogastronomiche è, inoltre, at tivo il portale Piacere Modena nato per la valorizzazione del territorio, della sua tradizione e della sua storia

Lode ai tortellini all’Osteria Santa Chiara

Stefano Corghi, oltre che presidente di Modena a Tavola e patron del ristorante Il Luppolo e l’Uva, ha scommesso anche su questa nuova impresa mettendosi al comando dell’Osteria Santa Chiara, a pochi minuti dalla Torre Ghirlandina, proprio dopo una lunga riflessione durante il Cammino di Santiago de Compostela in solitaria. Clas se 1970, Stefano Corghi ha una passione viscerale per la cultura enogastronomica e ha puntato anche sul suo laboratorio esperienziale-culinario per diffondere la vera cultura della tradizione modenese: per i

INDIRIZZI UTILI

Caseificio Nuova Martignana

Tel 059 510217 www.caseificionuovamartignana.it

Prosciuttificio Fratelli Guerzoni Tel 0536 941221 www.salumificioguerzoni.it

Acetaia Pedroni Tel 059 548096 www.acetaiapedroni.it

Azienda Agricola Campana Tel 059 526712 www.tenutecampana.it

Osteria Santa Chiara Tel 059 225302 www.facebook.com/OsteriaSantaChiaraMo

Osteria Rubbiara Tel 059 549019 www.acetaiapedroni.it/it/osteria-rubbiara

La preparazione dei tortellini all'Osteria Santa Chiara

suoi tortellini “ancestrali” usa farina macinata a pietra (perché una volta non c’era farina raffinata), mentre per il ripieno Parmigiano Reggiano Dop, lonza di maiale, prosciutto modenese Dop, mortadella Igp Bologna, uova e noce moscata.

Nella sua bottega storica (una tra le più vecchie di Modena) puoi assaporarli in brodo di cappone senza prima però aver assaggiato lo gnocco fritto con prosciutto di Modena Dop con ricca giardiniera home made. Nel menu tanta tradizione modene se che varia in base alle stagioni e dulcis in fundo la vera Zuppa inglese affogata nell’Alchermes della locale distilleria Rote glia di Sassuolo.

Tortelloni ripieni di ricotta

Balsamico di Modena

Giuseppe Pedroni, sesto esponente della famiglia Pedroni, dal 2016 ha preso in mano le redini dell’Osteria condotta dal papà Italo dopo 53 anni di onorato servizio, anche se in verità Italo è ancora oggi una istituzione in Osteria, una figura bur bera ma franca come il suo Lambrusco.

Nata come “osteria con diritto di vitto e stallatico” nell’Ottocento, la tradizione è stata tramandata di generazione in ge nerazione fino a oggi senza perdere la propria identità modenese. I tortellini in brodo sono garantiti tutto l’anno e non mancano piatti impreziositi con gocce di Aceto balsamico tradizionale 12 anni come i Tortelloni ripieni di ricotta, o con l’Igp come il Pollo al Lambrusco e cipolline in aceto balsamico

Se non siete ancora sazi concludete con un gelato artigianale di crema e gocce di aceto balsamico Tradizionale Dop 25 anni e distillati firmati Pedroni! Gnocco fritto, prosciutto di Modena Dop e giardiniera

Osteria Rubbiara, per i cultori dell’Aceto
S.r.L. Via Ponte Rosso, 34/11 - 25020 Dello (BS) Italia | Tel. +39 030 9770782 E-mail: farine@molinobraga.it | www.molinobraga.eu
Molino Braga
Da 160 anni, un sogno di Farina.

Bertinoro

Dal "balcone di Romagna" a caccia di vini e non solo

Nel cuore della Romagna, sulle prime salite dell’Appennino forlivese, si incontra Bertinoro (Fc). Un sug gestivo borgo medievale con mura, torri e case antiche e tante viuzze acciottolate che, dalla centrale Piazza della Libertà, si dipanano fino ad arrivare in ogni angolo del paese.

Il suo nome, secondo la leggenda, portereb be a Galla Placidia per vari anni reggente dell’Impero Romano d’Occidente, in nome del figlio Valentiniano III che alla morte del padre, Costanzo III, aveva solo sei anni. Si sta parlando dei primi decenni del V secolo d.C. In quegli anni Ravenna era la capitale dell’impero e Galla Placidia decise di spo starsi dalla corte imperiale per conoscere direttamente alcuni dei territori sotto il suo

governo. In un caldo giorno d’estate con il suo seguito, fece sosta in un villaggio tra le colline dove gli abitanti le offrirono un boccale di “vinum albanum”, il vino bianco locale. Il colore dorato e il sapore della be vanda estasiarono a tal punto l’imperatrice che esclamò: «Degno tu sei di berti in oro e non in questa umile ciotola di terracotta, per rendere omaggio alla tua soavità». Le parole della sovrana ebbero un tale effet to sui residenti che decisero di chiamare il loro paese Bertinoro.

Albana: primadonna di Romagna

Il vino che entusiasmò Galla Placidia era sicuramente un parente molto stretto dell’attuale Albana, il bianco più rappresentativo della Romagna e in particolare di Bertinoro che può essere a ragione considerata la sua terra di elezione. Infatti,

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le due prime lettere del suo nome ricorda no “e’ be’”, cioè il bere, che da queste parti identifica tout court il vino. Le ultime tre let tere invece si rifanno all’oro, che è il colore dell’Albana e dei vigneti in autunno.

Quindi il nome Bertinoro riassume in modo perfetto le tradizioni, i sapori e i colori della cittadina nel cuore della Romagna, che ha fatto del passato il suo presente più prezio so. Straordinario è anche il gioco di luci e ombre tra i filari di Albana al tramonto, uno spettacolo della natura che lascia senza fiato.

Qui si trova anche la “storica campana”, opera dell'artista Guerrino Bardeggia, celebrativa dell’Albana e della tradizione vi nicola di Bertinoro e dell’intera Romagna. Ogni anno i suoi rintocchi annunciano l’inizio della raccolta dell’uva. Gli altri due vini particolarmente legati a Bertinoro sono Sangiovese e Pagadebit. Per il primo, nei

locali dell’assessorato al Turismo, è presente la Riserva Storica del Sangiovese, un grande archivio del vino dove, a partire dal 2010, vengono conservate le migliori bot tiglie della produzione romagnola di San giovese, rappresentative dei diversi terroir dell’area.

L’Albana, che qualcuno ha definito, in maniera azzeccata, “un rosso travestito da bianco”, è al centro di una vera e propria rinascita grazie alla sua versatilità, nelle versioni secco e passito, fino all’ultima frontiera della macerazione in anfora, che la sta portando sempre più nell’Olimpo dei grandi bianchi d’Italia. È pure aumentato in modo significativo l’imbottigliato che è passato dalle 578mila bottiglie del 2017 alle 915mila dell’anno scorso.

A Bertinoro viene anche eletto, annualmen te, l’ambasciatore dell’Albana: per il 2022 il riconoscimento è andato al salernitano

La campana dell'Albana

Luca Matarazzi che in una finale “all’ultimo sorso” si è imposto sul romagnolo Marco Saiani, che si è “consolato” con il Premio Migliore comunicatore 2022.

Il balcone di Romagna

Bertinoro è pure conosciuto come il “Balcone della Romagna”, in quanto la terrazza panoramica di piazza della Libertà offre un grandissimo abbraccio sulle colline che si allunga fino alla pianura romagnola e al mare. A ben guardare però tutto il col le di Bertinoro è un grande balcone pano ramico che si apre con splendidi squarci sulla pianura o sulle colline, a seconda della posizione in cui ci si trova: lungo la Via della Vendemmia (un vicolo storico di cir ca 100 metri dove sono esposte in modo permanente sette tele che rappresentano gli aspetti salienti della vigna e del vino), dall’alto della Rocca, all’inizio del Sentiero

La rocca | foto Massimiliano Baccolini

La Rocca IL SIMBOLO

Sul Monte Cesubeo svetta la millenaria Rocca che riassume la storia di Bertinoro in tutte le sue vicende. Oggi al suo interno si trova un Centro residenziale universitario legato all’Alma Mater di Bologna che ospita corsi di formazione, seminari e convegni.

Al pianterreno è stato allestito il Mu seo Interreligioso, un luogo unico e per certi versi magico, dove ammirare luoghi e oggetti che legano l’uomo e la sua storia alle tre grandi fedi monoteiste. Prima di visitarlo merita uno sguardo il portale d’ingresso, scolpito utilizzando lo spungone, un particolare tipo di roccia arenaria calcarea, riconoscibile per il suo aspetto spugnoso a cui deve il nome (la forma dialettale è spugnò o spungò) e che oggi rappresenta l’ossatura della catena collinare che corre da Bertinoro verso Castrocaro e Predappio.

Monte dei Preti (che si trova a fianco della Porta del Soccorso) o nella piazzetta oggi parcheggio, ma un tempo sede del teatro Ermete Novelli.

Su piazza della Libertà si trovano anche Palazzo Ordelaffi, oggi sede del Municipio e la Cattedrale del XVI secolo a tre navate. All’interno opere di pregevole fattura tra cui la pala d’altare del XVIII secolo che raffigu ra le “Nozze mistiche di Santa Caterina d’A lessandria” patrona della città e il grande Crocefisso in legno del XVI secolo.

A due passi dalla terrazza panoramica c’è la Colonna degli anelli, simbolo della grande ospitalità bertinorese. Secondo la tradizione è stata costruita per volere di due nobili del posto, per mettere fine alle dispute tra le famiglie patrizie di Bertinoro in tema di ospitalità.

Infatti, sulla colonna si trovano 12 “anelle”, una per ogni famiglia altolocata del borgo, utilizzate in epoca medievale da viandanti e pellegrini per legare i loro cavalli. In tal modo ognuno di loro individuava imme diatamente la famiglia di cui sarebbe stato ospite. Questo rito antico rivive ancora oggi nella prima domenica di settembre, quan do si celebra la Festa dell’ospitalità, una rievocazione in costume durante la quale le famiglie bertinoresi ospitano per un pranzo dentro casa, turisti e visitatori che intervengono alla manifestazione.

Alle spalle della “Colonna” si trova il quartie re della Giudecca dove ha vissuto per vari secoli una fiorente comunità ebraica. Qui nacque anche Ovadyah Yare, noto come il “Gran Bertinoro”, uno dei più celebri com mentatori delle leggi ebraiche.

La colonna degli anelli

Pieve di San Donato e Giosuè Carducci

A tre chilometri dal capoluogo, sul crinale che da Monte Cavallo si abbassa lenta mente fino a Monte Casale si trova la me ravigliosa Pieve di San Donato in Polenta. Di origini longobarde è stata celebrata da Giosuè Carducci con l’ode “La chiesa di Polenta” che ricorda l’ospitalità ricevuta da Dante Alighieri da parte di Guido Da Polen ta il nobile del luogo. Riconosciuta “monumento nazionale” ha la facciata a forma di capanna, semplice e armoniosa. È occupa ta a sinistra dal campanile, che fa tutt’uno con il corpo principale dell’edificio. Inte ressante anche il sagrato dove spiccano il busto marmoreo del Carducci che volge le spalle alla canonica. Lungo i due lati aperti

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alcuni vecchi tigli donano, ancora oggi, un po’ d’ombra e di refrigerio ai passanti.

Dalla collinetta dietro la chiesa lo sguardo corre veloce verso ciò che rimane del Ca stello dei Da Polenta e sul mitico “Cipresso di Francesca” che ancora oggi spicca in località Conzano, a poca distanza dalla Pie ve. Secondo la tradizione era il luogo preferito da Francesca da Rimini una eroina, secondo Carducci, che la descrive come simbolo di libertà: «agile e solo vien di colle in colle, quasi accennando l’arduo cipres so. Forse Francesca temprò qui li ardenti occhi al sorriso».

Museo Interreligioso: luogo di incontro e dialogo

Il Museo, che non ha eguali in Italia, si articola in una decina di sale suddivise in tre sezioni (una per religione: Cristianesimo, Ebraismo e Islam) dove sono esposti importanti oggetti d'arte, quali il prezioso manoscritto settecentesco proveniente da Venezia, che presenta il commento alla Mi shnà del bertinorese Ovadiah Yarè.

Alla scoperta delle tipicità bertinoresi

Bertinoro è pure rinomato per i tanti prodotti tipici: vini, insaccati, olio, dolci e prelibatezze di ogni genere. La sua cucina è ricca in particolare di primi piatti, tra cui i cappelletti e gli strozzapreti creati dalle “sfogline” che lavorano la pasta rigorosamente sempre a mano con il mattarello.

La regina dello street food romagnolo è la piadina, che in Romagna si chiama sem plicemente “La piè”: un disco di pasta che gli ardori del fuoco hanno reso friabile, te nero e delicatissimo al gusto che si sposa perfettamente con i salumi ed i formaggi freschi del territorio. Altro piatto tradizio nale è la “spoja lorda” costituita da piccoli quadretti di pasta all’uovo, dai bordi frasta gliati, ripieni di ricotta mista, uova, parmi giano reggiano e un pizzico di sale. Deve il suo nome al modo dialettale utilizzato per indicare che la pasta è appena sporcata in quanto il ripieno non è abbondante.

Assolutamente da provare anche i passatelli, emblema della tradizionale cucina contadina, povera d’ingredienti ma ricca di

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La Pieve di San Donato in Polenta

sapore. Oltre alla versione tradizionale, cioè cotti in brodo di gallina, si possono provare asciutti con l’accompagnamento dei sughi più disparati.

Dove degustare e dove dormire

Per provare le varie specialità bertinoresi non c’è che l’imbarazzo della scelta. Sul territorio sono presenti innumerevoli ristoranti, osterie, enoteche ed agriturismi di ottimo livello. In centro a Bertinoro si può provare l’Enoteca Bistrot Colonna, un locale suggestivo ricavato da un ex cinema. È ge stito da Luca Gatta, pianista prestato all’e nogastronomia, assieme al fratello Luciano e a Marilena Siboni. Propone una cucina semplice con piatti legati alla tradizione, leggermente rivisitati con uno sguardo alla territorialità ed alla stagionalità dei prodotti.

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Enoteca
Colonna Tel 0543
www.enotecacolonna.it Vecchio
Tel
www.facebook.com Ca’ de Bè Osteria Enoteca Tel
www.cadebe.it Hotel Panorama Tel
www.hotelpanoramabertinoro.it INDIRIZZI UTILI
A Polenta si consiglia una sosta gustosa al Vecchio Trebbo una storica trattoria romagnola di fine Ottocento. Già il nome, Trébb¸ identifica un luogo dove la convivialità è di casa anche grazie a Emanuela, la proprie taria che contribuisce a creare la tipica at mosfera delle osterie di una volta. Buona la cucina che propone piatti della tradizio
Bistrot
444333
Trebbo
0543 444002
0543 444435
0543 807348

ne romagnola, semplici e di qualità: poche cose, ma tutte buone a cominciare dalle ta gliatelle rigorosamente al ragù.

Ultima tappa alla Ca’ de Be’ cioè la Casa del vino che si trova sotto il “terrazzo di Romagna” di Piazza della Libertà. Un ritrovo dove gustare i piatti della tradizione roma gnola e brindare con uno dei vini della rifornita cantina che raccontano la storia della Romagna vinicola. Un affascinante viaggio racchiuso in circa 400 etichette: da Imola a Rimini, passando per Brisighella, Modiglia na e, ovviamente, Bertinoro.

Dove dormire: a Bertinoro, in pieno cen tro storico c’è l’Hotel Panorama, un antico palazzo restaurato nel migliore dei modi anche in termini di comodità. Le camere riportano all’antica ospitalità bertinorese… anche nel nome: Nettare, Delizia, Armonia, Abbraccio, Respiro, Poesia, Bacio, Carezza, Incanto ed Emozione.

La strada della vendemmia

MU Dimsum, la fascinazione di una tradizione millenaria

MU Dimsum è quel ristorante cinese che a Milano, in zona piazza Repubblica, dal 2018 punta sul dim sum, che forse nella coscienza collettiva si identifica col raviolo cinese al vapore. Non è così perché il concetto è più ampio: va riferito allo spuntino in genere, da godersi sorseggiando il tè, come secoli fa succedeva ai mercanti che percorrevano l’antica via della seta e si rifocillavano nelle sale da tè. Come che sia, l’esperienza culinaria proposta oggi a Milano da Suili Zhou, giovane imprenditrice cinese, spazia dal tipico Har Gau, raviolo cotto al vapore in pasta cristal lo, ripieno di gamberi, allo Shao Mai classico, preparato con pasta all’uovo al vapore e ripieno di pollo, funghi e gamberi, senza trascurare lo Xiao long bao, con ripieno di carne di maiale biologico e brodo, i soffici bao (panini alla griglia o al vapore) ed i gustosi cannelloni di riso. L’elenco delle altre delicatezze in carta al Mu Dimsum è piuttosto lungo, ed è interes sante che vengano servite con il contributo del genio italiano, per così dire: l’obiettivo è conquistare gli ospiti (e i critici: il suo posto nella Guida Michelin già esiste) grazie alla grazia di Suili Zhou e ad un’équipe di professionisti in continua evoluzione - di retta oggi da

Italiani e cinesi insieme nella squadra: dobbiamo dunque pensare al fusion? No, tan to per essere chiari, la tradizione è quella cinese/can tonese e Suili Zhou vigila occhiuta, ma i cuochi hanno licenza di introdurre qualche novità, ogni tanto; una reminiscenza un soffio un ingrediente che riporti a galla la loro esperienza di cucina internazionale. A patto che non vada a intaccare la cine seria artistica dell’insieme. Di sicuro non andranno a metter mano alla Peking Duck, l’icona culinaria del Celeste Impero, l’anatra alla pechinese la cui preparazione costituisce un rito a sé, paragonabile per malìa alla più famosa cerimonia del tè.

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Andrea Rosselli (Executive Chef) e Alessandro Berlanda (Sous chef e Pastry Chef).
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Leon's Place �� 06 890871 ��www.leonsplacehotel.it LOCALI IN PILLOLE
di Guido Gabaldi

Leon's Place, il fascino moderno dell’Antica Roma

Per realizzare il Leon’s Place, la sua seconda struttura di charme nella città eterna dopo il Pulitzer in zona Eur, il Gruppo Planetaria Hotels ha scelto lo storico Palazzo Fabi Altini dell’800, progettato dallo omonimo scultore e architetto della storica Accademia di S. Luca. Un rispettoso restyling lungo quattro anni ne ha rispettato bellezza e identità ma è all'inter no che questo boutique hotel a 4 stelle di categoria upper upscale che l'arredo, dal preciso e originale impatto estetico, sa offrire agli ospiti una piacevole esperienza e un'accoglienza speciale. Dalla hall al lounge&garden fino alle sale meeting e alla terrazza il design è ispi rato alla bellezza e all'arte della Roma antica, talvolta in disinvolte e giocose interpretazioni con colori e materiali che creano effetti sorprendenti ma che nulla tolgono alla funzionalità e alla piacevolezza dell'insieme. Incantano e coinvolgono, al Bar Visionnaire, i giochi di luci e di specchi e lo stesso accade nel suggestivo "giardino capovolto" racchiuso da arcate dove il cielo con le nuvole rosate dei tramonti romani è disegnato sul pavimento mentre le piante di arance e di limoni sono sospese nell'aria. E non mancano una spa e un'area fitness che si raggiungono attraverso uno scalone mar moreo di ispirazione palladiana. La vasca idromassaggio, la sauna e il bagno turco promet tono relax a tutte le ore mentre un'attrezzata sala fitness dotata di macchinari d'avanguardia sfida gli ospiti più attivi. Nelle stanze ampie e luminose c'è ogni desiderabile comfort così come nei bagni tutti impreziositi da marmi di Carrara, con intriganti contrasti tra classico e contaminazioni contemporanee. Anche l'offerta enogastronomica vuole suscitare emozioni, con i tanti piatti della tradizione ro mana e regionale, proposti da un giovane chef lucano, Angelo Paradiso, che nono stante la giovane età ha alle spalle molte esperienze nella ristorazione alberghiera e non solo. Non mancano nel menu piatti della sua regione, come i fusilli di se mola di grano duro con peperone crusco e mollica di pane, ma senza mai trascu rare la sua personale ricerca sulla materia prima, continuando a sperimentare abbina menti e realizzando piatti inediti.

122 CHeck-in • novembre 2022
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Mariella Morosi Leon's Place �� 06 890871 ��www.leonsplacehotel.it LOCALI IN PILLOLE
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di

Roma si racconta al MyTale, il nuovo Creative Academy Hotel della Capitale

Roma si racconta attraverso i secoli, in un percorso verticale fatto di colore e linee. Un racconto che mette insieme l’arte e la bellezza, un intero rione e il concetto raffinato di ac coglienza. Sono questi i punti cardine di questo nuovo Boutique Hotel 4 Stelle, il “MyTale Creative Academy Hotel Rome”, edificio indipendente con 12 camere sviluppate su cinque piani da terra a cielo. L’hotel fa parte del gruppo MyTale composto da case vacanze, bed & breakfast e dimore di lusso sparse per i vari quartieri romani - da Piazza di Spagna a Tra stevere, da Largo Argentina a via dei Coronari tante sedi intime e raccolte create sempre con lo stesso concept: raccontare i luoghi di Roma. Ecco il desiderio di Claudio Riefoli, proprietario e artista che con le sue idee, il suo immaginario cromatico e stilistico ha realiz zato in concreto delle location “narranti”, posti in cui ogni angolo e dettaglio fanno parte di una storia che merita di essere raccontata. «La mia visione proietta il desiderio e lo sforzo di costruire valore per la città - ci spiega Claudio Riefoli mentre ci accompagna a visitare le stanze dell’hotel - mentre le altre strutture sono delimitate fisicamente qui a Monti ho voluto raccontare l’intera città attraverso tre epoche importanti, quelle in cui il rione è stato maggiormente abitato, ovvero l’età imperiale, quella rinascimentale e l’epoca contempora nea. In questo edificio di quattro piani ho voluto sviluppare un racconto progressivo in un percorso ascensionale dove arrivare in alto significa guardare il futuro a cui tendere». L’ingresso e il piano terra sono una continuazione della strada esterna, dell’atmosfera del rione, quasi come fosse un prolungamento di quell’atmo sfera vintage che Monti sa regalare. Non a caso gli anni riproposti su questo piano sono gli anni Venti, che si respirano nello stile, nel design, nei materiali e nei colori. «Nella reception, i dipinti omaggiano l’autore Ettore Pram polini dapprima nella sua versione più metafisica e poi in quella più futuristica nella sala del Ristorante Thaïs, riper correndo le scenografie che egli stesso aveva realizzato per l’omonimo e celebre film. Un artista a cui mi sento profonda mente legato e che ho voluto riportare nel mio progetto», spiega Claudio.

CHeck-in • novembre 2022 123
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MyTale �� 06 87165577 ��www.mytalerome.com LOCALI IN PILLOLE
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di Giusy Ferraina

Le Sauvage a Besançon, un hotel confortevole e ricco di fascino

L’Hotel Le Sauvage dispone di 24 camere confortevoli su più piani e molti spazi tran quilli dove leggere un libro, rilassarsi o sorseggiare un tè o un cocktail. Le camere “classic” sono semplici ma confortevoli e mettono in luce il notevole patrimonio ar chitettonico dell’edificio. Le camere “luxury” sono più spaziose con una zona soggior no e un bagno, e sono accessibili dal piano terra. Le prestigiose suite hanno una vista privilegiata sul parco e sul centro storico: la più piccola con un balcone privato e la più grande è ospitata sopra l’ex cappella del convento. Tutto l’edificio è coperto dalla connessione wi-fi gratuita; la colazione continentale a buffet può essere servita in camera, nell’ampio soggiorno o nelle belle giornate sulla terrazza un po’ alta sul parco. Oltre al servizio bar, il ristorante dell’albergo è particolarmente apprezzato e citato nelle principali guide enogastronomiche francesi. Aperto a pranzo e cena su prenota zione da lunedì a venerdì, è agli ordini del giovane chef Hugo Mathieu con una cucina elaborata a partire da prodotti freschi e di stagione con servizio nella sala ristorante o in terrazza a seconda del tempo. Gazpacho di cetrioli con trota marinata all’aneto e formaggio feta, paté in crosta di legumi grigliati e marinati, passata di melone con sorbetto al melone e Patanegra iberico, cremoso di melanzane servito freddo con un paté spalmabile di coniglio, pane di campagna tostato e nocciole piemontesi sono alcuni esempi degli accostamenti stuzzicanti presen ti nella lista degli antipasti. Tra i piatti principali si trova il pescato del giorno, il vitello cotto a bassa temperatura con pisellini e lardo di Colonnata Igp o il petto di maiale con schiacciata di patate all’aglio e alle erbe fini, giardiniera di legumi e pinoli. Per i vegetariani c’è la focaccia grigliata con legumi marinati, crema di me lanzane e scaglie di parmigiano. Un assortimento di formaggi e sei succu lenti dessert, compresi gelati e sorbetti, completano le scelte sempre accompa gnate da grandi proposte di vini francesi.

124 CHeck-in • novembre 2022
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Leonardo Felician Le Sauvage Hôtel Restaurant Spa �� +33 (0)3 81820021 ��www.lesauvage-besancon.fr LOCALI IN PILLOLE
di
CHeck-in • novembre 2022 125 IMPORT EXPORT INGROSSO ORTOFRUTTICOLO

Vetrina Toscana Unnelviaggio gusto della tradizione

126 CHeck-in • novembre 2022
segnalazioni
Campagna toscana - foto Di Iacomino FRiMAGES

Turismo, ristoranti ed eventi enogastronomici. Tutta la Toscana in un

Il gusto come esperienza di viaggio al centro della nuova campagna che punta sui piatti della tradizione toscana per promuovere il territorio

Enogastronomia come piatto forte del turismo lento per esplorare luo ghi e sapori tipici. Vetrina Toscana, il progetto di Regione e di Unioncamere che unisce tipicità e attenzione all’am biente mette al centro i prodotti agricoli regionali tradizionali e di qualità certifi

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cata per valorizzare le imprese di tutta la filiera, secondo un modello di turismo so stenibile. Selezionata dalla Commissione europea come una delle migliori pratiche a livello europeo per la promozione del settore agroalimentare, Vetrina Toscana ha saputo puntare sulle specialità enogastronomiche locali sotto il cappello di un marchio comune intorno al quale ruotano

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Pappa col pomodoro - foto Ursula Ferrara CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO
segnalazioni

eventi, cultura, turismo e commercio al dettaglio con una strategia di comunica zione ad hoc sia tradizionale che digitale.

L’ecosistema di promozione delle produzioni locali di eccellenza

Il turismo enogastronomico non solo per mette di ampliare il periodo dell’offerta, promuovendo piccoli borghi e aree meno conosciute, ma favorisce anche lo sviluppo economico, sociale e culturale di un territo rio. Le produzioni locali di eccellenza sono la chiave di accesso a questo ecosistema La Toscana si distingue per un altissimo numero di produzioni locali (464 Pat, Pro

duzione alimentare tradizionale), 15 Igp e 16 Dop, a cui si aggiungono le 41 Doc, le 11 Docg del vino e 6 Igt. Non solo. Oltre un quinto degli oltre 24mila agriturismi italiani sono concentrati in Toscana (dati 2021, da elaborazione AgrieTour su dati Istat, Ismea e Regione Toscana). La Toscana detiene anche il primato nel numero di agriturismi con alloggio, oltre che nella ristorazione, dove la cucina si incentra sul rispetto del sistema della filiera corta. Vetrina Tosca na rappresenta una delle più grandi reti agroalimentari in Italia con quasi duemila imprese tra ristoranti, botteghe e produt tori ma anche agriturismi, strade del vino, cantine, birrifici, oleifici, stabilimenti balne ari, agenzie di viaggio e alberghi che si pro pongono di essere custodi della tradizione all’insegna dell’innovazione, della tutela di prodotti tipici e dell’economia circolare.

Un viaggio nel viaggio

Degustare il cibo locale significa fare un’esperienza unica: “Un viaggio nel viaggio” è il claim della nuova campagna di Vetrina Toscana. La scelta dei piatti protagonisti

Lardo di Colonnata - foto Max Barattini
segnalazioni
Cantucci - foto Oxana Denezhkina

della campagna rispecchia le forti radici identitarie del progetto che si riallaccia alla campagna “Toscana Rinascimento senza fine”, emblema di una Toscana dal la tradizione millenaria, ma sempre attuale. Tutti i valori contenuti nel Manifesto di Vetrina Toscana si traducono in consigli pratici e in una raccolta di itinerari enogastronomici, esperienze legate al cibo e ricette. Vetrina Toscana consente di scoprire non solo cosa mangiare, ma anche

dove poter acquistare i prodotti toscani e soprattutto dove degustarli.

Una vetrina continua attraverso la quale il viaggiatore può trovare un elenco georeferenziato di tutte le imprese per un viaggio alla scoperta di un cammino che segue piatti e prodotti di una tradizione senza tempo.

Per informazioni: www.vetrina.toscana.it

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Bistecca - foto Hlphoto Antipasto toscano - foto Francesco Morandini

La Cipolla Rossa

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Tropea
nei piatti
c’è piatto della tradizione che possa fare a meno di questo ingrediente speciale, valore aggiunto per ogni preparazione. La sua versatilità è straordinaria: dai primi ai secondi alle salse, e perfino nei dolci
di
Calabria Igp
della memoria Non

Immancabile nella dispensa di mamme, nonne e - perché no - di papà cuochi provetti. Alla Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp si deve, specialmente nei piccoli borghi dell’entroterra della Calabria, quel profumo che riempie di buono ed anima i vicoli: il profumo del sugo della domenica. Non c’è piatto della memo ria che possa fare a meno di questo ingre diente speciale, valore aggiunto per ogni preparazione. La Rossa di Tropea è un po’ come il maiale, non si butta via niente e, soprattutto, è sempre reperibile, 365 giorni all’anno. A differenza delle altre cipolle, infatti, è sempre disponibile nelle sue diverse tipologie, fresca o disidratata al sole. Grazie al suo gusto aromatico, vie ne usato persino il ciuffo verde del cipol lotto fresco perfettamente commestibile, utilizzato anche come decorazione nel piatto o per legare gli involtini.

La sua versatilità - questa consapevolez za viene da molto lontano - è straordinaria: si può gustare cotta o cruda, nella preparazione di tutte le portate, dai primi ai secondi, passando dalle salse, e persino dolci e liquori. Stufata, glassata, in forno, ripiena in zuppa e in minestra. Anche da sola o come companatico, per dare vita alla più semplice delle ricette: il pane con la cipolla.

Sapore dolce e aroma deciso

Dall’alto valore nutritivo e dal basso conte nuto calorico, unica per la sua dolcezza e croccantezza, la Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp è da sempre abbinata e com

binata con altri alimenti. È presente nella maggior parte delle ricette che prevedono un soffritto come base di cottura, rico prendo un ruolo di primo piano grazie al suo sapore dolce e al suo aroma deciso.

Forse non tutti sanno che la Cipolla Rossa di Tropea Calabria Igp, una volta tagliata o sbucciata, va conservata in ambienti

CHeck-in • novembre 2022 131 segnalazioni
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LA RICETTA

Anelli di Cipolla Rossa di Tropea

Calabria Igp

Per 4 persone

Per questa ricetta che può essere uno sfiziosissimo aperitivo occorre per prima cosa sbucciare le cipolle (3 medie) e tagliarle per la larghezza dello spessore di mezzo centimetro, così da ricavare tanti anelli. In una ciotola mettere 100 grammi di farina tipo 0 setacciata, con 1 cucchiaino di lievito e mezzo cucchiaino di zucchero; in un’altra ciotola sbattere l’uovo con il sale e aggiungere 130 ml di latte conti nuando a mescolare. Unire il liquido agli ingredienti secchi un po’ alla volta mescolando con una frusta, fino ad ottenere una pastella liscia ed omogenea. In una casseruola dai bordi alti, scaldare l’olio ed immergervi gli anelli di cipolla precedentemente immersi nella pastella. Cuocerli fino a quando risulteranno ben dorati.

freschi, asciutti, al riparo dalla luce per evitare che germogli. Mai in frigo, perché ammuffisce!

In Calabria, sembra che la cipolla sia sta ta introdotta dai Fenici migliaia di anni fa grazie alle importanti vie marittime dei tempi. Molto apprezzata nel Medioevo e nel Rinascimento, considerata principale prodotto dell’alimentazione e dell’e conomia locale, veniva barattata in loco, venduta ed esportata via mare in Tunisia, Algeria e Grecia. L’alimentazione calabre se era basata sui prodotti dell’orto e sui vegetali di produzione. Raccolte in estate, le cipolle venivano e vengono ancora oggi conservate con diversi procedimenti che vanno dall’essiccatura alla messa sott’o lio, dalla salatura alla scapece, con olio, aceto e aromi.

Le ricette e i piatti della memoria, tramandati di generazioni in generazione, sono il frutto di culture ed usanze diverse, sintesi

segnalazioni

di quel processo evolutivo della mesco lanza delle diverse contaminazioni che si sono succedute nel corso della lunga storia della Calabria: civiltà pre-elleniche, Magna Graecia, Impero Romano, Arabi, Bizantini, Normanni, dominazione spa gnola, Francesi. Il patrimonio di ricette che resiste alla globalizzazione è quindi fortemente legato alla sua storia e alle tradizioni via via radicatesi.

I piatti della memoria

Si consumavano - e si continuano a con sumare ancora oggi - grandi quantità di verdure, legumi e ortaggi (cipolle, fagioli, ceci, lenticchie e fave i prodotti più comu ni) e poi cereali, (grano, mais, avena, orzo, farro e gli alimenti da loro derivati quindi pane, pasta e riso) che rappresentavano la fonte di energia principale dell’organismo ed erano la base di una alimentazio ne equilibrata.

Tra i piatti della memoria ci sono sen z’altro: la cipollata, che si prepara nella stagione delle cipolle fresche con uova sbattute; la cipolla in salsa, usata per con dire la pasta tradizionale fileja; la cipolla appassita con uvetta; l’insalata di pane, pomodoro e cipolla; sott’olio in conserva.

Igp �� 351 1818036 ��www.consorziocipollatropeaigp.com
Consorzio di tutela della Cipolla Rossa di Tropea Calabria

Nelle pizze di Davide Ruotolo tutta la bontà delle farine Mulino Caputo

Nel cuore del centro storico di Napoli, in piazza San Domenico Maggiore, il 16 aprile del 2014 è nata la pizzeria Palazzo Petrucci. Il locale è nato con l’idea di realizzare un luogo gourmet con gli stessi canoni che appartengono al ristoran te Palazzo Petrucci. Si tratta di un progetto innovativo ed elegante, nato a sostegno della più antica tradizione culinaria partenopea, nel luogo che per secoli ha fatto da cornice alla storia della città, divenendo oggi un punto di ritrovo di artisti, intellettuali e universitari.

La pizzeria accoglie anche una zona wine bar dove si può bere un bicchiere di vino, scegliere una bottiglia della cantina del ri storante, che conta oltre 600 etichette, o gu stare taglieri di salumi e formaggi campani di primissima scelta.

Accanto alle pizze tradizionali, margherita e marinara, troviamo la pizza con la zucca, pancetta e provolone del monaco, la pizza con il soffritto e la pizza “Palazzo Petrucci” realizzata con il ragù dello chef Lino Sca rallo dell’omonimo ristorante, una stella Michelin. In lista è consigliata anche la “Davide Ruotolo 2.0”: una focaccia con origano e parmigiano reggiano, stracciata di bufala, zeste di limone, pomodorino ciliegino se

134 CHeck-in • novembre 2022
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mi-dry, olio evo e basilico. Dalla collabora zione tra lo staff della pizzeria Palazzo Pe trucci e lo chef Lino Scarallo, è nato anche il “Bloody Pizza”, composto da una passata di pomodoro San Marzano, emulsione di mozzarella di bufala, struffoli di pasta croc cante, riduzione di basilico e, per finire, ba silico fresco.

Lunga lievitazione

Le farine accuratamente selezionate e l’im pasto lievitato fino a 48 ore a temperatura controllata rendono la pizza servita a Pa lazzo Petrucci particolarmente facile da digerire. Il cornicione è alto ed alveolato, le materie prime vengono selezionate con molta attenzione, seguendo la stagionalità degli ingredienti e l’equilibrio di sapori, sen za dimenticare l’originalità delle creazioni ad opera di Davide Ruotolo. Il 26enne originario di Napoli, dopo numerose esperienze in tutta Italia, tra Roma, Milano e Firenze, è tornato nella terra natìa e da sei anni lavora a Palazzo Petrucci, dove ricopre il ruolo di responsabile della pizzeria.

«Siamo molto soddisfatti per il lavoro che stiamo portando avanti - spiega Ruotolo - il locale conta circa 200 coperti divisi in tre spazi, dalla sala esterna che si affaccia sulla piazza ai tavoli interni, a cui si somma lo spazio della terrazza. Negli ultimi anni abbiamo fatto un bel lavoro e sforniamo quotidianamente diverse centinaia di pizze. Per ottenere un ottimo prodotto è indispensabile puntare su ingredienti di qualità, tan to che per le farine ci avvaliamo di Mulino Caputo: io utilizzo la farina rossa di tipo 1, alla quale alterno la blu o la verde a secon da della stagione».

Dal 1924 farine di altissima qualità

Mulino Caputo, che utilizza solo grano selezionato, produce infatti un’ampia gamma di farine per impasti dolciari, della pa nificazione, della pasta e della pizza, con numerose tipologie destinate alle diverse lavorazioni. Si tratta di una realtà storica, apprezzata in tutto il mondo grazie al “Metodo Caputo”, che preserva al massimo la naturalità e l’autenticità dei sapori. Autore

segnalazioni

volezza, spontaneità e tradizione caratte rizzano da sempre la famiglia Caputo, da tre generazioni Maestri Mugnai Napoleta ni.

pizza, grazie ai corsi che riguardano tutte le fasi della preparazione, dall’impasto al panetto, fino alla cottura nel forno a legna: una giornata con le mani in pasta che si conclude gustando il frutto del proprio impegno. segnalazioni

Dal 1924 Mulino Caputo produce farine di altissima qualità, con grano selezionato e nel pieno rispetto delle materie pri me e della tradizione. L’azienda, che dal 1939 ha sede nel mulino di San Giovanni a Teduccio, l’ultimo rimasto nella città di Napoli, utilizza un metodo a macinazione molto lenta, legato all’antica arte molitoria, che consente di ottenere farine di altissima qualità senza danneggiarne gli amidi, le proprietà organolettiche e soprattutto l’autenticità del gusto.

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138 CHeck-in • novembre 2022 Dalla Francia agli Usa Prendono forma i progetti di Sanelli all’estero Sanelli France e Sanelli Usa sono le due nuove divisioni estere che si occuperanno in modo specifico della distribuzione e della vendita dei prodotti professionali Sanelli in Francia e negli Stati Uniti

Durante lo scorso mese di ottobre si sono svolti alcuni importanti appuntamenti dedicati a cuochi e operatori del settore alberghiero, a cui partecipano attivamente i partner nazionali della Federazione italiana cuochi. Uno di questi eventi è stata la “Festa nazionale del cuoco”, organizzata da Fic con la collaborazione dell’Associazione cuochi bresciani e svoltasi il 12-13 ottobre nella città di Brescia, che insieme a Bergamo sarà Capitale italiana della cultura nel 2023.

Altro importante appuntamento è stato il Corporate Meeting Fic, dedicato ai pro getti futuri e alla stesura del programma di eventi che Fic svolge in collaborazione con i suoi partner, che si è svolto nel centro di Roma nel bellissimo Hotel The

Hive e si è concluso con uno spettacolare gala dinner presso il Palazzo delle Esposizioni a cura dei fantastici componenti della Nic-Nazionale italiana cuochi. Al Gala Dinner erano presenti i partner Fic, fra cui Sanelli e alcuni personaggi politici da poco eletti nel nuovo Governo, invitati dal presidente Fic Rocco Pozzulo e da Alessandro Circiello, responsabile media & public affairs di Fic nonché presidente dell’Unione regionale cuochi del Lazio.

Sanelli al fianco dei professionisti

Sanelli, che da molti anni collabora con Fic, è stata la prima azienda italiana produttrice di coltelli professionali a credere nell’unione e nella collaborazione fra produttore e utilizzatore, un’unione che più volte si è trasformata in ricerca e produ

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CLICCA QUI PER L'ARTICOLO COMPLETO Livio Piffari

zione di nuovi coltelli e accessori neces sari a professionisti, cuochi, macellai e semplici appassionati per svolgere le loro attività. Ai recenti appuntamenti Sanelli era presente con il direttore commer ciale Livio Piffari, che oltre ad occuparsi della rete vendita italiana, composta da 15 agenzie di rappresentanza, e di quella estera, coadiuvato dal collega dell’export Andrea Curtoni, tiene i rapporti istituzionali con le varie associazioni. Gli abbia mo chiesto quali sono le novità di Sanelli in quest’ultimo periodo dell’anno e come già accaduto in precedenza non sono mancate buone notizie per l’azienda di Premana (Lc).

«Una bella e importante notizia per il futuro di Sanelli è già stata comunicata su “Italia a Tavola” - ricorda Piffari - e ri-

guarda il trasloco nella nuova sede dello stabilimento produttivo entro la fine del 2022. Inoltre, la presentazione al mercato della nuova linea di coltelli professionali Meat & Bbq Selection, prevista per il mese di gennaio 2023, stupirà ancora una volta tutti i nostri clienti per il miglior rapporto qualità/prezzo che è riconosciuto essere uno dei pregi di Sanelli».

Sanelli France e Sanelli Usa

«Ma non è finita - prosegue Livio Piffaridurante gli ultimi mesi appena trascorsi abbiamo portato a compimento due pro getti su cui stavamo lavorando da mesi, se non addirittura da anni. Hanno infatti preso forma due importanti progetti: Sanelli France e Sanelli Usa, due divisioni

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che si occuperanno in modo specifico della distribuzione e della vendita dei prodotti Sanelli in Francia e negli Stati Uniti, a nostro parere una prova di forza non indifferente se contrapposta alla si tuazione di paura e incertezza che sta dominando i mercati mondiali».

«Il progetto Sanelli France - specifica il direttore commerciale - prevede la col laborazione di un responsabile e del suo team di venditori dedicati al mercato francese oltre alla presenza di un ma gazzino Sanelli a Thiers, distretto produttivo di coltelleria pari a Premana (Lc) e a Maniago (Pn), da dove partiranno tutte le spedizioni dirette ai clienti d’oltralpe. Ci aspettiamo da questo progetto una cre scita significativa dei volumi di vendita nei prossimi anni. Il medesimo progetto è stato replicato anche per gli Stati Uniti. Proprio in questi giorni è arrivata a desti nazione negli States la prima spedizione di approvvigionamento delle scorte ne cessarie alle vendite destinate sia al set tore professionale alberghiero che nel re

tail, che negli Usa può contare su numeri decisamente molto alti».

«Siamo molto soddisfatti - conclude Piffari - che i progetti ipotizzati solo qualche anno fa insieme alla proprietà Sanelli e in particolar modo con Antonio Sanelli, so cio di maggioranza, si stiano man mano portando a compimento, è una vera sod disfazione e una gratifica personale non indifferente per me e per tutto lo staff Sanelli che ringrazio personalmente e con cui condivido questi successi».

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142 CHeck-in • novembre 2022 Una Golden Box per festeggiare all’insegna del Made in Italy Caviar Giaveri ha riunito nella “Golden Box Italian Style” la trilogia di caviali Siberian, Beluga Siberian e Osietra, insieme a una bottiglia di Ferrari Perlé. Si può ordinare nella boutique online e riceverla in 48 ore

Caviale Osietra Classic 30 g

Caviale Siberian Classic 30 g

Ferrari Perlé 0,75 l

chiavetta apri-scatola

cucchiaino in madreperla

Costo: 370 euro.

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Il cibo è cultura, tradizione e connessio ne con il territorio. Questo viene cele brato tutto l’anno nel nostro Belpaese, ma durante le feste ancora di più. La con divisione del buon cibo evoca allegria e il caviale ne è ampia espressione.

Il caviale era già presente nei banchetti dei Greci e dei Romani, lo storione era un pesce autoctono dei grandi fiumi italiani del Nord. A partire dagli anni ‘80 è entra to definitivamente nel nostro patrimonio

gastronomico ed è diventato il migliore al mondo segnando il primato italiano nella produzione dell’“oro nero”.

In Veneto, grazie al vantaggio del territo rio ricco di risorse idriche e al grande la voro del fondatore Rodolfo Giaveri, sorge la Caviar Giaveri. Si tratta di uno degli al levamenti di storioni per la produzione del caviale più vario al mondo, con 10 specie che permettono di scegliere tra una ricca varietà di tipi di caviale ecosostenibile: dal famoso Beluga, passando a l’Osietra fino ad arrivare al Sevruga. La sede di questo

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GOLDEN BOX Cosa contiene?

impianto all’avanguardia si trova nel comune di San Bartolomeo di Breda (Tv), a pochi chilometri da Venezia.

La tradizione della famiglia Giaveri con tinua con le tre giovani sorelle imprenditrici Jenny, Giada e Joys Giaveri, che mettono grande passione nel loro lavoro e seguono il processo meticoloso che si perpetua per mantenere elevati gli stan dard nel tempo. L’obiettivo dell’azienda è quello di ottenere un prodotto di elevata qualità, ed è questo che ha determinato la scelta di operare artigianalmente e di confezionare direttamente il caviale se guendo fedelmente la tradizione stessa, il tutto in ambiente controllato e certificato. Caviar Giaveri, oltre ad essere presente in Italia, esporta in tutto il mondo il caviale italiano e i principali Paesi sono Fran cia, Usa, Canada, Brasile, Sudafrica, Oriente (Giappone, Thailandia, Korea, Taiwan, Hong Kong, Indonesia e Malesia), Medio Oriente e Australia.

Le selezioni Caviar Giaveri incontrano le bollicine Ferrari «Questo prodotto prelibato ormai viene degustato tutto l’anno in molti ristoranti italiani o acquistato per preparare facili ricette di grande impatto anche a casa», spiega Jenny Giaveri. «Cerchiamo di pro porre al consumatore anche dei particola ri packaging con un tocco di innovazione, come la “Golden Box” pensata in partico lare per la stagione natalizia, ma che può essere donata sempre. I cofanetti, firmati Caviar Giaveri, racchiudono nella preziosa scatola oro le migliori selezioni del nostro caviale, e la tradizione vuole che accanto

ad un buon caviale si festeggi con un otti mo Champagne o con un Metodo Classi co italiano».

Caviar Giaveri ha voluto riunire nella “Golden Box Italian Style” la sua iconica trilogia di caviali Siberian Classic, Beluga Siberian e Osietra Classic, accostandoli ad una bottiglia di Ferrari Perlé. Il mito “Ferrari” nasce dal suo sogno di creare in Italia un vino capace di confrontarsi con i migliori Champagne francesi.

Consigli di degustazione

Dopo aver aperto lo “scrigno” il caviale va degustato: il miglior modo è, in realtà, assaporarlo da solo. Per questo Caviar Giaveri consiglia di consumarlo predili gendo cucchiaini in madreperla, in quanto l’acciaio potrebbe alterarne il sapore. Per servire il caviale è importante mantenere il prodotto fresco: l’ideale è appoggiare direttamente la confezione su un letto di ghiaccio per mantenere la temperatura e preservarne l’aroma. In alternativa, si può accompagnare il caviale a crostini di pane bianco o blinis spalmati con un velo di burro artigianale.

Le note iodate che rievocano l’aria salmastra del mare sono protagoniste nel pregiato caviale. Il Siberian è tra i più ver satili e, man mano che aumenta la persi stenza, al contempo sale anche il prestigio. L’Osietra Classic è, invece, un caviale che ci fa abbandonare un po’ la vicinanza al mare per approdare in un mix di sapori più complessi e raffinati. Infatti, degustan dolo, si avvertono anche aromi di frutta secca come la nocciola e la noce. Ma la varietà di caviale più articolata è quella

del Beluga Siberian, il quale presenta delle texture vellutate, setose e un bouquet uni co a livello olfattivo e gustativo, per finire con note burrose che si distinguono per la raffinata eleganza.

I segreti per la conservazione del caviale

La conservazione del caviale è fondamen tale per Caviar Giaveri, poiché consente di mantenere tutte le proprietà organoletti che di questo prezioso prodotto. Il segre to per conservare il caviale nella maniera corretta è tenere il più possibile inalterata la cosiddetta “catena del freddo”, quindi in frigorifero ad una temperatura ideale da 0 a 4°C. Il prodotto chiuso si può degustare per 90 giorni dalla data di confezionamento e dopo averlo aperto è corretto consumare il caviale al massimo entro 3 giorni. La data di scadenza viene sempre riportata sul retro della confezione del prodotto. Inoltre, grazie al rigido sistema di tracciabilità che l’azienda applica, è possibile conoscere la carta d’identità di ogni singola lattina di caviale per scopri re la specie di storione, la sua origine e le informazioni sullo stabilimento, l’anno di produzione e la sua scadenza.

Il caviale Caviar Giaveri si trova nei migliori ristoranti in Italia e all’estero, in gastronomie ed enoteche selezionate. Inoltre, si può facilmente ordinare nella boutique online: verrà spedito a casa vo stra in 48 ore, direttamente dal produttore al consumatore.

Per informazioni: www.caviargiaveri.com

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Registrazione del Tribunale di Bergamo 13/2021 del 7/6/2021 Iscrizione al Roc (Registro degli operatori di comunicazione) n.10548 Chiuso in redazione il 14 novembre 2022

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n°14 - novembre 2022 - Anno II -
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Napule è mille culure

Mille colori e mille sapori legano la storia di Napoli a quella del nostro Mulino. Una storia fatta di passione, generosità e rispetto della tradizione.

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